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William Fisher Hoyt, prima classe, 40 anni.
William Hoyt era un uomo d’affari di mezza età,
corpulento e affabile, ricco e soddisfatto. Si recava spesso in Europa per
lavoro. La sua società, la Houghton, Lee & Hoyt Co., aveva sede a New York.
Era nato però a Cleveland, Ohio, e laggiù si era svolta la parte probabilmente
più divertente della sua vita. Gli affari aveva cominciato a farli presto,
perché gli piaceva lavorare e gli piaceva guadagnare, ma a Cleveland era
riuscito in ciò cui tutti vorrebbero aspirare: un lavoro che sia anche una
passione. Già, perché Hoyt amava la bicicletta. Fosse dipeso da lui, avrebbe
inforcato la sua bici e se ne sarebbe andato in giro per l’America come un
vagabondo fino all’ultimo dei suoi giorni. Al lavoro ci andava in bicicletta,
che splendesse il sole o che piovesse a dirotto, e la domenica si allontanava
in lunghe pedalate nel circondario. Tutti lo conoscevano, e qualcuno lo
considerava un po’ matto. Presiedeva con onore e con passione il Lakeside
Bicycle Club e lavorava con impegno alla Lozier Bicycle Company. Che cosa ci si
potrebbe aspettare di più dalla vita? Gli anni però trascorrono, e la vita si
modifica senza che neppure ce ne accorgiamo. Così Hoyt si ritrovò a New York,
anche più ricco e più contento di prima. Era un uomo gioviale. Fu raccolto
dalla scialuppa n° 14 mentre sanguinava dal naso e dalla bocca: “Dopo che lo
issammo sulla scialuppa – racconta il quinto ufficiale Lowe – gli slacciammo il
colletto della camicia per aiutarlo a respirare meglio, ma purtroppo morì poco
dopo. Era davvero troppo malmesso quando riuscimmo a raccoglierlo”. Fu sepolto
in mare dai marinai del Carpathia.
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