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Luigi Pirandello
Scialle nero
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I fortunati (Tonache di Montelusa)
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I
fortunati
(
Tonache
di
Montelusa
)
Una
commovente
processione
in
casa
del
giovine
sacerdote
don
Arturo
Filomarino
.
Visite
di
condoglianza
.
Tutto il
vicinato
stava a
spiare
dalle
finestre
e dagli
usci
di
strada
il
portoncino
stinto
imporrito
fasciato
di
lutto
, che così,
mezzo
chiuso
e
mezzo
aperto
,
pareva
la
faccia
rugosa
di un
vecchio
che
strizzasse
un
occhio
per
accennar
furbescamente
a tutti quelli che
entravano
, dopo l'
ultima
uscita
-
piedi
avanti e
testa
dietro - del
padrone
di
casa
.
La
curiosità
, con cui il
vicinato
stava a
spiare
, faceva
nascere
veramente
il
sospetto
che quelle
visite
avessero un
significato
o,
piuttosto
, un
intento
ben
diverso
da quello che volevano
mostrare
.
A ogni
visitatore
che
entrava
nel
portoncino
,
scattavano
qua e
là
esclamazioni
di
meraviglia
:
-
Uh
, anche questo?
- Chi, chi?
- L'
ingegner
Franci
!
- Anche lui?
Eccolo
là
,
entrava
. Ma come? un
massone
? un
trentatré
?
Sissignori
, anche lui. E prima e dopo di lui, quel
gobbo
del
dottor
Niscemi
, l'
ateo
,
signori
miei, l'
ateo
; e il
repubblicano
e
libero
pensatore
avvocato
Rocco
Turrisi
, e il
notajo
Scimè
e il
cavalier
Preato
e il
commendator
Tino
Laspada
,
consigliere
di
prefettura
, e anche i
fratelli
Morlesi
che, appena
seduti
,
poverini
, come se avessero le
anime
avvelenate
di
sonno
, si
mettevano
tutt'e quattro a
dormire
, e il
barone
Cerrella
, anche il
barone
Cerrella
: i
meglio
, insomma, i
pezzi
più
grossi
di
Montelusa
:
professionisti
,
impiegati
,
negozianti
...
Don
Arturo
Filomarino
era
arrivato
la
sera
avanti da
Roma
, dove, appena
caduto
in
disgrazia
di
Monsignor
Partanna
, per la
pianticina
di
fragole
promessa
alle
monacelle
di
Sant'
Anna
, s'
era
recato
a
studiare
per
addottorarsi
in
lettere
e
filosofia
. Un
telegramma
d'
urgenza
lo aveva
richiamato
a
Montelusa
per il
padre
colto
da
improvviso
malore
.
Era
arrivato
troppo
tardi
. Neanche l'
amara
consolazione
di
rivederlo
per l'
ultima
volta
!
Le quattro
sorelle
maritate
e i
cognati
, dopo averlo in
fretta
in
furia
ragguagliato
della
sciagura
fulminea
e avergli
rinfacciato
con certi
versacci
di
sdegno
, anzi di
schifo
, di
abominazione
, che i
preti
suoi
colleghi
di
Montelusa
avevano
preteso
dal
moribondo
ventimila
lire
,
venti
,
ventimila
lire
per
amministrargli
i
santi
sacramenti
, come se la
buon'
anima
non avesse già
donato
abbastanza
a
opere
pie
, a
congregazioni
di
carità
, e
lastricato
di
marmo
due
chiese
,
edificato
altari
,
regalato
statue
e
quadri
di
santi
,
profuso
a
piene
mani
denari
per tutte le
feste
religiose
; se n'erano
andati
via
,
sbuffanti
,
indignati
,
dichiarandosi
stanchi
morti
di tutto quello che avevano
fatto
in quei due
giorni
tremendi
; e lo avevano
lasciato
solo,
là
, solo,
santo
Dio
, con la
governante
,
piuttosto
... sì,
piuttosto
giovine
, che il
padre
,
buon'
anima
, aveva avuto la
debolezza
di farsi venire
ultimamente
da
Napoli
, e che già con
collosa
amorevolezza
lo
chiamava
don
Arturì
.
Per ogni cosa che gli
andasse
attraverso,
don
Arturo
aveva
preso
il
vezzo
d'
appuntir
le
labbra
e
soffiare
a due, a tre
riprese
,
pian
piano
,
passandosi
le
punte
delle
dita
su le
sopracciglia
.
Ora
,
poverino
, a ogni
don
Arturì
...
Ah, quelle quattro
sorelle
! quelle quattro
sorelle
! Lo avevano sempre
malvisto
,
fin
da
piccino
, anzi
propriamente
non lo avevano mai potuto
soffrire
, forse perché
unico
maschio
e
ultimo
nato
, forse perché esse,
poverette
, erano tutt'e quattro
brutte
, una più
brutta
dell'altra, mentre lui
bello
,
fino
fino
,
biondo
e
riccioluto
. La sua
bellezza
doveva
parer
loro
doppiamente
superflua
, sì perché
uomo
e sì perché
destinato
fin
dall'
infanzia
, col
piacer
suo, al
sacerdozio
.
Prevedeva
che sarebbero
avvenute
scene
disgustose
,
scandali
e
liti
al
momento
della
divisione
ereditaria
. Già i
cognati
avevano
fatto
apporre
i
suggelli
alla
cassaforte
e alla
scrivania
nel
banco
del
suocero
,
morto
intestato
.
Che
c'
entrava
intanto
rinfacciare
a lui ciò che i
ministri
di
Dio
avevano
stimato
giusto
e
opportuno
pretendere
dal
padre
perché
morisse
da buon
cristiano
? Ahi, per quanto
crudele
potesse
riuscire
al suo
cuore
di
figlio
,
doveva
pur
riconoscere
che la
buon'
anima
aveva per tanti
anni
esercitato
l'
usura
e senza in
parte
neppur quella
discrezione
che può almeno
attenuare
il
peccato
.
Vero
è che con la stessa
mano
, con cui aveva
tolto
, aveva poi anche
dato
, e non poco. Non erano però, a
dir
proprio,
denari
suoi. E per questo
appunto
, forse, i
sacerdoti
di
Montelusa
avevano
stimato
necessario
un altro
sacrifizio
, all'
ultimo
. Egli, da
parte
sua, s'
era
votato
a
Dio
per
espiare
con la
rinunzia
ai
beni
della
terra
il gran
peccato
in cui il
padre
era
vissuto
e
morto
. E
ora
, per quel che gli sarebbe
toccato
dell'
eredità
paterna
,
era
pieno
di
scrupoli
e si
proponeva
di
chieder
lume
e
consiglio
a qualche suo
superiore
, a
Monsignor
Landolina
per
esempio
,
direttore
del
Collegio
degli
Oblati
,
sant'
uomo
, già suo
confessore
, di cui
conosceva
bene
l'
esemplare
,
fervidissimo
zelo
di
carità
.
Tutte quelle
visite
, intanto, lo
imbarazzavano
.
Per quel che volevano
parere
,
data
la
qualità
dei
personaggi
,
rappresentavano
per lui un
onore
immeritato
; per il
fine
recondito
che le
guidava
, un
avvilimento
crudele
.
Temeva
quasi d'
offendere
a
ringraziare
per quell'
apparenza
d'
onore
che gli si faceva; a non
ringraziare
affatto,
temeva
di
scoprir
troppo il proprio
avvilimento
e d'
apparir
doppiamente
sgarbato
.
D'altra
parte
, non
sapeva
bene
che cosa gli volessero
dire
tutti quei
signori
, né che cosa
doveva
rispondere
, né come
regolarsi
. Se
sbagliava
? se
commetteva
, senza
volerlo
, senza
saperlo
, qualche
mancanza
?
Egli voleva
ubbidire
ai suoi
superiori
, sempre e in tutto. Così, ancor senza
consiglio
, si
sentiva
proprio
sperduto
in
mezzo
a quella
folla
.
Prese
dunque il
partito
di
sprofondarsi
su un
divanuccio
sgangherato
in
fondo
allo
stanzone
polveroso
e
sguarnito
, quasi
bujo
, e di
fingersi
almeno in
principio
così
disfatto
dal
cordoglio
e dallo
strapazzo
del
viaggio
, da non
potere
accogliere
se non in
silenzio
tutte quelle
visite
.
Dal
canto
loro i
visitatori
, dopo avergli
stretto
la
mano
,
sospirando
e con gli
occhi
chiusi
, si
mettevano
a
sedere
giro
giro
lungo le
pareti
e nessuno
fiatava
e tutti
parevano
immersi
in quel gran
cordoglio
del
figlio
.
Schivavano
intanto di
guardarsi
l'un l'altro, come se a ciascuno facesse
stizza
che gli altri fossero venuti
là
a
dimostrare
la sua stessa
condoglianza
.
Non
pareva
l'
ora
, a tutti, di
andarsene
, ma ognuno
aspettava
che prima se n'
andassero
via
gli altri, per
dir
sottovoce
, a
quattr'
occhi
, una
parolina
a
don
Arturo
.
E in tal modo nessuno se ne
andava
.
Lo
stanzone
era
già
pieno
e i
nuovi
arrivati
non
trovavan
più
posto
da
sedere
e tutti
gonfiavano
in
silenzio
e
invidiavano
i
fratelli
Morlesi
che almeno non s'
avvedevano
del
tempo
che
passava
, perché, al
solito
, appena
seduti
, s'erano
addormentati
tutt'e quattro
profondamente
.
Alla
fine
,
sbuffando
, s'
alzò
per
primo
, o
piuttosto
scese
dalla
seggiola
il
barone
Cerrella
,
piccolo
e
tondo
come una
balla
, e
dri
dri
dri
, con un
irritatissimo
sgrigliolio
delle
scarpe
di
coppale
,
andò
fino
al
divanuccio
, si
chinò
verso
don
Arturo
, e gli
disse
piano
:
- Con
permesso
,
padre
Filomarino
, una
preghiera
.
Quantunque
abbattuto
,
don
Arturo
balzò
in
piedi
:
- Eccomi,
signor
barone
!
E lo
accompagnò
,
attraversando
tutto lo
stanzone
,
fino
alla
saletta
d'
ingresso
.
Ritornò
poco dopo,
soffiando
, a
sprofondarsi
nel
divanuccio
; ma non
passarono
due
minuti
, che un altro si
alzò
e venne a
ripetergli
:
- Con
permesso
,
padre
Filomarino
, una
preghiera
.
Dato
l'
esempio
,
cominciò
la
sfilata
. A uno a uno, di due
minuti
in due
minuti
, s'
alzavano
, e... ma dopo cinque o sei,
don
Arturo
non
aspettò
più che venissero a
pregarlo
fino
al
divanuccio
in
fondo
allo
stanzone
; appena
vedeva
uno
alzarsi
,
accorreva
pronto
e
servizievole
e lo
accompagnava
fino
alla
saletta
.
Per uno che se n'
andava
però, ne
sopravvenivano
altri due o tre alla
volta
, e quel
supplizio
minacciava
di non aver più
fine
per tutta la
giornata
.
Fortunatamente
, quando furono le tre del
pomeriggio
, non venne più nessuno.
Restavano
nello
stanzone
soltanto
i
fratelli
Morlesi
,
seduti
uno accanto all'altro, tutt'e quattro nella stessa
positura
, col
capo
ciondoloni
sul
petto
.
Dormivano
lì
da circa cinque
ore
.
Don
Arturo
non si
reggeva
più su le
gambe
.
Indicò
con un
gesto
disperato
alla
giovine
governante
napoletana
quei quattro
dormienti
là
.
- Voi
andate
a
mangiare
,
don
Arturì
, -
disse
quella. -
Mo'
ci
pens
'io.
Svegliati
, però, dopo aver
volto
un
bel
po' in
giro
gli
occhi
sbarrati
e
rossi
di
sonno
per
raccapezzarsi
, i
fratelli
Morlesi
vollero
dire
anch'essi la
parolina
in
confidenza
a
don
Arturo
, e
invano
questi si
provò
a far loro
intendere
che non ce n'
era
bisogno
; che già aveva
capito
e che avrebbe
fatto
di tutto per
contentarli
, come gli altri,
fin
dove gli sarebbe
stato
possibile
. I
fratelli
Morlesi
non volevano
soltanto
pregarlo
come tutti gli altri di fare in modo che venisse a lui la loro
cambiale
nella
divisione
dei
crediti
per non
cadere
sotto le
grinfie
degli altri
eredi
; avevano anche da fargli
notare
che la loro
cambiale
non
era
già, come
figurava
, di mille
lire
, ma di
sole
cinquecento
.
- E come? perché? -
domandò
,
ingenuamente
,
don
Arturo
.
Si
misero
a
rispondergli
tutt'e quattro
insieme
,
correggendosi
a
vicenda
e
ajutandosi
l'un l'altro a
condurre
a
fine
il
discorso
:
- Perché suo
papà
,
buon'
anima
,
purtroppo
...
- No,
purtroppo
... per... per
eccesso
di...
- Di
prudenza
, ecco!
- Già, ecco... ci
disse
,
firmate
per mille...
- E
tant'
è
vero
che gli
interessi
...
- Come
risulterà
dal
registro
...
-
Interessi
del
ventiquattro
,
don
Arturì
! del
ventiquattro
! del
ventiquattro
!
-
Glieli
abbiamo
pagati
soltanto
per
cinquecento
lire
,
puntualmente
,
fino
al
quindici
del
mese
scorso
.
-
Risulterà
dal
registro
...
Don
Arturo
, come se da quelle
parole
sentisse
ventar
le
fiamme
dell'
inferno
,
appuntiva
le
labbra
e
soffiava
,
passandosi
la
punta
delle
mani
immacolate
su le
sopracciglia
.
Si
dimostrò
grato
della
fiducia
che essi, come tutti gli altri,
riponevano
in lui, e
lasciò
intravedere
anche a loro quasi la
speranza
che egli, da buon
sacerdote
, non avrebbe
preteso
la
restituzione
di quei
denari
.
Contentarli
tutti,
purtroppo
, non poteva: gli
eredi
erano cinque, e dunque a
piacer
suo egli non avrebbe potuto
disporre
che di un
quinto
dell'
eredità
.
Quando in
paese
si venne a
sapere
che
don
Arturo
Filomarino
, in
casa
dell'
avvocato
scelto
per la
divisione
ereditaria
,
discutendo
con gli altri
eredi
circa gli
innumerevoli
crediti
cambiarii
, non si
era
voluto
contentare
della
proposta
dei
cognati
, che
fosse
cioè
nominato
per essi un
liquidatore
di
comune
fiducia
, il quale a
mano
a
mano
,
concedendo
umanamente
comporti
e
rinnovazioni
, li
liquidasse
agli
interessi
più che
onesti
del cinque per cento, mentre il meno che il
suocero
soleva
pretendere
era
del
ventiquattro
; più che più si
raffermò
in tutti i
debitori
la
speranza
che egli
generosamente
, con
atto
da
vero
cristiano
e
degno
ministro
di
Dio
, avrebbe non solo
abbonato
del tutto gl'
interessi
a quelli che avrebbero avuto la
fortuna
di
cadere
in sua
mano
, ma
fors
'anche
rimessi
e
condonati
i
debiti
.
E fu una
nuova
processione
alla
casa
di lui. Tutti
pregavano
, tutti
scongiuravano
per esser
compresi
tra i
fortunati
, e non
rifinivano
di
porgli
sotto gli
occhi
e di fargli
toccar
con
mano
le
miserande
piaghe
della loro
esistenza
.
Don
Arturo
non
sapeva
più come
schermirsi
; aveva le
labbra
indolenzite
dal tanto
soffiare
; non
trovava
un
minuto
di
tempo
,
assediato
com'
era
, per
correre
da
Monsignor
Landolina
a
consigliarsi
; e gli
pareva
mill
'
anni
di
ritornarsene
a
Roma
a
studiare
. Aveva
vissuto
sempre per lo
studio
, lui,
ignaro
affatto di tutte le
cose
del
mondo
.
Quando alla
fine
fu fatta la
difficilissima
ripartizione
di tutti i
crediti
cambiarii
, ed egli ebbe in
mano
il
pacco
delle
cambiali
che gli erano
toccate
, senza neppur
vedere
di chi fossero per non
rimpiangere
gli
esclusi
, senza neppur
contare
a quanto
ammontassero
, si
recò
al
Collegio
degli
Oblati
per
rimettersi
in tutto e per tutto al
giudizio
di
Monsignor
Landolina
.
Il
consiglio
di questo sarebbe
stato
legge
per lui.
Il
Collegio
degli
Oblati
sorgeva
nel
punto
più
alto
del
paese
ed
era
un
vasto
,
antichissimo
edificio
quadrato
e
fosco
esternamente
,
roso
tutto dal
tempo
e dalle
intemperie
; tutto
bianco
, all'
incontro
,
arioso
e
luminoso
, dentro.
Vi erano
accolti
i
poveri
orfani
e i
bastardelli
di tutta la
provincia
, dai sei ai
diciannove
anni
, i quali vi
imparavano
le
varie
arti
e i
varii
mestieri
. La
disciplina
era
dura
,
segnatamente
sotto
Monsignor
Landolina
, e quando quei
poveri
Oblati
alla
mattina
e al
vespro
cantavano
al
suono
dell'
organo
nella
chiesina
del
Collegio
, le loro
preghiere
sapevan
di
pianto
e, a
udirle
da
giù
,
provenienti
da quella
fabbrica
fosca
nell'
altura
,
accoravano
come un
lamento
di
carcerati
.
Monsignor
Landolina
non
pareva
affatto che
dovesse
avere in sé tanta
forza
di
dominio
e così
dura
energia
.
Era
un
prete
lungo e
magro
, quasi
diafano
, come se la gran
luce
di quella
bianca
ariosa
cameretta
in cui
viveva
, lo avesse non solo
scolorito
ma anche
rarefatto
, e gli avesse
reso
le
mani
d'una
gracilità
tremula
quasi
trasparenti
e su gli
occhi
chiari
ovati
le
palpebre
più
esili
d'un
velo
di
cipolla
.
Tremula
e
scolorita
aveva anche la
voce
e
vani
i
sorrisi
su le
lunghe
labbra
bianche
, tra le quali
spesso
filava
qualche
grumetto
di
biascia
.
- Oh
Arturo
! -
disse
,
vedendo
entrare
il
giovine
: e, come questi gli si
buttò
sul
petto
piangendo
:
- Ah, già! un gran
dolore
...
Bene
bene
,
figliuolo
mio! Un gran
dolore
, mi
piace
.
Ringraziane
Dio
! Tu
sai
com'io sono per tutti gli
sciocchi
che non vogliono
soffrire
. Il
dolore
ti
salva
,
figliuolo
! E tu, per tua
ventura
, hai molto, molto da
soffrire
,
pensando
a tuo
padre
che,
poveretto
, eh... fece tanto, tanto
male
! Sia il tuo
cilizio
,
figliuolo
, il
pensiero
di tuo
padre
. E
di'
, quella
donna
? quella
donna
? Tu l'hai ancora in
casa
?
-
Andrà
via
domani
,
Monsignore
, - s'
affrettò
a
rispondergli
don
Arturo
,
finendo
d'
asciugarsi
le
lagrime
. Ha
dovuto
preparar
le sue
robe
...
-
Bene
bene
, subito
via
, subito
via
. Che hai da
dirmi
,
figliuolo
mio?
Don
Arturo
trasse
fuori il
pacco
delle
cambiali
, e subito
cominciò
a
esporre
il
piato
per esse coi
parenti
, e le
visite
e le
lamentazioni
delle
vittime
.
Ma
Monsignor
Landolina
, come se quelle
cambiali
fossero
armi
diaboliche
o
imagini
oscene
, appena gli
occhi
si
posavano
su esse,
tirava
indietro
il
capo
e
muoveva
convulsamente
tutte le
dita
delle
gracili
mani
diafane
, quasi per
paura
di
scottarsele
, non già a
toccarle
, ma a
vederle
soltanto
, e
diceva
ai
Filomarino
che le
teneva
su le
ginocchia
:
- Non
lì
sull'
abito
,
caro
, non
lì
sull'
abito
...
Don
Arturo
fece per
posarle
su la
seggiola
accanto.
- Ma no, ma no... per
carità
, dove le
posi
? Non
tenerle
in
mano
,
caro
, non
tenerle
in
mano
...
- E allora? -
domandò
sospeso
,
perplesso
,
avvilito
,
don
Arturo
, anche lui con un
viso
disgustato
e
tenendole
con due
dita
e
scostando
le altre, come se
veramente
avesse in
mano
un
oggetto
schifoso
.
- Per
terra
, per
terra
, - gli
suggerì
Monsignor
Landolina
. -
Caro
mio, un
sacerdote
, tu
intendi
...
Don
Arturo
, tutto
invermigliato
in
volto
, le
posò
per
terra
e
disse
:
- Avevo
pensato
,
Monsignore
, di
restituirle
a quei
poveri
disgraziati
...
-
Disgraziati
? No, perché? - lo
interruppe
subito
Monsignor
Landolina
. - Chi ti dice che sono
disgraziati
?
-
Mah
... - fece
don
Arturo
. - Il solo
fatto
,
Monsignore
, che han
dovuto
ricorrere
a un
prestito
...
- I
vizii
,
caro
, i
vizii
! -
esclamò
Monsignor
Landolina
. - Le
donne
, la
gola
, le
triste
ambizioni
, l'
incontinenza
... Che
disgraziati
!
Gente
viziosa
,
caro
,
gente
viziosa
. Vuoi
darla
a
conoscere
a me? Tu sei
ragazzo
inesperto
. Non ti
fidare
.
Piangono
, si
sa
! È così
facile
piangere
...
Difficile
è non
peccare
!
Peccano
allegramente
; e, dopo aver
peccato
,
piangono
.
Va'
va'
! Te li
insegno
io quali sono i
veri
disgraziati
,
caro
, poiché
Dio
t'ha
ispirato
a venir da me. Sono tutti questi
ragazzi
sotto la mia
custodia
qua,
frutto
delle
colpe
e dell'
infamia
di
codesti
tuoi
signori
disgraziati
. Da' qua, da' qua!
E,
chinandosi
, con le
mani
fe'
cenno
al
Filomarino
di
raccattar
da
terra
il
fascio
delle
cambiali
.
Don
Arturo
lo
guardò
,
titubante
. Come,
ora
sì?
Doveva
prenderle
con le
mani
?
- Vuoi
disfartene
?
Prendile
!
Prendile
! - s'
affrettò
a
rassicurarlo
Monsignor
Landolina
. -
Prendile
pure
con le
mani
, sì!
Leveremo
subito da esse il
sigillo
del
demonio
, e le faremo
strumento
di
carità
. Puoi ben
toccarle
ora
, se
debbono
servire
per i miei
poverini
! Tu le dai a me, eh? Le dai a me; e li faremo
pagare
, li faremo
pagare
,
caro
mio;
vedrai
se li faremo
pagare
,
codesti
tuoi
signori
disgraziati
!
Rise
, così
dicendo
, d'un
riso
senza
suono
, con le
bianche
labbra
appuntite
e con uno
scotimento
fitto
fitto
del
capo
.
Don
Arturo
avvertì
, a quel
riso
, come un
friggio
per tutto il
corpo
, e
soffiò
. Ma di
fronte
alla
sicurezza
sbrigativa
con cui il
superiore
si
prendeva
quei
crediti
a
titolo
di
carità
, non
ardì
replicare
.
Pensò
a tutti quegli
infelici
, che si
stimavano
fortunati
d'esser
caduti
in sua
mano
e tanto lo avevano
pregato
e tanto
commosso
col
racconto
delle loro
miserie
.
Cercò
di
salvarli
almeno dal
pagamento
degli
interessi
.
- E no! E perché? - gli
diede
subito su la
voce
Monsignor
Landolina
. -
Dio
si
serve
di tutto,
caro
mio, per le sue
opere
di
misericordia
!
Di'
un po',
di'
un po', che
interessi
faceva tuo
padre
? Eh,
forti
, lo
so
! Almeno del
ventiquattro
, mi
par
d'aver
inteso
.
Bene
; li
tratteremo
tutti con la stessa
misura
.
Pagheranno
tutti il
ventiquattro
per cento.
- Ma...
sa
,
Monsignore
...
veramente
, ecco... -
balbettò
don
Arturo
su le
spine
, - i miei
coeredi
,
Monsignore
, hanno
stabilito
di
liquidare
i loro
crediti
con gl'
interessi
del cinque, e...
- Fanno
bene
! ah! fanno
bene
! -
esclamò
pronto
e
persuaso
Monsignor
Landolina
. - Loro sì,
benissimo
, perché questo è
denaro
che
va
a loro! Il nostro no, invece. Il nostro
andrà
ai
poveri
,
figliuolo
mio! Il
caso
è ben
diverso
, come
vedi
! È
denaro
che
va
ai
poveri
, il nostro; non a te, non a me! Ti
pare
che
faremmo
bene
noi, se
defraudassimo
i
poveri
di quanto possono
pretendere
secondo
il
minimo
dei
patti
stabiliti
da tuo
padre
?
Sian
pur
patti
d'
usura
, li
santifica
adesso
la
carità
! No no!
Pagheranno
,
pagheranno
gli
interessi
, altro che! gl'
interessi
del
ventiquattro
. Non vengono a te; non vengono a me!
Denaro
dei
poveri
,
sacrosanto
!
Va'
pur
via
senza
scrupoli
,
figliuolo
mio;
ritorna
subito a
Roma
ai tuoi
diletti
studii
, e
lascia
fare a me, qua.
Tratterò
io con
codesti
signori
.
Denaro
dei
poveri
,
denaro
dei
poveri
...
Dio
ti
benedica
,
figliuolo
mio!
Dio
ti
benedica
!
E
Monsignor
Landolina
,
animato
da quell'
esemplare
,
fervidissimo
zelo
di
carità
, di cui
meritamente
godeva
fama
,
arrivò
fino
al
punto
di non voler neppure
riconoscere
che la
cambiale
dei quattro
poveri
fratelli
Morlesi
che
dormivano
sempre,
firmata
per mille,
fosse
in
realtà
di
cinquecento
lire
; e
pretese
da loro, come da tutti gli altri, gl'
interessi
del
ventiquattro
per cento anche su le
cinquecento
lire
che non avevano mai avute.
E li voleva per
giunta
convincere
,
filando
tra le
labbra
bianche
que' suoi
grumetti
di
biascia
, che
fortunati
erano
davvero
,
fortunati
,
fortunati
di fare, anche
nolenti
, un'
opera
di
carità
, di cui certamente il
Signore
avrebbe loro
tenuto
conto
un
giorno
, nel
mondo
di
là
...
Piangevano
?
- Eh! Il
dolore
vi
salva
,
figliuoli
!
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