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Alma Cornelia Pålsson, terza classe, 29 anni.
Il cadavere numero 206 è quello della signora Alma Cornelia
Pålsson, imbarcatasi in terza classe con il biglietto collettivo numero 349909
e quattro figli. Quando la ripescarono senza vita, indossava un cappotto
marrone scuro, un golf verde, una camicetta scura, una gonna marrone, un paio
di scarpe nere. Non portava le calze. Sul cadavere furono trovati alcuni
effetti personali: la vera d’oro, un borsellino con due monete, 65 corone
svedesi in banconote, una lettera del marito, un’armonica a bocca. Fermiamoci
qui. E dimentichiamo il Titanic, il naufragio, la morte e la
disperazione e le urla e il freddo che piano piano e silenziosamente e
inesorabilmente uccide. Dimentichiamo l’eccitazione del viaggio, la bellezza
della nave, la maestosa tranquillità dell’oceano, l’attesa eccitata di rivedere
presto il marito (perché la signora Alma stava raggiungendo il suo Nils a
Chicago, emigrato in America un paio d’anni prima in cerca di fortuna).
Dimentichiamo tutto e fermiamoci sulla piccola armonica a bocca che la mano di
un marinaio ha ritrovato sul corpo irrigidito e gelido di Alma Cornelia
Pålsson. L’orchestrina, la famosa orchestrina del Titanic, era per la
prima classe. In terza ci si arrangiava da soli, e molti passeggeri avevano un
violino, o una chitarra, o una fisarmonica, e la sera si suonava e si ballava
come alle feste di paese. Alma aveva quattro figli con sé: la sera, per farli
addormentare, suonava loro una ninnananna con la sua piccola armonica. E i
bambini si addormentavano felici, e Alma continuava a suonare un altro poco, e
l’America era sempre più vicina.
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