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Luigi Pirandello
Scialle nero
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Il "fumo"
III
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III
Tutti, a
sentirlo
parlare
,
credevano
che lo
Scala
avesse già
dimenticato
i
dolori
passati
e non si
curasse
più di nulla
ormai
, tranne di quel suo
pezzetto
di
terra
, da cui non si
staccava
più da
anni
, nemmeno per un
giorno
.
Del
figliuolo
scomparso
,
sperduto
per il
mondo
, - se qualche
volta
ne
parlava
, perché qualcuno gliene
moveva
il
discorso
- si
sfogava
a
dir
male
, per l'
ingratitudine
che gli aveva
dimostrata
, per il
cuor
duro
di cui aveva
dato
prova
.
- Se è
vivo
, -
concludeva
- è
vivo
per sé; per me, è
morto
, e non ci
penso
più.
Diceva
così, ma, intanto, non
partiva
per l'
America
da tutti quei
dintorni
un
contadino
, dal quale non si
recasse
di
nascosto
, alla
vigilia
della
partenza
, per
consegnargli
segretamente
una
lettera
indirizzata
a quel suo
figliuolo
.
- Non per qualche cosa, oh! Se niente niente t'
avvenisse
di
vederlo
o d'averne
notizia
,
laggiù
.
Molte di quelle
lettere
gli eran
tornate
indietro
, con gli
emigranti
rimpatriati
dopo quattro o cinque
anni
,
gualcite
,
ingiallite
, quasi
illeggibili
ormai
. Nessuno aveva
visto
Neli
, né
era
riuscito
ad averne
notizia
, né all'
Argentina
, né al
Brasile
, né a gli
Stati
Uniti
.
Egli
ascoltava
, poi
scrollava
le
spalle
:
- E che me n'
importa
? Da' qua, da' qua. Non mi
ricordavo
più neanche d'
averti
dato
questa
lettera
per lui.
Non voleva
mostrare
a gli
estranei
la
miseria
del suo
cuore
, l'
inganno
in cui
sentiva
il
bisogno
di
persistere
ancora: che il
figlio
, cioè,
fosse
là
, in
America
, in qualche
luogo
remoto
, e che
dovesse
un
giorno
o l'altro
ritornare
, venendo a
sapere
ch'egli s'
era
adattato
alla
nuova
condizione
e
possedeva
una
campagna
, dove
viveva
tranquillo
,
aspettandolo
.
Era
poca,
veramente
, quella
terra
; ma da parecchi
anni
don
Mattia
covava
, di
nascosto
al
Butera
, il
disegno
d'
ingrandirla
,
acquistando
la
terra
d'un suo vicino, col quale già s'
era
messo
a
prezzo
e
accordato
. Quante
privazioni
, quanti
sacrifizii
non s'
era
imposti
, per
metter
da
parte
quanto gli
bisognava
per
attuare
quel suo
disegno
!
Era
poca, sì, la sua
terra
; ma da un
pezzo
egli,
affacciandosi
al
balcone
della
cascina
, s'
era
abituato
a
saltar
con gli
occhi
il
muro
di
cinta
tra il suo
podere
e quello del vicino e a
considerar
come sua tutta quanta quella
terra
.
Raccolta
la
somma
convenuta
,
aspettava
solamente che il vicino si
risolvesse
a
firmare
il
contratto
e a
sloggiare
di
là
.
Gli
sapeva
mill
'
anni
, allo
Scala
; ma, per
disgrazia
, gli
era
toccato
ad aver da fare con un
benedett
'
uomo
!
Buono
,
badiamo
,
quieto
,
garbato
,
remissivo
,
don
Filippino
Lo
Cìcero
, ma senza
dubbio
un po'
svanito
di
cervello
.
Leggeva
dalla
mattina
alla
sera
certi
libracci
latini
, e
viveva
solo in
campagna
con una
scimmia
che gli avevano
regalata
.
La
scimmia
si
chiamava
Tita
;
era
vecchia
e
tisica
per
giunta
.
Don
Filippino
la
curava
come una
figliuola
, la
carezzava
, s'
assoggettava
senza mai
ribellarsi
a tutti i
capricci
di lei; con lei
parlava
tutto il
giorno
,
certissimo
d'esser
compreso
. E quando essa,
triste
per la
malattia
, se ne stava
arrampicata
su la
trabacca
del
letto
, ch'
era
il suo
posto
preferito
, egli,
seduto
su la
poltrona
, si
metteva
a
leggerle
qualche
squarcio
delle
Georgiche
o delle
Bucoliche
:
-
Tityre
, tu
patulae
...
Ma quella
lettura
era
di
tratto
in
tratto
interrotta
da certi
soprassalti
d'
ammirazione
curiosissimi
: a qualche
frase
, a qualche
espressione
, talvolta anche per una
semplice
parola
, di cui
don
Filippino
comprendeva
la
squisita
proprietà
o
gustava
la
dolcezza
,
posava
il
libro
su le
ginocchia
,
socchiudeva
gli
occhi
e si
metteva
a
dire
celerissimamente
: -
Bello
!
bello
!
bello
!
bello
!
bello
! -
abbandonandosi
man
mano
su la
spalliera
, come se
svenisse
dal
piacere
.
Tita
allora
scendeva
dalla
trabacca
e gli
montava
sul
petto
,
angustiata
,
costernata
;
don
Filippino
la
abbracciava
e le
diceva
, al
colmo
della
gioja
:
-
Senti
,
Tita
,
senti
...
Bello
!
bello
!
bello
!
bello
!
bello
...
Ora
don
Mattia
Scala
voleva la
campagna
: aveva
fretta
,
cominciava
a
essere
stufo
, e aveva
ragione
: la
somma
convenuta
era
pronta
- e
notare
che quel
denaro
a
don
Filippino
avrebbe
fatto
tanto
comodo
; ma,
Dio
benedetto
, come avrebbe poi potuto in
città
gustar
la
poesia
pastorale
e
campestre
del suo
divino
Virgilio
?
- Abbi
pazienza
,
caro
Mattia
!
La prima
volta
che lo
Scala
s'
era
sentito
rispondere
così, aveva
sbarrato
tanto d'
occhi
:
- Mi
burlate
, o
dite
sul
serio
?
Burlare
? Ma neanche per
sogno
!
Diceva
proprio sul
serio
,
don
Filippino
.
Certe
cose
lo
Scala
, ecco, non le poteva
capire
. E poi
c'
era
Tita
,
Tita
ch'
era
abituata
a
vivere
in
campagna
, e che forse non avrebbe più
saputo
farne a meno,
poverina
.
Nei
giorni
belli
don
Filippino
la
conduceva
a
passeggio
, un po' facendola
camminare
pian
pianino
coi suoi
piedi
, un po'
reggendola
in
braccio
, come
fosse
una
bambina
; poi
sedeva
su qualche
masso
a
piè
d'un
albero
;
Tita
allora s'
arrampicava
sui
rami
e,
spenzolandosi
,
afferrata
per la
coda
,
tentava
di
ghermirgli
la
papalina
per il
fiocco
o di
acciuffargli
la
parrucca
o di
strappargli
il
Virgilio
dalle
mani
.
-
Bonina
,
Tita
,
bonina
! Fammi questo
piacere
,
povera
Tita
!
Povera
,
povera
, sì, perché
era
condannata
, quella
cara
bestiola
. E
Mattia
Scala
, dunque,
doveva
avere ancora un po' di
pazienza
.
-
Aspetta
almeno, - gli
diceva
don
Filippino
- che questa
povera
bestiola
se ne
vada
. Poi la
campagna
sarà tua.
Va
bene
?
Ma
era
già
passato
più d'un
anno
di
comporto
, e quella
brutta
bestiaccia
non si
risolveva
a
crepare
.
- Vogliamo farla invece
guarire
? - gli
disse
un
giorno
lo
Scala
. - Ho una
ricetta
coi
fiocchi
!
Don
Filippino
lo
guardò
sorridente
, ma
pure
con una
cert'
ansia
, e
domandò
:
- Mi
burli
?
- No. Sul
serio
. Me l'ha
data
un
veterinario
che ha
studiato
a
Napoli
:
bravissimo
.
-
Magari
,
caro
Mattia
!
- Dunque
fate
così.
Prendete
quanto un
litro
d'
olio
fino
. Ne avete,
olio
fino
? ma
fino
, proprio
fino
?
- Lo
compro
, anche se
dovessi
pagarlo
sangue
di
papa
.
-
Bene
. Quanto un
litro
.
Mettetelo
a
bollire
, con tre
spicchi
d'
aglio
, dentro.
-
Aglio
?
- Tre
spicchi
.
Date
ascolto
a me. Quando l'
olio
comincerà
a
muoversi
, prima che
alzi
il
bollo
,
toglietelo
dal
fuoco
.
Prendete
allora una
buona
manata
di
farina
di
Majorca
e
buttatecela
dentro.
-
Farina
di
Majorca
?
- Di
Majorca
,
gnorsì
.
Mestate
; poi, quando si sarà
ridotta
come una
pasta
molle
,
oleosa
,
applicatela
, ancora
calda
, sul
petto
e su le
spalle
di quella
brutta
bestia
;
ricopritela
ben
bene
di
bambagia
, di molta
bambagia
,
capite
?
-
Benissimo
: di
bambagia
; e poi?
- Poi
aprite
una
finestra
e
buttatela
giù
.
-
Ohooo
! -
miaolò
don
Filippino
. -
Povera
Tita
!
-
Povera
campagna
,
dico
io! Voi non ci
badate
; io
debbo
guardarla
da
lontano
, e intanto,
pensate
: non
c'
è più
vigna
; gli
alberi
aspettano
da una
diecina
d'
anni
almeno, la
rimonda
; i
frutici
crescono
senza
innesti
, coi
polloni
sparpagliati
, che si
succhian
la
vita
l'un l'altro e
par
che
chiedano
ajuto
da tutte le
parti
; di molti
olivi
non
resta
che da far
legna
. Che
debbo
comperarmi
, alla
fine
?
Possibile
seguitare
così?
Don
Filippino
, a queste
rimostranze
, faceva una
faccia
talmente
afflitta
, che
don
Mattia
non si
sentiva
più l'
animo
d'
aggiunger
altro.
Con chi
parlava
, del
resto
? Quel
pover
uomo
non
era
di questo
mondo
. Il
sole
, il
sole
vero
, il
sole
della
giornata
non
era
forse mai
sorto
per lui: per lui
sorgevano
ancora i
soli
del
tempo
di
Virgilio
.
Aveva
vissuto
sempre
là
, in quella
campagna
, prima
insieme
con lo
zio
prete
, che,
morendo
,
gliel
'aveva
lasciata
in
eredità
, poi sempre solo.
Orfano
a tre
anni
,
era
stato
accolto
e
cresciuto
da quello
zio
,
appassionato
latinista
e
cacciatore
per la
vita
. Ma di
caccia
don
Filippino
non s'
era
mai
dilettato
, forse per l'
esperienza
fatta su lo
zio
, il quale - quantunque
prete
-
era
terribilmente
focoso
: l'
esperienza
cioè, di due
dita
saltate
a quella
buon'
anima
, dalla
mano
sinistra
, nel
caricare
il
fucile
. Si
era
dato
tutto al
latino
, lui, invece, con
passione
quieta
,
contentandosi
di
svenire
dal
piacere
, parecchie
volte
, durante la
lettura
; mentre l'altro, lo
zio
prete
, si
levava
in
piedi
, nei suoi
soprassalti
d'
ammirazione
,
infocato
in
volto
, con le
vene
della
fronte
così
gonfie
che
pareva
gli volessero
scoppiare
, e
leggeva
ad
altissima
voce
e in
fine
prorompeva
,
scaraventando
il
libro
per
terra
o su la
faccia
rimminchionita
di
don
Filippino
:
-
Sublime
,
santo
diavolo
!
Morto
di
colpo
questo
zio
,
don
Filippino
era
rimasto
padrone
della
campagna
; ma
padrone
per modo di
dire
.
In
vita
, lo
zio
prete
aveva anche
posseduto
una
casa
nella
vicina
città
, e questa
casa
aveva
lasciato
nel
testamento
al
figliuolo
di un'altra sua
sorella
, il quale si
chiamava
Saro
Trigona
.
Ora
forse, costui,
considerando
la propria
condizione
di
sfortunato
sensale
di
zolfo
, di
sfortunatissimo
padre
di
famiglia
con una
caterva
di
figliuoli
, s'
aspettava
che lo
zio
prete
lasciasse
tutto a lui, la
casa
e la
campagna
, con l'
obbligo
, si
capisce
, di
prendere
con sé e di
mantenere
,
vita
natural
durante, il
cugino
Lo
Cìcero
, il quale,
cresciuto
sempre come un
figlio
di
famiglia
, sarebbe
stato
inetto
, per altro, ad
amministrar
da sé quella
campagna
. Ma, poiché lo
zio
non aveva avuto per lui questa
considerazione
,
Saro
Trigona
, non potendo per
diritto
,
cercava
di
trar
profitto
in tutte le
maniere
anche dell'
eredità
del
cugino
, e
mungeva
spietatamente
il
povero
don
Filippino
. Quasi tutti i
prodotti
della
campagna
andavano
a lui:
frumento
,
fave
,
frutta
,
vino
,
ortaggi
; e, se
don
Filippino
ne
vendeva
qualche
parte
di
nascosto
, come se non
fosse
roba
sua, il
cugino
Saro
,
scoprendo
la
vendita
, gli
piombava
in
campagna
su le
furie
, quasi avesse
scoperto
una
frode
a suo
danno
, e
invano
don
Filippino
gli
dimostrava
umilmente
che quel
denaro
gli
serviva
per i molti
lavori
di cui la
campagna
aveva
bisogno
. Voleva il
denaro
:
- O mi
uccido
! - gli
diceva
,
accennando
di
cavar
la
rivoltella
dal
fodero
sotto la
giacca
. - Mi
uccido
qua, davanti a te
Filippino
,
ora
stesso! Perché non ne posso più,
credimi
! Nove
figliuoli
,
Cristo
sacrato
, nove
figliuoli
che mi
piangono
per il
pane
!
E meno
male
quando veniva solo, in
campagna
, a far quelle
scenate
! Certe
volte
conduceva
con sé la
moglie
e la
caterva
dei
figliuoli
. A
don
Filippino
,
abituato
a
vivere
sempre solo, gli
pareva
d'
andar
via
col
cervello
. Quei nove
nipoti
, tutti
maschi
, il maggiore dei quali non aveva ancora
quattordici
anni
, quantunque "
piangenti
per il
pane
"
prendevano
d'
assalto
, come nove
demonii
scatenati
, la
tranquilla
casa
campestre
dello
zio
; gli
mettevano
tutto
sossopra
:
ballavano
,
ballavano
proprio quelle
stanze
, dagli
urli
, dalle
risa
, dai
pianti
, dalle
corse
sfrenate
; poi s'
udiva
,
immancabilmente
, il
fracasso
, il
rovinio
di qualche
grossa
rottura
, almeno almeno di qualche
specchio
d'
armadio
andato
in
briciole
; allora
Saro
Trigona
balzava
in
piedi
,
gridando
:
- Faccio l'
organo
! faccio l'
organo
!
Rincorreva
,
acciuffava
quelle
birbe
;
distribuiva
calci
,
schiaffi
,
pugni
,
sculacciate
; poi, com'essi si
mettevano
a
strillare
in tutti i
toni
, li
disponeva
in
fila
, per
ordine
d'
altezza
, e così facevano l'
organo
.
-
Fermi
là
!
Belli
...
belli
davvero
,
guarda
,
Filippino
! Non sono da
dipingere
? Che
sinfonia
!
Don
Filippino
si
turava
gli
orecchi
,
chiudeva
gli
occhi
e si
metteva
a
pestare
i
piedi
dalla
disperazione
.
-
Mandali
via
!
Rompano
ogni cosa; si
portino
via
casa
,
alberi
, tutto; ma
lasciatemi
in
pace
per
carità
!
Aveva
torto
, però,
don
Filippino
. Perché la
cugina
, per
esempio
, non veniva mai con le
mani
vuote
a
trovarlo
in
campagna
: gli
portava
qualche
papalina
ricamata
, con un
bel
fiocco
di
seta
: come no? quella che
teneva
in
capo
; o un
pajo
di
pantofole
gli
portava
, pur
ricamate
da lei: quelle che
teneva
ai
piedi
. E la
parrucca
?
Dono
e
attenzione
del
cugino
, per
guardarlo
dai
raffreddori
frequenti
, a cui
andava
soggetto
, per la
calvizie
precoce
.
Parrucca
di
Francia
! Gli
era
costata
un
occhio
, a
Saro
Trigona
. E la
scimmia
,
Tita
? Anch'essa,
regalo
della
cugina
:
regalo
di
sorpresa
, per
rallegrare
gli
ozii
e la
solitudine
del buon
cugino
esiliato
in
campagna
. Come no?
-
Somarone
,
scusate
,
somarone
! - gli
gridava
don
Mattia
Scala
. - O perché mi
fate
ancora
aspettare
a
pigliar
possesso
?
Firmate
il
contratto
,
levatevi
da questa
schiavitù
! Col
denaro
che vi
do
io, voi senza
vizii
, voi con così pochi
bisogni
, potreste
viver
tranquillo
, in
città
, gli
anni
che vi
restano
. Siete
pazzo
? Se
perdete
ancora altro
tempo
per
amore
di
Tita
e di
Virgilio
, vi
ridurrete
all'
elemosina
, vi
ridurrete
!
Perché
don
Mattia
Scala
, non volendo che
andasse
in
malora
il
podere
ch'egli
considerava
già come suo, s'
era
messo
ad
anticipare
al Lo
Cìcero
parte
della
somma
convenuta
.
- Tanto, per la
potatura
; tanto per gl'
innesti
; tanto per la
concimazione
...
Don
Filippino
,
diffalchiamo
!
-
Diffalchiamo
! -
sospirava
don
Filippino
. - Ma
lasciami
stare qui. In
città
, vicino a quei
demonii
,
morirei
dopo due
giorni
. Tanto a te non
do
ombra
. Non sei tu qua il
padrone
,
caro
Mattia
? Puoi far quello che ti
pare
e
piace
. Io non ti
dico
niente.
Basta
che tu mi
lasci
star
tranquillo
...
- Sì. Ma intanto, - gli
rispondeva
lo
Scala
- i
beneficii
se li
gode
vostro
cugino
!
- Che te ne
importa
? - gli faceva
osservare
il Lo
Cìcero
. - Questo
denaro
tu
dovresti
darmelo
tutto in una
volta
, è
vero
? Me lo dai invece così, a
spizzico
; e ci
perdo
io, in
fondo
, perché,
diffalcando
oggi
,
diffalcando
domani
, mi verrà un
giorno
a
mancare
, mentre tu lo avrai
speso
qua, a
beneficar
la
terra
che allora sarà tua.
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