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Edvard Larsson-Rondberg, terza classe, 22 anni.
Edvard, se le cose fossero andate come lui avrebbe voluto
che andassero, non sarebbe tornato. Non avrebbe riattraversato l’oceano. Non
sarebbe ritornato in Svezia per portare con sé nella sua nuova vita la ragazza
che gli aveva allietato l’adolescenza. Avrebbe lasciato Berta a casa, nel
piccolo villaggio che persino gli svedesi spesso si dimenticano che esista, e
se ne sarebbe scordato, e anche Berta si sarebbe scordata di lui. Così va la
vita, del resto: Edvard provava un affetto sincero per Berta, e non desiderava
certo farla soffrire; però neppure si sentiva in colpa, ad infrangere la
promessa che le aveva fatto al momento della partenza. Il fatto è che le cose
cambiano, e le persone insieme con le cose, e il tempo decide di noi assai più
di quanto noi stessi vorremmo o sapremmo prevedere. In America Edvard si era
cambiato il nome, ora si chiamava Rondberg e lavorava come cuoco in un piccolo
ristorante del Montana, e aveva una nuova fidanzata. Una fidanzata americana.
Berta gli scriveva più spesso di quanto Edvard le rispondesse; le sue lettere
erano laconiche, brevi e descrittive: il tempo, i colleghi di lavoro, la gita
in bicicletta domenica scorsa, e poco altro. Berta vi trovava ugualmente
l’amore che si aspettava di trovare; Edvard, un poco vigliacco come tutti gli
uomini, non osava troncare con una parola definitiva. L’equivoco durò finché
durò la storia di Edvard con la sua nuova fidanzata americana. Quando lei se ne
andò con un altro, Edvard si sentì perduto. Così scrisse un telegramma a Berta
nel giorno del suo diciottesimo compleanno e si imbarcò per andarla a prendere.
Morì nel naufragio.
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