Indice
:
Generale
-
Opera
|
Parole
:
Alfabetica
-
Frequenza
-
Rovesciate
-
Lunghezza
-
Statistiche
|
Aiuto
|
Biblioteca IntraText
Luigi Pirandello
Una giornata
IntraText CT - Lettura del testo
Una sfida
Precedente
-
Successivo
Clicca qui per nascondere i link alle concordanze
Una
sfida
Forse
Jacob
Shwarb
non
pensava
nulla di
male
. Solo, forse, di far
saltare
tutto il
mondo
con la
dinamite
. Ma sarebbe
stato
male
, certo, far
saltare
uno solo. Tutto il
mondo
, con la
dinamite
, non voleva
dire
proprio nulla. A ogni buon
fine
,
credeva
gli
convenisse
tener
la
fronte
nascosta
sotto un gran
ciuffo
arruffato
di
capelli
rossastri
.
Gran
ciuffo
.
Mani
affondate
nelle
tasche
dei
calzoni
.
Operajo
disoccupato
.
Si
ribellò
quando,
ammesso
all'
ISRAEL
ZION
HOSPITAL
di
Brooklyn
per una
grave
malattia
di
fegato
, fu
tosato
. Senza più i
capelli
, ebbe la
sensazione
che gli
fosse
quasi
svanita
la
testa
. Se la
cercò
con le
mani
. Non gli
parve
più la sua e s'
infuriò
.
Voleva
sapere
se, con questa
soperchieria
che gli avevano fatta, lo volevano
considerare
più come
ergastolano
che come
ammalato
.
Motivo
d'
igiene
?
Se n'
infischiava
lui dell'
igiene
.
Oh
guarda
un po'!
Meno
male
che, in
mancanza
di
capelli
, gli
restavano
ancora le
grosse
sopracciglia
spioventi
, sempre
aggrottate
, per
covare
negli
occhi
torbidi
il
rancore
contro tutti e contro la
vita
stessa.
Per tutto il
tempo
che
rimase
all'
ospedale
,
Jacob
Shwarb
non poté
dire
di che
colore
propriamente
fosse
, se più
giallo
o più
verde
, a
causa
di quella
malattia
di
fegato
che gli
diede
tormenti
senza
fine
e un
umore
che si può
bene
immaginare
.
Coliche
terribili
.
D'
estate
, due
mesi
, in una
corsia
dove di
giorno
e di
notte
tutti gli
ammalati
si
lamentavano
e chi non si
lamentava
più
segno
ch'
era
morto
;
smanie
,
sbuffi
;
coperte
che facevano il
pallone
ora
su un
letto
ora
su un altro o, in un
moto
d'
esasperazione
, erano
buttate
all'
aria
, e subito allora un
accorrere
precipitoso
d'
infermieri
o di
sorveglianti
notturni
.
Jacob
Shwarb
li
conosceva
tutti a uno a uno quei
sorveglianti
notturni
e per ciascuno aveva un'
antipatia
particolare
.
Particolarissima
, quella per un certo
Jo
Kurtz
che talvolta, per la
stizza
che gli
suscitava
, lo faceva
perfino
ridere
; s'
intende
di quel
riso
che fanno i
cani
quando vogliono
mordere
.
Infatti questo
Jo
Kurtz
aveva un modo tutto suo
speciale
d'esser
dispettoso
. Non
parlava
mai, se non proprio
forzato
; non faceva nulla;
sorrideva
soltanto
d'un
frigido
sorriso
che, non
contento
di
stirargli
la
bocca
dalle
labbra
bianche
e
sottili
, gli s'
appuntiva
anche negli
occhi
pallidi
bigi
; e sempre
teneva
la
testa
piegata
su una
spalla
, una
testa
d'
avorio
senza un
pelo
; e sempre come
appese
al
petto
, sul lungo
càmice
bianco
, le
grosse
mani
slavate
.
Forse non
capiva
quale e quanta
incompatibilità
ci
fosse
tra questo suo
perpetuo
sorriso
e i
lamenti
continui
dei
poveri
ammalati
, perché
veramente
non si poteva
ammettere
che,
capendolo
, potesse
seguitare
a
sorridere
così. Tranne che, all'
insaputa
degli
ammalati
, tutti quei loro
lamenti
non avessero ai suoi
orecchi
un che di
comico
e
piacevole
,
fatti
com'erano in
vari
toni
, con
diversa
intensità
, alcuni per
abitudine
, altri per un modo di
darsi
sfogo
o
conforto
, e tutti insomma tali da
comporre
per lui una
curiosa
e
divertente
sinfonia
.
Costretto
a
vegliar
tutta la
notte
, ognuno s'
ajuta
contro il
sonno
come può.
Ma poi anche
Jo
Kutz
aveva forse da
sorridere
così ai suoi
pensieri
. Poteva anche
essere
innamorato
, sebbene in
tarda
età
. E forse da tutti quei
lamenti
s'
astraeva
in un
beato
silenzio
ch'
era
soltanto
della sua
anima
bennata
.
Ora
, una
notte
che la
corsia
era
insolitamente
calma
e lui solo,
Jacob
Shwarb
,
soffriva
di non
trovar
più
requie
un
momento
in quel
letto
che da due
mesi
sapeva
tutti i suoi
tormenti
,
era
appunto
di
guardia
questo
sorvegliante
Jo
Kurtz
.
Spente
tutte le
lampade
, tranne quella per il
sorvegliante
,
riparata
da una
vèntola
di
mantino
verde
sul
tavolino
della
parete
di
fondo
, un gran
chiaro
di
luna
entra
da tutti i
finestroni
della
corsia
e
segnatamente
da quello più
grande
,
aperto
, nel
mezzo
della
parete
dirimpetto
.
Comprimendo
quanto più può gli
spasimi
Jacob
Shwarb
osserva
dal suo
letto
Jo
Kurtz
seduto
davanti al
tavolino
con la
faccia
d'
avorio
illuminata
dalla
lampada
e, per quanto abbia in
odio
l'
umanità
, si
domanda
come si possa
sorridere
a quel modo, come si possa
restare
così
indifferente
, stando di
guardia
ad una
corsia
d'
ospedale
dove un
ammalato
si
dibatta
come si
dibatte
lui; in un
orgasmo
crescente
di
punto
in
punto
fin
quasi a farlo
diventar
pazzo
,
pazzo
,
pazzo
. All'
improvviso
, chi
sa
come, gli
salta
in
mente
un'
idea
: quella di
vedere
se
Jo
Kurtz
rimarrà
così, se
ora
lui
lascia
il
letto
e
va
a
buttarsi
da quel
finestrone
aperto
in
fondo
alla
corsia
.
Non
vede
ancor
chiaro
da che
sorga
propriamente
in lui così d'
improvviso
questa
idea
: se più dall'
esasperazione
ormai
incontenibile
della sua
sofferenza
, che gli
appare
ferocemente
ingiusta
in quella
notte
di
calma
di tutta la
corsia
, o più dal
dispetto
che gli fa
Jo
Kurtz
.
Fino
al
momento
di
lasciare
il
letto
non
sa
ancor
bene
se la sua
vera
intenzione
sia quella d'
andarsi
a
buttare
dalla
finestra
o non
piuttosto
di
mettere
a
prova
quella
indifferenza
di
Jo
Kurtz
, di
sfidare
quella
sorridente
placidità
per il
disperato
bisogno
d'
offrirsi
uno
sfogo
con lui: con lui che certamente ha l'
obbligo
d'
accorrere
a
trattenerlo
,
vedendogli
lasciare
il
letto
senza prima averne
ottenuto
il
permesso
.
Il
fatto
è che
Jacob
Shwarb
butta
all'
aria
le
coperte
e
springa
ritto
in
piedi
, proprio in
atto
di
sfida
, sotto gli
occhi
di
Jo
Kurtz
. Ma
Jo
Kurtz
non solo non si
muove
dal
tavolino
, ma non si
scompone
nemmeno.
D'
agosto
, fa un gran
caldo
. Può
credere
che l'
ammalato
voglia
andare
a
prendere
un po' d'
aria
alla
finestra
.
Tutti
sanno
che lui,
Jo
Kurtz
, è di
manica
larga
e
indulgente
verso gli
ammalati
che
trasgrediscono
a certe
inutili
prescrizioni
dei
medici
.
Forse, a
osservar
bene
addentro
, si potrebbe
scoprire
in quel suo
sorriso
che lui
chiuderebbe
un
occhio
, anche se
indovinasse
che l'
intenzione
dell'
ammalato
è proprio quella d'
andarsi
a
buttare
dalla
finestra
.
Ha forse il
diritto
d'
impedirglielo
, lui
Jo
Kurtz
, se
poverino
quell'
ammalato
soffre
da non
poterne
più? Lui ne ha, se mai, solo il
dovere
, perché quell'
ammalato
è sotto la sua
sorveglianza
. Ma potendo
seguitare
a
supporre
che l'
ammalato
abbia
lasciato
il
letto
solo per un
momentaneo
refrigerio
, ecco che la sua
coscienza
è a
posto
, può
render
ragione
di non essersi
mosso
; e l'
ammalato
poi
faccia
quello che vuole: se vuol
togliersi
la
vita
, se la
tolga
pure
; è
affare
suo.
Intanto
Jacob
Shwarb
s'
aspetta
d'esser
trattenuto
, prima d'
arrivare
al
finestrone
in
fondo
alla
corsia
; è già quasi per
arrivarci
, e si
volta
fremente
di
rabbia
a
guardare
Jo
Kurtz
: lo
vede
ancor
là
,
seduto
impassibile
al suo
tavolino
, e tutt'a un
tratto
si
sente
come
disarmato
: non
sa
più né
andare
avanti né
tornare
indietro
.
Jo
Kurtz
seguita
a
sorridergli
, non per fargli
dispetto
, ma per fargli
comprendere
che
capisce
benissimo
che un
ammalato
può aver tante
necessità
di
lasciare
momentaneamente
il
letto
:
basta
che ne
domandi
, anche con un
piccolo
segno
, il
permesso
.
Ora
può senz'altro
interpretare
che con quel suo
fermarsi
a
guardarlo
l'
ammalato
gliel
'abbia
chiesto
;
china
più
volte
la
testa
per
dirgli
che sta
bene
e gli fa
cenno
con la
mano
che
vada
pure
,
vada
pure
.
E' per
Jacob
Shwarb
, il
colmo
del
dileggio
, la
risposta
più
insolente
alla sua
sfida
.
Ruggendo
,
leva
i
pugni
,
digrigna
i
denti
,
corre
verso il
finestrone
e si
precipita
giù
.
Non
muore
. Si
spezza
le
gambe
; si
spezza
un
braccio
e due
costole
; si
ferisce
anche
gravemente
alla
testa
. Ma,
raccolto
e
curato
,
guarisce
di tutte le sue
ferite
non solo, ma per uno di quei
miracoli
che
sogliono
operare
certi
violenti
insulti
nervosi
guarisce
anche della
malattia
di
fegato
.
Dovrebbe
ringraziare
Iddio
, se anche a
costo
di tutte quelle
ferite
è
scampato
,
fuggendo
così
precipitosamente
per la
finestra
, alla
morte
che gli
era
forse
riserbata
, se
fosse
rimasto
ad
aspettarla
fra i
tormenti
all'
ospedale
.
Nossignori
. Appena
guarito
,
consulta
un
avvocato
e
cita
l'
ISRAEL
ZION
HOSPITAL
a
pagargli
venti
mila
dollari
di
danni
per le
ferite
riportate
nella
caduta
. Non ha altro
mezzo
di
vendicarsi
di
Jo
Kurtz
. L'
avvocato
gli
assicura
che l'
ospedale
pagherà
e che
Jo
Kurtz
sarà certamente
licenziato
. Difatti, se gli è
avvenuto
di
buttarsi
dalla
finestra
, la
colpa
è della
negligenza
e della
mancata
sorveglianza
dell'
ospedale
.
Il
giudice
gli
domanda
: - Ma t'ha forse
preso
qualcuno e
costretto
a
buttarti
dalla
finestra
? Il tuo
atto
fu
volontario
. -
Jacob
Shwarb
guarda
l'
avvocato
, e poi
risponde
al
giudice
:
-
Nossignore
. Io ero
sicuro
che me l'avrebbero
impedito
.
- Il
sorvegliante
?
-
Sissignore
.
Era
suo
obbligo
. Invece, non si
mosse
.
Aspettai
che si
movesse
. Gli
diedi
tutto il
tempo
;
tant'
è
vero
che, prima di
buttarmi
, mi
voltai
a
guardarlo
.
- E lui che fece?
- Lui? Niente. Come fa sempre, mi
sorrise
e, con la
mano
, mi fece: "
vai
pure
,
vai
pure
".
Difatti
Jo
Kurtz
, anche
lì
davanti al
giudice
,
sorride
. Il
giudice
se n'
indigna
e gli
domanda
se è
vero
ciò che dice
Jacob
Shwarb
.
- Sì, Vostro
Onore
, - gli
rispose
Jo
Kurtz
, - ma perché
credetti
che volesse
prendere
un po' d'
aria
.
Il
giudice
batte
un
pugno
sulla
tavola
.
- Ah, voi
credete
questo?
E
condanna
l'
ISRAEL
ZION
HOSPITAL
a
pagare
a
Jacob
Shwarb
venti
mila
dollari
di
danni
.
Precedente
-
Successivo
Indice
:
Generale
-
Opera
|
Parole
:
Alfabetica
-
Frequenza
-
Rovesciate
-
Lunghezza
-
Statistiche
|
Aiuto
|
Biblioteca IntraText
IntraText®
(V89)
Copyright
1996-2007 EuloTech SRL