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Karl Howell Behr, prima classe, 26 anni.
Bello, era molto bello. Famoso? Beh, sì: era già
famoso a vent’anni, quando vinse a Wimbledon il doppio maschile. Ricco poi lo
era due volte: di famiglia, un’agiata famiglia newyorkese di professionisti e
uomini d’affari, e per la sua carriera, brillante e felice. A proposito: era
felice? A dire il vero sì, era un uomo felice: perché non gli mancava niente,
questo è chiaro, ma anche, e forse soprattutto, perché amava se stesso. E chi
ama se stesso normalmente è felice anche nella disgrazia, figurarsi nel
successo. Karl Howell Behr, campione di tennis e della vita mondana newyorkese,
bello e ricco e felice e scapolo, aveva molte pretendenti ma un solo amore:
Helen Newsom, anche lei giovane, anche lei bella, anche lei di New York, anche
lei ricca. Per la verità, di queste quattro fondamentali qualità Karl si curava
poco, per non dire nulla: giusto la bellezza, forse, perché ogni uomo è
sensibile alla bellezza. Karl amava Helen di un amore assoluto, di un amore
sciolto dal condizionamento della realtà: per questo non importava che Helen
fosse ricca, giovane e di New York. Helen provava una sincera simpatia per
Karl, ma non era innamorata: non al modo di Karl, quantomeno. Karl voleva
sposare Helen; Helen resisteva. Helen decise di partire per un viaggio in
Europa, come prima o poi decidono tutte le belle ragazze ricche di New York.
Karl la seguì: non per importunarla né per controllarla, per carità:
semplicemente perché non poteva vivere lontano da lei. Al ritorno presero il Titanic.
Si salvarono entrambi. L’amore è più forte degli iceberg. E si sposarono,
naturalmente: per la felicità di entrambi.
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