PARTE III
MORALE E LEGGE CIVILE
Valori
e obblighi morali che la legislazione civile deve rispettare e sancire in
questa materia
Il
diritto inviolabile alla vita di ogni individuo umano innocente, i diritti
della famiglia, dell'istituzione matrimoniale costituiscono dei valori morali
fondamentali, perché riguardano la condizione naturale e la vocazione integrale
della persona umana, nello stesso tempo sono elementi costitutivi della società
civile e del suo ordinamento. Per questo motivo le nuove possibilità
tecnologiche, apertesi nel campo della biomedicina, richiedono l'intervento
delle autorità politiche e del legislatore, perché un ricorso incontrollato a
tali tecniche potrebbe condurre a conseguenze non prevedibili e dannose per la
società civile. Il riferimento alla coscienza di ciascuno e all'autoregolamentazione
dei ricercatori non può essere sufficiente per il rispetto dei diritti
personali e dell'ordine pubblico. Se il legislatore, responsabile del bene
comune, mancasse di vigilare, potrebbe venire espropriato delle sue prerogative
da parte di ricercatori che pretendessero di governare l'umanità in nome delle
scoperte biologiche e dei presunti processi di "miglioramento" che ne
deriverebbero. L'"eugenismo" e le discriminazioni fra gli esseri
umani potrebbero trovarsi legittimate: ciò costituirebbe una violenza e
un'offesa grave all'uguaglianza, alla dignità e ai diritti fondamentali della
persona umana. L'intervento dell'autorità politica si deve ispirare ai principi
razionali che regolano i rapporti tra legge civile e legge morale. Compito
della legge civile è assicurare il bene comune delle persone attraverso il
riconoscimento e la difesa dei diritti fondamentali, la promozione della pace e
della pubblica moralità(60). In nessun ambito di vita la legge civile
può sostituirsi alla coscienza né può dettare norme su ciò che esula dalla sua
competenza; essa deve talvolta tollerare in vista dell'ordine pubblico ciò che
non può proibire senza che ne derivi un danno più grave. Tuttavia i diritti
inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte
della società civile e dell'autorità politica; tali diritti dell'uomo non
dipendono né dai singoli individui né dai genitori e neppure rappresentano una
concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono
inerenti alla persona in forza dell'atto creativo da cui ha preso
origine.
Fra
tali diritti fondamentali bisogna a questo proposito ricordare:
1.il
diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano dal momento del
concepimento alla morte;
2.i diritti della famiglia e del matrimonio come istituzione e, in questo
ambito, il diritto per il figlio a essere concepito, messo al mondo ed educato
dai suoi genitori.
Su
ciascuna di queste due tematiche occorre qui svolgere qualche considerazione
ulteriore. In diversi Stati alcune leggi hanno autorizzato la soppressione
diretta di innocenti: nel momento in cui una legge positiva priva una categoria
di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro
accordare, lo Stato viene a negare l'uguaglianza di tutti davanti alla legge.
Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun
cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti
stessi di uno Stato di diritto. L'autorità politica di conseguenza non può
approvare che gli esseri umani siano chiamati all'esistenza mediante procedure
tali da esporli ai gravissimi rischi sopra ricordati. Il riconoscimento
eventualmente accordato dalla legge positiva e dalle autorità politiche alle
tecniche di trasmissione artificiale della vita e alle sperimentazioni connesse
renderebbe più ampia la breccia aperta dalla legalizzazione dell'aborto. Come
conseguenza del rispetto e della protezione che vanno assicurati al nascituro,
a partire dal momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere
appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi diritti. La
legge non potrà tollerare - anzi dovrà espressamente proibire - che degli
esseri umani, sia pure allo stadio embrionale, siano trattati come oggetto di
sperimentazione, mutilati o distrutti con il pretesto che risulterebbero
superflui o incapaci di svilupparsi normalmente. L'autorità politica è tenuta a
garantire all'istituzione familiare, sulla quale la società si fonda, la
protezione giuridica alla quale essa ha diritto. Per il fatto stesso che è al
servizio delle persone, l'autorità politica dovrà essere anche a servizio della
famiglia. La legge civile non potrà accordare la sua garanzia a quelle tecniche
di procreazione artificiale che sottraggono a beneficio di terze persone
(medici, biologi, poteri economici o governativi) ciò che costituisce un
diritto inerente alla relazione fra gli sposi e non potrà perciò legalizzare il
dono di gameti tra persone che non siano legittimamente unite in matrimonio. La
legislazione dovrà proibire inoltre, in forza del sostegno che è dovuto alla
famiglia, le banche di embrioni, l'inseminazione post mortem e la
"maternità sostitutiva". Rientra nei doveri dell'autorità pubblica
operare in modo che la legge civile sia regolata sulle norme fondamentali della
legge morale in ciò che concerne i diritti dell'uomo, della vita umana e
dell'istituzione familiare. Gli uomini politici dovranno impegnarsi, attraverso
il loro intervento sull'opinione pubblica, a ottenere su tali punti essenziali
il consenso più vasto possibile nella società, e a consolidarlo laddove esso
rischiasse di essere indebolito e di venir meno. In molti paesi la
legalizzazione dell'aborto e la tolleranza giuridica verso le coppie non sposate
rendono più difficile ottenere il rispetto dei diritti fondamentali richiamati
in questa Istituzione. Ci si augura che gli Stati non si assumano la
responsabilità di rendere ancora più gravi queste situazioni di ingiustizia
socialmente dannose. Al contrario, c'è da auspicare che le nazioni e gli Stati
prendano coscienza di tutte le implicazioni culturali, ideologiche e politiche
connesse con le tecniche di procreazione artificiale e sappiano trovare la
saggezza e il coraggio necessari per emanare leggi più giuste e rispettose
della vita umana e dell'istituzione familiare. La legislazione civile di
numerosi Stati conferisce oggi agli occhi di molti una legittimazione indebita
di certe pratiche; essa si dimostra incapace di garantire quella moralità, che
è conforme alle esigenze naturali della persona umana e alle "leggi non
scritte" impresse dal Creatore nel cuore dell'uomo. Tutti gli uomini di
buona volontà devono impegnarsi, in particolare nell'ambito della loro
professione e nell'esercizio dei loro diritti civili, perché siano riformate le
leggi civili moralmente inaccettabili e corrette le pratiche illecite. Inoltre
deve essere sollevata e riconosciuta l'"obiezione di coscienza" di
fronte a tali leggi. Ancor più, comincia a imporsi con acutezza alla coscienza
morale di molti, specialmente fra gli specialisti delle scienze biomediche,
l'istanza per una resistenza passiva alla legittimazione di pratiche contrarie
alla vita e alla dignità dell'uomo.
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