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Congregazione per le Chiese Orientali
Conferenza Stampa “Il Giubileo e le Chiese Orientali Cattoliche”

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EM.MO CARD. ACHILLE SILVESTRINI
PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

Rivolgo anzitutto il mio saluto cordiale ai Signori Giornalisti che hanno voluto essere presenti all’odierna conferenza stampa. La loro attenzione è un servizio molto utile alle Chiese orientali cattoliche, perché consente di farle ulteriormente conoscere.

Le Chiese Orientali cattoliche - cioè quelle Chiese che appartengono all’Oriente cristiano, ed hanno in comune i loro tesori spirituali con i fratelli delle Chiese ortodosse, ma vivono già la piena comunione con il Papa - non vivono una condizione facile. Uscite da una pesante persecuzione da parte del regime ateistico nell’Europa centrale e orientale, o indebolite dall’instabilità sociale e politica nel Medio Oriente, si trovano oggetto anche di un dibattito acceso da parte delle Chiese ortodosse. Questo atteggiamento è emerso non di rado negli incontri bilaterali, fra Cattolici ed Ortodossi, negli ultimi anni.

Gli Orientali cattolici dell’Europa, dopo aver finalmente ritrovato la libertà, cercano di ricostruire le strutture pastorali distrutte e desiderano superare ogni controversia con i fratelli ortodossi, nonostante le difficoltà che talora perdurano.

I giornalisti hanno potuto seguire certamente gli interventi degli Orientali cattolici al Sinodo sull’Europa che si sta concludendo: avranno potuto apprezzare come essi siano stati incisivi e puntuali ed abbiano arricchito il dibattito col loro apporto specifico. Posso assicurare che il medesimo contributo apprezzabile si è avuto anche nei gruppi di lavoro. E’ questo il segno migliore che mostra quanto lo Spirito lavori in quelle Chiese, perché esse possano pienamente integrarsi nel cammino spirituale e pastorale della Chiesa cattolica, ad un tempo fiere del loro martirio e pronte a guardare avanti, al futuro dell’Europa e dei loro popoli, con la speranza che è il tema proprio del presente Sinodo.

In questo quadro, la Congregazione per le Chiese Orientali, oltre ai suoi compiti quotidiani di assistenza a queste comunità, ha puntato su un impegno prioritario: conoscere direttamente le nuove situazioni in cui vivono gli Orientali cattolici, per predisporre un migliore servizio ed aiutare più efficacemente il Santo Padre nel suo ministero anche in favore dell’Oriente cattolico. Richiamerò qui alcuni strumenti:

a) l’incontro concreto con gli Orientali cattolici e la conoscenza diretta delle loro risorse e dei loro problemi, sul posto dove essi vivono. Ciò si è realizzato attraverso un intensificarsi delle visite del Prefetto, del Segretario, del Sotto-Segretario e dei vari Minutanti del Dicastero nei territori orientali e la partecipazione attiva ad avvenimenti di particolare significato ecclesiale;

b) l’organizzazione di incontri, alla vigilia delle varie Assemblee Speciali del Sinodo dei Vescovi, per gli Orientali cattolici che partecipano a ciascuna assise, con lo scopo di approfondire gli aspetti propri delle tematiche che saranno trattate e consentire di proporre all’assemblea generale in modo più organico e approfondito l’apporto dell’Oriente cristiano, aiutando la Chiesa a respirare coi “due polmoni”.

c) l’organizzazione di incontri di studio ed approfondimento fra la Congregazione e le Chiese orientali cattoliche, per aree distinte, dal momento che l’incremento della diaspora di cristiani orientali crea una differenziazione profonda delle problematiche da affrontare. Su questo punto mi vorrei soffermare per qualche istante.

Nel 1996 la Congregazione ha concordato con il Sinodo dei Vescovi della Chiesa siro-malabarese dell’India le modalità per una speciale riunione in Vaticano con lo scopo di trattare le questioni di particolare rilievo che riguardano questa Chiesa orientale, di origine apostolica e così vitale, nel cuore del continente asiatico: ogni argomento è stato trattato da un responsabile o da un consultore di un Dicastero romano e da un vescovo siro- malabarese scelto dal Sinodo.

Nel 1997 la Congregazione ha promosso il primo incontro dei Vescovi e Superiori Religiosi delle Chiese Orientali cattoliche d’Europa. Esso si è tenuto a Nyiregyhaza (Ungheria), ed è stato un’esperienza toccante. Molti dei vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose presenti avevano patito la persecuzione e il carcere. Si trovavano insieme per la prima volta, per dire grazie a Dio non solo per la libertà ritrovata, ma anche per il coraggio di una testimonianza così costosa. Inoltre, potevano finalmente guardare avanti, agli impegni futuri suscitati dalla speranza cristiana. Sono lieto di poter oggi presentare ai giornalisti il volume, fresco di stampa, che raccoglie gli atti di quell’incontro. Loro stessi avranno modo di rendersi conto della ricchezza umana ed ecclesiale che vi è contenuta.

Quest’anno si è tenuto in Libano l’incontro dei Vescovi cattolici del Medio Oriente, voluto e organizzato dal Consiglio dei Patriarchi cattolici d’Oriente. Si è trattato, anche in questo caso, di un’occasione unica per Presuli che vivono spesso in condizioni di grande precarietà: essi hanno descritto le proprie esperienze ecclesiali e proposto nuovi strumenti pastorali per far fronte alle attuali condizioni.

Un’area molto importante mancava al quadro globale della presenza orientale cattolica nel mondo: quella relativa alla crescente diaspora di immigrazione nei paesi d’America ed Oceania. E’ elevatissimo, per alcune Chiese, il numero di fedeli che dimora in quelle regioni. Si doveva dunque riflettere insieme - Congregazione Orientale, Vescovi e Superiori religiosi - sul futuro di questa presenza orientale tutta particolare: portatrice, come è proprio di tutto l’Oriente cristiano, di una tradizione spirituale, teologica, liturgica particolarmente ricca, questa presenza è inserita nel cuore della modernità.

Ne sono nate questioni che chiedono di essere studiate con attenzione: richiamerò qui solo quella del rapporto con le Chiese d’origine: semplice “emigrazione”, legata quindi, emotivamente e concretamente, alla madrepatria, o vere Chiese che, anche a causa dei matrimoni misti, hanno perduto in parte il legame tradizionale che vige in Oriente tra nazione e Chiesa, sono diventate multi-etniche, e si sentono profondamente inserite, alla pari con i Cattolici della Chiesa latina, nella cultura e nel progetto pastorale dei Paesi dove dimorano?

La Congregazione per le Chiese Orientali ha, dunque, promosso e preparato un incontro dei Vescovi e Superiori religiosi orientali cattolici di America e Oceania. L’apertura è ormai prossima: esso si svolgerà dal 7 al 12 novembre prossimi a Boston, dove saremo accolti e ospitati dalla generosa disponibilità dell’Arcivescovo, l’Em.mo Cardinale Bernard Law. Credo che la stampa potrebbe trarre dall’incontro un’interessante occasione per confrontare i lettori con problematiche, anche culturali, di vivo interesse. Dall’odierno bollettino della Sala Stampa è possibile attingere ulteriore documentazione sull’incontro.

In questo contesto si situa anche il Sussidio pastorale, oggetto principale dell’incontro odierno. Esso porta il titolo di: “Il Grande Giubileo del Duemila e le Chiese Orientali cattoliche”. Le due relazioni che seguiranno entreranno maggiormente nei dettagli del testo. Io vorrei ricordarne qui il significato: non c’è avvenimento nella vita della Chiesa cattolica che non possa e non debba essere arricchito dall’apporto delle diverse tradizioni che la compongono.

Lo scopo è dunque quello di far conoscere che l’Oriente ha una parola da dire sui valori e sulle modalità di vivere il prossimo Anno Santo. Questo potrà anche aiutare la Chiesa latina a integrare nel proprio modo di celebrare il Giubileo quelle riflessioni generali e quelle sensibilità concrete che l’Oriente aiuta a mettere in luce.

Ma la Congregazione non poteva non pensare ad un servizio specifico alle Chiese orientali cattoliche. Ha voluto dunque aiutare queste Chiese a celebrare il Giubileo non come se questo fosse solo un’usanza della Chiesa latina, allargata agli Orientali, ma nutrendolo con contenuti propri, che già appartengono al patrimonio orientale, anche se ovviamente non si riferiscono in modo specifico al Giubileo. Temi e strumenti tradizionali, dunque, adatti al significato e al clima dell’Anno Santo. E ciò perché, pure in questo caso, ogni Chiesa orientale sia pienamente se stessa nel vivere gli avvenimenti della Chiesa universale, anche per poter arricchire la Chiesa tutta del proprio patrimonio particolare.

Infine si è voluto offrire uno strumento ai pellegrini orientali che verranno a Roma nell’anno giubilare. Roma, nella sua storia, è stata fin dalle origini strettamente unita all’Oriente e ne conserva numerose, pregevolissime tracce. Abbiamo voluto, in modo divulgativo, ricordare le più importanti, perché possano essere inserite nei vari itinerari spirituali. Non abbiamo voluto dimenticare i centri orientali cattolici che oggi vivono ed operano a Roma. I pellegrini potranno così ritrovare non solo la memoria, ma anche la presenza viva di questi Orientali, nella città del Successore di Pietro.

Confido che queste informazioni e gli strumenti che le illustrano potranno essere di utilità e di gradimento. Grazie ancora per l’attenzione.




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