Katherine McGowan, terza classe, 36 anni.

Katherine McGowan era molto brutta. A trentasei anni – tanti ne aveva all’epoca del naufragio – sapeva bene che non avrebbe mai messo su una famiglia. Sposarsi le sarebbe piaciuto; anche lei, come le altre due sorelle che si erano trasferite negli Stati Uniti, avrebbe voluto trovarsi un marito e fare un paio di figli. Margaret e Mary non avevano trovato difficoltà; certo, non si poteva dire che i loro matrimoni fossero perfetti, ma in fondo quale matrimonio lo è davvero? D’altra parte Katherine non era un tipo romantico, anzi: il suo spiccato senso pratico e i suoi modi spicci la facevano somigliare più ad un maschio che ad una signora. E poi era davvero brutta. L’età, oltre tutto, sembrava essersi accanita sul suo corpo già non bello: sebbene fosse perennemente a dieta, per esempio, tendeva paurosamente ad ingrassare; i capelli s’erano ingrigiti anzitempo; il seno era pesante e flaccido. Bisogna però dire che non era stata la bruttezza ad impedirle un matrimonio: sappiamo fin troppo bene che non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace, e certo anche Katherine avrebbe potuto trovare qualcuno a cui piacere – c’era anche andata vicina, una volta, quando ancora viveva in Irlanda; ma al momento di decidere, quando cioè il suo pretendente le chiese formalmente la mano, preferì lasciar perdere. Sì, perché il problema di Katherine non era l’aspetto fisico decisamente sgradevole, né quei modi spicci che la facevano somigliare ad uno scaricatore: Katherine non si era sposata perché non sopportava estranei intorno a lei. E un marito, prima di diventare un marito, è un estraneo: c’è poco da fare.