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Anna Sofia Sjöblom, terza classe, 20 anni.
Il 14 aprile 1912 Anna Sofia Sjöblom, partita da
Munsala, Finlandia, con destinazione finale Olympia, Stato di Washington,
compiva vent’anni. Raggiungeva il padre, boscaiolo alla Simpson Timber Company,
emigrato l’anno precedente. Non fu un compleanno divertente. Anna non parlava
una parola d’inglese e soffriva il mal di mare. Sebbene il Titanic fosse
molto grande e molto stabile, al punto che la generalità dei suoi passeggeri
dimenticava presto di trovarsi a bordo di una nave, per Anna la sola idea di
trovarsi in mezzo al mare, e non sulla terra ferma, le causava una nausea
invincibile. Le comunicazioni con il mondo esterno, cioè con gli altri
passeggeri e, soprattutto, con l’equipaggio, erano garantite da Jakob Johanson,
che era già stato in America e che era partito insieme ad Anna per tornarci. Ma
la nausea, ahimé, non trovava rimedi. Il giorno del suo compleanno, Anna rimase
quasi tutto il tempo in cabina. Ogni volta che tentava di alzarsi, la nausea
tornava ad assalirla e la risospingeva sul letto. Verso sera uscì a prendere un
poco di fresco sul ponte di terza classe, curando di non gettare neppure uno
sguardo alle onde che la circondavano insinuanti. Gli amici finlandesi la
festeggiarono a cena; subito dopo, Anna si ritirò nella sua cabina, nuovamente
in preda ad un attacco di mal di mare. Era sdraiata sul suo letto, vestita e
insonne, quando il Titanic colpì l’iceberg. Lì per lì non ci fece caso:
tutta la nave sembrava permanentemente muoversi intorno a lei. Morì a
ottantatré anni senza aver mai più preso una nave.
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