Charles Emil Henry Stengel, prima classe, 54 anni.

“Mille dollari?”. “Sì, mille soltanto e siamo in affari”. “Lei sta scherzando, vero, signor Bradley?”. “Mi pare una buona proposta. Guardi che l’affare è grosso”. “Lei vorrebbe mille dollari da me?”. “Non è che voglio mille dollari da lei, è che facciamo una società insieme, ecco che cosa facciamo. E guadagniamo un sacco di quattrini”. “Ho capito bene?”. “Bene cosa?”. “Le corse e la Western Union e le scommesse e tutto quanto?”. “Le corse e tutto quanto, proprio così. E i soldi, signor Stengel. Molti soldi. Soldi sicuri”. “E lei a questo punto mi chiede mille dollari”. “Signor Stengel, la proposta mi pare chiara. È un affare, un grosso affare. Non se lo lasci scappare”. “Mille, ha detto?”. “Oddio, sì”. “Non sarà un po’ tocco, il tuo amico?”. “Sta’ zitto. Il signor Stengel sta riflettendo sull’affare”. “Che ha detto suo cognato?”. “Come?”. “Suo cognato, che cosa ha detto?”. “Nulla, signor Stengel, dettagli, nulla di importante”. “È lui che interviene sulle scommesse, giusto?”. “Beh, sì. Anzi no: non è che lui interviene, no, è che lui sospende la trasmissione, i risultati si fermano, così, nell’aria, eh eh, la corsa è finita ma i risultati sono fermi, e così noi scommettiamo sul vincitore e vinciamo. Facile”. “E per questo imbroglio lei vorrebbe mille dollari”. “Non è un imbroglio. È un affare”. “Non me lo sarei mai immaginato”. “Che cosa, signor Stengel? Quanto è facile vincere ai cavalli?”. “Non mi sarei mai immaginato che due persone sopravvissute al naufragio del secolo si ritrovino in un albergo di New York ad organizzare una truffa”. “La vita è strana, signor Stengel”.