La chiesa
come istituzione di salvezza
67. La chiesa si presenta non
solo come comunione di fratelli che hanno per capo Cristo, ma anche come
istituzione alla quale è stata affidata una missione salvifica universale. Il
popolo di Dio, "costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità
e di verità, è pure da lui assunto ad essere strumento della redenzione di
tutti e, quale luce del mondo e sale della terra, è inviato a tutto il
mondo". Per questa ragione la chiesa è presentata dal concilio Vaticano II
come realtà che abbraccia tutta la storia, che accetta di assumere e ordinarne
a Dio tutte le culture, che è costituita dall’azione dello Spirito di Cristo
"sacramento universale di salvezza". E allo stesso modo è presentata
come chiesa che si pone in dialogo col mondo; che, docile ai segni del tempo,
scopre i punti di interesse e di intesa col mondo; e che inoltre si preoccupa
di rendersi ad esso intellegibile e riconoscibile, lasciando cadere tra le
forme espressive della sua realtà quelle che sono meno evangeliche e che sono
troppo marcate dall’impronta di epoche storiche concluse. La chiesa non è
certamente di questo mondo, "non è mossa da alcuna ambizione terrena",
sarà perfetta solo nei cieli verso i quali tende con lo sguardo e cammina;
eppure è solidale con il mondo e la sua storia. Tuttavia "l’intensa
sollecitudine della chiesa, sposa di Cristo, per le necessità degli uomini, per
le loro gioie e le loro speranze, i loro sforzi e i loro travagli, non è altra
cosa che il suo grande desiderio di essere loro presente per illuminarli con la
luce di Cristo e adunarli tutti in lui, unico loro salvatore. Tale
sollecitudine non può mai significare che la chiesa conformi se stessa alle
cose di questo mondo, o che diminuisca l’ardore dell’attesa del suo Signore e
del regno eterno".
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