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Luigi Pirandello
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Il bottone della palandrana
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Il
bottone
della
palandrana
Non
gridarono
; non fecero
chiasso
. A
bassa
voce
, anzi senza
voce
, l'uno di
fronte
all'altro, prima l'uno e poi l'altro, si
sputarono
in
faccia
l'
accusa
:
-
Spia
!
-
Ladro
!
E
seguitarono
così -
spia
!
ladro
! - come se non volessero più
finire
,
allungando
ogni
volta
il collo, come fanno i
galli
a
pinzare
, e
pigiando
a
mano
a
mano
sempre più, l'uno su l'i di
spia
, l'altro su l'a di
ladro
.
Gli
alberetti
,
affacciati
di qua e di
là
dai
muri
di
cinta
che
incassavano
quella
viuzza
stretta
e
sassosa
tra i
campi
,
pareva
stessero
a
godersi
la
scena
.
Perché quelli di qua
sapevano
da qual
parte
del
muro
Meo
Zezza
s'
era
poc'
anzi
collato
; quelli di
là
, dove
don
Filiberto
Fiorinnanzi
si
teneva
prima
nascosto
.
E di qua e di
là
,
passeri
,
cince
e
beccafichi
, quasi n'avessero avuto il
segnale
dagli
alberetti
in
vedetta
,
accompagnavano
con un
coro
di
sfrenata
ilarità
quell'
aspra
rissa
sottovoce
, a
petto
a
petto
,
ferma
ancora su quelle due
parole
, che invece di
levarsi
su,
acute
, si
stiracchiavano
pigiate
sempre più dallo
sprezzo
:
-
Spiiia
!
-
Laaadro
!
-
Spiiiia
!
-
Laaaadro
!
E alla
fine
, quando entrambi
sentirono
di essersi
raschiata
la
gola
e
credettero
d'aver ciascuno
impresso
su la
grinta
dell'altro,
indelebilmente
, il
marchio
d'
infamia
contenuto
in quella
parola
tante
volte
e con tanta
veemenza
ripetuta
, si
voltarono
le
spalle
, e Meo
Zezza
prese
di qua e
don
Filiberto
Fiorinnanzi
di
là
,
frementi
,
ansimanti
,
schizzando
faville
dagli
occhi
,
stirandosi
il collo in su, il
panciotto
in
giù
, e
ripetendo
, fra il
tremolio
delle
labbra
aride
, quello: -
Spia
...
spia
...
spia
... - e questo: -
Ladro
...
ladro
...
ladro
...
Ultimi
guizzi
della
fiammata
.
Ma l'
ira
e lo
sdegno
si
riaccesero
in
don
Filiberto
Fiorinnanzi
, appena
varcata
la
soglia
di
casa
.
Spia
, lui?
Si
sentiva
tutto
insozzato
da quella
parola
; e si
levò
,
sbuffando
, la
palandrana
.
Spia
, un
galantuomo
, perché s'
accorge
di un
ladro
, che da
tant'
anni
ruba
a
man
salva
?
E, con le
mani
che ancora gli
ballavano
, si
mise
a
spazzolar
la
palandrana
, prima di
riporla
nell'
armadio
.
Ma a chi e quando aveva lui
denunziato
i
furti
continuati
di quel
ladro
? Non aveva mai
aperto
bocca
con nessuno, mai! Si
era
solamente
contentato
,
fino
a poco
tempo
fa, di
fissarlo
: ecco, sì, di
guatare
Meo
Zezza
in un certo modo
speciale
, quando costui, sempre tutto
fremente
di
calda
bestialità
festosa
, gli s'
appressava
e, con un
lustro
sguajato
negli
occhi
e nei
denti
,
accennava
con le
manacce
paffute
e
pelose
di
toccarlo
qua e
là
.
Rigido
,
interito
, egli aveva
schivato
quei
toccamenti
, e con una
grave
opaca
durezza
di
sguardo
nei
grossi
occhi
sempre un po'
ingialliti
dalle
continue
bili
che si
pigliava
, gli aveva
chiaramente
significato
, che s'
era
accorto
e
sapeva
.
-
Ladro
...
ladro
... -
andava
ancora
ripetendo
aggirandosi
per la
stanza
, in
maniche
di
camicia
, e
tastando
qua e
là
con
dita
ignare
e
malferme
questo e quell'
oggetto
.
Alla
fine
sedette
stanco
morto
,
appiè
del
letto
, e si
mise
a
guardare
la
candela
, come se gli
paresse
strano
che essa
quietamente
ardesse
sul
comodino
da
notte
e lo
invitasse
, come ogni
sera
, ad
andare
a
letto
.
Non si
ricordava
d'
averla
accesa
.
Finì
di
spogliarsi
; si
cacciò
sotto le
coperte
; ma per quella
notte
non poté
chiudere
occhio
.
Da molti
anni
, dopo molte e
intricatissime
meditazioni
,
credeva
d'
essere
riuscito
a
darsi
una
spiegazione
sufficiente
di tutte le
cose
; a
sistemarsi
insomma il
mondo
per suo
conto
; e
pian
piano
s'
era
messo
a
camminarci
dentro, non molto
sicuro
, no, anzi con l'
animo
sempre un po'
sospeso
e
pericolante
, nell'
aspettativa
d'una qualche
improvvisa
violenza
, che glielo
buttasse
all'
aria
tutt'a un
tratto
,
sgarbatamente
.
S'
era
da un
pezzo
costituito
esempio
a tutti di
compostezza
e di
misura
, nel
trattar
gli
affari
, nelle
discussioni
che si facevano al
circolo
o nei
caffè
, in tutti gli
atti
, nel modo anche di
vestire
e di
camminare
. E
Dio
sa
quanto
doveva
costargli
tenere
anche d'
estate
rigorosamente
abbottonata
quella sua
palandrana
vecchiotta
, sì, ma
piena
di
gravità
e di
decoro
, e
regger
su
ritto
quel suo
testone
inteschiato
e
venoso
sul lungo collo
esilissimo
per
sostenere
la
rigida
austerità
del
portamento
.
Voleva che il suo
sguardo
, il suo
mostrarsi
a ogni
bisogno
fossero
tacito
ammonimento
o
muta
riprensione
;
specchio
,
sostegno
,
intoppo
,
consiglio
. È
vero
che, sempre, per
paura
che lo
specchio
fosse
appannato
dai
fiati
brutali
della
plebe
, o che il
sostegno
fosse
scalzato
con qualche
spintone
che lo
mandasse
a
schizzar
lontano
,
soleva
tenersi
alquanto
discosto
; ma pur sempre
restava
con tutto il
corpo
a far
atto
di volersi
appressare
e
parare
e
moderare
,
secondo
i
casi
.
Soffriva
indicibilmente
nelle
dita
vedendo
qualcuno
andar
per
via
con la
giacca
sbottonata
o col
giro
della
cravatta
fuori del
colletto
; avrebbe
pagato
lui, di sua
borsa
, un
operajo
per
dare
una
mano
di
vernice
allo
zoccolo
dello
sporto
nella
bottega
di
faccia
al
caffè
,
rifatto
nuovo
e
lasciato
lì
di
legno
grezzo
; e ogni
sera
se ne
tornava
oppresso
e
sbuffante
dalla
passeggiata
fino
in
fondo
al
viale
all'
uscita
del
paese
, dopo aver
constatato
, che ancora (dopo tanti
mesi
) dal
Municipio
non
era
venuto l'
ordine
di
rimettere
un
vetro
rotto
all'
ultimo
lampione
di quel
viale
. Come se tutt'intorno l'
universo
s'
imperniasse
in quel
lampione
rotto
,
don
Filiberto
Fiorinnanzi
non aveva più
pace
.
L'
incuria
, la
rilassatezza
altrui lo
offendevano
; se
protratte
, lo
esacerbavano
, ma, a poco a poco, per
quietarsi
, per
salvare
quella sua
sistemazione
dell'
universo
, si
metteva
a
escogitar
scuse
e
attenuanti
a quell'
incuria
, a quella
rilassatezza
. E ci
riusciva
alla
fine
; ma con questo: che la
sistemazione
, a
mano
a
mano
,
accogliendo
quelle
scuse
e quelle
attenuanti
,
perdeva
di
rigidità
, s'
ammolliva
,
pencolava
di qua e di
là
; e
don
Filiberto
si
vedeva
da un altro
canto
costretto
a
darsi
pena
per
tenerla
su, a
furia
di
rincalzi
,
ora
da una
parte
,
ora
dall'altra.
Santo
Dio
,
era
giunto
finanche
ad
ammettere
che si potesse
rubare
! Si, ma con una certa
discrezione
, almeno; per modo che il
ladro
salisse
a poco a poco nella
stima
e nel
rispetto
della
gente
onesta
e desse
tempo
a
considerare
che dopo tutto forse non è tanto
ladro
il
ladro
, quanto
imbecille
chi si
lascia
rubare
.
Il
caso
di Meo
Zezza
era
veramente
grave
. In pochissimo
tempo
costui
era
saltato
su, coi
denari
rubati
, a
pretendere
, a
imporre
una
considerazione
che gli
doveva
assolutamente
esser
negata
; a
trattare
confidenzialmente
, a tu per tu, con chi per
nascita
, per
età
, per
educazione
doveva
essergli e
restargli
superiore
. E poi qua non si poteva in nessun modo
ammettere
che
fosse
imbecille
il
padrone
a cui Meo
Zezza
rubava
. Si
sapeva
anzi a
Forni
, che il
marchese
Di
Giorgi-Decarpi
amministrava
i suoi
vastissimi
beni
così
esemplarmente
, che ogni
anno
gli
alunni
delle
scuole
commerciali
erano
condotti
dai loro
professori
a
studiare
il
congegno
di quell'
amministrazione
come un
modello
del
genere
.
Circa
trent'
anni
fa, il
padre
del
Marchese
aveva
rischiato
tutti i suoi
capitali
nella
grande
impresa
del
prosciugamento
delle
paludi
dell'
Irbio
, ed
era
morto
prima di
veder
l'
esito
felice
dell'
impresa
. Il
figliuolo
,
giovanissimo
,
ora
si
godeva
in
città
la
rendita
d'una delle più
estese
e
ubertose
tenute
del
mezzogiorno
d'
Italia
. Non
era
mai venuto neppure una
volta
a
visitarla
, è
vero
; ma il
merito
dell'
amministrazione
era
suo. La
tenuta
era
divisa
in
settori
; ogni
settore
, con a
capo
un
ministro
,
comprendeva
dieci
poderi
. Uno dei
ministri
era
Meo
Zezza
.
Come mai una così
specchiata
amministrazione
non si
rendeva
conto
dei
furti
continuati
e così
esorbitanti
di quel
cagliostro
?
Saltavano
agli
occhi
di tutti; e lui stesso lo
Zezza
, lui stesso, con la sua
espansiva
spontaneità
di
bestia
impudente
, quasi non ne faceva più
mistero
.
Levatosi
la
mattina
appresso, con negli
orecchi
ancora il
fischio
di quella
parola
:
spia
,
don
Filiberto
Fiorinnanzi
fece
animo
risoluto
.
Serrò
i
denti
;
serrò
le
pugna
.
Doveva
aver
fine
,
perdio
, una così
enorme
sconcezza
, una
siffatta
oltracotanza
.
Spia
? Ebbene, sì,
spia
.
Raccoglieva
la
sfida
. Avrebbe
steso
una
formale
denunzia
di tutti i
furti
perpetrati
da colui in tanti
anni
.
Ci
lavorò
una
decina
di
giorni
. Quando alla
fine
ne venne a
capo
, si
chiuse
più
rigidamente
che mai nell'
austera
palandrana
, e senza
punto
nascondersi
, con la
denunzia
sotto il
braccio
,
prese
posto
nella
vettura
che
conduceva
alla
stazione
ferroviaria
, e
parti
per la
città
.
Appena
giunto
, si
recò
difilato
all'
amministrazione
del
marchese
Di
Giorgi-Decarpi
.
Subito,
entrando
, si
sentì
compreso
di tanta
riverenza
e
ammirazione
, che non solo non si ebbe a
male
delle molte
difficoltà
che gli furono
opposte
per esser
ricevuto
dal
signor
Marchese
, ma anzi se ne
compiacque
assai e le
approvò
tutte e vi si
sottomise
con
infiniti
inchini
e
sorrisi
di
beatitudine
.
Era
il
regno
dell'
ordine
, quello! L'
interno
d'un
orologio
. Tutto
lucido
e
preciso
.
Usceri
in
livrea
;
scale
di
marmo
,
corridoj
da
potercisi
specchiare
, con
magnifiche
guide
,
illuminati
a
luce
elettrica
,
riscaldati
a
termosifone
; e per tutto
tabelle
:
Sezione
I,
Sezione
II,
Sezione
III, e a ogni
uscio
l'
indicazione
dell'
ufficio
. L'
illustrissimo
signor
Marchese
non
concedeva
udienza
se non nei
giorni
fissati
e nelle
ore
fissate
: il
mercoledì
e il
sabato
, dalle 10 alle
11
: e, per
essere
ammessi
a quelle
udienze
,
bisognava
farne
domanda
due
giorni
avanti,
riempiendo
un
modulo
a
stampa
sul
primo
tavolino
della
seconda
stanza
della
segreteria
particolare
, al
primo
piano
,
Sezione
I,
secondo
corridojo
a
destra
. Per chi avesse
fretta
e non potesse
aspettare
quei
giorni
fissati
,
c'
era
l'
ufficio
delle
comunicazioni
urgenti
, nello stesso
piano
, alla stessa
Sezione
,
primo
corridojo
a
sinistra
,
uscio
terzo
.
- No no, ah no no... -
disse
don
Filiberto
.
Le
comunicazioni
, ch'egli aveva da fare, non erano tanto
urgenti
quanto
gravi
, e voleva farle al
Marchese
direttamente
.
- Viene
apposta
da
Forni
? - gli
domandò
il
capo-usciere
.
-
Sissignore
, da
Forni
,
apposta
.
- Ma
oggi
è
giovedì
.
- Non fa nulla. Se questa è la
regola
,
aspetterò
fino
a
sabato
, alle dieci.
Il
capo-uscere
si
rivolse
allora a un
ragazzotto
anch'esso in
livrea
.
-
Va'
su a
prendere
un
modulo
!
Ma
don
Filiberto
Fiorinnanzi
non volle
assolutamente
permetterlo
.
- No no,
scusi
, che
c'
entra
?
Vado
io,
vado
io.
E
risalì
a
riempire
il
modulo
a
stampa
sul
primo
tavolino
della
seconda
stanza
della
segreteria
particolare
, al
primo
piano
,
Sezione
I,
secondo
corridojo
a
destra
.
Si
preparò
in quei due
giorni
all'
udienza
,
raccogliendo
come a un
supremo
cimento
tutte le sue
facoltà
mentali
. Un
esordio
, breve, perché certo il
Marchese
non poteva aver
tempo
d'
ascoltare
parole
che non si
riferissero
a
fatti
; ma egli
doveva
pure
, innanzi tutto,
dichiarare
l'
animo
e le
ragioni
che lo
movevano
a quella
denunzia
; poi,
punto
per
punto
, avrebbe
esposto
i
fatti
.
Era
felice
di
mettere
a
servizio
l'
opera
sua,
disinteressatamente
, contro quel
ladro
che con tanta
pervicacia
s'
accaniva
a
imbrogliare
un
ordine
di
cose
così
maravigliosamente
costituito
.
La
mattina
del
sabato
, dieci
minuti
prima dell'
ora
fissata
, si
trovò
nell'
anticamera
della
segreteria
particolare
.
Era
il
primo
iscritto
e, appena
scoccate
le dieci, fu
introdotto
alla
presenza
del
Marchese
.
Era
costui un
omettino
a cui la
raffinata
eleganza
dell'
abito
non
riusciva
a
togliere
, anzi
accresceva
una certa
ispida
acerbità
campagnuola
. La
spalliera
del
seggiolone
su cui stava
seduto
innanzi alla
scrivania
gli
superava
d'un
palmo
la
testa
.
Inchinò
appena il
capo
in
risposta
al
profondo
ossequio
del
visitatore
; con la
mano
gli
fe'
cenno
di
sedere
; poi
poggiò
un
gomito
sul
bracciuolo
e
abbassò
la
fronte
sulla
palma
,
nascondendovi
un
occhio
.
L'altro
occhio
,
armato
da una
rigida
caramella
cerchiata
di
tartaruga
,
don
Filiberto
Fiorinnanzi
se lo
vide
piantare
in
faccia
con una
fissità
così
dura
e
ostile
e
persistente
, che
sentì
gelarsi
il
sangue
nelle
vene
e
imbrogliarsi
in
bocca
le
parole
del breve
esordio
con tanto
studio
preparato
.
Quell'
occhio
diffidava
; quell'
occhio
non
credeva
al
disinteresse
; quell'
occhio
severissimamente
lo
ammoniva
a non
dir
cosa che non avesse
prova
e
fondamento
nei
fatti
, e con
inflessibile
acume
scrutava
attraverso ogni
parola
che gli
usciva
con
tremore
dalle
labbra
.
Se non che, a un certo
punto
, il
Marchese
si
tolse
la
mano
dalla
fronte
, e
scoprì
l'altro
occhio
: un
languido
,
melenso
occhio
svogliato
, un
occhio
che, per così
dire
,
sbadigliava
e che si
rivolgeva
al
visitatore
, come a
chieder
pietà
.
Don
Filiberto
Fiorinnanzi
si
sentì
a un
tratto
crollare
in
fondo
allo
stomaco
tutte le
viscere
sospese
.
Quell'
occhio
, quell'
occhio
che gli aveva
incusso
tanto
terrore
,
era
...
era
dunque
finto
? di
vetro
? Ah
Dio
, sì, di
vetro
. E dunque il
Marchese
,
tenendo
coperto
quello
vero
, non solo non lo aveva
finora
così
terribilmente
fissato
e
scrutato
e
minacciato
, ma neppure s'
era
curato
di
veder
chi
fosse
entrato
a
parlargli
; e forse non aveva neanche
ascoltato
nulla di quanto egli con tanta
trepidazione
gli aveva
detto
.
- Vengo...
signor
Marchese
... vengo ai
fatti
...
balbettò
tutto
smorto
e
smarrito
.
- Ecco, sì, mi
faccia
questa
grazia
, -
miagolò
il
Marchese
.
E
posando
il
pugno
,
ora
, sulla
scrivania
, vi
appoggiò
la
fronte
. Non si
rimosse
più da quella
positura
.
Don
Filiberto
Fiorinnanzi
poteva
supporre
che
dormisse
. Alla
fine
,
alzò
la
fronte
dal
pugno
;
disse
:
-
Permette
?
E
stese
la
mano
a
ricevere
il
foglio
della
denunzia
. Lo
scorse
sbadatamente
; poi si
cacciò
una
mano
in
tasca
, ne
trasse
un
mazzetto
di
chiavi
,
aprì
un
cassetto
dello
stipo
accanto alla
scrivania
, ne
prese
una
carta
, la
pose
accanto al
foglio
, e su questo con un
lapis
turchino
si
mise
a far
brevi
segni
di
richiamo
, a
mano
a
mano
che
leggeva
in quella. Quand'ebbe
terminato
, senza
dir
nulla,
porse
a
don
Filiberto
Fiorinnanzi
il suo
foglio
segnato
e quella
carta
tratta
dallo
stipo
.
Don
Filiberto
,
perplesso
,
imbalordito
,
guardò
l'uno e l'altra, poi il
Marchese
, poi di
nuovo
il suo
foglio
e quella
carta
, e s'
accorse
che in questa erano già
esposti
, quasi con lo stesso
ordine
, tutti i
furti
dello
Zezza
, ch'egli
era
venuto a
denunziare
.
- Ah dunque... -
disse
, appena poté
rinvenire
dallo
sbalordimento
, - ah, dunque a Vostra
Signoria
... a Vostra
Signoria
Illustrissima
... erano già
noti
...
- Come
vede
, - lo
interruppe
freddamente
il
Marchese
. - E anzi, se ella
guarda
più
attentamente
nella mia
carta
,
vedrà
che ci son
noverati
molti altri
furti
che non si
trovano
nella sua
denunzia
.
- Già... già...
vedo
...
vedo
... -
riconobbe
più che mai
smarrito
nello
stupore
,
don
Filiberto
. - Ma dunque...
Il
piccolo
Marchese
tornò
ad
appoggiare
il
gomito
sul
bracciuolo
e a
nascondersi
con la
mano
l'
occhio
sano
,
stanco
e
svogliato
.
-
Caro
signore
, -
sospirò
, - e che vuole che me n'
importi
?
La
terribile
fissità
dell'
occhio
di
vetro
,
armato
della
caramella
cerchiata
di
tartaruga
, fece un
contrasto
orribile
con la
stanchezza
di questo
sospiro
.- Sono
cose
, -
seguitò
, - che
esorbitano
dalla mia
amministrazione
.
-
Esorbitano
?
- Già. Noi qua
dobbiamo
guardare
e
guardiamo
Zezza
ministro
. Come tale, lo abbiamo
trovato
sempre
ineccepibile
.
Zezza
uomo
non ci
riguarda
,
caro
signore
.
Dirò
di più: è per noi anzi un
vantaggio
, che egli sia così
ladro
, o
piuttosto
così
desideroso
di
arricchirsi
. Mi
spiego
. Agli altri
ministri
che si
tengono
paghi
, più o meno, al loro
stipendio
soltanto
, non
preme
affatto che i
poderi
rendano
qualche cosa di più di quello che potrebbero
rendere
.
Preme
invece allo
Zezza
, perché, oltre che a noi, essi
debbono
rendere
anche a lui. E il
risultato
è questo: che nessuno dei
settori
ci
rende
tanto quanto quello di cui
Zezza
è
ministro
.
- Ma dunque... - fece ancora una
volta
, come in un
singhiozzo
,
don
Filiberto
.
- Oh, dunque, -
ripigliò
alzandosi
per
licenziarlo
il
Marchese
, - io la
ringrazio
tanto, a ogni modo,
caro
signore
, dell'
incomodo
che Ella ha voluto
prendersi
; quantunque... oh
Dio
, sì... forse avrebbe potuto
immaginarsi
che a una
amministrazione
come la mia questi
fatti
non potevano
restare
ignoti
. Questi e altri, com'Ella ha potuto
vedere
. Ma a ogni modo, io la
ringrazio
e me le
professo
gratissimo
. Si stia
bene
,
caro
signore
.
Don
Filiberto
Fiorinnanzi
uscì
stordito
,
stonato
,
insensato
addirittura
, dalla
sede
dell'
amministrazione
.
- E dunque...
La
conclusione
l'aveva in
mano
.
Un
bottone
della
palandrana
.
Sentendo
parlare
a quel modo il
Marchese
, se l'
era
tante
volte
rigirato
sul
petto
, quel
bottone
, che esso alla
fine
gli s'
era
staccato
e gli
era
rimasto
tra le
dita
.
Ma,
ormai
, a che gli
serviva
più? Poteva
bene
andar
per
via
con la
palandrana
sbottonata
, e anche
svoltata
, con le
maniche
alla
rovescia
, e anche col
cappello
assettato
sotto sopra sul
capo
.
L'
universo
,
ormai
, per
don
Filiberto
Fiorinnanzi
era
tutto quanto e per sempre
scombussolato
.
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