La fede e le
differenti culture
8. Non mancano neppure cristiani,
specialmente fra coloro che hanno ricevuto una formazione culturale più
elevata, che sperimentano un certo disagio di fronte al linguaggio della fede, giudicato
troppo vincolato a formule superate o troppo legato alla cultura occidentale.
Essi sono alla ricerca di un nuovo linguaggio religioso, più confacente con la
vita moderna e che permetta alla fede di diffondere la sua luce sulle realtà
che angustiano gli uomini d’oggi, consentendo al vangelo di potersi incarnare
nelle diverse culture. Certo è dovere della chiesa considerare con la massima
attenzione questa esigenza dell’uomo. Ciò che il decreto Ad gentes divinitus
dice a proposito delle giovani chiese, vale anche per tutti gli operatori del
ministero della parola: "...dalle consuetudini e tradizioni, dal sapere e
dalla cultura, dalle arti e dalle scienze dei loro popoli, ricavano tutto ciò
che può contribuire a rendere gloria al Creatore, a mettere in luce la grazia
del Salvatore, e a ben organizzare la vita cristiana". Pertanto "il
ministero della parola, presentando in maniera rinnovata il messaggio
evangelico, ha il compito di manifestare l’unità del piano di Dio. Senza cadere
in confusioni e in identificazioni semplicistiche, esso deve manifestare
l’unità profonda che esiste tra il progetto salvifico di Dio, attuato in
Cristo, e le aspirazioni dell’uomo, tra la storia della salvezza e la storia
umana, tra la chiesa-popolo di Dio e l’esperienza umana, tra i doni e i carismi
soprannaturali e i valori umani".
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