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Ellen Wilkes, terza classe, 45 anni.
Sua sorella, Elizabeth, viaggiava in seconda classe. E
con la sorella, in seconda classe, viaggiavano il figlio di Elizabeth, George,
le figlie Nellie e Emily e i due figlioletti di Emily, William e George
Richards. Avevano lasciato la Cornovaglia per trasferirsi in Ohio, dove George
aveva già un lavoro e una casa. Tutti in seconda classe, viaggiavano. Anche un
paio di amici di George, che insieme a lui erano tornati in Inghilterra a
trovare i famigliari e che insieme a lui ora ritornavano in America,
viaggiavano in seconda. Lei no, lei viaggiava in terza. Povera Ellen: del
resto, era sempre stata una ragazza strana. Quantomeno riservata. E adesso che
aveva quarantacinque anni se ne andava in America. In America Ellen ci rimase a
lungo. Ma i suoi ultimi anni, beh, i suoi ultimi anni furono davvero speciali.
Ne aveva già compiuti novanta quando, nel febbraio del ’55, i vicini
avvertirono la polizia. C’era qualcosa di strano. Da mesi, da anni nessuno
l’aveva più vista. Nessuna visita, mai uscita, niente. Ellen viveva come una
reclusa, e i vicini, anziché bussare alla sua porta, avvertirono la polizia. I
poliziotti trovarono qualcosa che mai si sarebbero aspettati di trovare. Era
pieno inverno, e nell’Ohio l’inverno sa essere davvero freddo. Ma Ellen non
aveva riscaldamento, né acqua corrente nel suo appartamento. Le stanze erano
arredate, ma Ellen usava dormire seduta su una sedia, in salotto. Mucchietti di
posta mai aperta la circondavano. I piedi erano semiassiderati, e i medici
dovettero amputarle alcune dita. Morì di lì a qualche mese, senza aver mai
aperto la posta che s’era accumulata nel suo salotto freddo.
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