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Arthur Henry Rostron, capitano del Carpathia,
43 anni.
“Se non fosse stato per lei – osservò ad un certo punto
il giornalista venuto ad intervistarlo – non ci sarebbe nessun racconto del Titanic.
Ci ha mai pensato?”. Il vecchio capitano Rostron, ormai in pensione, aveva
accolto l’ospite nel salotto foderato di legno della sua casa di Southampton.
Proprio da lì era partito il Titanic, più di vent’anni prima. “Sì –
insisteva il giornalista – se lei non avesse raccolto l’Sos, nessuno sarebbe
sopravvissuto per raccontare il viaggio, le feste sontuose, il naufragio,
l’eroismo e la paura e la codardia di centinaia di persone…”. Il capitano
Rostron sorseggiò il suo whisky, poi disse: “L’ha voluto il destino. Col mio Carpathia
ero appena partito da New York per Fiume. Avevamo un solo marconista a bordo, e
un’apparecchiatura molto primitiva. Poco dopo mezzanotte, il marconista decise
di andarsene a letto. Si chinò per slacciarsi le scarpe, la cuffia ancora alle
orecchie, e proprio allora arrivò il messaggio dal Titanic”. “Pensi se
non si fosse slacciato le scarpe, o se avesse deciso di staccare due minuti
prima…”. Ci fu una lunga pausa. “D’altra parte – riprese Rostron, la voce
incrinata dall’emozione – se la mia nave fosse stata più vicina al Titanic
di venticinque miglia appena, avremmo potuto salvarli tutti. Ma eravamo troppo
lontani, e troppo lenti…”. Il giornalista osservò incuriosito il vecchio
capitano, già decorato dal presidente degli Stati Uniti e dal re d’Inghilterra
per il suo eroismo e ora quasi rimpicciolito dalla vecchiaia. “Sì – disse
ancora Rostron – il destino ha voluto che salvassi alcuni passeggeri del Titanic;
alcuni, non tutti: e soltanto quelli”.
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