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Luigi Pirandello
Scialle nero
IntraText CT - Lettura del testo
Il tabernacolo
III
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III
La
villa
del
Ciancarella
era
tutta
murata
come una
fortezza
, e aveva il
cancello
su lo
stradone
provinciale
.
Il
vecchio
, che
pareva
un
rospaccio
calzato
e
vestito
,
oppresso
da una
cisti
enorme
su la
nuca
, che lo
obbligava
a
tener
sempre
giù
e
piegato
da un
lato
il
testone
raso
, vi
abitava
solo, con un
servitore
; ma aveva molta
gente
di
campagna
ai suoi
ordini
,
armata
, e due
mastini
che
incutevano
paura
, solo a
vederli
.
Spatolino
sonò
la
campana
. Subito quelle due
bestiacce
s'
avventarono
furibonde
alle
sbarre
del
cancello
, e non si
quietarono
neppure quando il
servitore
accorse
a
rincorare
Spatolino
che non voleva
entrare
.
Bisognò
che il
padrone
, il quale
prendeva
il
caffè
nel
chioschetto
d'
edera
, a un
lato
della
villa
, in
mezzo
al
giardino
, li
chiamasse
col
fischio
.
- Ah,
Spatolino
!
Bravo
, -
disse
il
Ciancarella
. -
Siedi
lì
.
E gl'
indicò
uno degli
sgabelli
di
ferro
disposti
,
giro
giro
, nel
chioschetto
.
Ma
Spatolino
rimase
in
piedi
, col
cappelluccio
roccioso
e
ingessato
tra le
mani
.
- Tu sei un
indegno
figlio
, è
vero
?
-
Sissignore
, e me ne
vanto
: della
Madonna
Addolorata
. Che
comandi
ha da
darmi
?
- Ecco, -
disse
Ciancarella
; ma, invece di
seguitare
, si
recò
la
tazza
alle
labbra
e
trasse
tre
sorsi
di
caffè
. - Un
tabernacolo
- (e un altro
sorso
).
- Come dice?
- Vorrei
costruito
da te un
tabernacolo
- (ancora un
sorso
).
- Un
tabernacolo
,
Vossignoria
?
- Sì, su lo
stradone
, di
fronte
al
cancello
- (altro
sorso
, l'
ultimo
;
posò
la
tazza
, e - senza ,
asciugarsi
le
labbra
- si
levò
in
piedi
. Una
goccia
di
caffè
gli
scese
da un
angolo
della
bocca
di tra gl'
irti
peli
della
barba
non
rifatta
da parecchi
giorni
). - Un
tabernacolo
, dunque, non tanto
piccolo
, perché ci ha da
entrare
una
statua
,
grande
al
vero
, di
Cristo
alla
colonna
. Alle
pareti
laterali
ci voglio
allogare
due
bei
quadri
,
grandi
: di qua, un
Calvario
; di
là
, una
Deposizione
. Insomma, come un
camerotto
agiato
, su uno
zoccolo
alto
un
metro
, col
cancelletto
di
ferro
davanti, e la
croce
su, s'
intende
. Hai
capito
?
Spatolino
chinò
più
volte
il
capo
, con gli
occhi
chiusi
; poi,
riaprendo
gli
occhi
e
traendo
un
sospiro
,
disse
:
- Ma
Vossignoria
scherza
, è
vero
?
-
Scherzo
? Perché?
- Io
credo
che
Vossignoria
voglia
scherzare
. Mi
perdoni
. Un
tabernacolo
,
Vossignoria
, all'Ecce
Homo
?
Ciancarella
si
provò
ad
alzare
un po' il
testone
raso
, se lo
tenne
con una
mano
e
rise
in un suo modo
speciale
,
curiosissimo
, come se
frignasse
, per
via
di quei
malanno
che gli
opprimeva
la
nuca
.
- Eh che! -
disse
. - Non ne son forse
degno
,
secondo
te?
- Ma
nossignore
,
scusi
! - s'
affrettò
a
negare
Spatolino
,
stizzito
,
infiammandosi
. - Perché
dovrebbe
Vossignoria
commettere
così, senza
ragione
, un
sacrilegio
? Si
lasci
pregare
, e mi
perdoni
se
parlo
franco
. Chi vuol
gabbare
,
Vossignoria
?
Dio
, no;
Dio
non lo
gabba
;
Dio
vede
tutto, e non si
lascia
gabbare
da
Vossignoria
. Gli
uomini
? Ma
vedono
anche loro e
sanno
che
Vossignoria
...
- Che
sanno
,
imbecille
? - gli
gridò
il
vecchio
,
interrompendolo
. - E che
sai
tu di
Dio
,
verme
di
terra
? Quello che te n'hanno
detto
i
preti
! Ma
Dio
...
Vah
,
vah
,
vah
, io mi
metto
a
ragionare
con te,
adesso
... Hai
fatto
colazione
?
-
Nossignore
.
-
Brutto
vizio
,
caro
mio!
dovrei
dartela
io,
ora
, eh?
-
Nossignore
. Non
prendo
nulla.
- Ah, -
esclamò
Ciancarella
con uno
sbadiglio
. - Ah! I
preti
,
figliuolo
, i
preti
ti hanno
sconcertato
il
cervello
.
Vanno
predicando
, è
vero
? che io non
credo
in
Dio
. Ma
sai
perché? perché non
do
loro da
mangiare
. Ebbene,
sta'
zitto
: ne avranno, quando verranno a
consacrare
il nostro
tabernacolo
. Voglio che sia una
bella
festa
,
Spatolino
. Perché mi
guardi
così? Non
credi
? O vuoi
sapere
come mi sia venuto in
mente
? In
sogno
,
figliuolo
! Ho avuto un
sogno
, l'altra
notte
.
Ora
certo i
preti
diranno
che
Dio
m'ha
toccato
il
cuore
.
Dicano
pure
; non me n'
importa
nulla! Dunque, siamo
intesi
, eh?
Parla
...
smuoviti
... Sei
allocchito
?
-
Sissignore
, -
confessò
Spatolino
,
aprendo
le
braccia
.
Ciancarella
, questa
volta
, si
prese
la
testa
con tutt'e due le
mani
, per
ridere
a lungo.
-
Bene
, - poi
disse
. - Tu
sai
com'io
tratto
. Non voglio
impicci
di nessun
genere
.
So
che sei un
bravo
operajo
e che fai le
cose
ammodo
e
onestamente
.
Fa'
da te,
spese
e tutto, senza
seccarmi
. Quando avrai
finito
, faremo i
conti
. Il
tabernacolo
... hai
capito
come lo voglio?
-
Sissignore
.
- Quando ti
metterai
all'
opera
?
- Per me, anche
domani
.
- E quando potrà esser
finito
?
Spatolino
stette un po' a
pensare
.
- Eh, - poi
disse
, - se
dev'
essere
così
grande
, ci vorrà almeno..., che
so
, un
mese
.
- Sta
bene
.
Andiamo
ora
a
vedere
insieme
il
posto
.
La
terra
, dall'altra
parte
dello
stradone
,
apparteneva
pure
al
Ciancarella
, che la
lasciava
incolta
, in
abbandono
: l'aveva
acquistata
per non aver
soggezioni
lì
davanti alla
villa
; e
permetteva
che i
pecoraj
vi
conducessero
le loro
greggiole
a
pascolare
, come se
fosse
terra
senza
padrone
. Per
costruirvi
il
tabernacolo
non si
doveva
dunque
chieder
licenza
a nessuno.
Stabilito
il
posto
,
lì
, proprio
dirimpetto
al
cancello
, il
vecchio
rientrò
nella
villa
, e
Spatolino
,
rimasto
solo, -
fififì
...
fififì
...
fififì
... - non la
finì
più. Poi s'
avviò
.
Cammina
e
cammina
, si
ritrovò
, quasi senza
saperlo
, dinanzi la
porta
di
don
Lagàipa
, ch'
era
il suo
confessore
. Si
ricordò
, dopo aver
bussato
, che il
prete
era
da parecchi
giorni
a
letto
,
infermo
: non avrebbe
dovuto
disturbarlo
con quella
visita
mattutina
; ma il
caso
era
grave
;
entrò
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