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Luigi Pirandello
Scialle nero
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Difesa del Mèola (Tonache di Montelusa)
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Difesa
del
Mèola
(
Tonache
di
Montelusa
)
Ho tanto
raccomandato
ai miei
concittadini
di
Montelusa
di non
condannare
così a
occhi
chiusi
il
Mèola
, se non vogliono
macchiarsi
della più
nera
ingratitudine
.
Il
Mèola
ha
rubato
.
Il
Mèola
s'è
arricchito
.
Il
Mèola
probabilmente
domani
si
metterà
a far l'
usurajo
.
Sì. Ma
pensiamo
,
signori
miei, a chi e perché ha
rubato
il
Mèola
.
Pensiamo
che è niente il
bene
che il
Mèola
ha
fatto
a se stesso
rubando
, se lo
confrontiamo
col
bene
che da quel suo
furto
è
derivato
alla nostra
amatissima
Montelusa
.
Io per me non
so
tollerare
in
pace
che i miei
concittadini
,
riconoscendo
da un
canto
questo
bene
,
seguitino
dall'altro a
condannare
il
Mèola
e a
rendergli
se non proprio
impossibile
,
difficilissima
la
vita
nel nostro
paese
.
Ragion
per cui m'
appello
al
giudizio
di quanti sono in
Italia
liberali
equanimi
e ben
pensanti
.
Un
incubo
orrendo
gravava
su tutti noi
Montelusani
, da
undici
anni
: dal
giorno
nefasto
che
Monsignor
Vitangelo
Partanna
, per
istanze
e
mali
uffizii
di
potenti
prelati
a
Roma
,
ottenne
il nostro
vescovado
.
Avvezzi
com'eravamo da
tempo
al
fasto
, alle
maniere
gioconde
e
cordiali
, alla
copiosa
munificenza
dell'
Eccell
.
mo
nostro
Monsignor
Vivaldi
(
Dio
l'abbia in
gloria
!), tutti noi
Montelusani
ci
sentimmo
stringere
il
cuore
, allorché
vedemmo
per la prima
volta
scendere
dall'
alto
e
vetusto
Palazzo
Vescovile
, a
piedi
tra i due
segretarii
,
incontro
al
sorriso
della nostra
perenne
primavera
, lo
scheletro
intabarrato
di questo
vescovo
nuovo
:
alto
,
curvo
su la sua
trista
magrezza
,
proteso
il collo, le
tumide
e
livide
labbra
in fuori, nello
sforzo
di
tener
ritta
la
faccia
incartapecorita
, con gli
occhialacci
neri
su l'
adunco
naso
.
I due
segretarii
, il
vecchio
don
Antonio
Sclepis
,
zio
del
Mèola
, e il
giovane
don
Arturo
Filomarino
(che
durò
poco in
carica
), si
tenevano
un
passo
indietro
e
andavano
interiti
e come
sospesi
,
consci
dell'
orribile
impressione
che Sua
Eccellenza
destava
in tutta la
cittadinanza
.
E infatti
parve
a tutti che il
cielo
, il
gajo
aspetto
della nostra
bianca
cittadina
s'
oscurassero
a quell'
apparizione
ispida
,
lugubre
. Un
brulichio
sommesso
, quasi di
raccapriccio
, si
propagò
al
passaggio
di lui per tutti gli
alberi
del lungo e
ridente
viale
del
Paradiso
,
vanto
della nostra
Montelusa
,
terminato
laggiù
da due
azzurri
: quello
aspro
e
denso
del
mare
, quello
tenue
e
vano
del
cielo
.
Difetto
precipuo
di noi
Montelusani
è senza
dubbio
l'
impressionabilità
. Le
impressioni
, a cui
andiamo
così
facilmente
soggetti
, possono a lungo su le nostre
opinioni
, su i nostri
sentimenti
, e
c'
inducono
nell'
animo
mutamenti
sensibilissimi
e
durevoli
.
Un
vescovo
a
piedi
? Da che il
Vescovado
sedeva
lassù
come una
fortezza
in
cima
al
paese
, tutti i
Montelusani
avevan
sempre
veduto
scendere
in
carrozza
i loro
vescovi
al
viale
del
Paradiso
. Ma
vescovado
,
disse
Monsignor
Partanna
fin
dal
primo
giorno
,
insediandosi
, è
nome
d'
opera
e non d'
onore
. E
smise
la
vettura
,
licenziò
cocchieri
e
lacchè
,
vendette
cavalli
e
paramenti
,
inaugurando
la più
gretta
tirchieria
.
Pensammo
dapprima
:
"Vorrà fare
economia
. Ha molti
parenti
poveri
nella sua
nativa
Pisanello
".
Se non che, venne un
giorno
da
Pisanello
a
Montelusa
uno di questi
parenti
poveri
, un suo
fratello
appunto
,
padre
di nove
figliuoli
, a
pregarlo
in
ginocchio
a
mani
giunte
, come si
pregano
i
santi
, perché gli desse
ajuto
, tanto almeno da
pagare
i
medici
che
dovevano
operar
la
moglie
moribonda
. Non volle
dargli
nemmeno da
pagarsi
il
ritorno
a
Pisanello
. E lo
vedemmo
tutti,
sentimmo
tutti quel che
disse
il
pover
uomo
con gli
occhi
gonfi
di
lagrime
e la
voce
rotta
dai
singhiozzi
nel
Caffè
di
Pedoca
, appena
sceso
dal
Vescovado
.
Ora
, la
Diocesi
di
Montelusa
- è
bene
saperlo
- è tra le più
ricche
d'
Italia
.
Che voleva fare
Monsignor
Partanna
con le
rendite
di essa, se
negava
con tanta
durezza
un così
urgente
soccorso
a' suoi di
Pisanello
?
Marco
Mèola
ci
svelò
il
segreto
.
L'ho
presente
(potrei
dipingerlo
), quella
mattina
che ci
chiamò
tutti, noi
liberali
di
Montelusa
, nella
piazza
innanzi al
Caffè
Pedoca
. Gli
tremavano
le
mani
; le
ciocche
ricciute
della
testa
leonina
,
rizzandosi
, lo
costringevano
più del
solito
a
rincalcarsi
con
manate
furiose
il
cappelluccio
floscio
, che non gli vuol mai
sedere
in
capo
.
Era
pallido
e
fiero
. Un
fremito
di
sdegno
gli
arricciava
il
naso
di
tratto
in
tratto
.
Vive
orrenda
tuttora
negli
animi
dei
vecchi
Montelusani
la
memoria
della
corruzione
seminata
nelle
campagne
e in tutto il
paese
, con le
prediche
e la
confessione
, dei
Padri
Liguorini
, e dello
spionaggio
, dei
tradimenti
operati
da essi negli
anni
nefandi
della
tirannia
borbonica
, di cui
segretamente
s'eran
fatti
strumento
.
Ebbene, i
Liguorini
, i
Liguorini
voleva far
tornare
a
Montelusa
Monsignor
Partanna
, i
Liguorini
cacciati
a
furia
di
popolo
quando
scoppiò
la
rivoluzione
.
Per questo egli
accumulava
le
rendite
della
Diocesi
.
Ed
era
una
sfida
a noi
Montelusani
, che il
fervido
amore
della
libertà
non avevamo potuto
dimostrare
altrimenti, che con quella
cacciata
di
frati
, giacché, al
primo
annunzio
dell'
entrata
di
Garibaldi
a
Palermo
, s'
era
squagliata
la
sbirraglia
, e con essa la
scarsa
soldatesca
borbonica
di
presidio
a
Montelusa
.
Quell'
unico
nostro
vanto
voleva dunque
fiaccare
Monsignor
Partanna
.
Ci
guardammo
tutti negli
occhi
,
frementi
d'
ira
e di
sdegno
.
Bisognava
a ogni
costo
impedire
che un tal
proposito
si
riducesse
a
effetto
. Ma Come
impedirlo
?
Parve
che da quel
giorno
il
cielo
s'
incavernasse
su
Montelusa
. La
città
prese
il
lutto
. Il
Vescovado
lassù
, ove colui
covava
il
reo
disegno
e di
giorno
in
giorno
ne
avvicinava
l'
attuazione
, ce lo
sentimmo
tutti come un
macigno
sul
petto
.
Nessuno, allora, pur
sapendo
che
Marco
Mèola
era
nipote
dello
Sclepis
,
segretario
del
vescovo
,
dubitava
della sua
fede
liberale
. Tutti anzi
ammiravano
la sua
forza
d'
animo
quasi
eroica
,
comprendendo
di quanta
amarezza
dovesse
in
fondo
esser
cagione
quella
fede
per lui,
allevato
e
cresciuto
come un
figliuolo
da quello
zio
prete
.
I miei
concittadini
di
Montelusa
mi
domandano
adesso
con
aria
di
scherno
: - Ma se
veramente
gli
sapeva
di
sale
il
pane
dello
zio
prete
, perché non si
allibertava
lavorando
?
E
dimenticano
che, per esser
scappato
,
giovinetto
, dal
seminario
, lo
Sclepis
, che lo voleva a ogni
costo
prete
come lui, lo aveva
tolto
dagli
studii
;
dimenticano
che tutti allora
compiangevamo
amaramente
che per la
bizza
d'una
chierica
stizzita
si
dovesse
perdere
un
ingegno
di quella
sorte
.
Io
ricordo
bene
che
cori
d'
approvazione
e che
applausi
e quanta
ammirazione
, allorché,
sfidando
i
fulmini
del
Vescovado
e l'
indignazione
e la
vendetta
dello
zio
,
Marco
Mèola
, facendosi
cattedra
d'un
tavolino
del
Caffè
Pedoca
, si
mise
per un'
ora
al
giorno
a
commentare
ai
Montelusani
le
opere
latine
e
volgari
di
Alfonso
Maria
de'
Liguori
,
segnatamente
i
Discorsi
sacri
e
morali
per tutte le
domeniche
dell'
anno
e Il
libro
delle
Glorie
di
Maria
.
Ma noi vogliamo far
scontare
al
Mèola
le
frodi
della nostra
illusione
, le
aberrazioni
della nostra
deplorabilissima
impressionabilità
.
Quando il
Mèola
, un
giorno
, con
aria
truce
,
levando
una
mano
e
ponendosela
poi sul
petto
, ci
disse
: - "
Signori
, io
prometto
e
giuro
che i
liguorini
non
torneranno
a
Montelusa
!" - voi,
Montelusani
, voleste per
forza
immaginare
non
so
che
diavolerie
:
mine
,
bombe
,
agguati
,
assalti
notturni
al
Vescovado
e
Marco
Mèola
come
Pietro
Micca
con la
miccia
in
mano
pronto
a far
saltare
in
aria
vescovo
e
Liguorini
.
Ora
questo, con
buona
pace
e
sopportazione
vostra, vuol
dire
avere una
concezione
dell'
eroe
alquanto
grottesca
. Con tali
mezzi
avrebbe potuto mai il
Mèola
liberar
Montelusa
dalla
calata
dei
Liguorini
? Il
vero
eroismo
consiste
nel
sapere
attemprare
i
mezzi
all'
impresa
.
E
Marco
Mèola
seppe
.
Sonavano
nell'
aria
che
inebriava
,
satura
di tutte le
fragranze
della
nuova
primavera
, le
campane
delle
chiese
, tra i
gridi
festivi
delle
rondini
guizzanti
a
frotte
nel
luminoso
ardore
di quel
vespero
indimenticabile
.
Io e il
Mèola
passeggiavamo
per il nostro
viale
del
Paradiso
,
muti
e
assorti
nei nostri
pensieri
.
Il
Mèola
a un
tratto
si
fermò
e
sorrise
.
-
Senti
, - mi
disse
. - queste
campane
più
prossime
? Sono della
badia
di
Sant'
Anna
. Se tu
sapessi
chi le
suona
!
- Chi le
suona
?
- Tre
campane
, tre
colombelle
!
Mi
voltai
a
guardarlo
,
stupito
del
tono
e dell'
aria
con cui aveva
proferito
quelle
parole
.
- Tre
monache
?
Negò
col
capo
, e mi
fe'
cenno
d'
attendere
.
-
Ascolta
, -
soggiunse
piano
. -
Ora
, appena tutt'e tre
finiranno
di
sonare
, l'
ultima
, la
campanella
più
piccola
e più
argentina
,
batterà
tre
tocchi
,
timidi
. Ecco...
ascolta
bene
!
Difatti,
lontano
, nel
silenzio
del
cielo
,
rintoccò
tre
volte
-
din
din
din
- quella
timida
campanella
argentina
, e
parve
che il
suono
di quei tre
tintinni
si
fondesse
beato
nell'
aurea
luminosità
del
crepuscolo
.
- Hai
inteso
? - mi
domandò
il
Mèola
. - Questi tre
rintocchi
dicono
a un
felice
mortale
: "Io
penso
a te!".
Tornai
a
guardarlo
. Aveva
socchiuso
gli
occhi
, per
sospirare
, e
alzato
il
mento
. Sotto la
folta
barba
crespa
gli s'
intravedeva
il collo
taurino
,
bianco
come l'
avorio
.
-
Marco
! - gli
gridai
,
scotendolo
per un
braccio
.
Egli allora
scoppiò
a
ridere
; poi,
aggrottando
le
ciglia
,
mormorò
:
- Mi
sacrifico
,
amico
mio, mi
sacrifico
! Ma
sta'
pur
sicuro
che i
Liguorini
non
torneranno
a
Montelusa
.
Non potei
strappargli
altro di
bocca
per molto
tempo
.
Che
relazione
poteva esserci tra quei tre
rintocchi
di
campana
, che
dicevano
Io
penso
a te, e i
Liguorini
che non
dovevano
tornare
a
Montelusa
? E a qual
sacrifizio
s'
era
votato
il
Mèola
per non farli
tornare
?
Sapevo
che nella
badia
di
Sant'
Anna
egli aveva una
zia
,
sorella
dello
Sclepis
e della
madre
;
sapevo
che tutte le
monache
delle cinque
badie
di
Montelusa
odiavano
anch'esse
cordialmente
Monsignor
Partanna
, perché appena
insediatosi
vescovo
, aveva
dato
per esse tre
disposizioni
, una più dell'altra
crudele
:
1a che non
dovessero
più né
preparare
né
vendere
dolci
o
rosolii
(quei
buoni
dolci
di
miele
e di
pasta
reale
,
infiocchettati
e
avvolti
in
fili
d'
argento
! quei
buoni
rosolii
, che
sapevano
d'
anice
e di
cannella
!);
2a che non
dovessero
più
ricamare
(neanche
arredi
e
paramenti
sacri
), ma far
soltanto
la
calzetta
;
3a che non
dovessero
più avere, in
fine
, un
confessore
particolare
, ma
servirsi
tutte, senza
distinzione
, del
Padre
della
comunità
.
Che
pianti
, che
angoscia
disperata
in tutte e cinque le
badie
di
Montelusa
, specialmente per quest'
ultima
disposizione
! che
maneggi
per farla
revocare
!
Ma
Monsignor
Partanna
era
stato
irremovibile
. Forse aveva
giurato
a se stesso di far tutto il
contrario
di quel che aveva
fatto
il suo
Eccell
.
mo
Predecessore
.
Largo
e
cordiale
con le
monache
,
Monsignor
Vivaldi
(
Dio
l'abbia in
gloria
!), si
recava
a
visitarle
almeno una
volta
la
settimana
, e
accettava
di gran
cuore
i loro
trattamenti
,
lodandone
la
squisitezza
, e si
intratteneva
a lungo con esse in
lieti
e
onesti
conversari
.
Monsignor
Partanna
, invece, non si
era
mai
recato
più d'una
volta
al
mese
in questa o in quella
badia
, sempre
accompagnato
dai due
segretarii
,
arcigno
e
duro
, e non aveva mai voluto
accettare
, non che una
tazza
di
caffè
, neppure un
bicchier
d'
acqua
. Quante
riprensioni
avevano
dovuto
fare alle
monache
e alle
educande
le
madri
badesse
e le
vicarie
per
ridurle
all'
obbedienza
e farle
scendere
giù
nel
parlatorio
, quando la
portinaja
per
annunziar
la
visita
di
Monsignore
strappava
a lungo la
catena
del
campanello
che
strillava
come un
cagnolino
a cui qualcuno avesse
pestato
una
piota
! Ma se le
spaventava
tutte con quei
segnacci
di
croce
! con quella
vociaccia
borbottante
: -
Santa
,
figlia
, - in
risposta
al
saluto
che ciascuna gli
porgeva
, facendosi innanzi alla
doppia
grata
, col
viso
vermiglio
e gli
occhi
bassi
:
- Vostra
Eccellenza
benedica
!
Nessun
discorso
, che non
fosse
di
chiesa
. Il
giovine
segretario
don
Arturo
Filomarino
aveva
perduto
il
posto
per aver
promesso
un
giorno
nel
parlatorio
di
Sant'
Anna
alle
educande
e alle
monacelle
più
giovani
, che se lo
mangiavano
con gli
occhi
dalle
grate
, una
pianticina
di
fragole
da
piantare
nel
giardino
della
badia
.
Odiava
ferocemente
le
donne
,
Monsignor
Partanna
. E la
donna
, la
donna
più
pericolosa
, la
donna
umile
,
tenera
e
fedele
, egli
scopriva
sotto il
manto
e le
bende
della
monaca
. Perciò ogni
risposta
che
dava
loro
era
come un
colpo
di
ferula
su le
dita
.
Marco
Mèola
sapeva
, per
via
dello
zio
segretario
, di quest'
odio
di
Monsignor
Partanna
per le
donne
. E quest'
odio
gli
parve
troppo e che, come tale,
dovesse
avere una
ragione
recondita
e
particolare
nell'
animo
e nel
passato
di
Monsignore
. Si
mise
a
cercare
; ma presto
troncò
le
ricerche
, all'
arrivo
misterioso
di una
nuova
educanda
alla
badia
di
Sant'
Anna
, d'una
povera
gobbetta
che non poteva neanche
reggere
sul collo la
grossa
testa
dai
grandi
occhi
ovati
nella
macilenza
squallida
del
viso
. Questa
gobbetta
era
nipote
di
Monsignor
Partanna
; ma una
nipote
di cui non
sapevano
nulla i
parenti
di
Pisanello
. E difatti non
era
arrivata
da
Pisanello
, ma da un altro
paese
dell'
interno
, ove alcuni
anni
addietro
il
Partanna
era
stato
parroco
.
Lo stesso
giorno
dell'
arrivo
di questa
nuova
educanda
alla
badia
di
Sant'
Anna
,
Marco
Mèola
gridò
solennemente
in
piazza
a tutti noi
compagni
della sua
fede
liberale
:
-
Signori
, io
prometto
e
giuro
che i
Liguorini
non
torneranno
a
Montelusa
.
E
vedemmo
,
stupiti
, subito dopo quel
giuramento
solenne
,
cambiar
vita
a
Marco
Mèola
; lo
vedemmo
ogni
domenica
e in tutte le
feste
del
calendario
ecclesiastico
entrare
in
chiesa
e
sentirsi
la
messa
; lo
vedemmo
a
passeggio
in
compagnia
di
preti
e di
vecchi
bigotti
; lo
vedemmo
in gran
faccende
ogni qual
volta
si
preparavano
le
visite
pastorali
nella
Diocesi
, che
Monsignor
Partanna
faceva con la
massima
vigilanza
a'
tempi
voluti
dai
Canoni
, non
ostante
la gran
difficoltà
delle
vie
e la
mancanza
di
comunicazioni
e di
veicoli
; e lo
vedemmo
con lo
zio
far
parte
del
seguito
in quelle
visite
.
Tuttavia, io non volli - io solo -
credere
a un
tradimento
da
parte
del
Mèola
. Come
rispose
egli ai
primi
nostri
rimproveri
, alle
prime
nostre
rimostranze
?
Rispose
energicamente
:
-
Signori
,
lasciatemi
fare!
Voi
scrollaste
le
spalle
,
indignati
;
diffidaste
di lui;
credeste
e
gridaste
al
voltafaccia
. Io
seguitai
a essergli
amico
e mi ebbi da lui in quel
vespro
indimenticabile
, quando la
timida
campanella
argentina
sonò
i tre
rintocchi
nel
cielo
luminoso
, quella
mezza
confessione
misteriosa
.
Marco
Mèola
, che non
era
mai
andato
più di una
volta
l'
anno
a
visitare
quella sua
zia
monaca
a
Sant'
Anna
,
cominciò
a
visitarla
ogni
settimana
in
compagnia
della
madre
. La
zia
monaca
, nella
badia
di
Sant'
Anna
,
era
preposta
alla
sorveglianza
delle tre
educande
. Le tre
educande
, le tre
colombelle
, volevano molto
bene
alla loro
maestra
; la
seguivano
per tutto come i
pulcini
la
chioccia
; la
seguivano
anche quand'essa
era
chiamata
in
parlatorio
per la
visita
della
sorella
e del
nipote
.
E un
giorno
si
vide
il
miracolo
,
Monsignor
Partanna
, che aveva
negato
alle
monache
di quella
badia
la
licenza
, che esse avevano sempre avuta, di
entrare
due
volte
l'
anno
in
chiesa
, la
mattina
, a
porte
chiuse
, per
pararla
con le loro
mani
nelle
ricorrenze
del
Corpus
Domini
e della
Madonna
del
Lume
,
tolse
il
veto
,
riconcesse
la
licenza
, per le
preghiere
insistenti
delle tre
educande
e
segnatamente
della sua
nipote
, quella
povera
gobbetta
nuova
arrivata
.
Veramente
, il
miracolo
si
vide
dopo: quando venne la
festa
della
Madonna
del
Lume
.
La
sera
della
vigilia
,
Marco
Mèola
si
nascose
nella
chiesa
, a
tradimento
, e
dormì
nel
confessionale
del
Padre
della
comunità
. All'
alba
, una
vettura
era
pronta
nella
piazzetta
innanzi alla
badia
; e quando le tre
educande
, due
belle
e
vivaci
come
rondinine
in
amore
, l'altra
gobba
e
asmatica
,
scesero
con la loro
maestra
a
parar
l'
altare
della
Madonna
del
Lume
...
Ecco, voi
dite
: il
Mèola
ha
rubato
; il
Mèola
s'è
arricchito
; il
Mèola
probabilmente
domani
si
metterà
a far l'
usurajo
. Sì. Ma
pensate
,
signori
miei,
pensate
che di quelle tre
educande
non una delle due
belle
, ma la
terza
, la
terza
, quella
misera
sbiobbina
asmatica
e
cisposa
toccò
a
Marco
Mèola
di
rapirsi
, quand'
era
invece
amato
fervidamente
anche dalle altre due! quella, proprio quella
gobbetta
, per
impedire
che i
padri
Liguorini
tornassero
a
Montelusa
.
Monsignor
Partanna
infatti - per
costringere
il
Mèola
alle
nozze
con la
nipote
rapita
-
dovette
convertire
in
dote
a questa
nipote
il
fondo
raccolto
per il
ritorno
dei
padri
Liguorini
.
Monsignor
Partanna
è
vecchio
e non avrà più
tempo
di
rifare
quel
fondo
.
Che aveva
promesso
Marco
Mèola
a noi
liberali
di
Montelusa
? Che i
Liguorini
non sarebbero
tornati
.
Ebbene, o
signori
, e non è certo
ormai
che i
Liguorini
non
torneranno
a
Montelusa
?
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