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L'uomo solo
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Dono della Vergine Maria
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Dono
della
Vergine
Maria
+
Assunta
.
+
Filomena
.
+
Crocifissa
.
+
Angelica
.
+
Margherita
.
+ ...
Così: una
crocetta
e il
nome
della
figlia
morta
accanto. Cinque, in
colonna
. Poi una
sesta
, che
aspettava
il
nome
dell'
ultima
:
Agata
, a cui poco
ormai
restava
da
patire
.
Don
Nuccio
D'
Alagna
si
turò
le
orecchie
per non
sentirla
tossire
di
là
; e quasi
fosse
suo lo
spasimo
di quella
tosse
,
strizzò
gli
occhi
e tutta la
faccia
squallida
,
irta
di
peli
grigi
; poi s'
alzò
.
Era
come
perduto
in quella sua
enorme
giacca
, che non si
sapeva
più di che
colore
fosse
e che
dava
a
vedere
che anche la
carità
, se ci si
mette
, può
apparire
beffarda
. La aveva certo avuta in
elemosina
quella
vecchia
giacca
. E
don
Nuccio
, per
rimediare
, dov'
era
possibile
, al
soverchio
della
carità
,
teneva
più
volte
rimboccate
sui
magri
polsi
le
maniche
. Ma ogni cosa, come quella
giacca
, la sua
miseria
, le sue
disgrazie
, la
nudità
della
casa
pur tutta
piena
di
sole
, ma anche di
mosche
,
dava
l'
impressione
di una
esagerazione
quasi
inverosimile
.
Prima di
recarsi
di
là
,
aspettò
un
pezzetto
,
sapendo
che la
figlia
non voleva che
accorresse
a lei, subito dopo quegli
accessi
di
tosse
; e intanto
cancellò
col
dito
quel
camposanto
segnato
sul
piano
del
tavolino
.
Oltre al
lettuccio
dell'
inferma
, in quell'altra
camera
,
c'
era
soltanto
una
seggiola
sgangherata
e un
pagliericcio
arrotolato
per
terra
, che il
vecchio
ogni
sera
si
trascinava
nella
stanza
vicina
per
buttarvisi
a
dormir
vestito
. Ma eran
rimaste
stampate
a
muro
, sulla
vecchia
carta
da
parato
scolorita
, qua e
là
strappata
e con gli
strambelli
pendenti
, le
impronte
degli altri
mobili
pegnorati
e
svenduti
; e ancora
attaccato
al
muro
qualche
resto
dei
ragnateli
un
tempo
nascosti
da quei
mobili
.
La
luce
era
tanta, in quella
stanza
nuda
e
sonora
, che quasi si
mangiava
il
pallore
del
viso
emaciato
dell'
inferma
giacente
sul
letto
. Si
vedevano
solo in quel
viso
le
fosse
azzurre
degli
occhi
. Ma in
compenso
poi, tutt'intorno, sul
guanciale
un
incendio
, al
sole
, dei
capelli
rossi
di lei. E lei che,
zitta
zitta
, a quel
sole
che le veniva sul
letto
si
guardava
le
mani
, o si
avvolgeva
attorno
alle
dita
i
riccioli
di quei
magnifici
capelli
. Così
zitta
, così
quieta
, che a
guardarla
e a
guardar
poi
attorno
la
camera
, in tutta quella
luce
, se non
fosse
stato
per il
ronzio
di qualche
mosca
, quasi non sarebbe
parsa
vera
.
Don
Nuccio
,
seduto
su quell'
unica
seggiola
, s'
era
messo
a
pensare
a una cosa
bella
bella
per la
figliuola
: alla
sola
cosa a lei
ormai
desiderabile
, che
Dio
cioè le
aprisse
la
mente
, che quel
duro
patire
lì
sul
saccone
sudicio
di quel
letto
nella
casa
vuota
la
persuadesse
a
chiedere
d'esser
portata
all'
ospedale
, dove nessuna delle
sorelle
,
morte
prima,
era
voluta
andare
.
Ci si
moriva
lo stesso? No:
don
Nuccio
scoteva
un
dito
, con
convinzione
:
era
un'altra cosa; più
pulita
.
Rivedeva
difatti col
pensiero
una
lunga
corsia
,
lucida
, con tanti e tanti
lettini
bianchi
in
fila
, di qua e di
là
, e un
finestrone
ampio
in
fondo
sull'
azzurro
del
cielo
;
rivedeva
le
suore
di
carità
, con quelle
grandi
ali
bianche
in
capo
e quel
tintinnio
delle
medaglie
appese
al
rosario
, a ogni
passo
;
rivedeva
pure
un
vecchio
sacerdote
che lo
conduceva
per
mano
lungo quella
corsia
: egli
guardava
smarrito
,
angosciato
dalla
commozione
, su questo e su quel
letto
; alla
fine
il
prete
gli
diceva
: "Qua" e lo
attirava
presso la
sponda
d'uno di quei
letti
, ove
giaceva
moribonda
,
irriconoscibile
, quella
sciagurata
che, dopo avergli
messo
al
mondo
sei
creaturine
, se n'
era
scappata
di
casa
per
andar
poi a
finir
lì
. - Eccola! - Già a lui
era
morta
la prima
figlia
,
Assunta
, di
dodici
anni
.
- Come te! quella non ti
perdona
.
-
Nuccio
D'
Alagna
, - lo aveva
ammonito
severamente
il
vecchio
sacerdote
. - Siamo davanti alla
morte
.
- Sì,
padre
.
Dio
lo vuole, e io la
perdono
.
- Anche a
nome
delle
figlie
?
- Una è
morta
,
padre
. A
nome
delle altre cinque che le
terranno
dietro.
Tutte,
davvero
, una dopo l'altra. Ed egli,
ora
,
era
quasi
inebetito
. Se l'erano
portata
via
con loro, la sua
anima
, le cinque
figliuole
morte
. Per quest'
ultima
gliene
restava
un
filo
appena. Ma pur quel
filo
era
ancora
acceso
in
punta
; aveva ancora in
punta
come una
fiammellina
. La sua
fede
. La
morte
, la
vita
, gli
uomini
, da
anni
soffiavano
,
soffiavano
per
spegnergliela
: non
c'
erano
riusciti
.
Una
mattina
aveva
veduto
aprire
a un suo vicino di
casa
, che
abitava
dirimpetto
, lo
sportello
della
gabbiola
per
cacciarne
via
un
ciuffolotto
ammaestrato
ch'egli, alcuni
giorni
addietro
, gli aveva
venduto
per pochi
soldi
.
Era
d'
inverno
e
pioveva
. Il
povero
uccellino
era
venuto a
batter
le
alucce
ai
vetri
dell'
antica
finestra
, quasi a
chiedergli
ajuto
e
ospitalità
.
Aveva
aperto
la
finestra
, e che
carezze
a quel
capino
bagnato
dalla
pioggia
! Poi se l'
era
posato
su la
spalla
come un
tempo
, ed esso a
bezzicargli
il
lobo
dell'
orecchio
. Si
ricordava
dunque! Lo
riconosceva
! Ma perché quel vicino lo aveva
cacciato
via
dalla
gabbia
?
Non aveva
tardato
a
capirlo
,
don
Nuccio
. Aveva già
notato
da alcuni
giorni
, che la
gente
per
via
lo
scansava
, e che qualcuno,
vedendolo
passare
, faceva certi
atti
.
L'
uccellino
gli
era
rimasto
in
casa
, tutto l'
inverno
, a
saltellare
e a
svolare
cantando
per le due
stanzette
,
contento
di qualche
briciola
di
pane
. Poi, venuto il
bel
tempo
, se n'
era
andato
via
; non tutt'a un
tratto
, però: erano state prima
scappatine
sui
tetti
delle
prossime
case
:
ritornava
la
sera
; poi non
era
tornato
più.
E
pazienza
,
cacciar
via
un
uccellino
! Ma
cacciar
via
anche lui,
buttarlo
in
mezzo
a una
strada
, con la
figlia
moribonda
...
C'
era
coscienza
?
- La
coscienza
,
don
Nuccio
mio, io ce l'ho! Ma sono anche
ricevitore
del
lotto
- gli aveva
detto
lo
Spiga
, che da
tant'
anni
lo
teneva
nel suo
botteghino
.
Ogni
mestiere
, ogni
professione
vuole una sua
particolar
coscienza
. E uno che sia
ricevitore
del
lotto
, si può
dire
che
commetta
una
cattiva
azione
,
togliendo
il
pane
di
bocca
a un
vecchio
, il quale, con la
fama
di
jettatore
che gli hanno fatta in
paese
, certo non
chiama
più
gente
al
banco
a
giocare
?
Don
Nuccio
s'
era
dovuto
arrendere
a questa
lampante
verità
; e se n'
era
andato
da quel
botteghino
piangendo
.
Era
un
sabato
sera
; e nella
casa
dirimpetto
, quello stesso vicino che aveva
cacciato
il
ciuffolotto
dalla
gabbia
,
festeggiava
una
vincita
al
lotto
. E l'aveva
registrata
lui,
don
Nuccio
, al
banco
, la
scommessa
di quel vicino. Ecco una
prova
della sua
jettatura
.
Seduto
presso la
finestra
,
guardava
nella
casa
dirimpetto
la
mensa
imbandita
e i
convitati
che
schiamazzavano
mangiando
e
bevendo
. A un certo
punto
, uno s'
era
alzato
ed
era
venuto a
sbattergli
in
faccia
gli
scuri
della
finestra
.
Così voleva
Dio
.
Lo
diceva
senz'
ombra
d'
irrisione
,
don
Nuccio
D'
Alagna
, che se tutto questo gli
accadeva
,
era
segno
che
Dio
voleva così.
Era
anzi il suo modo d'
intercalare
. E, ogni
volta
, s'
aggiustava
sui
polsi
la
rimboccatura
delle
maniche
.
- Un
corno
! - gli
rispondeva
però,
volta
per
volta
,
don
Bartolo
Scimpri
: l'
unico
che non avesse
paura
,
ormai
, d'
avvicinarlo
.
Sperticatamente
alto
di
statura
,
ossuto
e
nero
come un
tizzone
, questo
don
Bartolo
Scimpri
, benché da parecchi
anni
scomunicato
,
vestiva
ancora da
prete
. Le
maniche
della
vecchia
tonaca
unta
e
inverdita
avevano il
difetto
opposto
di quelle della
giacca
di
don
Nuccio
: gli
arrivavano
poco più
giù
dei
gomiti
lasciandogli
scoperti
gli
avambracci
pelosi
. E
scoperti
aveva anche, sotto, non solo i
piedacci
imbarcati
in due
grossi
scarponi
contadineschi
, ma
spesso
perfino
i
fusoli
delle
gambe
cotti
dal
sole
, perché le
calze
di
cotone
a
furia
di
rimboccarle
da
capo
attortigliate
in un
punto
perché si
reggessero
, s'erano
slabbrate
e gli
ricadevano
sulla
fiocca
dei
piedi
.
Allegramente
si
vantava
della sua
bruttezza
, di quella sua
fronte
, che dalla
sommità
del
capo
calvo
pareva
gli
scivolasse
giù
giù
fino
alla
punta
dell'
enorme
naso
,
dandogli
una
stranissima
somiglianza
col
tacchino
.
- Questa è la
vela
! -
esclamava
,
battendosi
la
fronte
. - Ci
soffia
lo
spirito
divino
!
Poi si
prendeva
con due
dita
il
nasone
:
- E questo, il
timone
!
Aspirava
fortemente
una
boccata
d'
aria
e, al
rumore
che l'
aria
faceva nel
naso
otturato
,
alzava
subito quelle due
dita
e le
scoteva
in
aria
come se le
fosse
scottate
.
Era
in
guerra
aperta
con tutto il
clero
, perché il
clero
- a suo
dire
- aveva
azzoppato
Dio
. Il
diavolo
, invece, aveva
camminato
.
Bisognava
a ogni
costo
ringiovanire
Dio
, farlo
viaggiare
in
ferrovia
, col
progresso
, senza tanti
misteri
, per fargli
sorpassare
il
diavolo
.
-
Luce
elettrica
!
Luce
elettrica
! -
gridava
,
agitando
le
lunghe
braccia
smanicate
. - Lo
so
io a chi
giova
tanta
oscurità
! E
Dio
vuol
dire
Luce
!
Era
tempo
di
finirla
con tutta quella
sciocca
commedia
delle
pratiche
esteriori
del
culto
:
messe
e
quarant'
ore
. E
paragonava
il
prete
nella
lunga
funzione
del
consacrar
l'
ostia
per poi
inghiottirsela
al
gatto
che prima
scherza
col
topo
e poi se lo
mangia
.
Egli avrebbe
edificato
la
Chiesa
Nuova
. Già
pensava
ai
capitoli
della
Nuova
Fede
. Ci
pensava
la
notte
, e li
scriveva
. Ma prima
bisognava
trovare
il
tesoro
. Come? Per
mezzo
della
sonnambula
. Ne aveva una, che lo
ajutava
anche a
indovinar
le
malattie
. Perché
don
Bartolo
curava
anche i
malati
. Li
curava
con certi
intrugli
,
estratti
da
erbe
speciali
, sempre
secondo
le
indicazioni
di quella
sonnambula
.
Si
contavano
miracoli
di
guarigioni
. Ma
don
Bartolo
non se ne
inorgogliva
. La
salute
del
corpo
la
ridava
gratis
a chi avesse
fiducia
nei suoi
mezzi
curativi
.
Aspirava
a ben altro lui! A
preparare
alle
genti
la
salute
dell'
anima
.
La
gente
però non
sapeva
ancor
bene
, se
crederlo
matto
o
imbroglione
. Chi
diceva
matto
, e chi
imbroglione
.
Eretico
era
di certo; forse,
indemoniato
. Il
tugurio
dov'
abitava
, in un suo
poderetto
vicino al
camposanto
, sul
paese
,
pareva
l'
officina
d'un
mago
. I
contadini
dei
dintorni
vi si
recavano
la
notte
,
incappucciati
e con un
lanternino
in
mano
, per farsi
insegnare
dalla
sonnambula
il
luogo
preciso
di certe
trovature
,
tesori
nascosti
che
dicevano
di
saper
sotterrati
nelle
campagne
del
circondario
al
tempo
della
rivoluzione
. E mentre
don
Bartolo
addormentava
la
sonnambula
,
muto
,
spettrale
, con le
mani
sospese
sul
capo
di lei, al
lume
vacillante
d'un
lampadino
a
olio
,
tremavano
.
Tremavano
, allorché,
lasciando
nel
tugurio
la
donna
addormentata
, egli li
invitava
a
uscir
con lui all'
aperto
e li faceva
inginocchiare
sulla
nuda
terra
, sotto il
cielo
stellato
, e,
inginocchiato
anche lui, prima
tendeva
l'
orecchio
ai
sommessi
rumori
della
notte
, poi
diceva
misteriosamente
:
-
Ssss
... eccolo! eccolo!
E
levando
la
fronte
, si
dava
a
improvvisare
stranissime
preghiere
, che a quelli
parevano
evocazioni
diaboliche
e
bestemmie
.
Rientrando
,
diceva
:
-
Dio
si
prega
così, nel suo
tempio
, coi
grilli
e con le
rane
.
Ora
all'
opera
!
E se qualche
tarlo
si
svegliava
nell'
antica
cassapanca
che
pareva
una
bara
,
là
in un
angolo
, o la
fiammella
del
lampadino
crepitava
a un
soffio
d'
aria
, un
brivido
coglieva
quei
contadini
intenti
e
raggelati
dalla
paura
.
Trovato
il
tesoro
, sarebbe
sorta
la
Chiesa
Nuova
,
aperta
all'
aria
e al
sole
, senz'
altari
e senz'
immagini
. Ciò che i
nuovi
sacerdoti
vi avrebbero
fatto
,
don
Bartolo
veniva ogni
giorno
a
spiegarlo
a
don
Nuccio
D'
Alagna
, il quale
era
pure
il solo che, almeno in
apparenza
, stesse a
sentirlo
senza
ribellarsi
o
scappar
via
con le
mani
agli
orecchi
.
-
Lasciamo
fare a
Dio
! -
arrischiava
soltanto
, con un
sospiro
, a quando a quando.
Ma
don
Bartolo
gli
dava
subito sulla
voce
:
- Un
corno
!
E gli
dava
da
ricopiare
, per
elemosina
, a un tanto a
pagina
, i
capitoli
della
Nuova
Fede
che
scarabocchiava
la
notte
. Gli
portava
anche da
mangiare
e qualche
magica
droga
per la
figliuola
ammalata
.
Appena
andato
via
,
don
Nuccio
scappava
in
chiesa
a
chieder
perdono
a
Dio
Padre
, a
Gesù
, alla
Vergine
, a tutti i
Santi
, di quanto gli
toccava
d'
udire
, delle
diavolerie
che gli
toccava
di
ricopiar
la
sera
, per
necessità
. Lui come lui, si sarebbe
lasciato
piuttosto
morir
di
fame
; ma
era
per la
figlia
, per quella
povera
anima
innocente
! I
fedeli
cristiani
lo avevano tutti
abbandonato
. Poteva esser
volere
di
Dio
che in quella
miseria
,
nera
come la
pece
, l'
unico
lume
di
carità
gli venisse da quel
demonio
in
veste
da
prete
? Che fare,
Signore
, che fare? Che gran
peccato
aveva
commesso
perché anche quel
boccone
di
pane
dovesse
parergli
attossicato
per la
mano
che glielo
porgeva
? Certo un
potere
diabolico
esercitava
quell'
uomo
su lui.
-
Liberatemene
,
Vergine
Maria
,
liberatemene
Voi!
Inginocchiato
sullo
scalino
innanzi alla
nicchia
della
Vergine
,
lì
tutta
parata
di
gemme
e d'
ori
,
vestita
di
raso
azzurro
, col
manto
bianco
stellato
d'
oro
,
don
Nuccio
alzava
gli
occhi
lagrimosi
al
volto
sorridente
della
Madre
divina
. A lei si
rivolgeva
di
preferenza
perché gl'
impetrasse
da
Dio
il
perdono
, non tanto per il
pane
maledetto
che
mangiava
, non tanto per quelle
scritture
diaboliche
che gli
toccava
di
ricopiare
, quanto per un altro
peccato
, senza
dubbio
più
grave
di tutti. Lo
confessava
tremando
. Si
prestava
a farsi
addormentare
da
don
Bartolo
, come la
sonnambula
.
La prima
volta
lo aveva
fatto
per la
figlia
, per
trovare
nel
sonno
magnetico
l'
erba
che gliela
doveva
guarire
. L'
erba
non si
era
trovata
; ma egli
seguitava
ancora a farsi
addormentare
per
provar
quella
delizia
nuova
, la
beatitudine
di quel
sonno
strano
.
-
Voliamo
,
don
Nuccio
,
voliamo
! - gli
diceva
don
Bartolo
,
tenendogli
i
pollici
delle due
mani
, mentr'egli già
dormiva
e
vedeva
. - Vi
sentite
le
ali
?
Bene
,
facciamoci
una
bella
volatina
per
sollievo
. Vi
conduco
io.
La
figliuola
stava a
guardare
dal
letto
con tanto d'
occhi
sbarrati
,
sgomenta
,
angosciata
,
levata
su un
gomito
:
vedeva
le
palpebre
chiuse
del
padre
fervere
come se nella
rapidità
vertiginosa
del
volo
la
vista
di lui,
abbarbagliata
,
fosse
smarrita
nell'
immensità
d'uno
spettacolo
luminoso
.
-
Acqua
...
tant'
acqua
...
tant'
acqua
... -
diceva
difatti,
ansando
,
don
Nuccio
; e
pareva
che la sua
voce
arrivasse
da
lontano
lontano
.
-
Passiamo
questo
mare
, -
rispondeva
cupamente
don
Bartolo
con la
fronte
contratta
, quasi in un
supremo
sforzo
di
volontà
. -
Scendiamo
a
Napoli
,
don
Nuccio
:
vedrete
che
bella
città
! Poi
ripigliamo
il
volo
e
andiamo
a
Roma
a
molestare
il
papa
,
ronzandogli
attorno
in
forma
di
calabrone
.
- Ah,
Vergine
Maria
,
Madre
Santissima
, -
andava
poi a
pregar
don
Nuccio
davanti alla
nicchia
, -
liberatemi
Voi da questo
demonio
che mi
tiene
!
E lo
teneva
davvero
:
bastava
che
don
Bartolo
lo
guardasse
in un certo modo, perché d'un
tratto
avvertisse
un
curioso
abbandono
di tutte le
membra
, e gli
occhi
gli si
chiudessero
da sé. E prima ancora che
don
Bartolo
ponesse
il
piede
su la
scala
, egli,
seduto
accanto alla
figlia
,
presentiva
ogni
volta
, con un
tremore
di tutto il
corpo
, la venuta di lui.
- Eccolo, viene, -
diceva
.
E, poco dopo, difatti, ecco
don
Bartolo
che
salutava
il
padre
e la
figlia
col
cupo
vocione
:
-
Benedicite
.
- Viene, -
disse
anche quel
giorno
don
Nuccio
alla
figlia
, la quale, dopo quel
forte
assalto
di
tosse
, s'
era
sentita
subito
meglio
,
davvero
sollevata
, e
insolitamente
s'
era
messa
a
parlare
, non di
guarigione
, no -
fino
a tanto non si
lusingava
- ma, chi
sa
! d'una breve
tregua
del
male
, che le
permettesse
di
lasciare
un po' il
letto
.
Sentendola
parlar
così,
don
Nuccio
s'
era
sentito
morire
. O
Vergine
Maria
, che quello
fosse
l'
ultimo
giorno
? Perché anche le altre
figliuole
, così: - "
Meglio
,
meglio
," - ed erano
spirate
poco dopo. Questa, dunque, la
liberazione
che la
Vergine
gli
concedeva
? Ah, ma non questa, non questa aveva
invocata
tante
volte
; ma la propria
morte
: ché la
figlia
, allora, nel
vedersi
sola
, si sarebbe
lasciata
portare
all'
ospedale
.
Doveva
restar
solo lui, invece?
assistere
anche alla
morte
di quell'
ultima
innocente
? Così voleva
Dio
?
Don
Nuccio
strinse
le
pugna
. Se la sua
figliuola
moriva
, egli non aveva più
bisogno
di nulla; di nessuno; tanto meno poi di colui che,
soccorrendo
ai
bisogni
del
corpo
, gli
dannava
l'
anima
.
Si
levò
in
piedi
; si
premette
forte
le
mani
sulla
faccia
.
-
Papà
, che hai? - gli
domandò
la
figlia
,
sorpresa
.
- Viene, viene, -
rispose
, quasi
parlando
tra sé; e
apriva
e
chiudeva
le
mani
, senza
curarsi
di
nascondere
l'
agitazione
.
- E se viene? - fece
Agatina
,
sorridendo
.
- Lo
caccio
via
! -
disse
allora
don
Nuccio
; e
uscì
risoluto
dalla
camera
.
Questo voleva
Dio
, e perciò lo
lasciava
in
vita
e gli
toglieva
la
figlia
: voleva un
atto
di
ribellione
alla
tirannia
di quel
demonio
; voleva
dargli
tempo
di far
penitenza
del suo gran
peccato
. E
mosse
incontro
a
don
Bartolo
per
fermarlo
sull'
entrata
.
Don
Bartolo
saliva
pian
piano
gli
ultimi
scalini
.
Alzò
il
capo
,
vide
don
Nuccio
sul
pianerottolo
a
capo
di
scala
e lo
salutò
al
solito
:
-
Benedicite
.
-
Piano
,
fermatevi
, -
prese
a
dire
concitatamente
don
Nuccio
D'
Alagna
, quasi senza
fiato
,
parandoglisi
davanti, con le
braccia
protese
. - Qua
oggi
deve
entrare
il
Signore
, per mia
figlia
.
- Ci siamo? -
domandò
afflitto
e
premuroso
don
Bartolo
,
interpretando
l'
agitazione
del
vecchio
come
cagionata
dall'
imminente
sciagura
. -
Lasciatemela
vedere
.
- No, vi
dico
! -
riprese
convulso
don
Nuccio
,
trattenendolo
per un
braccio
. - In
nome
di
Dio
vi
dico
: non
entrate
!
Don
Bartolo
lo
guardò
,
stordito
.
- Perché?
- Perché
Dio
mi
comanda
così!
Andate
via
! L'
anima
mia forse è
dannata
; ma
rispettate
quella d'una
innocente
che sta per
comparire
davanti alla
giustizia
divina
!
- Ah, mi
scacci
? -
disse
trasecolato
don
Bartolo
Scimpri
,
appuntandosi
l'
indice
d'una
mano
sul
petto
. -
Scacci
me? -
incalzò
,
trasfigurandosi
nello
sdegno
,
drizzandosi
sul
busto
. - Anche tu dunque,
povero
verme
, come tutta questa
mandra
di
bestie
, mi
credi
un
demonio
?
Rispondi
!
Don
Nuccio
s'
era
addossato
al
muro
presso la
porta
: non si
reggeva
più in
piedi
, e a ogni
parola
di
don
Bartolo
pareva
diventasse
più
piccolo
.
-
Brutto
vigliacco
ingrato
! -
seguitò
questi allora. - Anche tu ti
metti
contro di me,
codiando
la
gente
che t'ha
preso
a
calci
come un
cane
rognoso
?
Mordi
la
mano
che t'ha
dato
il
pane
? Io, t'ho
dannato
l'
anima
?
Verme
di
terra
! ti
schiaccerei
sotto il
piede
, se non mi facessi
schifo
e
pietà
insieme
!
Guardami
negli
occhi
!
guardami
! Chi ti
darà
da
sfamarti
? chi ti
darà
da
sotterrare
la
figlia
?
Scappa
,
scappa
in
chiesa
,
va'
a
chiederlo
a quella tua
Vergine
parata
come una
sgualdrina
!
Rimase
un
pezzo
a
fissarlo
con
occhi
terribili
; poi, come se, in
tempo
che lo
fissava
, avesse
maturato
in sé una
feroce
vendetta
,
scoppiò
in una
risata
di
scherno
;
ripeté
tre
volte
, con
crescente
sprezzo
:
-
Bestia
...
bestia
...
bestia
...
E se n'
andò
.
Don
Nuccio
cadde
sui
ginocchi
,
annichilito
. Quanto
tempo
stette
lì
, sul
pianerottolo
, come un
sacco
vuoto
? Chi lo
portò
in
chiesa
, davanti alla
nicchia
della
Vergine
? Si
ritrovò
là
, come in
sogno
,
prosternato
, con la
faccia
sullo
scalino
della
nicchia
; poi,
rizzandosi
sui
ginocchi
, un
flutto
di
parole
che non gli
parvero
nemmeno sue gli
sgorgò
fervido
,
impetuoso
dalle
labbra
:
- Tanto ho
penato
, tante ne ho
viste
, e ancora non ho
finito
...
Vergine
Santa
, e sempre V'ho
lodata
!
Morire
io prima, no, Voi non avete voluto: sia fatta la Vostra
santa
volontà
!
Comandatemi
, e sempre,
fino
all'
ultimo
, V'
ubbidirò
! Ecco, io stesso, con le mie
mani
sono venuto a
offrirvi
l'
ultima
figlia
mia, l'
ultimo
sangue
mio:
prendetevela
presto,
Madre
degli
afflitti
; non me la
fate
penare
più! Lo
so
, né
soli
né
abbandonati
: abbiamo l'
ajuto
Vostro
prezioso
, e a
codeste
mani
pietose
e
benedette
ci
raccomandiamo
. O
sante
mani
, o
dolci
mani
,
mani
che
sanano
ogni
piaga
:
beato
il
capo
su cui si
posano
in
cielo
!
Codeste
mani
, se io ne sono
degno
,
ora
mi
soccorreranno
, m'
ajuteranno
a
provvedere
alla
figlia
mia. O
Vergine
santa
, i
ceri
e la
bara
. Come farò? Farete Voi:
provvederete
Voi: è
vero
? è
vero
?
E a un
tratto
, nel
delirio
della
preghiera
,
vide
il
miracolo
. Un
riso
muto
, quasi da
pazzo
, gli s'
allargò
smisuratamente
nella
faccia
trasfigurata
.
- Sì? -
disse
, e
ammutolì
subito dopo,
piegandosi
indietro
,
atterrito
, a
sedere
sui
talloni
, con le
braccia
conserte
al
petto
.
Sul
volto
della
Vergine
, in un
baleno
, il
sorriso
degli
occhi
e delle
labbra
s'
era
fatto
vivo
; le
ferveva
negli
occhi
,
vivo
, il
riso
delle
labbra
; e da quelle
labbra
egli
vide
muoversi
senza
suono
di
voce
una
parola
:
-
Tieni
.
E la
Vergine
moveva
la
mano
, da cui
pendeva
un
rosario
d'
oro
e di
perle
.
-
Tieni
, -
ripetevano
le
labbra
, più
visibilmente
, poiché egli se ne stava
lì
come
impietrito
.
Vive
,
Dio
,
vive
,
vive
quelle
labbra
; e con così
vivo
,
vivo
e
pressante
invito
il
gesto
della
mano
e anche del
capo
, anche del
capo
ora
,
accompagnava
l'
offerta
, che egli si
sentì
forzato
a
protendersi
, ad
allungare
una
mano
tremante
verso la
mano
della
Vergine
; e già stava per
riceverne
il
rosario
, quando dall'
ombra
dell'altra
navata
della
chiesa
un
grido
rimbombò
come un
tuono
:
- Ah,
ladro
!
E
don
Nuccio
cadde
, come
fulminato
.
Subito un
uomo
accorse
,
vociando
, lo
afferrò
per le
braccia
, lo
tirò
su in
piedi
,
scrollandolo
,
malmenandolo
.
-
Ladro
!
vecchio
e
ladro
! Dentro la
casa
del
Signore
?
Spogliare
la
santa
Vergine
?
Ladro
!
ladro
!
E lo
trascinava
, così
apostrofandolo
e
sputandogli
in
faccia
, verso la
porta
della
chiesa
.
Accorse
gente
dalla
piazza
, e
ora
tra un
coro
d'
imprecazioni
rafforzate
da
calci
, da
sputi
e da
spintoni
,
don
Nuccio
D'
Alagna
,
insensato
:
-
Dono
, -
balbettava
gemendo
, -
dono
della
Vergine
Maria
...
Ma
intravedendo
su la
piazza
assolata
l'
ombra
del
cippo
che
sorgeva
davanti la
chiesa
, come se quell'
ombra
si
rizzasse
d'
improvviso
dalla
piazza
,
assumendo
l'
immagine
di
don
Bartolo
Scimpri
,
colossale
, che
scoteva
il
capo
di
nuovo
in quella sua
risata
diabolica
,
diede
un
grido
e s'
abbandonò
,
inerte
, tra le
braccia
della
gente
che lo
trascinava
.
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