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Luigi Pirandello
La giara
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La giara
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La
giara
La
giara
Piena
anche per gli
olivi
quell'
annata
.
Piante
massaje
,
cariche
l'
anno
avanti, avevano
raffermato
tutte, a
dispetto
della
nebbia
che le aveva
oppresse
sul
fiorire
.
Lo
Zirafa
, che ne aveva un
bel
giro
nel suo
podere
delle
Quote
a
Primosole
,
prevedendo
che le cinque
giare
vecchie
di
coccio
smaltato
che aveva in
cantina
non sarebbero
bastate
a
contener
tutto l'
olio
della
nuova
raccolta
, ne aveva
ordinata
a
tempo
una
sesta
più
capace
a
Santo
Stefano
di
Camastra
, dove si
fabbricavano
:
alta
a
petto
d'
uomo
,
bella
panciuta
e
maestosa
, che
fosse
delle altre cinque la
badessa
.
Neanche a
dirlo
, aveva
litigato
anche col
fornaciajo
di
là
per questa
giara
. E con chi non l'
attaccava
Don
Lollò
Zirafa
? Per ogni nonnulla, anche per una
pietruzza
caduta
dal
murello
di
cinta
, anche per una
festuca
di
paglia
,
gridava
che gli
sellassero
la
mula
per
correre
in
città
a fare gli
atti
. Così, a
furia
di
carta
bollata
e d'
onorarii
agli
avvocati
,
citando
questo,
citando
quello e
pagando
sempre le
spese
per tutti, s'
era
mezzo
rovinato
.
Dicevano
che il suo
consulente
legale
,
stanco
di
vederselo
comparire
davanti due o tre
volte
la
settimana
, per
levarselo
di
torno
, gli aveva
regalato
un
libricino
come quelli da
messa
: il
codice
, perché ci si
scapasse
a
cercare
da sé il
fondamento
giuridico
alle
liti
che voleva
intentare
.
Prima, tutti coloro con cui aveva da
dire
, per
prenderlo
in
giro
gli
gridavano
: -
Sellate
la
mula
! -
Ora
, invece: -
Consultate
il
calepino
! -
E
Don
Lollò
rispondeva
:
-
Sicuro
, e vi
fulmino
tutti,
figli
d'un
cane
!
Quella
bella
giara
nuova
,
pagata
quattr'
onze
ballanti
e
sonanti
, in
attesa
del
posto
da
trovarle
in
cantina
, fu
allogata
provvisoriamente
nel
palmento
. Una
giara
così non s'
era
mai
veduta
.
Allogata
in quell'
antro
intanfato
di
mosto
e di quell'
odore
acre
e
crudo
che
cova
nei
luoghi
senz'
aria
e senza
luce
, faceva
pena
.
Da due
giorni
era
cominciata
l'
abbacchiatura
delle
olive
, e
Don
Lollò
era
su tutte le
furie
perché, tra gli
abbacchiatori
e i
mulattieri
venuti con le
mule
cariche
di
concime
da
depositare
a
mucchi
su la
costa
per la
favata
della
nuova
stagione
, non
sapeva
più come
spartirsi
, a chi
badar
prima. E
bestemmiava
come un
turco
e
minacciava
di
fulminare
questi e quelli, se un'
oliva
, che
fosse
un'
oliva
, gli
fosse
mancata
, quasi le avesse prima
contate
tutte a una a una sugli
alberi
; o se non
fosse
ogni
mucchio
di
concime
della stessa
misura
degli altri. Col
cappellaccio
bianco
, in
maniche
di
camicia
,
spettorato
,
affocato
in
volto
e tutto
sgocciolante
di
sudore
,
correva
di qua e di
là
,
girando
gli
occhi
lupigni
e
stropicciandosi
con
rabbia
le
guance
rase
, su cui la
barba
prepotente
rispuntava
quasi sotto la
raschiatura
del
rasojo
.
Ora
, alla
fine
della
terza
giornata
, tre dei
contadini
che avevano
abbacchiato
,
entrando
nel
palmento
per
deporvi
le
scale
e le
canne
,
restarono
alla
vista
della
bella
giara
nuova
,
spaccata
in due, come se qualcuno, con un
taglio
netto
,
prendendo
tutta l'
ampiezza
della
pancia
, ne avesse
staccato
tutto il
lembo
davanti.
-
Guardate
!
guardate
!
- Chi sarà
stato
?
- Oh,
mamma
mia! E chi lo
sente
ora
Don
Lollò
? La
giara
nuova
,
peccato
!
Il
primo
, più
spaurito
di tutti,
propose
di
raccostar
subito la
porta
e
andare
via
zitti
zitti
,
lasciando
fuori,
appoggiate
al
muro
, le
scale
e le
canne
.
Ma il
secondo
:
- Siete
pazzi
? Con
don
Lollò
? Sarebbe
capace
di
credere
che
gliel
'abbiamo
rotta
noi.
Fermi
qua tutti!
Uscì
davanti al
palmento
e, facendosi
portavoce
delle
mani
,
chiamò
:
-
Don
Lollò
! Ah,
Don
Lollòoo
!
Eccolo
là
sotto la
costa
con gli
scaricatori
del
concime
:
gesticolava
al
solito
furiosamente
,
dandosi
di
tratto
in
tratto
con
ambo
le
mani
una
rincalcata
al
cappellaccio
bianco
.
Arrivava
talvolta, a
forza
di quelle
rincalcate
, a non
poterselo
più
strappare
dalla
nuca
e dalla
fronte
. Già nel
cielo
si
spegnevano
gli
ultimi
fuochi
del
crepuscolo
, e tra la
pace
che
scendeva
su la
campagna
con le
ombre
della
sera
e la
dolce
frescura
,
avventavano
i
gesti
di quell'
uomo
sempre
infuriato
.
-
Don
Lollò
! Ah,
Don
Lollòoo
!
Quando venne su e
vide
lo
scempio
,
parve
volesse
impazzire
. Si
scagliò
prima contro quei tre; ne
afferrò
uno per la
gola
e lo
impiccò
al
muro
gridando
:
-
Sangue
della
Madonna
, me la
pagherete
!
Afferrato
a sua
volta
dagli altri due,
stravolti
nelle
facce
terrigne
e
bestiali
,
rivolse
contro se stesso la
rabbia
furibonda
,
sbatacchiò
a
terra
il
cappellaccio
, si
percosse
le
guance
,
pestando
i
piedi
e
sbraitando
a modo di quelli che
piangono
un
parente
morto
:
- La
giara
nuova
!
Quattr'
onze
di
giara
! Non
incignata
ancora!
Voleva
sapere
chi
gliel
'avesse
rotta
!
Possibile
che si
fosse
rotta
da sé? Qualcuno per
forza
doveva
averla
rotta
, per
infamità
o per
invidia
! Ma quando? Ma come? Non gli si
vedeva
segno
di
violenza
! Che
fosse
arrivata
rotta
dalla
fabbrica
? Ma che!
Sonava
come una
campana
!
Appena i
contadini
videro
che la prima
furia
gli
era
caduta
,
cominciarono
ad
esortarlo
a
calmarsi
. La
giara
si poteva
sanare
. Non
era
poi
rotta
malamente
. Un
pezzo
solo. Un
bravo
conciabrocche
l'avrebbe
rimessa
su,
nuova
.
C'
era
giusto
Zi
'
Dima
Licasi
, che aveva
scoperto
un
mastice
miracoloso
, di cui
serbava
gelosamente
il
segreto
: un
mastice
, che neanche il
martello
ci poteva, quando aveva
fatto
presa
. Ecco, se
don
Lollò
voleva,
domani
, alla
punta
dell'
alba
,
Zi
'
Dima
Licasi
sarebbe venuto
lì
e, in quattro e
quattr'
otto, la
giara
,
meglio
di prima.
Don
Lollò
diceva
di no, a quelle
esortazioni
: ch'
era
tutto
inutile
; che non
c'
era
più
rimedio
; ma alla
fine
si
lasciò
persuadere
, e il
giorno
appresso, all'
alba
,
puntuale
, si
presentò
a
Primosole
Zi
'
Dima
Licasi
con la
cesta
degli
attrezzi
dietro le
spalle
.
Era
un
vecchio
sbilenco
, dalle
giunture
storpie
e
nodose
, come un
ceppo
antico
di
olivo
saraceno
. Per
cavargli
una
parola
di
bocca
ci voleva l'
uncino
.
Mutria
o
tristezza
radicate
in quel suo
corpo
deforme
; o anche
sconfidenza
che nessuno potesse
capire
e
apprezzare
giustamente
il suo
merito
d'
inventore
non ancora
patentato
.
Voleva che
parlassero
i
fatti
,
Zi
'
Dima
Licasi
.
Doveva
poi
guardarsi
davanti e dietro, perché non gli
rubassero
il
segreto
.
- Fatemi
vedere
codesto
mastice
- gli
disse
per prima cosa
Don
Lollò
, dopo averlo
squadrato
a lungo con
diffidenza
.
Zi
'
Dima
negò
col
capo
,
pieno
di
dignità
.
- All'
opera
si
vede
.
- Ma verrà
bene
?
Zi
'
Dima
posò
a
terra
la
cesta
; ne
cavò
un
grosso
fazzoletto
di
cotone
rosso
,
logoro
e tutto
avvoltolato
;
prese
a
svolgerlo
pian
piano
, tra l'
attenzione
e la
curiosità
di tutti, e quando alla
fine
venne fuori un
pajo
d'
occhiali
col
sellino
e le
stanghette
rotte
e
legate
con lo
spago
, lui
sospirò
e gli altri
risero
.
Zi
'
Dima
non se ne
curò
; si
pulì
le
dita
prima di
pigliare
gli
occhiali
; se li
inforcò
; poi si
mise
a
esaminare
con molta
gravità
la
giara
tratta
sull'
aja
.
Disse
:
- Verrà
bene
.
- Col
mastice
solo però -
mise
per
patto
lo
Zirafa
- non mi
fido
. Ci voglio anche i
punti
.
- Me ne
vado
-
rispose
senz'altro
Zi
'
Dima
,
rizzandosi
e
rimettendosi
la
cesta
dietro le
spalle
.
Don
Lollò
lo
acchiappò
per un
braccio
.
- Dove?
Messere
e
porco
, così
trattate
? Ma
guarda
un po' che
arie
da
Carlomagno
!
Scannato
miserabile
e
pezzo
d'
asino
, ci
devo
metter
olio
, io,
là
dentro, e l'
olio
trasuda
! Un
miglio
di
spaccatura
, col
mastice
solo? Ci voglio i
punti
.
Mastice
e
punti
.
Comando
io.
Zi
'
Dima
chiuse
gli
occhi
,
strinse
le
labbra
e
scosse
il
capo
. Tutti così! Gli
era
negato
il
piacere
di fare un
lavoro
pulito
,
filato
coscienziosamente
a
regola
d'
arte
, e di
dare
una
prova
della
virtù
del suo
mastice
.
- Se la
giara
-
disse
- non
suona
di
nuovo
come una
campana
...
- Non
sento
niente, - lo
interruppe
Don
Lollò
. - I
punti
!
Pago
mastice
e
punti
. Quanto vi
debbo
dare
?
- Se col
mastice
solo...
-
Càzzica
che
testa
! -
esclamò
lo
Zirafa
. - Come
parlo
? V'ho
detto
che ci voglio i
punti
.
C'
intenderemo
a
lavoro
finito
: non ho
tempo
da
perdere
con voi.
E se ne
andò
a
badare
ai suoi
uomini
.
Zi
'
Dima
si
mise
all'
opera
gonfio
d'
ira
e di
dispetto
. E l'
ira
e il
dispetto
gli
crebbero
ad ogni
foro
che
praticava
col
trapano
nella
giara
e nel
lembo
spaccato
per farvi
passare
il
fil
di
ferro
della
cucitura
.
Accompagnava
il
frullo
della
saettella
con
grugniti
a
mano
a
mano
più
frequenti
e più
forti
; e il
viso
gli
diventava
più
verde
dalla
bile
e gli
occhi
più
aguzzi
e
accesi
di
stizza
.
Finita
quella prima
operazione
,
scagliò
con
rabbia
il
trapano
nella
cesta
;
applicò
il
lembo
staccato
alla
giara
per
provare
se i
fori
erano a
egual
distanza
e in
corrispondenza
tra loro, poi con le
tenaglie
fece del
fil
di
ferro
tanti
pezzetti
quanti erano i
punti
che
doveva
dare
, e
chiamò
per
ajuto
uno dei
contadini
che
abbacchiavano
.
-
Coraggio
,
Zi
'
Dima
! - gli
disse
quello,
vedendogli
la
faccia
alterata
.
Zi
'
Dima
alzò
la
mano
a un
gesto
rabbioso
.
Aprì
la
scatola
di
latta
che
conteneva
il
mastice
, e lo
levò
al
cielo
,
scotendolo
, come per
offrirlo
a
Dio
,
visto
che gli
uomini
non volevano
riconoscerne
le
virtù
: poi col
dito
cominciò
a
spalmarlo
tutt'in
giro
al
lembo
staccato
e lungo la
spaccatura
;
prese
le
tenaglie
e i
pezzetti
di
fil
di
ferro
preparati
avanti, e si
cacciò
dentro la
pancia
aperta
della
giara
,
ordinando
al
contadino
di
applicare
il
lembo
alla
giara
, così come aveva
fatto
lui
poc'
anzi. Prima di
cominciare
a
dare
i
punti
:
-
Tira
! -
disse
dall'
interno
della
giara
al
contadino
. -
Tira
con tutta la tua
forza
!
Vedi
se si
stacca
più?
Malanno
a chi non ci
crede
!
Picchia
,
picchia
!
Suona
, si o no, come una
campana
anche con me qua dentro?
Va'
,
va'
a
dirlo
al tuo
padrone
!
- Chi è sopra
comanda
,
Zi
'
Dima
, -
sospirò
il
contadino
- e chi è sotto si
danna
!
Date
i
punti
,
date
i
punti
.
E
Zi
'
Dima
si
mise
a far
passare
ogni
pezzetto
di
fil
di
ferro
attraverso i due
fori
accanto, l'uno di qua e l'altro di
là
della
saldatura
; e con le
tanaglie
ne
attorceva
i due
capi
. Ci volle un'
ora
a
passarli
tutti. I
sudori
,
giù
a
fontana
, dentro la
giara
.
Lavorando
, si
lagnava
della sua
mala
sorte
. E il
contadino
, di fuori, a
confortarlo
.
-
Ora
ajutami
a
uscirne
, -
disse
alla
fine
Zi
'
Dima
.
Ma quanto
larga
di
pancia
, tanto quella
giara
era
stretta
di collo.
Zi
'
Dima
, nella
rabbia
, non ci aveva
fatto
caso
.
Ora
,
prova
e
riprova
, non
trovava
più il modo di
uscirne
. E il
contadino
invece di
dargli
ajuto
, eccolo
là
, si
torceva
dalle
risa
.
Imprigionato
,
imprigionato
lì
, nella
giara
da lui stesso
sanata
e che
ora
- non
c'
era
via
di
mezzo
- per farlo
uscire
,
doveva
essere
rotta
daccapo
e per sempre.
Alle
risa
, alle
grida
,
sopravvenne
Don
Lollò
.
Zi
'
Dima
,
dento
la
giara
,
era
come un
gatto
inferocito
.
Fatemi
uscire
! -
urlava
-.
Corpo
di
Dio
, voglio
uscire
! Subito!
Datemi
ajuto
!
Don
Lollò
rimase
dapprima
come
stordito
. Non
sapeva
crederci
.
- Ma come?
là
dentro? s'è
cucito
là
dentro?
S'
accostò
alla
giara
e
gridò
al
vecchio
:
-
Ajuto
? E che
ajuto
posso
darvi
io?
Vecchiaccio
stolido
, ma come? non
dovevate
prender
prima le
misure
? Su,
provate
: fuori un
braccio
... così! e la
testa
... su... no,
piano
! Che!
giù
...
aspettate
! così no!
giù
,
giù
... Ma come avete
fatto
? E la
giara
,
adesso
?
Calma
!
Calma
!
Calma
! - si
mise
a
raccomandare
tutt'intorno, come se la
calma
stessero
per
perderla
gli altri e non lui. - Mi
fuma
la
testa
!
Calma
! Questo è
caso
nuovo
... La
mula
!
Picchiò
con le
nocche
delle
dita
su la
giara
.
Sonava
davvero
come una
campana
.
-
Bella
!
Rimessa
a
nuovo
...
Aspettate
! -
disse
al
prigioniero
. -
Va'
a
sellarmi
la
mula
! -
ordinò
al
contadino
; e,
grattandosi
con tutte le
dita
la
fronte
,
seguitò
a
dire
tra sé: "Ma
vedete
un po' che mi
capita
! Questa non è
giara
! quest'è
ordigno
del
diavolo
!
Fermo
!
Fermo
lì
!"
E
accorse
a
regger
la
giara
, in cui
Zi
'
Dima
,
furibondo
, si
dibatteva
come una
bestia
in
trappola
.
-
Caso
nuovo
,
caro
mio, che
deve
risolvere
l'
avvocato
! Io non mi
fido
. La
mula
! La
mula
!
Vado
e
torno
, abbiate
pazienza
! Nell'
interesse
vostro... Intanto,
piano
!
calma
! Io mi
guardo
i miei. E prima di tutto, per
salvare
il mio
diritto
, faccio il mio
dovere
. Ecco: vi
pago
il
lavoro
, vi
pago
la
giornata
. Cinque
lire
. Vi
bastano
?
- Non voglio nulla! -
gridò
Zi
'
Dima
. - Voglio
uscire
.
-
Uscirete
. Ma io, intanto, vi
pago
. Qua, cinque
lire
.
Le
cavò
dal
taschino
del
panciotto
e le
buttò
nella
giara
. Poi
domandò
,
premuroso
:
- Avete
fatto
colazione
?
Pane
e
companatico
, subito! Non ne volete?
Buttatelo
ai
cani
! A me
basta
che ve l'abbia
dato
.
Ordinò
che gli si
désse
;
montò
in
sella
, e
via
di
galoppo
per la
città
. Chi lo
vide
,
credette
che
andasse
a
chiudersi
da sé in
manicomio
, tanto e in così
strano
modo
gesticolava
.
Per
fortuna
, non gli
toccò
di fare
anticamera
nello
studio
dell'
avvocato
; ma gli
toccò
d'
attendere
un
bel
po', prima che questo
finisse
di
ridere
, quando gli ebbe
esposto
il
caso
. Delle
risa
si
stizzì
.
- Che
c'
è da
ridere
,
scusi
? A
vossignoria
non
brucia
! La
giara
è mia!
Ma quello
seguitava
a
ridere
e voleva che gli
rinarrasse
il
caso
com'
era
stato
, per farci su altre
risate
. "Dentro, eh? S'
era
cucito
dentro? E lui,
don
Lollò
che
pretendeva
? Te...
tene
...
tenerlo
là
dentro... ah ah ah...
ohi
ohi
ohi
...
tenerlo
là
dentro per non
perderci
la
giara
?"
- Ce la
devo
perdere
? -
domandò
lo
Zirafa
con le
pugna
serrate
. - Il
danno
e lo
scorno
?
- Ma
sapete
come si
chiama
questo? - gli
disse
infine
l'
avvocato
. - Si
chiama
sequestro
di
persona
!
-
Sequestro
? E chi l'ha
sequestrato
? -
esclamò
lo
Zirafa
. - Si è
sequestrato
lui da sé! Che
colpa
ne ho io?
L'
avvocato
allora gli
spiegò
che erano due
casi
. Da un
canto
, lui,
Don
Lollò
,
doveva
subito
liberare
il
prigioniero
per non
rispondere
di
sequestro
di
persona
; dall'altro il
conciabrocche
doveva
rispondere
del
danno
che veniva a
cagionare
con la sua
imperizia
o con la sua
storditaggine
.
- Ah! -
rifiatò
lo
Zirafa
.
Pagandomi
la
giara
!
-
Piano
! -
osservò
l'
avvocato
. - Non come se
fosse
nuova
,
badiamo
!
- E perché?
- Ma perché
era
rotta
, oh
bella
!
-
Rotta
?
Nossignore
.
Ora
è
sana
.
Meglio
che
sana
, lo dice lui stesso! E se
ora
torno
a
romperla
, non potrò più farla
risanare
.
Giara
perduta
,
signor
avvocato
!
L'
avvocato
gli
assicurò
che se ne sarebbe
tenuto
conto
,
facendogliela
pagare
per quanto
valeva
nello
stato
in cui
era
adesso
.
- Anzi - gli
consigliò
-
fatela
stimare
avanti da lui stesso.
-
Bacio
le
mani
-
disse
Don
Lollò
,
andando
via
di
corsa
.
Di
ritorno
, verso
sera
,
trovò
tutti i
contadini
in
festa
attorno
alla
giara
abitata
.
Partecipava
alla
festa
anche il
cane
di
guardia
,
saltando
e
abbajando
.
Zi
'
Dima
s'
era
calmato
, non solo, ma aveva
preso
gusto
anche lui alla sua
bizzarra
avventura
e ne
rideva
con la
gajezza
mala
dei
tristi
.
Lo
Zirafa
scostò
tutti e si
sporse
a
guardare
dentro la
giara
.
- Ah! Ci stai
bene
?
-
Benone
. Al
fresco
-
rispose
quello. -
Meglio
che a
casa
mia.
-
Piacere
. Intanto ti
avverto
che questa
giara
mi
costò
quattr'
onze
nuova
. Quanto
credi
che possa
costare
adesso
?
- Come me qua dentro? -
domandò
Zi
'
Dima
.
I
villani
risero
.
-
Silenzio
! -
gridò
lo
Zirafa
. - Delle due l'una: o il tuo
mastice
serve
a qualche cosa, o non
serve
a nulla: se non
serve
a nulla tu sei un
imbroglione
; se
serve
a qualche cosa, la
giara
, così com'è,
deve
avere il suo
prezzo
. Che
prezzo
?
Stimala
tu.
Zi
'
Dima
rimase
un
pezzo
a
riflettere
, poi
disse
:
-
Rispondo
. Se lei me l'avesse fatta
conciare
col
mastice
solo, com'io volevo, io, prima di tutto, non mi
troverei
qua dentro, e la
giara
avrebbe su per
giù
lo stesso
prezzo
di prima. Così
conciata
con questi
puntacci
, che ho
dovuto
darle
per
forza
di qua dentro, che
prezzo
potrà avere? Un
terzo
di quanto
valeva
, sì e no.
- Un
terzo
? -
domandò
lo
Zirafa
. - Un'
onza
e
trentatré
?
- Meno sì, più no.
- Ebbene, -
disse
Don
Lollò
. -
Passi
la tua
parola
, e
dammi
un'
onza
e
trentatré
.
- Che? - fece
Zi
'
Dima
, come se non avesse
inteso
.
-
Rompo
la
giara
per farti
uscire
, -
rispose
Don
Lollò
- e tu, dice l'
avvocato
, me la
paghi
per quanto l'hai
stimata
: un'
onza
e
trentatré
.
- Io
pagare
? -
sghignazzò
Zi
'
Dima
. -
Vossignoria
scherza
! Qua dentro ci faccio i
vermi
.
E,
tratta
di
tasca
con qualche
stento
la
pipetta
intartarita
, l'
accese
e si
mise
a
fumare
,
cacciando
il
fumo
per il collo della
giara
.
Don
Lollò
ci
restò
brutto
. Quest'altro
caso
, che
Zi
'
Dima
ora
non volesse più
uscire
dalla
giara
,
nè
lui
nè
l'
avvocato
l'avevano
previsto
. E come si
risolveva
adesso
? Fu
lì
lì
per
ordinare
di
nuovo
: "La
mula
", ma
pensò
che
era
già
sera
.
- Ah, sì -
disse
. - Tu vuoi
domiciliare
nella mia
giara
?
Testimonii
tutti qua! Non vuole
uscirne
lui, per non
pagarla
; io sono
pronto
a
romperla
! Intanto, poiché vuole stare
lì
,
domani
io lo
cito
per
alloggio
abusivo
e perché mi
impedisce
l'
uso
della
giara
.
Zi
'
Dima
cacciò
prima fuori un'altra
boccata
di
fumo
, poi
rispose
placido
:
-
Nossignore
. Non voglio
impedirle
niente, io. Sto forse qua per
piacere
? Mi
faccia
uscire
, e me ne
vado
volentieri
.
Pagare
... neanche per
ischerzo
,
vossignoria
!
Don
Lollò
, in un
impeto
di
rabbia
,
alzò
un
piede
per
avventare
un
calcio
alla
giara
; ma si
trattenne
; la
abbrancò
invece con
ambo
le
mani
e la
scrollò
tutta,
fremendo
.
-
Vede
che
mastice
? - gli
disse
Zi
'
Dima
.
-
Pezzo
da
galera
! -
ruggì
allora lo
Zirafa
. - Chi l'ha
fatto
il
male
, io o tu? E
devo
pagarlo
io?
Muori
di
fame
là
dentro!
Vediamo
chi la
vince
!
E se ne
andò
, non
pensando
alle cinque
lire
che gli aveva
buttate
la
mattina
dentro la
giara
. Con esse, per
cominciare
,
Zi
'
Dima
pensò
di far
festa
quella
sera
coi
contadini
che, avendo
fatto
tardi
per quello
strano
accidente
,
rimanevano
a
passare
la
notte
in
campagna
, all'
aperto
, su l'
aja
. Uno
andò
a far le
spese
in una
taverna
lì
presso. A farlo
apposta
,
c'
era
una
luna
che
pareva
fosse
raggiornato
.
A una
cert'
ora
don
Lollò
,
andato
a
dormire
, fu
svegliato
da un
baccano
d'
inferno
. S'
affacciò
a un
balcone
della
cascina
, e
vide
su l'
aja
, sotto la
luna
, tanti
diavoli
; i
contadini
ubriachi
che,
presisi
per
mano
,
ballavano
attorno
alla
giara
.
Zi
'
Dima
,
là
dentro,
cantava
a
squarciagola
.
Questa
volta
non poté più
reggere
,
Don
Lollò
: si
precipitò
come un
toro
infuriato
e, prima che quelli avessero
tempo
di
pararlo
, con uno
spintone
mandò
a
rotolare
la
giara
giù
per la
costa
.
Rotolando
,
accompagnata
dalle
risa
degli
ubriachi
, la
giara
andò
a
spaccarsi
contro un
olivo
.
E la
vinse
Zi
'
Dima
.
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