Indice
:
Generale
-
Opera
|
Parole
:
Alfabetica
-
Frequenza
-
Rovesciate
-
Lunghezza
-
Statistiche
|
Aiuto
|
Biblioteca IntraText
Galileo Galilei
Sistemi Tolemaico e Copernicano
IntraText CT - Lettura del testo
Giornata prima
Precedente
-
Successivo
Clicca qui per nascondere i link alle concordanze
Giornata
prima
SALV
. Fu la
conclusione
e l'
appuntamento
di
ieri
, che noi
dovessimo
in questo
giorno
discorrere
, quanto
piú
distintamente
e
particolarmente
per noi si potesse, intorno alle
ragioni
naturali
e loro
efficacia
, che per l'una
parte
e per l'altra sin qui sono state
prodotte
da i
fautori
della
posizione
Aristotelica
e
Tolemaica
e da i
seguaci
del
sistema
Copernicano
. E perché
collocando
il
Copernico
la
Terra
tra i
corpi
mobili
del
cielo
, viene a farla essa ancora un
globo
simile
a un
pianeta
, sarà
bene
che il
principio
delle nostre
considerazioni
sia l'
andare
esaminando
quale e quanta sia la
forza
e l'
energia
de i
progressi
peripatetici
nel
dimostrare
come tale
assunto
sia del tutto
impossibile
; attesoché sia
necessario
introdurre
in
natura
sustanze
diverse
tra di loro, cioè la
celeste
e la
elementare
, quella
impassibile
ed
immortale
, questa
alterabile
e
caduca
. Il quale
argomento
tratta
egli ne i
libri
del
Cielo
,
insinuandolo
prima con
discorsi
dependenti
da alcuni
assunti
generali
, e
confermandolo
poi con
esperienze
e con
dimostrazioni
particolari
. Io,
seguendo
l'istesso
ordine
,
proporrò
, e poi
liberamente
dirò
il mio
parere
,
esponendomi
alla
censura
di voi, ed in
particolare
del
signor
Simplicio
, tanto
strenuo
campione
e
mantenitore
della
dottrina
Aristotelica
.
È il
primo
passo
del
progresso
peripatetico
quello dove
Aristotile
prova
la
integrità
e
perfezione
del
mondo
coll'
additarci
com'ei non è una
semplice
linea
né una
superficie
pura
, ma un
corpo
adornato
di
lunghezza
, di
larghezza
e di
profondità
; e perché le
dimensioni
non son
piú
che queste tre, avendole egli, le ha tutte, ed avendo il tutto, è
perfetto
. Che poi, venendo dalla
semplice
lunghezza
costituita
quella
magnitudine
che si
chiama
linea
,
aggiunta
la
larghezza
si
costituisca
la
superficie
, e
sopragiunta
l'
altezza
o
profondità
ne
risulti
il
corpo
, e che
doppo
queste tre
dimensioni
non si
dia
passaggio
ad altra,
sí
che in queste tre
sole
si
termini
l'
integrità
e per
cosí
dire
la
totalità
,
averei
ben
desiderato
che da
Aristotile
mi
fusse
stato
dimostrato
con
necessità
, e
massime
potendosi
ciò
esequire
assai
chiaro
e
speditamente
.
SIMP
.
Mancano
le
dimostrazioni
bellissime
nel
2°
,
3°
e
4°
testo
,
doppo
la
definizione
del
continuo
? Non avete,
primieramente
, che oltre alle tre
dimensioni
non ve n'è altra, perché il tre è ogni cosa, e '
l
tre è per tutte le
bande
? e ciò non
vien
egli
confermato
con l'
autorità
e
dottrina
de i
Pittagorici
, che
dicono
che tutte le
cose
son
determinate
da tre,
principio
,
mezo
e
fine
, che è il
numero
del tutto? E dove
lasciate
voi l'altra
ragione
, cioè che, quasi per
legge
naturale
,
cotal
numero
si
usa
ne'
sacrifizii
degli Dei? e che,
dettante
pur
cosí
la
natura
, alle
cose
che son tre, e non a meno,
attribuiscono
il
titolo
di tutte? perché di due si dice
amendue
, e non si dice tutte; ma di tre,
sí
bene
. E tutta questa
dottrina
l'avete nel
testo
2°
. Nel
3°
poi, ad
pleniorem
scientiam
, si
legge
che l'ogni cosa, il tutto, e '
l
perfetto
,
formalmente
son l'istesso; e che però solo il
corpo
tra le
grandezze
è
perfetto
, perché esso solo è
determinato
da 3, che è il tutto, ed essendo
divisibile
in tre
modi
, è
divisibile
per tutti i
versi
: ma dell'altre, chi è
divisibile
in un modo, e chi in
dua
, perché
secondo
il
numero
che gli è
toccato
,
cosí
hanno la
divisione
e la
continuità
; e
cosí
quella è
continua
per un verso, questa per due, ma quello, cioè il
corpo
, per tutti. Di
piú
nel
testo
4°
,
doppo
alcune altre
dottrine
, non
prov
'egli l'istesso con un'altra
dimostrazione
, cioè che non si facendo
trapasso
se non
secondo
qualche
mancamento
(e
cosí
dalla
linea
si
passa
alla
superficie
, perché la
linea
è
manchevole
di
larghezza
), ed essendo
impossibile
che il
perfetto
manchi
, essendo egli per tutte le
bande
, però non si può
passare
dal
corpo
ad altra
magnitudine
? Or da tutti questi
luoghi
non vi
par
egli a
sufficienza
provato
, com'oltre alle tre
dimensioni
,
lunghezza
,
larghezza
e
profondità
, non si
dà
transito
ad altra, e che però il
corpo
, che le ha tutte, è
perfetto
?
SALV
. Io, per
dire
il
vero
, in tutti questi
discorsi
non mi son
sentito
strignere
a
concedere
altro se non che quello che ha
principio
,
mezo
e
fine
, possa e
deva
dirsi
perfetto
: ma che poi, perché
principio
,
mezo
e
fine
son 3, il
numero
3 sia
numero
perfetto
, ed abbia ad aver
facultà
di
conferir
perfezione
a chi l'
averà
, non
sento
io cosa che mi
muova
a
concederlo
; e non
intendo
e non
credo
che,
verbigrazia
, per le
gambe
il
numero
3 sia
piú
perfetto
che '
l
4 o il 2; né
so
che '
l
numero
4 sia d'
imperfezione
a gli
elementi
, e che
piú
perfetto
fusse
ch' e'
fusser
3.
Meglio
dunque
era
lasciar
queste
vaghezze
a i
retori
e
provar
il suo
intento
con
dimostrazione
necessaria
, ché
cosí
convien
fare nelle
scienze
dimostrative
.
SIMP
.
Par
che voi
pigliate
per
ischerzo
queste
ragioni
: e
pure
è tutta
dottrina
de i
Pittagorici
, i quali tanto
attribuivano
a i
numeri
; e voi, che
sete
matematico
, e,
credo
anco, in molte
opinioni
filosofo
Pittagorico
,
pare
che
ora
disprezziate
i lor
misteri
.
SALV
. Che i
Pittagorici
avessero in
somma
stima
la
scienza
de i
numeri
, e che
Platone
stesso
ammirasse
l'
intelletto
umano
e lo
stimasse
partecipe
di
divinità
solo per l'
intender
egli la
natura
de'
numeri
, io
benissimo
lo
so
, né sarei
lontano
dal farne l'istesso
giudizio
; ma che i
misteri
per i quali
Pittagora
e la sua
setta
avevano in tanta
venerazione
la
scienza
de'
numeri
sieno le
sciocchezze
che
vanno
per le
bocche
e per le
carte
del
volgo
, non
credo
io in veruna
maniera
; anzi perché
so
che essi,
acciò
le
cose
mirabili
non
fussero
esposte
alle
contumelie
e al
dispregio
della
plebe
,
dannavano
come
sacrilegio
il
publicar
le
piú
recondite
proprietà
de'
numeri
e delle
quantità
incommensurabili
ed
irrazionali
da loro
investigate
, e
predicavano
che quello che le avesse
manifestate
era
tormentato
nell'altro
mondo
,
penso
che tal uno di loro per
dar
pasto
alla
plebe
e
liberarsi
dalle sue
domande
, gli
dicesse
, i
misterii
loro
numerali
esser quelle
leggerezze
che poi si
sparsero
tra il
vulgo
, e questo con
astuzia
ed
accorgimento
simile
a quello del
sagace
giovane
che, per
torsi
dattorno
l'
importunità
non
so
se della
madre
o della
curiosa
moglie
che l'
assediava
acciò
le
conferisse
i
segreti
del
senato
,
compose
quella
favola
onde essa con molte altre
donne
rimasero
dipoi
, con gran
risa
del medesimo
senato
,
schernite
.
SIMP
. Io non voglio esser nel
numero
de' troppo
curiosi
de'
misterii
de'
Pittagorici
; ma stando nel
proposito
nostro,
replico
che le
ragioni
prodotte
da
Aristotile
per
provare
, le
dimensioni
non esser, né poter esser,
piú
di tre, mi
paiono
concludenti
; e
credo
che quando ci
fusse
stata
dimostrazione
piú
necessaria
,
Aristotile
non l'avrebbe
lasciata
in dietro.
SAGR
.
Aggiugnetevi
almanco
, se l'avesse
saputa
, o se la gli
fusse
sovvenuta
. Ma voi,
signor
Salviati
, mi farete ben gran
piacere
di
arrecarmene
qualche
evidente
ragione
, se alcuna ne avete
cosí
chiara
, che possa esser
compresa
da me.
SALV
. Anzi, e da voi e dal
signor
Simplicio
ancora; e non pur
compresa
, ma di già anche
saputa
, se ben forse non
avvertita
. E per
piú
facile
intelligenza
piglieremo
carta
e
penna
, che già
veggio
qui per
simili
occorrenze
apparecchiate
, e ne faremo un poco di
figura
. E prima
noteremo
questi due
punti
A,
B
, e
tirate
dall'uno all'altro le
linee
curve
A
C
B
, A D
B
e la
retta
A
B
, vi
domando
qual di
§
vedi
figura
1
esse nella
mente
vostra è quella che
determina
la
distanza
tra i
termini
A,
B
, e perché.
SAGR
. Io
direi
la
retta
, e non le
curve
;
sí
perché la
retta
è la
piú
breve;
sí
perché l'è una,
sola
e
determinata
, dove le altre sono
infinite
,
ineguali
e
piú
lunghe
, e la
determinazione
mi
pare
che si
deva
prendere
da quel che è uno e certo.
SALV
. Noi dunque
aviamo
la
linea
retta
per
determinatrice
della
lunghezza
tra due
termini
:
aggiunghiamo
adesso
un'altra
linea
retta
e
parallela
alla A
B
, la quale sia
C
D,
sí
che tra esse
resti
frapposta
una
superficie
, della quale io vorrei che voi mi
assegnaste
la
larghezza
. Però
partendovi
dal
termine
A,
ditemi
dove e come voi volete
andare
a
terminare
nella
linea
C
D per
assegnarmi
la
larghezza
tra esse
linee
compresa
;
dico
se voi la
determinerete
secondo
la
quantità
della
curva
A E, o pur della
retta
A
F
, o
pure
...
SIMP
.
Secondo
la
retta
A
F
, e non
secondo
la
curva
, essendosi già
escluse
le
curve
da
simil
uso
.
§
vedi
figura
2
SAGR
Ma io non mi
servirei
né dell'una né dell'altra,
vedendo
la
retta
A
F
andare
obliquamente
; ma vorrei
tirare
una
linea
che
fusse
a
squadra
sopra la
C
D, perché questa mi
par
che sarebbe la
brevissima
, ed
unica
delle
infinite
maggiori, e tra di loro
ineguali
, che dal
termine
A si possono
produrre
ad altri ed altri
punti
della
linea
opposta
C
D.
SALV
.
Parmi
la vostra
elezione
, e la
ragione
che n'
adducete
,
perfettissima
: talché sin qui noi abbiamo, che la prima
dimensione
si
determina
con una
linea
retta
; la
seconda
, cioè la
larghezza
, con un'altra
linea
pur
retta
, e non solamente
retta
, ma, di
piú
, ad
angoli
retti
sopra l'altra che
determinò
la
lunghezza
; e
cosí
abbiamo
definite
le due
dimensioni
della
superficie
, cioè la
lunghezza
e la
larghezza
. Ma quando voi aveste a
determinare
un'
altezza
, come, per
esempio
, quanto sia
alto
questo
palco
dal
pavimento
che noi abbiamo sotto i
piedi
; essendo che da
qualsivoglia
punto
del
palco
si possono
tirare
infinite
linee
, e
curve
e
rette
, e tutte di
diverse
lunghezze
, ad
infiniti
punti
del
sottoposto
pavimento
, di quale di
cotali
linee
vi
servireste
voi?
SAGR
. Io
attaccherei
un
filo
al
palco
, e con un
piombino
, che
pendesse
da quello, lo
lascerei
liberamente
distendere
sino che
arrivasse
prossimo
al
pavimento
; e la
lunghezza
di tal
filo
, essendo la
retta
e
brevissima
di quante
linee
si potessero dal medesimo
punto
tirare
al
pavimento
,
direi
che
fusse
la
vera
altezza
di questa
stanza
.
SALV
.
Benissimo
. E quando dal
punto
notato
nel
pavimento
da questo
filo
pendente
(
posto
il
pavimento
a
livello
, e non
inclinato
) voi faceste
partire
due altre
linee
rette
, una per la
lunghezza
e l'altra per la
larghezza
della
superficie
di esso
pavimento
, che
angoli
conterrebber
elleno
con esso
filo
?
SAGR
.
Conterrebbero
sicuramente
angoli
retti
,
cadendo
esso
filo
a
piombo
ed essendo il
pavimento
ben
piano
e ben
livellato
.
SALV
. Adunque se voi
stabilirete
alcun
punto
per
capo
e
termine
delle
misure
, e da esso farete
partire
una
retta
linea
come
determinatrice
della prima
misura
, cioè della
lunghezza
,
bisognerà
per
necessità
che quella che
dee
definir
la
larghezza
si
parta
ad
angolo
retto
sopra la prima, e che quella che ha da
notar
l'
altezza
, che è la
terza
dimensione
,
partendo
dal medesimo
punto
formi
, pur con le altre due,
angoli
non
obliqui
, ma
retti
: e
cosí
dalle tre
perpendicolari
avrete, come da tre
linee
une e certe e
brevissime
,
determinate
le tre
dimensioni
, A
B
lunghezza
, A
C
larghezza
, A D
altezza
. E
§
vedi
figura
3
perché
chiara
cosa è, che al medesimo
punto
non può
concorrere
altra
linea
che con quelle
faccia
angoli
retti
, e le
dimensioni
dalle
sole
linee
rette
che tra di loro fanno
angoli
retti
deono
esser
determinate
, adunque le
dimensioni
non sono
piú
che 3, e chi ha le 3 le ha tutte, e chi le ha tutte è
divisibile
per tutti i
versi
, e chi è tale è
perfetto
, etc.
SIMP
. E chi lo dice che non si possan
tirare
altre
linee
? e perché non
poss'
io far venir di sotto un'altra
linea
sino al
punto
A, che sia a
squadra
con l'altre?
SALV
. Voi non potete
sicuramente
ad un istesso
punto
far
concorrere
altro che tre
linee
rette
sole
, che fra di loro
costituiscano
angoli
retti
.
SAGR
.
Sí
, perché quella che vuol
dire
il
signor
Simplicio
par
a me che sarebbe l'
istessa
D A
prolungata
in
giú
: ed in questo modo si potrebbe
tirarne
altre due, ma sarebbero le medesime
prime
tre, non
differenti
in altro, che dove
ora
si
toccano
solamente, all'
ora
si
segherebbero
, ma non
apporterebbero
nuove
dimensioni
.
SIMP
. Io non
dirò
che questa vostra
ragione
non possa esser
concludente
, ma
dirò
bene
con
Aristotile
che nelle
cose
naturali
non si
deve
sempre
ricercare
una
necessità
di
dimostrazion
matematica
.
SAGR
.
Sí
, forse, dove la non si può avere, ma se qui ella ci è, perché non la volete voi
usare
? Ma sarà
bene
non
ispender
piú
parole
in questo
particolare
, perché io
credo
che il
signor
Salviati
ad
Aristotile
ed a voi senza altre
dimostrazioni
avrebbe
conceduto
, il
mondo
esser
corpo
, ed esser
perfetto
e
perfettissimo
, come
opera
massima
di
Dio
.
SALV
.
Cosí
è
veramente
. Però
lasciata
la
general
contemplazione
del tutto,
venghiamo
alla
considerazione
delle
parti
, le quali
Aristotile
nella prima
divisione
fa due, e tra di loro
diversissime
ed in certo modo
contrarie
;
dico
, la
celeste
e la
elementare
: quella,
ingenerabile
,
incorruttibile
,
inalterabile
,
impassibile
, etc.; e questa,
esposta
ad una
continua
alterazione
,
mutazione
, etc. La qual
differenza
cava
egli come da suo
principio
originario
, dalla
diversità
de i
moti
locali
: e
camina
con tal
progresso
.
Uscendo
, per
cosí
dire
, del
mondo
sensibile
e
ritirandosi
al
mondo
ideale
,
comincia
architettonicamente
a
considerare
, che essendo la
natura
principio
di
moto
,
conviene
che i
corpi
naturali
siano
mobili
di
moto
locale
.
Dichiara
poi, i
movimenti
locali
esser di tre
generi
, cioè
circolare
,
retto
, e
misto
del
retto
e del
circolare
; e li
duoi
primi
chiama
semplici
, perché di tutte le
linee
la
circolare
e la
retta
sole
son
semplici
. E di qui,
ristringendosi
alquanto, di
nuovo
definisce
, de i
movimenti
semplici
uno esser il
circolare
, cioè quello che si fa intorno al
mezo
, ed il
retto
all'
insú
ed all'
ingiú
, cioè all'
insú
quello che si
parte
dal
mezo
, all'
ingiú
quello che
va
verso il
mezo
: e di qui
inferisce
come
necessariamente
conviene
che tutti i
movimenti
semplici
si
ristringano
a queste tre
spezie
, cioè al
mezo
, dal
mezo
, ed intorno al
mezo
; il che
risponde
, dice egli, con certa
bella
proporzione
a quel che si è
detto
di sopra del
corpo
, che esso ancora è
perfezionato
in tre
cose
, e
cosí
il suo
moto
.
Stabiliti
questi
movimenti
,
segue
dicendo
che, essendo, de i
corpi
naturali
, altri
semplici
ed altri
composti
di quelli (e
chiama
corpi
semplici
quelli che hanno da
natura
principio
di
moto
, come il
fuoco
e la
terra
),
conviene
che i
movimenti
semplici
sieno de i
corpi
semplici
, ed i
misti
de'
composti
, in modo però che i
composti
seguano
il
moto
della
parte
predominante
nella
composizione
.
SAGR
. Di
grazia
,
signor
Salviati
,
fermatevi
alquanto, perché io mi
sento
in questo
progresso
pullular
da tante
bande
tanti
dubbi
, che mi sarà
forza
o
dirgli
, s'io vorrò
sentir
con
attenzione
le
cose
che voi
soggiugnerete
, o
rimuover
l'
attenzione
dalle
cose
da
dirsi
, se vorrò
conservare
la
memoria
de'
dubbi
.
SALV
. Io molto
volentieri
mi
fermerò
, perché
corro
ancor io
simil
fortuna
, e sto di
punto
in
punto
per
perdermi
, mentre mi
conviene
veleggiar
tra
scogli
ed onde
cosí
rotte
, che mi fanno, come si dice,
perder
la
bussola
: però, prima che far maggior
cumulo
,
proponete
le vostre
difficultà
.
SAGR
. Voi,
insieme
con
Aristotile
, da
principio
mi
separaste
alquanto dal
mondo
sensibile
per
additarmi
l'
architettura
con la quale egli
doveva
esser
fabbricato
, e con mio
gusto
mi
cominciaste
a
dire
che il
corpo
naturale
è per
natura
mobile
, essendo che si è
diffinito
altrove, la
natura
esser
principio
di
moto
. Qui mi
nacque
un poco di
dubbio
; e fu, per qual
cagione
Aristotile
non
disse
che de'
corpi
naturali
alcuni sono
mobili
per
natura
ed altri
immobili
,
avvengaché
nella
definizione
vien
detto
, la
natura
esser
principio
di
moto
e di
quiete
; che se i
corpi
naturali
hanno tutti
principio
di
movimento
, o non
occorreva
metter
la
quiete
nella
definizione
della
natura
, o non
occorreva
indur
tal
definizione
in questo
luogo
. Quanto poi al
dichiararmi
, quali egli
intenda
esser i
movimenti
semplici
e come ei gli
determina
da gli
spazi
,
chiamando
semplici
quelli che si fanno per
linee
semplici
, che tali sono la
circolare
e la
retta
solamente, lo
ricevo
quietamente
, né mi
curo
di
sottilizargli
l'
instanza
della
elica
intorno al
cilindro
, che, per esser in ogni sua
parte
simile
a se stessa,
par
che si potesse
annoverar
tra le
linee
semplici
. Ma mi
risento
bene
alquanto nel
sentirlo
ristrignere
(mentre
par
che con altre
parole
voglia
replicar
le medesime
definizioni
) a
chiamare
quello,
movimento
intorno al
mezo
, e questo,
sursum
et
deorsum
, cioè in su e in
giú
; li quali
termini
non si
usano
fuori del
mondo
fabbricato
, ma lo
suppongono
non pur
fabbricato
, ma di già
abitato
da noi. Che se il
moto
retto
è
semplice
per la
semplicità
della
linea
retta
, e se il
moto
semplice
è
naturale
, sia pur egli
fatto
per
qualsivoglia
verso,
dico
in su, in
giú
, innanzi, in dietro, a
destra
ed a
sinistra
, e se altra
differenza
si può
immaginare
, purché sia
retto
,
dovrà
convenire
a qualche
corpo
naturale
semplice
, o se no, la
supposizione
d'
Aristotile
è
manchevole
.
Vedesi
in oltre che
Aristotile
accenna
, un solo esser al
mondo
il
moto
circolare
, ed in
conseguenza
un solo
centro
, al quale solo si
riferiscano
i
movimenti
retti
in su e in
giú
; tutti
indizi
che egli ha
mira
di
cambiarci
le
carte
in
mano
, e di
volere
accomodar
l'
architettura
alla
fabbrica
, e non
costruire
la
fabbrica
conforme
a i
precetti
dell'
architettura
: ché se io
dirò
che nell'
università
della
natura
ci posson
essere
mille
movimenti
circolari
, ed in
conseguenza
mille
centri
, vi saranno ancora mille
moti
in su e in
giú
. In oltre ei
pone
, come è
detto
,
moti
semplici
e
moto
misto
,
chiamando
semplici
il
circolare
ed il
retto
, e
misto
il
composto
di questi; de i
corpi
naturali
chiama
altri
semplici
(cioè quelli che hanno
principio
naturale
al
moto
semplice
), ed altri
composti
; ed i
moti
semplici
gli
attribuisce
a'
corpi
semplici
, ed a'
composti
il
composto
: ma per
moto
composto
e' non
intende
piú
il
misto
di
retto
e
circolare
, che può
essere
al
mondo
, ma
introduce
un
moto
misto
tanto
impossibile
, quanto è
impossibile
a
mescolare
movimenti
opposti
fatti
nella medesima
linea
retta
,
sí
che da essi ne
nasca
un
moto
che sia
parte
in su e
parte
in
giú
; e per
moderare
una tanta
sconvenevolezza
e
impossibilità
, si
riduce
a
dire
che tali
corpi
misti
si
muovono
secondo
la
parte
semplice
predominante
; che finalmente
necessita
altrui a
dire
che anco il
moto
fatto
per la medesima
linea
retta
è alle
volte
semplice
e tal
ora
anche
composto
,
sí
che la
semplicità
del
moto
non si
attende
piú
dalla
semplicità
della
linea
solamente.
SIMP
. Oh non vi
par
ella
differenza
bastevole
se il
movimento
semplice
ed
assoluto
sarà
piú
veloce
assai di quello che
vien
dal
predominio
? e quanto
vien
piú
velocemente
all'
ingiú
un
pezzo
di
terra
pura
, che un
pezzuol
di
legno
?
SAGR
.
Bene
,
signor
Simplicio
; ma se la
semplicità
si ha da
mutar
per questo, oltre che ci saranno
centomila
moti
misti
, voi non mi
saprete
determinare
il
semplice
; anzi, di
piú
, se la maggiore e
minor
velocità
possono
alterar
la
semplicità
del
moto
, nessun
corpo
semplice
si
moverà
mai di
moto
semplice
,
avvengaché
in tutti i
moti
retti
naturali
la
velocità
si
va
sempre
agumentando
, ed in
conseguenza
sempre
mutando
la
semplicità
, la quale, per esser
semplicità
,
conviene
che sia
immutabile
; e, quel che
piú
importa
, voi
graverete
Aristotile
d'una
nuova
nota
, come quello che nella
definizione
del
moto
composto
non ha
fatto
menzione
di
tardità
né di
velocità
, la quale
ora
voi
ponete
per
articolo
necessario
ed
essenziale
.
Aggiugnesi
che né anco potrete da
cotal
regola
trar
frutto
veruno imperocché ci saranno de'
misti
, e non pochi, de' quali altri si
moveranno
piú
lentamente
, ed altri
piú
velocemente
, del
semplice
, come, per
esempio
, il
piombo
e '
l
legno
in
comparazione
della
terra
: e però tra questi
movimenti
quale
chiamerete
voi il
semplice
, e quale il
composto
?
SIMP
.
Chiamerassi
semplice
quello che
vien
fatto
dal
corpo
semplice
, e
misto
quel del
corpo
composto
.
SAGR
.
Benissimo
veramente
. E che
dite
voi,
signor
Simplicio
? poco fa volevi che il
moto
semplice
e il
composto
m'
insegnassero
quali siano i
corpi
semplici
e quali i
misti
; ed
ora
volete che da i
corpi
semplici
e da i
misti
io venga in
cognizione
di qual sia il
moto
semplice
e quale il
composto
:
regola
eccellente
per non
saper
mai
conoscer
né i
moti
né i
corpi
. Oltre che già venite a
dichiararvi
come non vi
basta
piú
la maggior
velocità
, ma
ricercate
una
terza
condizione
per
definire
il
movimento
semplice
, per il quale
Aristotile
si
contentò
d'una
sola
, cioè della
semplicità
dello
spazio
; ma
ora
,
secondo
voi, il
moto
semplice
sarà quello che
vien
fatto
sopra una
linea
semplice
, con certa
determinata
velocità
, da un
corpo
mobile
semplice
. Or sia come a voi
piace
, e
torniamo
ad
Aristotile
, il qual mi
definí
, il
moto
misto
esser quello che si
compone
del
retto
e del
circolare
; ma non mi
trovò
poi
corpo
alcuno che
fusse
naturalmente
mobile
di tal
moto
.
SALV
.
Torno
dunque ad
Aristotile
, il quale, avendo molto
bene
e
metodicamente
cominciato
il suo
discorso
, ma avendo
piú
la
mira
di
andare
a
terminare
e
colpire
in uno
scopo
, prima nella
mente
sua
stabilitosi
, che dove
dirittamente
il
progresso
lo
conduceva
,
interrompendo
il
filo
ci
esce
traversalmente
a
portar
come cosa
nota
e
manifesta
, che quanto a i
moti
retti
in su e in
giú
, questi
naturalmente
convengono
al
fuoco
ed alla
terra
, e che però è
necessario
che oltre a questi
corpi
, che sono appresso di noi, ne sia un altro in
natura
al quale
convenga
il
movimento
circolare
, il quale sia ancora tanto
piú
eccellente
, quanto il
moto
circolare
è
piú
perfetto
del
moto
retto
: quanto poi quello sia
piú
perfetto
di questo, lo
determina
dalla
perfezion
della
linea
circolare
sopra la
retta
,
chiamando
quella
perfetta
, ed
imperfetta
questa;
imperfetta
, perché se è
infinita
,
manca
di
fine
e di
termine
; se è
finita
, fuori di lei ci è alcuna cosa dove ella si può
prolungare
. Questa è la prima
pietra
,
base
e
fondamento
di tutta la
fabbrica
del
mondo
Aristotelico
, sopra la quale si
appoggiano
tutte l'altre
proprietà
di non
grave
né
leggiero
, d'
ingenerabile
,
incorruttibile
ed
esente
da ogni
mutazione
, fuori della
locale
, etc.: e tutte queste
passioni
afferma
egli esser proprie del
corpo
semplice
e
mobile
di
moto
circolare
; e le
condizioni
contrarie
, di
gravità
,
leggerezza
,
corruttibilità
, etc., le
assegna
a'
corpi
mobili
naturalmente
di
movimenti
retti
.
Là
onde qualunque
volta
nello
stabilito
sin qui si
scuopra
mancamento
, si potrà
ragionevolmente
dubitar
di tutto il
resto
, che sopra gli
vien
costrutto
. Io non
nego
che questo, che sin qui
Aristotile
ha
introdotto
con
discorso
generale
,
dependente
da
principii
universali
e
primi
, non venga poi nel
progresso
riconfermato
con
ragioni
particolari
e con
esperienze
, le quali tutte è
necessario
che vengano
distintamente
considerate
e
ponderate
; ma già che nel
detto
sin qui si
rappresentano
molte, e non
picciole
,
difficultà
(e pur
converrebbe
che i
primi
principii
e
fondamenti
fussero
sicuri
fermi
e
stabili
, acciocché
piú
risolutamente
si potesse sopra di quelli
fabbricare
), non sarà forse se non ben
fatto
prima che si
accresca
il
cumulo
de i
dubbi
,
vedere
se per
avventura
(
sí
come io
stimo
)
incamminandoci
per altra
strada
ci
indrizzassimo
a
piú
diritto
e
sicuro
cammino
, e con
precetti
d'
architettura
meglio
considerati
potessimo
stabilire
i
primi
fondamenti
. Però,
sospendendo
per
ora
il
progresso
d'
Aristotile
, il quale a suo
tempo
ripiglieremo
e
partitamente
esamineremo
,
dico
che, delle
cose
da esso
dette
sin qui,
convengo
seco ed
ammetto
che il
mondo
sia
corpo
dotato
di tutte le
dimensioni
, e però
perfettissimo
; ed
aggiungo
, che come tale ei sia
necessariamente
ordinatissimo
, cioè di
parti
con
sommo
e
perfettissimo
ordine
tra di loro
disposte
: il quale
assunto
non
credo
che sia per esser
negato
né da voi né da altri.
SIMP
. E chi volete voi che lo
neghi
? La prima cosa, egli è d'
Aristotile
stesso; e poi, la sua
denominazione
non
par
che sia
presa
d'
altronde
, che dall'
ordine
che egli
perfettamente
contiene
.
SALV
.
Stabilito
dunque
cotal
principio
, si può
immediatamente
concludere
che, se i
corpi
integrali
del
mondo
devono
esser di lor
natura
mobili
, è
impossibile
che i
movimenti
loro siano
retti
, o altri che
circolari
: e la
ragione
è assai
facile
e
manifesta
. Imperocché quello che si
muove
di
moto
retto
,
muta
luogo
; e
continuando
di
muoversi
, si
va
piú
e
piú
sempre
allontanando
dal
termine
ond'ei si
partí
e da tutti i
luoghi
per i quali
successivamente
ei
va
passando
; e se tal
moto
naturalmente
se gli
conviene
, adunque egli da
principio
non
era
nel
luogo
suo
naturale
, e però non erano le
parti
del
mondo
con
ordine
perfetto
disposte
: ma noi
supponghiamo
, quelle esser
perfettamente
ordinate
: adunque, come tali, è
impossibile
che abbiano da
natura
di
mutar
luogo
, ed in
conseguenza
di
muoversi
di
moto
retto
. In oltre, essendo il
moto
retto
di sua
natura
infinito
, perché
infinita
e
indeterminata
è la
linea
retta
, è
impossibile
che
mobile
alcuno abbia da
natura
principio
di
muoversi
per
linea
retta
, cioè verso dove è
impossibile
di
arrivare
, non vi essendo
termine
prefinito
; e la
natura
, come ben dice
Aristotile
medesmo
, non
intraprende
a fare quello che non può esser
fatto
, né
intraprende
a
muovere
dove è
impossibile
a
pervenire
. E se pur alcuno
dicesse
, che se
bene
la
linea
retta
, ed in
conseguenza
il
moto
per essa, è
produttibile
in
infinito
, cioè
interminato
, tuttavia però la
natura
, per
cosí
dire
,
arbitrariamente
gli ha
assegnati
alcuni
termini
, e
dato
naturali
instinti
a' suoi
corpi
naturali
di
muoversi
a quelli, io
risponderò
che ciò per
avventura
si potrebbe
favoleggiare
che
fusse
avvenuto
del
primo
caos
, dove
confusamente
ed
inordinatamente
andavano
indistinte
materie
vagando
, per le quali
ordinare
la
natura
molto
acconciamente
si
fusse
servita
de i
movimenti
retti
, i quali,
sí
come
movendo
i
corpi
ben
costituiti
gli
disordinano
,
cosí
sono
acconci
a ben
ordinare
i
pravamente
disposti
; ma dopo l'
ottima
distribuzione
e
collocazione
è
impossibile
che in loro
resti
naturale
inclinazione
di
piú
muoversi
di
moto
retto
, dal quale
ora
solo ne
seguirebbe
il
rimuoversi
dal proprio e
natural
luogo
, cioè il
disordinarsi
. Possiamo dunque
dire
, il
moto
retto
servire
a
condur
le
materie
per
fabbricar
l'
opera
, ma
fabbricata
ch'ell'è, o
restare
immobile
, o, se
mobile
,
muoversi
solo
circolarmente
; se però noi non volessimo
dir
con
Platone
, che anco i
corpi
mondani
, dopo l'
essere
stati
fabbricati
e del tutto
stabiliti
, furon per alcun
tempo
dal suo
Fattore
mossi
di
moto
retto
, ma che dopo l'esser
pervenuti
in certi e
determinati
luoghi
, furon
rivolti
a uno a uno in
giro
,
passando
dal
moto
retto
al
circolare
, dove poi si son
mantenuti
e tuttavia si
conservano
:
pensiero
altissimo
e
degno
ben di
Platone
, intorno al quale mi
sovviene
aver
sentito
discorrere
il nostro
comune
amico
Accademico
Linceo
, e se ben mi
ricorda
, il
discorso
fu tale. Ogni
corpo
costituito
per
qualsivoglia
causa
in
istato
di
quiete
, ma che per sua
natura
sia
mobile
,
posto
in
libertà
si
moverà
, tutta
volta
però ch'egli abbia da
natura
inclinazione
a qualche
luogo
particolare
; ché quando e'
fusse
indifferente
a tutti,
resterebbe
nella sua
quiete
, non avendo maggior
ragione
di
muoversi
a questo che a quello. Dall'aver questa
inclinazione
ne
nasce
necessariamente
che egli nel suo
moto
si
anderà
continuamente
accelerando
; e
cominciando
con
moto
tardissimo
, non
acquisterà
grado
alcuno di
velocità
, che prima e' non sia
passato
per tutti i
gradi
di
velocità
minori
, o vogliamo
dire
di
tardità
maggiori: perché,
partendosi
dallo
stato
della
quiete
(che è il
grado
di
infinita
tardità
di
moto
), non ci è
ragione
nissuna
per la quale e'
debba
entrare
in un tal
determinato
grado
di
velocità
, prima che
entrare
in un
minore
, ed in un altro ancor
minore
prima che in quello; anzi
par
molto ben
ragionevole
passar
prima per i
gradi
piú
vicini
a quello
donde
ei si
parte
, e da quelli a i
piú
remoti
; ma il
grado
di dove il
mobile
piglia
a
muoversi
è quello della
somma
tardità
, cioè della
quiete
.
Ora
, questa
accelerazion
di
moto
non si farà se non quando il
mobile
nel
muoversi
acquista
; né altro è l'
acquisto
suo se non l'
avvicinarsi
al
luogo
desiderato
, cioè dove l'
inclinazion
naturale
lo
tira
; e
là
si
condurrà
egli per la
piú
breve, cioè per
linea
retta
. Possiamo dunque
ragionevolmente
dire
che la
natura
, per
conferire
in un
mobile
, prima
costituito
in
quiete
, una
determinata
velocità
, si
serva
del farlo
muover
, per alcun
tempo
e per qualche
spazio
, di
moto
retto
.
Stante
questo
discorso
,
figuriamoci
aver
Iddio
creato
il
corpo
,
verbigrazia
, di
Giove
, al quale abbia
determinato
di voler
conferire
una tal
velocità
, la quale egli poi
debba
conservar
perpetuamente
uniforme
: potremo con
Platone
dire
che gli desse di
muoversi
da
principio
di
moto
retto
ed
accelerato
, e che poi,
giunto
a quel tal
grado
di
velocità
,
convertisse
il suo
moto
retto
in
circolare
, del quale poi la
velocità
naturalmente
convien
esser
uniforme
.
SAGR
. Io
sento
con gran
gusto
questo
discorso
, e maggiore
credo
che sarà
doppo
che mi abbiate
rimossa
una
difficultà
: la quale è, che io non
resto
ben
capace
come di
necessità
convenga
che un
mobile
,
partendosi
dalla
quiete
ed
entrando
in un
moto
al quale egli abbia
inclinazion
naturale
,
passi
per tutti i
gradi
di
tardità
precedenti
, che sono tra
qualsivoglia
segnato
grado
di
velocità
e lo
stato
di
quiete
, li quali
gradi
sono
infiniti
;
sí
che non abbia potuto la
natura
contribuire
al
corpo
di
Giove
, subito
creato
, il suo
moto
circolare
, con tale e tanta
velocità
.
SALV
. Io non ho
detto
, né
ardirei
di
dire
, che alla
natura
e a
Dio
fusse
impossibile
il
conferir
quella
velocità
, che voi
dite
,
immediatamente
; ma
dirò
bene
che de
facto
la
natura
non lo fa; talché il farlo
verrebbe
ad esser
operazione
fuora
del
corso
naturale
e però
miracolosa
.
Muovasi
con qual si
voglia
velocità
qual si sia
poderosissimo
mobile
, ed
incontri
qualsivoglia
corpo
costituito
in
quiete
, ben che
debolissimo
e di
minima
resistenza
; quel
mobile
,
incontrandolo
, già mai non gli
conferirà
immediatamente
la sua
velocità
:
segno
evidente
di che ne è il
sentirsi
il
suono
della
percossa
, il quale non si
sentirebbe
, o per
dir
meglio
non sarebbe, se il
corpo
che stava in
quiete
ricevesse
, nell'
arrivo
del
mobile
, la medesima
velocità
di quello.
SAGR
. Adunque voi
credete
che un
sasso
,
partendosi
dalla
quiete
, ed
entrando
nel suo
moto
naturale
verso il
centro
della
Terra
,
passi
per tutti i
gradi
di
tardità
inferiori
a
qualsivoglia
grado
di
velocità
?
SALV
.
Credolo
, anzi ne son
sicuro
, e
sicuro
con tanta
certezza
, che posso
renderne
sicuro
voi ancora.
SAGR
. Quando in tutto il
ragionamento
d'
oggi
io non
guadagnassi
altro che una tal
cognizione
, me lo
reputerei
per un gran
capitale
.
SALV
. Per quanto mi
par
di
comprendere
dal vostro
ragionare
, gran
parte
della vostra
difficultà
consiste
in quel
dover
passare
in un
tempo
, ed anco
brevissimo
, per quelli
infiniti
gradi
di
tardità
precedenti
a qual si sia
velocità
acquistata
dal
mobile
in quel tal
tempo
: e però, prima che venire ad altro,
cercherò
di
rimovervi
questo
scrupolo
, che
doverà
esser
agevol
cosa, mentre io vi
replico
che il
mobile
passa
per i
detti
gradi
, ma il
passaggio
è
fatto
senza
dimorare
in veruno, talché, non
ricercando
il
passaggio
piú
di un solo
instante
di
tempo
, e
contenendo
qualsivoglia
piccol
tempo
infiniti
instanti
, non ce ne
mancheranno
per
assegnare
il suo a ciascheduno de gl'
infiniti
gradi
di
tardità
, e sia il
tempo
quanto si
voglia
breve.
SAGR
. Sin qui
resto
capace
: tuttavia mi
par
gran cosa che quella
palla
d'
artiglieria
(che tal mi
figuro
esser il
mobile
cadente
), che pur si
vede
scendere
con tanto
precipizio
che in
manco
di dieci
battute
di
polso
passerà
piú
di
dugento
braccia
di
altezza
, si sia nel suo
moto
trovata
congiunta
con
sí
picciol
grado
di
velocità
, che, se avesse
continuato
di
muoversi
con quello senza
piú
accelerarsi
, non l'
averebbe
passata
in tutto un
giorno
.
SALV
.
Dite
pure
in tutto un
anno
, né in dieci, né in mille,
sí
come io m'
ingegnerò
di
persuadervi
, ed anco forse senza vostra
contradizione
ad alcune assai
semplici
interrogazioni
ch'io vi farò. Però
ditemi
se voi avete
difficultà
nessuna in
concedere
che quella
palla
, nello
scendere
,
vadia
sempre
aquistando
maggior
impeto
e
velocità
.
SAGR
. Sono di questo
sicurissimo
.
SALV
. E se io
dirò
che l'
impeto
aquistato
in
qualsivoglia
luogo
del suo
moto
sia tanto che
basterebbe
a
ricondurla
a quell'
altezza
donde
si
partí
, me lo
concedereste
?
SAGR
.
Concedere
'lo senza
contradizione
,
tuttavolta
che la potesse
applicar
, senz'esser
impedita
, tutto il suo
impeto
in quella
sola
operazione
, di
ricondur
se medesima, o altro
eguale
a sé, a quella medesima
altezza
: come sarebbe se la
Terra
fusse
perforata
per il
centro
, e che,
lontano
da esso cento o mille
braccia
, si
lasciasse
cader
la
palla
;
credo
sicuramente
che ella
passerebbe
oltre al
centro
,
salendo
altrettanto quanto
scese
: e
cosí
mi
mostra
l'
esperienza
accadere
d'un
peso
pendente
da una
corda
, che
rimosso
dal
perpendicolo
, che è il suo
stato
di
quiete
, e
lasciato
poi in
libertà
,
cala
verso
detto
perpendicolo
e lo
trapassa
per altrettanto
spazio
, o solamente tanto meno quanto il
contrasto
dell'
aria
e della
corda
o di altri
accidenti
l'
impediscono
.
Mostrami
l'istesso l'
acqua
, che
scendendo
per un
sifone
,
rimonta
altrettanto quanto fu la sua
scesa
.
SALV
. Voi
perfettamente
discorrete
. E perch'io
so
che non avete
dubbio
in
conceder
che l'
acquisto
dell'
impeto
sia mediante l'
allontanamento
dal
termine
donde
il
mobile
si
parte
, e l'
avvicinamento
al
centro
dove
tende
il suo
moto
,
arete
voi
difficultà
nel
concedere
che due
mobili
eguali
, ancorché
scendenti
per
diverse
linee
, senza veruno
impedimento
, facciano
acquisto
d'
impeti
eguali
,
tuttavolta
che l'
avvicinamento
al
centro
sia
eguale
?
SAGR
. Non
intendo
bene
il
quesito
.
SALV
. Mi
dichiarerò
meglio
col
segnarne
un poco di
figura
. Però
noterò
questa
linea
A
B
parallela
all'
orizonte
, e sopra il
punto
B
drizzerò
la
perpendicolare
B
C
, e poi
congiugnerò
questa
inclinata
C
A.
Intendendo
ora
la
linea
C
A esser un
piano
inclinato
,
esquisitamente
pulito
e
duro
, sopra il quale
scenda
una
palla
perfettamente
rotonda
e di
materia
durissima
, ed una
simile
scenderne
liberamente
per la
perpendicolare
C
B
,
domando
se voi
concedereste
che l'
impeto
della
scendente
per il
piano
C
A,
giunta
che la
fusse
al
termine
A, potesse
essere
eguale
all'
impeto
acquistato
dall'altra nel
punto
B
,
doppo
la
scesa
per la
perpendicolare
C
B.
§
vedi
figura
4
SAGR
. Io
credo
risolutamente
di
sí
, perché in
effetto
amendue
si sono
avvicinate
al
centro
egualmente
, e, per quello che pur
ora
ho
conceduto
, gl'
impeti
loro sarebbero
egualmente
bastanti
a
ricondur
loro stesse alla medesima
altezza
.
SALV
.
Ditemi
ora
quello che voi
credete
che facesse quella medesima
palla
posata
sul
piano
orizontale
A
B.
SAGR
. Starebbe
ferma
, non avendo esso
piano
veruna
inclinazione
.
SALV
. Ma sul
piano
inclinato
C
A
scenderebbe
, ma con
moto
piú
lento
che per la
perpendicolare
C
B.
SAGR
. Sono
stato
per
risponder
risolutamente
di
sí
,
parendomi
pur
necessario
che il
moto
per la
perpendicolare
C
B
debba
esser
piú
veloce
che per l'
inclinata
C
A: tuttavia, se questo è, come potrà il
cadente
per l'
inclinata
,
giunto
al
punto
A, aver tanto
impeto
, cioè tal
grado
di
velocità
, quale e quanto il
cadente
per la
perpendicolare
avrà nel
punto
B
? Queste due
proposizioni
par
che si
contradicano
.
SALV
. Adunque molto
piú
vi
parrà
falso
se io
dirò
che
assolutamente
le
velocità
de'
cadenti
per la
perpendicolare
e per l'
inclinata
siano
eguali
. E pur questa è
proposizione
verissima
;
sí
come
vera
è questa ancora che dice che il
cadente
si
muove
piú
velocemente
per la
perpendicolare
che per la
inclinata
.
SAGR
. Queste al mio
orecchio
suonano
proposizioni
contradittorie
; ed al vostro,
signor
Simplicio
?
SIMP
. Ed a me
par
l'istesso.
SALV
.
Credo
che voi mi
burliate
,
fingendo
di non
capire
quel che voi
intendete
meglio
di me. Però
ditemi
,
signor
Simplicio
: quando voi v'
immaginate
un
mobile
esser
piú
veloce
d'un altro, che
concetto
vi
figurate
voi nella
mente
?
SIMP
.
Figuromi
, l'uno
passar
nell'istesso
tempo
maggiore
spazio
dell'altro, o
vero
passare
spazio
eguale
, ma in
minor
tempo
.
SALV
.
Benissimo
: e per
mobili
egualmente
veloci
, che
concetto
vi
figurate
?
SIMP
.
Figuromi
che
passino
spazi
eguali
in
tempi
eguali
.
SALV
. E non altro
concetto
che questo?
SIMP
. Questo mi
par
che sia la propria
definizione
de'
moti
eguali
.
SAGR
.
Aggiunghiamoci
pure
quest'altra di
piú
: cioè
chiamarsi
ancora le
velocità
esser
eguali
, quando gli
spazi
passati
hanno la medesima
proporzione
che i
tempi
ne' quali son
passati
, e sarà
definizione
piú
universale
.
SALV
.
Cosí
è, perché
comprende
gli
spazi
eguali
passati
in
tempi
eguali
, e gl'
ineguali
ancora,
passati
in
tempi
ineguali
, ma
proporzionali
a essi
spazi
.
Ripigliate
ora
la medesima
figura
, ed
applicandovi
il
concetto
che vi
figurate
del
moto
piú
veloce
,
ditemi
perché vi
pare
che la
velocità
del
cadente
per
C
B
sia maggiore della
velocità
dello
scendente
per la
C
A.
SIMP
.
Parmi
, perché nel
tempo
che '
l
cadente
passerà
tutta la
C
B
, lo
scendente
passerà
nella
C
A una
parte
minor
della
C
B.
SALV
.
Cosí
sta; e
cosí
si
verifica
, il
mobile
muoversi
piú
velocemente
per la
perpendicolare
che per l'
inclinata
.
Considerate
ora
se in questa medesima
figura
si potesse in qualche modo
verificare
l'altro
concetto
, e
trovare
che i
mobili
fussero
egualmente
veloci
in
amendue
le
linee
C
A,
C
B.
SIMP
. Io non ci
so
veder
cosa tale, anzi pur mi
par
contradizione
al già
detto
.
SALV
. E voi che
dite
,
signor
Sagredo
? Io non vorrei già
insegnarvi
quel che voi medesimi
sapete
, e quello di che pur
ora
mi avete
arrecato
la
definizione
.
SAGR
. La
definizione
che io ho
addotta
è stata, che i
mobili
si possan
chiamare
egualmente
veloci
quando gli
spazi
passati
da loro hanno la medesima
proporzione
che i
tempi
ne' quali gli
passano
: però a voler che la
definizione
avesse
luogo
nel
presente
caso
,
bisognerebbe
che il
tempo
della
scesa
per
C
A al
tempo
della
caduta
per
C
B
avesse la medesima
proporzione
che la stessa
linea
C
A alla
C
B
; ma ciò non
so
io
intender
che possa
essere
,
tuttavolta
che il
moto
per la
C
B
sia
piú
veloce
che per la
C
A.
SALV
. E pur è
forza
che voi l'
intendiate
.
Ditemi
un poco: questi
moti
non si
vann
'eglino
continuamente
accelerando
?
SAGR
.
Vannosi
accelerando
, ma
piú
nella
perpendicolare
che nell'
inclinata
.
SALV
. Ma questa
accelerazione
nella
perpendicolare
è ella però tale, in
comparazione
di quella dell'
inclinata
, che
prese
due
parti
eguali
in
qualsivoglia
luogo
di esse
linee
,
perpendicolare
e
inclinata
, il
moto
nella
parte
della
perpendicolare
sia sempre
piú
veloce
che nella
parte
dell'
inclinata
?
SAGR
.
Signor
no, anzi potrò io
pigliare
uno
spazio
nell'
inclinata
, nel quale la
velocità
sia maggiore assai che in altrettanto
spazio
preso
nella
perpendicolare
, e questo sarà, se lo
spazio
nella
perpendicolare
sarà
preso
vicino al
termine
C
, e nell'
inclinata
molto
lontano
.
SALV
.
Vedete
dunque che la
proposizione
che dice "Il
moto
per la
perpendicolare
è
piú
veloce
che per l'
inclinata
" non si
verifica
universalmente
se non de i
moti
che
cominciano
dal
primo
termine
, cioè dalla
quiete
; senza la qual
condizione
la
proposizione
sarebbe tanto
difettosa
, che anco la sua
contradittoria
potrebbe esser
vera
, cioè che il
moto
nell'
inclinata
è
piú
veloce
che nella
perpendicolare
, perché è
vero
che nell'
inclinata
possiamo
pigliare
uno
spazio
passato
dal
mobile
in
manco
tempo
che altrettanto
spazio
passato
nella
perpendicolare
.
Ora
, perché il
moto
nell'
inclinata
è in alcuni
luoghi
piú
veloce
ed in altri meno che nella
perpendicolare
, adunque in alcuni
luoghi
dell'
inclinata
il
tempo
del
moto
del
mobile
al
tempo
del
moto
del
mobile
per alcuni
luoghi
della
perpendicolare
avrà maggior
proporzione
che lo
spazio
passato
allo
spazio
passato
, ed in altri
luoghi
la
proporzione
del
tempo
al
tempo
sarà
minore
di quella dello
spazio
allo
spazio
. Come, per
esempio
,
partendosi
due
mobili
dalla
quiete
, cioè dal
punto
C
, uno per la
perpendicolare
C
B
e l'altro per l'
inclinata
C
A, nel
tempo
che nella
perpendicolare
il
mobile
avrà
passata
tutta la
C
B
, l'altro avrà
passata
la
C
T
,
minore
; e però il
tempo
per
C
T
al
tempo
per
C
B
(che gli è
eguale
)
arà
maggior
proporzione
che la
linea
T
C
alla
C
B
, essendo che la medesima alla
minore
ha maggior
proporzione
che alla maggiore: e per l'
opposito
, quando nella
C
A,
prolungata
quanto
bisognasse
, si
prendesse
una
parte
eguale
alla
C
B
, ma
passata
in
tempo
piú
breve, il
tempo
nell'
inclinata
al
tempo
nella
perpendicolare
arebbe
proporzione
minore
che lo
spazio
allo
spazio
. Se dunque nell'
inclinata
e nella
perpendicolare
possiamo
intendere
spazi
e
velocità
tali che le
proporzioni
tra essi
spazi
siano e
minori
e maggiori delle
proporzioni
de'
tempi
, possiamo ben
ragionevolmente
concedere
che vi sieno anco
spazi
per i quali i
tempi
de i
movimenti
ritengano
la medesima
proporzione
che gli
spazi
.
§
vedi
figura
5
SAGR
. Già mi
sent
'io
levato
lo
scrupolo
maggiore, e
comprendo
esser non solo
possibile
, ma
dirò
necessario
, quello che mi
pareva
un
contradittorio
: ma non però
intendo
per ancora che uno di questi
casi
possibili
o
necessari
sia questo del quale abbiamo
bisogno
di
presente
,
sí
che
vero
sia che il
tempo
della
scesa
per
C
A al
tempo
della
caduta
per
C
B
abbia la medesima
proporzione
che la
linea
C
A alla
C
B
, onde e' si possa senza
contradizione
dire
che le
velocità
per la
inclinata
C
A e per la
perpendicolare
C
B
sieno
eguali
.
SALV
.
Contentatevi
per
ora
ch'io v'abbia
rimossa
l'
incredulità
, ma la
scienza
aspettatela
un'altra
volta
, cioè quando
vedrete
le
cose
dimostrate
dal nostro
Accademico
intorno a i
moti
locali
: dove
troverete
dimostrato
, che nel
tempo
che '
l
mobile
cade
per tutta la
C
B
, l'altro
scende
per la
C
A sino al
punto
T
, nel quale
cade
la
perpendicolare
tiratavi
dal
punto
B
; e per
trovare
dove il medesimo
cadente
per la
perpendicolare
si
troverebbe
quando l'altro
arriva
al
punto
A,
tirate
da esso A la
perpendicolare
sopra la
C
A,
prolungando
essa e la
C
B
sino al
concorso
, e quello sarà il
punto
cercato
. Intanto
vedete
come è
vero
che il
moto
per la
C
B
è
piú
veloce
che per l'
inclinata
C
A (
ponendo
il
termine
C
per
principio
de'
moti
de' quali facciamo
comparazione
); perché la
linea
C
B
è maggiore della
C
T
, e l'altra da
C
sino al
concorso
della
perpendicolare
tirata
da A sopra la
C
A è maggiore della
C
A, e però il
moto
per essa è
piú
veloce
che per la
C
A. Ma quando noi
paragoniamo
il
moto
fatto
per tutta la
C
A, non con tutto '
l
moto
fatto
nel medesimo
tempo
per la
perpendicolare
prolungata
, ma col
fatto
in
parte
del
tempo
per la
sola
parte
C
B
, non
repugna
che il
mobile
per
C
A,
continuando
di
scendere
oltre al
T
, possa in tal
tempo
arrivare
in A, che qual
proporzione
si
trova
tra le
linee
C
A,
C
B
, tale sia tra essi
tempi
.
Ora
,
ripigliando
il nostro
primo
proposito
, che
era
di
mostrare
come il
mobile
grave
,
partendosi
dalla
quiete
,
passa
,
scendendo
, per tutti i
gradi
di
tardità
precedenti
a
qualsivoglia
grado
di
velocità
che egli
acquisti
,
ripigliando
la medesima
figura
,
ricordiamoci
che
eramo
convenuti
che il
cadente
per la
perpendicolare
C
B
ed il
descendente
per l'
inclinata
C
A, ne i
termini
B
, A si
trovassero
avere
acquistati
eguali
gradi
di
velocità
.
Ora
,
seguitando
piú
avanti, non
credo
che voi abbiate
difficultà
veruna in
concedere
che sopra un altro
piano
meno
elevato
di A
C
, qual sarebbe,
verbigrazia
, D A, il
moto
del
descendente
sarebbe ancora
piú
tardo
che nel
piano
CA:
§
vedi
figura
6
talché non è da
dubitar
punto
che si possano
notar
piani
tanto poco
elevati
sopra l'
orizonte
A
B
, che '
l
mobile
, cioè la medesima
palla
, in
qualsivoglia
lunghissimo
tempo
si
condurrebbe
al
termine
A, già che per
condurvisi
per il
piano
B
A non
basta
tempo
infinito
, ed il
moto
si fa sempre
piú
lento
quanto la
declività
è
minore
. Bisogna dunque
necessariamente
confessare
, potersi sopra il
termine
B
pigliare
un
punto
tanto ad esso
B
vicino, che
tirando
da esso al
punto
A un
piano
, la
palla
non lo
passasse
né anco in un
anno
. Bisogna
ora
che voi
sappiate
, che l'
impeto
, cioè il
grado
di
velocità
, che la
palla
si
trova
avere
acquistato
quando
arriva
al
punto
A è tale, che quando ella
continuasse
di
muoversi
con questo medesimo
grado
uniformemente
, cioè senza
accelerarsi
o
ritardarsi
, in altrettanto
tempo
in quanto è venuta per il
piano
inclinato
passerebbe
uno
spazio
lungo il
doppio
del
piano
inclinato
; cioè (per
esempio
) se la
palla
avesse
passato
il
piano
D A in un'
ora
,
continuando
di
muoversi
uniformemente
con quel
grado
di
velocità
che ella si
trova
avere nel
giugnere
al
termine
A,
passerebbe
in un'
ora
uno
spazio
doppio
della
lunghezza
D A: e perché (come
dicevamo
) i
gradi
di
velocità
acquistati
ne i
punti
B
, A da i
mobili
che si
partono
da
qualsivoglia
punto
preso
nella
perpendicolare
C
B
, e che
scendono
l'uno per il
piano
inclinato
e l'altro per essa
perpendicolare
, son sempre
eguali
, adunque il
cadente
per la
perpendicolare
può
partirsi
da un
termine
tanto vicino al
B
, che '
l
grado
di
velocità
acquistato
in
B
non
fusse
bastante
(
conservandosi
sempre l'istesso) a
condurre
il
mobile
per uno
spazio
doppio
della
lunghezza
del
piano
inclinato
in un
anno
né in dieci né in cento. Possiamo dunque
concludere
che se è
vero
che,
secondo
il
corso
ordinario
di
natura
, un
mobile
,
rimossi
tutti gl'
impedimenti
esterni
ed
accidentarii
, si
muova
sopra
piani
inclinati
con maggiore e maggior
tardità
secondo
che l'
inclinazione
sarà
minore
,
sí
che finalmente la
tardità
si
conduca
a
essere
infinita
, che è quando si
finisce
l'
inclinazione
e s'
arriva
al
piano
orizontale
, e se è
vero
parimente
che al
grado
di
velocità
acquistato
in qualche
punto
del
piano
inclinato
sia
eguale
quel
grado
di
velocità
che si
trova
avere il
cadente
per la
perpendicolare
nel
punto
segato
da una
parallela
all'
orizonte
che
passa
per quel
punto
del
piano
inclinato
; bisogna di
necessità
confessare
che il
cadente
,
partendosi
dalla
quiete
,
passa
per tutti gl'
infiniti
gradi
di
tardità
, e che, in
conseguenza
, per
acquistar
un
determinato
grado
di
velocità
bisogna ch'e' si
muova
prima per
linea
retta
,
descendendo
per breve o lungo
spazio
,
secondo
che la
velocità
da
acquistarsi
dovrà
essere
minore
o maggiore, e
secondo
che '
l
piano
sul quale si
scende
sarà poco o molto
inclinato
: talché può
darsi
un
piano
con
sí
poca
inclinazione
, che, per
acquistarvi
quel tal
grado
di
velocità
,
bisognasse
prima
muoversi
per
lunghissimo
spazio
ed in
lunghissimo
tempo
;
sí
che nel
piano
orizontale
qual si sia
velocità
non s'
acquisterà
naturalmente
mai,
avvenga
che il
mobile
già mai non vi si
muoverà
. Ma il
moto
per la
linea
orizontale
, che non è
declive
né
elevata
, è
moto
circolare
intorno al
centro
: adunque il
moto
circolare
non s'
acquisterà
mai
naturalmente
senza il
moto
retto
precedente
, ma
bene
,
acquistato
che e' si sia, si
continuerà
egli
perpetuamente
con
velocità
uniforme
. Io potrei
dichiararvi
, ed anco
dimostrarvi
, con altri
discorsi
queste medesime
verità
; ma non voglio
interromper
con
sí
gran
digressioni
il
principal
nostro
ragionamento
, e
piú
tosto
ci
ritornerò
con altra
occasione
, e
massime
che
ora
si è venuto in questo
proposito
non per
servirsene
per una
dimostrazion
necessaria
ma per
adornare
un
concetto
platonico
: al quale voglio
aggiugnere
un'altra
particolare
osservazione
, pur del nostro
Accademico
, che ha del
mirabile
.
Figuriamoci
, tra i
decreti
del
divino
Architetto
essere
stato
pensiero
di
crear
nel
mondo
questi
globi
, che noi
veggiamo
continuamente
muoversi
in
giro
, ed avere
stabilito
il
centro
delle lor
conversioni
ed in esso
collocato
il
Sole
immobile
, ed aver poi
fabbricati
tutti i
detti
globi
nel medesimo
luogo
, e di
lí
datali
inclinazione
di
muoversi
,
discendendo
verso il
centro
, sin che
acquistassero
quei
gradi
di
velocità
che
pareva
alla medesima
Mente
divina
, li quali
acquistati
,
fussero
volti
in
giro
, ciascheduno nel suo
cerchio
,
mantenendo
la già
concepita
velocità
: si
cerca
in quale
altezza
e
lontananza
dal
Sole
era
il
luogo
dove
primamente
furono essi
globi
creati
, e se può esser che la
creazion
di tutti
fusse
stata nell'istesso
luogo
. Per far questa
investigazione
bisogna
pigliare
da i
piú
periti
astronomi
le
grandezze
de i
cerchi
ne i quali i
pianeti
si
rivolgono
, e
parimente
i
tempi
delle loro
revoluzioni
: dalle quali due
cognizioni
si
raccoglie
quanto,
verbigrazia
, il
moto
di
Giove
è
piú
veloce
del
moto
di
Saturno
; e
trovato
(come in
effetto
è) che
Giove
si
muove
piú
velocemente
,
conviene
che,
sendosi
partiti
dalla medesima
altezza
,
Giove
sia
sceso
piú
che
Saturno
,
sí
come
pure
sappiamo
essere
veramente
, essendo l'
orbe
suo
inferiore
a quel di
Saturno
. Ma venendo
piú
avanti, dalla
proporzione
che hanno le due
velocità
di
Giove
e di
Saturno
, e dalla
distanza
che è tra gli
orbi
loro e dalla
proporzione
dell'
accelerazion
del
moto
naturale
, si può
ritrovare
in quanta
altezza
e
lontananza
dal
centro
delle lor
revoluzioni
fusse
il
luogo
donde
e' si
partirono
.
Ritrovato
e
stabilito
questo, si
cerca
se
Marte
scendendo
di
là
sino al suo
orbe
[...] si
trova
che la
grandezza
dell'
orbe
e la
velocità
del
moto
convengono
con quello che dal
calcolo
ci
vien
dato
; ed il
simile
si fa della
Terra
, di
Venere
e di
Mercurio
, de i quali le
grandezze
de i
cerchi
e le
velocità
de i
moti
s'
accostano
tanto
prossimamente
a quel che ne
danno
i
computi
, che è cosa
maravigliosa
.
SAGR
. Ho con
estremo
gusto
sentito
questo
pensiero
, e se non ch'io
credo
che il far quei
calcoli
precisamente
sarebbe
impresa
lunga
e
laboriosa
, e forse troppo
difficile
da esser
compresa
da me, io ve ne vorrei fare
instanza
.
SALV
. L'
operazione
è
veramente
lunga
e
difficile
, ed anco non m'
assicurerei
di
ritrovarla
cosí
prontamente
; però la
riserberemo
ad un'altra
volta
SIMP
. Di
grazia
, sia
conceduto
alla mia poca
pratica
nelle
scienze
matematiche
dir
liberamente
come i vostri
discorsi
,
fondati
sopra
proporzioni
maggiori o
minori
e sopra altri
termini
da me non
intesi
quanto
bisognerebbe
, non mi hanno
rimosso
il
dubbio
, o, per
meglio
dire
, l'
incredulità
, dell'esser
necessario
che quella
gravissima
palla
di
piombo
di 100
libre
di
peso
,
lasciata
cadere
da
alto
,
partendosi
dalla
quiete
passi
per ogni
altissimo
grado
di
tardità
, mentre si
vede
in quattro
battute
di
polso
aver
passato
piú
di 100
braccia
di
spazio
:
effetto
che mi
rende
totalmente
incredibile
, quella in alcuno
momento
essersi
trovata
in
stato
tale di
tardità
, che
continuandosi
di
muover
con quella, non avesse né anco in mille
anni
passato
lo
spazio
di
mezo
dito
. E
pure
se questo è, vorrei esserne
fatto
capace
.
SAGR
. Il
signor
Salviati
, come di
profonda
dottrina
,
stima
bene
spesso
che quei
termini
che a se medesimo sono
notissimi
e
familiari
,
debbano
parimente
esser tali per gli altri ancora, e però tal
volta
gli
esce
di
mente
che
parlando
con noi altri
convien
aiutar
la nostra
incapacità
con
discorsi
manco
reconditi
: e però io, che non mi
elevo
tanto, con sua
licenza
tenterò
di
rimuover
almeno in
parte
il
signor
Simplicio
dalla sua
incredulità
con
mezo
sensato
. E stando
pure
sul
caso
della
palla
d'
artiglieria
,
ditemi
in
grazia
,
signor
Simplicio
: non
concederete
voi che nel far
passaggio
da uno
stato
a un altro sia
naturalmente
piú
facile
e
pronto
il
passare
ad uno
piú
propinquo
che ad altro
piú
remoto
?
SIMP
. Questo lo
intendo
e lo
concedo
: e non ho
dubbio
che,
verbigrazia
, un
ferro
infocato
, nel
raffreddarsi
, prima
passerà
da i 10
gradi
di
caldo
a i 9, che da i 10 a i 6.
SAGR
.
Benissimo
.
Ditemi
appresso: quella
palla
d'
artiglieria
,
cacciata
in su a
perpendicolo
dalla
violenza
del
fuoco
, non si
va
ella
continuamente
ritardando
nel suo
moto
sin che finalmente si
conduce
al
termine
altissimo
, che è quello della
quiete
? e nel
diminuirsi
la
velocità
, o volete
dire
nel
crescersi
la
tardità
, non è egli
ragionevole
che si
faccia
piú
presto
trapasso
da i 10
gradi
a gli
11
, che da i 10 a i 12? e da i
1000
a i
1001
che a'
1002
? ed in
somma
da
qualsivoglia
grado
ad un suo
piú
vicino, che ad un
piú
lontano
?
SIMP
.
Cosí
è
ragionevole
.
SAGR
. Ma qual
grado
di
tardità
è
cosí
lontano
da
qualsisia
moto
, che
piú
lontano
non ne sia lo
stato
della
quiete
, ch'è di
tardità
infinita
? per lo che non è da
metter
dubio
che la
detta
palla
, prima che si
conduca
al
termine
della
quiete
,
trapassi
per tutti i
gradi
di
tardità
maggiori e maggiori, e per
conseguenza
per quello ancora che in
1000
anni
non
trapasserebbe
lo
spazio
di un
dito
. Ed essendo questo,
sí
come è,
verissimo
, non
dovrà
,
signor
Simplicio
,
parervi
improbabile
che, nel
ritornare
in
giú
, la medesima
palla
partendosi
dalla
quiete
recuperi
la
velocità
del
moto
col
ripassare
per quei medesimi
gradi
di
tardità
per i quali ella
passò
nell'
andare
in su, ma
debba
,
lasciando
gli altri
gradi
di
tardità
maggiori e
piú
vicini
allo
stato
di
quiete
,
passar
di
salto
ad uno
piú
remoto
.
SIMP
. Io
resto
per questo
discorso
piú
capace
assai che per quelle
sottigliezze
matematiche
; e però potrà il
signor
Salviati
ripigliare
e
continuare
il suo
ragionamento
.
SALV
.
Ritorneremo
dunque al nostro
primo
proposito
,
ripigliando
là
di dove
digredimmo
, che, se ben mi
ricorda
,
eramo
sul
determinare
come il
moto
per
linea
retta
non può esser di
uso
alcuno nelle
parti
del
mondo
bene
ordinate
; e
seguitavamo
di
dire
che non
cosí
avviene
de i
movimenti
circolari
, de i quali quello che è
fatto
dal
mobile
in se stesso, già lo
ritien
sempre nel medesimo
luogo
, e quello che
conduce
il
mobile
per la
circonferenza
d'un
cerchio
intorno al suo
centro
stabile
e
fisso
, non
mette
in
disordine
né sé né i
circonvicini
. Imperocché tal
moto
,
primieramente
, è
finito
e
terminato
, anzi non pur
finito
e
terminato
, ma non è
punto
alcuno nella
circonferenza
, che non sia
primo
ed
ultimo
termine
della
circolazione
; e
continuandosi
nella
circonferenza
assegnatagli
,
lascia
tutto il
resto
, dentro e fuori di quella,
libero
per i
bisogni
d'altri, senz'
impedirgli
o
disordinargli
già mai. Questo, essendo un
movimento
che fa che il
mobile
sempre si
parte
e sempre
arriva
al
termine
, può,
primieramente
, esso solo
essere
uniforme
: imperocché l'
accelerazione
del
moto
si fa nel
mobile
quando e'
va
verso il
termine
dove egli ha
inclinazione
, ed il
ritardamento
accade
per la
repugnanza
ch'egli ha di
partirsi
ed
allontanarsi
dal medesimo
termine
; e perché nel
moto
circolare
il
mobile
sempre si
parte
da
termine
naturale
, e sempre si
muove
verso il medesimo, adunque in lui la
repugnanza
e l'
inclinazione
son sempre di
eguali
forze
; dalla quale
egualità
ne
risulta
una non
ritardata
né
accelerata
velocità
, cioè l'
uniformità
del
moto
. Da questa
uniformità
e dall'esser
terminato
ne può
seguire
la
continuazion
perpetua
, col
reiterar
sempre le
circolazioni
, la quale in una
linea
interminata
ed in un
moto
continuamente
ritardato
o
accelerato
non si può
naturalmente
ritrovare
: e
dico
naturalmente
, perché il
moto
retto
che si
ritarda
, è il
violento
, che non può esser
perpetuo
, e l'
accelerato
arriva
necessariamente
al
termine
, se vi è; e se non vi è, non vi può né anco esser
moto
, perché la
natura
non
muove
dove è
impossibile
ad
arrivare
.
Concludo
per tanto, il solo
movimento
circolare
poter
naturalmente
convenire
a i
corpi
naturali
integranti
l'
universo
e
costituiti
nell'
ottima
disposizione
; ed il
retto
, al
piú
che si possa
dire
,
essere
assegnato
dalla
natura
a i suoi
corpi
e
parti
di essi, qualunque
volta
si
ritrovassero
fuori de'
luoghi
loro,
costituite
in
prava
disposizione
, e però
bisognose
di
ridursi
per la
piú
breve allo
stato
naturale
. Di qui mi
par
che assai
ragionevolmente
si possa
concludere
, che per
mantenimento
dell'
ordine
perfetto
tra le
parti
del
mondo
bisogni
dire
che le
mobili
sieno
mobili
solo
circolarmente
, e se alcune ve ne sono che
circolarmente
non si
muovano
, queste di
necessità
sieno
immobili
, non essendo altro, salvo che la
quiete
e '
l
moto
circolare
,
atto
alla
conservazione
dell'
ordine
. Ed io non poco mi
maraviglio
che
Aristotile
, il quale
pure
stimò
che '
l
globo
terrestre
fusse
collocato
nel
centro
del
mondo
e che
quivi
immobilmente
si
rimanesse
, non
dicesse
che de'
corpi
naturali
altri erano
mobili
per
natura
ed altri
immobili
, e
massime
avendo già
definito
, la
natura
esser
principio
di
moto
e di
quiete
.
SIMP
.
Aristotile
, come quello che non si
prometteva
del suo
ingegno
, ancorché
perspicacissimo
,
piú
di quello che si
conviene
,
stimò
, nel suo
filosofare
, che le
sensate
esperienze
si
dovessero
anteporre
a
qualsivoglia
discorso
fabbricato
da
ingegno
umano
, e
disse
che quelli che avessero
negato
il
senso
,
meritavano
di esser
gastigati
col
levargli
quel tal
senso
:
ora
, chi è quello
cosí
cieco
che non
vegga
, le
parti
della
terra
e dell'
acqua
muoversi
, come
gravi
,
naturalmente
all'
ingiú
, cioè verso il
centro
dell'
universo
,
assegnato
dall'
istessa
natura
per
fine
e
termine
del
moto
retto
deorsum
; e non
vegga
parimente
,
muoversi
il
fuoco
e l'
aria
all'
insú
rettamente
verso il
concavo
dell'
orbe
lunare
, come a
termine
naturale
del
moto
sursum
? e
vedendosi
tanto
manifestamente
questo, ed essendo noi
sicuri
che eadem est
ratio
totius et
partium
, come non si
deve
egli
dire
, esser
proposizion
vera
e
manifesta
che il
movimento
naturale
della
terra
è il
retto
ad
medium
, e del
fuoco
il
retto
a
medio
?
SALV
. In
virtú
di questo vostro
discorso
, al
piú
al
piú
che voi poteste
pretendere
che vi
fusse
conceduto
è che,
sí
come le
parti
della
terra
rimosse
dal suo tutto, cioè dal
luogo
dove esse
naturalmente
dimorano
, cioè, finalmente,
ridotte
in
prava
e
disordinata
disposizione
,
tornano
al
luogo
loro
spontaneamente
, e però
naturalmente
, con
movimento
retto
,
cosí
(
conceduto
che eadem sit
ratio
totius et
partium
) si potrebbe
inferire
che
rimosso
per
violenza
il
globo
terrestre
dal
luogo
assegnatogli
dalla
natura
, egli vi
ritornerebbe
per
linea
retta
. Questo, come ho
detto
, è quanto al
piú
vi si potesse
concedere
,
fattavi
ancora ogni
sorte
d'
agevolezza
: ma chi volesse
riveder
con
rigore
queste
partite
, prima vi
negherebbe
che le
parti
della
terra
nel
ritornare
al suo tutto si
movessero
per
linea
retta
, e non per
circolare
o altra
mista
; e voi
sicuramente
avereste
che fare assai a
dimostrare
il
contrario
, come
apertamente
intenderete
nelle
risposte
alle
ragioni
ed
esperienze
particolari
addotte
da
Tolomeo
e da
Aristotile
.
Secondariamente
, se altri vi
dicesse
che le
parti
della
terra
si
muovono
non per
andar
al
centro
del
mondo
, ma per
andare
a
riunirsi
col suo tutto, e che per ciò hanno
naturale
inclinazione
verso il
centro
del
globo
terrestre
, per la quale
inclinazione
conspirano
a
formarlo
e
conservarlo
, qual altro tutto e qual altro
centro
trovereste
voi al
mondo
, al quale l'
intero
globo
terreno
,
essendone
rimosso
,
cercasse
di
ritornare
, onde la
ragion
del tutto
fusse
simile
a quella delle
parti
?
Aggiugnete
che né
Aristotile
né voi
proverete
già mai che la
Terra
de
facto
sia nel
centro
dell'
universo
; ma, se si può
assegnare
centro
alcuno all'
universo
,
troveremo
in quello esser
piú
presto
collocato
il
Sole
, come nel
progresso
intenderete
.
Ora
,
sí
come dal
cospirare
concordemente
tutte le
parti
della
terra
a
formare
il suo tutto ne
segue
che esse da tutte le
parti
con
eguale
inclinazione
vi
concorrano
, e, per
unirsi
al
piú
che sia
possibile
insieme
,
sfericamente
vi si
adattano
; perché non
doviamo
noi
credere
che la
Luna
, il
Sole
e gli altri
corpi
mondani
siano essi ancora di
figura
rotonda
non per altro che per un
concorde
instinto
e
concorso
naturale
di tutte le loro
parti
componenti
? delle quali se tal
ora
alcuna per qualche
violenza
fusse
dal suo tutto
separata
, non è egli
ragionevole
il
credere
che
spontaneamente
e per
naturale
instinto
ella vi
ritornerebbe
? ed in questo modo
concludere
che '
l
moto
retto
competa
egualmente
a tutti i
corpi
mondani
?
SIMP
. E' non è
dubbio
alcuno che come voi volete
negare
non solamente i
principii
nelle
scienze
, ma
esperienze
manifeste
ed i
sensi
stessi, voi non potrete già mai esser
convinto
o
rimosso
da veruna
oppinione
concetta
; e io
piú
tosto
mi
quieterò
perché contra
negantes
principia
non est
disputandum
, che
persuaso
in
virtú
delle vostre
ragioni
. E stando su le
cose
da voi pur
ora
pronunziate
(già che
mettete
in
dubbio
insino
nel
moto
de i
gravi
se sia
retto
o no), come potete voi mai
ragionevolmente
negare
che le
parti
della
terra
, cioè che le
materie
gravissime
,
descendano
verso il
centro
con
moto
retto
, se,
lasciate
da una
altissima
torre
, le cui
parete
sono
dirittissime
e
fabbricate
a
piombo
, esse gli vengono, per
cosí
dire
,
lambendo
, e
percotendo
in
terra
in quel medesimo
punto
a
capello
dove
verrebbe
a
terminare
il
piombo
che
pendesse
da uno
spago
legato
in
alto
ivi per l'
appunto
onde si
lasciò
cadere
il
sasso
? non è questo
argomento
piú
che
evidente
,
cotal
moto
esser
retto
e verso il
centro
? Nel
secondo
luogo
, voi
revocate
in
dubbio
se le
parti
della
terra
si
muovano
per
andar
, come
afferma
Aristotile
, al
centro
del
mondo
, quasi che egli non l'abbia
concludentemente
dimostrato
per i
movimenti
contrari
, mentre in
cotal
guisa
argomenta
: il
movimento
de i
gravi
è
contrario
a quello de i
leggieri
; ma il
moto
de i
leggieri
si
vede
esser
dirittamente
all'
insú
, cioè verso la
circonferenza
del
mondo
; adunque il
moto
de i
gravi
è
rettamente
verso il
centro
del
mondo
, ed
accade
per
accidens
che e' sia verso il
centro
della
Terra
, poiché questo si
abbatte
ad
essere
unito
con quello. Il
cercar
poi quello che facesse una
parte
del
globo
lunare
o del
Sole
, quando
fusse
separata
dal suo tutto, è
vanità
, perché si
cerca
quello che
seguirebbe
in
conseguenza
d'un
impossibile
,
atteso
che, come pur
dimostra
Aristotile
, i
corpi
celesti
sono
impassibili
,
impenetrabili
,
infrangibili
,
sí
che non si può
dare
il
caso
; e quando
pure
e' si desse, e che la
parte
separata
ritornasse
al suo tutto, ella non vi
tornerebbe
come
grave
o
leggiera
, ché pur il medesimo
Aristotile
prova
che i
corpi
celesti
non sono né
gravi
né
leggieri
.
SALV
. Quanto
ragionevolmente
io
dubiti
, se i
gravi
si
muovano
per
linea
retta
e
perpendicolare
, lo
sentirete
, come pur
ora
ho
detto
, quando
esaminerò
questo
argomento
particolare
. Circa il
secondo
punto
, io mi
meraviglio
che voi abbiate
bisogno
che '
l
paralogismo
d'
Aristotile
vi sia
scoperto
, essendo per se stesso tanto
manifesto
, e che voi non vi
accorgiate
che
Aristotile
suppone
quello che è in
quistione
. Però
notate
...
SIMP
. Di
grazia
,
signor
Salviati
parlate
con
piú
rispetto
d'
Aristotile
. Ed a chi potrete voi
persuader
già mai che quello che è
stato
il
primo
,
unico
ed
ammirabile
esplicator
della
forma
silogistica
, della
dimostrazione
, de gli
elenchi
, de i
modi
di
conoscere
i
sofismi
, i
paralogismi
, ed in
somma
di tutta la
logica
,
equivocasse
poi
sí
gravemente
in
suppor
per
noto
quello che è in
quistione
?
Signori
, bisogna prima
intenderlo
perfettamente
, e poi
provarsi
a
volerlo
impugnare
.
SALV
.
Signor
Simplicio
, noi siamo qui tra noi
discorrendo
familiarmente
per
investigar
qualche
verità
; io non
arò
mai per
male
che voi mi
palesiate
i miei
errori
, e quando io non avrò
conseguita
la
mente
d'
Aristotile
,
riprendetemi
pur
liberamente
, che io ve ne
arò
buon
grado
.
Concedetemi
in tanto che io
esponga
le mie
difficultà
, e ch'io
risponda
ancora alcuna cosa a le vostre
ultime
parole
,
dicendovi
che la
logica
, come
benissimo
sapete
, è l'
organo
col quale si
filosofa
; ma,
sí
come può esser che un
artefice
sia
eccellente
in
fabbricare
organi
, ma
indotto
nel
sapergli
sonare
,
cosí
può esser un gran
logico
, ma poco
esperto
nel
sapersi
servir
della
logica
;
sí
come ci son molti che
sanno
per lo
senno
a
mente
tutta la
poetica
, e son poi
infelici
nel
compor
quattro
versi
solamente; altri
posseggono
tutti i
precetti
del
Vinci
, e non
saprebber
poi
dipignere
uno
sgabello
. Il
sonar
l'
organo
non s'
impara
da quelli che
sanno
far
organi
, ma da chi gli
sa
sonare
; la
poesia
s'
impara
dalla
continua
lettura
de'
poeti
; il
dipignere
s'
apprende
col
continuo
disegnare
e
dipignere
; il
dimostrare
, dalla
lettura
dei
libri
pieni
di
dimostrazioni
, che sono i
matematici
soli
, e non i
logici
.
Ora
,
tornando
al
proposito
,
dico
che quello che
vede
Aristotile
del
moto
de i
corpi
leggieri
, è il
partirsi
il
fuoco
da qualunque
luogo
della
superficie
del
globo
terrestre
e
dirittamente
discostarsene
,
salendo
in
alto
; e questo è
veramente
muoversi
verso una
circonferenza
maggiore di quella della
Terra
, anzi il medesimo
Aristotile
lo fa
muovere
al
concavo
della
Luna
: ma che tal
circonferenza
sia poi quella del
mondo
, o
concentrica
a quella,
sí
che il
muoversi
verso questa sia un
muoversi
anco verso quella del
mondo
, ciò non si può
affermare
se prima non si
suppone
che '
l
centro
della
Terra
, dal quale noi
vediamo
discostarsi
i
leggieri
ascendenti
, sia il medesimo che '
l
centro
del
mondo
, che è quanto
dire
che '
l
globo
terrestre
sia
costituito
nel
centro
del
mondo
; che è poi quello di che noi
dubitiamo
e che
Aristotile
intende
di
provare
. E questo
direte
che non sia un
manifesto
paralogismo
?
SAGR
. Questo
argomento
d'
Aristotile
mi
era
parso
, anco per un altro
rispetto
,
manchevole
e non
concludente
, quando
bene
se gli
concedesse
che quella
circonferenza
alla quale si
muove
rettamente
il
fuoco
,
fusse
quella che
racchiude
il
mondo
. Imperocché,
preso
dentro a un
cerchio
non solamente il
centro
, ma
qualsivoglia
altro
punto
, ogni
mobile
che
partendosi
da quello
camminerà
per
linea
retta
, e verso
qualsivoglia
parte
, senz'alcun
dubbio
andrà
verso la
circonferenza
, e
continuando
il
moto
vi
arriverà
ancora,
sí
che
verissimo
sarà il
dire
che egli verso la
circonferenza
si
muova
; ma non sarà già
vero
che quello che per le medesime
linee
si
movesse
con
movimento
contrario
,
vadia
verso il
centro
, se non quando il
punto
preso
fusse
l'istesso
centro
, o che '
l
moto
fusse
fatto
per quella
sola
linea
che,
prodotta
dal
punto
assegnato
,
passa
per lo
centro
. Talché il
dire
: "Il
fuoco
,
movendosi
rettamente
,
va
verso la
circonferenza
del
mondo
; adunque le
parti
della
terra
, le quali per le medesime
linee
si
muovono
di
moto
contrario
,
vanno
verso '
l
centro
del
mondo
", non
conclude
altrimenti, se non
supposto
prima che le
linee
del
fuoco
,
prolungate
,
passino
per il
centro
del
mondo
: e perché di esse noi
sappiamo
certo che le
passano
per il
centro
del
globo
terrestre
(essendo a
perpendicolo
sopra la sua
superficie
, e non
inclinate
), adunque, per
concludere
, bisogna
supporre
che il
centro
della
Terra
sia l'istesso che il
centro
del
mondo
, o almeno che le
parti
del
fuoco
e della
terra
non
ascendano
e
descendano
se non per una
linea
sola
che
passi
per il
centro
del
mondo
, il che è poi
falso
e
repugna
all'
esperienza
, la qual ci
mostra
che le
parti
del
fuoco
non per una
linea
sola
, ma per le
infinite
prodotte
dal
centro
della
Terra
verso tutte le
parti
del
mondo
,
ascendono
sempre per
linee
perpendicolari
alla
superficie
del
globo
terrestre
.
SALV
. Voi,
signor
Sagredo
, molto
ingegnosamente
conducete
Aristotile
al medesimo
inconveniente
,
mostrando
l'
equivoco
manifesto
; ma
aggiugnete
un'altra
sconvenevolezza
. Noi
veggiamo
la
Terra
essere
sferica
, e però siamo
sicuri
che ella ha il suo
centro
; a quello
veggiamo
che si
muovono
tutte le sue
parti
, ché
cosí
è
necessario
dire
mentre i
movimenti
loro son tutti
perpendicolari
alla
superficie
terrestre
intendiamo
come,
movendosi
al
centro
della
Terra
, si
muovono
al suo tutto ed alla sua
madre
universale
; e siamo poi tanto
buoni
, che ci
vogliam
lasciar
persuadere
che l'
instinto
loro
naturale
non è di
andar
verso il
centro
della
Terra
, ma verso quel dell'
universo
, il quale non
sappiamo
dove sia, né se sia, e che quando pur sia, non è altro ch'un
punto
imaginario
ed un niente senza veruna
facultà
. All'
ultimo
detto
poi del
signor
Simplicio
, che il
contendere
se le
parti
del
Sole
o della
Luna
o di altro
corpo
celeste
,
separate
dal suo tutto,
ritornassero
naturalmente
a quello, sia una
vanità
, per
essere
il
caso
impossibile
, essendo
manifesto
, per
dimostrazioni
di
Aristotile
, che i
corpi
celesti
sono
impassibili
,
impenetrabili
,
impartibili
, etc.,
rispondo
, niuna delle
condizioni
per le quali
Aristotile
fa
differire
i
corpi
celesti
da gli
elementari
avere altra
sussistenza
che quella ch'ei
deduce
dalla
diversità
de i
moti
naturali
di quelli e di questi; in modo che,
negato
che il
moto
circolare
sia solo de i
corpi
celesti
, ed
affermato
ch'ei
convenga
a tutti i
corpi
naturali
mobili
, bisogna per
necessaria
conseguenza
dire
che gli
attributi
di
generabile
o
ingenerabile
,
alterabile
o
inalterabile
,
partibile
o
impartibile
, etc.,
egualmente
e
comunemente
convengano
a tutti i
corpi
mondani
, cioè tanto a i
celesti
quanto a gli
elementari
, o che
malamente
e con
errore
abbia
Aristotile
dedotti
dal
moto
circolare
quelli che ha
assegnati
a i
corpi
celesti
.
SIMP
. Questo modo di
filosofare
tende
alla
sovversion
di tutta la
filosofia
naturale
, ed al
disordinare
e
mettere
in
conquasso
il
cielo
e la
Terra
e tutto l'
universo
. Ma io
credo
che i
fondamenti
de i
Peripatetici
sien
tali, che non ci sia da
temere
che con la
rovina
loro si possano
construire
nuove
scienze
.
SALV
. Non vi
pigliate
già
pensiero
del
cielo
né della
Terra
, né
temiate
la lor
sovversione
, come né anco della
filosofia
, perché, quanto al
cielo
, in
vano
è che voi
temiate
di quello che voi medesimo
reputate
inalterabile
e
impassibile
; quanto alla
Terra
, noi
cerchiamo
di
nobilitarla
e
perfezionarla
, mentre
proccuriamo
di farla
simile
a i
corpi
celesti
e in certo modo
metterla
quasi in
cielo
, di dove i vostri
filosofi
l'hanno
bandita
. La
filosofia
medesima non può se non
ricever
benefizio
dalle nostre
dispute
, perché se i nostri
pensieri
saranno
veri
,
nuovi
acquisti
si saranno
fatti
, se
falsi
, col
ributtargli
,
maggiormente
verranno
confermate
le
prime
dottrine
.
Pigliatevi
piú
tosto
pensiero
di alcuni
filosofi
e
vedete
di
aiutargli
e
sostenergli
, ché quanto alla
scienza
stessa, ella non può se non
avanzarsi
. E
ritornando
al nostro
proposito
,
producete
liberamente
quello che vi
sovviene
per
mantenimento
della
somma
differenza
che
Aristotile
pone
tra i
corpi
celesti
e la
parte
elementare
, nel far quelli
ingenerabili
,
incorruttibili
,
inalterabili
, etc., e questa
corruttibile
,
alterabile
, etc.
Per quelli che si
perturbano
per aver a
mutar
tutta la
Filosofia
si
mostri
come non è
cosí
, e che
resta
la medesima
dottrina
dell'
anima
, delle
generazioni
, delle
meteore
, degli
animali
.
SIMP
. Io non
veggo
per ancora che
Aristotile
sia
bisognoso
di
soccorso
,
restando
egli in
piede
,
saldo
e
forte
, anzi non essendo per ancora
pure
stato
assalito
, non che
abbattuto
, da voi. E qual sarà il vostro
schermo
in questo
primo
assalto
?
Scrive
Aristotile
: Quello che si
genera
, si fa da un
contrario
in qualche
subietto
, e
parimente
si
corrompe
in qualche
subietto
da un
contrario
in un
contrario
,
sí
che (
notate
bene
) la
corruzzione
e
generazione
non è se non ne i
contrari
; ma de i
contrari
i
movimenti
son
contrari
; se dunque al
corpo
celeste
non si può
assegnar
contrario
, imperocché al
moto
circolare
niun altro
movimento
è
contrario
, adunque
benissimo
ha
fatto
la
natura
a fare
esente
da i
contrari
quello che
doveva
essere
ingenerabile
ed
incorruttibile
.
Stabilito
questo
primo
fondamento
,
speditamente
si
cava
in
conseguenza
ch'ei sia
inaugumentabile
,
inalterabile
impassibile
, e finalmente
eterno
ed
abitazione
proporzionata
a gli Dei
immortali
,
conforme
alla
opinione
ancora di tutti gli
uomini
che de gli Dei hanno
concetto
.
Conferma
poi l'istesso ancor per il
senso
;
avvenga
che in tutto il
tempo
passato
,
secondo
le
tradizioni
e
memorie
,
nissuna
cosa si
vede
essersi
trasmutata
, né
secondo
tutto l'
ultimo
cielo
né
secondo
alcuna sua propria
parte
. Che poi al
moto
circolare
niuno altro sia
contrario
, lo
prova
Aristotile
in molte
maniere
; ma senza
replicarle
tutte, assai
apertamente
resta
dimostrato
, mentre che i
moti
semplici
non sono altri che tre, al
mezo
, dal
mezo
e intorno al
mezo
, de i quali i
dua
retti
sursum
et
deorsum
sono
manifestamente
contrari
, e perché un solo ha un solo per
contrario
, adunque non
resta
altro
movimento
che possa esser
contrario
al
circolare
. Eccovi il
discorso
di
Aristotile
argutissimo
e
concludentissimo
, per il quale si
prova
l'
incorruttibilità
del
cielo
.
SALV
. Questo non è niente di
piú
che il
puro
progresso
d'
Aristotile
, già da me
accennato
, nel quale,
tuttavolta
che io vi
neghi
che il
moto
, che voi
attribuite
a i
corpi
celesti
, non
convenga
ancora alla
Terra
, la sua
illazione
resta
nulla.
Dicovi
per tanto che quel
moto
circolare
, che voi
assegnate
a i
corpi
celesti
,
conviene
ancora alla
Terra
: dal che,
posto
che il
resto
del vostro
discorso
sia
concludente
,
seguirà
una di queste tre
cose
, come poco fa si è
detto
ed or vi
replico
, cioè, o che la
Terra
sia essa ancora
ingenerabile
e
incorruttibile
, come i
corpi
celesti
, o che i
corpi
celesti
sieno, come gli
elementari
,
generabili
,
alterabili
, etc., o che questa
differenza
di
moti
non abbia che far con la
generazione
e
corruzione
. Il
discorso
di
Aristotile
e vostro
contiene
molte
proposizioni
da non esser di
leggiero
ammesse
, e per
poterlo
meglio
esaminare
, sarà
bene
ridurlo
piú
al
netto
ed al
distinto
, che sia
possibile
: e
scusimi
il
signor
Sagredo
se forse con qualche
tedio
sente
replicar
piú
volte
le medesime
cose
, e
faccia
conto
di
sentir
ripigliar
gli
argomenti
ne i
publici
circoli
de i
disputanti
. Voi
dite
: "La
generazione
e
corruzione
non si fa se non dove sono i
contrari
; i
contrari
non sono se non tra i
corpi
semplici
naturali
,
mobili
di
movimenti
contrari
;
movimenti
contrari
sono solamente quelli che si fanno per
linee
rette
tra
termini
contrari
, e questi sono solamente
dua
cioè dal
mezo
ed al
mezo
, e tali
movimenti
non sono di altri
corpi
naturali
che della
terra
, del
fuoco
e degli altri due
elementi
; adunque la
generazione
e
corruzione
non è se non tra gli
elementi
. E perché il
terzo
movimento
semplice
, cioè il
circolare
intorno al
mezo
, non ha
contrario
(perché
contrari
sono gli altri
dua
, e un solo ha un solo per
contrario
), però quel
corpo
naturale
al quale tal
moto
compete
,
manca
di
contrario
; e non avendo
contrario
,
resta
ingenerabile
e
incorruttibile
etc., perché dove non è
contrarietà
, non è
generazione
né
corruzione
etc.: ma tal
moto
compete
solamente a i
corpi
celesti
: adunque
soli
questi sono
ingenerabili
,
incorruttibili
, etc.". E prima, a me si
rappresenta
assai
piú
agevol
cosa il potersi
assicurare
se la
Terra
,
corpo
vastissimo
e per
vicinità
a noi
trattabilissimo
si
muova
di un
movimento
massimo
, qual sarebbe per
ora
il
rivolgersi
in se stessa in
ventiquattro
ore
, che non è l'
intendere
ed
assicurarsi
se la
generazione
e
corruzione
si facciano da i
contrari
, anzi
pure
se la
corruzione
e la
generazione
ed i
contrari
sieno in
natura
: e se voi,
signor
Simplicio
, mi
sapeste
assegnare
qual sia il modo di
operare
della
natura
nel
generare
in
brevissimo
tempo
centomila
moscioni
da un poco di
fumo
di
mosto
,
mostrandomi
quali sieno
quivi
i
contrari
, qual cosa si
corrompa
e come, io vi
reputerei
ancora
piú
di quello ch'io
fo
, perché io nessuna di queste
cose
comprendo
. In oltre
arei
molto
caro
d'
intendere
come e perché questi
contrari
corruttivi
sieno
cosí
benigni
verso le
cornacchie
e
cosí
fieri
verso i
colombi
,
cosí
tolleranti
verso i
cervi
ed
impazienti
contro a i
cavalli
, che a quelli
concedano
piú
anni
di
vita
cioè d'
incorruttibilità
, che
settimane
a questi. I
peschi
, gli
ulivi
, hanno pur
radice
ne i medesimi
terreni
, sono
esposti
a i medesimi
freddi
, a i medesimi
caldi
, alle medesime
pioggie
e
venti
, ed in
somma
alle medesime
contrarietà
; e pur quelli vengono
destrutti
in breve
tempo
, e questi
vivono
molte
centinaia
d'
anni
. Di
piú
, io non son mai
restato
ben
capace
di questa
trasmutazione
sustanziale
(
restando
sempre dentro a i
puri
termini
naturali
), per la quale una
materia
venga
talmente
trasformata
, che si
deva
per
necessità
dire
, quella essersi del tutto
destrutta
,
sí
che nulla del suo
primo
essere
vi
rimanga
e ch'un altro
corpo
,
diversissimo
da quella, se ne sia
prodotto
; ed il
rappresentarmisi
un
corpo
sotto un
aspetto
e di
lí
a poco sotto un altro
differente
assai, non ho per
impossibile
che possa
seguire
per una
semplice
trasposizione
di
parti
, senza
corrompere
o
generar
nulla di
nuovo
, perché di
simili
metamorfosi
ne
vediamo
noi tutto il
giorno
.
Sí
che
torno
a
replicarvi
che come voi mi vorrete
persuader
che la
Terra
non si possa
muover
circolarmente
per
via
di
corruttibilità
e
generabilità
,
averete
che fare assai
piú
di me, che con
argomenti
ben
piú
difficili
, ma non
men
concludenti
, vi
proverò
il
contrario
.
SAGR
.
Signor
Salviati
,
perdonatemi
se io
interrompo
il vostro
ragionamento
, il quale,
sí
come mi
diletta
assai, perché io ancora mi
trovo
involto
nelle medesime
difficultà
cosí
dubito
che sia
impossibile
il
poterne
venire a
capo
senza
deporre
in tutto e per tutto la nostra
principal
materia
; però, quando si potesse
tirare
avanti il
primo
discorso
,
giudicherei
che
fusse
bene
rimettere
ad un altro
separato
ed
intero
ragionamento
questa
quistione
della
generazione
e
corruzione
,
sí
come anco, quando ciò
piaccia
a voi ed al
signor
Simplicio
, si potrà fare di altre
quistioni
particolari
che il
corso
de'
ragionamenti
ci
porgesse
avanti, delle quali io
terrò
memoria
a
parte
, per
proporle
un altro
giorno
e
minutamente
esaminarle
. Or, quanto alla
presente
, già che voi
dite
che,
negato
ad
Aristotile
che il
moto
circolare
non sia della
Terra
, come degli altri
corpi
celesti
, ne
seguirà
che quello che
accade
della
Terra
, circa l'esser
generabile
,
alterabile
, etc., sia ancora del
cielo
,
lasciamo
star se la
generazione
e
corruzione
sieno o non sieno in
natura
, e
torniamo
a
veder
d'
investigare
quel che
faccia
il
globo
terrestre
.
SIMP
. Io non posso
accomodar
l'
orecchie
a
sentir
mettere
in
dubbio
se la
generazione
e
corruzione
sieno in
natura
, essendo una cosa che noi
continuamente
aviamo
innanzi a gli
occhi
, e della quale
Aristotile
ha
scritto
due
libri
interi
. Ma quando si abbiano a
negare
i
principii
nelle
scienze
e
mettere
in
dubbio
le
cose
manifestissime
, chi non
sa
che si potrà
provare
quel che altri vuole e
sostener
qualsivoglia
paradosso
? E se voi non
vedete
tutto il
giorno
generarsi
e
corrompersi
erbe
,
piante
,
animali
, che altra cosa
vedete
voi? come non
vedete
perpetuamente
giostrarsi
in contro le
contrarietà
, e la
terra
mutarsi
in
acqua
, l'
acqua
convertirsi
in
aria
, l'
aria
in
fuoco
, e di
nuovo
l'
aria
condensarsi
in
nuvole
, in
pioggie
,
grandini
e
tempeste
?
SAGR
. Anzi
veggiamo
pur tutte queste
cose
, e però vogliamo
concedervi
il
discorso
d'
Aristotile
, quanto a questa
parte
della
generazione
e
corruzione
fatta da i
contrari
; ma se io vi
concluderò
, in
virtú
delle medesime
proposizioni
concedute
ad
Aristotile
, che i
corpi
celesti
sieno essi ancora, non meno che gli
elementari
,
generabili
e
corruttibili
, che cosa
direte
voi?
SIMP
.
Dirò
che voi abbiate
fatto
quello che è
impossibile
a farsi.
SAGR
.
Ditemi
un poco,
signor
Simplicio
: non sono queste
affezioni
contrarie
tra di loro?
SIMP
. Quali?
SAGR
.
Eccovele
:
alterabile
,
inalterabile
,
passibile
,
impassibile
,
generabile
,
ingenerabile
,
corruttibile
,
incorruttibile
?
SIMP
. Sono
contrarissime
SAGR
. Come questo sia, e sia
vero
ancora che i
corpi
celesti
sieno
ingenerabili
e
incorruttibili
, io vi
provo
che di
necessità
bisogna che i
corpi
celesti
sien
generabili
e
corruttibili
.
SIMP
. Questo non potrà esser altro che un
soffisma
.
SAGR
.
Sentite
l'
argomento
, e poi
nominatelo
e
solvetelo
. I
corpi
celesti
, perché sono
ingenerabili
ed
incorruttibili
, hanno in
natura
de i
contrari
, che sono i
corpi
generabili
e
corruttibili
; ma dove è
contrarietà
,
quivi
è
generazione
e
corruzione
; adunque i
corpi
celesti
son
generabili
e
corruttibili
.
SIMP
. Non vi
diss
'io che non poteva esser altro ch'un
soffisma
? Questo è un di quelli
argomenti
cornuti
, che si
chiamano
soriti
: come quello del
Candiotto
, che
diceva
che tutti i
Candiotti
erano
bugiardi
, però, essendo egli
Candiotto
, veniva a
dir
la
bugia
, mentre
diceva
che i
Candiotti
erano
bugiardi
; bisogna adunque che i
Candiotti
fussero
veridici
, ed in
conseguenza
esso, come
Candiotto
, veniva ad esser
veridico
, e però, nel
dir
che i
Candiotti
erano
bugiardi
diceva
il
vero
, e
comprendendo
sé, come
Candiotto
,
bisognava
che e'
fusse
bugiardo
. E
cosí
in questa
sorte
di
soffismi
si
durerebbe
in
eterno
a
rigirarsi
, senza
concluder
mai niente.
SAGR
. Voi sin qui l'avete
nominato
:
resta
ora
che lo
sciogliate
,
mostrando
la
fallacia
.
SIMP
. Quanto al
solverlo
e
mostrar
la sua
fallacia
, non
vedete
voi, prima, la
contradizion
manifesta
? i
corpi
celesti
sono
ingenerabili
e
incorruttibili
; adunque i
corpi
celesti
son
generabili
e
corruttibili
? E poi, la
contrarietà
non è tra i
corpi
celesti
, ma è tra gli
elementi
, li quali hanno la
contrarietà
de i
moti
sursum
et
deorsum
e della
leggerezza
e
gravità
; ma i
cieli
, che si
muovono
circolarmente
, al qual
moto
niun altro è
contrario
,
mancano
di
contrarietà
, e però sono
incorruttibili
etc.
SAGR
.
Piano
,
signor
Simplicio
. Questa
contrarietà
, per la quale voi
dite
alcuni
corpi
semplici
esser
corruttibili
,
risied
'ella nell'istesso
corpo
che si
corrompe
, o
pure
ha
relazione
ad un altro?
dico
se l'
umidità
, per
esempio
, per la quale si
corrompe
una
parte
di
terra
,
risiede
nell'
istessa
terra
o
pure
in un altro
corpo
, qual sarebbe l'
aria
o l'
acqua
. Io
credo
pur che voi
direte
che,
sí
come i
movimenti
in su e in
giú
, e la
gravità
e la
leggerezza
, che voi
fate
i
primi
contrari
, non posson
essere
nel medesimo
suggetto
,
cosí
né anco l'
umido
e '
l
secco
, il
caldo
e '
l
freddo
: bisogna dunque che voi
diciate
, che quando il
corpo
si
corrompe
, ciò
avvenga
per la
qualità
che si
trova
in un altro,
contraria
alla sua propria. Però, per far che '
l
corpo
celeste
sia
corruttibile
,
basta
che in
natura
ci sieno
corpi
che abbiano
contrarietà
al
corpo
celeste
; e tali sono gli
elementi
, se è
vero
che la
corruttibilità
sia
contraria
all'
incorruttibilità
.
SIMP
. Non
basta
questo,
Signor
mio. Gli
elementi
si
alterano
e si
corrompono
perché si
toccano
e si
mescolano
tra di loro, e
cosí
possono
esercitare
le lor
contrarietà
; ma i
corpi
celesti
sono
separati
da gli
elementi
, da i quali non son né anco
tocchi
, se ben essi
toccano
gli
elementi
. Bisogna, se voi volete
provar
la
generazione
e
corruzione
ne i
corpi
celesti
, che voi
mostriate
che tra loro
riseggano
le
contrarietà
.
SAGR
. Ecco ch'io ve le
trovo
tra di loro. Il
primo
fonte
dal quale voi
cavate
le
contrarietà
de gli
elementi
, è la
contrarietà
de'
moti
loro in su e in
giú
; adunque è
forza
che
contrari
sieno
parimente
tra di loro quei
principii
da i quali
dependono
tali
movimenti
; e perché quello è
mobile
in su per la
leggerezza
, e questo in
giú
per la
gravità
, è
necessario
che
leggerezza
e
gravità
sieno tra di loro
contrarie
; né meno si
deve
credere
che
sien
contrari
quegli altri
principii
che son
cagioni
che questo sia
grave
, e
leggiero
quello. Ma, per voi medesimi, la
leggerezza
e la
gravità
vengono in
conseguenza
della
rarità
e
densità
, adunque
contrarie
saranno la
densità
e la
rarità
: le quali
condizioni
tanto
amplamente
si
ritrovano
ne i
corpi
celesti
, che voi
stimate
le
stelle
non esser altro che
parti
piú
dense
del lor
cielo
, e quando ciò sia, bisogna che la
densità
delle
stelle
superi
quasi d'
infinito
intervallo
quella del
resto
del
cielo
; il che è
manifesto
dall'
essere
il
cielo
sommamente
trasparente
, e le
stelle
sommamente
opache
, e dal non si
trovare
lassú
altre
qualità
che '
l
piú
e '
l
meno
denso
o
raro
, che della maggiore e
minor
trasparenza
possano esser
principii
. Essendo dunque tali
contrarietà
tra i
corpi
celesti
, è
necessario
che essi ancora
sien
generabili
e
corruttibili
, in quel medesimo modo che son tali i
corpi
elementari
, o
vero
che non la
contrarietà
sia
causa
della
corruttibilità
, etc.
SIMP
. Non è
necessario
né l'un né l'altro: perché la
densità
e
rarità
ne i
corpi
celesti
non son
contrarie
tra loro, come ne i
corpi
elementari
; imperocché non
dependono
dalle
prime
qualità
,
caldo
e
freddo
, che sono
contrarie
, ma dalla molta o poca
materia
in
proporzione
alla
quantità
,
ora
il molto e '
l
poco
dicono
solamente una
opposizione
relativa
, che è la
minor
che sia, e non ha che fare con la
generazione
e
corruzione
.
SAGR
. Talché a voler che il
denso
e '
l
raro
, che tra gli
elementi
deve
esser
cagione
di
gravità
e
leggerezza
, le quali possan esser
cause
di
moti
contrari
sursum
et
deorsum
, da i quali
dependano
poi le
contrarietà
per la
generazione
e
corruzione
, [...], non
basta
che sieno di quei
densi
e
rari
che sotto la medesima
quantità
, o
vogliam
dir
mole
,
contengono
molta o poca
materia
, ma è
necessario
che e' siano
densi
e
rari
mercè
delle
prime
qualità
,
freddo
e
caldo
;
altramente
, non si
farebbe
niente. Ma, se questo è,
Aristotile
ci ha
ingannati
, perché
doveva
dircelo
da
principio
, e
lasciare
scritto
che son
generabili
e
corruttibili
quei
corpi
semplici
che son
mobili
di
movimenti
semplici
in su e in
giú
,
dependenti
da
leggerezza
e
gravità
,
causate
da
rarità
e
densità
, fatta da molta e poca
materia
, mercé del
caldo
e del
freddo
, e non si
fermare
sul
semplice
moto
sursum
et
deorsum
; perché io vi
assicuro
che quanto al fare i
corpi
gravi
e
leggieri
, onde e'
sien
poi
mobili
di
movimenti
contrari
,
qualsivoglia
densità
e
rarità
basta
, venga ella per
caldo
e
freddo
o per quel che
piú
vi
piace
, perché il
caldo
e '
l
freddo
non hanno che far niente in questa
operazione
, e voi
vedrete
che un
ferro
infocato
, che pur si può
chiamar
caldo
,
pesa
il medesimo e si
muove
nel medesimo modo che
freddo
. Ma
lasciato
ancor questo, che
sapete
voi che il
denso
e '
l
raro
celeste
non
dependano
dal
freddo
e dal
caldo
?
SIMP
.
Sollo
, perché tali
qualità
non sono tra i
corpi
celesti
, li quali non son
caldi
né
freddi
.
SALV
. Io
veggo
che noi
torniamo
di
nuovo
a
ingolfarci
in un
pelago
infinito
da non ne
uscir
mai, perché questo è un
navigar
senza
bussola
, senza
stelle
, senza
remi
, senza
timone
, onde
convien
per
necessità
o
passare
di
scoglio
in
scoglio
o
dare
in
secco
o
navigar
sempre per
perduti
. Però, se
conforme
al vostro
consiglio
noi vogliamo
tendere
avanti nella nostra
principal
materia
, bisogna che,
lasciata
per
ora
questa
general
considerazione
, se il
moto
retto
sia
necessario
in
natura
e
convenga
ad alcuni
corpi
,
venghiamo
alle
dimostrazioni
,
osservazioni
ed
esperienze
particolari
,
proponendo
prima tutte quelle che da
Aristotile
da
Tolomeo
e da altri sono state sin qui
addotte
per
prova
della
stabilità
della
Terra
,
cercando
secondariamente
di
solverle
, e
portando
in
ultimo
quelle per le quali altri possa
restar
persuaso
che la
Terra
sia, non
men
che la
Luna
o altro
pianeta
, da
connumerarsi
tra i
corpi
naturali
mobili
circolarmente
.
SAGR
. Io tanto
piú
volentieri
mi
atterrò
a questo, quanto io
resto
assai
piú
sodisfatto
del vostro
discorso
architettonico
e
generale
che di quello d'
Aristotile
, perché il vostro senza
intoppo
veruno mi
quieta
, e l'altro ad ogni
passo
mi
attraversa
qualche
inciampo
; e non
so
come il
signor
Simplicio
non sia
restato
subito
persuaso
dalla
ragione
arrecata
da voi per
prova
che il
moto
per
linea
retta
non può aver
luogo
in
natura
,
tuttavoltaché
si
supponga
che le
parti
dell'
universo
sieno
disposte
in
ottima
costituzione
e
perfettamente
ordinate
.
SALV
.
Fermate
, di
grazia
,
signor
Sagredo
, ché pur
ora
mi
sovviene
il modo di poter
dar
sodisfazione
anco al
signor
Simplicio
,
tuttavolta
però che e' non
voglia
restar
talmente
legato
ad ogni
detto
d'
Aristotile
, che egli abbia per
sacrilegio
il
discostarsene
da alcuno. E' non è
dubbio
che per
mantener
l'
ottima
disposizione
e l'
ordine
perfetto
delle
parti
dell'
universo
, quanto alla
local
situazione
, non ci è altro che il
movimento
circolare
e la
quiete
; ma quanto al
moto
per
linea
retta
, non
veggo
, che possa
servire
ad altro che al
ridurre
nella sua
natural
costituzione
qualche
particella
di alcuno de'
corpi
integrali
che per qualche
accidente
fusse
stata
rimossa
e
separata
dal suo tutto, come di sopra
dicemmo
.
Consideriamo
ora
tutto il
globo
terrestre
e
veggiamo
quel che può esser di lui,
tuttavoltaché
ed esso e gli altri
corpi
mondani
si
devano
conservare
nell'
ottima
e
natural
disposizione
. Egli è
necessario
dire
, o che egli
resti
e si
conservi
perpetuamente
immobile
nel
luogo
suo, o che,
restando
pur sempre nell'istesso
luogo
, si
rivolga
in se stesso, o che
vadia
intorno ad un
centro
,
movendosi
per la
circonferenza
di un
cerchio
: de i quali
accidenti
, ed
Aristotile
e
Tolomeo
e tutti i lor
seguaci
dicon
pure
che egli ha
osservato
sempre, ed è per
mantenere
in
eterno
, il
primo
, cioè una
perpetua
quiete
nel medesimo
luogo
. Or, perché dunque in
buon'
ora
non si
dev'
egli
dire
che sua
naturale
affezione
è il
restare
immobile
,
piú
tosto
che far suo
naturale
il
moto
all'
ingiú
, del qual
moto
egli già mai non si è
mosso
ned
è per
muoversi
? E quanto al
movimento
per
linea
retta
,
lascisi
che la
natura
se ne
serva
per
ridur
al suo tutto le
particelle
della
terra
, dell'
acqua
, dell'
aria
, e del
fuoco
, e di ogni altro
corpo
integrale
mondano
, quando alcuna di loro, per qualche
caso
, se ne
trovasse
separata
, e però in
luogo
disordinato
trasposta
; se
pure
anco per far questa
restituzione
non si
trovasse
che qualche
moto
circolare
fusse
piú
accomodato
.
Parmi
che questa
primaria
posizione
risponda
molto
meglio
,
dico
anco in
via
d'
Aristotile
medesimo, a tutte le altre
conseguenze
, che l'
attribuire
come
intrinseco
e
natural
principio
de gli
elementi
i
movimenti
retti
. Il che è
manifesto
: perché s'io
domanderò
al
Peripatetico
, se,
tenendo
egli che i
corpi
celesti
sieno
incorruttibili
ed
eterni
, ei
crede
che '
l
globo
terrestre
non sia tale, ma
corruttibile
e
mortale
,
sí
che egli abbia a venir
tempo
che,
continuando
suo
essere
e sue
operazioni
il
Sole
e la
Luna
e le altre
stelle
, la
Terra
non si
ritrovi
piú
al
mondo
, ma sia con tutto il
resto
de gli
elementi
destrutta
e
andata
in niente, son
sicuro
che egli
risponderà
di no, adunque la
corruzione
e
generazione
è nelle
parti
, e non nel tutto, e nelle
parti
ben
minime
e
superficiali
, le quali son come
insensibili
in
comparazion
di tutta la
mole
: e perché
Aristotile
argumenta
la
generazione
e
corruzione
dalla
contrarietà
de'
movimenti
retti
,
lascinsi
tali
movimenti
alle
parti
, che
sole
si
alterano
e
corrompono
, ed all'
intero
globo
e
sfera
de gli
elementi
attribuiscasi
o il
moto
circolare
o una
perpetua
consistenza
nel proprio
luogo
,
affezioni
che
sole
sono
atte
alla
perpetuazione
ed al
mantenimento
dell'
ordine
perfetto
. Questo che si dice della
terra
, può
dirsi
con
simil
ragion
del
fuoco
e della maggior
parte
dell'
aria
; a i quali
elementi
si son
ridotti
i
Peripatetici
ad
assegnare
per loro
intrinseco
e
natural
moto
uno del quale mai non si sono
mossi
né sono per
muoversi
, e
chiamar
fuor
della
natura
loro quel
movimento
del quale si
muovono
, si son
mossi
, e son per
muoversi
perpetuamente
. Questo
dico
, perché
assegnano
all'
aria
ed al
fuoco
il
moto
all'
insú
, del quale già mai si è
mosso
alcuno de i
detti
elementi
, ma solo qualche lor
particella
, e questa non per altro che per
ridursi
alla
perfetta
costituzione
, mentre si
trovava
fuori del
luogo
suo
naturale
; ed all'
incontro
chiamano
a lor
preternaturale
il
moto
circolare
, del quale
incessabilmente
si
muovono
,
scordatisi
in certo modo di quello che
piú
volte
ha
detto
Aristotile
, che nessun
violento
può
durar
lungo
tempo
.
SIMP
. A tutte queste
cose
abbiamo noi le
risposte
accomodatissime
, le quali per
ora
lascerò
da
parte
per venire alle
ragioni
piú
particolari
ed
esperienze
sensate
, le quali finalmente
devono
anteporsi
, come ben dice
Aristotile
, a quanto possa esserci
somministrato
dall'
umano
discorso
.
SAGR
.
Servanci
dunque le
cose
dette
sin qui per averci
messo
in
considerazione
qual de' due
generali
discorsi
abbia
piú
del
probabile
:
dico
quello di
Aristotile
, per
persuaderci
, la
natura
de i
corpi
sullunari
esser
generabile
e
corruttibile
, etc., e però
diversissima
dall'
essenza
de i
corpi
celesti
, per esser loro
impassibili
,
ingenerabili
,
incorruttibili
, etc.,
tirato
dalla
diversità
de i
movimenti
semplici
; o pur questo del
signor
Salviati
, che,
supponendo
le
parti
integrali
del
mondo
essere
disposte
in
ottima
costituzione
,
esclude
per
necessaria
conseguenza
da i
corpi
semplici
naturali
i
movimenti
retti
, come di niuno
uso
in
natura
, e
stima
la
Terra
esser essa ancora uno de i
corpi
celesti
,
adornato
di tutte le
prerogative
che a quelli
convengono
: il qual
discorso
sin qui a me
consuona
assai
piú
che quell'altro. Sia dunque
contento
il
signor
Simplicio
produr
tutte le
particolari
ragioni
,
esperienze
ed
osservazioni
, tanto
naturali
quanto
astronomiche
, per le quali altri possa
restar
persuaso
, la
Terra
esser
diversa
da i
corpi
celesti
,
immobile
,
collocata
nel
centro
del
mondo
, e se altro vi è che l'
escluda
dall'esser essa ancora
mobile
come un
pianeta
, come
Giove
o la
Luna
, etc.: ed il
signor
Salviati
per sua
cortesia
si
contenterà
di
rispondere
a
parte
a
parte
.
SIMP
. Eccovi, per la prima, due
potentissime
dimostrazioni
per
prova
che la
Terra
è
differentissima
da i
corpi
celesti
. Prima, i
corpi
che sono
generabili
,
corruttibili
,
alterabili
, etc., son
diversissimi
da quelli che sono
ingenerabili
incorruttibili
,
inalterabili
, etc.: la
Terra
è
generabile
,
corruttibile
,
alterabile
, etc., e i
corpi
celesti
ingenerabili
,
incorruttibili
,
inalterabili
, etc.: adunque la
Terra
è
diversissima
da i
corpi
celesti
.
SAGR
Per il
primo
argomento
, voi
riconducete
in
tavola
quello che ci è
stato
tutt'
oggi
ed a
pena
si è
levato
pur
ora
.
SIMP
.
Piano
,
Signore
;
sentite
il
resto
, e
vedrete
quanto e' sia
differente
da quello. Nell'altro si
provò
la
minore
a
priori
, ed
ora
ve la voglio
provare
a
posteriori
;
guardate
se questo è
essere
il medesimo.
Provo
dunque la
minore
, essendo la maggiore
manifestissima
. La
sensata
esperienza
ci
mostra
come in
Terra
si fanno
continue
generazioni
,
corruzioni
,
alterazioni
, etc., delle quali né per
senso
nostro, né per
tradizioni
o
memorie
de' nostri
antichi
, se n'è
veduta
veruna in
cielo
; adunque il
cielo
è
inalterabile
etc., e la
Terra
alterabile
etc., e però
diversa
dal
cielo
. Il
secondo
argomento
cavo
io da un
principale
ed
essenziale
accidente
; ed è questo. Quel
corpo
che è per sua
natura
oscuro
e
privo
di
luce
, è
diverso
da i
corpi
luminosi
e
risplendenti
: la
Terra
è
tenebrosa
e senza
luce
; ed i
corpi
celesti
splendidi
e
pieni
di
luce
: adunque etc.
Rispondasi
a questi, per non far troppo
cumulo
, e poi ne
addurrò
altri.
SALV
. Quanto al
primo
, la
forza
del quale voi
cavate
dall'
esperienza
,
desidero
che voi
piú
distintamente
mi
produciate
le
alterazioni
che voi
vedete
farsi nella
Terra
e non in
cielo
, per le quali voi
chiamate
la
Terra
alterabile
ed il
cielo
no.
SIMP
.
Veggo
in
Terra
continuamente
generarsi
e
corrompersi
erbe
,
piante
,
animali
,
suscitarsi
venti
,
pioggie
,
tempeste
,
procelle
, ed in
somma
esser questo
aspetto
della
Terra
in una
perpetua
metamorfosi
; niuna delle quali
mutazioni
si
scorge
ne'
corpi
celesti
, la
costituzione
e
figurazione
de' quali è
puntualissimamente
conforme
a quelle di tutte le
memorie
, senza
esservisi
generato
cosa alcuna di
nuovo
, né
corrotto
delle
antiche
.
SALV
. Ma, come voi vi abbiate a
quietare
su queste
visibili
, o, per
dir
meglio
,
vedute
,
esperienze
, è
forza
che voi
reputiate
la
China
e l'
America
esser
corpi
celesti
, perché
sicuramente
in essi non avete
vedute
mai queste
alterazioni
che voi
vedete
qui in
Italia
, e che però, quanto alla vostra
apprensione
, e' sieno
inalterabili
.
SIMP
. Ancorché io non abbia
vedute
queste
alterazioni
sensatamente
in quei
luoghi
, ce ne son però le
relazioni
sicure
: oltre che, cum eadem sit
ratio
totius et
partium
, essendo quei
paesi
parti
della
Terra
come i nostri, è
forza
che e' sieno
alterabili
come questi.
SALV
. E perché non l'avete voi, senza
ridurvi
a
dover
credere
all'altrui
relazioni
,
osservate
e
viste
da per voi con i vostri
occhi
propri?
SIMP
. Perché quei
paesi
, oltre al non esser
esposti
a gli
occhi
nostri, son tanto
remoti
che la
vista
nostra non potrebbe
arrivare
a
comprenderci
simili
mutazioni
.
SALV
. Or
vedete
come da per voi medesimo avete
casualmente
scoperta
la
fallacia
del vostro
argomento
. Imperocché se voi
dite
che le
alterazioni
, che si
veggono
in
Terra
appresso di noi, non le potreste, per la troppa
distanza
,
scorger
fatte in
America
, molto meno le potreste
vedere
nella
Luna
, tante
centinaia
di
volte
piú
lontana
: e se voi
credete
le
alterazioni
messicane
a gli
avvisi
venuti di
là
,
quai
rapporti
vi son venuti dalla
Luna
a
significarvi
che in lei non vi è
alterazione
? Adunque dal non
veder
voi le
alterazioni
in
cielo
, dove, quando vi
fussero
, non potreste
vederle
per la troppa
distanza
, e dal non ne aver
relazione
, mentre che aver non si possa, non potete
arguir
che
elle
non vi sieno, come dal
vederle
e
intenderle
in
Terra
bene
arguite
che le ci sono.
SIMP
. Io vi
troverò
delle
mutazioni
seguite
in
Terra
cosí
grandi
, che se di tali se ne facessero nella
Luna
,
benissimo
potrebbero esser
osservate
di qua
giú
. Noi
aviamo
, per
antichissime
memorie
, che già, allo
stretto
di
Gibilterra
,
Abile
e
Calpe
erano
continuati
insieme
con altre
minori
montagne
le quali
tenevano
l'
Oceano
rispinto
; ma essendosi, qual se ne
fusse
la
causa
,
separati
i
detti
monti
, ed
aperto
l'
adito
all'
acque
marine
, queste
scorsero
talmente
in dentro, che ne
formarono
tutto il
mare
Mediterraneo
: del quale se noi
considereremo
la
grandezza
, e la
diversità
dell'
aspetto
che
devon
fare tra di loro la
superficie
dell'
acqua
e quella della
terra
,
vedute
di
lontano
, non ha
dubbio
che una tale
mutazione
poteva
benissimo
esser
compresa
da chi
fusse
stato
nella
Luna
,
sí
come da noi
abitatori
della
Terra
simili
alterazioni
dovrebbero
scorgersi
nella
Luna
: ma non ci è
memoria
che mai si sia
veduta
cosa tale: adunque non ci
resta
attacco
da poter
dire
che alcuno de i
corpi
celesti
sia
alterabile
etc.
SALV
. Che
mutazioni
cosí
vaste
sieno
seguite
nella
Luna
, io non
ardirei
di
dirlo
; ma non sono anco
sicuro
che non ve ne possano esser
seguite
: e perché una
simil
mutazione
non potrebbe
rappresentarci
altro che qualche
variazione
tra le
parti
piú
chiare
e le
piú
oscure
di essa
Luna
, io non
so
che ci sieno
stati
in
Terra
selinografi
curiosi
, che per
lunghissima
serie
di
anni
ci abbiano
tenuti
provvisti
di
selinografie
cosí
esatte
, che ci possano
render
sicuri
,
nissuna
tal
mutazione
esser già mai
seguita
nella
faccia
della
Luna
; della
figurazione
della quale non
trovo
piú
minuta
descrizione
, che il
dire
alcuno che la
rappresenta
un
volto
umano
, altri che l'è
simile
a un
ceffo
di
leone
, ed altri che l'è
Caino
con un
fascio
di
pruni
in
spalla
. Adunque il
dire
"Il
cielo
è
inalterabile
, perché nella
Luna
o in altro
corpo
celeste
non si
veggono
le
alterazioni
che si
scorgono
in
Terra
" non ha
forza
di
concluder
cosa alcuna.
SAGR
. Ed a me
resta
non
so
che altro
scrupolo
in questo
primo
argomento
del
signor
Simplicio
, il quale
desidero
che mi sia
levato
. Però io gli
domando
se la
Terra
avanti l'
innondazione
mediterranea
era
generabile
e
corruttibile
, o pur
cominciò
allora ad esser tale.
SIMP
.
Era
senza
dubbio
generabile
e
corruttibile
ancora avanti; ma quella fu una
mutazione
tanto
vasta
, che anche nella
Luna
si sarebbe potuta
osservare
SAGR
. Oh, se la
Terra
fu,
pure
avanti tale
alluvione
,
generabile
e
corruttibile
, perché non può esser tale la
Luna
parimente
senza una
simile
mutazione
? perché è
necessario
nella
Luna
quello che non
importava
nulla nella
Terra
?
SALV
.
Argutissima
instanza
. Ma io
vo
dubitando
che il
signor
Simplicio
alteri
un poco l'
intelligenza
de i
testi
d'
Aristotile
e de gli altri
Peripatetici
, li quali
dicano
di
tenere
il
cielo
inalterabile
, perché in esso non si è
veduto
generare
né
corromper
mai alcuna
stella
, che forse è del
cielo
parte
minore
che una
città
della
Terra
, e pur
innumerabili
di queste si son
destrutte
in modo che né anco i
vestigii
ci son
rimasti
.
SAGR
. Io certo
stimava
altramente
, e
credeva
che il
signor
Simplicio
dissimulasse
questa
esposizione
di
testo
per non
gravare
il
Maestro
ed i suoi
condiscepoli
di una
nota
assai
piú
deforme
dell'altra. E qual
vanità
è il
dire
: "La
parte
celeste
è
inalterabile
, perché in essa non si
generano
e
corrompono
stelle
"? ci è forse alcuno che abbia
veduto
corrompersi
un
globo
terrestre
e
rigenerarsene
un altro? e non è egli
ricevuto
da tutti i
filosofi
, che pochissime
stelle
sieno in
cielo
minori
della
Terra
, ma
bene
assaissime
molto e molto maggiori? Il
corrompersi
dunque una
stella
in
cielo
non è
minor
cosa che
destruggersi
tutto il
globo
terrestre
: però, quando per poter con
verità
introdur
nell'
universo
la
generazione
e
corruzione
sia
necessario
che si
corrompano
e
rigenerino
corpi
cosí
vasti
come una
stella
,
toglietelo
pur
via
del tutto, perché vi
assicuro
che mai non si
vedrà
corrompere
il
globo
terrestre
o altro
corpo
integrale
del
mondo
,
sí
che,
essendocisi
veduto
per molti
secoli
decorsi
, ei si
dissolva
in
maniera
, che di sé non
lasci
vestigio
alcuno.
SALV
. Ma per
dar
soprabbondante
soddisfazione
al
signor
Simplicio
e
torlo
, se è
possibile
, di
errore
,
dico
che noi
aviamo
nel nostro
secolo
accidenti
ed
osservazioni
nuove
e tali, ch'io non
dubito
punto
che se
Aristotile
fusse
all'
età
nostra,
muterebbe
oppinione
. Il che
manifestamente
si
raccoglie
dal suo stesso modo di
filosofare
: imperocché mentre egli
scrive
di
stimare
i
cieli
inalterabili
etc., perché
nissuna
cosa
nuova
si è
veduta
generarvisi
o
dissolversi
delle
vecchie
, viene
implicitamente
a
lasciarsi
intendere
che quando egli avesse
veduto
uno di tali
accidenti
,
averebbe
stimato
il
contrario
ed
anteposto
, come
conviene
, la
sensata
esperienza
al
natural
discorso
, perché quando e' non avesse voluto fare
stima
de'
sensi
, non avrebbe, almeno dal non si
vedere
sensatamente
mutazione
alcuna,
argumentata
l'
immutabilità
.
SIMP
.
Aristotile
fece il
principal
suo
fondamento
sul
discorso
a
priori
,
mostrando
la
necessità
dell'
inalterabilità
del
cielo
per i suoi
principii
naturali
,
manifesti
e
chiari
; e la medesima
stabilí
doppo
a
posteriori
, per il
senso
e per le
tradizioni
de gli
antichi
.
SALV
. Cotesto, che voi
dite
, è il
metodo
col quale egli ha
scritta
la sua
dottrina
, ma non
credo
già che e' sia quello col quale egli la
investigò
, perché io
tengo
per
fermo
ch' e'
proccurasse
prima, per
via
de'
sensi
, dell'
esperienze
e delle
osservazioni
, di
assicurarsi
quanto
fusse
possibile
della
conclusione
, e che
doppo
andasse
ricercando
i
mezi
da
poterla
dimostrare
, perché
cosí
si fa per lo
piú
nelle
scienze
dimostrative
: e questo
avviene
perché, quando la
conclusione
è
vera
,
servendosi
del
metodo
resolutivo
,
agevolmente
si
incontra
qualche
proposizione
già
dimostrata
, o si
arriva
a qualche
principio
per sé
noto
; ma se la
conclusione
sia
falsa
, si può
procedere
in
infinito
senza
incontrar
mai
verità
alcuna
conosciuta
, se già altri non
incontrasse
alcun
impossibile
o
assurdo
manifesto
. E non abbiate
dubbio
che
Pitagora
gran
tempo
avanti che e'
ritrovasse
la
dimostrazione
per la quale fece l'
ecatumbe
, si
era
assicurato
che '
l
quadrato
del
lato
opposto
all'
angolo
retto
nel
triangolo
rettangolo
era
eguale
a i
quadrati
de gli altri due
lati
; e la
certezza
della
conclusione
aiuta
non poco al
ritrovamento
della
dimostrazione
,
intendendo
sempre nelle
scienze
demostrative
. Ma
fusse
il
progresso
di
Aristotile
in
qualsivoglia
modo,
sí
che il
discorso
a
priori
precedesse
il
senso
a
posteriori
, o per l'
opposito
, assai è che il medesimo
Aristotile
antepone
(come
piú
volte
s'è
detto
) l'
esperienze
sensate
a tutti i
discorsi
oltre che, quanto a i
discorsi
a
priori
, già si è
esaminato
quanta sia la
forza
loro. Or,
tornando
alla
materia
,
dico
che le
cose
scoperte
ne i
cieli
a i
tempi
nostri sono e sono state tali, che posson
dare
intera
soddisfazione
a tutti i
filosofi
: imperocché e ne i
corpi
particolari
e nell'
universale
espansione
del
cielo
si son
visti
e si
veggono
tuttavia
accidenti
simili
a quelli che tra di noi
chiamiamo
generazioni
e
corruzioni
, essendo che da
astronomi
eccellenti
sono state
osservate
molte
comete
generate
e
disfatte
in
parti
piú
alte
dell'
orbe
lunare
, oltre alle due
stelle
nuove
dell'
anno
1572
e del
1604
, senza veruna
contradizione
altissime
sopra tutti i
pianeti
; ed in
faccia
dell'istesso
Sole
si
veggono
, mercé del
telescopio
,
produrre
e
dissolvere
materie
dense
ed
oscure
in
sembianza
molto
simili
alle
nugole
intorno alla
Terra
, e molte di queste sono
cosí
vaste
, che
superano
di gran
lunga
non solo il sino
Mediterraneo
, ma tutta l'
Affrica
e l'
Asia
ancora.
Ora
, quando
Aristotile
vedesse
queste
cose
che
credete
voi,
signor
Simplicio
, ch' e'
dicesse
e
facessei
.
SIMP
. Io non
so
quello che si facesse né
dicesse
Aristotile
, che
era
padrone
delle
scienze
, ma
so
bene
in
parte
quello che fanno e
dicono
, e che
conviene
che facciano e
dicano
i suoi
seguaci
, per non
rimaner
senza
guida
senza
scorta
e' senza
capo
nella
filosofia
. Quanto alle
comete
, non son eglino
restati
convinti
quei
moderni
astronomi
, che le volevano far
celesti
, dall'
Antiticone
, e
convinti
con le loro medesime
armi
,
dico
per
via
di
paralassi
e di
calcoli
rigirati
in cento
modi
,
concludendo
finalmente a
favor
d'
Aristotile
che tutte sono
elementari
? e
spiantato
questo, che
era
quanto
fondamento
avevano i
seguaci
delle
novità
, che altro
piú
resta
loro per
sostenersi
in
piedi
?
SALV
. Con
flemma
,
signor
Simplicio
. Cotesto
moderno
autore
che cosa dice egli delle
stelle
nuove
del 72 e del
604
e delle
macchie
solari
? perché quanto alle
comete
, io, quant'a me, poca
difficultà
farei
nel
porle
generate
sotto o sopra la
Luna
, né ho mai
fatto
gran
fondamento
sopra la
loquacità
di
Ticone
, né
sento
repugnanza
alcuna nel poter
credere
che la
materia
loro sia
elementare
, e che le possano
sublimarsi
quanto
piace
loro, senza
trovare
ostacoli
nell'
impenetrabilità
del
cielo
peripatetico
, il quale io
stimo
piú
tenue
piú
cedente
e
piú
sottile
assai della nostra
aria
; e quanto a i
calcoli
delle
paralassi
, prima il
dubbio
se le
comete
sian
soggette
a tale
accidente
, e poi l'
incostanza
delle
osservazioni
sopra le quali son
fatti
i
computi
, mi
rendono
egualmente
sospette
queste
opinioni
e quelle, e
massime
che mi
pare
che l'
Antiticone
talvolta
accomodi
a suo modo, o
metta
per
fallaci
, quelle
osservazioni
che
repugnano
al suo
disegno
.
SIMP
. Quanto alle
stelle
nuove
, l'
Antiticone
se ne
sbriga
benissimo
in quattro
parole
,
dicendo
che tali
moderne
stelle
nuove
non son
parti
certe de i
corpi
celesti
, e che bisogna che gli
avversari
, se
voglion
provare
lassú
esser
alterazione
e
generazione
,
dimostrino
mutazioni
fatte nelle
stelle
descritte
già tanto
tempo
, delle quali
nissuno
dubita
che sieno
cose
celesti
, il che non possono far mai in veruna
maniera
, circa poi alle
materie
che alcuni
dicono
generarsi
e
dissolversi
in
faccia
del
Sole
, ei non ne fa
menzione
alcuna; ond'io
argomento
ch' e' l'abbia per una
favola
, o per
illusioni
del
cannocchiale
, o al
piú
per
affezioncelle
fatte per
aria
, ed in
somma
per ogni altra cosa che per
materie
celesti
.
SALV
. Ma voi,
signor
Simplicio
, che cosa vi
sete
immaginato
di
rispondere
all'
opposizione
di queste
macchie
importune
, venute a
intorbidare
il
cielo
, e
piú
la
peripatetica
filosofia
? egli è
forza
che, come
intrepido
difensor
di quella, vi abbiate
trovato
ripiego
e
soluzione
, della quale non
dovete
defraudarci
.
SIMP
. Io ho
intese
diverse
opinioni
, intorno a questo
particolare
. "Chi dice che le sono
stelle
, che ne' loro proprii
orbi
, a
guisa
di
Venere
e di
Mercurio
, si
volgono
intorno al
Sole
, e nel
passargli
sotto si
mostrano
a noi
oscure
, e per esser moltissime,
spesso
accade
che
parte
di loro si
aggreghino
insieme
e che poi si
separino
, altri le
credono
esser
impressioni
per
aria
; altri,
illusioni
de'
cristalli
; ed altri, altre
cose
. Ma io
inclino
assai a
credere
, anzi
tengo
per
fermo
, che le sieno un
aggregato
di molti e
vari
corpi
opachi
, quasi
casualmente
concorrenti
tra di loro: e però
veggiamo
spesso
che in una
macchia
si posson
numerare
dieci e
piú
di tali
corpicelli
minuti
, che sono di
figure
irregolari
e ci si
rappresentano
come
fiocchi
di
neve
o di
lana
o di
mosche
volanti
,
variano
sito
tra di loro, ed or si
disgregano
ed
ora
si
congregano
, e
massimamente
sotto il
Sole
, intorno al quale, come intorno a suo
centro
, si
vanno
movendo
. Ma non però è di
necessità
dire
che le si
generino
e si
corrompano
, ma che alcune
volte
si
occultano
doppo
il
corpo
del
Sole
, ed altre
volte
, benché
allontanate
da quello, non si
veggono
per la
vicinanza
della
smisurata
luce
del
Sole
: imperocché nell'
orbe
eccentrico
del
Sole
vi è
costituita
una quasi
cipolla
composta
di molte
grossezze
, una dentro all'altra, ciascheduna delle quali, essendo
tempestata
di alcune
piccole
macchie
, si
muove
; e benché il
movimento
loro da
principio
sia
parso
inconstante
ed
irregolare
, nulla
dimeno
si dice essersi
ultimamente
osservato
che dentro a
tempi
determinati
ritornano
le medesime
macchie
per l'
appunto
". Questo
pare
a me il
piú
accomodato
ripiego
che sin qui si sia
ritrovato
per
render
ragione
di
cotale
apparenza
, ed
insieme
mantenere
la
incorruttibilità
ed
ingenerabilità
del
cielo
; e quando questo non
bastasse
, non
mancheranno
ingegni
piú
elevati
che ne
troveranno
de gli altri
migliori
.
SALV
. Se questo di che si
disputa
fusse
qualche
punto
di
legge
o di altri
studi
umani
, ne i quali non è né
verità
né
falsità
, si potrebbe
confidare
assai nella
sottigliezza
dell'
ingegno
e nella
prontezza
del
dire
e nella maggior
pratica
ne gli
scrittori
, e
sperare
che quello che
eccedesse
in queste
cose
fusse
per far
apparire
e
giudicar
la
ragion
sua
superiore
; ma nelle
scienze
naturali
, le
conclusioni
delle quali son
vere
e
necessarie
né vi ha che far nulla l'
arbitrio
umano
, bisogna
guardarsi
di non si
porre
alla
difesa
del
falso
, perché mille
Demosteni
e mille
Aristoteli
resterebbero
a
piede
contro ad ogni
mediocre
ingegno
che abbia
auto
ventura
di
apprendersi
al
vero
. Però,
signor
Simplicio
,
toglietevi
pur
giú
dal
pensiero
e dalla
speranza
che voi avete, che possano esser
uomini
tanto
piú
dotti
,
eruditi
e
versati
ne i
libri
, che non siamo noi altri, che al
dispetto
della
natura
sieno per far
divenir
vero
quello che è
falso
. E già che tra tutte le
opinioni
che sono state
prodotte
sin qui intorno all'
essenza
di queste
macchie
solari
, questa
esplicata
pur
ora
da voi vi
par
la
vera
,
resta
(se questo è) che l'altre tutte
sien
false
; ed io, per
liberarvi
ancora da questa, che
pure
è
falsissima
chimera
,
lasciando
mill
'altre
improbabilità
che vi sono, due
sole
esperienze
vi
arreco
in
contrario
. L'una è, che molte di tali
macchie
si
veggono
nascere
nel
mezo
del
disco
solare
, e molte
parimente
dissolversi
e
svanire
pur
lontane
dalla
circonferenza
del
Sole
;
argumento
necessario
che le si
generano
e si
dissolvono
: ché se senza
generarsi
e
corrompersi
comparissero
quivi
per solo
movimento
locale
, tutte si
vedrebbero
entrare
e
uscire
per la
estrema
circonferenza
. L'altra
osservazione
a quelli che non son
costituiti
nell'
infimo
grado
d'
ignoranza
di
prospettiva
, dalla
mutazione
dell'
apparenti
figure
, e dall'
apparente
mutazion
di
velocità
di
moto
, si
conclude
necessariamente
che le
macchie
son
contigue
al
corpo
solare
, e che,
toccando
la sua
superficie
, con essa o sopra di essa si
muovono
, e che in
cerchi
da quello
remoti
in verun modo non si
raggirano
.
Concludelo
il
moto
, che verso la
circonferenza
del
disco
solare
apparisce
tardissimo
, e verso il
mezo
piú
veloce
;
concludonlo
le
figure
delle
macchie
, le quali verso la
circonferenza
appariscono
strettissime
in
comparazione
di quello che si
mostrano
nelle
parti
di
mezo
, e questo perché nelle
parti
di
mezo
si
veggono
in
maestà
e quali
elle
veramente
sono, e verso la
circonferenza
, mediante lo
sfuggimento
della
superficie
globosa
, si
mostrano
in
iscorcio
: e l'una e l'altra
diminuzione
, di
figura
e di
moto
, a chi
diligentemente
l'ha
sapute
osservare
e
calculare
,
risponde
precisamente
a quello che
apparir
deve
quando le
macchie
sien
contigue
al
Sole
, e
discorda
inescusabilmente
dal
muoversi
in
cerchi
remoti
, benché per
piccoli
intervalli
, dal
corpo
solare
; come
diffusamente
è
stato
dimostrato
dall'
amico
nostro nelle
Lettere
delle
Macchie
Solari
al
signor
Marco
Velseri
.
Raccogliesi
dalla medesima
mutazion
di
figura
che
nissuna
di esse è
stella
o altro
corpo
di
figura
sferica
; imperocché tra tutte le
figure
sola
la
sfera
non si
vede
mai in
iscorcio
, né può
rappresentarsi
mai se non
perfettamente
rotonda
, e
cosí
quando alcuna delle
macchie
particolari
fusse
un
corpo
rotondo
, quali si
stimano
esser tutte le
stelle
, della medesima
rotondità
si
mostrerebbe
tanto nel
mezo
del
disco
solare
quanto verso l'
estremità
; dove che lo
scorciare
tanto e
mostrarsi
cosí
sottili
verso tale
estremità
, ed all'
incontro
spaziose
e
larghe
verso il
mezo
, ci
rende
sicuri
quelle esser
falde
di poca
profondità
o
grossezza
rispetto
alla
lunghezza
e
larghezza
loro. Che poi si sia
osservato
ultimamente
che le
macchie
doppo
suoi
determinati
periodi
ritornino
le medesime per l'
appunto
, non lo
crediate
,
signor
Simplicio
, e chi ve l'ha
detto
vi vuole
ingannare
; e che ciò sia,
guardate
che ei vi ha
taciuto
quelle che si
generano
e quelle che si
dissolvono
nella
faccia
del
Sole
,
lontano
dalla
circonferenza
, né vi ha anco
detto
parola
di quello
scorciare
, che è
argomento
necessario
dell'esser
contigue
al
Sole
. Quello che ci è del
ritorno
delle medesime
macchie
, non è altro che quel che pur si
legge
nelle
sopraddette
Lettere
, cioè che alcune di esse può esser talvolta che siano di
cosí
lunga
durata
, che non si
disfacciano
per una
sola
conversione
intorno al
Sole
, la quale si
spedisce
in meno di un
mese
.
SIMP
. Io, per
dire
il
vero
, non ho
fatto
né
sí
lunghe
né
sí
diligenti
osservazioni
, che mi possano
bastare
a esser ben
padrone
del quod est di questa
materia
; ma voglio in ogni modo farle, e poi
provarmi
io ancora se mi
sucedesse
concordare
quel che ci
porge
l'
esperienza
con quel che ci
dimostra
Aristotile
, perché
chiara
cosa è che due
veri
non si posson
contrariare
.
SALV
.
Tuttavolta
che voi vogliate
accordar
quel che vi
mostrerà
il
senso
con le
piú
salde
dottrine
d'
Aristotile
, non ci
averete
una
fatica
al
mondo
. E che ciò sia
vero
,
Aristotile
non
dic
'egli che delle
cose
del
cielo
, mediante la gran
lontananza
, non se ne può molto
resolutamente
trattare
?
SIMP
.
Dicelo
apertamente
.
SALV
. Il medesimo non
afferm
'egli che quello che l'
esperienza
e il
senso
ci
dimostra
, si
deve
anteporre
ad ogni
discorso
, ancorché ne
paresse
assai ben
fondato
? e questo non lo
dic
'egli
resolutamente
e senza
punto
titubare
?
SIMP
.
Dicelo
.
SALV
. Adunque di queste due
proposizioni
, che sono ambedue
dottrina
d'
Aristotile
, questa
seconda
, che dice che bisogna
anteporre
il
senso
al
discorso
, è
dottrina
molto
piú
ferma
e
risoluta
che l'altra, che
stima
il
cielo
inalterabile
, e però
piú
aristotelicamente
filosoferete
dicendo
: "Il
cielo
è
alterabile
, perché
cosí
mi
mostra
il
senso
", che se
direte
: "Il
cielo
è
inalterabile
, perché
cosí
persuade
il
discorso
ad
Aristotile
".
Aggiugnete
che noi possiamo molto
meglio
di
Aristotile
discorrer
delle
cose
del
cielo
, perché,
confessando
egli
cotal
cognizione
esser a lui
difficile
per la
lontananza
da i
sensi
, viene a
concedere
che quello a chi i
sensi
meglio
lo potessero
rappresentare
, con
sicureza
maggiore potrebbe intorno ad esso
filosofare
:
ora
noi, mercé del
telescopio
, ce lo
siam
fatto
vicino
trenta
e quaranta
volte
piú
che vicino non
era
ad
Aristotile
,
sí
che possiamo
scorgere
in esso cento
cose
che egli non potette
vedere
, e tra le altre queste
macchie
nel
Sole
, che
assolutamente
ad esso furono
invisibili
: adunque del
cielo
e del
Sole
piú
sicuramente
possiamo noi
trattare
che
Aristotile
.
SAGR
. Io sono nel
cuore
al
signor
Simplicio
, e
veggo
che e' si
sente
muovere
assai dalla
forza
di queste pur troppo
concludenti
ragioni
; ma, dall'altra
banda
, il
vedere
la
grande
autorità
che si è
acquistata
Aristotile
appresso l'
universale
, il
considerare
il
numero
de gli
interpreti
famosi
che si sono
affaticati
per
esplicare
i suoi
sensi
, il
vedere
altre
scienze
, tanto
utili
e
necessarie
al
publico
,
fondar
gran
parte
della
stima
e
reputazion
loro sopra il
credito
d'
Aristotile
, lo
confonde
e
spaventa
assai; e me lo
par
sentir
dire
: "E a chi si ha da
ricorrere
per
definire
le nostre
controversie
,
levato
che
fusse
di
seggio
Aristotile
? qual altro
autore
si ha da
seguitare
nelle
scuole
, nelle
accademie
,
nelli
studi
? qual
filosofo
ha
scritto
tutte le
parti
della
natural
filosofia
, e tanto
ordinatamente
, senza
lasciar
indietro
pur una
particolar
conclusione
? adunque si
deve
desolar
quella
fabbrica
, sotto la quale si
ricuoprono
tanti
viatori
? si
deve
destrugger
quell'
asilo
, quel
Pritaneo
, dove tanto
agiatamente
si
ricoverano
tanti
studiosi
, dove, senza
esporsi
all'
ingiurie
dell'
aria
, col solo
rivoltar
poche
carte
, si
acquistano
tutte le
cognizioni
della
natura
? si ha da
spiantar
quel
propugnacolo
, dove contro ad ogni
nimico
assalto
in
sicurezza
si
dimora
?" Io gli
compatisco
, non meno che a quel
signore
che, con gran
tempo
, con
spesa
immensa
, con l'
opera
di cento e cento
artefici
,
fabbricò
nobilissimo
palazzo
, e poi lo
vegga
, per esser
stato
mal
fondato
,
minacciar
rovina
, e che, per non
vedere
con tanto
cordoglio
disfatte
le
mura
di tante
vaghe
pitture
adornate
,
cadute
le
colonne
sostegni
delle
superbe
logge
,
caduti
i
palchi
dorati
,
rovinati
gli
stipiti
, i
frontespizi
e le
cornici
marmoree
con tanta
spesa
condotte
,
cerchi
con
catene
puntelli
,
contrafforti
,
barbacani
e
sorgozzoni
di
riparare
alla
rovina
.
SALV
. Eh non
tema
già il
signor
Simplicio
di
simil
cadute
; io con sua assai
minore
spesa
torrei
ad
assicurarlo
del
danno
. Non ci è
pericolo
che una
moltitudine
sí
grande
di
filosofi
accorti
e
sagaci
si
lasci
sopraffare
da uno o
dua
, che
faccino
un poco di
strepito
; anzi non
pure
col
voltargli
contro le
punte
delle lor
penne
, ma col solo
silenzio
, gli
metteranno
in
disprezzo
e
derisione
appresso l'
universale
.
Vanissimo
è il
pensiero
di chi
credesse
introdur
nuova
filosofia
col
reprovar
questo o quello
autore
: bisogna prima
imparare
a
rifar
i
cervelli
degli
uomini
, e
rendergli
atti
a
distinguere
il
vero
dal
falso
, cosa che solo
Dio
la può fare. Ma d'un
ragionamento
in un altro dove siamo noi
trascorsi
? io non
saprei
ritornare
in su la
traccia
, senza la
scorta
della vostra
memoria
.
SIMP
. Me ne
ricordo
io
benissimo
.
Eramo
intorno alle
risposte
dell'
Antiticone
all'
obbiezioni
contro all'
immutabilità
del
cielo
, tra le quali voi
inseriste
questa delle
macchie
solari
, non
toccata
da lui; e
credo
che voi voleste
considerar
la sua
risposta
all'
instanza
delle
stelle
nuove
.
SALV
. Or mi
sovviene
il
restante
; e
seguitando
la
materia
,
parmi
che nella
risposta
dell'
Antiticone
sieno alcune
cose
degne
di
riprensione
. E prima, se le due
stelle
nuove
, le quali e' non può far di
manco
di non
por
nelle
parti
altissime
del
cielo
, e che furono di
lunga
durata
e finalmente
svanirono
, non gli
danno
fastidio
nel
mantener
l'
inalterabilità
del
cielo
, per non esser loro
parti
certe di quello né
mutazioni
fatte nelle
stelle
antiche
, a che
proposito
mettersi
con tanta
ansietà
ed
affanno
contro le
comete
, per
bandirle
in ogni
maniera
dalle
regioni
celesti
? non
bastav
'egli il poter
dir
di loro quel medesimo che delle
stelle
nuove
? cioè che per non esser
parti
certe del
cielo
né
mutazioni
fatte in alcuna delle sue
stelle
, nessun
progiudizio
portano
né al
cielo
né alla
dottrina
d'
Aristotile
?
Secondariamente
, io non
resto
ben
capace
dell'
interno
dell'
animo
suo, mentre che e'
confessa
che le
alterazioni
che si facessero nelle
stelle
sarebber
destruttrici
delle
prerogative
del
cielo
, cioè dell'
incorruttibilità
etc., e questo, perché le
stelle
son
cose
celesti
, come per il
concorde
consenso
di tutti è
manifesto
; ed all'
incontro
, niente lo
perturba
, quando le medesime
alterazioni
si facessero fuori delle
stelle
, nel
resto
della
celeste
espansione
.
Stim
'egli forse che il
cielo
non sia cosa
celeste
? io per me
credeva
che le
stelle
si
chiamassero
cose
celesti
mediante l'esser nel
cielo
o l'esser fatte della
materia
del
cielo
, e che però il
cielo
fusse
piú
celeste
di loro, in quella
guisa
che non si può
dire
alcuna cosa esser
piú
terrestre
o
piú
ignea
della
terra
o del
fuoco
stesso. Il non aver poi
fatto
menzione
delle
macchie
solari
, delle quali è
stato
dimostrato
concludentemente
prodursi
e
dissolversi
ed esser
prossime
al
corpo
solare
e con esso o intorno ad esso
raggirarsi
, mi
dà
grand'
indizio
che possa esser che questo
autore
scriva
piú
tosto
a
compiacenza
di altri che a
soddisfazion
propria; e questo
dico
, perché,
dimostrandosi
egli
intelligente
delle
matematiche
, è
impossibile
ch'ei non
resti
persuaso
dalle
dimostrazioni
, che tali
materie
sono
necessariamente
contigue
al
corpo
solare
, e sono
generazioni
e
corruzioni
tanto
grandi
, che
nissuna
cosí
grande
se ne fa mai in
Terra
: e se tali e tante e
sí
frequenti
se ne fanno nell'istesso
globo
del
Sole
, che
ragionevolmente
può
stimarsi
delle
piú
nobili
parti
del
cielo
, qual
ragione
resterà
potente
a
dissuaderci
che altre ne possano
accadere
ne gli altri
globi
?
SAGR
. Io non posso senza
grande
ammirazione
, e
dirò
gran
repugnanza
al mio
intelletto
,
sentir
attribuir
per gran
nobiltà
e
perfezione
a i
corpi
naturali
ed
integranti
dell'
universo
questo esser
impassibile
,
immutabile
,
inalterabile
etc., ed all'
incontro
stimar
grande
imperfezione
l'esser
alterabile
,
generabile
,
mutabile
, etc.: io per me
reputo
la
Terra
nobilissima
ed
ammirabile
per le tante e
sí
diverse
alterazioni
,
mutazioni
,
generazioni
, etc., che in lei
incessabilmente
si fanno; e quando, senza esser
suggetta
ad alcuna
mutazione
, ella
fusse
tutta una
vasta
solitudine
d'
arena
o una
massa
di
diaspro
, o che al
tempo
del
diluvio
diacciandosi
l'
acque
che la
coprivano
fusse
restata
un
globo
immenso
di
cristallo
, dove mai non
nascesse
né si
alterasse
o si
mutasse
cosa veruna, io la
stimerei
un
corpaccio
inutile
al
mondo
,
pieno
di
ozio
e, per
dirla
in breve,
superfluo
e come se non
fusse
in
natura
, e quella stessa
differenza
ci
farei
che è tra l'
animal
vivo
e il
morto
; ed il medesimo
dico
della
Luna
, di
Giove
e di tutti gli altri
globi
mondani
. Ma quanto
piú
m'
interno
in
considerar
la
vanità
de i
discorsi
popolari
, tanto
piú
gli
trovo
leggieri
e
stolti
. E qual maggior
sciocchezza
si può
immaginar
di quella che
chiama
cose
preziose
le
gemme
, l'
argento
e l'
oro
, e
vilissime
la
terra
e il
fango
? e come non
sovviene
a questi tali, che quando
fusse
tanta
scarsità
della
terra
quanta è delle
gioie
o de i
metalli
piú
pregiati
, non sarebbe
principe
alcuno che
volentieri
non
ispendesse
una
soma
di
diamanti
e di
rubini
e quattro
carrate
di
oro
per aver solamente tanta
terra
quanta
bastasse
per
piantare
in un
picciol
vaso
un
gelsomino
o
seminarvi
un
arancino
della
Cina
, per
vederlo
nascere
,
crescere
e
produrre
sí
belle
frondi
,
fiori
cosí
odorosi
e
sí
gentil
frutti
? È, dunque, la
penuria
e l'
abbondanza
quella che
mette
in
prezzo
ed
avvilisce
le
cose
appresso il
volgo
, il quale
dirà
poi quello
essere
un
bellissimo
diamante
, perché
assimiglia
l'
acqua
pura
, e poi non lo
cambierebbe
con dieci
botti
d'
acqua
. Questi che
esaltano
tanto l'
incorruttibilità
, l'
inalterabilità
, etc.,
credo
che si
riduchino
a
dir
queste
cose
per il
desiderio
grande
di
campare
assai e per il
terrore
che hanno della
morte
; e non
considerano
che quando gli
uomini
fussero
immortali
, a loro non
toccava
a venire al
mondo
. Questi
meriterebbero
d'
incontrarsi
in un
capo
di
Medusa
, che gli
trasmutasse
in
istatue
di
diaspro
o di
diamante
, per
diventar
piú
perfetti
che non sono.
SALV
. E forse anco una tal
metamorfosi
non sarebbe se non con qualche lor
vantaggio
, ché
meglio
credo
io che sia il non
discorrere
, che
discorrere
a
rovescio
.
SIMP
. E' non è
dubbio
alcuno che la
Terra
è molto
piú
perfetta
essendo, come ella è,
alterabile
,
mutabile
, etc., che se la
fusse
una
massa
di
pietra
, quando ben anco
fusse
un
intero
diamante
,
durissimo
ed
impassibile
. Ma quanto queste
condizioni
arrecano
di
nobiltà
alla
Terra
, altrettanto
renderebbero
i
corpi
celesti
piú
imperfetti
, ne i quali esse sarebbero
superflue
, essendo che i
corpi
celesti
, cioè il
Sole
, la
Luna
e l'altre
stelle
, che non sono
ordinati
ad altro
uso
che al
servizio
della
Terra
, non hanno
bisogno
d'altro per
conseguire
il lor
fine
, che del
moto
e del
lume
.
SAGR
. Adunque la
natura
ha
prodotti
ed
indrizzati
tanti
vastissimi
,
perfettissimi
e
nobilissimi
corpi
celesti
,
impassibili
,
immortali
,
divini
, non ad altro
uso
che al
servizio
della
Terra
,
passibile
,
caduca
e
mortale
? al
servizio
di quello che voi
chiamate
la
feccia
del
mondo
, la
sentina
di tutte le
immondizie
? e a che
proposito
far i
corpi
celesti
immortali
etc., per
servire
a uno
caduco
etc.?
Tolto
via
questo
uso
di
servire
alla
Terra
, l'
innumerabile
schiera
di tutti i
corpi
celesti
resta
del tutto
inutile
e
superflua
, già che non hanno, né possono avere, alcuna
scambievole
operazione
fra di loro, poiché tutti sono
inalterabili
,
immutabili
,
impassibili
: ché se,
verbigrazia
, la
Luna
è
impassibile
, che volete che il
Sole
o altra
stella
operi
in lei? sarà senz'alcun
dubbio
operazione
minore
assai che quella di chi con la
vista
o col
pensiero
volesse
liquefare
una gran
massa
d'
oro
. In oltre, a me
pare
che mentre che i
corpi
celesti
concorrano
alle
generazioni
ed
alterazioni
della
Terra
, sia
forza
che essi ancora sieno
alterabili
,
altramente
non
so
intendere
che l'
applicazione
della
Luna
o del
Sole
alla
Terra
per far le
generazioni
fusse
altro che
mettere
a
canto
alla
sposa
una
statua
di
marmo
, e da tal
congiugnimento
stare
attendendo
prole
.
SIMP
. La
corruttibilità
, l'
alterazione
, la
mutazione
etc. non son nell'
intero
globo
terrestre
, il quale quanto alla sua
integrità
è non meno
eterno
che il
Sole
o la
Luna
, ma è
generabile
e
corruttibile
quanto alle sue
parti
esterne
; ma è ben
vero
che in esse la
generazione
e
corruzione
son
perpetue
, e come tali
ricercano
l'
operazioni
celesti
eterne
; e però è
necessario
che i
corpi
celesti
sieno
eterni
.
SAGR
. Tutto
cammina
bene
; ma se all'
eternità
dell'
intero
globo
terrestre
non è
punto
progiudiziale
la
corruttibilità
delle
parti
superficiali
, anzi questo esser
generabile
,
corruttibile
,
alterabile
etc. gli
arreca
grand'
ornamento
e
perfezione
, perché non potete e
dovete
voi
ammetter
alterazioni
generazioni
etc.
parimente
nelle
parti
esterne
de i
globi
celesti
,
aggiugnendo
loro
ornamento
, senza
diminuirgli
perfezione
o
levargli
l'
azioni
, anzi
accrescendogliele
, col far che non solo sopra la
Terra
, ma che
scambievolmente
fra di loro tutti
operino
, e la
Terra
ancora verso di loro?
SIMP
. Questo non può
essere
, perché le
generazioni
,
mutazioni
etc. che si
facesser
,
verbigrazia
, nella
Luna
,
sarebber
inutili
e
vane
, et
natura
nihil
frustra
facit
.
SAGR
. E perché sarebbero
elleno
inutili
e
vane
?
SIMP
. Perché noi
chiaramente
veggiamo
e
tocchiamo
con
mano
, che tutte le
generazioni
,
mutazioni
, etc., che si fanno in
Terra
, tutte, o
mediatamente
o
immediatamente
sono
indrizzate
all'
uso
, al
comodo
ed al
benefizio
dell'
uomo
; per
comodo
de gli
uomini
nascono
i
cavalli
, per
nutrimento
de'
cavalli
produce
la
Terra
il
fieno
, e le
nugole
l'
adacquano
; per
comodo
e
nutrimento
de gli
uomini
nascono
le
erbe
, le
biade
, i
frutti
, le
fiere
, gli
uccelli
, i
pesci
, ed in
somma
, se noi
anderemo
diligentemente
esaminando
e
risolvendo
tutte queste
cose
,
troveremo
, il
fine
al quale tutte sono
indrizzate
esser il
bisogno
, l'
utile
, il
comodo
e il
diletto
de gli
uomini
. Or di quale
uso
potrebber
esser mai al
genere
umano
le
generazioni
che si facessero nella
Luna
o in altro
pianeta
? se già voi non voleste
dire
che nella
Luna
ancora
fussero
uomini
, che
godesser
de' suoi
frutti
;
pensiero
, o
favoloso
, o
empio
.
SAGR
. Che nella
Luna
o in altro
pianeta
si
generino
o
erbe
o
piante
o
animali
simili
a i nostri, o vi si facciano
pioggie
,
venti
,
tuoni
, come intorno alla
Terra
, io non lo
so
e non lo
credo
, e molto meno che ella sia
abitata
da
uomini
: ma non
intendo
già come
tuttavolta
che non vi si
generino
cose
simili
alle nostre, si
deva
di
necessità
concludere
che niuna
alterazione
vi si
faccia
, né vi possano
essere
altre
cose
che si
mutino
, si
generino
e si
dissolvano
, non solamente
diverse
dalle nostre, ma
lontanissime
dalla nostra
immaginazione
, ed in
somma
del tutto a noi
inescogitabili
. E
sí
come io son
sicuro
che a uno
nato
e
nutrito
in una
selva
immensa
, tra
fiere
ed
uccelli
, e che non avesse
cognizione
alcuna dell'
elemento
dell'
acqua
, mai non gli potrebbe
cadere
nell'
immaginazione
essere
in
natura
un altro
mondo
diverso
dalla
Terra
,
pieno
di
animali
li quali senza
gambe
e senza
ale
velocemente
camminano
, e non sopra la
superficie
solamente, come le
fiere
sopra la
terra
, ma per entro tutta la
profondità
, e non solamente
camminano
, ma
dovunque
piace
loro
immobilmente
si
fermano
, cosa che non posson fare gli
uccelli
per
aria
, e che
quivi
di
piú
abitano
ancora
uomini
, e vi
fabbricano
palazzi
e
città
, ed hanno tanta
comodità
nel
viaggiare
, che senza niuna
fatica
vanno
con tutta la
famiglia
e con la
casa
e con le
città
intere
in
lontanissimi
paesi
;
sí
come,
dico
, io son
sicuro
che un tale, ancorché di
perspicacissima
immaginazione
, non si potrebbe già mai
figurare
i
pesci
, l'
oceano
, le
navi
, le
flotte
e le
armate
di
mare
;
cosí
e molto
piú
, può
accadere
che nella
Luna
, per tanto
intervallo
remota
da noi e di
materia
per
avventura
molto
diversa
dalla
Terra
, sieno
sustanze
e si facciano
operazioni
non solamente
lontane
, ma del tutto fuori, d'ogni nostra
immaginazione
, come quelle che non abbiano
similitudine
alcuna con le nostre, e perciò del tutto
inescogitabili
,
avvengaché
quello che noi ci
immaginiamo
bisogna che sia o una delle
cose
già
vedute
, o un
composto
di
cose
o di
parti
delle
cose
altra
volta
vedute
; ché tali sono le
sfingi
, le
sirene
, le
chimere
, i
centauri
, etc.
SALV
. Io son molte
volte
andato
fantasticando
sopra queste
cose
, e finalmente mi
pare
di poter
ritrovar
bene
alcune delle
cose
che non sieno né possan esser nella
Luna
, ma non già veruna di quelle che io
creda
che vi sieno e possano
essere
, se non con una
larghissima
generalità
, cioè
cose
che l'
adornino
operando
e
movendo
e
vivendo
e, forse con modo
diversissimo
dal nostro,
veggendo
ed
ammirando
la
grandezza
e
bellezza
del
mondo
e del suo
Facitore
e
Rettore
, e con
encomii
continui
cantando
la Sua
gloria
, ed in
somma
(che è quello che io
intendo
) facendo quello tanto
frequentemente
da gli
scrittor
sacri
affermato
, cioè una
perpetua
occupazione
di tutte le
creature
in
laudare
Iddio
.
SAGR
. Queste sono delle
cose
che,
generalissimamente
parlando
, vi possono
essere
; ma io
sentirei
volentieri
ricordar
di quelle che ella
crede
che non vi sieno né possano
essere
, le quali è
forza
che
piú
particolarmente
si possano
nominare
.
SALV
.
Avvertite
,
signor
Sagredo
, che questa sarà la
terza
volta
che noi
cosí
di
passo
in
passo
, non ce n'
accorgendo
, ci saremo
deviati
dal nostro
principale
instituto
, e che
tardi
verremo a
capo
de' nostri
ragionamenti
, facendo
digressioni
; però se vogliamo
differir
questo
discorso
tra gli altri che
siam
convenuti
rimettere
ad una
particolar
sessione
, sarà forse ben
fatto
.
SAGR
. Di
grazia
, già che siamo nella
Luna
,
spediamoci
dalle
cose
che
appartengono
a lei, per non avere a fare un'altra
volta
un
sí
lungo
cammino
.
SALV
. Sia come vi
piace
. E per
cominciar
dalle
cose
piú
generali
, io
credo
che il
globo
lunare
sia
differente
assai dal
terrestre
, ancorché in alcune
cose
si
veggano
delle
conformità
:
dirò
le
conformità
, e poi le
diversità
.
Conforme
è
sicuramente
la
Luna
alla
Terra
nella
figura
, la quale
indubitabilmente
è
sferica
, come di
necessità
si
conclude
dal
vedersi
il suo
disco
perfettamente
circolare
, e dalla
maniera
del
ricevere
il
lume
del
Sole
, dal quale, se la
superficie
sua
fusse
piana
,
verrebbe
tutta nell'istesso
tempo
vestita
, e
parimente
poi tutta, pur in un istesso
momento
,
spogliata
di
luce
, e non prima le
parti
che
riguardano
verso il
Sole
e
successivamente
le
seguenti
,
sí
che
giunta
all'
opposizione
, e non prima,
resta
tutto l'
apparente
disco
illustrato
; di che, all'
incontro
,
accaderebbe
tutto l'
opposito
, quando la sua
visibil
superficie
fusse
concava
, cioè la
illuminazione
comincierebbe
dalle
parti
avverse
al
Sole
.
Secondariamente
, ella è, come la
Terra
, per se stessa
oscura
ed
opaca
, per la quale
opacità
è
atta
a
ricevere
ed a
ripercuotere
il
lume
del
Sole
, il che, quando ella non
fusse
tale, far non potrebbe.
Terzo
, io
tengo
la sua
materia
densissima
e
solidissima
non meno della
Terra
; di che mi è
argomento
assai
chiaro
l'esser la sua
superficie
per la maggior
parte
ineguale
, per le molte
eminenze
e
cavità
che vi si
scorgono
mercé del
telescopio
: delle quali
eminenze
ve ne son molte in tutto e per tutto
simili
alle nostre
piú
aspre
e
scoscese
montagne
, e vi se ne
scorgono
alcune
tirate
e
continuazioni
lunghe
di
centinaia
di
miglia
; altre sono in
gruppi
piú
raccolti
, e
sonvi
ancora molti
scogli
staccati
e
solitari
,
ripidi
assai e
dirupati
; ma quello di che vi è maggior
frequenza
, sono alcuni
argini
(
userò
questo
nome
, per non me ne
sovvenir
altro che
piú
gli
rappresenti
) assai
rilevati
, li quali
racchiudono
e
circondano
pianure
di
diverse
grandezze
, e
formano
varie
figure
, ma la maggior
parte
circolari
, molte delle quali hanno nel
mezo
un
monte
rilevato
assai, ed alcune poche son
ripiene
di
materia
alquanto
oscura
, cioè
simile
a quella delle gran
macchie
che si
veggon
con l'
occhio
libero
, e queste sono delle maggiori
piazze
; il
numero
poi delle
minori
e
minori
è
grandissimo
, e pur quasi tutte
circolari
.
Quarto
,
sí
come la
superficie
del nostro
globo
è
distinta
in due
massime
parti
, cioè nella
terrestre
e nell'
acquatica
,
cosí
nel
disco
lunare
veggiamo
una
distinzion
magna
di alcuni gran
campi
piú
risplendenti
e di altri meno; all'
aspetto
de i quali
credo
che sarebbe quello della
Terra
assai
simigliante
, a chi dalla
Luna
o da altra
simile
lontananza
la potesse
vedere
illustrata
dal
Sole
, ed
apparirebbe
la
superficie
del
mare
piú
oscura
, e
piú
chiara
quella della
terra
.
Quinto
,
sí
come noi dalla
Terra
veggiamo
la
Luna
or tutta
luminosa
, or
meza
, or
piú
, or meno,
talor
falcata
, e talvolta ci
resta
del tutto
invisibile
, cioè quando è sotto i
raggi
solari
,
sí
che la
parte
che
riguarda
la
Terra
resta
tenebrosa
;
cosí
appunto
si
vedrebbe
dalla
Luna
, coll'istesso
periodo
a
capello
e sotto le medesime
mutazioni
di
figure
, l'
illuminazione
fatta dal
Sole
sopra la
faccia
della
Terra
.
Sesto
...
SAGR
.
Piano
un poco,
signor
Salviati
. Che l'
illuminazione
della
Terra
, quanto alle
diverse
figure
, si
rappresentasse
, a chi
fusse
nella
Luna
,
simile
in tutto a quello che noi
scorgiamo
nella
Luna
, l'
intendo
io
benissimo
; ma non
resto
già
capace
, come ella si
mostrasse
fatta coll'istesso
periodo
,
avvenga
che quello che fa l'
illuminazion
del
Sole
nella
superficie
lunare
in un
mese
, lo fa nella
terrestre
in
ventiquattr'
ore
.
SALV
. È
vero
che l'
effetto
del
Sole
, circa l'
illuminar
questi due
corpi
e
ricercar
col suo
splendore
tutta la lor
superficie
, si
spedisce
nella
Terra
in un
giorno
naturale
, e nella
Luna
in un
mese
, ma non da questo solo
depende
la
variazione
delle
figure
, sotto le quali dalla
Luna
si
vedrebbero
le
parti
illuminate
della
terrestre
superficie
, ma da i
diversi
aspetti
che la
Luna
va
mutando
col
Sole
: sì che quando,
verbigrazia
, la
Luna
seguitasse
puntualmente
il
moto
del
Sole
e stesse per
caso
sempre
linearmente
tra esso e la
Terra
in quell'
aspetto
che noi
diciamo
di
congiunzione
,
vedendo
ella sempre il medesimo
emisferio
della
Terra
che
vedrebbe
il
Sole
, lo
vedrebbe
perpetuamente
tutto
lucido
; come, per l'
opposito
, quando ella
restasse
sempre all'
opposizione
del
Sole
, non
vedrebbe
mai la
Terra
, della quale sarebbe
continuamente
volta
verso la
Luna
la
parte
tenebrosa
, e perciò
invisibile
; ma quando la
Luna
è alla
quadratura
del
Sole
. dell'
emisfero
terrestre
esposto
alla
vista
della
Luna
quella
metà
che è verso il
Sole
è
luminosa
, e l'altra verso l'
opposto
del
Sole
è
oscura
, e però la
parte
della
Terra
illuminata
si
rappresenterebbe
alla
Luna
sotto
figura
di
mezo
cerchio
.
SAGR
.
Resto
capacissimo
del tutto; ed
intendo
già
benissimo
che
partendosi
la
Luna
dall'
opposizione
del
Sole
di dove ella non
vedeva
niente dell'
illuminato
della
terrestre
superficie
, e venendo di
giorno
in
giorno
verso il
Sole
incomincia
a poco a poco a
scoprir
qualche
particella
della
faccia
della
Terra
illuminata
, e questa
vede
ella in
figura
di
sottil
falce
, per esser la
Terra
rotonda
; ed
acquistando
pur la
Luna
col suo
movimento
di
dí
in
dí
maggior
vicinità
al
Sole
, viene
scoprendo
piú
e
piú
sempre dell'
emisfero
terrestre
illuminato
,
sí
che alla
quadratura
ne
scuopre
la
metà
giusto
,
sí
come noi di lei
veggiamo
altrettanto;
continuando
poi di venir verso la
congiunzione
,
scuopre
successivamente
parte
maggiore della
superficie
illuminata
, e finalmente nella
congiunzione
vede
l'
intero
emisferio
tutto
luminoso
. Ed in
somma
comprendo
benissimo
che quello che
accade
a gli
abitatori
della
Terra
, nel
veder
le
varietà
della
Luna
,
accaderebbe
a chi
fusse
nella
Luna
nel
veder
la
Terra
ma con
ordine
contrario
: cioè che quando la
Luna
è a noi
piena
ed all'
opposizion
del
Sole
, a loro la
Terra
sarebbe alla
congiunzion
col
Sole
e del tutto
oscura
ed
invisibile
; all'
incontro
, quello
stato
che a noi è
congiunzion
della
Luna
col
Sole
, e però
Luna
silente
e non
veduta
,
là
sarebbe
opposizion
della
Terra
al
Sole
, e per
cosí
dire
Terra
piena
, cioè tutta
luminosa
; e finalmente quanta
parte
a noi, di
tempo
in
tempo
, si
mostra
della
superficie
lunare
illuminata
, tanto dalla
Luna
si
vedrebbe
esser nell'istesso
tempo
la
parte
della
Terra
oscura
, e quanto a noi
resta
della
Luna
privo
di
lume
tanto alla
Luna
è l'
illuminato
della
Terra
;
sí
che solo nelle
quadrature
questi
veggono
mezo
cerchio
della
Luna
luminoso
, e quelli altrettanto della
Terra
. In una cosa mi
par
che
differiscano
queste
scambievoli
operazioni
: ed è che,
dato
e non
concesso
che nella
Luna
fusse
chi di
là
potesse
rimirar
la
Terra
,
vedrebbe
ogni
giorno
tutta la
superficie
terrestre
, mediante il
moto
di essa
Luna
intorno alla
Terra
in
ventiquattro
o
venticinque
ore
; ma noi non
veggiamo
mai altro che la
metà
della
Luna
, poiché ella non si
rivolge
in se stessa, come
bisognerebbe
per
potercisi
tutta
mostrare
.
SALV
. Purché questo non
accaggia
per il
contrario
, cioè che il
rigirarsi
ella in se stessa sia
cagione
che noi non
veggiamo
mai l'altra
metà
, ché
cosí
sarebbe
necessario
che
fusse
, quando ella avesse l'
epiciclo
. Ma dove
lasciate
voi un'altra
differenza
, in
contraccambio
di questa
avvertita
da voi?
SAGR
. E qual è? ché altra per
ora
non mi
vien
in
mente
.
SALV
. È che, se la
Terra
(come
bene
avete
notato
) non
vede
altro che la
metà
della
Luna
, dove che dalla
Luna
vien
vista
tutta la
Terra
, all'
incontro
tutta la
Terra
vede
la
Luna
, ma della
Luna
solo la
metà
vede
la
Terra
; perché gli
abitatori
, per
cosí
dire
, dell'
emisfero
superiore
della
Luna
, che a noi è
invisibile
, son
privi
della
vista
della
Terra
, e questi son forse gli
antictoni
. Ma qui mi
sovvien
ora
d'un
particolare
accidente
,
nuovamente
osservato
dal nostro
Accademico
nella
Luna
, per il quale si
raccolgono
due
conseguenze
necessarie
: l'una è, che noi
veggiamo
qualche cosa di
piú
della
metà
della
Luna
, e l'altra è, che il
moto
della
Luna
ha
giustamente
relazione
al
centro
della
Terra
: e l'
accidente
e l'
osservazione
è tale. Quando la
Luna
abbia una
corrispondenza
e
natural
simpatia
con la
Terra
, verso la quale con una tal sua
determinata
parte
ella
riguardi
, è
necessario
che la
linea
retta
che
congiugne
i lor
centri
passi
sempre per l'istesso
punto
della
superficie
della
Luna
, tal che quello che dal
centro
della
Terra
la
rimirasse
,
vedrebbe
sempre l'istesso
disco
della
Luna
,
puntualmente
terminato
da una medesima
circonferenza
: ma di uno
costituito
sopra la
superficie
terrestre
, il
raggio
che dall'
occhio
suo
andasse
sino al
centro
del
globo
lunare
non
passerebbe
per l'istesso
punto
della
superficie
di quella per il quale
passa
la
linea
tirata
dal
centro
della
Terra
a quel della
Luna
, se non quando ella gli
fusse
verticale
; ma
posta
la
Luna
in
oriente
o in
occidente
, il
punto
dell'
incidenza
del
raggio
visuale
resta
superiore
a quel della
linea
che
congiugne
i
centri
, e però si
scuopre
qualche
parte
dell'
emisferio
lunare
verso la
circonferenza
di sopra, e si
nasconde
altrettanto dalla
parte
di sotto; si
scuopre
,
dico
, e si
nasconde
rispetto
all'
emisfero
che si
vedrebbe
dal
vero
centro
della
Terra
: e perché la
parte
della
circonferenza
della
Luna
che è
superiore
nel
nascere
, è
inferiore
nel
tramontare
, però assai
notabile
dovrà
farsi la
differenza
dell'
aspetto
di esse
parti
superiore
e
inferiore
,
scoprendosi
ora
, ed
ora
ascondendosi
, delle
macchie
o altre
cose
notabili
di esse
parti
. Una
simil
variazione
dovrebbe
scorgersi
ancora verso l'
estremità
boreale
ed
australe
del medesimo
disco
,
secondo
che la
Luna
si
trova
in questo o in quel
ventre
del suo
dragone
; perché, quando ella è
settentrionale
, alcuna delle sue
parti
verso
settentrione
ci si
nasconde
, e si
scuopre
delle
australi
, e per l'
opposito
.
Ora
, che queste
conseguenze
si
verifichino
in
fatto
, il
telescopio
ce ne
rende
certi. Imperocché sono nella
Luna
due
macchie
particolari
, una delle quali, quando la
Luna
è nel
meridiano
,
guarda
verso
maestro
, e l'altra gli è quasi
diametralmente
opposta
, e la prima è
visibile
anco senza il
telescopio
, ma non già l'altra: è la
maestrale
una
macchietta
ovata
,
divisa
dall'altre
grandissime
; l'
opposta
è
minore
, e
parimente
separata
dalle
grandissime
, e
situata
in
campo
assai
chiaro
: in
amendue
queste si
osservano
molto
manifestamente
le
variazioni
già
dette
, e
veggonsi
contrariamente
l'una dall'altra
ora
vicine
al
limbo
del
disco
lunare
ed
ora
allontanate
, con
differenza
tale, che l'
intervallo
tra la
maestrale
e la
circonferenza
del
disco
è
piú
che il
doppio
maggiore una
volta
che l'altra; e quanto all'altra
macchia
(perché l'è
piú
vicina
alla
circonferenza
), tal
mutazione
importa
piú
che il
triplo
da una
volta
all'altra. Di qui è
manifesto
, la
Luna
, come
allettata
da
virtú
magnetica
,
constantemente
riguardare
con una sua
faccia
il
globo
terrestre
, né da quello
divertir
mai.
SAGR
. E quando si ha a
por
termine
alle
nuove
osservazioni
e
scoprimenti
di questo
ammirabile
strumento
?
SALV
. Se i
progressi
di questa son per
andar
secondo
quelli di altre
invenzioni
grandi
, è da
sperare
che col
progresso
del
tempo
si sia per
arrivar
a
veder
cose
a noi per
ora
inimmaginabili
. Ma
tornando
al nostro
primo
discorso
,
dico
, per la
sesta
congruenza
tra la
Luna
e la
Terra
, che,
sí
come la
Luna
gran
parte
del
tempo
supplisce
al
mancamento
del
lume
del
Sole
e ci
rende
, con la
reflessione
del suo, le
notti
assai
chiare
,
cosí
la
Terra
ad essa in
ricompensa
rende
, quando ella n'è
piú
bisognosa
, col
refletterle
i
raggi
solari
, una molto
gagliarda
illuminazione
, e tanto, per mio
parere
, maggior di quella che a noi
vien
da lei, quanto la
superficie
della
Terra
è
piú
grande
di quella della
Luna
.
SAGR
. Non
piú
, non
piú
,
signor
Salviati
;
lasciatemi
il
gusto
di
mostrarvi
come a questo
primo
cenno
ho
penetrato
la
causa
di un
accidente
al quale mille
volte
ho
pensato
, né mai l'ho potuto
penetrare
. Voi volete
dire
che certa
luce
abbagliata
che si
vede
nella
Luna
,
massimamente
quando l'è
falcata
, viene dal
reflesso
del
lume
del
Sole
nella
superficie
della
terra
e del
mare
: e
piú
si
vede
tal
lume
chiaro
, quanto la
falce
è
piú
sottile
, perché allora maggiore è la
parte
luminosa
della
Terra
che dalla
Luna
è
veduta
,
conforme
a quello che poco fa si
concluse
, cioè che sempre tanta è la
parte
luminosa
della
Terra
che si
mostra
alla
Luna
, quanta l'
oscura
della
Luna
che
guarda
verso la
Terra
, onde quando la
Luna
è
sottilmente
falcata
, ed in
conseguenza
grande
è la sua
parte
tenebrosa
,
grande
è la
parte
illuminata
della
Terra
veduta
dalla
Luna
, e tanto
piú
potente
la
reflession
del
lume
.
SALV
. Questo è
puntualmente
quello ch'io voleva
dire
. In
somma
, gran
dolcezza
è il
parlar
con
persone
giudiziose
e di
buona
apprensiva
, e
massime
quando altri
va
passeggiando
e
discorrendo
tra i
veri
. Io mi son
piú
volte
incontrato
in
cervelli
tanto
duri
, che, per mille
volte
che io abbia loro
replicato
questo che voi avete subito per voi medesimo
penetrato
, mai non è
stato
possibile
che e' l'
apprendano
.
SIMP
. Se voi volete
dire
di non averlo potuto
persuadere
loro
sí
che e' l'
intendino
, io molto me ne
maraviglio
, e son
sicuro
che non l'
intendendo
dalla vostra
esplicazione
, non l'
intenderanno
forse per quella di altri,
parendomi
la vostra
espressiva
molto
chiara
; ma se voi
intendete
di non gli aver
persuasi
sí
che e' lo
credano
, di questo non mi
maraviglio
punto
, perché io stesso
confesso
di esser un di quelli che
intendono
i vostri
discorsi
, ma non vi si
quietano
, anzi mi
restano
, in questa e in
parte
dell'altre sei
congruenze
, molte
difficultà
, le quali
promoverò
quando avrete
finito
di
raccontarle
tutte.
SALV
. Il
desiderio
che ho di
ritrovar
qualche
verità
, nel quale
acquisto
assai mi possono
aiutare
le
obbiezioni
di
uomini
intelligenti
, qual
sete
voi, mi farà esser
brevissimo
nello
spedirmi
da quel che ci
resta
. Sia dunque la
settima
congruenza
il
rispondersi
reciprocamente
non meno alle
offese
che a i
favori
: onde la
Luna
, che
bene
spesso
nel
colmo
della sua
illuminazione
, per l'
interposizion
della
Terra
tra sé e il
Sole
,
vien
privata
di
luce
ed
ecclissata
,
cosí
essa ancora, per suo
riscatto
, si
interpone
tra la
Terra
e il
Sole
, e con l'
ombra
sua
oscura
la
Terra
; e se ben la
vendetta
non è
pari
all'
offesa
, perché
bene
spesso
la
Luna
rimane
, ed anco per assai lungo
tempo
,
immersa
totalmente
nell'
ombra
della
Terra
, ma non già mai tutta la
Terra
, né per lungo
spazio
di
tempo
,
resta
oscurata
dalla
Luna
, tuttavia, avendosi
riguardo
alla
picciolezza
del
corpo
di questa in
comparazion
della
grandezza
di quello, non si può
dir
se non che il
valore
, in un certo modo, dell'
animo
sia
grandissimo
. Questo è quanto alle
congruenze
.
Seguirebbe
ora
il
discorrer
circa le
disparità
; ma perché il
signor
Simplicio
ci vuol
favorire
de i
dubbi
contro di quelle, sarà
bene
sentirgli
e
ponderargli
prima che
passare
avanti.
SAGR
.
Sí
, perché è
credibile
che il
signor
Simplicio
non sia per aver
repugnanze
intorno alle
disparità
e
differenze
tra la
Terra
e la
Luna
, già che egli
stima
le lor
sustanze
diversissime
.
SIMP
. Delle
congruenze
recitate
da voi nel far
parallelo
tra la
Terra
e la
Luna
, non
sento
di poter
ammetter
senza
repugnanza
se non la prima e due altre.
Ammetto
la prima cioè la
figura
sferica
, se
bene
anco in questa vi è non
so
che
stimando
io quella della
Luna
esser
pulitissima
e
tersa
come uno
specchio
, dove che questa della
Terra
tocchiamo
con
mano
esser
scabrosissima
ed
aspra
, ma questa,
attenente
all'
inegualità
della
superficie
,
va
considerata
in un'altra delle
congruenze
arrecate
da voi; però mi
riserbo
a
dirne
quanto mi
occorre
nella
considerazione
di quella. Che la
Luna
sia poi, come voi
dite
nella
seconda
congruenza
,
opaca
ed
oscura
per se stessa, come la
Terra
, io non
ammetto
se non il
primo
attributo
della
opacità
, del che mi
assicurano
gli
eclissi
solari
; ché quando la
Luna
fusse
trasparente
l'
aria
nella
totale
oscurazione
del
Sole
non
resterebbe
cosí
tenebrosa
come ella
resta
, ma per la
trasparenza
del
corpo
lunare
trapasserebbe
una
luce
refratta
, come
veggiamo
farsi per le
piú
dense
nugole
. Ma quanto all'
oscurità
, io non
credo
che la
Luna
sia del tutto
priva
di
luce
, come la
Terra
, anzi quella
chiarezza
che si
scorge
nel
resto
del suo
disco
oltre alle
sottili
corna
illustrate
dal
Sole
,
reputo
che sia suo proprio e
natural
lume
, e non un
reflesso
della
Terra
, la quale io
stimo
impotente
, per la sua
somma
asprezza
ed
oscurità
, a
reflettere
i
raggi
del
Sole
. Nel
terzo
parallelo
convengo
con voi in una
parte
, e nell'altra
dissento
,
convengo
nel
giudicar
il
corpo
della
Luna
solidissimo
e
duro
, come la
Terra
, anzi
piú
assai, perché se da
Aristotile
noi
caviamo
che il
cielo
sia di
durezza
impenetrabile
, e le
stelle
parti
piú
dense
del
cielo
, è ben
necessario
che le siano
saldissime
ed
impenetrabilissime
.
SAGR
. Che
bella
materia
sarebbe quella del
cielo
per
fabbricar
palazzi
, chi ne potesse avere,
cosí
dura
e tanto
trasparente
!
SALV
. Anzi
pessima
, perché
sendo
, per la
somma
trasparenza
, del tutto
invisibile
, non si potrebbe, senza gran
pericolo
di
urtar
negli
stipiti
e
spezzarsi
il
capo
,
camminar
per le
stanze
.
SAGR
. Cotesto
pericolo
non si
correrebbe
egli, se è
vero
, come
dicono
alcuni
Peripatetici
, che la sia
intangibile
; e se la non si può
toccare
, molto meno si potrebbe
urtare
.
SALV
. Di niuno
sollevamento
sarebbe cotesto;
conciosiaché
, se ben la
materia
celeste
non può esser
toccata
, perché
manca
delle
tangibili
qualità
, può ben ella
toccare
i
corpi
elementari
; e per
offenderci
, tanto è che ella
urti
in noi, ed ancor
peggio
, che se noi
urtassimo
in lei. Ma
lasciamo
star questi
palazzi
o per
dir
meglio
castelli
in
aria
, e non
impediamo
il
signor
Simplicio
.
SIMP
. La
quistione
che voi avete
cosí
incidentemente
promossa
, è delle
difficili
che si
trattino
in
filosofia
, ed io ci ho intorno di
bellissimi
pensieri
di un gran
cattedrante
di
Padova
; ma non è
tempo
di
entrarvi
adesso
. Però,
tornando
al nostro
proposito
,
replico
che
stimo
la
Luna
solidissima
piú
della
Terra
, ma non l'
argomento
già, come
fate
voi, dalla
asprezza
e
scabrosità
della sua
superficie
, anzi dal
contrario
cioè dall'
essere
atta
a
ricevere
(come
veggiamo
tra noi nelle
gemme
piú
dure
) un
pulimento
e
lustro
superiore
a qual si sia
specchio
piú
terso
; ché tale è
necessario
che sia la sua
superficie
, per poterci fare
sí
viva
reflessione
de'
raggi
del
Sole
. Quelle
apparenze
poi che voi
dite
, di
monti
, di
scogli
, di
argini
, di
valli
, etc., son tutte
illusioni
; ed io mi sono
ritrovato
a
sentire
in
publiche
dispute
sostener
gagliardamente
, contro a questi
introduttori
di
novità
, che tali
apparenze
non da altro
provengono
che da
parti
inegualmente
opache
e
perspicue
, delle quali
interiormente
ed
esteriormente
è
composta
la
Luna
, come
spesso
veggiamo
accadere
nel
cristallo
, nell'
ambra
ed in molte
pietre
preziose
perfettamente
lustrate
, dove, per la
opacità
di alcune
parti
e per la
trasparenza
di altre,
appariscono
in quelle
varie
concavità
e
prominenze
. Nella
quarta
congruenza
concedo
che la
superficie
del
globo
terrestre
,
veduto
di
lontano
,
farebbe
due
diverse
apparenze
, cioè una
piú
chiara
e l'altra
piú
oscura
, ma
stimo
che tali
diversità
accaderebbono
al
contrario
di quel che
dite
voi, cioè
credo
che la
superficie
dell'
acqua
apparirebbe
lucida
, perché è
liscia
e
trasparente
, e quella della
terra
resterebbe
oscura
per la sua
opacità
e
scabrosità
,
male
accomodata
a
riverberare
il
lume
del
Sole
. Circa il
quinto
riscontro
, lo
ammetto
tutto, e
resto
capace
che quando la
Terra
risplendesse
come la
Luna
si
mostrerebbe
a chi di
lassú
la
rimirasse
, sotto
figure
conformi
a quelle che noi
veggiamo
nella
Luna
;
comprendo
anco come il
periodo
della sua
illuminazione
e
variazione
di
figure
sarebbe di un
mese
, benché il
Sole
la
ricerchi
tutta in
ventiquattr'
ore
, e finalmente non ho
difficultà
nell'
ammettere
che la
metà
sola
della
Luna
vede
tutta la
Terra
, e che tutta la
Terra
vede
solo la
metà
della
Luna
. Nel
sesto
,
reputo
falsissimo
che la
Luna
possa
ricever
lume
dalla
Terra
, che è
oscurissima
,
opaca
ed
inettissima
a
reflettere
il
lume
del
Sole
, come ben lo
reflette
la
Luna
a noi; e, come ho
detto
,
stimo
che quel
lume
che si
vede
nel
resto
della
faccia
della
Luna
, oltre alle
corna
splendidissime
per l'
illuminazion
del
Sole
, sia proprio e
naturale
della
Luna
, e gran cosa ci vorrebbe a farmi
credere
altrimenti. Il
settimo
, de gli
eclissi
scambievoli
, si può anco
ammettere
, se ben
propriamente
si
costuma
chiamare
eclisse
del
Sole
questo che voi volete
chiamare
eclisse
della
Terra
. E questo è quanto per
ora
mi
occorre
dirvi
in
contradizione
alle sette
congruenze
, alle quali
instanze
se vi
piacerà
di
replicare
alcuna cosa, l'
ascolterò
volentieri
.
SALV
. Se io ho
bene
appreso
quanto avete
risposto
,
parmi
che tra voi e noi
restino
ancora
controverse
alcune
condizioni
, le quali io faceva
comuni
alla
Luna
ed alla
Terra
; e son queste. Voi
stimate
la
Luna
tersa
e
liscia
com'uno
specchio
, e, come tale,
atta
a
refletterci
il
lume
del
Sole
, ed all'
incontro
la
Terra
, per la sua
asprezza
, non
potente
a far
simile
reflessione
.
Concedete
la
Luna
solida
e
dura
, e ciò
argumentate
dall'esser ella
pulita
e
tersa
, e non dall'esser
montuosa
; e dell'
apparir
montuosa
ne
assegnate
per
causa
l'
essere
di
parti
piú
o meno
opache
e
perspicue
. E finalmente
stimate
, quella
luce
secondaria
esser propria della
Luna
e non per
reflession
della
Terra
, se ben
par
che al
mare
, per esser di
superficie
pulita
, voi non
neghiate
qualche
riflessione
. Quanto al
torvi
di
errore
, che la
reflession
della
Luna
non si
faccia
come da uno
specchio
, ci ho poca
speranza
, mentre
veggo
che quello che in tal
proposito
si
legge
nel
Saggiatore
e nelle
Lettere
Solari
del nostro
amico
comune
non ha
profittato
nulla nel vostro
concetto
, se però voi avete
attentamente
letto
quanto vi è
scritto
in tal
materia
.
SIMP
. Io l'ho
trascorso
cosí
,
superficialmente
,
conforme
al poco
tempo
che mi
vien
lasciato
ozioso
da
studi
piú
sodi
: però, se col
replicare
alcune di quelle
ragioni
o coll'
addurne
altre voi
pensate
risolvermi
le
difficultà
, le
ascolterò
piú
attentamente
.
SALV
. Io
dirò
quello che mi viene in
mente
al
presente
e
potrebb'
essere
che
fusse
una
mistione
di
concetti
miei propri e di quelli che già
lessi
ne i
detti
libri
, da i quali mi
sovvien
bene
ch'io
restai
interamente
persuaso
, ancorché le
conclusioni
nel
primo
aspetto
mi
paresser
gran
paradossi
. Noi
cerchiamo
,
signor
Simplicio
, se per fare una
reflession
di
lume
simile
a quello che ci
vien
dalla
Luna
, sia
necessario
che la
superficie
da cui
vien
la
reflessione
sia
cosí
tersa
e
liscia
come di uno
specchio
, o pur sia
piú
accomodata
una
superficie
non
tersa
e non
liscia
, ma
aspra
e
mal
pulita
.
Ora
, quando a noi
venisser
due
reflessioni
, una
piú
lucida
e l'altra meno, da due
superficie
opposteci
, io vi
domando
, qual delle due
superficie
voi
credete
che si
rappresentasse
a gli
occhi
nostri
piú
chiara
e qual
piú
oscura
.
SIMP
.
Credo
senza
dubbio
che quella che
piú
vivamente
mi
reflettesse
il
lume
, mi si
mostrerebbe
in
aspetto
piú
chiara
, e l'altra
piú
oscura
.
SALV
.
Pigliate
ora
in
cortesia
quello
specchio
che è
attaccato
a quel
muro
, ed
usciamo
qua nella
corte
. Venite,
signor
Sagredo
.
Attaccate
lo
specchio
là
a quel
muro
, dove
batte
il
sole
;
discostiamoci
e
ritiriamoci
qua all'
ombra
. Ecco
là
due
superficie
percosse
dal
sole
, cioè il
muro
e lo
specchio
.
Ditemi
ora
qual vi si
rappresenta
piú
chiara
: quella del
muro
o quella dello
specchio
? voi non
rispondete
?
SAGR
. Io
lascio
rispondere
al
signor
Simplicio
, che ha la
difficultà
; ché io, quanto a me, da questo poco
principio
di
esperienza
son
persuaso
che
bisogni
per
necessità
che la
Luna
sia di
superficie
molto
mal
pulita
.
SALV
.
Dite
,
signor
Simplicio
: se voi aveste a
ritrar
quel
muro
, con quello
specchio
attaccatovi
, dove
adoprereste
voi
colori
piú
oscuri
, nel
dipignere
il
muro
o pur nel
dipigner
lo
specchio
?
SIMP
. Assai
piú
scuri
nel
dipigner
lo
specchio
.
SALV
. Or se dalla
superficie
che si
rappresenta
piú
chiara
vien
la
reflession
del
lume
piú
potente
,
piú
vivamente
ci
refletterà
i
raggi
del
Sole
il
muro
che lo
specchio
.
SIMP
.
Benissimo
,
signor
mio; avete voi
migliori
esperienze
di queste? Voi ci avete
posti
in
luogo
dove non
batte
il
reverbero
dello
specchio
; ma venite meco un poco
piú
in qua: no, venite
pure
.
SAGR
.
Cercate
voi forse il
luogo
della
reflessione
che fa lo
specchio
?
SIMP
.
Signor
sí
.
SAGR
. Oh
vedetela
là
nel
muro
opposto
,
grande
giusto
quanto lo
specchio
, e
chiara
poco meno che se vi
battesse
il
Sole
direttamente
.
SIMP
. Venite dunque qua, e
guardate
di
lì
la
superficie
dello
specchio
, e
sappiatemi
dire
se l'è
piú
scura
di quella del
muro
.
SAGR
.
Guardatela
pur voi, ché io per ancora non voglio
acceccare
; e
so
benissimo
, senza
guardarla
, che la si
mostra
vivace
e
chiara
quanto il
Sole
istesso, o poco meno
SIMP
. Che
dite
voi dunque che la
reflession
di uno
specchio
sia
men
potente
di quella di un
muro
? io
veggo
che in questo
muro
opposto
, dove
arriva
il
reflesso
dell'altra
parete
illuminata
insieme
con quel dello
specchio
, questo dello
specchio
è assai
piú
chiaro
; e
veggio
parimente
che di qui lo
specchio
medesimo mi
apparisce
piú
chiaro
assai che il
muro
.
SALV
. Voi con la vostra
accortezza
mi avete
prevenuto
, perché di questa medesima
osservazione
avevo
bisogno
per
dichiarar
quel che
resta
. Voi
vedete
dunque la
differenza
che
cade
tra le due
reflessioni
, fatte dalle due
superficie
del
muro
e dello
specchio
,
percosse
nell'istesso modo per l'
appunto
da i
raggi
solari
; e
vedete
come la
reflession
che
vien
dal
muro
si
diffonde
verso tutte le
parti
opposteli
, ma quella dello
specchio
va
verso una
parte
sola
, non
punto
maggiore dello
specchio
medesimo;
vedete
parimente
come la
superficie
del
muro
,
riguardata
da
qualsivoglia
luogo
, si
mostra
chiara
sempre
egualmente
a se stessa, e per tutto assai
piú
chiara
che quella dello
specchio
,
eccettuatone
quel
piccolo
luogo
solamente dove
batte
il
reflesso
dello
specchio
ché di
lí
apparisce
lo
specchio
molto
piú
chiaro
del
muro
. Da queste
cosí
sensate
e
palpabili
esperienze
mi
par
che molto
speditamente
si possa venire in
cognizione
, se la
reflessione
che ci
vien
dalla
Luna
venga come da uno
specchio
, o pur come da un
muro
, cioè se da una
superficie
liscia
o
pure
aspra
.
SAGR
. Se io
fussi
nella
Luna
stessa, non
credo
che io potessi con
mano
toccar
piú
chiaramente
l'
asprezza
della sua
superficie
di quel ch'io me la
scorga
ora
con l'
apprensione
del
discorso
. La
Luna
,
veduta
in
qualsivoglia
positura
,
rispetto
al
Sole
e a noi, ci
mostra
la sua
superficie
tocca
dal
Sole
sempre
egualmente
chiara
;
effetto
che
risponde
a
capello
a quel del
muro
, che,
riguardato
da
qualsivoglia
luogo
,
apparisce
egualmente
chiaro
, e
discorda
dallo
specchio
, che da un
luogo
solo si
mostra
luminoso
e da tutti gli altri
oscuro
. In oltre, la
luce
che mi
vien
dalla
reflession
del
muro
è
tollerabile
e
debile
, in
comparazion
di quella dello
specchio
gagliardissima
ed
offensiva
alla
vista
poco meno della
primaria
e
diretta
del
Sole
: e
cosí
con
suavità
riguardiamo
la
faccia
della
Luna
; che quando ella
fusse
come uno
specchio
,
mostrandocisi
anco, per la
vicinità
,
grande
quanto l'istesso
Sole
, sarebbe il suo
fulgore
assolutamente
intollerabile
, e ci
parrebbe
di
riguardare
quasi un altro
Sole
.
SALV
. Non
attribuite
di
grazia
,
signor
Sagredo
, alla mia
dimostrazione
piú
di quello che le si
perviene
. Io voglio
muovervi
contro un'
instanza
, che non
so
quanto sia di
agevole
scioglimento
. Voi
portate
per gran
diversità
tra la
Luna
e lo
specchio
, che ella
rimandi
la
reflessione
verso tutte le
parti
egualmente
, come fa il
muro
, dove che lo
specchio
la
manda
in un
luogo
solo
determinato
, e di qui
concludete
, la
Luna
esser
simile
al
muro
, e non allo
specchio
. Ma io vi
dico
che quello
specchio
manda
la
reflessione
in un
luogo
solo, perché la sua
superficie
è
piana
, e
dovendo
i
raggi
reflessi
partirsi
ad
angoli
eguali
a quelli de'
raggi
incidenti
, è
forza
che da una
superficie
piana
si
partano
unitamente
verso il medesimo
luogo
; ma essendo che la
superficie
della
Luna
è non
piana
, ma
sferica
, ed i
raggi
incidenti
sopra una tal
superficie
trovano
da
reflettersi
ad
angoli
eguali
a quelli dell'
incidenza
verso tutte le
parti
, mediante la
infinità
delle
inclinazioni
che
compongono
la
superficie
sferica
, adunque la
Luna
può
mandar
la
reflessione
per tutto, e non è
necessitata
a
mandarla
in un
luogo
solo, come quello
specchio
che è
piano
.
SIMP
. Questa è
appunto
una delle
obbiezioni
che io volevo fargli contro.
SAGR
. Se questa è una, è
forza
che voi ne abbiate delle altre; però
ditele
, ché quanto a questa prima mi
par
che ella sia per
riuscire
piú
contro di voi che in
favore
.
SIMP
. Voi avete
pronunziato
come cosa
manifesta
, che la
reflession
fatta da quel
muro
sia
cosí
chiara
ed
illuminante
come quella che ci
vien
dalla
Luna
, ed io la
stimo
come nulla in
comparazion
di quella: imperocché "in questo
negozio
dell'
illuminazione
bisogna aver
riguardo
e
distinguere
la
sfera
di
attività
; e chi
dubita
che i
corpi
celesti
abbiano maggiore
sfera
di
attività
che questi nostri
elementari
,
caduchi
e
mortali
? e quel
muro
, finalmente, che è egli altro che un poco di
terra
,
oscura
ed
inetta
all'
illuminare
?"
SAGR
. E qui ancora
credo
che voi vi
inganniate
di assai. Ma vengo alla prima
instanza
mossa
dal
signor
Salviati
: e
considero
che per far che un
oggetto
ci
apparisca
luminoso
, non
basta
che sopra esso
caschino
i
raggi
del
corpo
illuminante
, ma ci bisogna che i
raggi
reflessi
vengano all'
occhio
nostro; come
apertamente
si
vede
nell'
esempio
di quello
specchio
, sopra il quale non ha
dubbio
che vengono i
raggi
luminosi
del
Sole
, con tutto ciò ei non ci si
mostra
chiaro
ed
illustrato
se non quando noi
mettiamo
l'
occhio
in quel
luogo
particulare
dove
va
la
reflessione
.
Consideriamo
adesso
quel che
accaderebbe
quando lo
specchio
fusse
di
superficie
sferica
: ché senz'altro noi
troveremo
che della
reflessione
che si fa da tutta la
superficie
illuminata
,
piccolissima
parte
è quella che
perviene
all'
occhio
di un
particolar
riguardante
, per esser una
minimissima
particella
di tutta la
superficie
sferica
quella l'
inclinazion
della quale
ripercuote
il
raggio
al
luogo
particolare
dell'
occhio
; onde
minima
convien
che sia la
parte
della
superficie
sferica
che all'
occhio
si
mostra
splendente
,
rappresentandosi
tutto il
rimanente
oscuro
. Quando dunque la
Luna
fusse
tersa
come uno
specchio
,
piccolissima
parte
si
mostrerebbe
a gli
occhi
di un
particulare
illustrata
dal
Sole
, ancorché tutto un
emisferio
fusse
esposto
a'
raggi
solari
, ed il
resto
rimarrebbe
all'
occhio
del
riguardante
come non
illuminato
e perciò
invisibile
, e finalmente
invisibile
ancora del tutto la
Luna
,
avvenga
che quella
particella
onde venisse la
riflessione
, per la sua
piccolezza
e gran
lontananza
si
perderebbe
; e
sí
come all'
occhio
ella
resterebbe
invisibile
,
cosí
la sua
illuminazione
resterebbe
nulla, ché
bene
è
impossibile
che un
corpo
luminoso
togliesse
via
le nostre
tenebre
col suo
splendore
e che noi non lo
vedessimo
.
SALV
.
Fermate
in
grazia
,
signor
Sagredo
, perché io
veggo
alcuni
movimenti
nel
viso
e nella
persona
del
signor
Simplicio
, che mi sono
indizi
ch'ei non
resti
o ben
capace
o
soddisfatto
di questo che voi con
somma
evidenza
ed
assoluta
verità
avete
detto
; e pur
ora
mi è
sovvenuto
di
potergli
con altra
esperienza
rimuovere
ogni
scrupolo
. Io ho
veduto
in una
camera
di sopra un
grande
specchio
sferico
:
facciamolo
portar
qua, e mentre che si
conduce
,
torni
il
signor
Simplicio
a
considerare
quanta è
grande
la
chiarezza
che
vien
nella
parete
qui sotto la
loggia
dal
reflesso
dello
specchio
piano
.
SIMP
. Io
veggo
che l'è
chiara
poco meno che se vi
percotesse
direttamente
íl
Sole
.
SALV
.
Cosí
è
veramente
. Or
ditemi
: se,
levando
via
quel
piccolo
specchio
piano
,
metteremo
nell'istesso
luogo
quel
grande
sferico
, qual
effetto
credete
voi che sia per far la sua
reflessione
nella medesima
parete
?
SIMP
Credo
che gli
arrecherà
lume
molto maggiore e molto più
ampio
.
SALV
. Ma se l'
illuminazione
sarà nulla, o
cosí
piccola
che appena ve ne
accorgiate
, che
direte
allora?
SIMP
. Quando avrò
visto
l'
effetto
,
penserò
alla
risposta
.
SALV
. Ecco lo
specchio
, il quale voglio che sia
posto
accanto all'altro. Ma prima
andiamo
là
vicino al
reflesso
di quel
piano
, e
rimirate
attentamente
la sua
chiarezza
:
vedete
come è
chiaro
qui dove e'
batte
, e come
distintamente
si
veggono
tutte queste
minuzie
del
muro
.
SIMP
. Ho
visto
e
osservato
benissimo
:
fate
metter
l'altro
specchio
a
canto
al
primo
.
SALV
. Eccolo
là
. Vi fu
messo
subito che
cominciaste
a
guardare
le
minuzie
, e non ve ne
sete
accorto
,
sí
grande
è
stato
l'
accrescimento
del
lume
nel
resto
della
parete
. Or
tolgasi
via
lo
specchio
piano
. Eccovi
levata
via
ogni
reflessione
, ancorché vi sia
rimasto
il
grande
specchio
convesso
.
Rimuovasi
questo ancora, e poi vi si
riponga
quanto vi
piace
: voi non
vedrete
mutazione
alcuna di
luce
in tutto il
muro
. Eccovi dunque
mostrato
al
senso
come la
reflessione
del
Sole
fatta in
ispecchio
sferico
convesso
non
illumina
sensibilmente
i
luoghi
circonvicini
.
Ora
che
risponderete
voi a questa
esperienza
?
SIMP
. Io ho
paura
che qui non
entri
qualche
giuoco
di
mano
. Io
veggo
pure
, nel
riguardar
quello
specchio
,
uscire
un
grande
splendore
, che quasi mi
toglie
la
vista
, e, quel che
piú
importa
, ve lo
veggo
sempre da
qualsivoglia
luogo
ch'io lo
rimiri
, e
veggolo
andar
mutando
sito
sopra la
superficie
dello
specchio
,
secondo
ch'io mi
pongo
a
rimirarlo
in questo o in quel
luogo
:
argomento
necessario
, che il
lume
si
reflette
vivo
assai verso tutte le
bande
, ed in
conseguenza
cosí
potente
sopra tutta quella
parete
come sopra il mio
occhio
.
SALV
. Or
vedete
quanto
bisogni
andar
cauto
e
riservato
nel
prestare
assenso
a quello che il solo
discorso
ci
rappresenta
. Non ha
dubbio
che questo che voi
dite
ha assai dell'
apparente
; tuttavia potete
vedere
come la
sensata
esperienza
mostra
in
contrario
.
SIMP
. Come dunque
cammina
questo
negozio
?
SALV
. Io vi
dirò
quel che ne
sento
, che non
so
quanto vi sia per
appagare
. E prima, quello
splendore
cosí
vivo
che voi
vedete
sopra lo
specchio
, e che vi
par
che ne
occupi
assai
buona
parte
, non è
cosí
grande
a gran
pezzo
, anzi è
piccolo
assai assai; ma la sua
vivezza
cagiona
nell'
occhio
vostro, mediante la
reflessione
fatta nell'
umido
de gli
orli
delle
palpebre
, la quale si
distende
sopra la
pupilla
, una
irradiazione
avventizia
,
simile
a quel
capillizio
che ci
par
di
vedere
intorno alla
fiammella
di una
candela
posta
alquanto
lontana
, o vogliate
assimigliarla
allo
splendore
avventizio
di una
stella
; che se voi
paragonerete
il
piccolo
corpicello
verbigrazia
, della
Canicola
,
veduto
di
giorno
col
telescopio
, quando si
vede
senza
irradiazione
, col medesimo
veduto
di
notte
coll'
occhio
libero
, voi
fuor
di ogni
dubbio
comprenderete
che l'
irraggiato
si
mostra
piú
di mille
volte
maggiore del
nudo
e
real
corpicello
: ed un
simile
o maggior
ricrescimento
fa l'
immagine
del
Sole
che voi
vedete
in quello
specchio
;
dico
maggiore, per esser ella
piú
viva
della
stella
, come è
manifesto
dal potersi
rimirar
la
stella
con assai
minor
offesa
alla
vista
, che questa
reflession
dello
specchio
. Il
reverbero
dunque, che si ha da
participare
sopra tutta questa
parete
, viene da
piccola
parte
di quello
specchio
, e quello che pur
ora
veniva da tutto lo
specchio
piano
, si
participava
e
ristrigneva
a
piccolissima
parte
della medesima
parete
: qual
meraviglia
è dunque che la
reflessione
prima
illumini
molto
vivamente
, e che quest'altra
resti
quasi
impercettibile
?
SIMP
. Io mi
trovo
piú
inviluppato
che mai, e mi
sopraggiugne
l'altra
difficultà
, come possa
essere
che quel
muro
, essendo di
materia
cosí
oscura
e di
superficie
cosí
mal
pulita
, abbia a
ripercuoter
lume
piú
potente
e
vivace
che uno
specchio
ben
terso
e
pulito
.
SALV
.
Piú
vivace
no, ma ben
piú
universale
, ché, quanto alla
vivezza
, voi
vedete
che la
reflessione
di quello
specchietto
piano
, dove ella
ferisce
là
sotto la
loggia
,
illumina
gagliardamente
, ed il
restante
della
parete
, che
riceve
la
reflession
del
muro
, dove è
attaccato
lo
specchio
, non è a gran
segno
illuminato
come la
piccola
parte
dove
arriva
il
reflesso
dello
specchio
. E se voi
desiderate
intender
l'
intero
di questo
negozio
,
considerate
come l'esser la
superficie
di quel
muro
aspra
, è l'istesso che l'esser
composta
di
innumerabili
superficie
piccolissime
,
disposte
secondo
innumerabili
diversità
di
inclinazioni
, tra le quali di
necessità
accade
che ne sieno molte
disposte
a
mandare
i
raggi
,
reflessi
da loro, in un tal
luogo
, molte altre in altro, ed in
somma
non è
luogo
alcuno al quale non
arrivino
moltissimi
raggi
reflessi
da moltissime
superficiette
sparse
per tutta l'
intera
superficie
del
corpo
scabroso
, sopra il quale
cascano
i
raggi
luminosi
: dal che
segue
di
necessità
che sopra
qualsivoglia
parte
di qualunque
superficie
opposta
a quella che
riceve
i
raggi
primarii
incidenti
,
pervengano
raggi
reflessi
, ed in
conseguenza
l'
illuminazione
.
Seguene
ancora, che il medesimo
corpo
sul quale vengono i
raggi
illuminanti
,
rimirato
da
qualsivoglia
luogo
, si
mostri
tutto
illuminato
e
chiaro
: e però la
Luna
, per esser di
superficie
aspra
e non
tersa
,
rimanda
la
luce
del
Sole
verso tutte le
bande
, ed a tutti i
riguardanti
si
mostra
egualmente
lucida
. Che se la
superficie
sua, essendo
sferica
,
fusse
ancora
liscia
come uno
specchio
,
resterebbe
del tutto
invisibile
,
atteso
che quella
piccolissima
parte
dalla quale potesse venir
reflessa
l'
immagine
del
Sole
, all'
occhio
di un
particolare
, per la gran
lontananza
,
resterebbe
invisibile
, come già abbiam
detto
.
SIMP
.
Resto
assai ben
capace
del vostro
discorso
, tuttavia mi
par
di poter
risolverlo
con pochissima
fatica
, e
mantener
benissimo
che la
Luna
sia
rotonda
e
pulitissima
e che
refletta
il
lume
del
Sole
a noi al modo di uno
specchio
: né perciò l'
immagine
del
Sole
si
deve
veder
nel suo
mezo
,
avvengaché
"non per le
spezie
dell'istesso
Sole
possa
vedersi
in
sí
gran
distanza
la
piccola
figura
del
Sole
, ma sia
compresa
da noi per il
lume
prodotto
dal
Sole
l'
illuminazione
di tutto il
corpo
lunare
. Una tal cosa possiamo noi
vedere
in una
piastra
dorata
e ben
brunita
, che,
percossa
da un
corpo
luminoso
, si
mostra
, a chi la
guarda
da
lontano
, tutta
risplendente
; e solo da vicino si
scorge
nel
mezo
di essa la
piccola
immagine
del
corpo
luminoso
".
SALV
.
Confessando
ingenuamente
la mia
incapacità
,
dico
che non
intendo
di questo vostro
discorso
altro che di quella
piastra
dorata
; e se voi mi
concedete
il
parlar
liberamente
, ho
grande
opinione
che voi ancora non l'
intendiate
ma abbiate
imparate
a
mente
quelle
parole
scritte
da qualcuno per
desiderio
di
contraddire
e
mostrarsi
piú
intelligente
dell'
avversario
,
mostrarsi
, però, a quelli che, per
apparir
eglino ancora
intelligenti
,
applaudono
a quello che e' non
intendono
, e maggior
concetto
si
formano
delle
persone
secondo
che da loro son
manco
intese
, e pur che lo
scrittore
stesso non sia (come molti ce ne sono) di quelli che
scrivono
quel che non
intendono
, e che però non s'
intende
quel che essi
scrivono
. Però,
lasciando
il
resto
, vi
rispondo
quanto alla
piastra
dorata
, che quando ella sia
piana
e non molto
grande
, potrà
apparir
da
lontano
tutta
risplendente
mentre sia
ferita
da un
lume
gagliardo
, ma però si
vedrà
tale quando l'
occhio
sia in una
linea
determinata
, cioè in quella de i
raggi
reflessi
; e
vedrassi
piú
fiammeggiante
che se
fusse
,
verbigrazia
, d'
argento
, mediante l'esser
colorata
ed
atta
, per la
somma
densità
del
metallo
, a
ricevere
brunimento
perfettissimo
: e quando la sua
superficie
, essendo
benissimo
lustrata
, non
fusse
poi
esattamente
piana
, ma avesse
varie
inclinazioni
, allora anco da
piú
luoghi
si
vedrebbe
il suo
splendore
, cioè da tanti a quanti
pervenissero
le
varie
reflessioni
fatte dalle
diverse
superficie
; che però si
lavorano
i
diamanti
a molte
facce
,
acciò
il lor
dilettevol
fulgore
si
scorga
da molti
luoghi
: ma quando la
piastra
fusse
molto
grande
, non però da
lontano
, ancorché ella
fusse
tutta
piana
, si
vedrebbe
tutta
risplendente
. E per
meglio
dichiararmi
,
intendasi
una
piastra
dorata
piana
e
grandissima
esposta
al
Sole
:
mostrerassi
a un
occhio
lontano
l'
immagine
del
Sole
occupare
una
parte
di tal
piastra
solamente, cioè quella
donde
viene la
reflessione
de i
raggi
solari
incidenti
; ma è
vero
che per la
vivacità
del
lume
tal
immagine
apparirà
inghirlandata
di molti
raggi
, e però
sembrerà
occupare
maggior
parte
assai della
piastra
che
veramente
ella non
occuperà
. E che ciò sia
vero
,
notato
il
luogo
particolare
della
piastra
donde
viene la
reflessione
, e
figurato
parimente
quanto
grande
mi si
rappresenta
lo
spazio
risplendente
,
cuoprasi
di esso
spazio
la maggior
parte
,
lasciando
solamente
scoperto
intorno al
mezo
: non però si
diminuirà
punto
la
grandezza
dell'
apparente
splendore
a quello che di
lontano
lo
rimira
, anzi si
vedrà
egli
largamente
sparso
sopra il
panno
o altro con che si
ricoperse
. Se dunque alcuno col
vedere
una
piccola
piastra
dorata
da
lontano
tutta
risplendente
, si sarà
immaginato
che l'istesso
dovesse
accadere
anco di
piastre
grandi
quanto la
Luna
, si è
ingannato
non meno che se
credesse
, la
Luna
non esser maggiore di un
fondo
di
tino
. Quando poi la
piastra
fusse
di
superficie
sferica
,
vedrebbesi
in una
sola
sua
particella
il
reflesso
gagliardo
, ma ben, mediante la
vivezza
, si
mostrerebbe
inghirlandato
di molti
raggi
assai
vibranti
: il
resto
della
palla
si
vedrebbe
come
colorato
, e questo anco solamente quando e' non
fusse
in
sommo
grado
pulito
; ché quando e'
fusse
brunito
perfettamente
,
apparirebbe
oscuro
.
Esempio
di questo
aviamo
giornalmente
avanti gli
occhi
ne i
vasi
d'
argento
, li quali, mentre sono solamente
bolliti
nel
bianchimento
, son tutti
candidi
come la
neve
, né
punto
rendono
l'
immagini
; ma se in alcuna
parte
si
bruniscono
, in quella subito
diventano
oscuri
, e di
lí
rendono
l'
immagini
come
specchi
: e quel
divenire
oscuro
non
procede
da altro che dall'essersi
spianata
una
finissima
grana
che faceva la
superficie
dell'
argento
scabrosa
, e però tale che
rifletteva
il
lume
verso tutte le
parti
, per lo che da tutti i
luoghi
si
mostrava
egualmente
illuminata
; quando poi, col
brunirla
, si
spianano
esquisitamente
quelle
minime
inegualità
,
sí
che la
reflessione
de i
raggi
incidenti
si
drizza
tutta in
luogo
determinato
, allora da quel tal
luogo
si
mostra
la
parte
brunita
assai
piú
chiara
e
lucida
del
restante
, che è solamente
bianchito
, ma da tutti gli altri
luoghi
si
vede
molto
oscura
. E
noto
che la
diversità
delle
vedute
, nel
rimirar
superficie
brunite
,
cagiona
differenze
tali di
apparenze
, che per
imitare
e
rappresentare
in
pittura
,
verbigrazia
, una
corazza
brunita
, bisogna
accoppiare
neri
schietti
e
bianchi
, l'uno a
canto
all'altro, in
parti
di essa
arme
dove il
lume
cade
egualmente
.
SAGR
. Adunque, quando questi
Signori
filosofi
si
contentassero
di
conceder
che la
Luna
,
Venere
e gli altri
pianeti
fussero
di
superficie
non
cosí
lustra
e
tersa
come uno
specchio
, ma un
capello
manco
, cioè quale è una
piastra
di
argento
bianchita
solamente, ma non
brunita
, questo
basterebbe
a
poterla
far
visibile
ed
accomodata
a
ripercuoterci
il
lume
del
Sole
?
SALV
.
Basterebbe
in
parte
; ma non
renderebbe
un
lume
cosí
potente
, come fa essendo
montuosa
ed in
somma
piena
di
eminenze
e
cavità
grandi
Ma questi
Signori
filosofi
non la
concederanno
mai
pulita
meno di uno
specchio
, ma
bene
assai
piú
, se
piú
si può
immaginare
, perché
stimando
eglino che a'
corpi
perfettissimi
si
convengano
figure
perfettissime
, bisogna che la
sfericità
di quei
globi
celesti
sia
assolutissima
; oltre che, quando e' mi
concedessero
qualche
inegualità
, ancorché
minima
, io me ne
prenderei
senza
scrupolo
alcuno altra assai maggiore, perché
consistendo
tal
perfezione
in
indivisibili
, tanto la
guasta
un
capello
quanto una
montagna
.
SAGR
. Qui mi
nascono
due
dubbi
: l'uno è l'
intendere
, perché la maggior
inegualità
di
superficie
abbia a far
piú
potente
reflession
di
lume
; l'altro è, perché questi
Signori
Peripatetici
voglian
questa
esatta
figura
.
SALV
. Al
primo
risponderò
io, ed al
signor
Simplicio
lascerò
la
cura
di
rispondere
al
secondo
.
Devesi
dunque
avvertire
che le medesime
superficie
vengono dal medesimo
lume
piú
e meno
illuminate
,
secondoché
i
raggi
illuminanti
vi
cascano
sopra
piú
o meno
obliquamente
,
sí
che la
massima
illuminazione
è dove i
raggi
son
perpendicolari
. Ed ecco ch'io ve lo
mostro
al
senso
. Io
piego
questo
foglio
tanto che una
parte
faccia
angolo
sopra l'altra; ed
esponendole
alla
reflession
del
lume
di quel
muro
opposto
,
vedete
come questa
faccia
, che
riceve
i
raggi
obliquamente
, è
manco
chiara
di quest'altra, dove la
reflessione
viene ad
angoli
retti
; e
notate
come
secondo
che io gli
vo
ricevendo
piú
e
piú
obliquamente
, l'
illuminazione
si fa
piú
debole
.
SAGR
.
Veggo
l'
effetto
, ma non
comprendo
la
causa
.
SALV
. Se voi ci
pensaste
un
centesimo
d'
ora
, la
trovereste
; ma per non
consumare
il
tempo
,
eccovene
un poco di
dimostrazione
in questa
figura
.
SAGR
. La
sola
vista
della
figura
mi ha
chiarito
il tutto, però
seguite
.
SIMP
.
Dite
in
grazia
il
resto
a me, che non sono di
sí
veloce
apprensiva
.
SALV
.
Fate
conto
che tutte le
linee
parallele
che voi
vedete
partirsi
da i
termini
A,
B
, sieno i
raggi
che sopra la
linea
C
D vengono ad
angoli
retti
:
inclinate
ora
la medesima
C
D,
sí
che
penda
come D O; non
vedete
voi che
buona
parte
di quei
raggi
che
ferivano
la
C
D,
passano
senza
toccar
la D O?
§
vedi
figura
7
Adunque se la D O è
illuminata
da
manco
raggi
, è ben
ragionevole
che il
lume
ricevuto
da lei sia
piú
debole
.
Torniamo
ora
alla
Luna
, la quale, essendo di
figura
sferica
, quando la sua
superficie
fusse
pulita
quanto questa
carta
, le
parti
del suo
emisferio
illuminato
dal
Sole
che sono verso l'
estremità
,
riceverebbero
minor
lume
assaissimo
che le
parti
di
mezo
,
cadendo
sopra quelle i
raggi
obliquissimi
, e sopra queste ad
angoli
retti
; per lo che nel
plenilunio
, quando noi
veggiamo
quasi tutto l'
emisferio
illuminato
, le
parti
verso il
mezo
ci si
dovrebbero
mostrare
piú
risplendenti
, che l'altre verso la
circonferenza
: il che non si
vede
.
Figuratevi
ora
la
faccia
della
Luna
piena
di
montagne
ben
alte
: non
vedete
voi come le
piagge
e i
dorsi
loro,
elevandosi
sopra la
convessità
della
perfetta
superficie
sferica
, vengono
esposti
alla
vista
del
Sole
, ed
accomodati
a
ricevere
i
raggi
, assai meno
obliquamente
, e perciò a
mostrarsi
illuminati
quanto il
resto
?
SAGR
. Tutto
bene
: ma se vi sono tali
montagne
, è
vero
che il
Sole
le
ferirà
assai
piú
direttamente
che non
farebbe
l'
inclinazione
di una
superficie
pulita
, ma è anco
vero
che tra esse
montagne
resterebbero
tutte le
valli
oscure
, mediante l'
ombre
grandissime
che in quel
tempo
verrebber
da i
monti
; dove che le
parti
di
mezo
, benché
piene
di
valli
e
monti
, mediante l'avere il
Sole
elevato
,
rimarrebbero
senz'
ombre
, e però
piú
lucide
assai che le
parti
estreme
,
sparse
non
men
di
ombre
che di
lume
: e pur tuttavia non si
vede
tal
differenza
.
SIMP
. Una
simil
difficultà
mi si
andava
avvolgendo
per la
fantasia
.
SALV
. Quanto è
piú
pronto
il
signor
Simplicio
a
penetrar
le
difficultà
che
favoriscono
le
opinioni
d'
Aristotile
, che le
soluzioni
! Ma io ho qualche
sospetto
che a
bello
studio
e'
voglia
anco talvolta
tacerle
; e nel
presente
particulare
avendo da per sé potuto
veder
l'
obbiezione
, che
pure
è assai
ingegnosa
, non posso
credere
che e' non abbia ancora
avvertita
la
risposta
, ond'io voglio
tentar
di
cavargliela
(come si dice) di
bocca
. Però
ditemi
,
signor
Simplicio
:
credete
voi che possa
essere
ombra
dove
feriscono
i
raggi
del
Sole
?
SIMP
.
Credo
, anzi son
sicuro
, che no, perché essendo egli il
massimo
luminare
, che
scaccia
con i suoi
raggi
le
tenebre
, è
impossibile
che dove egli
arriva
resti
tenebroso
; e poi
aviamo
la
definizione
che
tenebræ
sunt
privatio
luminis
.
SALV
. Adunque il
Sole
,
rimirando
la
Terra
o la
Luna
o altro
corpo
opaco
, non
vede
mai alcuna delle sue
parti
ombrose
, non avendo altri
occhi
da
vedere
che i suoi
raggi
apportatori
del
lume
; ed in
conseguenza
uno che
fusse
nel
Sole
, non
vedrebbe
mai niente di
adombrato
, imperocché i
raggi
suoi
visivi
andrebbero
sempre in
compagnia
de i
solari
illuminanti
.
SIMP
. Questo è
verissimo
, senza
contradizione
alcuna.
SALV
. Ma quando la
Luna
è all'
opposizion
del
Sole
, qual
differenza
è tra il
viaggio
che fanno i
raggi
della vostra
vista
, e quello che fanno i
raggi
del
Sole
?
SIMP
.
Ora
ho
inteso
; voi volete
dire
che
caminando
i
raggi
della
vista
e quelli del
Sole
per le medesime
linee
, noi non possiamo
scoprir
alcuna delle
valli
ombrose
della
Luna
. Di
grazia
,
toglietevi
giú
di questa
opinione
, ch'io sia
simulatore
o
dissimulatore
; e vi
giuro
da
gentiluomo
che non avevo
penetrata
cotal
risposta
, né forse l'avrei
ritrovata
senza l'
aiuto
vostro o senza lungo
pensarvi
.
SAGR
. La
soluzione
che fra tutti due avete
addotta
circa quest'
ultima
difficultà
, ha
veramente
soddisfatto
a me ancora; ma nel medesimo
tempo
questa
considerazione
del
camminare
i
raggi
della
vista
con quelli del
Sole
, mi ha
destato
un altro
scrupolo
circa l'altra
parte
: ma non
so
se io lo
saprò
spiegare
, perché,
essendomi
nato
di
presente
, non l'ho per ancora
ordinato
a modo mio; ma
vedremo
fra tutti di
ridurlo
a
chiarezza
. E' non è
dubbio
alcuno che le
parti
verso la
circonferenza
dell'
emisferio
pulito
, ma non
brunito
, che sia
illuminato
dal
Sole
,
ricevendo
i
raggi
obliquamente
, ne
ricevono
assai meno che le
parti
di
mezo
, le quali
direttamente
gli
ricevono
; e può
essere
che una
striscia
larga
,
verbigrazia
,
venti
gradi
, che sia verso l'
estremità
dell'
emisferio
, non
riceva
piú
raggi
che un'altra verso le
parti
di
mezo
,
larga
non
piú
di quattro
gradi
; onde quella
veramente
sarà assai
piú
oscura
di questa, e tale
apparirà
a chiunque le
rimirasse
amendue
in
faccia
o
vogliam
dire
in
maestà
. Ma quando l'
occhio
del
riguardante
fusse
costituito
in
luogo
tale che la
larghezza
de i
venti
gradi
della
striscia
oscura
se gli
rappresentasse
non
piú
lunga
d'una di quattro
gradi
posta
sul
mezo
dell'
emisferio
, io non ho per
impossibile
che se gli potesse
mostrare
egualmente
chiara
e
luminosa
come l'altra, perché finalmente dentro a due
angoli
eguali
, cioè di quattro
gradi
l'uno, vengono all'
occhio
le
reflessioni
di due
eguali
moltitudini
di
raggi
, di quelli, cioè, che si
reffettono
dalla
striscia
di
mezo
,
larga
gradi
quattro, e de i
reflessi
dall'altra di
venti
gradi
, ma
veduta
in
iscorcio
sotto la
quantità
di
gradi
quattro: ed un
sito
tale
otterrà
l'
occhio
, quando e' sia
collocato
tra '
l
detto
emisfero
e '
l
corpo
che l'
illumina
, perché allora la
vista
e i
raggi
vanno
per le medesime
linee
.
Par
dunque che non sia
impossibile
che la
Luna
possa esser di
superficie
assai
bene
eguale
, e che non
dimeno
nel
plenilunio
si
mostri
non
men
luminosa
nell'
estremità
che nelle
parti
di
mezo
.
SALV
. La
dubitazione
è
ingegnosa
e
degna
d'esser
considerata
: e
comeché
ella vi è
nata
pur
ora
improvisamente
, io
parimente
risponderò
quello che
improvisamente
mi
cade
in
mente
, e forse
potrebb'
essere
che col
pensarvi
piú
mi
sovvenisse
miglior
risposta
. Ma prima che io
produca
altro in
mezo
, sarà
bene
che noi ci
assicuriamo
con l'
esperienza
se la vostra
opposizione
risponde
cosí
in
fatto
, come
par
che
concluda
in
apparenza
. E però,
ripigliando
la medesima
carta
,
inclinandone
, col
piegarla
, una
piccola
parte
sopra il
rimanente
,
proviamo
se
esponendola
al
lume
,
sí
che sopra la
minor
parte
caschino
i
raggi
del
lume
direttamente
, e sopra l'altra
obliquamente
, questa che
riceve
i
raggi
diretti
si
mostri
piú
chiara
; ed ecco già l'
esperienza
manifesta
, che l'è
notabilmente
piú
luminosa
.
Ora
, quando la vostra
opposizione
sia
concludente
,
bisognerà
che,
abbassando
noi l'
occhio
tanto che,
rimirando
l'altra maggior
parte
, meno
illuminata
, in
iscorcio
, ella ci
apparisca
non
piú
larga
dell'altra
piú
illuminata
, e che in
conseguenza
non sia
veduta
sotto maggior
angolo
che quella,
bisognerà
,
dico
, che il suo
lume
si
accresca
sí
, che ci
sembri
cosí
lucida
come l'altra. Ecco che io la
guardo
, e la
veggo
sí
obliquamente
che la mi
apparisce
piú
stretta
dell'altra; ma con tutto ciò la sua
oscurità
non mi si
rischiara
punto
.
Guardate
ora
se l'istesso
accade
a voi.
SAGR
. Ho
visto
, né, perché io
abbassi
l'
occhio
,
veggo
punto
illuminarsi
o
rischiararsi
davvantaggio
la
detta
superficie
; anzi mi
par
piú
tosto
che ella si
imbrunisca
.
SALV
. Siamo dunque sin
ora
sicuri
dell'
inefficacia
dell'
opposizione
. Quanto poi alla
soluzione
,
credo
che, per esser la
superficie
di questa
carta
poco meno che
tersa
, pochi sieno i
raggi
che si
reflettano
verso gl'
incidenti
, in
comparazione
della
moltitudine
che si
reflette
verso le
parti
opposte
e che di quei pochi se ne
perdano
sempre
piú
quanto
piú
si
accostano
i
raggi
visivi
a essi
raggi
luminosi
incidenti
; e perché non i
raggi
incidenti
, ma quelli che si
reffettono
all'
occhio
, fanno
apparir
l'
oggetto
luminoso
, però nell'
abbassar
l'
occhio
,
piú
è quello che si
perde
che quello che si
acquista
, come anco voi stesso
dite
apparirvi
nel
vedere
il
foglio
più
oscuro
.
SAGR
. Io dell'
esperienza
e della
ragione
mi
appago
.
Resta
ora
che '
l
signor
Simplicio
risponda
all'altro mio
quesito
,
dichiarandomi
quali
cose
muovano
i
Peripatetici
a voler questa
rotondità
ne i
corpi
celesti
tanto
esatta
.
SIMP
. L'
essere
i
corpi
celesti
ingenerabili
,
incorruttibili
,
inalterabili
,
impassibili
,
immortali
, etc., fa che e' sieno
assolutamente
perfetti
; e l'
essere
assolutamente
perfetti
si
tira
in
conseguenza
che in loro sia ogni
genere
di
perfezione
, e però che la
figura
ancora sia
perfetta
, cioè
sferica
, e
assolutamente
e
perfettamente
sferica
, e non
aspera
ed
irregolare
.
SALV
. E questa
incorruttibilità
da che la
cavate
voi?
SIMP
. Dal
mancar
di
contrari
immediatamente
, e
mediatamente
dal
moto
semplice
circolare
.
SALV
. Talché, per quanto io
raccolgo
dal vostro
discorso
, nel
costituir
l'
essenza
de i
corpi
celesti
incorruttibile
inalterabile
etc., non v'
entra
come
causa
o
requisito
necessario
, la
rotondità
; che quando questa
cagionasse
l'
inalterabilità
, noi potremo ad
arbitrio
nostro far
incorruttibile
il
legno
, la
cera
, ed altre
materie
elementari
, col
ridurle
in
figura
sferica
.
SIMP
. E non è egli
manifesto
che una
palla
di
legno
meglio
e
piú
lungo
tempo
si
conserverà
che una
guglia
o altra
forma
angolare
, fatta di altrettanto del medesimo
legno
?
SALV
. Cotesto è
verissimo
, ma non però di
corruttibile
diverrà
ella
incorruttibile
; anzi
resterà
pur
corruttibile
, ma ben di
piú
lunga
durata
. Però è da
notarsi
che il
corruttibile
è
capace
di
piú
e di meno tale, potendo noi
dire
: "Questo è
men
corruttibile
di quello", come, per
esempio
, il
diaspro
è
men
corruttibile
della
pietra
serena
; ma l'
incorruttibile
non
riceve
il
piú
e '
l
meno,
sí
che si possa
dire
: "Questo è
piú
incorruttibile
di quell'altro", se
amendue
sono
incorruttibili
ed
eterni
. La
diversità
dunque di
figura
non può
operare
se non nelle
materie
che son
capaci
del
piú
o del meno
durare
; ma nelle
eterne
, che non posson
essere
se non
egualmente
eterne
,
cessa
l'
operazione
della
figura
. E per tanto, già che la
materia
celeste
non per la
figura
è
incorruttibile
, ma per altro, non
occorre
esser
cosí
ansioso
di questa
perfetta
sfericità
, perché, quando la
materia
sarà
incorruttibile
, abbia pur che
figura
si
voglia
, ella sarà sempre tale.
SAGR
. Ma io
vo
considerando
qualche cosa di
piú
, e
dico
che,
conceduto
che la
figura
sferica
avesse
facultà
di
conferire
l'
incorruttibilità
, tutti i
corpi
, di
qualsivoglia
figura
, sarebbero
eterni
e
incorruttibili
. Imperocché essendo il
corpo
rotondo
incorruttibile
, la
corruttibilità
verrebbe
a
consistere
in quelle
parti
che
alterano
la
perfetta
rotondità
: come, per
esempio
, in un
dado
vi è dentro una
palla
perfettamente
rotonda
, e come tale
incorruttibile
;
resta
dunque che
corruttibili
sieno quelli
angoli
che
ricuoprono
ed
ascondono
la
rotondità
; al
piú
dunque che potesse
accadere
, sarebbe che tali
angoli
e (per
cosí
dire
)
escrescenze
si
corrompessero
. Ma se
piú
internamente
andremo
considerando
, in quelle
parti
ancora verso gli
angoli
vi son dentro altre
minori
palle
della medesima
materia
, e però esse ancora, per esser
rotonde
,
incorruttibili
; e
cosí
ne'
residui
che
circondano
queste otto
minori
sferette
, vi se ne possono
intendere
altre; talché finalmente,
risolvendo
tutto il
dado
in
palle
innumerabili
,
bisognerà
confessarlo
incorruttibile
. E questo medesimo
discorso
ed una
simile
resoluzione
si può far di tutte le altre
figure
.
SALV
. Il
progresso
cammina
benissimo
:
sí
che quando,
verbigrazia
, un
cristallo
sferico
avesse dalla
figura
l'esser
incorruttibile
, cioè la
facultà
di
resistere
a tutte le
alterazioni
interne
ed
esterne
, non si
vede
che l'
aggiugnerli
altro
cristallo
e
ridurlo
,
verbigrazia
, in
cubo
l'avesse ad
alterar
dentro, né anco di fuori,
sí
che ne
divenisse
meno
atto
a
resistere
al
nuovo
ambiente
,
fatto
dell'
istessa
materia
, che non
era
all'altro di
materia
diversa
, e
massime
se è
vero
che la
corruzione
si
faccia
da i
contrari
, come dice
Aristotile
; e di qual cosa si può
circondare
quella
palla
di
cristallo
, che gli sia
manco
contraria
del
cristallo
medesimo? Ma noi non ci
accorgiamo
del
fuggir
dell'
ore
, e
tardi
verremo a
capo
de' nostri
ragionamenti
, se sopra ogni
particulare
si hanno da fare
sí
lunghi
discorsi
; oltre che la
memoria
si
confonde
talmente
nella
multiplicità
delle
cose
, che
difficilmente
posso
ricordarmi
delle
proposizioni
che
ordinatamente
aveva
proposte
il
signor
Simplicio
da
considerarsi
.
SIMP
. Io me ne
ricordo
benissimo
; e circa questo
particulare
della
montuosità
della
Luna
,
resta
ancora in
piede
la
causa
che io
addussi
di tale
apparenza
,
potendosi
benissimo
salvare
con
dir
ch'ella sia un'
illusione
procedente
dall'esser le
parti
della
Luna
inegualmente
opache
e
perspicue
.
SAGR
. Poco fa, quando il
signor
Simplicio
attribuiva
le
apparenti
inegualità
della
Luna
,
conforme
all'
opinione
di certo
Peripatetico
amico
suo, alle
parti
di essa
Luna
diversamente
opache
e
perspicue
,
conforme
a che
simili
illusioni
si
veggono
in
cristalli
e
gemme
di
piú
sorti
, mi
sovvenne
una
materia
molto
piú
accomodata
per
rappresentar
cotali
effetti
, e tale che
credo
certo che quel
filosofo
la
pagherebbe
qualsivoglia
prezo
; e queste sono le
madreperle
, le quali si
lavorano
in
varie
figure
, e benché
ridotte
ad una
estrema
liscezza
,
sembrano
all'
occhio
tanto
variamente
in
diverse
parti
cave
e
colme
, che appena al
tatto
stesso si può
dar
fede
della loro
egualità
.
SALV
.
Bellissimo
è
veramente
questo
pensiero
; e quel che non è
stato
fatto
sin
ora
, potrebbe esser
fatto
un'altra
volta
, e se sono state
prodotte
altre
gemme
e
cristalli
, che non han che fare con l'
illusioni
delle
madreperle
, saran ben
prodotte
queste ancora. Intanto, per non
tagliar
l'
occasione
ad alcuno,
tacerò
la
risposta
che ci
andrebbe
, e solo
procurerò
per
ora
di
sodisfare
alle
obbiezioni
portate
dal
signor
Simplicio
.
Dico
per tanto che questa vostra è una
ragion
troppo
generale
, e come voi non l'
applicate
a tutte le
apparenze
ad una ad una che si
veggono
nella
Luna
, e per le quali io ed altri si son
mossi
a
tenerla
montuosa
, non
credo
che voi siate per
trovare
chi si
soddisfaccia
di tal
dottrina
; né
credo
che voi stesso né l'
autor
medesimo
trovi
in essa maggior
quiete
, che in
qualsivoglia
altra cosa
remota
dal
proposito
. Delle molte e molte
apparenze
varie
che si
scorgono
di
sera
in
sera
in un
corso
lunare
, voi pur una
sola
non ne potrete
imitare
col
fabbricare
una
palla
a vostro
arbitrio
di
parti
piú
e meno
opache
e
perspicue
e che sia di
superficie
pulita
; dov'e che, all'
incontro
, di
qualsivoglia
materia
solida
e non
trasparente
si
fabbricheranno
palle
le quali, solo con
eminenze
e
cavità
e col
ricevere
variamente
l'
illuminazione
,
rappresenteranno
l'
istesse
viste
e
mutazioni
a
capello
, che d'
ora
in
ora
si
scorgono
nella
Luna
. In esse
vedrete
i
dorsi
dell'
eminenze
esposte
al
lume
del
Sole
chiari
assai, e
doppo
di loro le
proiezioni
dell'
ombre
oscurissime
;
vedrete
le maggiori e
minori
,
secondo
che esse
eminenze
si
troveranno
piú
o meno
distanti
dal
confine
che
distingue
la
parte
della
Luna
illuminata
dalla
tenebrosa
;
vedrete
l'istesso
termine
e
confine
, non
egualmente
disteso
, qual sarebbe se la
palla
fusse
pulita
, ma
anfrattuoso
e
merlato
;
vedrete
, oltre al
detto
termine
, nella
parte
tenebrosa
, molte
sommità
illuminate
e
staccate
dal
resto
già
luminoso
,
vedrete
l'
ombre
sopradette
,
secondoché
l'
illuminazione
si
va
alzando
,
andarsi
elleno
diminuendo
, sinché del tutto
svaniscono
, né
piú
vedersene
alcuna quando tutto l'
emisferio
sia
illuminato
; all'
incontro
poi, nel
passare
il
lume
verso l'altro
emisfero
lunare
,
riconoscerete
l'
istesse
eminenze
osservate
prima, e
vedrete
le
proiezioni
dell'
ombre
loro farsi al
contrario
ed
andar
crescendo
: delle quali
cose
torno
a
replicarvi
che voi pur una non potrete
rappresentarmi
col vostro
opaco
e
perspicuo
.
SAGR
. Anzi pur se ne
imiterà
una, cioè quella del
plenilunio
, quando, per esser il tutto
illuminato
, non si
scorge
piú
né
ombre
né altro che dalle
eminenze
e
cavità
riceva
alcuna
variazione
. Ma di
grazia
,
signor
Salviati
, non
perdete
piú
tempo
in questo
particolare
, perché uno che avesse avuto
pazienza
di far l'
osservazioni
di una o due
lunazioni
e non
restasse
capace
di questa
sensatissima
verità
, si potrebbe ben
sentenziare
per
privo
del tutto di
giudizio
; e con
simili
, a che
consumar
tempo
e
parole
indarno
?
SIMP
. Io
veramente
non ho fatte tali
osservazioni
, perché non ho avuta questa
curiosità
, né meno
strumento
atto
a poterle fare; ma voglio per ogni modo farle: e intanto possiamo
lasciar
questa
questione
in
pendente
e
passare
a quel
punto
che
segue
,
producendo
i
motivi
per i quali voi
stimate
che la
Terra
possa
reflettere
il
lume
del
Sole
non
men
gagliardamente
che la
Luna
, perché a me
par
ella tanto
oscura
ed
opaca
, che un tale
effetto
mi si
rappresenta
del tutto
impossibile
.
SALV
. La
causa
per la quale voi
reputate
la
Terra
inetta
all'
illuminazione
non è
altramente
cotesta,
signor
Simplicio
. E non sarebbe
bella
cosa che io
penetrassi
i vostri
discorsi
meglio
che voi medesimo?
SIMP
. Se io mi
discorra
bene
o
male
,
potrebb'
esser che voi
meglio
di me lo
conosceste
; ma, o
bene
o
mal
ch'io mi
discorra
, che voi possiate
meglio
di me
penetrar
il mio
discorso
, questo non
crederò
io mai.
SALV
. Anzi vel farò io
creder
pur
ora
.
Ditemi
un poco: quando la
Luna
è presso che
piena
,
sí
che ella si può
veder
di
giorno
ed anco a
meza
notte
, quando vi
par
ella
piú
splendente
, il
giorno
o la
notte
?
SIMP
. La
notte
, senza
comparazione
, e
parmi
che la
Luna
imiti
quella
colonna
di
nugole
e di
fuoco
che fu
scorta
a i
figliuoli
di
Isdraele
, che alla
presenza
del
Sole
si
mostrava
come una
nugoletta
, ma la
notte
poi
era
splendidissima
.
Cosí
ho io
osservato
alcune
volte
di
giorno
tra certe
nugolette
la
Luna
non
altramente
che una di esse
biancheggiante
; ma la
notte
poi si
mostra
splendentissima
.
SALV
. Talché quando voi non vi foste mai
abbattuto
a
veder
la
Luna
se non di
giorno
, voi non l'avreste
giudicata
piú
splendida
di una di quelle
nugolette
.
SIMP
.
Cosí
credo
fermamente
.
SALV
.
Ditemi
ora
:
credete
voi che la
Luna
sia
realmente
piú
lucente
la
notte
che '
l
giorno
, o pur che per qualche
accidente
ella si
mostri
tale?
SIMP
.
Credo
che
realmente
ella
risplenda
in se stessa tanto di
giorno
quanto di
notte
, ma che '
l
suo
lume
si
mostri
maggiore di
notte
perché noi la
vediamo
nel
campo
oscuro
del
cielo
; ed il
giorno
, per esser tutto l'
ambiente
assai
chiaro
,
sí
che ella di poco lo
avanza
di
luce
, ci si
rappresenta
assai
men
lucida
.
SALV
Or
ditemi
; avete voi
veduto
mai in su la
meza
notte
il
globo
terrestre
illuminato
dal
Sole
?
SIMP
. Questa mi
pare
una
domanda
da non farsi se non per
burla
, o
vero
a qualche
persona
conosciuta
per
insensata
affatto.
SALV
. No, no, io v'ho per
uomo
sensatissimo
, e
fo
la
domanda
sul
saldo
: e però
rispondete
pure
, e poi se vi
parrà
che io
parli
a
sproposito
, mi
contento
d'esser io l'
insensato
; ché
bene
è
piú
sciocco
quello che
interroga
scioccamente
, che quello a chi si fa
interrogazione
.
SIMP
. Se dunque voi non mi avete per
semplice
affatto,
fate
conto
ch'io v'abbia
risposto
, e
detto
che è
impossibile
che uno che sia in
Terra
, come siamo noi,
vegga
di
notte
quella
parte
della
Terra
dove è
giorno
, cioè che è
percossa
dal
Sole
.
SALV
. Adunque non vi è
toccato
mai a
veder
la
Terra
illuminata
se non di
giorno
; ma la
Luna
la
vedete
anco nella
piú
profonda
notte
risplendere
in
cielo
: e questa,
signor
Simplicio
, è la
cagione
che vi fa
credere
che la
Terra
non
risplenda
come la
Luna
, che se voi poteste
veder
la
Terra
illuminata
mentreché voi
fuste
in
luogo
tenebroso
come la nostra
notte
, la
vedreste
splendida
piú
che la
Luna
.
Ora
, se voi volete che la
comparazione
proceda
bene
, bisogna far
parallelo
del
lume
della
Terra
con quel della
Luna
veduta
di
giorno
, e non con la
Luna
notturna
, poiché non ci
tocca
a
veder
la
Terra
illuminata
se non di
giorno
. Non sta
cosí
?
SIMP
.
Cosí
è
dovere
.
SALV
. E perché voi medesimo avete già
confessato
d'aver
veduta
la
Luna
di
giorno
tra
nugolette
biancheggianti
e
similissima
, quanto all'
aspetto
, ad una di esse, già
primamente
venite a
confessare
che quelle
nugolette
, che pur son
materie
elementari
, son
atte
a
ricever
l'
illuminazione
quanto la
Luna
, ed ancor
piú
, se voi vi
ridurrete
in
fantasia
d'aver
vedute
talvolta alcune
nugole
grandissime
, e
candidissime
come la
neve
; e non si può
dubitare
che se una tale si potesse
conservar
cosí
luminosa
nella
piú
profonda
notte
, ella
illuminerebbe
i
luoghi
circonvicini
piú
che cento
Lune
. Quando dunque noi
fussimo
sicuri
che la
Terra
si
illuminasse
dal
Sole
al
pari
di una di quelle
nugolette
, non
resterebbe
dubbio
che ella
fusse
non meno
risplendente
della
Luna
. Ma di questo
cessa
ogni
dubbio
, mentre noi
veggiamo
le medesime
nugole
, nell'
assenza
del
Sole
,
restar
la
notte
cosí
oscure
come la
Terra
; e, quel che è
piú
, non è alcuno di noi al quale non sia
accaduto
di
veder
piú
volte
alcune tali
nugole
basse
e
lontane
, e stare in
dubbio
se le
fussero
nugole
o
montagne
:
segno
evidente
, le
montagne
non esser
men
luminose
di quelle
nugole
.
SAGR
. Ma che
piú
altri
discorsi
? Eccovi
là
su la
Luna
, che è
piú
di
meza
; eccovi
là
quel
muro
alto
, dove
batte
il
Sole
;
ritiratevi
in qua,
sí
che la
Luna
si
vegga
accanto al
muro
;
guardate
ora
: che vi
par
piú
chiaro
? non
vedete
voi che se
vantaggio
vi è, l'ha il
muro
? Il
Sole
percuote
in quella
parete
; di
lí
si
reverbera
nelle
pareti
della
sala
; da quelle si
reflette
in quella
camera
,
sí
che in essa
arriva
con la
terza
riflessione
: e ad ogni modo son
sicuro
che vi è
piú
lume
, che se
direttamente
vi
arrivasse
il
lume
della
Luna
.
SIMP
. Oh questo non
credo
io, perché quel della
Luna
, e
massime
quando ell'è
piena
, è un
grande
illuminare
.
SAGR
.
Par
grande
per l'
oscurità
de i
luoghi
circonvicini
ombrosi
, ma
assolutamente
non è molto, ed è
minore
che quel del
crepuscolo
di
mez
'
ora
doppo
il
tramontar
del
Sole
; il che è
manifesto
, perché non prima che allora
vedrete
cominciare
a
distinguersi
in
Terra
le
ombre
de i
corpi
illuminati
dalla
Luna
. Se poi quella
terza
reflessione
in quella
camera
illumini
piú
che la prima della
Luna
, si potrà
conoscere
andando
là
, col
legger
quivi
un
libro
, e
provar
poi
stasera
al
lume
della
Luna
se si
legge
piú
agevolmente
o meno, che
credo
senz'altro che si
leggerà
meno.
SALV
.
Ora
,
signor
Simplicio
(se però voi
sete
stato
appagato
), potete
comprender
come voi medesimo
sapevi
veramente
che la
Terra
risplendeva
non meno che la
Luna
, e che il
ricordarvi
solamente alcune
cose
sapute
da per voi, e non
insegnate
da me, ve n'ha
reso
certo: perché io non vi ho
insegnato
che la
Luna
si
mostra
piú
risplendente
la
notte
che '
l
giorno
, ma già lo
sapevi
da per voi, come anco
sapevi
che tanto si
mostra
chiara
una
nugoletta
quanto la
Luna
;
sapevi
parimente
che l'
illuminazion
della
Terra
non si
vede
di
notte
, ed in
somma
sapevi
il tutto, senza
saper
di
saperlo
. Di qui non
doverà
di
ragione
esservi
difficile
il
conceder
che la
reflessione
della
Terra
possa
illuminar
la
parte
tenebrosa
della
Luna
, con
luce
non
minor
di quella con la quale la
Luna
illustra
le
tenebre
della
notte
, anzi tanto
piú
, quanto che la
Terra
è quaranta
volte
maggior della
Luna
.
SIMP
.
Veramente
io
credeva
che quel
lume
secondario
fosse
proprio della
Luna
.
SALV
. E questo ancora
sapete
da per voi, e non v'
accorgete
di
saperlo
.
Ditemi
: non avete voi per voi stesso
saputo
che la
Luna
si
mostra
piú
luminosa
assai la
notte
che il
giorno
,
rispetto
all'
oscurità
del
campo
ambiente
? ed in
conseguenza
non venite voi a
sapere
in
genere
, che ogni
corpo
lucido
si
mostra
piú
chiaro
quanto l'
ambiente
è
piú
oscuro
?
SIMP
. Questo
so
io
benissimo
.
SALV
. Quando la
Luna
è
falcata
e vi
mostra
assai
chiaro
quel
lume
secondario
, non è ella sempre
vicina
al
Sole
, ed in
conseguenza
nel
lume
del
crepusculo
?
SIMP
.
Èvvi
; e molte
volte
ho
desiderato
che l'
aria
si facesse
piú
fosca
per poter
veder
quel tal
lume
piú
chiaro
, ma l'è
tramontata
avanti
notte
oscura
.
SALV
. Voi dunque
sapete
benissimo
che nella
profonda
notte
quel
lume
apparirebbe
piú
?
SIMP
.
Signor
sí
, ed ancor
piú
se si potesse
tor
via
il gran
lume
delle
corna
tocche
dal
Sole
, la
presenza
del quale
offusca
assai l'altro
minore
.
SALV
. Oh non
accad
'egli talvolta di poter
vedere
dentro ad
oscurissima
notte
tutto il
disco
della
Luna
, senza
punto
essere
illuminato
dal
Sole
?
SIMP
. Io non
so
che questo
avvenga
mai, se non ne gli
eclissi
totali
della
Luna
.
SALV
. Adunque allora
dovrebbe
questa sua
luce
mostrarsi
vivissima
, essendo in un
campo
oscurissimo
e non
offuscata
dalla
chiarezza
delle
corna
luminose
: ma voi in quello
stato
come l'avete
veduta
lucida
?
SIMP
.
Holla
veduta
talvolta del
color
del
rame
ed un poco
albicante
; ma altre
volte
è
rimasta
tanto
oscura
, che l'ho del tutto
persa
di
vista
.
SALV
. Come dunque può esser sua propria quella
luce
, che voi
cosí
chiara
vedete
nell'
albor
del
crepuscolo
, non
ostante
l'
impedimento
dello
splendor
grande
e
contiguo
delle
corna
, e che poi nella
piú
oscura
notte
,
rimossa
ogni altra
luce
, non
apparisce
punto
?
SIMP
.
Intendo
esserci
stato
chi ha
creduto
cotal
lume
venirle
participato
dall'altre
stelle
, ed in
particolare
da
Venere
, sua
vicina
.
SALV
. E cotesta
parimente
è una
vanità
, perché nel
tempo
della sua
totale
oscurazione
dovrebbe
pur
mostrarsi
piú
lucida
che mai, ché non si può
dire
che l'
ombra
della
Terra
gli
asconda
la
vista
di
Venere
né dell'altre
stelle
; ma ben ne
riman
ella del tutto
priva
allora, perché l'
emisferio
terrestre
che in quel
tempo
riguarda
verso la
Luna
, è quello dove è
notte
, cioè un'
intera
privazion
del
lume
del
Sole
. E se voi
diligentemente
andrete
osservando
,
vedrete
sensatamente
che,
sí
come la
Luna
, quando è
sottilmente
falcata
, pochissimo
illumina
la
Terra
, e
secondoché
in lei
vien
crescendo
la
parte
illuminata
dal
Sole
,
cresce
parimente
lo
splendore
a noi, che da quella
vienci
reflesso
;
cosí
la
Luna
, mentre è
sottilmente
falcata
e che, per esser tra '
l
Sole
e la
Terra
,
scuopre
grandissima
parte
dell'
emisferio
terreno
illuminato
, si
mostra
assai
chiara
e
discostandosi
dal
Sole
e venendo verso la
quadratura
, si
vede
tal
lume
andar
languendo
, ed oltre la
quadratura
si
vede
assai
debile
, perché sempre
va
perdendo
della
vista
della
parte
luminosa
della
Terra
: e pur
dovrebbe
accadere
il
contrario
quando tal
lume
fusse
suo o
comunicatole
dalle
stelle
, perché allora la possiamo
vedere
nella
profonda
notte
e nell'
ambiente
molto
tenebroso
.
SIMP
.
Fermate
, di
grazia
, che pur
ora
mi
sovviene
aver
letto
in un
libretto
moderno
di
conclusioni
,
pieno
di molte
novità
, "che questo
lume
secondario
non è
cagionato
dalle
stelle
né è proprio della
Luna
e
men
di tutti
comunicatogli
dalla
Terra
, ma che
deriva
dalla medesima
illuminazion
del
Sole
, la quale, per esser la
sustanza
del
globo
lunare
alquanto
trasparente
,
penetra
per tutto il suo
corpo
, ma
piú
vivamente
illumina
la
superficie
dell'
emisfero
esposto
a i
raggi
del
Sole
, e la
profondità
,
imbevendo
e, per
cosí
dire
,
inzuppandosi
di tal
luce
a
guisa
di una
nugola
o di un
cristallo
, la
trasmette
e si
rende
visibilmente
lucida
. E questo (se ben mi
ricorda
)
prova
egli con l'
autorità
, con l'
esperienza
e con la
ragione
,
adducendo
Cleomede
,
Vitellione
,
Macrobio
e qualch'altro
autor
moderno
, e
soggiugnendo
,
vedersi
per
esperienza
ch'ella si
mostra
molto
lucida
ne i
giorni
prossimi
alla
congiunzione
, cioè quando è
falcata
, e
massimamente
risplende
intorno al suo
limbo
; e di
piú
scrive
che negli
eclissi
solari
, quando ella è sotto il
disco
del
Sole
, si
vede
tralucere
, e
massime
intorno all'
estremo
cerchio
. Quanto poi alle
ragioni
,
parmi
ch'e'
dica
che non potendo ciò
derivare
né dalla
Terra
né dalle
stelle
né da se stessa,
resta
necessariamente
ch'e' venga dal
Sole
; oltreché, fatta questa
supposizione
,
benissimo
si
rendono
accomodate
ragioni
di tutti i
particulari
che
accascano
. Imperocché del
mostrarsi
tal
luce
secondaria
piú
vivace
intorno all'
estremo
limbo
, ne è
cagione
la
brevità
dello
spazio
da esser
penetrato
da i
raggi
del
Sole
, essendoché delle
linee
che
traversano
un
cerchio
, la
massima
è quella che
passa
per il
centro
, e delle altre le
piú
lontane
da questa son sempre
minori
delle
piú
vicine
. Dal medesimo
principio
dice egli
derivare
che tal
lume
poco
diminuisce
. E finalmente, per questa
via
si
assegna
la
causa
onde
avvenga
che quel
cerchio
piú
lucido
intorno all'
estremo
margine
della
Luna
si
scorga
nell'
eclisse
solare
in quella
parte
che sta sotto il
disco
del
Sole
, ma non in quella che è
fuor
del
disco
;
provenendo
ciò, perché i
raggi
del
Sole
trapassano
a
dirittura
al nostro
occhio
per le
parti
della
Luna
sottoposte
, ma per le
parti
che son fuori,
cascano
fuori dell'
occhio
".
SALV
. Se questo
filosofo
fusse
stato
il
primo
autore
di tale
opinione
, io non mi
maraviglierei
che e' vi
fusse
talmente
affezionato
, che e' l'avesse
ricevuta
per
vera
; ma
ricevendola
da altri, non
saprei
addur
ragione
bastante
per
iscusarlo
dal non aver
comprese
le sue
fallacie
, e
massime
doppo
l'aver egli
sentita
la
vera
causa
di tale
effetto
, ed aver potuto con mille
esperienze
e
manifesti
riscontri
assicurarsi
, ciò dal
reflesso
della
Terra
, e non da altro,
procedere
; e quanto questa
cognizione
fa
desiderar
qualche cosa nell'
accorgimento
di questo
autore
e di tutti gli altri che non le
prestano
l'
assenso
, tanto il non l'avere
intesa
e non esser loro
sovvenuta
mi
rende
scusabili
quei
piú
antichi
, i quali son ben
sicuro
che se
adesso
l'
intendessero
, senza una
minima
repugnanza
l'
ammetterebbero
. E se io vi
devo
schiettamente
dire
il mio
concetto
, non posso
creder
che quest'
autor
moderno
internamente
non la
creda
, ma
dubito
che il non
potersen
'egli fare il
primo
autore
, lo
stimoli
un poco a
tentare
di
supprimerla
o
smaccarla
almanco
appresso a i
semplici
, il
numero
de i quali
sappiamo
esser
grandissimo
; e molti sono che
godono
assai
piú
dell'
applauso
numeroso
del
popolo
, che dell'
assenso
de i pochi non
vulgari
.
SAGR
.
Fermate
un poco,
signor
Salviati
, ché mi
par
di
vedere
che voi non
andiate
drittamente
al
vero
punto
nel vostro
parlare
; perché questi, che
tendono
le
pareti
al
comune
, si
sanno
anco fare
autori
dell'
invenzioni
di altri, purché non sieno tanto
antiche
e fatte
pubbliche
per le
cattedre
e per le
piazze
, che sieno
piú
che
notorie
a tutti.
SALV
. Oh io son
piú
cattivo
di voi. Che
dite
voi di
pubbliche
o di
notorie
? non è egli l'istesso l'esser l'
opinioni
e l'
invenzioni
nuove
a gli
uomini
, che l'esser gli
uomini
nuovi
a loro? se voi vi
contentaste
della
stima
de'
principianti
nelle
scienze
, che vengon su di
tempo
in
tempo
, potreste farvi anco
inventore
sin dell'
alfabeto
, e
cosí
rendervi
ad essi
ammirando
; e se ben poi col
progresso
del
tempo
si
scoprisse
la vostra
sagacità
, ciò poco
pregiudica
al vostro
fine
, perché altri
sottentrano
a
mantenere
il
numero
de i
fautori
. Ma
torniamo
a
mostrare
al
signor
Simplicio
la
inefficacia
de i
discorsi
del suo
moderno
autore
, ne i quali ci sono
falsità
e
cose
non
concludenti
ed
inopinabili
. E prima, è
falso
che questa
luce
secondaria
sia
piú
chiara
intorno all'
estremo
margine
che nelle
parti
di
mezo
,
sí
che si
formi
quasi un
anello
o
cerchio
piú
risplendente
del
resto
del
campo
. Ben è
vero
che
guardando
la
Luna
posta
nel
crepuscolo
, si
mostra
, nel
primo
apparire
, un tal
cerchio
, ma con
inganno
che
nasce
dalla
diversità
de i
confini
con i quali
termina
il
disco
lunare
,
sparso
di questa
luce
secondaria
: imperocché dalla
parte
verso il
Sole
confina
con le
corna
lucidissime
della
Luna
, e dall'altra ha per
termine
confinante
il
campo
oscuro
del
crepuscolo
, la
relazion
del quale ci fa
parere
piú
chiaro
l'
albore
del
disco
lunare
, il quale nella
parte
opposta
viene
offuscato
dallo
splendor
maggiore delle
corna
. Che se l'
autor
moderno
avesse
provato
a farsi
ostacolo
tra l'
occhio
e lo
splendor
primario
col
tetto
di qualche
casa
o con altro
tramezzo
,
sí
che
visibile
restasse
solamente la
piazza
della
Luna
fuori delle
corna
, l'avrebbe
veduta
tutta
egualmente
luminosa
.
SIMP
. Mi
par
pur
ricordare
che egli
scriva
d'essersi
servito
di un
simile
artifizio
per
nascondersi
la
falce
lucida
.
SALV
. Oh come questo è, la sua, che io
stimava
inavvertenza
,
diventa
bugia
; la quale
pizzica
anco di
temerità
, poiché ciascheduno ne può far
frequentemente
la
riprova
. Che poi nell'
eclisse
del
Sole
si
vegga
il
disco
della
Luna
in altro modo che per
privazione
, io ne
dubito
assai, e
massime
quando l'
eclisse
non sia
totale
, come
necessariamente
bisogna che siano state le
osservate
dall'
autore
; ma quando anco e' si
scorgesse
come
lucido
, questo non
contraria
, anzi
favorisce
l'
opinion
nostra,
avvengaché
allora si
oppone
alla
Luna
tutto l'
emisferio
terrestre
illuminato
dal
Sole
, ché se
bene
l'
ombra
della
Luna
ne
oscura
una
parte
, questa è pochissima in
comparazione
di quella che
rimane
illuminata
. Quello che
aggiugne
di
piú
, che in questo
caso
la
parte
del
margine
che
soggiace
al
Sole
si
mostri
assai
lucida
, ma non
cosí
quella che
resta
fuori, e ciò
derivare
dal
venirci
direttamente
per quella
parte
i
raggi
solari
all'
occhio
, ma non per questa, è
bene
una di quelle
favole
che
manifestano
le altre
finzioni
di colui che le
racconta
, perché, se per farci
visibile
di
luce
secondaria
il
disco
lunare
bisogna che i
raggi
del
Sole
vengano
direttamente
al nostro
occhio
, non
vede
il
poverino
che noi mai non
vedremmo
tal
luce
secondaria
se non nell'
eclisse
del
Sole
? E se l'esser una
parte
della
Luna
remota
dal
disco
solare
solamente
manco
assai di
mezo
grado
può
deviare
i
raggi
del
Sole
,
sí
che non
arrivino
al nostro
occhio
, che sarà quando ella se ne
trovi
lontana
venti
e
trenta
quale ella ne è nella sua prima
apparizione
? e come verranno i
raggi
del
Sole
, che hanno a
trapassar
per il
corpo
della
Luna
, a
trovar
l'
occhio
nostro? Quest'
uomo
si
va
di
mano
in
mano
figurando
le
cose
quali
bisognerebbe
ch'
elle
fussero
per
servire
al suo
proposito
, e non
va
accomodando
i suoi
propositi
di
mano
in
mano
alle
cose
quali
elle
sono. Ecco: per far che lo
splendor
del
Sole
possa
penetrar
la
sustanza
della
Luna
, ei la fa in
parte
diafana
, quale è,
verbigrazia
, la
trasparenza
di una
nugola
o di un
cristallo
; ma non
so
poi quello ch'ei si
giudicasse
, circa una tal
trasparenza
, quando i
raggi
solari
avessero a
penetrare
una
profondità
di
nugola
di
piú
di
dua
mila
miglia
. Ma
ammettasi
che egli
arditamente
rispondesse
, ciò
potere
esser
benissimo
ne i
corpi
celesti
, che sono altre
faccende
che questi nostri
elementari
,
impuri
e
fecciosi
, e
convinchiamo
l'
error
suo con
mezi
che non
ammettono
risposta
, o per
dir
meglio
,
sutterfugii
. Quando ei
voglia
mantenere
che la
sustanza
della
Luna
sia
diafana
, bisogna ch'ei
dica
che ella è tale mentreché i
raggi
del
Sole
abbiano a
penetrar
tutta la sua
profondità
, cioè ne abbiano a
penetrar
piú
di
dua
mila
miglia
, ma che
opponendosigliene
solo un
miglio
ed anco meno, non la
penetreranno
piú
che e' si
penetrino
una delle nostre
montagne
.
SAGR
. Voi mi
fate
sovvenire
di uno che mi voleva
vendere
un
segreto
di poter
parlare
, per
via
di certa
simpatia
di
aghi
calamitati
, a uno che
fusse
stato
lontano
due o tre mila
miglia
; e
dicendogli
io che
volentieri
l'avrei
comprato
, ma che volevo
vederne
l'
esperienza
, e che mi
bastava
farla stando io in una delle mie
camere
ed egli in un'altra, mi
rispose
che in
sí
piccola
distanza
non si poteva
veder
ben l'
operazione
: onde io lo
licenziai
, con
dire
che non mi
sentivo
per allora di
andare
nel
Cairo
o in
Moscovia
per
veder
tale
esperienza
; ma se
pure
voleva
andare
esso, che io
arei
fatto
l'altra
parte
,
restando
in
Venezia
. Ma
sentiamo
come
va
la
conseguenza
dell'
autore
, e come
bisogni
ch'egli
ammetta
, la
materia
della
Luna
esser
permeabilissima
da i
raggi
solari
nella
profondità
di
dua
mila
miglia
, ma
opacissima
piú
di una
montagna
delle nostre nella
grossezza
di un
miglio
solo.
SALV
. L'
istesse
montagne
appunto
della
Luna
ce ne fanno
testimonianza
, le quali,
ferite
da una
parte
dal
Sole
,
gettano
dall'
opposta
ombre
negrissime
,
terminate
e
taglienti
piú
assai dell'
ombre
delle nostre; che quando
elle
fussero
diafane
, mai non avremmo potuto
conoscere
asprezza
veruna nella
superficie
della
Luna
, né
veder
quelle
cuspidi
luminose
staccate
dal
termine
che
distingue
la
parte
illuminata
dalla
tenebrosa
; anzi né meno
vedremmo
noi questo medesimo
termine
cosí
distinto
, se
fusse
vero
che '
l
lume
del
Sole
penetrasse
la
profondità
della
Luna
; anzi, per il
detto
medesimo dell'
autore
,
bisognerebbe
vedere
il
passaggio
e
confine
tra la
parte
vista
e la non
vista
dal
Sole
assai
confuso
e
misto
di
luce
e
tenebre
, ché
bene
è
necessario
che quella
materia
che
dà
il
transito
a i
raggi
solari
nella
profondità
di
dua
mila
miglia
, sia tanto
trasparente
che pochissimo gli
contrasti
nella
centesima
o
minor
parte
di tal
grossezza
: tuttavia il
termine
che
separa
la
parte
illuminata
dalla
oscura
è
tagliente
e
cosí
distinto
quanto è
distinto
il
bianco
dal
nero
, e
massime
dove il
taglio
passa
sopra la
parte
della
Luna
naturalmente
piú
chiara
e
piú
aspra
; ma dove
sega
le
macchie
antiche
, le quali sono
pianure
, per
andare
elle
sfericamente
inclinandosi
,
sí
che
ricevono
i
raggi
del
Sole
obliquissimi
,
quivi
il
termine
non è
cosí
tagliente
, mediante la
illuminazione
piú
languida
. Quello finalmente ch'ei dice del non si
diminuire
ed
abbacinare
la
luce
secondaria
secondo
che la
Luna
va
crescendo
, ma
conservarsi
continuamente
della medesima
efficacia
, è
falsissimo
; anzi, poco si
vede
nella
quadratura
, quando, per l'
opposito
, ella
dovrebbe
vedersi
piú
viva
,
potendosi
vedere
fuor
del
crepuscolo
, nella
notte
piú
profonda
.
Concludiamo
per tanto, esser la
reflession
della
Terra
potentissima
nella
Luna
; e, quello di che
dovrete
far maggiore
stima
,
cavatene
un'altra
congruenza
bellissima
: cioè, che se è
vero
che i
pianeti
operino
sopra la
Terra
col
moto
e col
lume
, forse la
Terra
non meno sarà
potente
a
operar
reciprocamente
in loro col medesimo
lume
e per
avventura
col
moto
ancora; e quando anco ella non si
movesse
, pur gli può
restare
la medesima
operazione
, perché già, come si è
veduto
, l'
azione
del
lume
è la medesima
appunto
cioè del
lume
del
Sole
reflesso
, e '
l
moto
non fa altro che la
variazione
de gli
aspetti
, la quale
segue
nel modo medesimo facendo
muover
la
Terra
e star
fermo
il
Sole
, che se si
faccia
per l'
opposito
.
SIMP
. Non si
troverà
alcuno de i
filosofi
che abbia
detto
che questi
corpi
inferiori
operino
ne i
celesti
, ed
Aristotile
dice
chiaro
il
contrario
.
SALV
.
Aristotile
e gli altri che non han
saputo
che la
Terra
e la
Luna
si
illuminino
scambievolmente
, son
degni
di
scusa
; ma
sarebber
ben
degni
di
riprensione
se, mentre vogliono che noi
concediamo
e
crediamo
a loro che la
Luna
operi
in
Terra
col
lume
, e'
volessin
poi a noi, che gli
aviamo
insegnato
che la
Terra
illumina
la
Luna
,
negare
l'
azione
della
Terra
nella
Luna
.
SIMP
. In
somma
io
sento
in me un'
estrema
repugnanza
nel
potere
ammettere
questa
società
che voi
vorreste
persuadermi
tra la
Terra
e la
Luna
,
ponendola
, come si dice, in
ischiera
con le
stelle
; ché, quando altro non ci
fusse
, la gran
separazione
e
lontananza
tra essa e i
corpi
celesti
mi
par
che
necessariamente
concluda
una
grandissima
dissimilitudine
tra di loro.
SALV
.
Vedete
,
signor
Simplicio
, quanto può un
inveterato
affetto
ed una
radicata
opinione
; poiché è tanto
gagliarda
, che vi fa
parer
favorevoli
quelle
cose
medesime che voi stesso
producete
contro di voi. Che se la
separazione
e
lontananza
sono
accidenti
validi
per
persuadervi
una gran
diversità
di
nature
,
convien
che per l'
opposito
la
vicinanza
e
contiguità
importino
similitudine
: ma quanto è
piú
vicina
la
Luna
alla
Terra
che a
qualsivoglia
altro de i
globi
celesti
?
Confessate
dunque, per la vostra medesima
concessione
(ed
averete
anco altri
filosofi
per
compagni
),
grandissima
affinità
esser tra la
Terra
e la
Luna
. Or
seguitiamo
avanti, e
proponete
se altro ci
resta
da
considerare
circa le
difficultà
che voi
moveste
contro le
congruenze
tra questi due
corpi
.
SIMP
. Ci
resterebbe
non
so
che in
proposito
della
solidità
della
Luna
, la quale io
argumentava
dall'esser ella
sommamente
pulita
e
liscia
, e voi dall'esser
montuosa
. Un'altra
difficultà
mi
nasceva
per il
credere
io che la
reflession
del
mare
dovesse
esser, per l'
egualità
della sua
superficie
piú
gagliarda
che quella della
Terra
, la cui
superficie
è tanto
scabrosa
ed
opaca
.
SALV
. Quanto al
primo
dubbio
,
dico
che,
sí
come nelle
parti
della
Terra
, che tutte per la lor
gravità
conspirano
ad
approssimarsi
quanto
piú
possono al
centro
, alcune tuttavia ne
rimangono
piú
remote
che l'altre, cioè le
montagne
piú
delle
pianure
, e questo per la lor
solidità
e
durezza
(ché se
fusser
di
materia
fluida
si
spianerebbero
),
cosí
il
veder
noi alcune
parti
della
Luna
restare
elevate
sopra la
sfericità
delle
parti
piú
basse
arguisce
la loro
durezza
, perché è
credibile
che la
materia
della
Luna
si
figuri
in
forma
sferica
per la
concorde
conspirazione
di tutte le sue
parti
al medesimo
centro
. Circa l'altro
dubbio
,
parmi
che per le
cose
che
aviamo
considerate
accader
negli
specchi
, possiamo
intender
benissimo
che la
reflession
del
lume
che
vien
dal
mare
sia
inferiore
assai a quella che
vien
dalla
terra
,
intendendo
però della
reflessione
universale
; perché quanto alla
particolare
che la
superficie
dell'
acqua
quieta
manda
in un
luogo
determinato
, non ha
dubbio
che chi si
constituirà
in tal
luogo
,
vedrà
nell'
acqua
un
reflesso
potentissimo
, ma da tutti gli altri
luoghi
si
vedrà
la
superficie
dell'
acqua
piú
oscura
di quella della
terra
. E per
mostrarlo
al
senso
,
andiamo
qua in
sala
e
versiamo
un poco di
acqua
sul
pavimento
:
ditemi
ora
, non si
mostr
'egli questo
mattone
bagnato
piú
oscuro
assai degli altri
asciutti
? Certo
sí
, e tale si
mostrerà
egli
rimirato
da
qualsivoglia
luogo
,
eccettuatone
un solo, e questo è quello dove
arriva
il
reflesso
del
lume
che
entra
per quella
finestra
:
tiratevi
adunque
indietro
pian
piano
.
SIMP
. Di qui
veggo
io la
parte
bagnata
piú
lucida
del
resto
del
pavimento
, e
veggo
che ciò
avviene
perché il
reflesso
del
lume
, che
entra
per la
finestra
, viene verso di me.
SALV
. Quel
bagnare
non ha
fatto
altro che
riempier
quelle
piccole
cavità
che sono nel
mattone
e
ridur
la sua
superficie
a un
piano
esquisito
, onde poi i
raggi
reflessi
vanno
uniti
verso un medesimo
luogo
: ma il
resto
del
pavimento
asciutto
ha la sua
asprezza
, cioè una
innumerabil
varietà
di
inclinazioni
nelle sue
minime
particelle
, onde le
reflessioni
del
lume
vanno
verso tutte le
parti
, ma
piú
debili
che se
andasser
tutte
unite
insieme
; e però poco o niente si
varia
il suo
aspetto
per
riguardarlo
da
diverse
bande
, ma da tutti i
luoghi
si
mostra
l'istesso, ma ben
men
chiaro
assai che quella
reflession
della
parte
bagnata
.
Concludo
per tanto che la
superficie
del
mare
,
veduta
dalla
Luna
,
sí
come
apparirebbe
egualissima
(
trattone
le
isole
e gli
scogli
),
cosí
apparirebbe
men
chiara
che quella della
terra
,
montuosa
e
ineguale
. E se non
fusse
ch'io non vorrei
parer
, come si dice, di
volerne
troppo, vi
direi
d'aver
osservato
nella
Luna
quel
lume
secondario
, ch'io
dico
venirle dalla
reflession
del
globo
terrestre
, esser
notabilmente
piú
chiaro
due o tre
giorni
avanti la
congiunzione
che
doppo
, cioè quando noi la
veggiamo
avanti l'
alba
in
oriente
che quando si
vede
la
sera
,
doppo
il
tramontar
del
Sole
, in
occidente
; della qual
differenza
ne è
causa
che l'
emisferio
terrestre
che si
oppone
alla
Luna
orientale
ha poco
mare
ed
assaissima
terra
, avendo tutta l'
Asia
,
doveché
, quando ella è in
occidente
,
riguarda
grandissimi
mari
, cioè tutto l'
Oceano
Atlantico
sino alle
Americhe
:
argomento
assai
probabile
del
mostrarsi
meno
splendida
la
superficie
dell'
acqua
che quella della
terra
.
SIMP
. Ma
credete
voi forse che quelle gran
macchie
che si
veggono
nella
faccia
della
Luna
siano
mari
, e il
resto
piú
chiaro
terra
, o cosa tale?
Adunque, per vostro
credere
, ella
farebbe
un
aspetto
simile
a quello che noi
veggiamo
nella
Luna
, delle 2
parti
massime
.
SALV
. Questo che voi
domandate
è il
principio
delle
incongruenze
ch'io
stimo
esser tra la
Luna
e la
Terra
, dalle quali sarà
tempo
che noi ci
sbrighiamo
, ché pur troppo siamo
dimorati
in questa
Luna
.
Dico
dunque che quando in
natura
non
fusse
altro che un modo solo per far
apparir
due
superficie
,
illustrate
dal
Sole
, una
piú
chiara
dell'altra, e che questo
fosse
per esser una di
terra
e l'altra di
acqua
,
bisognerebbe
necessariamente
dire
che la
superficie
della
Luna
fosse
parte
terrea
e
parte
aquea
; ma perché vi sono
piú
modi
conosciuti
da noi, che posson
cagionare
il medesimo
effetto
, ed altri per
avventura
ne posson
essere
incogniti
a noi, però io non
ardirei
di
affermare
, questo
piú
che quello esser nella
Luna
. Già si è
veduto
di sopra come una
piastra
d'
argento
bianchito
, col
toccarlo
col
brunitoio
, di
candido
si
rappresenta
oscuro
; la
parte
umida
della
Terra
si
mostra
piú
oscura
della
arida
; ne i
dorsi
delle
montagne
, le
parti
silvose
appariscono
assai
piú
fosche
delle
nude
e
sterili
; ciò
accade
, perché tra le
piante
casca
gran
quantità
di
ombra
ed i
luoghi
aprici
son tutti
illuminati
dal
Sole
; e questa
mistione
di
ombre
opera
tanto, che voi
vedete
ne i
velluti
a
opera
il
color
della
seta
tagliata
mostrarsi
molto
piú
oscuro
che quel della non
tagliata
, mediante le
ombre
disseminate
tra
pelo
e
pelo
, ed il
velluto
piano
parimente
assai
piú
fosco
che un
ermisino
fatto
della medesima
seta
,
sí
che quando nella
Luna
fossero
cose
che
imitassero
grandissime
selve
l'
aspetto
loro potrebbe
rappresentarci
le
macchie
che noi
veggiamo
; una tal
differenza
farebbero
s'
elle
fusser
mari
e finalmente non
repugna
che potesse esser che quelle
macchie
fosser
realmente
di
color
piú
oscuro
del
rimanente
, ché in questa
guisa
la
neve
fa
comparir
le
montagne
piú
chiare
. Quello che si
vede
manifestamente
nella
Luna
è che le
parti
piú
oscure
son tutte
pianure
, con pochi
scogli
e
argini
dentrovi
, ma pur ve ne son alcuni: il
restante
piú
chiaro
è tutto
pieno
di
scogli
,
montagne
,
arginetti
rotondi
e di altre
figure
; ed in
particolare
intorno alle
macchie
sono
grandissime
tirate
di
montagne
. Dell'esser le
macchie
superficie
piane
, ce ne
assicura
il
veder
come il
termine
che
distingue
la
parte
illuminata
dall'
oscura
, nel
traversar
le
macchie
fa il
taglio
eguale
, ma nelle
parti
chiare
si
mostra
per tutto
anfrattuoso
e
merlato
. Ma non
so
già se questa
egualità
di
superficie
possa esser
bastante
per sé
sola
a far
apparir
l'
oscurità
, e
credo
piú
tosto
di no.
Reputo
, oltre a questo, la
Luna
differentissima
dalla
Terra
, perché, se
bene
io mi
immagino
che quelli non
sien
paesi
oziosi
e
morti
, non
affermo
però che vi sieno
movimenti
e
vita
, e molto meno che vi si
generino
piante
,
animali
o altre
cose
simili
alle nostre, ma, se pur ve n'è,
fussero
diversissime
, e
remote
da ogni nostra
immaginazione
: e
muovomi
a
cosí
credere
, perché,
primamente
,
stimo
che la
materia
del
globo
lunare
non sia di
terra
e di
acqua
, e questo solo
basta
a
tòr
via
le
generazioni
e
alterazioni
simili
alle nostre; ma,
posto
anco che
lassú
fosse
acqua
e
terra
, ad ogni modo non vi
nascerebbero
piante
ed
animali
simili
a i nostri, e questo per due
ragioni
principali
. La prima è, che per le nostre
generazioni
son tanto
necessarii
gli
aspetti
variabili
del
Sole
, che senza essi il tutto
mancherebbe
:
ora
le
abitudini
del
Sole
verso la
Terra
son molto
differenti
da quelle verso la
Luna
Noi, quanto all'
illuminazion
diurna
, abbiamo nella maggior
parte
della
Terra
ogni
ventiquattr'
ore
parte
di
giorno
e
parte
di
notte
, il quale
effetto
nella
Luna
si fa in un
mese
; e quello
abbassamento
ed
alzamento
annuo
per il quale il
Sole
ci
apporta
le
diverse
stagioni
e la
disegualità
de i
giorni
e delle
notti
, nella
Luna
si
finisce
pur in un
mese
; e dove il
Sole
a noi si
alza
ed
abbassa
tanto, che dalla
massima
alla
minima
altezza
vi
corre
circa
quarantasette
gradi
di
differenza
, cioè quanta è la
distanza
dall'uno all'altro
tropico
, nella
Luna
non
importa
altro che
gradi
dieci o poco
piú
, ché tanto
importano
le
massime
latitudini
del
dragone
di qua e di
là
dall'
eclittica
.
Considerisi
ora
qual sarebbe l'
azion
del
Sole
dentro alla
zona
torrida
quando e'
durasse
quindici
giorni
continui
a
ferirla
con i suoi
raggi
, che senz'altro s'
intenderà
che tutte le
piante
e le
erbe
e gli
animali
si
dispergerebbero
; e se pur vi si facessero
generazioni
,
sarebber
di
erbe
,
piante
ed
animali
diversissimi
da i
presenti
.
Secondariamente
, io
tengo
per
fermo
che nella
Luna
non siano
piogge
, perché quando in qualche
parte
vi si
congregassero
nugole
, come intorno alla
Terra
, ci
verrebbero
ad
ascondere
alcuna di quelle
cose
che noi col
telescopio
veggiamo
nella
Luna
, ed in
somma
in qualche
particella
ci
varierebber
la
vista
;
effetto
che io per
lunghe
e
diligenti
osservazioni
non ho
veduto
mai, ma sempre vi ho
scorto
una
uniforme
serenità
purissima
.
SAGR
. A questo si potrebbe
rispondere
, o che vi fossero
grandissime
rugiade
, o che vi
piovesse
ne i
tempi
della lor
notte
, cioè quando il
Sole
non la
illumina
.
SALV
. Se per altri
riscontri
noi avessimo
indizii
che in essa si
facesser
generazioni
simili
alle nostre, e solo ci
mancasse
il
concorso
delle
piogge
, potremmo
trovarci
questo o altro
temperamento
che
supplisse
in
vece
di quelle, come
accade
nell'
Egitto
dell'
inondazione
del
Nilo
, ma non
incontrando
accidente
alcuno che
concordi
co
i nostri, de' molti che si
ricercherebbero
per
produrvi
gli
effetti
simili
, non
occorre
affaticarsi
per
introdurne
un solo, e quello anco non perché se n'abbia
sicura
osservazione
, ma per una
semplice
non
repugnanza
. Oltre che, quando mi
fosse
domandato
quello che la prima
apprensione
ed il
puro
naturale
discorso
mi
detta
circa il
prodursi
là
cose
simili
o pur
differenti
dalle nostre, io
direi
sempre,
differentissime
ed a noi del tutto
inimmaginabili
, che
cosí
mi
pare
che
ricerchi
la
ricchezza
della
natura
e l'
onnipotenza
del
Creatore
e
Governatore
.
SAGR
.
Estrema
temerità
mi è
parsa
sempre quella di coloro che
voglion
far la
capacità
umana
misura
di quanto possa e
sappia
operar
la
natura
, dove che, all'
incontro
, e' non è
effetto
alcuno in
natura
, per
minimo
che e' sia, all'
intera
cognizion
del quale possano
arrivare
i
piú
specolativi
ingegni
. Questa
cosí
vana
prosunzione
d'
intendere
il tutto non può aver
principio
da altro che dal non avere
inteso
mai nulla, perché, quando altri avesse
esperimentato
una
volta
sola
a
intender
perfettamente
una
sola
cosa ed avesse
gustato
veramente
come è
fatto
il
sapere
,
conoscerebbe
come dell'
infinità
dell'altre
conclusioni
niuna ne
intende
.
SALV
.
Concludentissimo
è il vostro
discorso
; in
confermazion
del quale abbiamo l'
esperienza
di quelli che
intendono
o hanno
inteso
qualche cosa, i quali quanto
piú
sono
sapienti
, tanto
piú
conoscono
e
liberamente
confessano
di
saper
poco; ed il
sapientissimo
della
Grecia
, e per tale
sentenziato
da gli
oracoli
,
diceva
apertamente
conoscer
di non
saper
nulla.
SIMP
.
Convien
dunque
dire
, o che l'
oracolo
, o l'istesso
Socrate
,
fusse
bugiardo
,
predicandolo
quello per
sapientissimo
, e
dicendo
questo di
conoscersi
ignorantissimo
.
SALV
. Non ne
seguita
né l'uno né l'altro, essendo che
amendue
i
pronunziati
posson esser
veri
.
Giudica
l'
oracolo
sapientissimo
Socrate
sopra gli altri
uomini
, la
sapienza
de i quali è
limitata
; si
conosce
Socrate
non
saper
nulla in
relazione
alla
sapienza
assoluta
, che è
infinita
; e perché dell'
infinito
tal
parte
n'è il molto che '
l
poco e che il niente (perché per
arrivar
, per
esempio
, al
numero
infinito
tanto è l'
accumular
migliaia
, quanto
decine
e quanto
zeri
), però ben
conosceva
Socrate
, la
terminata
sua
sapienza
esser nulla all'
infinita
, che gli
mancava
. Ma perché pur tra gli
uomini
si
trova
qualche
sapere
, e questo non
egualmente
compartito
a tutti, potette
Socrate
averne maggior
parte
de gli altri, e perciò
verificarsi
il
responso
dell'
oracolo
.
SAGR
.
Parmi
di
intender
benissimo
questo
punto
. Tra gli
uomini
,
signor
Simplicio
, è la
potestà
di
operare
, ma non
egualmente
participata
da tutti: e non è
dubbio
che la
potenza
d'un
imperadore
è maggiore assai che quella d'una
persona
privata
; ma e questa e quella è nulla in
comparazione
dell'
onnipotenza
divina
. Tra gli
uomini
vi sono alcuni che
intendon
meglio
l'
agricoltura
che molti altri; ma il
saper
piantar
un
sermento
di
vite
in una
fossa
, che ha da far col
saperlo
far
barbicare
,
attrarre
il
nutrimento
, da quello
scierre
questa
parte
buona
per farne le
foglie
, quest'altra per
formarne
i
viticci
, quella per i
grappoli
, quell'altra per l'
uva
, ed un'altra per i
fiocini
, che son poi l'
opere
della
sapientissima
natura
? Questa è una
sola
opera
particolare
delle
innumerabili
che fa la
natura
, ed in essa
sola
si
conosce
un'
infinita
sapienza
, talché si può
concludere
, il
saper
divino
esser
infinite
volte
infinito
.
SALV
.
Eccone
un altro
esempio
. Non
direm
noi che '
l
sapere
scoprire
in un
marmo
una
bellissima
statua
ha
sublimato
l'
ingegno
del
Buonarruoti
assai assai sopra gli
ingegni
comuni
degli altri
uomini
? E questa
opera
non è altro che
imitare
una
sola
attitudine
e
disposizion
di
membra
esteriore
e
superficiale
d'un
uomo
immobile
; e però che cosa è in
comparazione
d'un
uomo
fatto
dalla
natura
,
composto
di tante
membra
esterne
ed
interne
, de i tanti
muscoli
,
tendini
,
nervi
,
ossa
, che
servono
a i tanti e
sí
diversi
movimenti
? Ma che
diremo
de i
sensi
, delle
potenze
dell'
anima
, e finalmente dell'
intendere
? non possiamo noi
dire
, e con
ragione
, la
fabbrica
d'una
statua
cedere
d'
infinito
intervallo
alla
formazion
d'un
uomo
vivo
, anzi anco alla
formazion
d'un
vilissimo
verme
?
SAGR
. E qual
differenza
crediamo
che
fusse
tra la
colomba
d'
Archita
ed una della
natura
?
SIMP
. O io non sono un di quegli
uomini
che
intendano
, o 'n questo vostro
discorso
è una
manifesta
contradizione
. Voi tra i maggiori
encomii
, anzi pur per il
massimo
di tutti,
attribuite
all'
uomo
,
fatto
dalla
natura
, questo dell'
intendere
; e poco fa
dicevi
con
Socrate
che '
l
suo
intendere
non
era
nulla; adunque
bisognerà
dire
che né anco la
natura
abbia
inteso
il modo di fare un
intelletto
che
intenda
.
SALV
. Molto
acutamente
opponete
; e per
rispondere
all'
obbiezione
,
convien
ricorrere
a una
distinzione
filosofica
,
dicendo
che l'
intendere
si può
pigliare
in due
modi
, cioè
intensive
, o
vero
extensive
: e che
extensive
, cioè quanto alla
moltitudine
degli
intelligibili
, che sono
infiniti
, l'
intender
umano
è come nullo, quando
bene
egli
intendesse
mille
proposizioni
, perché mille
rispetto
all'
infinità
è come un
zero
; ma
pigliando
l'
intendere
intensive
, in quanto
cotal
termine
importa
intensivamente
, cioè
perfettamente
, alcuna
proposizione
,
dico
che l'
intelletto
umano
ne
intende
alcune
cosí
perfettamente
, e ne ha
cosí
assoluta
certezza
, quanto se n'abbia l'
intessa
natura
; e tali sono le
scienze
matematiche
pure
, cioè la
geometria
e l'
aritmetica
, delle quali l'
intelletto
divino
ne
sa
bene
infinite
proposizioni
di
piú
, perché le
sa
tutte, ma di quelle poche
intese
dall'
intelletto
umano
credo
che la
cognizione
agguagli
la
divina
nella
certezza
obiettiva
, poiché
arriva
a
comprenderne
la
necessità
, sopra la quale non
par
che possa esser
sicurezza
maggiore.
SIMP
. Questo mi
pare
un
parlar
molto
resoluto
ed
ardito
.
SALV
. Queste son
proposizioni
comuni
e
lontane
da ogni
ombra
di
temerità
o d'
ardire
e che
punto
non
detraggono
di
maestà
alla
divina
sapienza
,
sí
come niente
diminuisce
la Sua
onnipotenza
il
dire
che
Iddio
non può fare che il
fatto
non sia
fatto
. Ma
dubito
,
signor
Simplicio
, che voi
pigliate
ombra
per esser state
ricevute
da voi le mie
parole
con qualche
equivocazione
. Però, per
meglio
dichiararmi
,
dico
che quanto alla
verità
di che ci
danno
cognizione
le
dimostrazioni
matematiche
, ella è l'
istessa
che
conosce
la
sapienza
divina
; ma vi
concederò
bene
che il modo col quale
Iddio
conosce
le
infinite
proposizioni
, delle quali noi
conosciamo
alcune poche, è
sommamente
piú
eccellente
del nostro, il quale
procede
con
discorsi
e con
passaggi
di
conclusione
in
conclusione
, dove il Suo è di un
semplice
intuito
: e dove noi, per
esempio
, per
guadagnar
la
scienza
d'alcune
passioni
del
cerchio
, che ne ha
infinite
,
cominciando
da una delle
piú
semplici
e quella
pigliando
per sua
definizione
,
passiamo
con
discorso
ad un'altra, e da questa alla
terza
, e poi alla
quarta
, etc., l'
intelletto
divino
con la
semplice
apprensione
della sua
essenza
comprende
, senza
temporaneo
discorso
, tutta la
infinità
di quelle
passioni
; le quali anco poi in
effetto
virtualmente
si
comprendono
nelle
definizioni
di tutte le
cose
, e che poi finalmente, per esser
infinite
, forse sono una
sola
nell'
essenza
loro e nella
mente
divina
. Il che né anco all'
intelletto
umano
è del tutto
incognito
, ma ben da
profonda
e
densa
caligine
adombrato
, la qual viene in
parte
assottigliata
e
chiarificata
quando ci siamo
fatti
padroni
di alcune
conclusioni
fermamente
dimostrate
e tanto
speditamente
possedute
da noi, che tra esse possiamo
velocemente
trascorrere
: perché in
somma
, che altro è l'esser nel
triangolo
il
quadrato
opposto
all'
angolo
retto
eguale
a gli altri due che gli sono intorno, se non l'esser i
parallelogrammi
sopra
base
comune
e tra le
parallele
, tra loro
eguali
? e questo non è egli finalmente il medesimo che
essere
eguali
quelle due
superficie
che
adattate
insieme
non si
avanzano
, ma si
racchiuggono
dentro al medesimo
termine
? Or questi
passaggi
, che l'
intelletto
nostro fa con
tempo
e con
moto
di
passo
in
passo
, l'
intelletto
divino
, a
guisa
di
luce
,
trascorre
in un
instante
, che è l'istesso che
dire
, gli ha sempre tutti
presenti
.
Concludo
per tanto, l'
intender
nostro, e quanto al modo e quanto alla
moltitudine
delle
cose
intese
, esser d'
infinito
intervallo
superato
dal
divino
; ma non però l'
avvilisco
tanto, ch'io lo
reputi
assolutamente
nullo; anzi, quando io
vo
considerando
quante e quanto
maravigliose
cose
hanno
intese
investigate
ed
operate
gli
uomini
, pur troppo
chiaramente
conosco
io ed
intendo
, esser la
mente
umana
opera
di
Dio
, e delle
piú
eccellenti
.
SAGR
. Io son molte
volte
andato
meco medesimo
considerando
, in
proposito
di questo che di
presente
dite
, quanto
grande
sia l'
acutezza
dell'
ingegno
umano
; e mentre io
discorro
per tante e tanto
maravigliose
invenzioni
trovate
da gli
uomini
,
sí
nelle
arti
come nelle
lettere
, e poi
fo
reflessione
sopra il
saper
mio, tanto
lontano
dal potersi
promettere
non solo di
ritrovarne
alcuna di
nuovo
, ma anco di
apprendere
delle già
ritrovate
,
confuso
dallo
stupore
ed
afflitto
dalla
disperazione
, mi
reputo
poco meno che
infelice
. S'io
guardo
alcuna
statua
delle
eccellenti
,
dico
a me medesimo: "E quando
sapresti
levare
il
soverchio
da un
pezzo
di
marmo
, e
scoprire
sí
bella
figura
che vi
era
nascosa
? quando
mescolare
e
distendere
sopra una
tela
o
parete
colori
diversi
, e con essi
rappresentare
tutti gli
oggetti
visibili
, come un
Michelagnolo
, un
Raffaello
, un
Tiziano
?" S'io
guardo
quel che hanno
ritrovato
gli
uomini
nel
compartir
gl'
intervalli
musici
, nello
stabilir
precetti
e
regole
per
potergli
maneggiar
con
diletto
mirabile
dell'
udito
, quando potrò io
finir
di
stupire
? Che
dirò
de i tanti e
sí
diversi
strumenti
? La
lettura
de i
poeti
eccellenti
di qual
meraviglia
riempie
chi
attentamente
considera
l'
invenzion
de'
concetti
e la
spiegatura
loro? Che
diremo
dell'
architettura
? che dell'
arte
navigatoria
? Ma sopra tutte le
invenzioni
stupende
, qual
eminenza
di
mente
fu quella di colui che s'
immaginò
di
trovar
modo di
comunicare
i suoi
piú
reconditi
pensieri
a
qualsivoglia
altra
persona
, benché
distante
per
lunghissimo
intervallo
di
luogo
e di
tempo
?
parlare
con quelli che son nell'
Indie
,
parlare
a quelli che non sono ancora
nati
né saranno se non di qua a mille e dieci mila
anni
? e con qual
facilità
? con i
vari
accozzamenti
di
venti
caratteruzzi
sopra una
carta
. Sia questo il
sigillo
di tutte le
ammirande
invenzioni
umane
, e la
chiusa
de' nostri
ragionamenti
di questo
giorno
: ed essendo
passate
le
ore
piú
calde
, il
signor
Salviati
penso
io che avrà
gusto
di
andare
a
godere
de i nostri
freschi
in
barca
; e
domani
vi starò
attendendo
amendue
per
continuare
i
discorsi
cominciati
, etc.
Precedente
-
Successivo
Indice
:
Generale
-
Opera
|
Parole
:
Alfabetica
-
Frequenza
-
Rovesciate
-
Lunghezza
-
Statistiche
|
Aiuto
|
Biblioteca IntraText
IntraText®
(V89)
Copyright
1996-2007 EuloTech SRL