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Lo stemma della White Star, la grande compagnia di
navigazione che ebbe nella sua flotta il Titanic, è, naturalmente, una
bella stella bianca. La stella è inscritta in un cerchio, e il cerchio porta il
nome della compagnia e della nave. Ogni marinaio del Titanic portava lo
stemma sulla divisa, e ne era giustamente orgoglioso. Roberta Maioni, Cissy per
gli amici, aveva sedici anni quando s’imbarcò come cameriera della contessa di
Rothes, e nonostante il nome inconfondibilmente italiano era nata in Gran
Bretagna. Roberta era giovane e graziosa, aveva lunghi capelli neri e occhi
scuri, e la nave per lei era prima di tutto una grande festa mobile. S’invaghì
di un marinaio proprio come alle feste le adolescenti s’innamorerebbero di un
principe o di un cameriere: con leggerezza, e senza pensieri, e pensando alla
divisa ordinata ed elegante assai più che agli occhi o alle parole di chi
l’indossa. Il marinaio era poco più di un ragazzo, ma a Roberta sembrava un
uomo fatto: e quella stella bianca sul petto la incuriosiva e le piaceva e la
faceva sognare. Quando, quattordici anni dopo il naufragio, scrisse per il Daily
Express il racconto di quel viaggio, Roberta non parlò del suo marinaio né
della bella divisa che indossava né della stella bianca che portava sul petto.
Era una donna sposata, a quell’epoca, e certe cose non si possono dire in
pubblico. A casa però, nel primo cassetto della specchiera, chiuso da una
minuscola chiave che Roberta portava sempre con sé, c’era la bianca stella
cerchiata che il marinaio, al momento dell’addio, s’era strappata dal petto e
le aveva teneramente regalato.
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