4.
Come valutare moralmente la ricerca e la sperimentazione*
sugli embrioni e sui feti umani?
La
ricerca medica deve astenersi da interventi sugli embrioni vivi, a meno che non
ci sia la certezza morale di non arrecare danno né alla
vita né all’integrità
del nascituro e della madre, e a condizione che i genitori abbiano accordato il
loro consenso, libero e informato, per l'intervento sull'embrione. Ne consegue
che ogni ricerca, anche se limitata alla semplice osservazione dell'embrione,
diventerebbe illecita qualora, per i metodi impiegati o per gli effetti
indotti, implicasse un rischio per l’integrità
fisica o la vita dell'embrione. Per quanto riguarda la sperimentazione
presupposta la distinzione generale tra quella con finalità
non direttamente terapeutica e quella chiaramente terapeutica per il soggetto
stesso, nella fattispecie occorre distinguere anche tra la sperimentazione
attuata sugli embrioni ancora vivi e la sperimentazione attuata su embrioni
morti. Se essi sono vivi, viabili o non, devono essere rispettati come tutte le
persone umane; la sperimentazione non direttamente terapeutica sugli embrioni è
illecita(29). Nessuna finalità, anche
in se stessa nobile, come la previsione di una utilità
per la scienza, per altri esseri umani o per la società,
può in alcun modo giustificare la
sperimentazione sugli embrioni o feti umani vivi, viabili e non, nel seno
materno o fuori di esso. II consenso informato, normalmente richiesto per la
sperimentazione clinica sull'adulto, non può essere
concesso dai genitori i quali non possono disporre né
dell’integrità fisica
ne della vita del nascituro. D'altra parte la sperimentazione sugli embrioni o
feti comporta sempre il rischio, anzi, il più delle
volte la previsione certa di un danno per la loro integrità
fisica o addirittura della loro morte. Usare l'embrione umano, o il feto, come
oggetto o strumento di sperimentazione rappresenta un delitto nei confronti
della loro dignità di esseri umani che hanno diritto allo
stesso rispetto dovuto al bambino già nato e
ad ogni persona umana. La Carta dei diritti della famiglia, pubblicata dalla
Santa Sede, afferma: "Il rispetto per la dignità
dell'essere umano esclude ogni sorta di manipolazione sperimentale o
sfruttamento dell'embrione umano"(30). La prassi di mantenere in
vita degli embrioni umani, in vivo o in vitro, per scopi sperimentali o
commerciali, è del tutto contraria alla dignità
umana. Nel caso della sperimentazione chiaramente terapeutica, qualora si
trattasse cioè di terapie sperimentali impiegate a
beneficio dell'embrione stesso allo scopo di salvare in un tentativo estremo la
sua vita, e in mancanza di altre terapie valide, può
essere lecito il ricorso a farmaci o a procedure non ancora del tutto
convalidate(31). I cadaveri di embrioni o feti umani, volontariamente
abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri
umani. In particolare non possono essere oggetto di mutilazioni o autopsie se
la loro morte non è stata accertata e senza il consenso dei
genitori o della madre. Inoltre va sempre fatta salva l'esigenza morale che non
vi sia stata complicità alcuna con l'aborto volontario e che sia
evitato il pericolo di scandalo. Anche nel caso di feti morti, come per i
cadaveri di persone adulte, ogni pratica commerciale deve essere ritenuta
illecita e deve essere proibita.
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