Arne Jonas Fahlstrøm, seconda classe, 19 anni.

Alma e Johan Fahlstrøm sono molto noti, a Oslo (che allora si chiamava Christiania) e in tutta la Norvegia. Hanno calcato per trent’anni il palcoscenico, hanno gestito due teatri, hanno recitato in innumerevoli commedie. Ora è venuto il tempo di ritirarsi dalle scene. Soprattutto perché – questo è stata Alma a capirlo per prima – il teatro sta finendo. Proprio così. Forse sopravviverà un altro po’, sicuramente attori e compagnie e pubblico non mancheranno mai – però non sarà più come una volta, non sarà mai più come quando loro hanno cominciato e recitare era anche più che vivere. Il teatro sta finendo perché adesso c’è il cinema. E il cinema è più bello ed è più pieno del teatro: il cinema è più moderno, ecco. In quegli anni a Oslo c’è una sola sala cinematografica, e film se ne vedono proprio pochi: però Alma e Johan hanno capito che quello strano spettacolo senza parole, che ancora impaurisce i più ingenui, avrebbe presto spopolato. Il teatro è affascinante, certo, ma il cinema – il cinema è magico. Per questo decidono di mandare il loro unico figlio, Arne, in America: per studiare il cinema. Va in America, Arne, per vedere da vicino questa nuova arte, per conoscerne i protagonisti, per svelarne i segreti e scoprirne la magia. È un buon modo per passare il testimone, pensano Alma e Johan: dal padre al figlio, dal teatro al cinema, dal Vecchio al Nuovo mondo. Arne tornerà e porterà a casa un frammento scintillante di futuro. Farà l’attore, o il regista, o lo sceneggiatore, e qualsiasi cosa deciderà di fare, Arne farà il cinema. Arne ha molte qualità, è un figlio d’arte ed è un ragazzo sveglio.