Erik Collander, seconda classe, 27 anni.

Lavorava in una cartiera a Helsingfors, vicino Helsinki; era un bravo ingegnere, stimato dai colleghi e dal padrone; in America ci stava andando in viaggio di piacere. Erik Collander aveva, come tutti, un parente di là dall’oceano, e precisamente in Ohio: si chiamava Paul, era un cugino primo ed era emigrato qualche anno prima. Erik non aveva un’idea precisa del viaggio, nel senso che non l’aveva pianificato: sarebbe sbarcato a New York, si sarebbe visto la grande metropoli, poi avrebbe preso un treno per l’Ohio. Dopo una settimana, magari dopo dieci giorni: chissà se New York gli sarebbe piaciuta o se l’avrebbe invece spaventato. Forse prima di prendere quel treno per l’Ohio avrebbe fatto un salto a Washington, la capitale; gli avevano detto che le cascate del Niagara bisognava vederle assolutamente, erano uno spettacolo davvero impressionante, non si poteva rinunciare. Insomma, non aveva un progetto preciso: avrebbe deciso lì per lì. Si sentiva più libero, in questo modo. Al cugino non aveva detto nulla del suo viaggio: sai la sorpresa quando avrebbe suonato il campanello e Paul, aprendo la porta, se lo sarebbe trovato davanti! Paul nel frattempo si era sposato: Erik aveva visto la fotografia della moglie, che era tedesca, e chissà se stavano già aspettando un figlio. Suo cugino era un tipo simpatico. Chissà se era cambiato, in questi anni. Ad ogni modo, sarebbe stato bello essere di nuovo insieme. Si sarebbe fermato una settimana, forse di più: non aveva un piano preciso. Quando si viaggia per piacere, non bisogna fare progetti: chissà che cosa ci riserva la sorte.