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Luigi Pirandello
Donna Mimma
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I pensionati della memoria
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I
pensionati
della
memoria
Bella
fortuna
, la vostra!
Accompagnare
i
morti
al
camposanto
e
ritornarvene
a
casa
,
magari
con una gran
tristezza
nell'
anima
e un gran
vuoto
nel
cuore
, se il
morto
vi
era
caro
; e se no, con la
soddisfazione
d'aver
compiuto
un
dovere
increscioso
e
desiderosi
di
dissipare
,
rientrando
nelle
cure
e nel
tramenio
della
vita
, la
costernazione
e l'
ambascia
che il
pensiero
e lo
spettacolo
della
morte
incutono
sempre. Tutti, a ogni modo, con un
senso
di
sollievo
, perché, anche per i
parenti
più
intimi
, il
morto
-
diciamo
la
verità
- con quella
gelida
immobile
durezza
impassibilmente
opposta
a tutte le
cure
che ce ne
diamo
, a tutto il
pianto
che gli facciamo
attorno
, è un
orribile
ingombro
, di cui lo stesso
cordoglio
- per quanto
accenni
e
tenti
di
volersene
ancora
disperatamente
gravare
-
anela
in
fondo
in
fondo
a
liberarsi
.
E ve ne
liberate
, voi, almeno di quest'
orribile
ingombro
materiale
,
andando
a
lasciare
i vostri
morti
al
camposanto
. Sarà una
pena
, sarà un
fastidio
; ma poi
vedete
sciogliersi
il
mortorio
;
calare
il
feretro
nella
fossa
;
là
, e
addio
.
Finito
.
Vi
sembra
poca
fortuna
?
A me, tutti i
morti
che
accompagno
al
camposanto
, mi
ritornano
indietro
.
Fanno
finta
d'esser
morti
, dentro la
cassa
. O forse
veramente
sono
morti
per sé. Ma non per me, vi
prego
di
credere
! Quando tutto per voi è
finito
, per me non è
finito
niente. Se ne
rivengono
meco, tutti, a
casa
mia. Ho la
casa
piena
. Voi
credete
di
morti
? Ma che
morti
! Sono tutti
vivi
.
Vivi
, come me, come voi; più di prima.
Soltanto
- questo sì - sono
disillusi
.
Perché -
riflettete
bene
: che cosa può esser
morto
di loro? Quella
realtà
ch'essi
diedero
, e non sempre
uguale
, a se stessi, alla
vita
. Oh, una
realtà
molto
relativa
, vi
prego
di
credere
. Non
era
la vostra; non
era
la mia. Io e voi, infatti,
vediamo
,
sentiamo
e
pensiamo
, ciascuno a modo nostro noi stessi e la
vita
. Il che vuol
dire
, che a noi stessi e alla
vita
diamo
ciascuno a modo nostro una
realtà
: la
projettiamo
fuori e
crediamo
che, così com'è nostra,
debba
essere
anche di tutti; e
allegramente
ci
viviamo
in
mezzo
e ci
camminiamo
sicuri
, il
bastone
in
mano
, il
sigaro
in
bocca
.
Ah,
signori
miei, non ve ne
fidate
troppo!
Basta
appena un
soffio
a
portarsela
via
,
codesta
vostra
realtà
! Ma non
vedete
che vi
cangia
dentro di
continuo
?
Cangia
, appena
cominciate
a
vedere
, a
sentire
, a
pensare
un
tantino
diversamente
di
poc'
anzi; sicché ciò che
poc'
anzi
era
per voi la
realtà
, v'
accorgete
adesso
ch'
era
invece un'
illusione
. Ma
pure
,
ahimè
,
c'
è forse altra
realtà
fuori di questa
illusione
? E che
cos'
altro è dunque la
morte
se non la
disillusione
totale
?
Però, ecco, se sono tanti
poveri
disillusi
i
morti
, per l'
illusione
che si fecero di se medesimi e della
vita
; per quella che me ne faccio io ancora, possono aver la
consolazione
di
viver
sempre, finché
vivo
io. E se n'
approfittano
! V'
assicuro
che se n'
approfittano
.
Guardate
. Ho
conosciuto
, più di
vent'
anni
fa, a
Bonn
sul
Reno
, un certo
signor
Herbst
.
Herbst
vuol
dire
autunno
; ma il
signor
Herbst
era
anche d'
inverno
, di
primavera
e d'
estate
,
cappellajo
, e aveva
bottega
in un
angolo
della
Piazza
del
Mercato
, presso la
Beethoven-Halle
.
Vedo
quel
canto
della
piazza
, come se vi
fossi
ancora, di
sera
; ne
respiro
gli
odori
misti
esalanti
dalle
botteghe
illuminate
,
odori
grassi
; e
vedo
i
lumi
accesi
anche davanti la
vetrina
del
signor
Herbst
, il quale se ne sta su la
soglia
della
bottega
con le
gambe
aperte
e le
mani
in
tasca
. Mi
vede
passare
,
inchina
la
testa
e mi
augura
, con la
special
cantilena
del
dialetto
renano
:
-
Gute
Nacht
,
Herr
Doktor
.
Sono
trascorsi
più di
vent'
anni
. Ne aveva, a
dir
poco,
cinquantotto
il
signor
Herbst
, allora. Ebbene, forse a quest'
ora
sarà
morto
. Ma sarà
morto
per sé, non per me, vi
prego
di
credere
. Ed è
inutile
, proprio
inutile
che mi
diciate
che siete
stati
di
recente
a
Bonn
sul
Reno
e che nell'
angolo
della
Marktplatz
accanto alla
Beethoven-Halle
non avete
trovato
traccia
né del
signor
Herbst
né della sua
bottega
di
cappellajo
. Che ci avete
trovato
invece? Un'altra
realtà
, è
vero
? E
credete
che sia più
vera
di quella che ci
lasciai
io
vent'
anni
fa?
Ripassate
,
caro
signore
, di qui ad altri
vent'
anni
, e
vedrete
che ne sarà di questa che ci avete
lasciato
voi
adesso
.
Quale
realtà
? Ma
credete
forse che la mia di
vent'
anni
fa, col
signor
Herbst
su la
soglia
della sua
bottega
, le
gambe
aperte
e le
mani
in
tasca
, sia quella stessa che si faceva di sé e della sua
bottega
e della
Piazza
del
Mercato
, lui, il
signor
Herbst
? Ma chi
sa
il
signor
Herbst
come
vedeva
se stesso e la sua
bottega
e quella
piazza
!
No, no,
cari
signori
: quella
era
una
realtà
mia,
unicamente
mia, che non può
cangiare
né
perire
, finché io
vivrò
, e che potrà anche
vivere
eterna
, se io avrò la
forza
d'
eternarla
in qualche
pagina
, o almeno,
via
, per altri cento
milioni
d'
anni
,
secondo
i
calcoli
fatti
or
ora
in
America
circa la
durata
della
vita
umana
sulla
Terra
.
Ora
, com'è per me del
signor
Herbst
tanto
lontano
, se a quest'
ora
è
morto
; così è dei tanti
morti
che
vado
ad
accompagnare
al
camposanto
e che se ne
vanno
anch'essi per
conto
loro assai più
lontano
e chi
sa
dove. La
realtà
loro è
svanita
; ma quale? quella ch'essi
davano
a se medesimi. E che potevo
saperne
io, di quella loro
realtà
? Che ne
sapete
voi? Io
so
quella che
davo
ad essi per
conto
mio.
Illusione
la mia e la loro.
Ma se essi,
poveri
morti
, si sono
totalmente
disillusi
della loro, l'
illusione
mia ancora
vive
ed è così
forte
che io,
ripeto
, dopo averli
accompagnati
al
camposanto
, me li
vedo
ritornare
indietro
, tutti, tali e quali:
pian
piano
, fuori della
cassa
, accanto a me.
- Ma perché, - voi
dite
, - non se ne
ritornano
alle loro
case
, invece di
venirsene
a
casa
vostra?
Oh
bella
! ma perché non hanno
mica
una
realtà
per sé, da
potersene
andare
dove loro
piace
. La
realtà
non è mai per sé. Ed essi l'hanno,
ora
, per me, e con me dunque per
forza
se ne
debbono
venire.
Poveri
pensionati
della
memoria
, la
disillusione
loro m'
accora
indicibilmente
.
Dapprima
, cioè appena
terminata
l'
ultima
rappresentazione
(
dico
dopo l'
accompagnamento
funebre
) quando
rinvengon
fuori dal
feretro
per
ritornarsene
con me a
piedi
dal
camposanto
, hanno una certa
balda
vivacità
sprezzante
, come di chi si sia
scrollato
con poco
onore
, è
vero
, e a
costo
di
perder
tutto, un gran
peso
d'
addosso
.
Pure
,
rimasti
come
peggio
non si potrebbe, vogliono
rifiatare
. Eh sì! almeno,
via
, un
bel
respiro
di
sollievo
. Tante
ore
,
lì
,
rigidi
,
immobili
,
impalati
su un
letto
, a fare i
morti
. Vogliono
sgranchirsi
:
girano
e
rigirano
il collo;
alzano
ora
questa
ora
quella
spalla
;
stirano
,
storcono
,
dimenano
le
braccia
; vogliono
muover
le
gambe
speditamente
e anche mi
lasciano
di qualche
passo
indietro
. Ma non possono
mica
allontanarsi
troppo.
Sanno
bene
d'esser
legati
a me, d'aver
ormai
in me
soltanto
la loro
realtà
, o
illusione
di
vita
, che fa proprio lo stesso.
Altri -
parenti
- qualche
amico
- li
piangono
, li
rimpiangono
,
ricordano
questo o quel loro
tratto
,
soffrono
della loro
perdita
; ma questo
pianto
, questo
rimpianto
, questo
ricordo
, questa
sofferenza
sono per una
realtà
che fu, ch'essi
credono
svanita
col
morto
, perché non hanno mai
riflettuto
sul
valore
di questa
realtà
.
Tutto è per loro l'esserci o il non esserci d'un
corpo
.
Basterebbe
a
consolarli
il
credere
che questo
corpo
non
c'
è più, non perché sia già
sotterra
, ma perché è
partito
, in
viaggio
, e
ritornerà
chi
sa
quando.
Su,
lasciate
tutto com'è: la
camera
pronta
per il suo
ritorno
; il
letto
rifatto
, con la
coperta
un po'
rimboccata
e la
camicia
da
notte
distesa
; la
candela
e la
scatola
dei
fiammiferi
sul
comodino
; le
pantofole
davanti la
poltrona
, a
piè
del
letto
.
- È
partito
.
Ritornerà
.
Basterebbe
questo. Sareste
consolati
. Perché? Perché voi
date
una
realtà
per sé a quel
corpo
, che invece, per sé, non ne ha nessuna. Tanto
vero
che -
morto
- si
disgrega
,
svanisce
.
- Ah, ecco, -
esclamate
voi
ora
. -
Morto
! Tu
dici
che,
morto
, si
disgrega
; ma quando
era
vivo
? Aveva una
realtà
!
Cari
miei,
torniamo
daccapo
? Ma sì, quella
realtà
ch'egli si
dava
e che voi gli
davate
. E non abbiamo
provato
ch'
era
un'
illusione
? La
realtà
ch'egli si
dava
, voi non la
sapete
, non potete
saperla
perché
era
in lui e fuori di voi; voi
sapete
quella che gli
davate
voi. E non potete forse
dargliela
ancora, senza
vedere
il suo
corpo
? Ma sì! tanto
vero
, che subito vi
consolereste
, se poteste
crederlo
partito
, in
viaggio
.
Dite
di no? E non
seguitaste
forse a
dargliela
tante
volte
,
sapendolo
realmente
partito
, in
viaggio
? E non è forse quella stessa che io
do
da
lontano
al
signor
Herbst
, che non
so
se per sé sia
vivo
o
morto
?
Via
,
via
!
sapete
perché voi
piangete
, invece? Per un'altra
ragione
piangete
,
cari
miei, che non
supponete
neppur
lontanamente
. Voi
piangete
perché il
morto
, lui, non può più
dare
a voi una
realtà
. Vi fanno
paura
i suoi
occhi
chiusi
, che non vi possono più
vedere
; quelle sue
mani
dure
gelide
, che non vi possono più
toccare
. Non vi potete
dar
pace
per quella sua
assoluta
insensibilità
. Dunque, proprio perché egli, il
morto
, non vi
sente
più. Il che vuol
dire
che vi è
caduto
con lui, per la vostra
illusione
, un
sostegno
, un
conforto
: la
reciprocità
dell'
illusione
.
Quand'egli
era
partito
, in
viaggio
, voi, sua
moglie
,
dicevate
:
- Se egli da
lontano
mi
pensa
, io sono
viva
per lui.
E questo vi
sosteneva
e vi
confortava
.
Ora
ch'egli è
morto
, voi non
dite
più:
- Io non sono più
viva
per lui!
Dite
invece:
- Egli non è più
vivo
per me!
Ma sì ch'egli è
vivo
per voi!
Vivo
per quel tanto che può esser
vivo
, cioè per quel tanto di
realtà
che voi gli avete
dato
. La
verità
è che voi gli
deste
sempre una
realtà
molto
labile
, una
realtà
tutta fatta per voi, per l'
illusione
della vostra
vita
, e niente o ben poco per quella di lui.
Ed ecco perché i
morti
se ne vengono da me,
ora
. E con me -
poveri
pensionati
della
memoria
-
amaramente
ragionano
su le
vane
illusioni
della
vita
, di cui essi al tutto si sono
disillusi
, di cui non posso ancora
disilludermi
al tutto anch'io, benché come loro le
riconosca
vane
.
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