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Irene Wallach Harris, prima classe, 36 anni.
Irene Harris era una donna che non sapeva rassegnarsi.
Suo marito, “Henry B.”, era uno dei più ricchi impresari teatrali di Broadway.
Quando Irene sbarcò dal Carpathia, vedova e senza bagagli, pensò che
adesso toccava a lei. Non era mai capitato prima: una donna impresario! Irene,
anzi Renée, ci riuscì grazie all’intelligenza, al fiuto e ad un inguaribile
ottimismo. Divenne ricchissima, più ricca di quanto suo marito avrebbe mai sperato
di diventare, e si godette la vita. Si comprò uno splendido appartamento con
vista su Central Park, una villa in Florida, una grande casa di campagna nel
Maine, uno yacht. Si sposò altre quattro volte: ma sempre conservando nel cuore
il ricordo di “Henry B.”, il solo uomo che abbia mai amato. Gli affari andavano
a gonfie vele, e nel ’29 Renée partì per una crociera intorno al mondo.
Sennonché la crisi di quell’anno travolse anche lei e il suo teatro e la sua
carriera, e i soldi accumulati scomparvero ancor più rapidamente di quanto si
fossero materializzati. Renée non se la prese a male. Vendette le case e le
ville, vendette il teatro Hudson che tanta fortuna le aveva portato, mise
all’asta la sua preziosa collezione di oggetti d’antiquariato e si ritirò in un
pensionato per poveri. Morì a 93 anni suonati, felice come lo era sempre stata,
ironica sui casi della vita e ottimista e allegra. Un giorno un amico andò a
trovarla al pensionato e, per ravvivare il ricordo dei bei tempi andati, le
portò in dono una scatoletta di caviale. Renée aprì la scatoletta, ne assaggiò
il contenuto, poi la mise piano da parte e sorrise: “E tu questo lo chiami
caviale?”.
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