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La mamma arrivò una mattina di maggio, e piangeva e gridava e
non stava mai ferma. Edmond la guardava e rideva e non capiva. Aveva due anni.
Suo fratello Michel, che di anni ne aveva già tre, raccontava quant’era grande
la nave e com’erano buone le uova che aveva mangiato a colazione e quanto s’era
divertito quando era saltato dalla nave grande grande in una barca piccola
piccola. La mamma non capiva e rideva e piangeva, ed era troppo felice per
pensare ad altro che non fosse la sua felicità ritrovata. Edmond era un bambino
allegro e i riccioli gli cascavano fin sugli occhi e correva intorno alla mamma
e non stava mai fermo. Il mare gli piaceva e fu felice quando mamma gli disse
che avrebbero ripreso una grande nave e sarebbero tornati a casa e non si
sarebbero mai più separati. Edmond chiese nella sua lingua arruffata e allegra
dove fosse papà. Il primo viaggio sul mare l’aveva fatto con lui, e s’erano
divertiti un mondo; il secondo, per tornare a casa, l’avrebbe fatto con la
mamma. Edmond non riusciva a capire come mai non si poteva viaggiare tutti
insieme, e insieme guardare il mare e giocare sul ponte e mangiare le uova. La
mamma era troppo felice per trovare la risposta, e quando Edmond scoppiò a
piangere e a singhiozzare e non sembrava potersi calmare, la mamma lo prese in
braccio e lo strinse a sé e gli disse che presto sarebbero stati a casa e tutto
si sarebbe aggiustato e non si sarebbero separati mai. Edmond si fece calmo e
silenzioso e guardò la mamma, poi si divincolò e cominciò a giocare con Michel.
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