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Luigi Pirandello
L'uomo solo
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I nostri ricordi
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I nostri
ricordi
Questa, la
via
? questa, la
casa
? questo, il
giardino
?
Oh
vanità
dei
ricordi
!
Mi
accorgevo
bene
,
visitando
dopo
lunghi
e
lunghi
anni
il
paesello
ov
'ero
nato
, dove avevo
passato
l'
infanzia
e la prima
giovinezza
, ch'esso, pur non essendo in nulla
mutato
, non
era
affatto quale
era
rimasto
in me, ne' miei
ricordi
.
Per sé, dunque, il mio
paesello
non aveva quella
vita
, di cui io per tanto
tempo
avevo
creduto
di
vivere
; quella
vita
che per tanto altro
tempo
aveva nella mia
immaginazione
seguitato
a
svolgersi
in esso,
ugualmente
, senza di me; e i
luoghi
e le
cose
non avevano quegli
aspetti
che io con tanta
dolcezza
di
affetto
avevo
ritenuto
e
custodito
nella
memoria
.
Non
era
mai stata, quella
vita
, se non in me. Ed ecco, al
cospetto
delle
cose
- non
mutate
ma
diverse
perché io ero
diverso
- quella
vita
mi
appariva
irreale
, come di
sogno
: una mia
illusione
, una mia
finzione
d'allora.
E
vani
, perciò, tutti i miei
ricordi
.
Credo
sia questa una delle più
tristi
impressioni
, forse la più
triste
, che
avvenga
di
provare
a chi
ritorni
dopo molti
anni
nel
paese
natale
:
vedere
i proprii
ricordi
cader
nel
vuoto
, venir meno a uno a uno,
svanire
: i
ricordi
che
cercano
di
rifarsi
vita
e non si
ritrovano
più nei
luoghi
, perché il
sentimento
cangiato
non
riesce
più a
dare
a quei
luoghi
la
realtà
ch'essi avevano prima, non per se stessi, ma per lui.
E
provai
,
avvicinandomi
a questo e a quello degli
antichi
compagni
d'
infanzia
e di
giovinezza
, una
segreta
,
indefinibile
ambascia
.
Se, al
cospetto
d'una
realtà
così
diversa
, mi si
scopriva
illusione
la mia
vita
d'allora, que' miei
antichi
compagni
-
vissuti
sempre fuori e
ignari
della mia
illusione
- com'erano? chi erano?
Ritornavo
a loro da un
mondo
che non
era
mai
esistito
, se non nella mia
vana
memoria
; e, facendo qualche
timido
accenno
a quelli che per me eran
ricordi
lontani
, avevo
paura
di
sentirmi
rispondere
:
"Ma dove mai? ma quando mai?"
Perché, se
pure
a quei miei
antichi
compagni
, come a tutti, l'
infanzia
si
rappresentava
con la
soave
poesia
della
lontananza
, questa
poesia
certamente non aveva potuto mai
prendere
nell'
anima
loro quella
consistenza
che aveva
preso
nella mia, avendo essi di
continuo
sotto gli
occhi
il
paragone
della
realtà
misera
,
angusta
,
monotona
, non
diversa
per loro, come
diversa
appariva
a me
adesso
.
Domandai
notizia
di tanti e, con
maraviglia
ch'
era
a un
tempo
angoscia
e
dispetto
,
vidi
, a qualche
nome
, certi
visi
oscurarsi
, altri
atteggiarsi
di
stupore
o di
disgusto
o di
compassione
. E in tutti
era
quella
pena
quasi
sospesa
, che si
prova
alla
vista
di uno che, pur con gli
occhi
aperti
e
chiari
,
vada
nella
luce
a
tentoni
:
cieco
.
Mi
sentivo
raggelare
dall'
impressione
che quelli
ricevevano
nel
vedermi
chieder
notizia
di certuni che, o erano
spariti
, o non
meritavano
più che uno come me se ne
interessasse
.
Uno come me!
Non
vedevano
, non potevano
vedere
ch'io
movevo
quelle
domande
da un
tempo
remoto
, e che coloro di cui
chiedevo
notizia
erano ancora i miei
compagni
d'allora.
Vedevano
me, qual ero
adesso
; e ciascuno di certo mi
vedeva
a suo modo; e
sapevan
degli altri - loro sì,
sapevano
- come s'eran
ridotti
! Qualcuno
era
morto
, poco dopo il mio
allontanamento
dal
paese
, e quasi non si
serbava
più
memoria
di lui;
ora
,
immagine
sbiadita
,
attraversava
il
tempo
che per lui non
era
stato
più, ma non
riusciva
a
rifarsi
vivo
nemmeno per un
istante
e
rimaneva
pallida
ombra
di quel mio
sogno
lontano
; qualche altro
era
andato
a
finir
male
,
prestava
umili
servizi
per
campar
la
vita
e
dava
del lei
rispettosamente
a coloro coi quali da
fanciullo
e da
giovanetto
trattava
da
pari
a
pari
; qualche altro
era
stato
anche in
prigione
, per
furto
; e uno,
Costantino
, eccolo
lì
:
guardia
di
città
:
pezzo
d'
impertinente
, che si
divertiva
a
sorprendere
in
contravvenzione
tutti gli
antichi
compagni
di
scuola
.
Ma una più
viva
maraviglia
provai
nel
ritrovarmi
d'
improvviso
intimo
amico
di tanti che avrei potuto
giurare
di non aver mai
conosciuto
, o di aver
conosciuto
appena, o di cui anzi mi
durava
qualche
ingrato
ricordo
o d'
istintiva
antipatia
o di
sciocca
rivalità
infantile
.
E il mio più
intimo
amico
, a
detta
di tutti,
era
un certo
dottor
Palumba
, mai
sentito
nominare
, il quale,
poveretto
, sarebbe venuto certamente ad
accogliermi
alla
stazione
, se da tre
giorni
appena non avesse
perduto
la
moglie
.
Pure
sprofondato
nel
cordoglio
della
sciagura
recentissima
, però, il
dottor
Palumba
agli
amici
,
andati
a fargli le
condoglianze
, aveva
chiesto
con
ansia
di me, se ero
arrivato
, se stavo
bene
, dov'ero
alloggiato
, per quanto
tempo
intendevo
di
trattenermi
in
paese
.
Tutti, con
commovente
unanimità
, mi
informarono
che non
passava
giorno
, che quel
dottor
Palumba
non
parlasse
di me a lungo,
raccontando
con
particolari
inesauribili
, non solo i
giuochi
della mia
infanzia
, le
birichinate
di
scolaretto
, e poi le
prime
,
ingenue
avventure
giovanili
; ma anche tutto ciò che avevo
fatto
da che m'ero
allontanato
dal
paese
, avendo egli sempre
chiesto
notizie
di me a quanti fossero in
caso
di
dargliene
. E mi
dissero
che tanto
affetto
, una così
ardente
simpatia
dimostrava
per me in tutti quei
racconti
, che io, pur
provando
per qualcuno di essi che mi fu
riferito
un certo
imbarazzo
e anche un certo
sdegno
e
avvilimento
, perché, o non
riuscivo
a
riconoscermi
in esso o mi
vedevo
rappresentato
in una
maniera
che più
sciocca
e
ridicola
non si sarebbe potuta
immaginare
, non ebbi il
coraggio
d'
insorgere
e di
protestare
:
"Ma dove mai? Ma quando mai? Chi è questo
Palumba
? Io non l'ho
sentito
mai
nominare
!"
Ero
sicuro
che, se così avessi
detto
, si sarebbero tutti
allontanati
da me con
paura
,
correndo
ad
annunziare
ai quattro
venti
:
"
Sapete
?
Carlino
Bersi
è
impazzito
! Dice di non
conoscere
Palumba
, di non averlo mai
conosciuto
!"
O forse avrebbero
pensato
, che per quel po' di
gloriola
, che qualche mio
quadretto
mi ha
procacciata
, io
ora
mi
vergognassi
della
tenera
,
devota
,
costante
amicizia
di quell'
umile
e
caro
dottor
Palumba
.
Zitto
, dunque. No, che
zitto
! M'
affrettai
a
dimostrare
anch'io una
vivissima
premura
di
conoscere
intanto la
recente
disgrazia
di quel mio
povero
intimo
amico
.
- Oh,
caro
Palumba
! Ma
guarda
... Quanto me ne
dispiace
! La
moglie
,
povero
Palumba
? E quanti
figliuoli
gli ha
lasciati
?
Tre? Eh già, sì,
dovevano
esser tre. E
piccini
tutti e tre,
sicuro
, perché aveva
sposato
da poco... Meno
male
, però, che aveva in
casa
una
sorella
nubile
... Già già... sì sì... come no? me ne
ricordavo
benissimo
! Gli aveva
fatto
da
madre
, quella
sorella
nubile
: oh, tanto
buona
, tanto
buona
anche lei...
Carmela
? No. An...
Angelica
? Ma
guarda
un po', che
smemorato
! An...
tonia
, già,
Antonia
,
Antonia
, ecco:
adesso
mi
ricordavo
benissimo
! E
c'
era
da
scommettere
che anche lei,
Antonia
, non
passava
giorno
che non
parlasse
di me, a lungo. Eh sì, proprio; e non solo di me, ma anche della maggiore delle mie
sorelle
,
parlava
, della quale
era
stata
compagna
di
scuola
fino
al
primo
corso
normale
.
Perdio
! Quest'
ultima
notizia
m'
afferrò
,
dirò
così, per le
braccia
e m'
inchiodò
lì
a
considerare
, che
infine
qualcosa di
vero
doveva
esserci nella
sviscerata
amicizia
di questo
Palumba
per me. Non
era
più lui solo;
c'
era
anche
Antonia
adesso
, che si
diceva
amica
d'una delle mie
sorelle
! E costei
affermava
d'avermi
veduto
tante
volte
,
piccino
, in
casa
mia, quando veniva a
trovare
quella mia
sorella
.
"Ma è mai
possibile
,"
smaniavo
tra me e me, con
crescente
orgasmo
, "è mai
possibile
, che di questo
Palumba
soltanto
io non abbia
serbato
alcun
ricordo
, la più
lieve
traccia
nella
memoria
?"
Luoghi
,
cose
e
persone
- sì - tutto
era
divenuto
per me
diverso
; ma
infine
un
dato
, un
punto
, un
fondamento
sia pur
minimo
di
realtà
, o
meglio
, di quella che per me
era
realtà
allora, le mie
illusioni
lo avevano;
poggiava
su qualche cosa la mia
finzione
. Avevo potuto
riconoscer
vani
i miei
ricordi
, in quanto gli
aspetti
delle
cose
mi si eran
presentati
diversi
dal mio
immaginare
, eppur non
mutati
; ma le
cose
erano! Dove e quando
era
mai
stato
per me questo
Palumba
?
Ero insomma come quell'
ubriaco
che, nel
restituire
in un
canto
deserto
la
gozzoviglia
di tutta la
giornata
,
vedendosi
d'
improvviso
un
cane
sotto gli
occhi
,
assalito
da un
dubbio
atroce
, si
domandava
:
- Questo l'ho
mangiato
qui; quest'altro l'ho
mangiato
lì
; ma questo
diavolo
di
cane
dove l'ho mai
mangiato
?
- Bisogna
assolutamente
, -
dissi
a me stesso, - ch'io
vada
a
vederlo
, e che gli
parli
. Io non posso
dubitare
di lui: egli è - qua - per tutti - di
fatto
- l'
amico
più
intimo
di
Carlino
Bersi
. Io
dubito
di me -
Carlino
Bersi
- finché non lo
vedo
. Che si
scherza
?
c'
è tutta una
parte
della mia
vita
, che
vive
in un altro, e della quale non è in me la
minima
traccia
. È mai
possibile
ch'io
viva
così in un altro a me del tutto
ignoto
, senza che ne
sappia
nulla? Oh
via
!
via
! Non è
possibile
, no! Questo
cane
io non l'ho
mangiato
; questo
dottor
Palumba
dev'
essere
un
fanfarone
, uno dei
soliti
cianciatori
delle
farmacie
rurali
, che si fanno
belli
dell'
amicizia
di chiunque fuori del
cerchio
del
paesello
nativo
sia
riuscito
a farsi, comunque, un po' di
nome
, anche di
ladro
emerito
. Ebbene, se è così,
ora
lo
accomodo
io. Egli
prova
gusto
a
rappresentarmi
a tutti come il più
sciocco
burlone
di questo
mondo
?
Vado
a
presentarmigli
sotto un
finto
nome
; gli
dico
che sono il
signor
... il
signor
Buffardelli
, ecco,
amico
e
compagno
d'
arte
e di
studio
a
Roma
di
Carlino
Bersi
, venuto con lui in
Sicilia
per un'
escursione
artistica
; gli
dico
che
Carlino
è
dovuto
ritornare
a
rotta
di collo a
Palermo
per
rintracciare
alla
dogana
i nostri
bagagli
con tutti gli
attrezzi
di
pittura
, che avrebbero
dovuto
arrivare
con noi; e che intanto, avendo
saputo
della
disgrazia
capitata
al suo
dilettissimo
amico
dottor
Palumba
, ha
mandato
subito me,
Filippo
Buffardelli
, a far le
condoglianze
. Mi
presenterò
anzi con un
biglietto
di
Carlino
. Sono
sicuro
,
sicurissimo
, che egli
abboccherà
all'
amo
. Ma,
dato
e non
concesso
ch'egli
veramente
mi abbia una
volta
conosciuto
e
ora
mi
riconosca
; ebbene: non sono per lui un gran
burlone
? Gli
dirò
che ho voluto fargli questa
burla
.
Molti degli
antichi
compagni
, quasi tutti, avevano
stentato
in prima a
riconoscermi
. E difatti, sì, m'
accorgevo
io stesso d'esser molto
cambiato
, così
grasso
e
barbuto
,
adesso
, e senza più
capelli
,
ahimè
!
Mi
feci
indicare
la
casa
del
dottor
Palumba
, e
andai
.
Ah, che
sollievo
!
In un
salottino
fiorito
di tutte le
eleganze
provinciali
mi
vidi
venire innanzi uno
spilungone
biondastro
, in
papalina
e
pantofole
ricamate
, col
mento
inchiodato
sul
petto
e le
labbra
stirate
per
aguzzar
gli
occhi
a
guardare
di sui
cerchi
degli
occhiali
. Mi
sentii
subito
riavere
.
No, niente, neppure un
briciolo
di me, della mia
vita
, poteva
essere
in quell'
uomo
.
Non lo avevo mai
veduto
, di
sicuro
, né egli aveva mai
veduto
me.
-
Buff
... com'ha
detto
,
scusi
?
-
Buffardelli
, a
servirla
. Ecco qua: ho un
biglietto
per lei di
Carlino
Bersi
.
- Ah,
Carlino
!
Carlino
mio! -
proruppe
giubilante
il
dottor
Palumba
,
stringendo
e
accostando
alle
labbra
quel
biglietto
, quasi per
baciarlo
. - E come non è venuto? dov'è? dov'è
andato
? Se
sapesse
come
ardo
di
rivederlo
! Che
consolazione
sarebbe per me una sua
visita
in questo
momento
! Ma verrà... Ecco, sì... mi
promette
che verrà...
caro
!
caro
! Ma che gli è
accaduto
?
Gli
dissi
dei
bagagli
andati
a
rintracciare
alla
dogana
di
Palermo
.
Perduti
, forse? Quanto se n'
afflisse
quel
caro
uomo
!
C'
era
forse qualche
dipinto
di
Carlino
?
E
cominciò
a
imprecare
all'
infame
servizio
ferroviario
; poi a
domandarmi
se ero
amico
di
Carlino
da molto
tempo
, se stavamo
insieme
anche di
casa
, a
Roma
...
Era
maraviglioso
! Mi
guardava
fisso
fisso
, e con gli
occhiali
,
facendomi
quelle
domande
, ma non aveva negli
occhi
se non l'
ansia
di
scoprirmi
nel
volto
se
fosse
sincera
come la sua la mia
amicizia
e
pari
al suo il mio
affetto
per
Carlino
.
Risposi
alla
meglio
,
compreso
com'ero e
commosso
da quella
maraviglia
; poi lo
spinsi
a
parlare
di me.
Oh,
bastò
la
spinterella
,
lieve
lieve
, d'una
parola
: un
torrente
m'
investì
d'
aneddoti
stravaganti
, di
Carlino
bimbo
, che stava in
via
San
Pietro
e
tirava
dal
balcone
frecce
di
carta
sul
nicchio
del
padre
beneficiale
; di
Carlino
ragazzo
, che faceva la
guerra
contro i
rivali
di
piazza
San
Francesco
; di
Carlino
a
scuola
e di
Carlino
in
vacanza
; di
Carlino
, quando gli
tirarono
in
faccia
un
torso
di
cavolo
e per
miracolo
non lo
accecarono
; di
Carlino
commediante
e
marionettista
e
cavallerizzo
e
lottatore
e
avvocato
e
bersagliere
e
brigante
e
cacciatore
di
serpi
e
pescatore
di
ranocchie
; e di
Carlino
, quando
cadde
da un
terrazzo
su un
pagliajo
e sarebbe
morto
se un
enorme
aquilone
non gli avesse
fatto
da
paracadute
, e di
Carlino
...
Io stavo ad
ascoltarlo
,
sbalordito
; no, che
dico
sbalordito
? quasi
atterrito
.
C'
era
, sì,
c'
era
qualcosa, in tutti quei
racconti
, che forse
somigliava
lontanamente
ai miei
ricordi
. Erano forse, quei
racconti
,
ricamati
su lo stesso
canovaccio
de' miei
ricordi
, ma con
radi
puntacci
sgarbati
e
sbilenchi
. Potevano
essere
, insomma, quei
racconti
,
press
'a poco i miei stessi
ricordi
,
vani
allo stesso modo e
inconsistenti
, e per di più
spogliati
d'ogni
poesia
,
immiseriti
,
resi
sciocchi
, come
rattrappiti
e
adattati
al
misero
aspetto
delle
cose
, all'
affliggente
angustia
dei
luoghi
.
E come e
donde
eran potuti venire a quell'
uomo
, che mi stava di
fronte
; che mi
guardava
e non mi
riconosceva
; che io
guardavo
e... ma sì! Forse fu per un
guizzo
di
luce
che gli
scorsi
negli
occhi
, o forse per un'
inflessione
di
voce
... non
so
! Fu un
lampo
.
Sprofondai
lo
sguardo
nella
lontananza
del
tempo
e a poco a poco ne
ritornai
con un
sospiro
e un
nome
:
-
Loverde
...
Il
dottor
Palumba
s'
interruppe
,
stordito
.
-
Loverde
... sì, -
disse
. - Io mi
chiamavo
prima
Loverde
. Ma fui
adottato
, a
sedici
anni
, dal
dottor
Cesare
Palumba
,
capitano
medico
, che... Ma lei,
scusi
, come lo
sa
?
Non
seppi
contenermi
:
-
Loverde
... eh, sì...
ora
ricordo
! In
terza
elementare
, sì!... Ma...
conosciuto
appena...
- Lei, come? Lei mi ha
conosciuto
?
- Ma sì...
aspetta
...
Loverde
, il
nome
?
-
Carlo
...
- Ah,
Carlo
... dunque, come me... Ebbene, non mi
riconosci
proprio? Sono io, non mi
vedi
?
Carlino
Bersi
!
Il
povero
dottor
Palumba
restò
come
fulminato
.
Levò
le
mani
alla
testa
, mentre il
viso
gli si
scomponeva
tra
guizzi
nervosi
, quasi
pinzato
da
spilli
invisibili
.
- Lei?... tu?...
Carlino
... lei? tu?... Ma come?... io... oh
Dio
!... ma che...
Fui
crudele
, lo
riconosco
. E tanto più mi
dolgo
della mia
crudeltà
, in quanto quel
poverino
dovette
credere
senza
dubbio
ch'io avessi voluto
prendermi
il
gusto
di
smascherarlo
di
fronte
al
paese
con quella
burla
; mentre ero più che
sicuro
della sua
buona
fede
, più che
sicuro
ormai
d'
essere
stato
uno
sciocco
a
maravigliarmi
tanto, poiché io stesso avevo già
sperimentato
, tutto quel
giorno
, che non hanno alcun
fondamento
di
realtà
quelli che noi
chiamiamo
i nostri
ricordi
. Quel
povero
dottor
Palumba
credeva
di
ricordare
... S'
era
invece
composta
una
bella
favola
di me! Ma non me n'ero
composta
una anch'io, per mio
conto
, ch'
era
subito
svanita
, appena
rimesso
il
piede
nel mio
paesello
natale
? Gli ero
stato
un'
ora
di
fronte
, e non mi aveva
riconosciuto
. Ma
sfido
!
Vedeva
entro di sé
Carlino
Bersi
, non quale io ero, ma com'egli mi aveva sempre
sognato
.
Ecco, ed ero
andato
a
svegliarlo
da quel suo
sogno
.
Cercai
di
confortarlo
, di
calmarlo
; ma il
pover
uomo
, in
preda
a un
crescente
tremor
convulso
di tutto il
corpo
,
annaspando
, con gli
occhi
fuggevoli
,
pareva
andasse
in
cerca
di se stesso, del suo
spirito
che si
smarriva
, e volesse
trattenerlo
,
arrestarlo
, e non si
dava
pace
e
seguitava
a
balbettare
:
- Ma come?... che dice?... ma dunque lei... cioè, tu... tu dunque... come... non ti
ricordi
... che tu... che io...
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