Hudson Trevor Allison, prima classe, 11 mesi.

Degli Allison – padre, madre e due figli – Trevor è il solo a salvarsi dal naufragio. Quando avviene la collisione e ancora nessuno capisce che cosa stia succedendo e quale sia il pericolo, Alice, che è la sua bambinaia, lo prende fra le braccia, lo avvolge in una coperta imbottita e corre sul ponte. Non avvertirà mai i genitori, non tornerà mai ad informarli. Il piccolo Trevor è già sulla scialuppa n° 11 – una delle prime ad essere calata in mare dalla nave che affonda – mentre i genitori lo stanno cercando dappertutto. Non lo vede nessuno, Trevor, avvoltolato com’è nella grande coperta imbottita; Alice lo tiene stretto a sé e non lo mostra neppure ai naufraghi che dividono con lei la scialuppa; è gelosa, e forse impazzita, e si rifiuta di parlare, e tutti credono che quel fagotto silenzioso sia suo figlio, e nessuno di certo pensa che quel bambino ha un’altra madre che lo sta cercando senza trovarlo, e del resto in quelle ore ciascuno prima di ogni altra cosa bada a se stesso. Trevor dunque si salva, e quando arriva a terra non ha neppure un anno ed è già orfano, non ha madre né padre, ormai, e anche la bambinaia viene bruscamente allontanata da lui; il suo comportamento inspiegabile le costa infatti il licenziamento; di Trevor d’ora in avanti si prenderanno cura gli zii, in Canada, e Trevor cresce senza padre né madre, né più rivedrà la bambinaia che l’ha salvato. Ha diciott’anni ed è un bel ragazzo – un po’ timido, a dire il vero, ma gentile e beneducato – quando con gli zii parte per un breve viaggio di là dal confine, negli Stati Uniti. È nel Maine quando mangia un piatto di carne avariata; si avvelena; in capo a quattro giorni muore.