- 20 -
Stanley H. Fox, seconda classe, 38 anni.
La signora Lydia Fox si presentò alle autorità portuali di
Halifax come la cognata del signor Stanley Fox. “Cora – spiegò commossa – è
distrutta dalla morte del marito e mi ha pregato di occuparmi del trasporto a
casa della salma. È rimasta a Rochester e non vuol vedere nessuno”. Lydia fu
accompagnata nel grande capannone trasformato alla bell’e meglio in camera
mortuaria per l’identificazione del cadavere, protocollato con il numero
d’ordine 236. “Sì, è lui”, disse a bassa voce distogliendo subito lo sguardo
dal volto tumefatto. Le vennero consegnati gli effetti personali del naufrago,
e la bara fu avviata alla stazione. Giusto in quel momento, però, giunse da
Rochester un telegramma della vedova, che intimava di non consegnare il corpo
alla signora Lydia e di trattenere gli effetti personali. Ne seguì una
discussione concitata, al termine della quale, chissà perché, le autorità
decisero di riprendersi le poche cose di Stanley Fox, e di consentire invece
che la bara partisse. Proprio il corpo, tuttavia, era il vero oggetto del
contendere: perché quel cadavere irrigidito e semicongelato valeva una ricca
assicurazione sulla vita. Lydia Fox, presunta cognata, seduta nello
scompartimento del treno, la bara a tre vagoni di distanza, tirò un sospiro di
sollievo mentre già pregustava l’incasso. Degli effetti personali del naufrago
avrebbe fatto tranquillamente a meno. Ma il cadavere, beh, il cadavere adesso
era suo. Sennonché arrivò un nuovo telegramma, questa volta dalla compagnia di
assicurazioni. Alla stazione successiva la bara fu scaricata dal treno mentre
Lydia continuava ignara il suo viaggio.
|