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Luigi Pirandello
Donna Mimma
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Donna Mimma studia.
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Donna
Mimma
studia
.
Palermo
. Vi
arriva
di
sera
Donna
Mimma
:
piccola
, nell'
immensa
piazza
della
stazione
.
Oh
Gesù
,
lune
? che sono?
Venti
,
trenta
attorno
. È una
piazza
? Che
grandezza
! Ma per dove?
- Di qua, di qua!
Fra tutti quei
palazzi
,
incubi
d'
ombre
gigantesche
straforate
da
lumi
,
accecata
da tanto
rimescolio
sotto, di
sbarbagli
, e sopra da tanti
strisci
luminosi
,
file
,
collane
di
lampade
per
vie
lunghe
diritte
senza
fine
, tra il
tramestio
di
gente
che le
balza
di qua, di
là
,
improvvisa
,
nemica
, e il
fracasso
che da ogni
parte
la
investe
,
assordante
, di
vetture
che
scappano
precipitose
, non
avverte
, in quello
stupore
rotto
da
continui
sgomenti
, se non la
violenza
da cui dentro è
tenuta
e a cui
via
via
si
strappa
per
cacciarsi
a
forza
in quello
scompiglio
d'
inferno
, dopo l'
intronamento
e la
vertigine
del
viaggio
in
ferrovia
, il
primo
in
vita
sua.
Gesù
, la
ferrovia
!
Montagne
,
pianure
che si
movevano
,
giravano
, e
scappavano
,
via
con gli
alberi
,
via
con le
case
sparse
e i
paesi
lontani
; e di
tratto
in
tratto
l'
urto
violento
d'un
palo
telegrafico
;
fischi
,
scossoni
: lo
spavento
dei
ponti
e delle
gallerie
, una dopo l'altra;
abbagli
e
accecamenti
,
vento
e
soffocazione
in quella
tempesta
di
strepiti
, nel
bujo
...
Gesù
!
Gesù
!
- Come
dici
?
Non
sente
nulla, non
sa
più
buttare
i
piedi
, si
tiene
stretta
accosto
al
nipote
che l'
accompagna
-
giovanotto
,
stendardo
della
casa
- ah!
padrone
del
mondo
, lui, che può
ridere
e
andar
sicuro
,
pratico
, ché
c'
è
stato
, lui, due
anni
militare
qua a
Palermo
.
- Come
dici
?
Sì, certo, la
carrozza
... Che
carrozza
? Ah già, sì, la
carrozza
! Come
entrare
in
città
, come
camminare
per
via
con quel
grosso
fagotto
di
panni
sotto il
braccio
fino
alla
locanda
?
Guarda
il
fagotto
:
c'
è lei
lì
dentro; e tutta vorrebbe esserci, in quella
roba
sua
lì
affagottata
sotto il
braccio
del
nipote
, lei fatta di
pezza
e solo
odore
di
panni
, per non
vedere
e non
sentire
più nulla.
- Dallo a me! Dallo a me!
Vorrebbe
tenercisi
stretta
a quei
panni
, per
sentircisi
meglio
dentro; ma l'
anima
è fuori, qua allo
sbaraglio
di tante
impressioni
che la
assaltano
da tutte le
parti
.
Risponde
di sì, di sì, ma non
capisce
bene
i
cenni
che il
nipote
le fa.
O
Gesù
mio, ma perché
domandare
a lei? Come una
creaturina
nelle
mani
di lui, farà tutto quello che lui vorrà: sì, la
carrozza
; sì, la
locanda
, quella che lui vorrà! Per
ora
è come in un
mare
in
tempesta
, e
prendere
una
carrozza
è per lei come
agguantare
una
barca
;
giungere
alla
locanda
, come
toccare
la
riva
.
Pensa
con
terrore
, quando, di qui a tre
giorni
, il
nipote
ritornerà
al
paese
, dopo
averle
trovato
alloggio
e
pensione
, come
resterà
lei qua in
mezzo
a questa
babilonia
,
sola
,
perduta
.
Passando
in
carrozza
diretti
alla
locanda
, il
nipote
le
propone
d'
andare
a
veder
la
fiera
in
Piazza
Marina
.
- La
fiera
? Che
fiera
?
- La
fiera
dei
Morti
.
Si fa la
croce
donna
Mimma
.
Domani
, i
Morti
, già!
Arriva
la
sera
del
primo
novembre
, a
Palermo
,
vigilia
dei
Morti
, lei che a
Palermo
c'
è sempre venuta per
comperare
la
vita
! I
Morti
già... Ma i
Morti
sono la
Befana
per i
bambini
dell'
isola
: i
giocattoli
, a loro, non li
porta
la
Vecchia
Befana
il sei di
gennajo
: li
portano
i
Morti
il due di
novembre
, che i
grandi
piangono
e i
piccoli
fanno
festa
.
-
Gente
assai?
Tanta, tanta, senza
fine
, che le
carrozze
non possono
passare
: tutti i
babbi
, tutte le
mamme
, nonne,
zie
,
vanno
alla
Fiera
dei
Morti
in
Piazza
Marina
a
comperare
i
giocattoli
per i loro
piccini
. Le
bambole
? sì, le
sorelline
piccole
. I
pupi
di
zucchero
? sì, i
piccoli
fratellini
; quelli, quelli che lei,
donna
Mimma
, alla
fiera
della
Vita
, nell'
illusione
dei
bimbi
del suo
paese
lontano
,
tant'
anni
è venuta a
comperare
qua a
Palermo
e a
recar
loro
laggiù
, con la
lettiga
d'
avorio
:
giocattoli
, ma
veri
, con
occhi
veri
,
vivi
,
manine
vere
,
gracili
,
fredde
,
paonazze
,
serrate
; e la
boccuccia
sbavata
che
piange
.
Sì; ma
ora
gli
occhi
di
donna
Mimma
, davanti allo
spettacolo
tumultuoso
di quella
fiera
sono anche più
meravigliati
di quelli d'una
bimba
; e non può
pensare
donna
Mimma
che il
sogno
de' suoi
viaggi
misteriosi
, quale essa lo
rappresentava
ai
bimbi
del suo
paese
,
ora
qua, davanti alla
fiera
,
diventa
quasi una
realtà
. Non può
pensarlo
, non solo perché tra le
grida
squarciate
dei
venditori
davanti alle
baracche
illuminate
da
lampioncini
multicolori
, tra i
sibili
dei
fischietti
, gli
scampanellii
, i mille
rumori
della
fiera
e il
pigia
pigia
della
folla
che
seguita
di
continuo
ad
affluire
nella
piazza
, lo
stordimento
le
cresce
e
insieme
la
paura
della
grande
città
; ma anche perché è lei qui
ora
la
bimba
a cui l'
incanto
è
fatto
. E poi quell'
aria
da cui si
sentiva
avvolta
nel suo
paesello
,
aria
di
favola
che la
seguiva
per le
vie
e nelle
case
in cui
entrava
, che
induceva
tutti,
grandi
e
piccoli
, a
rispettarla
, perché dal
mistero
della
nascita
era
lei quella che
recava
in ogni
casa
i
bimbi
nuovi
, la
vita
nuova
al
vecchio
decrepito
paesello
; qui
ora
quell'
aria
non l'ha più
attorno
.
Spogliata
crudelmente
della sua
parte
, che cosa è
adesso
qui, in
mezzo
alla
calca
della
fiera
? una
povera
vecchietta
meschina
,
stordita
. L'han
cacciata
via
dal
sogno
a
infrangersi
, a
sparire
qua in
mezzo
a questa
realtà
violenta
; e non
comprende
più nulla, non
sa
più né
muoversi
, né
parlare
, né
guardare
.
-
Andiamo
via
...
andiamo
via
...
Dove? Fuori di qui, fuori di questa
calca
,
facile
andar
via
, con un po' di
pazienza
,
piano
piano
; ma poi? Dentro, da
ritrovarsi
come prima in sé,
sicura
,
tranquilla
, questo sarà
difficile
:
ora
alla
locanda
,
domani
alla
scuola
.
Alla
scuola
,
quarantadue
diavole
, tutte con l'
aria
sfrontata
di
giovanotti
in
gonnella
, su per
giù
come quella
ragazzaccia
piombata
dal
Continente
nel suo
paesello
, le si fanno
addosso
, il
primo
giorno
ch'ella
comparisce
tra loro col
fazzoletto
di
seta
celeste
in
capo
e il lungo
scialle
nero
,
frangiato
e a
pizzo
,
stretto
modestamente
attorno
alla
persona
.
Uh
, ecco la
nonna
! ecco la
vecchia
mammana
delle
favole
,
piovuta
dalla
luna
, che non
osa
mostrar
le
manine
e
tiene
gli
occhi
bassi
per
pudore
e
parla
ancora di
comprare
i
bambini
! La
guardano
, la
toccano
, come se non
fosse
vera
,
lì
davanti a loro.
-
Donna
Mimma
?
Donna
Mimma
come?
Jèvola
?
Donna
Mimma
Jèvola
? Quant'
anni
?
Cinquantasei
? Eh,
picciottella
per
cominciare
! Già
mammana
da
trentacinque
anni
? E come? Fuori della
legge
? Come
gliel
'hanno potuto
permettere
? Ah, sì, la
pratica
? Che
pratica
e
pratica
! Ci vuol altro!
Adesso
vedrà
!
E come
entra
nell'
aula
il
professor
Torresi
,
incaricato
dell'
insegnamento
delle
nozioni
generali
d'
Ostetricia
teorica
, gliela
presentano
tirandola
avanti tra
risa
e
schiamazzi
:
- La
nonna
mammana
,
professore
, la
nonna
mammana
!
Il
professor
Torresi
,
calvo
, un po'
panciuto
, ma un
bell'
omone
dall'
aria
di
corazziere
or
ora
smontato
da
cavallo
, coi
baffetti
grigi
ricciuti
e un
grosso
neo
peloso
su una
guancia
(che
amore
! se lo
tira
sempre, facendo
lezione
, quel
neo
, per non
guastarsi
i
baffi
volti
studiosamente
all'in su), il
professor
Torresi
si è sempre
vantato
di
saper
tenere
la
disciplina
e
tratta
effettivamente
quelle
quarantadue
diavole
come
puledre
da
domar
col
frustino
e a
colpi
di
sprone
; ma tuttavia, di quando in quando, non può fare a meno di
sorridere
a qualche loro
scappata
, o,
piuttosto
, di
concedere
qualche
risatina
in
premio
all'
adorazione
di cui si
sente
circondato
. Vorrebbe fare il
viso
dell'
armi
a quella
presentazione
rumorosa
; ma poi,
vedendosi
davanti quella
vecchia
recluta
buffa
, vuol
pigliarsela
anche lui a
godere
un po'.
Le
domanda
come farà, venuta così
tardi
, a
raccapezzarsi
nelle sue
lezioni
. Egli ha già - (su,
attente
,
attente
! al
posto
!) - egli ha già
parlato
a lungo - (
silenzio
,
perdio
! al
posto
!) - ha già
parlato
a lungo del
fenomeno
della
gestazione
, dall'
inizio
al
parto
; ha già
parlato
a lungo della
legge
della
correlazione
organica
;
ora
parla
dei
diametri
fetali
, nella
lezione
scorsa
ha
trattato
di quello
fronte-occipitale
e del
biscromiale
;
tratterà
oggi
del
diametro
bisiliaco
. Che ne
capirà
lei?
Va
bene
, la
pratica
. Ma che
cos'
è la
pratica
? Ecco,
attente
!
attente
! (e il
professor
Torresi
si
tira
il
neo
peloso
su la
guancia
, che
amore
!):
conoscenza
implicita
, la
pratica
. E può
bastare
? No, che non può
bastare
. La
conoscenza
, perché
basti
, bisogna che da
implicita
divenga
esplicita
, cioè, venga fuori, venga fuori, così che si possa a
parte
a
parte
veder
chiara
e in ogni
parte
distinguere
,
definire
, quasi
toccar
con
mano
, ma con
mano
veggente
, ecco! O altrimenti, ogni
conoscenza
non sarà mai
sapere
.
Questione
di
nomi
? di
terminologia
? No, il
nome
è la cosa. Il
nome
è il
concetto
in noi d'ogni cosa
posta
fuori di noi. Senza il
nome
non si ha il
concetto
, e la cosa
resta
in noi come
cieca
, non
definita
, non
distinta
.
Dopo questa
spiegazione
, che
lascia
allocchita
tutta la
scolaresca
, il
professor
Torresi
si
rivolge
a
donna
Mimma
e
comincia
a
interrogarla
.
Donna
Mimma
lo
guarda
sbigottita
.
Crede
che
parli
turco
.
Costretta
a
rispondere
,
provoca
in quelle
quarantadue
diavole
così
fragorose
risate
, che il
professor
Torresi
vede
in
pericolo
il suo
prestigio
di
domatore
.
Grida
,
pesta
sulla
cattedra
per
richiamarle
al
silenzio
, alla
disciplina
.
Donna
Mimma
piange
.
Quando nell'
aula
si
rifà
il
silenzio
, il
professore
,
indignato
, fa una
strapazzata
, come se non avesse
riso
anche lui; poi si
volta
a
donna
Mimma
e le
grida
che è una
vergogna
presentarsi
a
scuola
in tale
stato
d'
ignoranza
, è una
vergogna
,
ora
, far
lì
la
ragazzina
alla sua
età
, con quel
pianto
. Su, su,
inutile
piangere
!
Donna
Mimma
ne
conviene
, dice di sì col
capo
, si
asciuga
gli
occhi
; se ne vorrebbe
andare
. Il
professore
la
obbliga
a
rimanere
.
-
Sedete
lì
! E state a
sentire
!
Ma che
sentire
! Non
capisce
nulla.
Credeva
di
saper
tutto, dopo
trentacinque
anni
di
professione
e invece s'
accorge
di non
saper
nulla, proprio nulla.
- A poco a poco, non
disperate
! - la
conforta
il
professore
alla
fine
della
lezione
.
- Non
disperate
, a poco a poco, - le
ripetono
le
compagne
ora
impietosite
dal
pianto
.
Ma a
mano
a
mano
che quella
famosa
conoscenza
implicita
di cui il
professor
Torresi
ha
parlato
, le
diviene
esplicita
,
donna
Mimma
-
veder
più
chiaro
? altro che
veder
più
chiaro
! - non
riesce
a
vedere
più nulla.
Scomposta
,
sminuzzata
, l'
idea
della cosa, come prima la aveva in sé,
intera
e
compatta
,
ora
le si
confonde
,
smarrita
in tanti
animi
particolari
, ciascuno dei quali ha un
nome
curioso
,
difficile
, che ella non
sa
nemmeno
pronunziare
. Come
ritenerli
a
memoria
tutti quei
nomi
? Ci si
prova
con tanta
pazienza
, la
sera
, nella sua
misera
cameretta
d'
affitto
,
sillabando
sul
manuale
,
curva
davanti al
tavolinetto
su cui
arde
un
lumino
a
petrolio
.
-
Bi-bis-cro-bis-crom-i-a-biscromia-bis-cromiale
.
E
riconosce
, sì, a poco a poco, a
scuola
,
riconosce
con
viva
sorpresa
a uno a uno, dopo molti
stenti
, tutti quei
particolari
, e
scatta
in
comiche
esclamazioni
:
- Ma questo...
Gesù
, si
chiama
così?
La
ragione
di
distinguerlo
, però, di
definirlo
così, con quel
nome
, non la
vede
. Il
professore
gliela fa
vedere
; la
costringe
a
vederla
; ma allora quel
particolare
le si
stacca
ancora più dall'
insieme
: le s'
impone
come una cosa che stia a sé; e siccome son tanti e tanti quei
particolari
,
donna
Mimma
ci si
perde
; non si
raccapezza
più.
È una
pietà
vederla
alle
lezioni
d'
Ostetricia
pratica
, nella
casa
di
maternità
, quando il
professore
la
chiama
a una
lezione
di
prova
. Tutte le
compagne
la
aspettano
lì
a quella
prova
, perché
lì
ella è
adesso
nel
campo
della sua
lunga
esperienza
. Ma sì! Il
professore
non vuole che ella
faccia
quello che
sa
fare, ma che
dica
quello che non
sa
dire
; e se si
tratta
di fare e non di
dire
, non la
lascia
mica
fare a suo modo, come per
tant'
anni
ha
fatto
, che sempre le è
andata
bene
; ma
secondo
i
precetti
e le
regole
della
scienza
, come
punto
per
punto
egli li ha
insegnati
; e allora
donna
Mimma
, se si
butta
a fare, è
sgridata
perché non
osserva
appuntino
quei
precetti
e quelle
regole
; e se invece si
trattiene
e si
sforza
di
badare
a ogni
precetto
e a ogni
regola
, ecco, è
sgridata
perché si
smarrisce
e si
confonde
e non
riesce
più a far nulla a
dovere
, con
sveltezza
e
precisione
sicura
.
Ma non
soltanto
tutti quei
particolari
e tutti quei
precetti
e tutte quelle
regole
la
impacciano
così. Un'altra, e più
grave
, nell'
animo
di lei, è la
cagione
di tutto quell'
impaccio
. Ella
soffre
come d'una
violenza
orrenda
che le sia fatta
là
dove più
gelosamente
è
custodito
per lei il
senso
della
vita
;
soffre
,
soffre
da non
poterne
più, allo
spettacolo
crudo
,
aperto
di quella
funzione
che ella per tanti
anni
ha
ritenuto
sacra
- perché in ogni
madre
la
vergogna
e i
dolori
riscattano
innanzi a
Dio
il
peccato
originale
-
soffre
e vorrebbe anche
lì
coprirlo
quanto più può, coi
veli
del
pudore
, quello
spettacolo
; e invece no, ecco,
via
tutti quei
veli
: il
professore
glieli
butta
all'
aria
e li
strappa
via
brutalmente
, quei
veli
che
chiama
d'
ipocrisia
e d'
ignoranza
; e la
maltratta
e la
beffeggia
con
sconce
parolacce
,
apposta
; e quelle
quarantadue
diavole
attorno
, ecco,
ridono
sguajatamente
alle
beffe
, alle
parolacce
del
professore
, senza nessun
ritegno
, senza nessun
rispetto
per la
povera
paziente
, per quella
povera
madre
meschina
,
esposta
lì
intanto,
oggetto
di
studio
e d'
esperimento
.
Avvilita
,
piena
d'
onta
e d'
angoscia
, si
riduce
nella sua
cameretta
, alla
fine
delle
lezioni
, e
piange
e
pensa
se non le
convenga
di
lasciare
la
scuola
e di
ritornarsene
al suo
paesello
. Nel lungo
esercizio
della
professione
ha
messo
da
parte
un buon
gruzzoletto
, che le potrà
bastare
per la
vecchiaja
; se ne starà
tranquilla
, in
riposo
, a
guardare
soddisfatta
attorno
a sé tutti i
bimbi
del
paese
e i più
grandicelli
,
ragazzette
e
ragazzetti
, e i più
grandicelli
ancora,
giovanette
e
giovanotti
, e i loro
papà
e le loro
mamme
, tutti, tutti quelli che lei in tanti
anni
pur
seppe
portare
alla
luce
, senza
precetti
e senza
regole
, da
vecchia
mammana
delle
favole
, con la
lettiga
d'
avorio
. Ma allora,
dovrà
darla
vinta
a quella
ragazzaccia
che a quest'
ora
avrà
preso
certo il suo
posto
nel
paesello
, presso ogni
famiglia
, di
prepotenza
;
restare
a
guardarla
,
lì
, con le
mani
in
mano
? - Ah, no, no! - Qua:
vincere
l'
avvilimento
,
soffocare
l'
onta
e l'
angoscia
, per
ritornare
al
paese
col suo
bravo
diploma
e
gridarlo
in
faccia
a quella
sfrontata
che le
sa
anche lei
adesso
le
cose
che
dicono
i
professori
che un
conto
sono i
misteri
di
Dio
, e un altro
conto
, l'
opera
della
natura
.
Se non che, le sue
manine
esperte
...
Donna
Mimma
se le
rimira
pietosamente
, attraverso le
lagrime
.
Saprebbero
più
muoversi
ora
, queste
manine
, come prima? Sono come
legate
da tutte quelle
nuove
nozioni
scientifiche
.
Tremano
, le sue
manine
, e non
vedono
più. Il
professore
ha
dato
a
donna
Mimma
gli
occhiali
della
scienza
, ma le ha
fatto
perdere
,
irrimediabilmente
, la
vista
naturale
.
E che se ne farà
domani
donna
Mimma
degli
occhiali
, se non ci
vede
più?
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