L’indifferentismo
religioso e l’ateismo
7. Molti battezzati si sono
allontanati dalla religione al punto di professare un certo indifferentismo o
perfino l’ateismo. "Molti nostri contemporanei non percepiscono affatto o
esplicitamente rigettano l’intimo e vitale legame con Dio, così che l’ateismo
va annoverato tra i fatti più gravi del nostro tempo, e va sottoposto a un più
diligente esame". Il concilio Vaticano II ha considerato attentamente il
fenomeno e ha trattato espressamente dei rimedi da apportare: "Il rimedio
all’ateismo lo si deve attendere sia dalla esposizione conveniente della
dottrina della chiesa, sia da tutta la vita di essa e dei suoi membri. La
chiesa infatti ha il compito di rendere presenti e quasi visibili Dio Padre e
il Figlio suo incarnato, rinnovando se stessa e purificandosi senza posa sotto
la guida dello Spirito santo. Ciò si otterrà anzitutto con la testimonianza di
una fede viva e matura, vale a dire opportunamente educata alla capacità di
guardare in faccia con lucidità alle difficoltà per superarle".
Si danno anche dei casi nei quali
la fede cristiana può trovarsi come inquinata da una specie di neopaganesimo,
sebbene permanga un certo senso religioso e una certa credenza in un Essere
supremo. La mentalità religiosa può sfuggire all’influsso della parola di Dio e
della vita sacramentale e trovare il suo alimento in pratiche superstiziose e
magiche; la vita morale può recedere a un’etica precristiana. A volte è
possibile che vengano introdotti nella religiosità cristiana elementi di culti
naturisti o animisti, di pratiche divinatorie, col pericolo in alcuni ambienti
di cadere in forme sincretistiche. Avviene pure che si diffondano sette
religiose che mescolano i misteri cristiani con elementi di antiche visioni
mitiche. In questi casi più che mai si richiede che il ministero della parola,
soprattutto l’evangelizzazione e la catechesi, siano rinnovati secondo quanto è
indicato nel decreto Ad gentes divinitus, nn. 13, 14, 21, 22.
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