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Narciso Bazzi, cameriere, 33 anni.
Narciso Bazzi era svizzero, ma lo era per caso: era
nato a Brissago, nel Canton Ticino, e dunque il suo passaporto era svizzero: ma
della Svizzera gli importava poco e nulla, e a tutti diceva che era italiano.
In Italia, per la verità, Narciso non c’era stato mai, e probabilmente neppure
ci teneva, a visitare l’Italia: ma guai a mettere in dubbio la sua nazionalità,
la sua origine, la sua patria. Per tutta la vita, dunque, Narciso era vissuto
all’estero: prima in Svizzera, dov’era appunto nato, poi nel Transvaal – e
chissà perché mai era capitato laggiù, e chi ce l’aveva portato, e a fare che
cosa – e infine a Londra: dove suo fratello era proprietario di un piccolo
ristorante. Un ristorante italiano, è ovvio. Narciso faceva il cameriere.
All’inizio del 1912 se n’era tornato a Brissago, probabilmente con l’intenzione
di aprire a sua volta un ristorante, forse in società con qualche collega
conosciuto nell’emigrazione: mancano notizie precise al riguardo. Ad ogni modo,
un telegramma lo raggiunse appunto a Brissago per comunicargli che avrebbe
dovuto imbarcarsi sul Titanic, perché un altro cameriere, Giovanelli,
anche lui originario di Brissago, s’era ammalato e andava dunque rimpiazzato.
Nella cappella di famiglia, nel cimitero di Brissago, un’elegante lapide di
marmo ospita la fotografia di un uomo giovane, con i baffi, che indossa la
giacca e la cravatta. Sotto la foto si può leggere: “Donate un pensiero, un
fiore alla memoria di Narciso Brizzi, un giovane uomo stimato e amato,
miseramente morto nel terribile disastro del Titanic, quando aveva soltanto 33
anni, quando la vita gli sorrideva”.
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