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Robert Williams Daniel, prima classe, 27 anni.
Che bella, quella ragazza. Robert Williams Daniel,
rampollo di un’ottima famiglia di Philadelphia, scapolo, buon giocatore di
tennis, appassionato di cavalli e di donne, notò la signora Smith fin dalla
prima sera, fin da quando il Titanic aveva appena lasciato Southampton e
cominciava il suo festoso viaggio inaugurale. Molto bella, davvero molto bella
quella ragazza. Robert conosceva le donne, perché le amava, e sapeva aspettare.
Mary Eloise – il nome l’aveva saputo subito, da un cameriere del ristorante di
prima classe – era sposata, e quasi tutto il tempo lo passava con il marito; ma
era giovane, e molto bella, e le donne giovani e molto belle sono prima di
tutto uno spettacolo da gustare. Non importa come andrà a finire, non importa
se mai accadrà qualcosa: Robert la pensava così. Sapeva aspettare, e sapeva
gustare i piaceri dell’attesa. La rivide sul Carpathia, avvolta da una
coperta di tela grezza mentre immobile guardava il mare. Era bellissima. Era
anche più bella di prima. Ed era sola. Robert non era tipo da speculare sui
dolori altrui, né in cuor suo si augurò, neppure per un attimo, che Mary Eloise
fosse veramente sola, e per sempre. Le si avvicinò per il piacere della
conversazione, e perché abbagliato dalla sua bellezza. Le disse esattamente ciò
che aveva in cuore di dirle: che la vita è meravigliosa. Disse proprio così,
come un attore consumato, ma lo disse con il cuore, perché era scampato ad un
naufragio e perché era accanto alla donna più bella che avesse mai incontrato.
Si ripromise che non avrebbe mai più lasciato quella donna. E così fu: la
sposò, e non se ne pentì mai.
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