La comunione
finale con Dio
69. In Gesù Cristo e per il suo
mistero, i credenti aspettano con speranza già in questa vita terrena "il
Signore nostro Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro umile corpo per
conformarlo al suo corpo di gloria". Le ultime realtà della storia della
salvezza diverranno però palesi e perfette soltanto quando Cristo verrà con
potenza, giudice dei vivi e dei morti, a concludere la storia e a consegnare il
suo popolo al Padre, in modo che "Dio sia tutto in tutti" fino a che
"il Signore non verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui e,
distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose, alcuni dei suoi
discepoli sono pellegrini sulla terra, altri, passati da questa vita, stanno
purificandosi, e altri godono della gloria contemplando chiaramente Dio uno e
trino, qual è".
Tutta la chiesa nel giorno del
Signore giungerà al suo compimento ed entrerà nella pienezza di Dio: questo è
l’oggetto fondamentale della speranza e della preghiera cristiana ("venga
il tuo regno). La catechesi sui novissimi, mentre da una parte deve avvenire
sotto il segno della consolazione, della speranza e di un salutare timore, di
cui gli uomini del nostro tempo sentono uno struggente bisogno, dall’altra deve
essere pienamente fedele alla verità. È necessario infatti non sminuire la
grave responsabilità di ognuno a riguardo della sorte futura. La catechesi non
può tacere ne il giudizio dei singoli uomini dopo la morte, né le pene
espiatorie del purgatorio, né la triste e luttuosa realtà della morte eterna,
né il giudizio finale. In quel giorno ogni uomo raggiungerà pienamente la sua
sorte, poiché tutti compariremo "davanti al tribunale di Cristo per
ricevere ciascuno la retribuzione delle opere compiute sia in bene che in
male" e "ne usciranno quanti fecero il bene in risurrezione di vita e
quanti fecero il male in risurrezione di condanna".
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