Selini Alexander Yazbeck, terza classe, 15 anni.

Arrivava dal Libano, aveva quindici anni e viaggiava con il marito, che di anni ne aveva ventisette. E a quindici anni era rimasta vedova: il suo Antoni s’era inabissato col grande transatlantico e in America, a parte i parenti che peraltro erano molti, molto invadenti e molto generosi, era sola. Qualche anno dopo il suo arrivo sposò Elias Decker e si trasferì a Norfolk, in Virginia. Ci visse fino alla morte. Ma il bello è che per trentott’anni fu l’inconsapevole vicina di casa di un’altra sopravvissuta del Titanic, di tre anni più anziana, venuta dalla Russia a ritrovare il marito che era emigrato un paio d’anni prima. Le due donne per trentott’anni vissero nello stesso quartiere di Norfolk senza sapere l’una dell’esistenza dell’altra. Frequentarono gli stessi marciapiedi e gli stessi negozi e gli stessi autobus, mandarono i figli nelle stesse scuole, incontrarono le stesse persone, si bagnarono sotto la stessa pioggia battente e salutarono le stesse primavere rosate senza che l’una sapesse dell’esistenza dell’altra. Avevano viaggiato tutte e due in terza classe, in quei giorni lontani, e le loro cabine non erano distanti, e il loro ponte era lo stesso: ma non si erano conosciute sulla nave, durante la breve traversata bruscamente interrotta, né durante la lunga notte che precedette la salvezza, né sull’altra nave che le aveva tratte in salvo e consolate e condotte in America. E non si erano conosciute neppure a Norfolk, ciascuna lungo la propria traiettoria, ciascuna separata e indivisa e come una stella dispersa nel cosmo e solitaria – finché qualcuno non le fece incontrare, nel 1951, e chissà che cosa si son dette.