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Frederick Barrett, capo fuochista, 38 anni.
Nell’attimo cruciale della vita di Frederick Barrett,
capo fuochista alla caldaia n° 6, fuoco e acqua si fronteggiano minacciosi,
freddo e caldo si guardano e si sfiorano e si scontrano. Il frastuono, giù alle
caldaie, è assordante, e si fatica a scambiare due parole con chi ti sta
accanto. Fa caldo, molto caldo, e il sudore scende a rivoli spessi lungo la
fronte e sul collo. La collisione non è un rumore, ma una scossa sorda immersa
nel grande caldo, fulminea e inaspettata, e poi una luce rossa che si accende
di colpo e dice: “stop”. La luce rossa, che lampeggia sfocata nel vapore della
caldaia, allontana per un istante soltanto il fuoco dall’acqua: perché è un
battito di ciglia il tempo che separa l’accendersi subitaneo e del tutto
inatteso della luce rossa dall’irrompere di un torrente impetuoso e gelato
attraverso le paratie ancora semiaperte. Frederick Barrett è qui, il corpo
immerso nel caldo e nel vapore e nel rumore assordante della caldaia e i piedi
già lambiti dal torrente gelido che avanza e lentamente sale. L’effetto è il
medesimo della sauna: e Barrett infatti riconosce l’acqua – come non potrebbe?
– e capisce che qualcosa di grave è successo, ma non percepisce il freddo e, al
contrario, per un lieve istante prova uno spensierato sollievo, come se una
brezza di frescura avesse preso a soffiare in un pomeriggio afoso. La caldaia
brucia gli ultimi scampoli di carbone – l’ordine di fermare le macchine è già
stato impartito – e il vapore si condensa verso il soffitto mentre un gran fumo
sale dal pavimento. Barrett guarda a terra, l’acqua sfiora le sue ginocchia e
ora, per la prima volta, sente freddo, molto freddo.
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