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Contessa di Rothes, prima classe, 27 anni.
E chi l’ha detto che i nobili son gente viziata, e
molliccia, e troppo abituata alle comodità per cavarsela quando la vita vera irrompe
sulla scena e spezza la coltre soffice di piaceri e gentilezze e forme
squisite? Noel Lucy Martha Dyer-Edwardes, contessa di Rothes, si era imbarcata
a Southampton con la sua cameriera, la giovanissima Roberta Maioni, con
destinazione finale Vancouver. Finì invece sulla scialuppa n° 8, e certo la
cosa non le dispiacque. È vero: un naufragio non è esattamente un pranzo di
gala: ma la contessina londinese, probabilmente stufa dei pranzi di gala,
mostrò nel naufragio grande determinazione, una discreta dose di coraggio
nonché, vogliamo immaginarlo, un qualche divertito interesse per la novità.
“Parlava e parlava continuamente, così la mandai al timone”, raccontò il
marinaio scelto Thomas Jones. Ma non c’è nulla di sarcastico, in queste parole:
la contessa di Rothes parlava perché s’intendeva di barche e di mare, o almeno
così parve al marinaio scelto Jones, che con la contessina, peraltro, mantenne
per alcuni anni una sporadica corrispondenza. Il marinaio scelto Jones era
sinceramente ammirato dalla bravura e dalla perizia della giovane donna: tanto
che qualche mese dopo il naufragio e il salvataggio recuperò la targhetta in
bronzo con i numeri d’identificazione della scialuppa n° 8 e ne fece dono alla
contessina. La quale, finché restò sulla scialuppa, e sebbene fosse al timone,
non cessò un attimo di parlare: per dare ordini, per rinfrancare i compagni di
viaggio, e per raccontare uno strepitoso pranzo di gala cui partecipò a Londra
quattro giorni prima di salpare.
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