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Luigi Pirandello
Una giornata
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Padron Dio
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Padron
Dio
Tanti
anni
fa, a un
pittore
non si
sa
donde
venuto, egli che
viveva
da
selvaggio
sù
per le
spalle
dei
monti
,
guardiano
di
mandrie
, si
era
prestato
a far da
modello
per una
pala
d'
altare
, di cui quegli
preparava
i
cartoni
e altri
studii
preliminari
.
Che
parte
fosse
destinato
a
rappresentare
in quel
quadro
sacro
, non si
era
neppur
curato
di
sapere
: si
era
lasciato
vestire
di
strana
foggia
e
atteggiar
d'un
gesto
violento
, con una
verga
in
mano
. Ma, poco dopo,
consacrata
la
chiesa
nuova
, e
accorso
egli con tutto il
popolo
alla prima
funzione
,
vedendosi
nella
pala
effigiato
in uno dei
giudici
che
colpivan
Gesù
legato
alla
colonna
, s'
era
messo
a
gridar
furibondo
e a
piangere
e a
strapparsi
i
capelli
,
pestando
i
piedi
per
terra
:
-
Levatemi
di
lì
! Son
cristiano
!
Tratto
fuori fra la
confusione
generale
(
risa
di quelli che lo avevano
ravvisato
nella
pala
e
domande
e
supposizioni
disparate
degli altri che non se n'erano
accorti
), non si
era
calmato
e non aveva
smesso
la
minaccia
di
uccidere
quel
pittore
insolente
, finché dal
vecchio
mansionario
della
nuova
chiesa
non aveva
ottenuto
la
promessa
d'un
ritocco
alla
immagine
di quel
giudeo
per modo che ogni
somiglianza
con lui
fosse
cancellata
. Non pertanto, il
nomignolo
di
GIUDE
' gli
era
rimasto
; e
ora
, dopo
tant'
anni
,
chiamavasi
Giudè
lui stesso. Ma così il
volto
come la
persona
avevan
perduto
quell'
espressione
di
dura
fierezza
per cui il
pittore
lo aveva
scelto
a
rappresentar
nella
pala
quella
parte
odiosa
.
Era
vecchio
ormai
il
Giudè
e non più
buono
neppur da
condurre
al
pascolo
le
mandrie
:
viveva
di
elemosina
, senza mai
chiederla
, o
meglio
,
chiedendola
in un modo suo
particolare
.
Spinto
dalla
fame
, dopo aver
vagato
come un
cane
randagio
per le
pianure
deserte
, si
appressava
a una
villa
e al
primo
contadino
in cui s'
imbattesse
diceva
:
-
Di'
al tuo
padrone
che
c'
è l'
esattore
.
Tutti
adesso
intendevano
e
sorridevano
, ma la prima
volta
che il
Giudè
usò
questa
frase
per la sua
questua
dovè
spiegarla
. E la
spiegò
così: che noi tutti sulla
terra
siamo
inquilini
del
Signore
, il quale sarebbe per ciascuno allo stesso modo buon
padrone
di
casa
, se molti
uomini
non si fossero fatta della
terra
casa
propria, senza
volere
intendere
né
riconoscere
che essa
dovrebbe
invece esser
casa
comune
.
Debbono
però questi tali
ricordarsi
che il
Signore
è pur
padrone
di un'altra
casa
, di
là
(e il
Giudè
aveva
additato
il
cielo
), della quale vuol che ciascuno
paghi
anticipata
qui la
pigione
. I
poveri
la
pagano
coi
patimenti
quotidiani
del
freddo
e della
fame
;
basta
ai
ricchi
, per
pagarla
, che facciano ogni tanto un po' di
bene
. Ecco dunque perché egli
era
pei
ricchi
l'
esattore
.
Ottenuta
l'
elemosina
in
natura
, si
allontanava
; e,
andando
,
riconosceva
qua e
là
per la
campagna
gli
alberi
che avrebbero
dovuto
esser suoi: suoi, perché quell'
ulivo
, quel
ciliegio
, quel
nespolo
, quel
melograno
eran
nati
per lui che
tant'
anni
addietro
,
passando
, aveva
scavato
e
buttato
il
seme
alla
terra
; e la
terra
, ecco, gli aveva
dato
l'
albero
; lo aveva
dato
a lui... Perché la
terra
sa
forse a chi
appartenga
?
Ed egli per quegli
alberi
aveva
affetto
paterno
: gli
parevano
i più
belli
e i più
rigogliosi
di tutta la
campagna
; e si
fermava
ad
ammirarli
a lungo e
scoteva
il
capo
folto
di
capelli
grigi
,
ricci
, quasi
ferruginei
. I
rami
sovraccarichi
lo
invitavano
a
cogliere
almeno un
frutto
, poiché tutti eran suoi (ah, essi lo
sapevano
bene
!) - ecco, e
glieli
offrivano
... Ma lui, no: non
cedeva
alla
tentazione
;
sospirando
abbassava
la
mano
che già s'
era
levata
.
Così, per le
campagne
altrui,
viveva
senza
tetto
.
Dormiva
in un
casale
smantellato
e
abbandonato
; si
destava
all'
alba
e si
metteva
a
errar
senza
meta
, per le
solitudini
immense
e pur
piene
di tanta
vita
, in quel
silenzio
palpitante
di
foglie
e d'
ali
, a
ora
a
ora
tentato
dal
trillo
d'un
uccello
che s'
allontanava
.
Sdrajato
per
terra
, s'
immergeva
in quel
silenzio
e
guardava
i
fili
d'
erba
che si
movevano
appena, di tanto in tanto, a un
alito
d'
aura
;
guardava
qualche
lucertola
che si
beava
del
sole
sopra una
pietra
, e le
farfalle
bianche
che
volitavan
sicure
in tanta
pace
.
O perché mai
nascevano
certe
erbe
? Non per gli
uomini
, certo, né per le
bestie
, che non ne
mangiavano
...
Nascevano
perché
Dio
le voleva e la
terra
le faceva, senza
curarsi
del
dispiacere
che
recava
agli
uomini
prepotenti
, i quali
credono
d'aver
dominio
su lei; tanto è
vero
che,
strappate
,
tornava
a farle; e
lì
che nessuno le
toccava
, esse
crescevano
senza
fine
- come la
terra
le voleva...
-
Dio
ha voluto anche me, - il
Giudè
pensava
- e intanto non ho un
palmo
di
terra
in cui mi possa stare,
dicendo
: è mio. Son come quest'
erbacce
, che nessuno vuole nel proprio
campo
. Solo dov'esse
crescono
indisturbate
posso stare anch'io. Vuol
dire
che il
padrone
non
c'
è o non se ne
cura
.
Parecchie
volte
era
stato
colpito
da questa
idea
.
Conosceva
certe
terre
abbandonate
, per cui non
passava
mai
anima
viva
, e nelle quali egli, dacché
era
vivo
, cioè per
tant'
anni
che non si
ricordava
il
numero
, aveva sempre
veduto
quell'
erbacce
; né mai alcuna
traccia
, anche
lontana
, di
coltivazione
; né mai alcun
segno
, anche
antico
, del
dominio
di qualcuno. Quelle
terre
adunque, da
tempo
almeno per lui
immemorabile
,
appartenevano
a se stesse,
libere
di
produrre
, non quel che gli
uomini
vogliono, ma quel che a loro
piaceva
.
- E se io -
pensava
il
Giudè
- da un
lembo
qui nel
mezzo
, che nessuno se n'
accorga
,
strappo
le
male
erbe
, e vi
butto
un
pugno
di
frumento
, non mi
darà
questa
terra
un po' di
grano
? Lo
darebbe
a me come a chiunque... Il
padrone
,
ammesso
che ci sia, è
chiaro
che ha sempre
rinunziato
a
trar
da questo
podere
qualsiasi
profitto
. Non sarà lo stesso per lui se in un
pezzetto
qui in
giro
, invece di
sterpi
inutili
,
crescerà
un po' di
grano
per me? Egli, queste
terre
le ha
abbandonate
, né io me le
piglio
: farò
soltanto
che un breve
tratto
di esse, almeno per una
volta
, invece di
sterpi
inutili
produca
grano
... Del
resto
, chi è il
padrone
?
Vinto
da questa
idea
, il
Giudè
nelle sue
questue
si
mise
d'allora in poi a
chiedere
, oltre al
tozzo
di
pane
consueto
, una
manatella
di
frumento
.
- O che ha
rincarato
la
pigione
padron
Dio
,
Giudè
? - gli
domandavano
scherzando
i
fattori
delle
ville
, a cui egli si
presentava
da
esattore
.
Il
Giudè
,
sorridendo
umilmente
, si
stringeva
nelle
spalle
:
- Se volete...
E intanto che
raccoglieva
così da
seminare
,
apparecchiava
lì
, nella
solitudine
, il
terreno
- oh, alla
meglio
,
sprovvisto
com'
era
degli
arnesi
necessari
. Aveva
soltanto
un
logoro
marrello
,
tolto
in
prestito
, col quale,
zappettando
,
cavò
prima
via
l'
erbacce
maligne
; poi
scavò
,
scavò
quanto più a
fondo
gli
permise
la
forza
delle
povere
braccia
sfibrate
dagli
stenti
e dalla
vecchiaja
: e questo al
terreno
doveva
bastare
. Non al suo
desiderio
però, che gli faceva
seguir
con gli
occhi
invidiando
l'
opera
degli
aratri
negli altri
campi
e i
seminatori
che
gittavano
il
grano
fiduciosi
nel
lavoro
coscienziosamente
fornito
. Ah, egli non aveva nemmeno potuto
incalcinare
i
semi
, perché non
involpassero
: li aveva così, quasi alla
ventura
,
consegnati
alle
zolle
appena appena
rimosse
...
Vennero le
prime
acque
, e il
Giudè
,
udendo
dal suo
covo
notturno
scrosciar
la
pioggia
,
pensò
che anche su quel suo
lembo
di
terra
in quel
momento
pioveva
... Poi, con un
gaudio
che lo fece
lagrimare
,
vide
il
grano
sbullettare
e poi dalla
terra
umida
spuntar
timide
le
prime
pipite
. Ah, ecco, ecco, la
terra
gli
dava
il
grano
!
era
suo! Poi
guardò
il
cielo
donde
l'
acqua
benefica
era
caduta
anche per lui, anche per quel suo
primo
tesoro
; ma la
vista
del
cielo
lo
sconsolò
: avrebbe voluto
vederlo
così
basso
da
chiudere
e
nascondere
quel
piccolo
lembo
coltivato
, perché nessuno lo
scoprisse
,
lì
, tra quelle
erbacce
intorno.
E
man
mano
le
pipite
sfronzarono
,
accestirono
. E
ormai
il
Giudè
non
sapeva
staccarsi
più da quel
pezzetto
di
terra
, nonostante il
freddo
acuto
e le
intemperie
: quasi
covava
con gli
occhi
quel suo
grano
; e nel
vedere
l'
aura
avvivare
di
tremiti
le
tenere
foglioline
, tutta l'
anima
gli
tremava
.
Se non che, un
giorno
di quelli, non si
sentì
la
forza
di
sbucare
dal
casale
abbandonato
in cui s'
era
fatto
il
covo
.
Il
sole
era
già
alto
, e il
Giudè
,
seduto
per
terra
, con le
spalle
al
muro
, le
ginocchia
abbracciate
,
guardava
innanzi a sé,
stordito
ancora dai
sogni
della
notte
, e
tremava
tutto di
freddo
e i
denti
gli
battevano
.
Che
era
avvenuto
? Dov'
era
il suo
campicello
? E i
granaj
dov'erano? tutti quei
granaj
pieni
, con tanti e tanti
misuratori
allegri
che
davan
via
frumento
,
frumento
,
frumento
,
cantando
e senza
togliere
con la
rasiera
il
colmo
dello
stajo
? E quella
povera
donna
che
era
accorsa
con un
grembiale
bucato
,
donde
giù
tutti i
chicchi
scorrevano
così a
sgorgo
, che la
grembiata
si
votava
prima ch'ella
raggiungesse
la
porta
del
granajo
? Ah, la
poverina
tornava
sempre
indietro
,
daccapo
,
disperatamente
,
urtata
,
spinta
tra la
ressa
degli altri
poveri
accorrenti
senza
fine
, e mai nessun
chicco
le
restava
in
grembo
...
-
Date
via
!
date
via
! -
incitava
il
Giudè
i
misuratori
. - Così mi
pago
la
pigione
dell'altra
casa
del
Signore
,
lassù
...
E i
granaj
non si
votavano
mai: dalle
finestre
in
alto
, sopra i
mucchi
addossati
alle
pareti
, il
frumento
sgorgava
, veniva
giù
come
cascata
d'
acqua
,
continuamente
,
frusciando
. E
ora
, ecco, quel
fruscìo
continuo
nel
sogno
gli
era
rimasto
nelle
orecchie
... Ah, la
febbre
! egli aveva la
febbre
, e
tremava
di
freddo
.
Si
levò
in
piedi
a
stento
:
vacillava
... Si
trascinò
fuori del
casale
diruto
per
ritornare
al
campicello
lontano
, ma dopo un breve
tratto
di
cammino
s'
accasciò
, in un
completo
abbandonamento
di
membra
.
Si
ritrovò
dopo alcuni
giorni
,
stupito
e
sgomento
, su un
lettuccio
d'
ospedale
, in un lungo
camerone
silenzioso
.
- Ah, è
segno
che son
morto
, se mi hanno
accolto
qui -
pensò
il
Giudè
.
La
testa
gli
pesava
come se
fosse
di
piombo
, e non aveva
forza
neanche d'
aprir
le
pàlpebre
. Quel
filo
d'
anima
che gli
restava
si
rincantucciò
sotto la
superstiziosa
paura
che il
luogo
gl'
ispirava
; ed egli
abbandonò
disajutato
il
vecchio
corpo
affranto
e
inerte
alle
cure
dei
medici
e degli
infermieri
, senza neppur
domandare
che
male
avesse.
Con gli
occhi
chiusi
, tutto
rannicchiato
quasi per
schermirsi
dai
brividi
incalzanti
della
febbre
,
spingeva
il
pensiero
lontano
lontano
, al
campicello
suo; e
lì
,
sovr
'esso, a poco a poco s'
addormentava
.
Attorno
a lui, allora,
sentiva
e
vedeva
il
grano
già
accestito
mandar
sù
sù
sù
il
gambo
della
spiga
... ma troppo
alto
... non così,
possibile
? ogni
gambo
più
alto
d'un
pioppo
? Il
Giudè
,
smaniando
, voleva
impedir
quel
rigoglio
dispettoso
e
inverosimile
, ma non poteva: i
gambi
gli si
allungavano
da ogni
lato
,
visibilmente
,
fino
a quella
altezza
, l'uno dopo l'altro, e a poco a poco lo
seppellivano
.
Ora
,
smaniando
l'
aria
, il
Giudè
si
rizzava
, ma - o
stupore
! - anch'egli
era
più
alto
assai delle
spighe
... Si
guardava
attorno
smarrito
, poi
guardava
il
cielo
, ed ecco la
luna
, a
portata
della sua
mano
:
alzava
un
braccio
e la
prendeva
e con essa si
metteva
a
falciare
. Poi, tutt'a un
tratto
, il
sogno
crollava
, e il
Giudè
si
destava
di
soprassalto
.
Vedeva
allora in
contrapposto
venir
sù
gracile
e
pallido
e
rado
il suo
grano
e i
poveri
gambi
acquattati
dalla
pioggia
o
spezzati
dal
vento
... E
sospirava
: - L'
aratro
! ci voleva l'
aratro
!... - Ché certo la
terra
da quel suo
logoro
marrello
non si
era
neppur
sentita
vellicare
...
Intanto i
giorni
passavano
, ma non le
febbri
al
Giudè
. Aveva
perduto
la
memoria
del
tempo
, e non
chiedeva
nemmeno in che
stagione
si
fosse
, per
paura
che gli
rispondessero
: è
finita
l'
estate
.
Si
provava
a
levare
un po' il
capo
dal
guanciale
per
guardar
sopra gli altri
letti
l'
ampia
finestra
in
fondo
al
camerone
:
intravedeva
appena il
cielo
limpido
fiammante
di
sole
. Ma forse
era
ancor
primavera
. - Chi
sa
però: -
pensava
il
Giudè
- qualcuno forse,
passando
di
là
, avrà
scoperto
tra le
erbacce
il
grano
, e l'avrà
fatto
suo... Ma se poi nessuno lo
scopre
, non è anche
peggio
? Quella
grazia
di
Dio
si
perderà
,
aspettando
invano
sotto il
sole
la
falce
. E la
terra
avrà
dato
il
grano
inutilmente
...
Come
Dio
volle però (e fu
Dio
, certo, dietro tante
preghiere
), il
Giudè
poté
lasciar
l'
ospedale
-
uscir
di
prigione
-
guarito
, sui
primi
del
giugno
.
Subito
volò
di lungo al suo
campicello
;
scorse
da
lontano
il
biondeggiar
del
grano
, ma a un
tratto
sentì
mancarsi
le
gambe
,
cascarsi
le
braccia
... Tutt'intorno alla
messe
quasi
miracolosa
(tanto
era
alta
e
folta
!)
correva
una
siepe
; a un
canto
sorgeva
un
pagliajo
, e un
cane
,
udendo
tra le
erbacce
oltre la
siepe
fruscìo
di
passi
, si
mise
a
latrare
.
Si
affacciò
alla
siepe
il
contadino
di
guardia
, con una
mano
a
riparo
degli
occhi
.
- Oh,
benvenuto
,
Giudè
! T'
aspettavo
...
Dimmi
che vuoi tu
ora
qui.
Il
Giudè
,
affranto
dalla
corsa
e dal
cordoglio
, si
pose
a
sedere
per
terra
,
calandosi
pian
piano
,
appoggiato
al lungo
bastone
.
- Non voglio nulla... - poi
disse
,
rattenendo
le
lacrime
. -
Quieta
il tuo
cane
. Sono venuto
soltanto
per
vedere
codesto
miracolo
: il
grano
che t'è
nato
solo, e così
bello
, da sé...
- E di chi
era
la
terra
,
Giudè
?
-
Era
di quest'
erbacce
qui, che non fanno
pane
... -
rispose
il
povero
vecchio
. -
Dillo
,
dillo
al tuo
padrone
...
E
rimase
a lungo
lì
, per
terra
, a
guardar
quelle
spighe
alte
e
piene
, che,
mosse
dal
vento
,
tentennando
,
pareva
lo
commiserassero
.
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