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Giornata
seconda
SALV
. Le
diversioni
di
ieri
, che ci
torsero
dal
dritto
filo
de' nostri
principali
discorsi
, furon tante e tali, ch'io non
so
se potrò senza l'
aiuto
vostro
rimettermi
su la
traccia
, per poter
procedere
avanti.
SAGR
. Io non mi
meraviglio
che voi, che avete
ripiena
e
ingombrata
la
fantasia
tanto delle
cose
dette
quanto di quelle che
restan
da
dirsi
, vi
troviate
in qualche
confusione
; ma io, che per esser
semplice
ascoltatore
, altro non
ritengo
che le
cose
udite
, potrò per
avventura
, col
ricordarle
sommariamente
,
rimettere
il
ragionamento
su '
l
suo
filo
. Per quello dunque che mi è
restato
in
mente
, fu la
somma
de i
discorsi
di
ieri
l'
andar
esaminando
da i
fondamenti
loro, qual delle due
opinioni
sia
piú
probabile
e
ragionevole
: quella che
tiene
, la
sustanza
de i
corpi
celesti
esser
ingenerabile
,
incorruttibile
,
inalterabile
,
impassibile
, ed in
somma
esente
da ogni
mutazione
,
fuor
che dalla
locale
, e però
essere
una
quinta
essenza
diversissima
da questa de i nostri
corpi
elementari
,
generabili
,
corruttibili
,
alterabili
, etc., o pur l'altra che,
levando
tal
difformità
di
parti
dal
mondo
,
reputa
la
Terra
goder
delle medesime
perfezioni
che gli altri
corpi
integranti
dell'
universo
, ed esser in
somma
un
globo
mobile
e
vagante
non
men
che la
Luna
,
Giove
,
Venere
o altro
pianeta
.
Fecersi
in
ultimo
molti
paralleli
particolari
tra essa
Terra
e la
Luna
e
piú
con la
Luna
che con altro
pianeta
forse per aver noi di quella maggiore e
piú
sensata
notizia
, mediante la sua
minor
lontananza
. Ed avendo finalmente
concluso
, questa
seconda
opinione
aver
piú
del
verisimile
dell'altra,
parmi
che '
l
progresso
ne
tirasse
a
cominciare
a
esaminare
se la
Terra
si
deva
stimare
immobile
, come da i
piú
è
stato
sin qui
creduto
, o pur
mobile
, come alcuni
antichi
filosofi
credettero
ed altri da non molto
tempo
in qua
stimano
, e se
mobile
, qual possa
essere
il suo
movimento
.
SALV
. Già
comprendo
e
riconosco
il
segno
del nostro
cammino
; ma innanzi che si
cominci
a
procedere
piú
oltre,
devo
dirvi
non
so
che sopra queste
ultime
parole
che avete
detto
, dell'essersi
concluso
la
opinione
che
tien
la
Terra
dotata
delle medesime
condizioni
de i
corpi
celesti
esser
piú
verisimile
della
contraria
: imperocché questo non ho io
concluso
,
sí
come non son né anco per
concludere
verun'altra delle
proposizioni
controverse
; ma solo ho
auta
intenzione
di
produrre
, tanto per l'una quanto per l'altra
parte
, quelle
ragioni
e
risposte
,
instanze
e
soluzioni
, che ad altri sin qui sono
sovvenute
, con qualche altra ancora che a me, nel
lungamente
pensarvi
, è
cascata
in
mente
,
lasciando
poi la
decisione
all'altrui
giudizio
.
SAGR
. Io mi
era
lasciato
trasportare
dal mio proprio
sentimento
, e
credendo
che in altri
dovesse
esser quel che io
sentiva
in me,
feci
universale
quella
conclusione
che
doveva
far
particolare
; e
veramente
ho
errato
, e
massime
non
sapendo
il
concetto
del
signor
Simplicio
qui
presente
.
SIMP
. Io vi
confesso
che tutta questa
notte
sono
andato
ruminando
le
cose
di
ieri
, e
veramente
trovo
di molte
belle
nuove
e
gagliarde
considerazioni
; con tutto ciò mi
sento
stringer
assai
piú
dall'
autorità
di tanti
grandi
scrittori
, ed in
particolare
... Voi
scotete
la
testa
,
signor
Sagredo
, e
sogghignate
, come se io
dicessi
qualche
grande
esorbitanza
.
SAGR
. Io
sogghigno
solamente, ma
crediatemi
ch'io
scoppio
nel voler far
forza
di
ritener
le
risa
maggiori, perché mi avete
fatto
sovvenire
di un
bellissimo
caso
, al quale io mi
trovai
presente
non sono molti
anni
,
insieme
con alcuni altri
nobili
amici
miei, i quali vi potrei ancora
nominare
.
SALV
. Sarà ben che voi ce lo
raccontiate
,
acciò
forse il
signor
Simplicio
non
continuasse
di
creder
d'
avervi
esso
mosse
le
risa
.
SAGR
. Son
contento
. Mi
trovai
un
giorno
in
casa
un
medico
molto
stimato
in
Venezia
, dove alcuni per loro
studio
, ed altri per
curiosità
,
convenivano
tal
volta
a
veder
qualche
taglio
di
notomia
per
mano
di uno
veramente
non
men
dotto
che
diligente
e
pratico
notomista
. Ed
accadde
quel
giorno
, che si
andava
ricercando
l'
origine
e
nascimento
de i
nervi
, sopra di che è
famosa
controversia
tra i
medici
galenisti
ed i
peripatetici
; e
mostrando
il
notomista
come,
partendosi
dal
cervello
e
passando
per la
nuca
, il
grandissimo
ceppo
de i
nervi
si
andava
poi
distendendo
per la
spinale
e
diramandosi
per tutto il
corpo
, e che solo un
filo
sottilissimo
come il
refe
arrivava
al
cuore
,
voltosi
ad un
gentil
uomo
ch'egli
conosceva
per
filosofo
peripatetico
, e per la
presenza
del quale egli aveva con
estraordinaria
diligenza
scoperto
e
mostrato
il tutto, gli
domandò
s'ei
restava
ben
pago
e
sicuro
, l'
origine
de i
nervi
venir dal
cervello
e non dal
cuore
, al quale il
filosofo
,
doppo
essere
stato
alquanto sopra di sé,
rispose
: "Voi mi avete
fatto
veder
questa cosa
talmente
aperta
e
sensata
, che quando il
testo
d'
Aristotile
non
fusse
in
contrario
, che
apertamente
dice, i
nervi
nascer
dal
cuore
,
bisognerebbe
per
forza
confessarla
per
vera
".
SIMP
.
Signori
, io voglio che voi
sappiate
che questa
disputa
dell'
origine
de i
nervi
non è
miga
cosí
smaltita
e
decisa
come forse alcuno si
persuade
.
SAGR
. Né sarà mai al
sicuro
, come si abbiano di
simili
contradittori
; ma questo che voi
dite
non
diminuisce
punto
la
stravaganza
della
risposta
del
Peripatetico
, il quale contro a
cosí
sensata
esperienza
non
produsse
altre
esperienze
o
ragioni
d'
Aristotile
, ma la
sola
autorità
ed il
puro
ipse
dixit
.
SIMP
.
Aristotile
non si è
acquistata
sí
grande
autorità
se non per la
forza
delle sue
dimostrazioni
e della
profondità
de i suoi
discorsi
: ma bisogna
intenderlo
, e non solamente
intenderlo
, ma aver tanta gran
pratica
ne' suoi
libri
, che se ne sia
formata
un'
idea
perfettissima
, in modo che ogni suo
detto
vi sia sempre innanzi alla
mente
; perché e' non ha
scritto
per il
volgo
, né si è
obligato
a
infilzare
i suoi
silogismi
col
metodo
triviale
ordinato
, anzi,
servendosi
del
perturbato
, ha
messo
talvolta la
prova
di una
proposizione
fra
testi
che
par
che
trattino
di ogni altra cosa: e però bisogna aver tutta quella
grande
idea
, e
saper
combinar
questo
passo
con quello,
accozzar
questo
testo
con un altro
remotissimo
; ch' e' non è
dubbio
che chi
averà
questa
pratica
,
saprà
cavar
da' suoi
libri
le
dimostrazioni
di ogni
scibile
, perché in essi è ogni cosa.
SAGR
. Ma,
signor
Simplicio
mio, come l'esser le
cose
disseminate
in qua e in
là
non vi
dà
fastidio
, e che voi
crediate
con l'
accozzamento
e con la
combinazione
di
varie
particelle
trarne
il
sugo
, questo che voi e gli altri
filosofi
bravi
farete con i
testi
d'
Aristotile
, farò io con i
versi
di
Virgilio
o di
Ovidio
,
formandone
centoni
ed
esplicando
con quelli tutti gli
affari
de gli
uomini
e i
segreti
della
natura
. Ma che
dico
io di
Virgilio
o di altro
poeta
? io ho un
libretto
assai
piú
breve d'
Aristotile
e d'
Ovidio
, nel quale si
contengono
tutte le
scienze
, e con pochissimo
studio
altri se ne può
formare
una
perfettissima
idea
: e questo è l'
alfabeto
; e non è
dubbio
che quello che
saprà
ben
accoppiare
e
ordinare
questa e quella
vocale
con quelle
consonanti
o con quell'altre, ne
caverà
le
risposte
verissime
a tutti i
dubbi
e ne
trarrà
gli
insegnamenti
di tutte le
scienze
e di tutte le
arti
, in quella
maniera
appunto
che il
pittore
da i
semplici
colori
diversi
,
separatamente
posti
sopra la
tavolozza
,
va
, con l'
accozzare
un poco di questo con un poco di quello e di quell'altro,
figurando
uomini
,
piante
,
fabbriche
,
uccelli
,
pesci
, ed in
somma
imitando
tutti gli
oggetti
visibili
, senza che su la
tavolozza
sieno né
occhi
né
penne
né
squamme
né
foglie
né
sassi
: anzi
pure
è
necessario
che nessuna delle
cose
da
imitarsi
o
parte
alcuna di quelle, sieno
attualmente
tra i
colori
, volendo che con essi si possano
rappresentare
tutte le
cose
; ché se vi
fussero
,
verbigrazia
,
penne
, queste non
servirebbero
per
dipignere
altro che
uccelli
o
pennacchi
.
SALV
. E' son
vivi
e
sani
alcuni
gentil
uomini
che furon
presenti
quando un
dottor
leggente
in uno
Studio
famoso
, nel
sentir
circoscrivere
il
telescopio
, da sé non ancor
veduto
,
disse
che l'
invenzione
era
presa
da
Aristotile
, e
fattosi
portare
un
testo
,
trovò
certo
luogo
dove si
rende
la
ragione
onde
avvenga
che dal
fondo
d'un
pozzo
molto
cupo
si possano di
giorno
veder
le
stelle
in
cielo
; e
disse
a i
circostanti
: "Eccovi il
pozzo
, che
denota
il
cannone
; eccovi i
vapori
grossi
, da i quali è
tolta
l'
invenzione
de i
cristalli
; ed eccovi finalmente
fortificata
la
vista
nel
passare
i
raggi
per il
diafano
piú
denso
e
oscuro
".
SAGR
. Questo è un modo di
contener
tutti gli
scibili
assai
simile
a quello col quale un
marmo
contiene
in sé una
bellissima
, anzi mille
bellissime
statue
, ma il
punto
sta a
saperle
scoprire
: o
vogliam
dire
che e' sia
simile
alle
profezie
di
Giovacchino
o a'
responsi
degli
oracoli
de'
gentili
, che non s'
intendono
se non
doppo
gli
eventi
delle
cose
profetizate
.
SALV
. E dove
lasciate
voi le
predizioni
de'
genetliaci
, che tanto
chiaramente
doppo
l'
esito
si
veggono
nel
tema
o
vogliam
dire
nella
figura
celeste
?
SAGR
. In questa
guisa
trovano
gli
alchimisti
,
guidati
dall'
umor
melanconico
, tutti i più
elevati
ingegni
del
mondo
non aver
veramente
scritto
mai d'altro che del modo di far l'
oro
, ma, per
dirlo
senza
palesarlo
al
volgo
, esser
andati
ghiribizando
chi questa e chi quell'altra
maniera
di
adombrarlo
sotto
varie
coperte
: e
piacevolissima
cosa è il
sentire
i
comenti
loro sopra i
poeti
antichi
,
ritrovando
i
misteri
importantissimi
che sotto le
favole
loro si
nascondono
, e quello che
importino
gli
amori
della
Luna
, e '
l
suo
scendere
in
Terra
per
Endimione
, l'
ira
sua contro
Atteone
, e quando
Giove
si
converte
in
pioggia
d'
oro
, e quando in
fiamme
ardenti
, e quanti gran
segreti
dell'
arte
sieno in quel
Mercurio
interprete
, in quei
ratti
di
Plutone
, in quei
rami
d'
oro
.
SIMP
. Io
credo
, e in
parte
so
, che non
mancano
al
mondo
de'
cervelli
molto
stravaganti
, le
vanità
de' quali non
dovrebbero
ridondare
in
pregiudizio
d'
Aristotile
, del quale mi
par
che voi
parliate
talvolta con troppo poco
rispetto
; e la
sola
antichità
, e '
l
gran
nome
che si è
acquistato
nelle
menti
di tanti
uomini
segnalati
,
dovrebbe
bastar
a
renderlo
riguardevole
appresso di tutti i
letterati
.
SALV
. Il
fatto
non
cammina
cosí
,
signor
Simplicio
: sono alcuni suoi
seguaci
troppo
pusillanimi
, che
danno
occasione
, o, per
dir
meglio
, che
darebbero
occasione
, di
stimarlo
meno, quando noi volessimo
applaudere
alle loro
leggereze
. E voi,
ditemi
in
grazia
,
sete
cosí
semplice
che non
intendiate
che quando
Aristotile
fusse
stato
presente
a
sentir
il
dottor
che lo voleva far
autor
del
telescopio
, si sarebbe molto
piú
alterato
contro di lui che contro quelli che del
dottore
e delle sue
interpretazioni
si
ridevano
? Avete voi forse
dubbio
che quando
Aristotile
vedesse
le
novità
scoperte
in
cielo
, e' non
fusse
per
mutar
opinione
e per
emendar
i suoi
libri
e per
accostarsi
alle
piú
sensate
dottrine
,
discacciando
da sé quei
cosí
poveretti
di
cervello
che troppo
pusillanimamente
s'
inducono
a voler
sostenere
ogni suo
detto
, senza
intendere
che quando
Aristotile
fusse
tale quale essi se lo
figurano
, sarebbe un
cervello
indocile
, una
mente
ostinata
, un
animo
pieno
di
barbarie
, un voler
tirannico
, che,
reputando
tutti gli altri come
pecore
stolide
, volesse che i suoi
decreti
fussero
anteposti
a i
sensi
, alle
esperienze
, alla
natura
istessa
? Sono i suoi
seguaci
che hanno
data
l'
autorità
ad
Aristotile
, e non esso che se la sia
usurpata
o
presa
; e perché è
piú
facile
il
coprirsi
sotto lo
scudo
d'un altro che '
l
comparire
a
faccia
aperta
,
temono
né si
ardiscono
d'
allontanarsi
un
sol
passo
, e
piú
tosto
che
mettere
qualche
alterazione
nel
cielo
di
Aristotile
, vogliono
impertinentemente
negar
quelle che
veggono
nel
cielo
della
natura
.
SAGR
. Questi tali mi fanno
sovvenire
di quello
scultore
, che avendo
ridotto
un gran
pezzo
di
marmo
all'
immagine
non
so
se d'un
Ercole
o di un
Giove
fulminante
, e
datogli
con
mirabile
artifizio
tanta
vivacità
e
fierezza
che
moveva
spavento
a chiunque lo
rimirava
, esso ancora
cominciò
ad averne
paura
, se ben tutto lo
spirito
e la
movenza
era
opera
delle sue
mani
; e '
l
terrore
era
tale, che
piú
non si sarebbe
ardito
di
affrontarlo
con le
subbie
e '
l
mazzuolo
.
SALV
. Io mi son
piú
volte
maravigliato
come possa esser che questi
puntuali
mantenitori
d'ogni
detto
d'
Aristotile
non si
accorgano
di quanto gran
progiudizio
e' sieno alla
reputazione
ed al
credito
di quello, e quanto, nel
volergli
accrescere
autorità
, gliene
detraggano
; perché, mentre io gli
veggo
ostinati
in voler
sostener
proposizioni
le quali io
tocchi
con
mano
esser
manifestamente
false
, ed in volermi
persuadere
che
cosí
far
convenga
al
vero
filosofo
e che
cosí
farebbe
Aristotile
medesimo, molto si
diminuisce
in me l'
opinione
che egli abbia
rettamente
filosofato
intorno ad altre
conclusioni
a me
piú
recondite
: ché quando io gli
vedessi
cedere
e
mutare
opinione
per le
verità
manifeste
, io
crederei
che in quelle dove e'
persistessero
, potessero avere
salde
dimostrazioni
, da me non
intese
o
sentite
.
SAGR
. O
vero
, quando gli
paresse
di
metter
troppo della lor
reputazione
e di quella d'
Aristotile
nel
confessar
di non aver
saputa
questa o quella
conclusione
ritrovata
da un altro, non
sarebb
'ei
manco
male
il
ritrovarla
tra i suoi
testi
con l'
accozzarne
diversi
,
conforme
alla
prattica
significataci
dal
signor
Simplicio
? perché se vi è ogni
scibile
, è ben anco
forza
che vi si possa
ritrovare
.
SALV
.
Signor
Sagredo
, non vi
fate
beffe
di questo
avvedimento
, che mi
par
che lo
proponghiate
burlando
; perché non è gran
tempo
che avendo un
filosofo
di gran
nome
composto
un
libro
dell'
anima
, nel quale, in
riferir
l'
opinione
d'
Aristotile
circa l'esser o non
essere
immortale
,
adduceva
molti
testi
, non già de i
citati
da
Alessandro
, perché in quelli
diceva
che
Aristotile
non
trattava
né anco di tal
materia
, non che
determinasse
cosa veruna
attenente
a ciò, ma altri da sé
ritrovati
in altri
luoghi
reconditi
, che
piegavano
al
senso
pernizioso
, e venendo
avvisato
che egli avrebbe avute delle
difficultà
nel farlo
licenziare
,
riscrisse
all'
amico
che non però
restasse
di
procurarne
la
spedizione
, perché quando non se gli
intraversasse
altro
ostacolo
, non aveva
difficultà
niuna circa il
mutare
la
dottrina
d'
Aristotile
, e con altre
esposizioni
e con altri
testi
sostener
l'
opinion
contraria
, pur
conforme
alla
mente
d'
Aristotile
.
SAGR
. O questo
dottor
sí
, che mi può
comandare
, che non si vuol
lasciar
infinocchiar
da
Aristotile
, ma vuol esso
menar
lui per il
naso
e farlo
dire
a suo modo!
Vedete
quanto
importa
il
saper
pigliar
il
tempo
opportuno
! Ei non si
deve
ridurre
a
negoziar
con
Ercole
mentre è
imbizarrito
e su le
furie
, ma quando sta
favoleggiando
tra le
meonie
ancelle
. Ah
viltà
inaudita
d'
ingegni
servili
! farsi
spontaneamente
mancipio
,
accettar
per
inviolabili
decreti
,
obligarsi
a
chiamarsi
persuaso
e
convinto
da
argomenti
che sono tanto
efficaci
e
chiaramente
concludenti
, che gli stessi non
sanno
risolversi
s'e'
sien
pure
scritti
in quel
proposito
e se e'
servano
per
provar
quella tal
conclusione
! Ma
dichiamo
la
pazzia
maggiore: che tra lor medesimi sono ancor
dubbi
, se l'istesso
autore
abbia
tenuto
la
parte
affermativa
o la
negativa
. È egli questo un far loro
oracolo
una
statua
di
legno
, ed a quella
correr
per i
responsi
, quella
temere
, quella
riverire
, quella
adorare
?
SIMP
. Ma quando si
lasci
Aristotile
, chi ne ha da
essere
scorta
nella
filosofia
?
nominate
voi qualche
autore
SALV
. Ci è
bisogno
di
scorta
ne i
paesi
incogniti
e
selvaggi
, ma ne i
luoghi
aperti
e
piani
i
ciechi
solamente hanno
bisogno
di
guida
; e chi è tale, è ben che si
resti
in
casa
, ma chi ha gli
occhi
nella
fronte
e nella
mente
, di quelli si ha da
servire
per
iscorta
. Né perciò
dico
io che non si
deva
ascoltare
Aristotile
, anzi
laudo
il
vederlo
e
diligentemente
studiarlo
, e solo
biasimo
il
darsegli
in
preda
in
maniera
che alla
cieca
si
sottoscriva
a ogni suo
detto
e, senza
cercarne
altra
ragione
, si
debba
avere per
decreto
inviolabile
; il che è un
abuso
che si
tira
dietro un altro
disordine
estremo
, ed è che altri non si
applica
piú
a
cercar
d'
intender
la
forza
delle sue
dimostrazioni
. E qual cosa è
piú
vergognosa
che '
l
sentir
nelle
publiche
dispute
, mentre si
tratta
di
conclusioni
dimostrabili
uscir
un di traverso con un
testo
, e
bene
spesso
scritto
in ogni altro
proposito
, e con esso
serrar
la
bocca
all'
avversario
? Ma quando
pure
voi vogliate
continuare
in questo modo di
studiare
,
deponete
il
nome
di
filosofi
, e
chiamatevi
o
istorici
o
dottori
di
memoria
; ché non
conviene
che quelli che non
filosofano
mai, si
usurpino
l'
onorato
titolo
di
filosofo
. Ma è ben
ritornare
a
riva
, per non
entrare
in un
pelago
infinito
, del quale in tutt'
oggi
non si
uscirebbe
. Però,
signor
Simplicio
, venite
pure
con le
ragioni
e con le
dimostrazioni
, vostre o di
Aristotile
, e non con
testi
e
nude
autorità
, perché i
discorsi
nostri hanno a
essere
intorno al
mondo
sensibile
, e non sopra un
mondo
di
carta
. E perché nel
discorso
di
ieri
si
cavò
dalle
tenebre
e si
espose
al
cielo
aperto
la
Terra
,
mostrando
che '
l
volerla
connumerare
tra quelli che noi
chiamiamo
corpi
celesti
non
era
proposizione
talmente
convinta
e
prostrata
che non gli
restasse
qualche
spirito
vitale
,
séguita
che noi
andiamo
esaminando
quello che abbia di
probabile
il
tenerla
fissa
e del tutto
immobile
intendendo
quanto al suo
intero
globo
, e quanto possa avere di
verisimilitudine
il farla
mobile
di alcun
movimento
, e di quale: e perché in tal
quistione
io sono
ambiguo
, ed il
signor
Simplicio
risoluto
,
insieme
con
Aristotile
, per la
parte
dell'
immobilità
, egli di
passo
in
passo
andrà
portando
i
motivi
per la loro
opinione
, ed io le
risposte
e gli
argomenti
per la
parte
contraria
, ed il
signor
Sagredo
dirà
i
moti
dell'
animo
suo ed in qual
parte
e' si
sentirà
tirare
SAGR
. Io son molto
contento
, con questo però che a me ancora
resti
libertà
di
produrre
quel che mi
dettasse
talora
il
discorso
semplice
naturale
.
SALV
. Anzi di cotesto io in
particolare
ve ne
supplico
perché delle
considerazioni
piú
facili
e, per
cosí
dire
,
materiali
,
credo
che poche ne sieno state
lasciate
indietro
da gli
scrittori
, talché solamente qualcuna delle
piú
sottili
e
recondite
può
desiderarsi
e
mancare
; e per
investigar
queste qual altra
sottigliezza
può esser
piú
atta
di quella dell'
ingegno
del
signor
Sagredo
,
acutissimo
e
perspicacissimo
?
SAGR
. Io son tutto quel che
piace
al
signor
Salviati
, ma di
grazia
non
mettiam
mano
in un'altra
sorte
di
diversioni
di
cerimonie
, perché
ora
son
filosofo
, e sono in
scuola
e non al
Broio
.
SALV
. Sia dunque il
principio
della nostra
contemplazione
il
considerare
che qualunque
moto
venga
attribuito
alla
Terra
, è
necessario
che a noi, come
abitatori
di quella ed in
conseguenza
partecipi
del medesimo, ei
resti
del tutto
impercettibile
e come s'e' non
fusse
, mentre che noi
riguardiamo
solamente alle
cose
terrestri
; ma è
bene
, all'
incontro
, altrettanto
necessario
che il medesimo
movimento
ci si
rappresenti
comunissimo
di tutti gli altri
corpi
ed
oggetti
visibili
che, essendo
separati
dalla
Terra
,
mancano
di quello. A tal che il
vero
metodo
per
investigare
se
moto
alcuno si può
attribuire
alla
Terra
, e,
potendosi
, quale e' sia, è il
considerare
ed
osservare
se ne i
corpi
separati
dalla
Terra
si
scorge
apparenza
alcuna di
movimento
, il quale
egualmente
competa
a tutti; perché un
moto
che solamente si
scorgesse
,
verbigrazia
, nella
Luna
, e che non avesse che far niente con
Venere
o con
Giove
né con altre
stelle
, non potrebbe in veruna
maniera
esser della
Terra
, né di altri che della
Luna
.
Ora
, ci è un
moto
generalissimo
e
massimo
sopra tutti, ed è quello per il quale il
Sole
, la
Luna
, gli altri
pianeti
e le
stelle
fisse
, ed in
somma
l'
universo
tutto,
trattane
la
sola
Terra
, ci
appariscono
unitamente
muoversi
da
oriente
verso
occidente
dentro allo
spazio
di
venti
quattr'
ore
, e questo, in quanto a questa prima
apparenza
, non ha
repugnanza
di
potere
esser tanto della
Terra
sola
, quanto di tutto il
resto
del
mondo
,
trattone
la
Terra
, imperocché le medesime
apparenze
si
vedrebbero
tanto nell'una
posizione
quanto nell'altra. Quindi è che
Aristotile
e
Tolomeo
, come quelli che avevano
penetrata
questa
considerazione
, nel voler
provare
la
Terra
esser
immobile
, non
argumentano
contro ad altro
movimento
che a questo
diurno
; salvo però che
Aristotile
tocca
un non
so
che contro ad un altro
moto
attribuitogli
da un
antico
, del quale
parleremo
a suo
luogo
.
SAGR
. Io
resto
molto ben
capace
della
necessità
con la quale
conclude
il vostro
discorso
, ma mi
nasce
un
dubbio
, del quale non
so
liberarmi
: e questo è, che
attribuendo
il
Copernico
alla
Terra
un altro
movimento
oltre al
diurno
, il quale, per la
regola
pur
ora
dichiarata
,
dovrebbe
restare
a noi, quanto all'
apparenza
,
impercettibile
nella
Terra
, ma
visibile
in tutto il
resto
del
mondo
,
parmi
di poter
necessariamente
concludere
, o che egli abbia
manifestamente
errato
nell'
assegnare
alla
Terra
un
moto
del quale non
apparisca
in
cielo
la sua
general
corrispondenza
, o
vero
che, se la
rispondenza
vi è, altrettanto sia
stato
manchevole
Tolomeo
a non
reprovar
questo,
sí
come
reprovò
l'altro.
SALV
. Molto
ragionevolmente
avete
dubitato
, e quando verremo a
trattare
dell'altro
movimento
,
vedrete
di quanto
intervallo
abbia il
Copernico
superato
di
accortezza
e
perspicacità
d'
ingegno
Tolomeo
, mentre egli ha
veduto
quello che esso non
vedde
,
dico
la
mirabil
corrispondenza
con la quale tal
movimento
si
reflette
in tutto il
resto
de i
corpi
celesti
. Ma per
ora
sospendiamo
questa
parte
e
torniamo
alla prima
considerazione
; intorno alla quale
andrò
proponendo
,
cominciandomi
dalle
cose
piú
generali
, quelle
ragioni
che
par
che
favoriscano
la
mobilità
della
Terra
, per
sentir
poi dal
signor
Simplicio
le
repugnanti
. E prima, se noi
considereremo
solamente la
mole
immensa
della
sfera
stellata
in
comparazione
della
piccolezza
del
globo
terrestre
,
contenuto
da quella per tanti
milioni
di
volte
, e
piú
penseremo
alla
velocità
del
moto
che
deve
in un
giorno
e in una
notte
fare una
intera
conversione
, io non mi posso
persuadere
che
trovar
si potesse alcuno che avesse per cosa
piú
ragionevole
e
credibile
che la
sfera
celeste
fusse
quella che desse la
volta
, ed il
globo
terrestre
restasse
fermo
.
SAGR
. Se per tutta l'
università
degli
effetti
che possono aver in
natura
dependenza
da
movimenti
tali,
seguissero
indifferentemente
tutte le medesime
conseguenze
a
capello
tanto dall'una
posizione
quanto dall'altra, io, quanto alla mia prima e
generale
apprensione
,
stimerei
che colui che
reputasse
piú
ragionevole
il far
muover
tutto l'
universo
, per
ritener
ferma
la
Terra
,
fusse
piú
irragionevole
di quello che,
sendo
salito
in
cima
della vostra
Cupola
non per altro che per
dare
una
vista
alla
città
ed al suo
contado
,
domandasse
che se gli facesse
girare
intorno tutto il
paese
,
acciò
non avesse egli ad aver la
fatica
di
volger
la
testa
: e ben vorrebbero esser molte e
grandi
le
comodità
che si
traesser
da quella
posizione
e non da questa, che
pareggiassero
nel mio
concetto
e
superasser
questo
assurdo
,
sí
che mi
rendesser
piú
credibile
quella che questa. Ma forse
Aristotile
,
Tolomeo
e il
signor
Simplicio
ci
devono
trovare
i lor
vantaggi
, li quali sarà
bene
che
sien
proposti
a noi ancora, se vi sono, o mi sia
dichiarato
come e' non vi sieno né possano
essere
.
SALV
. Io
sí
come, per molto che ci abbia
pensato
, non ho potuto
trovar
diversità
alcuna,
cosí
mi
par
d'aver
trovato
che
diversità
alcuna non vi possa
essere
; onde io
stimo
il
piú
cercarla
esser in
vano
. Però
notate
: il
moto
in tanto è
moto
, e come
moto
opera
, in quanto ha
relazione
a
cose
che di esso
mancano
; ma tra le
cose
che tutte ne
participano
egualmente
, niente
opera
ed è come s'e' non
fusse
: e
cosí
le
mercanzie
delle quali è
carica
la
nave
, in tanto si
muovono
, in quanto,
lasciando
Venezia
,
passano
per
Corfú
, per
Candia
, per
Cipro
, e
vanno
in
Aleppo
, li quali
Venezia
,
Corfú
,
Candia
etc.
restano
, né si
muovono
con la
nave
, ma per le
balle
,
casse
ed altri
colli
, de' quali è
carica
e
stivata
la
nave
, e
rispetto
alla
nave
medesima, il
moto
da
Venezia
in
Soría
è come nullo, e niente
altera
la
relazione
che è tra di loro, e questo, perché è
comune
a tutti ed
egualmente
da tutti è
participato
; e quando delle
robe
che sono in
nave
una
balla
si sia
discostata
da una
cassa
un
sol
dito
, questo solo sarà
stato
per lei
movimento
maggiore, in
relazione
alla
cassa
che '
l
viaggio
di
dua
mila
miglia
fatto
da loro di
conserva
.
SIMP
. Questa è
dottrina
buona
,
soda
e tutta
peripatetica
.
SALV
. Io l'ho per
piú
antica
; e
dubito
che
Aristotile
, nel
pigliarla
da qualche
buona
scuola
, non la
penetrasse
interamente
, e che però, avendola
scritta
alterata
, sia
stato
causa
di
confusione
, mediante quelli che
voglion
sostenere
ogni suo
detto
: e quando egli
scrisse
che tutto quel che si
muove
, si
muove
sopra qualche cosa
immobile
,
dubito
che
equivocasse
dal
dire
che tutto quel che si
muove
, si
muove
rispetto
a qualche cosa
immobile
, la qual
proposizione
non
patisce
difficultà
veruna, e l'altra ne ha molte.
SAGR
. Di
grazia
, non
rompiamo
il
filo
, e
seguite
avanti il
discorso
incominciato
.
SALV
. Essendo dunque
manifesto
che il
moto
il quale sia
comune
a molti
mobili
, è
ozioso
e come nullo in quanto alla
relazione
di essi
mobili
tra di loro, poiché tra di essi niente si
muta
, e solamente è
operativo
nella
relazione
che hanno essi
mobili
con altri che
manchino
di quel
moto
, tra i quali si
muta
abitudine
; ed avendo noi
diviso
l'
universo
in due
parti
, una delle quali è
necessariamente
mobile
e l'altra
immobile
; per tutto quello che possa
depender
da
cotal
movimento
, tanto è far
muover
la
Terra
sola
quanto tutto '
l
resto
del
mondo
, poiché l'
operazione
di tal
moto
non è in altro che nella
relazione
che
cade
tra i
corpi
celesti
e la
Terra
, la qual
sola
relazione
è quella che si
muta
.
Ora
, se per
conseguire
il medesimo
effetto
ad
unguem
tanto fa se la
sola
Terra
si
muova
,
cessando
tutto il
resto
dell'
universo
, che se,
restando
ferma
la
Terra
sola
, tutto l'
universo
si
muova
di un istesso
moto
, chi vorrà
credere
che la
natura
(che pur, per
comun
consenso
, non
opera
con l'
intervento
di molte
cose
quel che si può fare col
mezo
di poche) abbia
eletto
di far
muovere
un
numero
immenso
di
corpi
vastissimi
, e con una
velocità
inestimabile
, per
conseguir
quello che col
movimento
mediocre
di un solo intorno al suo proprio
centro
poteva
ottenersi
?
SIMP
. Io non
bene
intendo
come questo
grandissimo
moto
sia come nullo per il
Sole
, per la
Luna
per gli altri
pianeti
e per l'
innumerabile
schiera
delle
stelle
fisse
. E come
direte
voi esser nulla il
passare
il
Sole
da un
meridiano
all'altro,
alzarsi
sopra questo
orizonte
,
abbassarsi
sotto quello,
arrecare
ora
il
giorno
ora
la
notte
,
simili
variazioni
far la
Luna
e gli altri
pianeti
e le
stelle
fisse
ancora?
SALV
. Tutte coteste
variazioni
raccontate
da voi non son nulla, se non in
relazion
alla
Terra
. E che ciò sia
vero
,
rimovete
con l'
immaginazione
la
Terra
: non
resta
piú
al
mondo
né
nascere
né
tramontar
di
Sole
o di
Luna
, né
orizonti
né
meridiani
, né
giorni
né
notti
, né in
somma
per tal
movimento
nasce
mai
mutazione
alcuna tra la
Luna
e '
l
Sole
o altre
qualsivoglino
stelle
,
sian
fisse
o
erranti
; ma tutte le
mutazioni
hanno
relazione
alla
Terra
; le quali tutte in
somma
non
importano
poi altro che '
l
mostrare
il
Sole
ora
alla
Cina
, poi alla
Persia
, dopo all'
Egitto
, alla
Grecia
, alla
Francia
, alla
Spagna
, all'
America
etc., e far l'istesso della
Luna
e del
resto
de i
corpi
celesti
, la qual
fattura
segue
puntualmente
nel modo medesimo se, senza
imbrigar
sí
gran
parte
dell'
universo
, si
faccia
rigirare
in se stesso il
globo
terrestre
. Ma
raddoppiamo
la
difficoltà
con un'altra
grandissima
: la qua le è, che quando si
attribuisca
questo gran
moto
al
cielo
, bisogna di
necessità
farlo
contrario
a i
moti
particolari
di tutti gli
orbi
de i
pianeti
, de i quali ciascheduno senza
controversia
ha il
movimento
suo proprio da
occidente
verso
oriente
, e questo assai
piacevole
e
moderato
, e
convien
poi fargli
rapire
in
contrario
, cioè da
oriente
in
occidente
, da questo
rapidissimo
moto
diurno
; dove che, facendosi
muover
la
Terra
in se stessa, si
leva
la
contrarietà
de'
moti
, ed il solo
movimento
da
occidente
in
oriente
si
accomoda
a tutte le
apparenze
e
sodisfà
a tutte
compiutamente
.
SIMP
. Quanto alla
contrarietà
de i
moti
,
importerebbe
poco perché
Aristotile
dimostra
che i
moti
circolari
non son
contrarii
fra di loro, e che la loro non si può
chiamar
vera
contrarietà
.
SALV
. Lo
dimostra
Aristotile
, o pur lo dice solamente perché
cosí
compliva
a certo suo
disegno
? Se
contrarii
son quelli, come egli stesso
afferma
, che
scambievolmente
si
destruggono
, io non
so
vedere
come due
mobili
che s'
incontrino
sopra una
linea
circolare
, si abbiano a
offender
meno che
incontrandosi
sopra una
linea
retta
.
SAGR
. Di
grazia
,
fermate
un poco.
Ditemi
,
signor
Simplicio
, quando due
cavalieri
si
incontrano
giostrando
a
campo
aperto
, o
pure
quando due
squadre
intere
o due
armate
in
mare
si
vanno
ad
investire
e si
rompono
e si
sommergono
,
chiameresti
voi
cotali
incontri
contrarii
tra di loro?
SIMP
.
Diciamoli
contrarii
.
SAGR
. Come dunque ne i
moti
circolari
non è
contrarietà
? Questi, essendo
fatti
sopra la
superficie
della
terra
o dell'
acqua
, che sono, come voi
sapete
,
sferiche
, vengono ad esser
circolari
.
Sapete
voi,
signor
Simplicio
, quali sono i
moti
circolari
che non son tra loro
contrarii
? son quelli di due
cerchi
che si
toccano
per di
fuora
, che,
girandone
uno, fa
naturalmente
muover
l'altro
diversamente
; ma se uno sarà dentro all'altro, è
impossibil
che i
moti
loro
fatti
in
diverse
parti
non si
contrastino
l'un l'altro.
SALV
. Ma
contrarii
o non
contrarii
, queste sono
altercazioni
di
parole
; ed io
so
che in
fatti
molto
piú
semplice
e
natural
cosa è il poter
salvare
il tutto con un
movimento
solo, che l'
introdurne
due, se non volete
chiamarli
contrarii
,
ditegli
opposti
: né io vi
porgo
questa
introduzione
per
impossibile
, né
pretendo
di
trar
da essa una
dimostrazione
necessaria
, ma solo una maggior
probabilità
. Si
rinterza
l'
inverisimile
col
disordinare
sproporzionatissimamente
l'
ordine
che noi
veggiamo
sicuramente
esser tra quei
corpi
celesti
la
circolazion
de' quali non è
dubbia
, ma
certissima
. E l'
ordine
è, che
secondo
che un
orbe
è maggiore,
finisce
il suo
rivolgimento
in
tempo
piú
lungo, ed i
minori
in
piú
breve: e
cosí
Saturno
,
descrivendo
un
cerchio
maggior di tutti gli altri
pianeti
, lo
complisce
in
trent'
anni
;
Giove
si
rivolge
nel suo
minore
in
anni
dodici
,
Marte
in
dua
; la
Luna
passa
il suo, tanto
piú
piccolo
, in un
sol
mese
; e non
men
sensibilmente
vediamo
, delle
Stelle
Medicee
la
piú
vicina
a
Giove
far il suo
rivolgimento
in
brevissimo
tempo
, cioè in
ore
quarantadua
in circa, la
seguente
in tre
giorni
e
mezo
, la
terza
in
giorni
sette, e la
piú
remota
in
sedici
: e questo
tenore
assai
concorde
non
punto
verrà
alterato
mentre si
faccia
che il
movimento
delle
ventiquattr'
ore
sia del
globo
terrestre
in se stesso; che, quando si
voglia
ritener
la
Terra
immobile
, è
necessario
, dopo l'esser
passati
dal
periodo
brevissimo
della
Luna
a gli altri
conseguentemente
maggiori,
fino
a quel di
Marte
in due
anni
, e di
lí
a quel della maggiore
sfera
di
Giove
in
anni
dodici
, e da questa all'altra maggiore di
Saturno
, il cui
periodo
è di
trent'
anni
, è
necessario
,
dico
,
trapassare
ad un'altra
sfera
incomparabilmente
maggiore, e farla
finire
un'
intera
revoluzione
in
vintiquattr
'
ore
. E questo poi è il
minimo
disordinamento
che si possa
introdurre
, perché se altri volesse dalla
sfera
di
Saturno
passare
alla
stellata
, e farla tanto
piú
grande
di quella di
Saturno
, quanto a
proporzione
converrebbe
rispetto
al suo
movimento
tardissimo
di molte
migliaia
d'
anni
,
bisognerebbe
con molto
piú
sproporzionato
salto
trapassar
da questa ad un'altra maggiore, e farla
convertibile
in
ventiquattr'
ore
. Ma
dandosi
la
mobilità
alla
Terra
, l'
ordine
de'
periodi
vien
benissimo
osservato
, e dalla
sfera
pigrissima
di
Saturno
si
trapassa
alle
stelle
fisse
, del tutto
immobili
, e
viensi
a
sfuggire
una
quarta
difficoltà
, la qual bisogna
necessariamente
ammettere
quando la
sfera
stellata
si
faccia
mobile
; e questa è la
disparità
immensa
tra i
moti
di esse
stelle
, delle quali altre verranno a
muoversi
velocissimamente
in
cerchi
vastissimi
, altre
lentissimamente
in
cerchi
piccolissimi
,
secondo
che queste e quelle si
troveranno
piú
o meno
vicine
a i
poli
; che
pure
ha dell'
inconveniente
,
sí
perché noi
veggiamo
quelle, del
moto
delle quali non si
dubita
,
muoversi
tutte in
cerchi
massimi
,
sí
ancora perché
pare
con non
buona
determinazione
fatto
il
constituir
corpi
, che s'abbiano a
muover
circolarmente
, in
distanze
immense
dal
centro
, e fargli poi
muovere
in
cerchi
piccolissimi
. E non
pure
le
grandezze
de i
cerchi
ed in
conseguenza
le
velocità
de i
moti
di queste
stelle
saranno
diversissimi
da i
cerchi
e
moti
di quell'altre, ma le medesime
stelle
andranno
variando
suoi
cerchi
e sue
velocità
(e sarà il
quinto
inconveniente
),
avvengaché
quelle che due
mil
'
anni
fa erano nell'
equinoziale
, ed in
conseguenza
descrivevano
col
moto
cerchi
massimi
,
trovandosene
a i
tempi
nostri
lontane
per molti
gradi
, bisogna che siano fatte
piú
tarde
di
moto
e
ridottesi
a
muoversi
in
minori
cerchi
; e non è
lontano
dal poter
accader
che venga
tempo
nel quale alcuna di loro, che per l'
addietro
si sia
mossa
sempre, si
riduca
,
congiugnendosi
col
polo
, a star
ferma
, e poi ancora, dopo la
quiete
di qualche
tempo
,
torni
a
muoversi
: dove che l'altre
stelle
, che si
muovono
sicuramente
, tutte
descrivono
, come si è
detto
, il
cerchio
massimo
dell'
orbe
loro, ed in quello
immutabilmente
si
mantengono
.
Accresce
l'
inverisimile
(e sia il
sesto
inconveniente
), a chi
piú
saldamente
discorre
, l'
essere
inescogitabile
qual
deva
esser la
solidità
di quella
vastissima
sfera
, nella cui
profondità
sieno
cosí
tenacemente
saldate
tante
stelle
, che senza
punto
variar
sito
tra loro,
concordemente
vengono con
sí
gran
disparità
di
moti
portate
in
volta
: o se
pure
il
cielo
è
fluido
, come assai
piú
ragionevolmente
convien
credere
,
sí
che ogni
stella
per se stessa per quello
vadia
vagando
, qual
legge
regolerà
i
moti
loro ed a che
fine
, per far che,
rimirati
dalla
Terra
,
appariscano
come
fatti
da una
sola
sfera
? A me
pare
che per
conseguir
ciò, sia tanto
piú
agevole
ed
accomodata
maniera
il
costituirle
immobili
che '
l
farle
vaganti
, quanto
piú
facilmente
si
tengono
a
segno
molte
pietre
murate
in una
piazza
, che le
schiere
de'
fanciulli
che sopra vi
corrono
. E finalmente, per la
settima
instanza
, se noi
attribuiamo
la
conversion
diurna
al
cielo
altissimo
, bisogna farla di tanta
forza
e
virtú
, che seco
porti
l'
innumerabil
moltitudine
delle
stelle
fisse
,
corpi
tutti
vastissimi
e maggiori assai della
Terra
, e di
piú
tutte le
sfere
de i
pianeti
, ancorché e questi e quelle per lor
natura
si
muovano
in
contrario
; ed oltre a questo è
forza
concedere
che anco l'
elemento
del
fuoco
e la maggior
parte
dell'
aria
siano
parimente
rapiti
e che il solo
piccol
globo
della
Terra
resti
contumace
e
renitente
a tanta
virtú
: cosa che a me
pare
che abbia molto del
difficile
, né
saprei
intender
come la
Terra
,
corpo
pensile
e
librato
sopra '
l
suo
centro
,
indifferente
al
moto
ed alla
quiete
,
posto
e
circondato
da un
ambiente
liquido
, non
dovesse
cedere
ella ancora ed esser
portata
in
volta
. Ma tali
intoppi
non
troviamo
noi nel far
muover
la
Terra
,
corpo
minimo
ed
insensibile
in
comparazione
dell'
universo
, e perciò
inabile
al fargli
violenza
alcuna.
SAGR
. Io mi
sento
raggirar
per la
fantasia
alcuni
concetti
,
cosí
in
confuso
destatimi
da i
discorsi
fatti
; che s'io voglio potermi con
attenzione
applicar
alle
cose
da
dirsi
, è
forza
ch'io
vegga
se mi
succedesse
meglio
ordinargli
e
trarne
quel
costrutto
che vi è, se però ve ne sarà alcuno: e per
avventura
il
procedere
per
interrogazioni
mi
aiuterà
a
piú
agevolmente
spiegarmi
. Però
domando
al
signor
Simplicio
, prima, se e'
crede
che al medesimo
corpo
semplice
mobile
possano
naturalmente
competere
diversi
movimenti
, o
pure
che un solo
convenga
, che sia il suo proprio e
naturale
.
SIMP
. D'un
mobile
semplice
un solo, e non
piú
, può
essere
il
moto
che gli
convenga
naturalmente
, e gli altri tutti per
accidente
e per
participazione
; in quel modo che a colui che
passeggia
per la
nave
, suo
moto
proprio è quello del
passeggio
, e per
participazione
quello che lo
conduce
in
porto
, dove egli mai col
passeggio
non sarebbe
arrivato
, se la
nave
col
moto
suo non ve l'avesse
condotto
.
SAGR
.
Ditemi
,
secondariamente
: quel
movimento
che per
participazione
vien
comunicato
a qualche
mobile
, mentre egli per se stesso si
muove
di altro
moto
diverso
dal
participato
, è egli
necessario
che
risegga
in qualche
suggetto
per se stesso, o pur può esser anco in
natura
senz'altro
appoggio
?
SIMP
.
Aristotile
vi
risponde
a tutte queste
domande
, e vi dice che
sí
come d'un
mobile
uno è il
moto
,
cosí
di un
moto
uno è il
mobile
, ed in
conseguenza
che senza l'
inerenza
del suo
suggetto
non può né
essere
né anco
immaginarsi
alcun
movimento
.
SAGR
. Io vorrei che voi mi
diceste
, nel
terzo
luogo
, se voi
credete
che la
Luna
e gli altri
pianeti
e
corpi
celesti
abbiano lor
movimenti
proprii, e quali e' siano.
SIMP
.
Hannogli
, e son quelli
secondo
i quali e'
vanno
scorrendo
il
zodiaco
: la
Luna
in un
mese
, il
Sole
in un
anno
Marte
in
dua
, la
sfera
stellata
in quelle tante
migliaia
; e questi sono i
moti
loro proprii e
naturali
.
SAGR
. Ma quel
moto
col quale io
veggo
le
stelle
fisse
, e con esse tutti i
pianeti
,
andare
unitamente
da
levante
a
ponente
e
ritornare
in
oriente
in
ventiquattr'
ore
, in che modo gli
compete
?
SIMP
.
Hannolo
per
participazione
.
SAGR
. Questo dunque non
risiede
in loro; e non
risedendo
in loro, né potendo esser senza qualche
suggetto
nel qua le e'
risegga
, è
forza
farlo proprio e
naturale
di qualche altra
sfera
.
SIMP
. Per questo
rispetto
hanno
ritrovata
gli
astronomi
ed i
filosofi
un'altra
sfera
altissima
senza
stelle
, alla quale
naturalmente
compete
la
conversion
diurna
, e questa hanno
chiamata
il
primo
mobile
, il quale poi
rapisce
seco tutte le
sfere
inferiori
,
contribuendo
e
participando
loro il
movimento
suo.
SAGR
. Ma quando, senza
introdurr
'altre
sfere
incognite
e
vastissime
, senza altri
movimenti
o
rapimenti
participati
, col
lasciare
a ciascheduna
sfera
il suo solo e
semplice
movimento
, senza
mescolar
movimenti
contrarii
, ma fargli tutti per il medesimo verso, come è
necessario
ch'e' sieno
dependendo
tutti da un
sol
principio
, tutte le
cose
caminano
e
rispondono
con
perfettissima
armonia
, perché
rifiutar
questo
partito
, e
dar
assenso
a quelle
cosí
strane
e
laboriose
condizioni
?
SIMP
. Il
punto
sta in
trovar
questo modo
cosí
semplice
e
spedito
.
SAGR
. Il modo mi
par
bell'
e
trovato
.
Fate
che la
Terra
sia il
primo
mobile
, cioè
fatela
rivolgere
in se stessa in
ventiquattr'
ore
e per il medesimo verso che tutte le altre
sfere
, che senza
participar
tal
moto
a nessun altro
pianeta
o
stelle
, tutte avranno i lor
orti
,
occasi
ed in
somma
tutte l'altre
apparenze
.
SIMP
. L'
importanza
è il
poterla
muovere
senza mille
inconvenienti
.
SALV
. Tutti gli
inconvenienti
si
torranno
via
secondo
che voi gli
andrete
proponendo
: e le
cose
dette
sin qui sono solamente i
primi
e
piú
generali
motivi
per i quali
par
che si
renda
non del tutto
improbabile
che la
diurna
conversione
sia
piú
tosto
della
Terra
che di tutto '
l
resto
dell'
universo
; li quali io non vi
porto
come
leggi
infrangibili
, ma come
motivi
che abbiano qualche
apparenza
. E perché
benissimo
intendo
che una
sola
esperienza
o
concludente
dimostrazione
che si avesse in
contrario
,
basta
a
battere
in
terra
questi ed altri
centomila
argomenti
probabili
, però non bisogna
fermarsi
qui, ma
procedere
avanti e
sentire
quel che
risponde
il
signor
Simplicio
, e quali
migliori
probabilità
o
piú
ferme
ragioni
egli
adduce
in
contrario
.
SIMP
. Io
dirò
prima alcuna cosa in
generale
sopra tutte queste
considerazioni
insieme
, poi verrò a qualche
particolare
.
Parmi
che
universalmente
voi vi
fondiate
su la maggior
semplicità
e
facilità
di
produrre
i medesimi
effetti
, mentre
stimate
che quanto al
causargli
tanto sia il
muover
la
Terra
sola
quanto tutto '
l
resto
del
mondo
,
trattone
la
Terra
, ma quanto all'
operazione
voi
reputate
molto
piú
facile
quella che questa. Al che io vi
rispondo
che a me ancora
par
l'istesso, mentre io
riguardo
alla
forza
mia, non pur
finita
, ma
debolissima
; ma
rispetto
alla
virtú
del
Motore
, che è
infinita
, non è meno
agevole
il
muover
l'
universo
, che la
Terra
e che una
paglia
. E se la
virtú
è
infinita
, perché non se ne
deve
egli
esercitare
piú
tosto
una gran
parte
che una
minima
? Per tanto
parmi
che il
discorso
in
generale
non sia
efficace
.
SALV
. Se io avessi mai
detto
che l'
universo
non si
muove
por
mancamento
di
virtú
del
Motore
, io avrei
errato
, e la vostra
correzzione
sarebbe
oportuna
; e vi
concedo
che a una
potenza
infinita
tanto è
facile
il
muover
centomila
, quanto uno. Ma quello che ho
detto
io non ha
riguardo
al
Motore
, ma solamente a i
mobili
, ed in essi non solo alla loro
resistenza
, la quale non è
dubbio
esser
minore
nella
Terra
che nell'
universo
, ma a i molti altri
particolari
pur
ora
considerati
. Al
dir
poi che d'una
virtú
infinita
sia
meglio
esercitarne
una gran
parte
che una
minima
, vi
rispondo
che dell'
infinito
una
parte
non è maggior dell'altra, quando
amendue
sien
finite
; né si può
dire
che del
numero
infinito
il
centomila
sia
parte
maggiore che '
l
due, se ben quello è
cinquantamila
volte
maggior di questo; e quando per
muover
l'
universo
ci
voglia
una
virtú
finita
, benché
grandissima
in
comparazione
di quella che
basterebbe
per
muover
la
Terra
sola
, non però se n'
impiegherebbe
maggior
parte
dell'
infinita
, né
minore
sarebbe che
infinita
quella che
resterebbe
oziosa
; talché l'
applicar
per un
effetto
particolare
un poco
piú
o un poco meno
virtú
non
importa
niente: oltre che l'
operazione
di tal
virtú
non ha per
termine
e
fine
il solo
movimento
diurno
, ma sono al
mondo
altri
movimenti
assai che noi
sappiamo
, e molti altri
piú
ve ne posson
essere
incogniti
a noi. Avendo dunque
riguardo
a i
mobili
, e non si
dubitando
che
operazione
piú
breve e
spedita
è il
muover
la
Terra
che l'
universo
, e di
piú
avendo l'
occhio
alle tante altre
abbreviazioni
ed
agevolezze
che con questo solo si
conseguiscono
, un
verissimo
assioma
d'
Aristotile
che
c'
insegna
che
frustra
fit
per
plura
quod potest
fieri
per
pauciora
ci
rende
piú
probabile
, il
moto
diurno
esser della
Terra
sola
, che dell'
universo
trattone
la
Terra
.
SIMP
. Voi nei
referir
l'
assioma
avete
lasciato
una
clausola
che
importa
il tutto, e
massime
nel
presente
proposito
. La
particola
lasciata
è un
æque
bene
; bisogna dunque
esaminare
se si possa
egualmente
bene
sodisfare
al tutto con questo e con quello
assunto
.
SALV
. Il
vedere
se l'una e l'altra
posizione
sodisfaccia
egualmente
bene
, si
comprenderà
da gli
esami
particolari
dell'
apparenze
alle quali si ha da
sodisfare
, perché sin
ora
si è
discorso
, e si
discorrerà
, ex
hypothesi
,
supponendo
che quanto al
sodisfare
all'
apparenze
amendue
le
posizioni
sieno
egualmente
accomodate
. La
particola
poi, che voi
dite
essere
stata
lasciata
da me, ho
piú
tosto
sospetto
che sia
superfluamente
aggiunta
da voi: perché il
dire
"
egualmente
bene
" è una
relazione
, la quale
necessariamente
ricerca
due
termini
almeno, non potendo una cosa aver
relazione
a se stessa, e
dirsi
,
verbigrazia
, la
quiete
esser
egualmente
buona
come la
quiete
, e perché quando si dice "
invano
si fa con
piú
mezi
quello che si può fare con
manco
mezi
", s'
intende
che quel che si ha da fare
deva
esser la medesima cosa, e non due
cose
differenti
, e perché la medesima cosa non può
dirsi
egualmente
ben fatta come se medesima, adunque l'
aggiunta
della
particola
"
egualmente
bene
" è
superflua
ed una
relazione
che ha un
termine
solo.
SAGR
. Se noi non vogliamo che ci
intervenga
come
ieri
,
ritornisi
, di
grazia
, nella
materia
, ed il
signor
Simplicio
cominci
a
produr
quelle
difficultà
che gli
paiono
contrarianti
a questa
nuova
disposizione
del
mondo
.
SIMP
. La
disposizione
non è
nuova
, anzi
antichissima
, e che ciò sia
vero
,
Aristotile
la
confuta
, e le sue
confutazioni
son queste. "Prima, se la
Terra
si
movesse
o in se stessa, stando nel
centro
, o in
cerchio
, essendo
fuor
del
centro
, è
necessario
che
violentemente
ella si
movesse
di tal
moto
,
imperò
che e' non è suo
naturale
; ché s'e'
fusse
suo, l'avrebbe ancora ogni sua
particella
; ma ognuna di loro si
muove
per
linea
retta
al
centro
: essendo dunque
violento
e
preternaturale
, non potrebbe
essere
sempiterno
: ma l'
ordine
del
mondo
è
sempiterno
: adunque etc.
Secondariamente
, tutti gli altri
mobili
di
moto
circolare
par
che
restino
indietro
e si
muovano
di
piú
di un
moto
,
trattone
però il
primo
mobile
: per lo che sarebbe
necessario
che la
Terra
ancora si
movesse
di due
moti
; e quando ciò
fosse
,
bisognerebbe
di
necessità
che si facessero
mutazioni
nelle
stelle
fisse
: il che non si
vede
, anzi senza
variazione
alcuna le medesime
stelle
nascono
sempre da i medesimi
luoghi
, e ne i medesimi
tramontano
.
Terzo
, il
moto
delle
parti
e del tutto è
naturalmente
al
centro
dell'
universo
, e per questo ancora in esso si sta.
Muove
poi la
dubitazione
se il
moto
delle
parti
è per
andare
naturalmente
al
centro
dell'
universo
, o
pure
al
centro
della
Terra
; e
conclude
, esser suo
instinto
proprio di
andare
al
centro
dell'
universo
, e per
accidente
al
centro
della
Terra
: del qual
dubbio
si
discorse
ieri
a lungo.
Conferma
finalmente l'istesso col
quarto
argomento
preso
dall'
esperienza
de'
gravi
, li quali,
cadendo
da
alto
a
baso
, vengono a
perpendicolo
sopra la
superficie
della
Terra
; e
medesimamente
i
proietti
tirati
a
perpendicolo
in
alto
, a
perpendicolo
per le medesime
linee
ritornano
a
basso
, quanto
bene
fussero
stati
tirati
in
immensa
altezza
:
argomenti
necessariamente
concludenti
, il
moto
loro esser al
centro
della
Terra
, che senza
punto
muoversi
gli
aspetta
e
riceve
.
Accenna
poi in
ultimo
, esser da gli
astronomi
prodotte
altre
ragioni
in
confermazione
dell'
istesse
conclusioni
,
dico
dell'esser la
Terra
nel
centro
dell'
universo
ed
immobile
; ed una
sola
ne
produce
, che è il
risponder
tutte le
apparenze
, che si
veggono
ne'
movimenti
delle
stelle
, alla
posizione
di essa
Terra
nel
centro
, la qual
rispondenza
non avrebbe quando ella non vi
fusse
". Le altre,
prodotte
da
Tolomeo
e da altri
astronomi
, le potrò
arrecare
ora
, se
cosí
vi
piace
, o dopo che
arete
detto
quanto vi
occorre
in
risposta
di queste di
Aristotile
.
SALV
. Gli
argumenti
che si
producono
in questa
materia
, son di due
generi
: altri hanno
riguardo
a gli
accidenti
terrestri
, senza
relazione
alcuna alle
stelle
, ed altri si
cavano
dalle
apparenze
ed
osservazioni
delle
cose
celesti
. Gli
argomenti
d'
Aristotile
son per lo
piú
cavati
dalle
cose
intorno a noi, e
lascia
gli altri alli
astronomi
; però sarà
bene
, se
cosí
vi
pare
,
esaminar
questi
presi
dalle
esperienze
di
Terra
, e poi verremo all'altro
genere
. E perché da
Tolomeo
, da
Ticone
e da altri
astronomi
e
filosofi
, oltre a gli
argomenti
d'
Aristotile
,
presi
,
confermati
e
fortificati
da loro, ne son
prodotti
de gli altri, si potranno
unir
tutti
insieme
, per non aver poi a
replicar
le medesime o
simili
risposte
due
volte
. Però,
signor
Simplicio
, o vogliate
referirgli
voi, o vogliate ch'io vi
levi
questa
briga
, son per
compiacervi
.
SIMP
. Sarà
meglio
che voi gli
portiate
, che, per averci
fatto
maggiore
studio
, gli
arete
piú
in
pronto
, ed anco in maggior
numero
.
SALV
. Per la
piú
gagliarda
ragione
si
produce
da tutti quella de i
corpi
gravi
, che
cadendo
da
alto
a
basso
vengono per una
linea
retta
e
perpendicolare
alla
superficie
della
Terra
;
argomento
stimato
irrefragabile
, che la
Terra
stia
immobile
: perché, quando ella avesse la
conversion
diurna
, una
torre
dalla
sommità
della quale si
lasciasse
cadere
un
sasso
, venendo
portata
dalla
vertigine
della
Terra
, nel
tempo
che '
l
sasso
consuma
nel suo
cadere
,
scorrerebbe
molte
centinaia
di
braccia
verso
oriente
, e per tanto
spazio
dovrebbe
il
sasso
percuotere
in
terra
lontano
dalla
radice
della
torre
. Il quale
effetto
confermano
con un'altra
esperienza
, cioè col
lasciar
cadere
una
palla
di
piombo
dalla
cima
dell'
albero
di una
nave
che stia
ferma
,
notando
il
segno
dove ella
batte
che è vicino al
piè
dell'
albero
; ma se dal medesimo
luogo
si
lascerà
cadere
la medesima
palla
quando la
nave
cammini
, la sua
percossa
sarà
lontana
dall'altra per tanto
spazio
quanto la
nave
sarà
scorsa
innanzi nel
tempo
della
caduta
del
piombo
, e questo non per altro se non perché il
movimento
naturale
della
palla
posta
in sua
libertà
è per
linea
retta
verso '
l
centro
della
Terra
.
Fortificasi
tal
argomento
con l'
esperienza
d'un
proietto
tirato
in
alto
per
grandissima
distanza
, qual sarebbe una
palla
cacciata
da una
artiglieria
drizzata
a
perpendicolo
sopra l'
orizonte
, la quale nella
salita
e nel
ritorno
consuma
tanto
tempo
, che nel nostro
parallelo
l'
artiglieria
e noi
insieme
saremmo per molte
miglia
portati
dalla
Terra
verso
levante
, talché la
palla
,
cadendo
, non potrebbe mai
tornare
appresso al
pezzo
, ma tanto
lontana
verso
occidente
quanto la
Terra
fosse
scorsa
avanti.
Aggiungono
di
piú
la
terza
e molto
efficace
esperienza
, che è:
tirandosi
con una
colubrina
una
palla
di
volata
verso
levante
, e poi un'altra con
egual
carica
ed alla medesima
elevazione
verso
ponente
, il
tiro
verso
ponente
riuscirebbe
estremamente
maggiore dell'altro verso
levante
; imperocché mentre la
palla
va
verso
occidente
, e l'
artiglieria
,
portata
dalla
Terra
, verso
oriente
, la
palla
verrebbe
a
percuotere
in
terra
lontana
dall'
artiglieria
tanto
spazio
quanto è l'
aggregato
de' due
viaggi
, uno
fatto
da sé verso
occidente
, e l'altro dal
pezzo
,
portato
dalla
Terra
, verso
levante
; e per l'
opposito
, del
viaggio
fatto
dalla
palla
tirata
verso
levante
bisognerebbe
detrarne
quello che avesse
fatto
l'
artiglieria
seguendola
:
posto
dunque, per
esempio
, che '
l
viaggio
della
palla
per se stesso
fosse
cinque
miglia
, e che la
Terra
in quel tal
parallelo
nel
tempo
della
volata
della
palla
scorresse
tre
miglia
, nel
tiro
di
ponente
la
palla
cadrebbe
in
terra
otto
miglia
lontana
dal
pezzo
, cioè le sue cinque verso
ponente
e le tre del
pezzo
verso
levante
; ma il
tiro
d'
oriente
non
riuscirebbe
piú
lungo di due
miglia
, ché tanto
resta
detratto
dalle cinque del
tiro
le tre del
moto
del
pezzo
verso la medesima
parte
: ma l'
esperienza
mostra
i
tiri
essere
eguali
; adunque l'
artiglieria
sta
immobile
, e per
conseguenza
la
Terra
ancora. Ma non meno di questi, i
tiri
altresí
verso
mezo
giorno
o verso
tramontana
confermano
la
stabilità
della
Terra
: imperocché mai non si
correbbe
nel
segno
che altri avesse
tolto
di
mira
, ma sempre sarebbero i
tiri
costieri
verso
ponente
, per lo
scorrere
che
farebbe
il
bersaglio
,
portato
dalla
Terra
, verso
levante
, mentre la
palla
è per
aria
. E non solo i
tiri
per le
linee
meridiane
, ma né anco i
fatti
verso
oriente
o verso
occidente
riuscirebber
giusti
, ma gli
orientali
riuscirebbero
alti
, e gli
occidentali
bassi
,
tuttavolta
che si
tirasse
di
punto
in
bianco
; perché
sendo
il
viaggio
della
palla
in
amendue
i
tiri
fatto
per la
tangente
, cioè per una
linea
parallela
all'
orizonte
, ed essendo che al
moto
diurno
, quando sia della
Terra
, l'
orizonte
si
va
sempre
abbassando
verso
levante
ed
alzandosi
da
ponente
(che però ci
appariscono
le
stelle
orientali
alzarsi
, e le
occidentali
abbassarsi
), adunque il
bersaglio
orientale
s'
andrebbe
abbassando
sotto il
tiro
, onde il
tiro
riuscirebbe
alto
, e l'
alzamento
del
bersaglio
occidentale
renderebbe
basso
il
tiro
verso
occidente
. Talché mai non si potrebbe verso
nissuna
parte
tirar
giusto
: e perché l'
esperienza
è in
contrario
, è
forza
dire
che la
Terra
sta
immobile
.
SIMP
. Oh queste son ben
ragioni
, alle quali è
impossibile
trovar
risposta
che
vaglia
.
SALV
. Vi
giungono
forse
nuove
?
SIMP
.
Veramente
sí
. Ed
ora
veggo
con quante
belle
esperienze
la
natura
ci è
voluta
esser
cortese
per
aiutarci
a venire in
cognizione
del
vero
. Oh come
bene
una
verità
si
accorda
con l'altra, e tutte
conspirano
al
rendersi
inespugnabili
!
SAGR
. Che
peccato
che l'
artiglierie
non
fussero
al
tempo
di
Aristotile
! Avrebbe ben egli con esse
espugnata
l'
ignoranza
, e
parlato
senza
punto
titubare
delle
cose
del
mondo
.
SALV
. Ho avuto molto
caro
che queste
ragioni
vi
sien
giunte
nuove
,
acciò
che voi non
restiate
nell'
opinione
della maggior
parte
de i
Peripatetici
, che
credono
che se alcuno si
parte
dalla
dottrina
d'
Aristotile
, ciò
avvenga
da non avere
intese
né
penetrate
ben le sue
dimostrazioni
. Ma voi
sentirete
sicuramente
dell'altre
novità
, e
sentirete
da questi
seguaci
del
nuovo
sistema
produr
contro a se stessi
osservazioni
,
esperienze
e
ragioni
di
forza
assai maggiore che le
prodotte
da
Aristotile
e
Tolomeo
o da altri
oppugnatori
delle medesime
conclusioni
, e
cosí
verrete a
certificarvi
che non per
ignoranza
o
inesperienza
si sono
indotti
a
seguir
tale
opinione
.
SAGR
. Egli è
forza
che con questa
occasione
io vi
racconti
alcuni
accidenti
occorsimi
da poi in qua ch'io
cominciai
a
sentir
parlare
di questa
opinione
. Essendo assai
giovanetto
che appena avevo
finito
il
corso
della
filosofia
,
tralasciato
poi per
essermi
applicato
ad altre
occupazioni
,
occorse
che certo
oltramontano
di
Rostochio
, e
credo
che '
l
suo
nome
fosse
Cristiano
Vurstisio
,
seguace
dell'
opinione
del
Copernico
,
capitò
in queste
bande
, ed in una
Accademia
fece
dua
o
ver
tre
lezzioni
in questa
materia
, con
concorso
di
uditori
, e
credo
piú
per la
novità
del
suggetto
che per altro: io però non v'
intervenni
, avendo fatta una
fissa
impressione
che tale
opinione
non potesse
essere
altro che una
solenne
pazzia
.
Interrogati
poi alcuni che vi erano
stati
,
sentii
tutti
burlarsene
,
eccettuatone
uno che mi
disse
che '
l
negozio
non
era
ridicolo
del tutto; e perché questo
era
reputato
da me per
uomo
intelligente
assai e molto
circospetto
,
pentitomi
di non vi
essere
andato
,
cominciai
da quel
tempo
in qua,
secondo
che m'
incontravo
in alcuno che
tenesse
l'
opinione
Copernicana
, a
domandarlo
se egli
era
stato
sempre dell'istesso
parere
; né per molti ch'io n'abbia
interrogati
, ho
trovato
pur un solo che non m'abbia
detto
d'
essere
stato
lungo
tempo
dell'
opinion
contraria
, ma esser
passato
in questa
mosso
dalla
forza
delle
ragioni
che la
persuadono
:
esaminatigli
poi ad uno ad uno, per
veder
quanto
bene
e'
possedesser
le
ragioni
dell'altra
parte
, gli ho
trovati
tutti
averle
prontissime
, tal che non ho potuto
veramente
dire
che per
ignoranza
o per
vanità
o per far, come si dice, il
bello
spirito
si sieno
gettati
in questa
opinione
. All'
incontro
, di quanti io abbia
interrogati
de i
Peripatetici
e
Tolemaici
(che per
curiosità
ne ho
interrogati
molti), quale
studio
abbiano
fatto
nel
libro
del
Copernico
, ho
trovato
pochissimi che appena l'abbiano
veduto
, ma di quelli ch'io
creda
che l'abbiano
inteso
, nessuno: e de i
seguaci
pur della
dottrina
peripatetica
ho
cercato
d'
intendere
se mai alcuno di loro ha
tenuto
l'altra
opinione
, e
parimente
non ne ho
trovato
alcuno.
Là
onde,
considerando
io come nessun è che
segua
l'
opinion
del
Copernico
, che non sia
stato
prima della
contraria
e che non sia
benissimo
informato
delle
ragioni
di
Aristotile
e di
Tolomeo
, e che all'
incontro
nissuno
è de'
seguaci
di
Tolomeo
e d'
Aristotile
, che sia
stato
per
addietro
dell'
opinione
del
Copernico
e quella abbia
lasciata
per venire in quella d'
Aristotile
,
considerando
,
dico
, queste
cose
,
cominciai
a
credere
che uno che
lascia
un'
opinione
imbevuta
col
latte
e
seguita
da
infiniti
, per venire in un'altra da pochissimi
seguita
, e
negata
da tutte le
scuole
e che
veramente
sembra
un
paradosso
grandissimo
,
bisognasse
per
necessità
che
fusse
mosso
, per non
dir
forzato
, da
ragioni
piú
efficaci
. Per questo son io
divenuto
curiosissimo
di
toccar
, come si dice, il
fondo
di questo
negozio
, e
reputo
a mia gran
ventura
l'
incontro
di
amendue
voi, da i quali io possa senza veruna
fatica
sentir
tutto quel ch'è
stato
detto
, e forse che si può
dire
, in questa
materia
,
sicuro
di
dover
esser, in
virtú
de' vostri
ragionamenti
,
cavato
di
dubbio
e
posto
in
istato
di
certezza
.
SIMP
. Ma purché l'
opinione
e la
speranza
non vi
vadia
fallita
, e che in
ultimo
non vi
troviate
piú
confuso
che prima.
SAGR
. Mi
par
d'esser
sicuro
che cotesto non possa
intervenire
in veruna
maniera
.
SIMP
. E perché no? Io son buon
testimonio
a me medesimo, che quanto
piú
si
va
avanti,
piú
mi
confondo
.
SAGR
. Cotesto è
indizio
che quelle
ragioni
che sin qui vi erano
parse
concludenti
, e vi
tenevano
sicuro
della
verità
della vostra
opinione
,
cominciano
a
mutare
aspetto
nella vostra
mente
ed a
lasciarvi
pian
piano
, se non
passare
, almeno
inclinare
verso la
contraria
. Ma io, che sono, e sono
stato
sin
ora
,
indifferente
,
confido
grandemente
d'avermi a
ridurre
in
quiete
e in
sicurezza
; e voi stesso non me lo
negherete
, se volete
sentir
qual cosa mi
persuada
a
cosí
sperare
.
SIMP
. La
sentirò
volentieri
, e non
men
grato
mi sarebbe che in me
operasse
il medesimo
effetto
.
SAGR
.
Favoritemi
dunque di
rispondere
alle mie
interrogazioni
. E prima,
ditemi
,
signor
Simplicio
: non è la
conclusione
della quale noi
cerchiamo
la
cognizione
, se si
deva
tener
, con
Aristotile
e
Tolomeo
, che stando
ferma
la
Terra
sola
nel
centro
dell'
universo
, i
corpi
celesti
si
muovano
tutti o pur se, stando
ferma
la
sfera
stellata
ed il
Sole
nel
centro
, la
terra
ne sia fuori, e siano suoi quei
movimenti
che ci
appariscono
esser del
Sole
e delle
stelle
fisse
?
SIMP
. Queste son le
conclusioni
delle quali si
disputa
.
SAGR
. Queste due
conclusioni
non son
ellen
tali, che per
necessità
bisogna che una sia
vera
e l'altra
falsa
?
SIMP
.
Cosí
è: noi siamo in un
dilemma
, una
parte
del quale bisogna per
necessità
che sia
vera
, e l'altra
falsa
; perché tra '
l
moto
e la
quiete
, che son
contradittorii
, non si
dà
un
terzo
,
sí
che si possa
dire
: "La
Terra
non si
muove
, e non sta
ferma
; il
Sole
e le
stelle
non si
muovono
, né stanno
ferme
".
SAGR
. La
Terra
, il
Sole
e le
stelle
che cosa sono in
natura
? son
cose
minime
, o pur
considerabili
?
SIMP
. Son
corpi
principalissimi
,
nobilissimi
,
integranti
dell'
universo
vastissimi
,
considerabilissimi
.
SAGR
. E '
l
moto
e la
quiete
quali
accidenti
sono in
natura
?
SIMP
. Tanto
grandi
e
principali
, che la
natura
stessa per quelli si
definisce
.
SAGR
. Talché il
muoversi
eternamente
e l'esser del tutto
immobile
sono due
condizioni
molto
considerabili
in
natura
ed
indicanti
grandissima
diversità
, e
massime
attribuite
a
corpi
principalissimi
dell'
universo
, in
conseguenza
delle quali non posson venire se non
eventi
dissimilissimi
.
SIMP
.
Cosí
è
sicuramente
.
SAGR
. Or
rispondetemi
ad un altro
punto
.
Credete
voi che in
dialettica
, in
rettorica
, in
fisica
, in
metafisica
, in
matematica
, e finalmente nell'
università
de'
discorsi
, sieno
argomenti
potenti
a
persuadere
e
dimostrare
altrui non meno le
conclusioni
false
che le
vere
?
SIMP
.
Signor
no; anzi
tengo
per
fermo
e son
sicuro
che per la
prova
di una
conclusion
vera
e
necessaria
sieno in
natura
non solo una ma molte
dimostrazioni
potissime
, e che intorno ad essa si possa
discorrere
e
rigirarsi
con mille e mille
riscontri
, senza
intoppar
mai in veruna
repugnanza
, e che quanto
piú
qualche
sofista
volesse
intorbidarla
, tanto
piú
chiara
si
farebbe
sempre la sua
certezza
; e che, all'
opposito
, per far
apparir
vera
una
proposizion
falsa
e per
persuaderla
non si possa
produrre
altro che
fallacie
,
sofismi
,
paralogismi
,
equivocazioni
e
discorsi
vani
,
inconsistenti
e
pieni
di
repugnanze
e
contradizioni
.
SAGR
.
Ora
, se il
moto
eterno
e la
quiete
eterna
sono
accidenti
tanto
principali
in
natura
, e tanto
diversi
che da essi non posson
dependere
se non
diversissime
conseguenze
, e
massime
applicati
al
Sole
ed alla
Terra
,
corpi
tanto
vasti
ed
insigni
nell'
universo
, ed essendo di
piú
impossibile
che l'una delle due
proposizioni
contradittorie
non sia
vera
e l'altra
falsa
, e non si potendo per
prove
della
falsa
produrr
'altro che
fallacie
, ed essendo la
vera
persuasibile
per ogni
genere
di
ragioni
concludenti
e
demostrative
; come volete che quello di voi che si sarà
appreso
a
sostener
la
proposizion
vera
non mi abbia a
persuadere
?
Bisognerebbe
bene
ch'io
fussi
d'
ingegno
stupido
, di
giudizio
stravolto
, e
stolido
di
mente
e d'
intelletto
e
cieco
di
discorso
, ch'io non avessi a
discernere
la
luce
dalle
tenebre
, le
gemme
da i
carboni
, il
vero
dal
falso
.
SIMP
. Io vi
dico
, e vi ho
detto
altre
volte
, che il maggior
maestro
per
insegnare
a
conoscere
i
sofismi
e
paralogismi
ed altre
fallacie
è
stato
Aristotile
, il quale in questa
parte
non si può mai esser
ingannato
.
SAGR
. Voi l'avete pur con
Aristotile
, che non può
parlare
, ed io vi
dico
che se
Aristotile
fosse
qui, e'
rimarrebbe
da noi
persuaso
, o
sciorrebbe
le nostre
ragioni
e con altre
migliori
persuaderebbe
noi. Ma che? voi medesimo nel
sentir
recitar
l'
esperienze
dell'
artiglierie
, non l'avete voi
conosciute
ed
ammirate
e
confessate
piú
concludenti
di quelle d'
Aristotile
? con tutto ciò non
sento
che '
l
signor
Salviati
, il quale le ha
prodotte
e
sicuramente
esaminate
e
scandagliate
puntualissimamente
,
confessi
d'esser
persuaso
da quelle, né meno da altre di maggiore
efficacia
ancora, che egli
accenna
d'esser per farci
sentire
. E non
so
con che
fondamento
voi vogliate
riprender
la
natura
, come quella che per la molta
età
sia
imbarbogita
ed abbia
dimenticato
a
produrre
ingegni
specolativi
, né
sappia
farne
piú
se non di quelli che, facendosi
mancipii
d'
Aristotile
, abbiano a
intender
col suo
cervello
e
sentir
co
i suoi
sensi
. Ma
sentiamo
il
rimanente
delle
ragioni
favorevoli
alla sua
opinione
, per venir poi al lor
cimento
,
coppellandole
e
ponderandole
con la
bilancia
del
saggiatore
.
SALV
. Prima che
proceder
piú
oltre,
devo
dire
al
signor
Sagredo
che in questi nostri
discorsi
fo
da
copernichista
, e lo
imito
quasi sua
maschera
; ma quello che
internamente
abbiano in me
operato
le
ragioni
che
par
ch'io
produca
in suo
favore
, non voglio che voi lo
giudichiate
dal mio
parlare
mentre siamo nel
fervor
della
rappresentazione
della
favola
, ma dopo che avrò
deposto
l'
abito
, che forse mi
troverete
diverso
da quello che mi
vedete
in
scena
.
Ora
seguitiamo
avanti.
Produce
Tolomeo
ed i suoi
seguaci
un'altra
esperienza
,
simile
a quella de i
proietti
, ed è delle
cose
che,
separate
dalla
Terra
,
lungamente
si
trattengono
per
aria
, quali sono le
nugole
e gli
uccelli
volanti
; e come che di quelle non si può
dir
che sieno
portate
dalla
Terra
, non essendo a lei
aderenti
, non
par
possibile
ch'
elle
possin
seguire
la
velocità
di quella, anzi
dovrebbe
parere
a noi che tutte
velocissimamente
si
movessero
verso
occidente
; e se noi,
portati
dalla
Terra
,
passiamo
il nostro
parallelo
in
vintiquattr
'
ore
, che
pure
è almeno
sedici
mila
miglia
, come potranno gli
uccelli
tener
dietro a un tanto
corso
? dove, all'
incontro
, senza veruna
sensibil
differenza
gli
vediamo
volar
tanto verso
levante
quanto verso
occidente
e verso
qualsivoglia
parte
. Oltre a ciò, se mentre
corriamo
a
cavallo
sentiamo
assai
gagliardamente
ferirci
il
volto
dall'
aria
, qual
vento
dovremmo
noi
perpetuamente
sentir
dall'
oriente
,
portati
con
sí
rapido
corso
incontro
all'
aria
? e pur nulla di tale
effetto
si
sente
.
Ècci
un'altra molto
ingegnosa
ragione
,
presa
da certa
esperienza
, ed è tale. Il
moto
circolare
ha
facoltà
di
estrudere
,
dissipare
e
scacciar
dal suo
centro
le
parti
del
corpo
che si
muove
, qualunque
volta
o '
l
moto
non sia assai
tardo
o esse
parti
non
sian
molto
saldamente
attaccate
insieme
; che per ciò, quando,
verbigrazia
, noi facessimo
velocissimamente
girare
una di quelle gran
ruote
dentro le quali
caminando
uno o
dua
uomini
muovono
grandissimi
pesi
, come la
massa
delle gran
pietre
del
mangano
, o
barche
cariche
che d'un'
acqua
in un'altra si
traghettano
strascinandole
per
terra
, quando le
parti
di essa
ruota
rapidamente
girata
non fossero
piú
che
saldamente
conteste
, si
dissiperebbero
tutte, né, per molto che
tenacemente
fossero sopra la sua
esterior
superficie
attaccati
sassi
o altre
materie
gravi
, potrebbero
resistere
all'
impeto
, che con gran
violenza
le
scaglierebbe
in
diverse
parti
lontane
dalla
ruota
, ed in
conseguenza
dal suo
centro
. Quando dunque la
Terra
si
movesse
con tanto e tanto maggior
velocità
, qual
gravità
, qual
tenacità
di
calcine
o di
smalti
,
riterrebbe
i
sassi
, le
fabbriche
e le
città
intere
, che da
sí
precipitosa
vertigine
non
fusser
lanciate
verso '
l
cielo
? e gli
uomini
e le
fiere
, che niente sono
attaccati
alla
Terra
, come
resisterebbero
a un tanto
impeto
? dove che, all'
opposito
, e queste ed assai
minori
resistenze
, di
sassetti
, di
rena
, di
foglie
,
vediamo
quietissimamente
riposarsi
in
Terra
, e sopra quella
ridursi
cadendo
, ancorché con
lentissimo
moto
. Eccovi,
signor
Simplicio
, le
ragioni
potissime
,
prese
, per
cosí
dire
, dalle
cose
terrestri
:
restano
quelle dell'altro
genere
, cioè quelle che hanno
relazione
all'
apparenze
celesti
, le quali
ragioni
tendon
veramente
piú
a
dimostrar
l'esser la
Terra
nel
centro
dell'
universo
, ed a
spogliarla
in
conseguenza
del
movimento
annuo
intorno ad esso,
attribuitogli
dal
Copernico
; le quali, come di
materia
alquanto
differente
, si potranno
produr
dopo che
averemo
esaminata
la
forza
di queste sin qui
proposte
.
SAGR
. Che
dite
,
signor
Simplicio
?
parv
'egli che '
l
signor
Salviati
possegga
e
sappia
esplicare
le
ragioni
tolemaiche
e
aristoteliche
?
credete
voi che
nissuno
peripatetico
sia altrettanto
posseditore
delle
dimostrazioni
copernicane
?
SIMP
. Se non
fusse
il gran
concetto
che per i
discorsi
avuti sin qui mi son
formato
della
saldezza
di
dottrina
del
signor
Salviati
e dell'
acutezza
d'
ingegno
del
signor
Sagredo
, io, con lor
buona
grazia
, mi vorrei
partire
senza
piú
sentir
altro,
parendomi
impossibil
cosa che
contradir
si possa a
sí
palpabili
esperienze
, e vorrei senza
sentir
altro
restar
nella mia
opinione
antica
, perché mi
par
che quando
bene
ella
fusse
falsa
, l'
essere
appoggiata
su tanto
verisimili
ragioni
la
renderebbe
scusabile
: e se queste son
fallacie
, quali
vere
dimostrazioni
furon mai
cosí
belle
?
SAGR
. È pur
bene
che noi
sentiamo
le
risposte
del
signor
Salviati
: le quali se saranno
vere
, è
forza
che sieno ancora
piú
belle
e
infinitarnente
piú
belle
, e che quelle
sien
brutte
anzi
bruttissime
, se è
vera
la
proposizion
metafisicale
che '
l
vero
e '
l
bello
sono una cosa medesima, come ancora il
falso
e '
l
brutto
. Però,
signor
Salviati
, non
perdiamo
piú
tempo
.
SALV
. Fu, se ben mi
ricorda
, il
primo
argomento
prodotto
dal
signor
Simplicio
questo: La
Terra
non si può
muover
circolarmente
, perché tal
moto
gli sarebbe
violento
, e però non
perpetuo
: dell'esser poi
violento
la
ragione
era
, perché quando
fosse
naturale
, le
parti
sue ancora si
moverebbero
naturalmente
in
giro
, il che è
impossibile
, perché
naturale
delle
parti
è il
muoversi
di
moto
retto
all'
ingiú
. Qui
rispondo
che
averei
auto
caro
che
Aristotile
si
fosse
meglio
dichiarato
, quando
disse
: "Le
parti
ancora si
moverebber
circolarmente
", imperocché questo
muoversi
circolarmente
può
intendersi
in due
modi
: uno è, che ogni
particella
separata
dal suo tutto si
movesse
circolarmente
intorno al suo proprio
centro
,
descrivendo
i suoi
piccoli
cerchiettini
; l'altro è, che
movendosi
tutto '
l
globo
intorno al suo
centro
in
ventiquattr'
ore
, le
parti
ancora
girassero
intorno al medesimo
centro
in
ventiquattr'
ore
. Il
primo
sarebbe una
impertinenza
non
minore
che se altri
dicesse
che di una
circonferenza
di
cerchio
ogni
parte
bisogna che sia un
cerchio
, o
vero
perché la
Terra
è
sferica
, ogni
parte
di
Terra
bisogna che sia una
palla
, perché
cosí
richiede
l'
assioma
eadem est
ratio
totius et
partium
. Ma s'egli
intese
nell'altro, cioè che le
parti
, a
imitazion
del tutto, si
moverebbero
naturalmente
intorno al
centro
di tutto il
globo
in
ventiquattr'
ore
, io
dico
che lo fanno; ed a voi, in
vece
d'
Aristotile
,
toccherà
a
provar
che no.
SIMP
. Questo è
provato
da
Aristotile
nel medesimo
luogo
, mentre dice che
naturale
delle
parti
è il
moto
retto
al
centro
dell'
universo
, onde il
circolare
non gli può
naturalmente
competere
.
SALV
. Ma non
vedete
voi che nelle medesime
parole
vi è anco la
confutazione
di questa
risposta
?
SIMP
. In che modo? e dove?
SALV
. Non
dic
'egli che '
l
moto
circolare
alla
Terra
sarebbe
violento
? e però non
eterno
? e che questo è
assurdo
, perché l'
ordine
del
mondo
è
eterno
?
SIMP
.
Dicelo
.
SALV
. Ma se quello che è
violento
non può esser
eterno
, pel
converso
quello che non può esser
eterno
non potrà esser
naturale
: ma il
moto
della
Terra
all'
ingiú
non può
essere
altramente
eterno
: adunque meno può esser
naturale
, né gli potrà esser
naturale
moto
alcuno che non gli sia anco
eterno
. Ma se noi faremo la
Terra
mobile
di
moto
circolare
, questo potrà esser
eterno
ad essa ed alle
parti
, e però
naturale
.
SIMP
. Il
moto
retto
è
naturalissimo
delle
parti
della
Terra
e gli è
eterno
, né mai
accaderà
che di
moto
retto
non si
muovano
,
intendendo
però sempre,
rimossi
gli
impedimenti
.
SALV
. Voi
equivocate
,
signor
Simplicio
, ed io voglio pur
vedere
di
liberarvi
dall'
equivoco
. Però
ditemi
:
credete
voi che una
nave
che dallo
stretto
di
Gibilterra
andasse
verso
Palestina
, potesse
eternamente
navigare
verso quella
spiaggia
,
movendosi
sempre con
egual
corso
?
SIMP
. Non
altramente
.
SALV
. E perché no?
SIMP
. Perché quella
navigazione
è
ristretta
e
terminata
tra le
Colonne
e '
l
lito
di
Palestina
, ed essendo la
distanza
terminata
, si
passa
in
tempo
finito
: se già altri non volesse, col
ritornare
in dietro con
movimento
contrario
,
tornar
poi a
replicar
il medesimo
viaggio
; ma questo sarebbe un
moto
interrotto
, e non
continuato
.
SALV
.
Verissima
risposta
. Ma la
navigazione
dallo
stretto
di
Magaglianes
per il
mar
Pacifico
, per le
Molucche
, per il
capo
di
Buona
Speranza
, e di
lí
per il medesimo
stretto
e di
nuovo
per il
mar
Pacifico
etc.,
credete
voi ch'ella si potesse
perpetuare
?
SIMP
.
Potrebbesi
, perché essendo questa una
circolazione
, che
ritorna
in se stessa, col
replicarla
infinite
volte
si potrebbe
perpetuare
senza veruno
interrompimento
.
SALV
. Adunque una
nave
in questo
viaggio
potrebbe
durare
a
navigare
in
eterno
.
SIMP
. Potrebbe, quando la
nave
fusse
incorruttibile
ma
dissolvendosi
la
nave
, si
terminerebbe
di
necessità
la
navigazione
.
SALV
. Ma nel
Mediterraneo
, quando anco la
nave
fusse
incorruttibile
, non però potrebbe
muoversi
perpetuamente
verso
Palestina
, per esser tal
viaggio
terminato
. Due
cose
adunque si
ricercano
,
acciò
che un
mobile
senza
intermissione
possa
muoversi
eternamente
: l'una è che il
moto
possa di sua
natura
essere
interminato
e
infinito
; e l'altra, che il
mobile
sia
parimente
incorruttibile
ed
eterno
.
SIMP
. Tutto questo è
necessario
.
SALV
. Adunque già per voi stesso venite ad aver
confessato
, esser
impossibile
che
mobile
alcuno si
muova
eternamente
di
moto
retto
, essendo che il
moto
retto
, o
vogliatelo
in su o
vogliatelo
in
giú
, voi stesso lo
fate
terminato
dalla
circonferenza
e dal
centro
:
sí
che quando
bene
il
mobile
, cioè la
Terra
, sia
eterna
, tuttavia, per non
essere
il
moto
retto
di sua
natura
eterno
, ma
terminatissimo
, non può
naturalmente
competere
alla
Terra
, anzi, come
pure
ieri
si
disse
,
Aristotile
medesimo è
costretto
a far il
globo
della
Terra
eternamente
stabile
. Quando poi voi
dite
che le
parti
della
Terra
sempre si
moveranno
all'
ingiú
rimossi
gli
impedimenti
,
equivocate
gagliardamente
, perché all'
incontro
bisogna
impedirle
,
contrariarle
e
violentarle
, se voi volete ch'
elle
si
muovano
; perché,
cadute
ch'
elle
sono una
volta
, bisogna con
violenza
rigettarle
in
alto
,
acciò
tornino
a
cader
la
seconda
: e quanto a gli
impedimenti
, questi gli
tolgono
solamente l'
arrivare
al
centro
; ché quando ci
fosse
un
pozzo
che
passasse
oltre al
centro
, non però una
zolla
di
terra
si
moverebbe
oltre a quello, se non in quanto
traportata
dall'
impeto
lo
trapassasse
, per
ritornarvi
poi e finalmente
fermarvisi
. Quanto dunque al poter
sostenere
che il
movimento
per
linea
retta
convenga
o possa
convenir
naturalmente
né alla
Terra
né ad altro
mobile
, mentre l'
universo
resti
nel suo
ordine
perfetto
,
toglietevene
pur
giú
del tutto, e
fate
pur
forza
(se voi non le volete
concedere
il
moto
circolare
) di
mantenerle
e
difenderle
l'
immobilità
.
SIMP
. Quanto all'
immobilità
, gli
argomenti
di
Aristotile
, e
piú
gli altri
prodotti
da voi, mi
par
che la
concludano
necessariamente
sin
ora
, e gran
cose
ci vorranno, per mio
giudizio
, a
confutargli
.
SALV
.
Venghiamo
dunque al
secondo
argomento
: che
era
che quei
corpi
de i quali noi
siam
sicuri
che
circolarmente
si
muovono
, hanno
piú
d'un
moto
,
trattone
il
primo
mobile
; e però quando la
Terra
si
movesse
circolarmente
,
dovrebbe
muoversi
di due
moti
, dal che ne
seguirebbe
mutazione
circa gli
orti
e gli
occasi
delle
stelle
fisse
; il che non si
vede
seguire
; adunque etc. La
risposta
semplicissima
e
propriissima
a questa
instanza
è nell'
argomento
stesso, ed
Aristotile
medesimo ce la
mette
in
bocca
, e non può
essere
che voi,
signor
Simplicio
, non l'abbiate
veduta
.
SIMP
. Né l'ho
veduta
, né ancor la
veggo
.
SALV
. Non può
essere
, perché ella vi è troppo
chiara
.
SIMP
. Io voglio, con vostra
licenza
,
dare
un'
occhiata
al
testo
.
SAGR
. Faremo
portare
il
testo
adesso
adesso
.
SIMP
. Io lo
porto
sempre in
tasca
. Eccolo qui; e
so
per
appunto
il
luogo
, che è nel
secondo
del
Cielo
, al
cap
. 14. Eccolo:
testo
97: Præterea, omnia quæ
feruntur
latione
circulari
,
subdeficere
videntur
, ac
moveri
pluribus
una
latione
præter
primam
sphæram
; quare et
Terram
necessarium
est, sive circa
medium
sive in
medio
posita
feratur
,
duabus
moveri
lationibus
: si autem hoc
acciderit
,
necessarium
est
fieri
mutationes
ac
conversiones
fixorum
astrorum
: hoc autem non
videtur
fieri
; sed semper eadem apud eadem
loca
ipsius et
oriuntur
et
occidunt
. Or qui non
veggo
io
fallacia
nissuna
, e
parmi
l'
argomento
concludentissimo
.
SALV
. Ed a me questa
nuova
lettura
ha
confermata
la
fallacia
nell'
argumentare
, e di
piú
scoperto
un'altra
falsità
. Però
notate
. Due
posizioni
, o
vogliam
dire
due
conclusioni
, son quelle che
Aristotile
vuole
impugnare
: l'una è di quelli che,
collocando
la
Terra
nel
mezo
, la
facesser
muovere
in se stessa circa '
l
proprio
centro
: l'altra è di quelli che,
costituendola
lontana
dal
mezo
, la facessero
andar
con
moto
circolare
intorno ad esso
mezo
: ed
amendue
queste
posizioni
impugna
congiuntamente
con l'istesso
argomento
.
Ora
io
dico
che egli
erra
nell'una e nell'altra
impugnazione
, e che l'
errore
contro la prima
posizione
è di uno
equivoco
o
paralogismo
, e contro alla
seconda
è una
conseguenza
falsa
.
Venghiamo
alla prima
posizione
, che
costituisce
la
Terra
nel
mezo
e la fa
mobile
in se stessa circa il proprio
centro
, ed
affrontiamola
con l'
istanza
d'
Aristotile
,
dicendo
: Tutti i
mobili
che si
muovono
circolarmente
,
par
che
restino
indietro
, e si
muovono
di
piú
d'una
lazione
, eccettuata la prima
sfera
(cioè il
primo
mobile
); adunque la
Terra
,
movendosi
circa il proprio
centro
, essendo
posta
nel
mezo
, bisogna che si
muova
di due
lazioni
, e
resti
in dietro: ma quando questo
fusse
,
bisognerebbe
che si
variassero
gli
orti
e gli
occasi
delle
stelle
fisse
; il che non si
vede
fare: adunque la
Terra
non si
muove
etc. Qui è il
paralogismo
; per
iscoprirlo
,
discorro
con
Aristotile
in tal modo. Tu
di'
, o
Aristotile
, che la
Terra
posta
nel
mezo
non può
muoversi
in se stessa, perché sarebbe
necessario
attribuirle
due
lazioni
: adunque, quando non
fusse
necessario
attribuirle
altro che una
lazion
sola
, tu non avresti per
impossibile
che di una tal
sola
ella si
movesse
, perché
fuor
di
proposito
ti saresti
ristretto
a
ripor
l'
impossibilità
nella
pluralità
delle
lazioni
, quando anco di una
sola
ella
muover
non si potesse. E perché di tutti i
mobili
del
mondo
tu fai che un solo si
muova
d'una
lazion
sola
, e tutti gli altri di
piú
d'una; e questo tal
mobile
affermi
che è la prima
sfera
, cioè quello per il quale tutte le
stelle
fisse
ed
erranti
ci
appariscono
muoversi
concordemente
da
levante
a
ponente
, quando la
Terra
potesse esser quella prima
sfera
, che col
muoversi
d'una
lazion
sola
facesse
apparir
le
stelle
muoversi
da
levante
in
ponente
, tu non gliela
negheresti
: ma chi dice che la
Terra
posta
nel
mezo
si
volge
in se stessa, non gli
attribuisce
altro
moto
che quello per il quale tutte le
stelle
appariscono
muoversi
da
levante
a
ponente
, e
cosí
ella viene a esser quella prima
sfera
che tu stesso
concedi
muoversi
d'una
lazione
sola
: bisogna dunque, o
Aristotile
, se tu vuoi
concluder
qualcosa, che tu
dimostri
che la
Terra
posta
nel
mezo
non possa
muoversi
né anco di una
sola
lazione
, o
vero
che né meno la prima
sfera
possa aver un
sol
movimento
; altrimenti tu nel tuo medesimo
silogismo
commetti
la
fallacia
e ve la
manifesti
,
negando
ed
insieme
concedendo
l'
istessa
cosa. Vengo
ora
alla
seconda
posizione
, che è di quelli che
ponendo
la
Terra
lontana
dal
mezo
, la fanno
mobile
intorno ad esso, cioè la fanno un
pianeta
ed una
stella
errante
, contro alla qual
posizione
procede
l'
argomento
, e quanto alla
forma
è
concludente
, ma
pecca
in
materia
: imperocché,
conceduto
che la
Terra
si
muova
in
cotal
guisa
, e che si
muova
di due
lazioni
, non però ne
segue
di
necessità
che, quando ciò sia, s'abbiano a far
mutazioni
ne gli
orti
e ne gli
occasi
delle
stelle
fisse
, come a suo
luogo
dichiarerò
. E qui voglio
scusar
bene
l'
error
d'
Aristotile
, anzi lo voglio
lodar
d'aver egli
arrecato
il
piú
sottile
argomento
contro alla
posizion
del
Copernico
, che
arrecar
si possa; e se l'
instanza
è
acuta
, ed in
apparenza
concludentissima
,
vedrete
tanto
piú
esser
sottile
ed
ingegnosa
la
soluzione
, e da non esser
ritrovata
da
ingegno
men
acuto
di quello del
Copernico
; e dalla
difficultà
nell'
intenderla
potrete
argomentare
la
difficultà
, tanto maggiore, del
ritrovarla
.
Lasciamo
in tanto per
ora
la
risposta
in
pendente
, la quale a suo
luogo
e
tempo
intenderete
, dopo l'aver
replicata
l'
instanza
medesima d'
Aristotele
, e di
piú
fortificata
grandemente
a
favor
suo. Or
passiamo
all'
argomento
terzo
, pur d'
Aristotile
, intorno al quale non fa
bisogno
replicar
altro,
essendosegli
a
bastanza
risposto
tra
ieri
e
oggi
: imperocché e'
replica
che '
l
moto
de'
gravi
è
naturalmente
per
linea
retta
al
centro
, e
cerca
poi se al
centro
della
Terra
o pur dell'
universo
, e
conclude
che
naturalmente
al
centro
dell'
universo
, ma per
accidente
a quel della
Terra
. Però possiamo
passare
al
quarto
, nel quale
converrà
che ci
trattenghiamo
assai, per esser
fondato
sopra quella
esperienza
dalla quale
prende
poi
forza
la maggior
parte
degli
argomenti
che
restano
. Dice dunque
Aristotile
,
argomento
certissimo
dell'
immobilità
della
Terra
essere
il
veder
noi i
proietti
in
alto
a
perpendicolo
ritornar
per l'
istessa
linea
nel medesimo
luogo
di dove furon
tirati
, e questo, quando
bene
il
movimento
fusse
altissimo
, il che non potrebbe
accadere
quando la
Terra
si
movesse
, perché nel
tempo
che '
l
proietto
si
muove
in su e 'n
giú
,
separato
dalla
Terra
, il
luogo
dove ebbe
principio
il
moto
del
proietto
scorrerebbe
,
mercè
del
rivolgimento
della
Terra
, per lungo
tratto
verso
levante
, e per tanto
spazio
, nel
cadere
, il
proietto
percuoterebbe
in
Terra
lontano
dal
detto
luogo
:
sí
che qui s'
accomoda
l'
argomento
della
palla
tirata
in su coll'
artiglieria
,
sí
ancora l'altro
usato
da
Aristotile
e da
Tolomeo
, del
vedere
i
gravi
cadenti
da
grandi
altezze
venir per
linea
retta
e
perpendicolare
alla
superficie
terrestre
.
Ora
, per
cominciar
a
sviluppar
questi
nodi
,
domando
al
signor
Simplicio
, quando altri
negasse
a
Tolomeo
e ad
Aristotile
che i
gravi
nel
cader
liberamente
da
alto
venissero per
linea
retta
e
perpendicolare
, cioè
diretta
al
centro
, con qual
mezo
lo
proverebbero
.
SIMP
. Col
mezo
del
senso
, il quale ci
assicura
che quella
torre
è
diritta
e
perpendicolare
, e ci
mostra
quella
pietra
nel
cadere
venirla
radendo
, senza
piegar
pur un
capello
da questa o da quella
parte
, e
percuotere
al
piede
giusto
sotto '
l
luogo
donde
fu
lasciata
.
SALV
. Ma quando per
fortuna
il
globo
terrestre
si
movesse
in
giro
, ed in
conseguenza
portasse
seco la
torre
ancora, e che ad ogni modo si
vedesse
la
pietra
nel
cadere
venir
radendo
il
filo
della
torre
, qual
bisognerebbe
che
fusse
il suo
movimento
?
SIMP
.
Bisognerebbe
in questo
caso
dir
piú
tosto
"i suoi
movimenti
", perché uno sarebbe quello col quale
verrebbe
da
alto
a
basso
, e un altro
converrebbe
ch'ella n'avesse per
seguire
il
corso
della
torre
.
SALV
. Sarebbe dunque il
moto
suo un
composto
di due, cioè di quello col quale ella
misura
la
torre
, e dell'altro col quale ella la
segue
: dal qual
composto
ne
risulterebbe
che '
l
sasso
descriverebbe
non
piú
quella
semplice
linea
retta
e
perpendicolare
, ma una
trasversale
, e forse non
retta
.
SIMP
. Del non
retta
non lo
so
; ma
intendo
bene
che di
necessità
sarebbe
trasversale
, e
differente
dall'altra
retta
perpendicolare
, che ella
descrisse
stando la
Terra
immobile
.
SALV
. Adunque dal solamente
vedere
la
pietra
cadente
rader
la
torre
, voi non potete
sicuramente
affermare
che ella
descriva
una
linea
retta
e
perpendicolare
, se non
supposto
prima che la
Terra
stia
ferma
.
SIMP
.
Cosí
è; perché quando la
Terra
si
movesse
, il
moto
della
pietra
sarebbe
trasversale
, e non a
perpendicolo
.
SALV
. Ecco dunque il
paralogismo
d'
Aristotile
e di
Tolomeo
evidente
e
chiaro
, e
scoperto
da voi medesimo, nel quale si
suppon
per
noto
quello che s'
intende
di
dimostrare
.
SIMP
. In che modo? A me si
dimostra
silogismo
in
buona
forma
, e non una
petizion
di
principio
.
SALV
. Eccovi in che modo.
Ditemi
un poco: nella
dimostrazione
non si
pon
egli la
conclusione
ignota
?
SIMP
.
Ignota
, perché altrimenti il
dimostrarla
sarebbe
superfluo
.
SALV
. Ma il
mezo
termine
non
conviene
egli che sia
noto
?
SIMP
. È
necessario
, perché
altramente
sarebbe un voler
provare
ignotum
per
æque
ignotum
.
SALV
. La nostra
conclusione
da
provarsi
, e che è
ignota
, non è la
stabilità
della
Terra
?
SIMP
. Cotesta è.
SALV
. Il
mezo
, che
deve
esser
noto
, non è la
caduta
del
sasso
retta
e
perpendicolare
?
SIMP
. Questo è il
mezo
.
SALV
. Ma non s'è egli poco fa
concluso
, che noi non possiamo aver
notizia
che tal
caduta
sia
retta
e
perpendicolare
, se prima non ci è
noto
che la
Terra
stia
ferma
? adunque nel vostro
silogismo
la
certezza
del
mezo
si
cava
dall'
incertezza
della
conclusione
.
Vedete
dunque quale e quanto è il
paralogismo
.
SAGR
. Io vorrei, in
grazia
del
signor
Simplicio
,
difender
, se
fusse
possibile
,
Aristotile
, o almeno
restar
io
meglio
capace
della
forza
della vostra
illazione
. Voi
dite
: Il
veder
rader
la
torre
non
basta
per
assicurarsi
che '
l
moto
del
sasso
sia
perpendicolare
, che è il
mezo
termine
del
silogismo
, se non si
suppone
che la
Terra
stia
ferma
, che è la
conclusione
da
provarsi
; perché, quando la
torre
si
movesse
insieme
con la
Terra
, ed il
sasso
la
radesse
, il
moto
del
sasso
sarebbe
trasversale
, e non
perpendicolare
. Ma io
risponderò
, che quando la
torre
si
movesse
, sarebbe
impossibile
che '
l
sasso
cadesse
radendola
, e però dal
cader
radendo
s'
inferisce
la
stabilità
della
Terra
.
SIMP
.
Cosí
è; perché a voler che '
l
sasso
venisse
radendo
la
torre
, quando ella
fusse
portata
dalla
Terra
,
bisognerebbe
che '
l
sasso
avesse due
moti
naturali
, cioè '
l
retto
verso '
l
centro
e '
l
circolare
intorno al
centro
, il che è poi
impossibile
.
SALV
. La
difesa
dunque d'
Aristotile
consiste
nell'esser
impossibile
, o almeno nell'aver egli
stimato
impossibile
, che '
l
sasso
potesse
muoversi
di un
moto
misto
di
retto
e di
circolare
; perché quando e' non avesse avuto per
impossibile
che la
pietra
potesse
muoversi
al
centro
e '
ntorno
al
centro
unitamente
, egli
averebbe
inteso
che poteva
accadere
che '
l
sasso
cadente
potesse venir
radendo
la
torre
tanto
movendosi
ella quanto stando
ferma
, e in
conseguenza
si sarebbe
accorto
che da questo
radere
non si poteva
inferir
niente
attenente
al
moto
o alla
quiete
della
Terra
. Ma questo non
iscusa
altramente
Aristotile
, non solamente perché
doveva
dirlo
, quando egli avesse
auto
tal
concetto
, essendo un
punto
tanto
principale
nel suo
argumento
, ma di
piú
ancora perché non si può
dir
né che tale
effetto
sia
impossibile
né che
Aristotile
l'abbia
stimato
impossibile
. Non si può
dire
il
primo
, perché di qui a poco
mostrerò
ch'egli è non pur
possibile
, ma
necessario
: né meno si può
dire
il
secondo
, perché
Aristotile
medesimo
concede
al
fuoco
l'
andare
in su
naturalmente
per
linea
retta
e '
l
muoversi
in
giro
col
moto
diurno
,
participato
dal
cielo
a tutto l'
elemento
del
fuoco
ed alla maggior
parte
dell'
aria
; se dunque e' non ha per
impossibile
mescolare
il
retto
in su col
circolare
,
comunicato
al
fuoco
ed all'
aria
dal
concavo
lunare
, assai meno
dovrà
reputare
impossibile
il
retto
in
giú
del
sasso
col
circolare
, che
fusse
naturale
di tutto '
l
globo
terrestre
, del quale il
sasso
è
parte
.
SIMP
. A me non
par
cotesta cosa, perché quando l'
elemento
del
fuoco
vadia
in
giro
insieme
con l'
aria
,
facilissima
anzi
necessaria
cosa è che una
particella
di
fuoco
, che da
Terra
sormonti
in
alto
, nel
passar
per l'
aria
mobile
riceva
l'istesso
movimento
, essendo
corpo
cosí
tenue
e
leggiero
e
agevolissimo
ad esser
mosso
; ma che un
sasso
gravissimo
o una
palla
d'
artiglieria
, che da
alto
venga a
basso
e sia già
posta
in sua
balía
, si
lasci
trasportar
né da
aria
né da altro, ha del tutto dell'
inopinabile
. Oltre che ci è l'
esperienza
tanto propria, della
pietra
lasciata
dalla
cima
dell'
albero
della
nave
, la qual, mentre la
nave
sta
ferma
,
casca
al
piè
dell'
albero
, ma quando la
nave
camina
,
cade
tanto
lontana
dal medesimo
termine
, quanto la
nave
nel
tempo
della
caduta
del
sasso
è
scorsa
avanti; che non son poche
braccia
, quando '
l
corso
della
nave
è
veloce
.
SALV
. Gran
disparità
è tra '
l
caso
della
nave
e quel della
Terra
, quando '
l
globo
terrestre
avesse il
moto
diurno
. Imperocché
manifestissima
cosa è che il
moto
della
nave
,
sí
come non è suo
naturale
,
cosí
è
accidentario
di tutte le
cose
che sono in essa; onde non è
meraviglia
che quella
pietra
, che
era
ritenuta
in
cima
dell'
albero
,
lasciata
in
libertà
scenda
a
basso
, senza
obligo
di
seguire
il
moto
della
nave
. Ma la
conversion
diurna
si
dà
per
moto
proprio e
naturale
al
globo
terrestre
, ed in
conseguenza
a tutte le sue
parti
, e come
impresso
dalla
natura
è in loro
indelebile
; e però quel
sasso
che è in
cima
della
torre
, ha per suo
primario
instinto
l'
andare
intorno al
centro
del suo tutto in
ventiquattr'
ore
, e questo
natural
talento
esercita
egli
eternamente
, sia pur
posto
in
qualsivoglia
stato
. E per
restar
persuaso
di questo, non avete a far altro che
mutar
un'
antiquata
impressione
fatta nella vostra
mente
, e
dire
: "
Sí
come, per avere
stimato
io sin
ora
che sia
proprietà
del
globo
terrestre
lo stare
immobile
intorno al suo
centro
, non ho mai
auto
difficultà
o
repugnanza
alcuna in
apprendere
che
qualsivoglia
sua
particella
resti
essa ancora
naturalmente
nella medesima
quiete
;
cosí
è ben
dovere
che quando
naturale
instinto
fusse
del
globo
terreno
l'
andare
intorno in
ventiquattr'
ore
, sia d'ogni sua
parte
ancora
intrinseca
e
naturale
inclinazione
non lo star
ferma
, ma
seguire
il medesimo
corso
": e
cosí
senza
urtare
in veruno
inconveniente
si potrà
concludere
, che per non esser
naturale
, ma
straniero
, il
moto
conferito
alla
nave
dalla
forza
de'
remi
, e per essa a tutte le
cose
che in lei si
ritrovano
, sia ben
dovere
che quel
sasso
,
separato
che e' sia dalla
nave
, si
riduca
alla sua
naturalezza
e
ritorni
ad
esercitare
il
puro
e
semplice
suo
natural
talento
.
Aggiugnesi
che è
necessario
che almeno quella
parte
d'
aria
che è
inferiore
alle maggiori
altezze
de i
monti
, venga dall'
asprezza
della
superficie
terrestre
rapita
e
portata
in
giro
, o
pure
che, come
mista
di molti
vapori
ed
esalazioni
terrestri
,
naturalmente
séguiti
il
moto
diurno
; il che non
avviene
dell'
aria
che è intorno alla
nave
cacciata
da i
remi
: per lo che l'
argumentare
dalla
nave
alla
torre
non ha
forza
d'
illazione
; perché quel
sasso
che
vien
dalla
cima
dell'
albero
,
entra
in un
mezo
che non ha il
moto
della
nave
, ma quel che si
parte
dall'
altezza
della
torre
, si
trova
in un
mezo
che ha l'istesso
moto
che tutto '
l
globo
terrestre
, talché, senz'esser
impedito
dall'
aria
, anzi
piú
tosto
favorito
dal
moto
di lei, può
seguire
l'
universal
corso
della
Terra
.
SIMP
. Io non
resto
capace
, che l'
aria
possa
imprimere
in un
grandissimo
sasso
o in una
grossa
palla
di
ferro
o di
piombo
, che
passasse
,
verbigrazia
,
dugento
libre
, il
moto
col quale essa medesima si
muove
e che per
avventura
ella
comunica
alle
piume
, alla
neve
ed altre
cose
leggierissime
; anzi
veggo
che un
peso
di quella
sorte
,
esposto
a
qualsivoglia
piú
impetuoso
vento
, non
vien
pur
mosso
di
luogo
un
sol
dito
: or
pensate
se l'
aria
lo
porterà
seco.
SALV
. Gran
disparità
è tra la vostra
esperienza
e '
l
nostro
caso
. Voi
fate
sopraggiugnere
il
vento
a quel
sasso
posto
in
quiete
; e noi
esponghiamo
nell'
aria
, che già si
muove
, il
sasso
, che pur si
muove
esso ancora con l'
istessa
velocità
, talché l'
aria
non gli ha a
conferire
un
nuovo
moto
, ma solo
mantenerli
, o per
meglio
dire
non
impedirli
, il già
concepito
: voi volete
cacciar
il
sasso
d'un
moto
straniero
e
fuor
della sua
natura
; e noi,
conservarlo
nel suo
naturale
. Se voi volevi
produrre
una
piú
aggiustata
esperienza
,
dovevi
dire
che si
osservasse
, se non con l'
occhio
della
fronte
, almeno con quel della
mente
, ciò che
accaderebbe
quando un'
aquila
portata
dall'
impeto
del
vento
si
lasciasse
cader
da gli
artigli
una
pietra
; la quale, perché già nel
partirsi
dalle
branche
volava
al
pari
del
vento
, e dopo
partita
entra
in un
mezo
mobile
con
egual
velocità
, ho
grande
opinione
che non si
vedrebbe
cader
giú
a
perpendicolo
, ma che,
seguendo
'
l
corso
del
vento
ed
aggiugnendovi
quel della propria
gravità
, si
moverebbe
di un
moto
trasversale
.
SIMP
.
Bisognerebbe
poterla
fare una tale
esperienza
, e poi
secondo
l'
evento
giudicare
; in tanto l'
effetto
della
nave
sin qui
mostra
di
applaudere
all'
opinion
nostra.
SALV
. Ben
diceste
, sin qui; perché forse di qui a poco potrebbe
mutar
sembianza
. E per non vi
tener
, come si dice,
piú
su le
bacchette
,
ditemi
,
signor
Simplicio
:
parv
'egli
internamente
che l'
esperienza
della
nave
quadri
cosí
bene
al
proposito
nostro, che
ragionevolmente
si
debba
credere
che quello che si
vede
accadere
in lei,
debba
ancora
accadere
nel
globo
terrestre
?
SIMP
. Sin qui mi è
parso
di
sí
; e benché voi abbiate
arrecate
alcune
piccole
disuguaglianze
, non mi
paion
di tal
momento
che
basti
a
rimuovermi
di
parere
.
SALV
. Anzi
desidero
che voi ci
continuiate
, e
tenghiate
saldo
che l'
effetto
della
Terra
abbia a
rispondere
a quel della
nave
, purché quando ciò si
scoprisse
progiudiziale
al vostro
bisogno
, non vi venisse
umore
di
mutar
pensiero
. Voi
dite
: "Perché, quando la
nave
sta
ferma
, il
sasso
cade
al
piè
dell'
albero
, e quando ell'è in
moto
cade
lontano
dal
piede
adunque, per il
converso
, dal
cadere
il
sasso
al
piede
si
inferisce
la
nave
star
ferma
, e dal
caderne
lontano
s'
argumenta
la
nave
muoversi
; e perché quello che
occorre
della
nave
deve
parimente
accader
della
Terra
, però dal
cader
della
pietra
al
piè
della
torre
si
inferisce
di
necessità
l'
immobilità
del
globo
terrestre
". Non è questo il vostro
discorso
?
SIMP
. È per
appunto
,
ridotto
in
brevità
, che lo
rende
agevolissimo
ad
apprendersi
.
SALV
. Or
ditemi
: se la
pietra
lasciata
dalla
cima
dell'
albero
, quando la
nave
cammina
con gran
velocità
,
cadesse
precisamente
nel medesimo
luogo
della
nave
nel quale
casca
quando la
nave
sta
ferma
, qual
servizio
vi
presterebber
queste
cadute
circa l'
assicurarvi
se '
l
vassello
sta
fermo
o pur se
cammina
?
SIMP
.
Assolutamente
nissuno
: in quel modo che, per
esempio
, dal
batter
del
polso
non si può
conoscere
se altri
dorme
o è
desto
, poiché il
polso
batte
nell'istesso modo ne'
dormienti
che ne i
vegghianti
.
SALV
.
Benissimo
. Avete voi fatta mai l'
esperienza
della
nave
?
SIMP
. Non l'ho fatta; ma ben
credo
che quelli
autori
che la
producono
, l'abbiano
diligentemente
osservata
: oltre che si
conosce
tanto
apertamente
la
causa
della
disparità
, che non
lascia
luogo
di
dubitare
.
SALV
. Che possa esser che quelli
autori
la
portino
senza
averla
fatta, voi stesso ne
sete
buon
testimonio
, che senza
averla
fatta la
recate
per
sicura
e ve ne
rimettete
a
buona
fede
al
detto
loro:
sí
come è poi non solo
possibile
, ma
necessario
, che abbiano
fatto
essi ancora,
dico
di
rimettersi
a i suoi
antecessori
, senza
arrivar
mai a uno che l'abbia fatta; perché chiunque la farà,
troverà
l'
esperienza
mostrar
tutto '
l
contrario
di quel che viene
scritto
: cioè
mostrerà
che la
pietra
casca
sempre nel medesimo
luogo
della
nave
, stia ella
ferma
o
muovasi
con
qualsivoglia
velocità
. Onde, per esser la medesima
ragione
della
Terra
che della
nave
, dal
cader
la
pietra
sempre a
perpendicolo
al
piè
della
torre
non si può
inferir
nulla del
moto
o della
quiete
della
Terra
.
SIMP
. Se voi mi
rimetteste
ad altro
mezo
che all'
esperienza
, io
credo
bene
che le
dispute
nostre non
finirebber
per
fretta
; perché questa mi
pare
una cosa tanto
remota
da ogni
uman
discorso
, che non
lasci
minimo
luogo
alla
credulità
o alla
probabilità
.
SALV
. E pur l'ha ella
lasciato
in me.
SIMP
. Che dunque voi non n'avete fatte cento, non che una
prova
, e l'
affermate
cosí
francamente
per
sicura
? Io
ritorno
nella mia
incredulità
, e nella medesima
sicurezza
che l'
esperienza
sia stata fatta da gli
autori
principali
che se ne
servono
, e che ella
mostri
quel che essi
affermano
.
SALV
. Io senza
esperienza
son
sicuro
che l'
effetto
seguirà
come vi
dico
, perché
cosí
è
necessario
che
segua
; e
piú
v'
aggiungo
che voi stesso ancora
sapete
che non può
seguire
altrimenti, se ben
fingete
, o
simulate
di
fingere
, di non lo
sapere
. Ma io son tanto buon
cozzon
di
cervelli
, che ve lo farò
confessare
a
viva
forza
. Ma il
signor
Sagredo
sta molto
cheto
: mi
pareva
pur di
vedervi
far non
so
che
moto
, per
dir
alcuna cosa.
SAGR
. Volevo
veramente
dir
non
so
che; ma la
curiosità
che mi ha
mossa
questo
sentir
dire
di far tal
violenza
al
signor
Simplicio
, che
palesi
la
scienza
che e' ci vuole
occultare
, mi ha
fatto
deporre
ogni altro
desiderio
: però vi
prego
ad
effettuare
il
vanto
.
SALV
. Purché il
signor
Simplicio
si
contenti
di
rispondere
alle mie
interrogazioni
, io non
mancherò
.
SIMP
. Io
risponderò
quel che
saprò
,
sicuro
che avrò poca
briga
, perché delle
cose
che io
tengo
false
non
credo
di
poterne
saper
nulla, essendoché la
scienza
è de'
veri
, e non de'
falsi
.
SALV
. Io non
desidero
che voi
diciate
o
rispondiate
di
saper
niente altro che quello che voi
sicuramente
sapete
. Però
ditemi
: quando voi aveste una
superficie
piana
,
pulitissima
come uno
specchio
e di
materia
dura
come l'
acciaio
, e che
fusse
non
parallela
all'
orizonte
, ma alquanto
inclinata
, e che sopra di essa voi
poneste
una
palla
perfettamente
sferica
e di
materia
grave
e
durissima
, come,
verbigrazia
, di
bronzo
,
lasciata
in sua
libertà
che
credete
voi che ella facesse? non
credete
voi (
sí
come
credo
io) che ella stesse
ferma
?
SIMP
. Se quella
superficie
fusse
inclinata
?
SALV
.
Sí
, ché
cosí
già ho
supposto
.
SIMP
. Io non
credo
che ella si
fermasse
altrimente
, anzi pur son
sicuro
ch'ella si
moverebbe
verso il
declive
spontaneamente
.
SALV
.
Avvertite
bene
a quel che voi
dite
,
signor
Simplicio
, perché io son
sicuro
ch'ella si
fermerebbe
in qualunque
luogo
voi la
posaste
.
SIMP
. Come voi,
signor
Salviati
, vi
servite
di questa
sorte
di
supposizioni
, io
comincierò
a non mi
maravigliar
che voi
concludiate
conclusioni
falsissime
.
SALV
. Avete dunque per
sicurissimo
ch'ella si
moverebbe
verso il
declive
spontaneamente
?
SIMP
. Che
dubbio
?
SALV
. E questo lo
tenete
per
fermo
, non perché io ve l'abbia
insegnato
(perché io
cercavo
di
persuadervi
il
contrario
), ma per voi stesso e per il vostro
giudizio
naturale
.
SIMP
.
Ora
intendo
il vostro
artifizio
: voi
dicevi
cosí
per
tentarmi
e (come si dice dal
vulgo
) per
iscalzarmi
, ma non che in quella
guisa
credeste
veramente
.
SALV
.
Cosí
sta. E quanto
durerebbe
a
muoversi
quella
palla
, e con che
velocità
? E
avvertite
che io ho
nominata
una
palla
perfettissimamente
rotonda
ed un
piano
esquisitamente
pulito
, per
rimuover
tutti gli
impedimenti
esterni
ed
accidentarii
: e
cosí
voglio che voi
astragghiate
dall'
impedimento
dell'
aria
, mediante la sua
resistenza
all'
essere
aperta
, e tutti gli altri
ostacoli
accidentarii
, se altri ve ne potessero
essere
.
SIMP
. Ho
compreso
il tutto
benissimo
: e quanto alla vostra
domanda
,
rispondo
che ella
continuerebbe
a
muoversi
in
infinito
, se tanto
durasse
la
inclinazione
del
piano
, e con
movimento
accelerato
continuamente
; ché tale è la
natura
de i
mobili
gravi
, che
vires
acquirant
eundo
: e quanto maggior
fusse
la
declività
, maggior sarebbe la
velocità
.
SALV
. Ma quand'altri volesse che quella
palla
si
movesse
all'
insú
sopra quella medesima
superficie
,
credete
voi che ella vi
andasse
?
SIMP
.
Spontaneamente
no, ma ben
strascinatavi
o con
violenza
gettatavi
.
SALV
. E quando da qualche
impeto
violentemente
impressole
ella
fusse
spinta
, quale e quanto sarebbe il suo
moto
?
SIMP
. Il
moto
andrebbe
sempre
languendo
e
ritardandosi
, per esser contro a
natura
, e sarebbe
piú
lungo o
piú
breve
secondo
il maggiore o
minore
impulso
e
secondo
la maggiore o
minore
acclività
.
SALV
.
Parmi
dunque sin qui che voi mi abbiate
esplicati
gli
accidenti
d'un
mobile
sopra due
diversi
piani
; e che nel
piano
inclinato
il
mobile
grave
spontaneamente
descende
e
va
continuamente
accelerandosi
, e che a
ritenervelo
in
quiete
bisogna
usarvi
forza
; ma sul
piano
ascendente
ci vuol
forza
a
spignervelo
ed anco a
fermarvelo
, e che '
l
moto
impressogli
va
continuamente
scemando
,
sí
che finalmente si
annichila
.
Dite
ancora di
piú
che nell'un
caso
e nell'altro
nasce
diversità
dall'esser la
declività
o
acclività
del
piano
, maggiore o
minore
;
sí
che alla maggiore
inclinazione
segue
maggior
velocità
, e, per l'
opposito
, sopra '
l
piano
acclive
il medesimo
mobile
cacciato
dalla medesima
forza
in maggior
distanza
si
muove
quanto l'
elevazione
è
minore
.
Ora
ditemi
quel che
accaderebbe
del medesimo
mobile
sopra una
superficie
che non
fusse
né
acclive
né
declive
.
SIMP
. Qui bisogna ch'io
pensi
un poco alla
risposta
. Non vi essendo
declività
, non vi può
essere
inclinazione
naturale
al
moto
, e non vi essendo
acclività
, non vi può esser
resistenza
all'esser
mosso
, talché
verrebbe
ad
essere
indifferente
tra la
propensione
e la
resistenza
al
moto
:
parmi
dunque che e'
dovrebbe
restarvi
naturalmente
fermo
. Ma io sono
smemorato
, perché non è molto che '
l
signor
Sagredo
mi fece
intender
che
cosí
seguirebbe
.
SALV
.
Cosí
credo
, quando altri ve lo
posasse
fermo
, ma se gli
fusse
dato
impeto
verso qualche
parte
, che
seguirebbe
?
SIMP
.
Seguirebbe
il
muoversi
verso quella
parte
.
SALV
. Ma di che
sorte
di
movimento
? di
continuamente
accelerato
, come ne'
piani
declivi
, o di
successivamente
ritardato
, come negli
acclivi
?
SIMP
. Io non ci
so
scorgere
causa
di
accelerazione
né di
ritardamento
, non vi essendo né
declività
né
acclività
.
SALV
. Sì. Ma se non vi
fusse
causa
di
ritardamento
, molto meno vi
dovrebbe
esser di
quiete
: quanto dunque
vorreste
voi che il
mobile
durasse
a
muoversi
?
SIMP
. Tanto quanto
durasse
la
lunghezza
di quella
superficie
né
erta
né
china
.
SALV
. Adunque se tale
spazio
fusse
interminato
, il
moto
in esso sarebbe
parimente
senza
termine
, cioè
perpetuo
?
SIMP
.
Parmi
di
sí
, quando il
mobile
fusse
di
materia
da
durare
.
SALV
. Già questo si è
supposto
, mentre si è
detto
che si
rimuovano
tutti gl'
impedimenti
accidentarii
ed
esterni
, e la
fragilità
del
mobile
, in questo
fatto
, è un degli
impedimenti
accidentarii
.
Ditemi
ora
: quale
stimate
voi la
cagione
del
muoversi
quella
palla
spontaneamente
sul
piano
inclinato
, e non, senza
violenza
, sopra l'
elevato
?
SIMP
. Perché l'
inclinazion
de'
corpi
gravi
è di
muoversi
verso '
l
centro
della
Terra
, e solo per
violenza
in su verso la
circonferenza
; e la
superficie
inclinata
è quella che
acquista
vicinità
al
centro
, e l'
acclive
discostamento
.
SALV
. Adunque una
superficie
che
dovesse
esser non
declive
e non
acclive
,
bisognerebbe
che in tutte le sue
parti
fusse
egualmente
distante
dal
centro
. Ma di tali
superficie
ve n'è egli alcuna al
mondo
?
SIMP
. Non ve ne
mancano
:
ècci
quella del nostro
globo
terrestre
, se però ella
fusse
ben
pulita
, e non, quale ella è,
scabrosa
e
montuosa
; ma vi è quella dell'
acqua
, mentre è
placida
e
tranquilla
.
SALV
. Adunque una
nave
che
vadia
movendosi
per la
bonaccia
del
mare
, è un di quei
mobili
che
scorrono
per una di quelle
superficie
che non sono né
declivi
né
acclivi
, e però
disposta
, quando le
fusser
rimossi
tutti gli
ostacoli
accidentarii
ed
esterni
, a
muoversi
, con l'
impulso
concepito
una
volta
,
incessabilmente
e
uniformemente
SIMP
.
Par
che
deva
esser
cosí
.
SALV
. E quella
pietra
ch'è su la
cima
dell'
albero
non si
muov
'ella,
portata
dalla
nave
, essa ancora per la
circonferenza
d'un
cerchio
intorno al
centro
, e per
conseguenza
d'un
moto
indelebile
in lei,
rimossi
gli
impedimenti
esterni
? e questo
moto
non è egli
cosí
veloce
come quel della
nave
?
SIMP
. Sin qui tutto
cammina
bene
. Ma il
resto
?
SALV
.
Cavatene
in
buon'
ora
l'
ultima
conseguenza
da per voi, se da per voi avete
sapute
tutte le
premesse
.
SIMP
. Voi volete
dir
per
ultima
conclusione
, che
movendosi
quella
pietra
d'un
moto
indelebilmente
impressole
, non l'è per
lasciare
, anzi è per
seguire
la
nave
, ed in
ultimo
per
cadere
nel medesimo
luogo
dove
cade
quando la
nave
sta
ferma
; e
cosí
dico
io ancora che
seguirebbe
quando non ci
fussero
impedimenti
esterni
, che
sturbassero
il
movimento
della
pietra
dopo esser
posta
in
libertà
: li quali
impedimenti
son due; l'uno è l'
essere
il
mobile
impotente
a
romper
l'
aria
col suo
impeto
solo, essendogli
mancato
quello della
forza
de'
remi
, del quale
era
partecipe
, come
parte
della
nave
, mentre
era
su l'
albero
; l'altro è il
moto
novello
del
cadere
a
basso
, che pur bisogna che sia d'
impedimento
all'altro
progressivo
.
SALV
. Quanto all'
impedimento
dell'
aria
, io non ve lo
nego
; e quando il
cadente
fusse
materia
leggiera
, come una
penna
o un
fiocco
di
lana
, il
ritardamento
sarebbe molto
grande
; ma in una
pietra
grave
, è
piccolissimo
: e voi stesso poco fa avete
detto
che la
forza
del
piú
impetuoso
vento
non
basta
a
muover
di
luogo
una
grossa
pietra
; or
pensate
quel che farà l'
aria
quieta
incontrata
dal
sasso
, non
piú
veloce
di tutto '
l
navilio
. Tuttavia, come ho
detto
, vi
concedo
questo
piccolo
effetto
, che può
dependere
da tale
impedimento
;
sí
come
so
che voi
concederete
a me che quando l'
aria
si
movesse
con l'
istessa
velocità
della
nave
e del
sasso
, l'
impedimento
sarebbe
assolutamente
nullo. Quanto all'altro, del
sopravegnente
moto
in
giú
, prima è
manifesto
che questi due,
dico
il
circolare
intorno al
centro
e '
l
retto
verso '
l
centro
, non son
contrarii
né
destruttivi
l'un dell'altro né
incompatibili
, perché, quanto al
mobile
, ei non ha
repugnanza
alcuna a
cotal
moto
: ché già voi stesso avete
conceduto
, la
repugnanza
esser contro al
moto
che
allontana
dal
centro
, e l'
inclinazione
, verso il
moto
che
avvicina
al
centro
, onde
necessariamente
segue
che al
moto
che non
appressa
né
discosta
dal
centro
, non ha il
mobile
né
repugnanza
né
propensione
né, in
conseguenza
,
cagione
di
diminuirsi
in lui la
facultà
impressagli
: e perché la
causa
motrice
non è una
sola
, che si abbia, per la
nuova
operazione
, a
inlanguidire
, ma son due tra loro
distinte
, delle quali la
gravità
attende
solo a
tirare
il
mobile
al
centro
, e la
virtú
impressa
a
condurlo
intorno al
centro
, non
resta
occasione
alcuna d'
impedimento
.
SIMP
. Il
discorso
veramente
è in
apparenza
assai
probabile
, ma in
essenza
turbato
un poco da qualche
intoppo
mal
agevole
a
superarsi
. Voi in tutto '
l
progresso
avete fatta una
supposizione
, che dalla
scuola
peripatetica
non di
leggiero
vi sarà
conceduta
, essendo
contrariissima
ad
Aristotile
: e questa è il
prender
come cosa
notoria
e
manifesta
che '
l
proietto
separato
dal
proiciente
continui
il
moto
per
virtú
impressagli
dall'istesso
proiciente
, la qual
virtú
impressa
è tanto
esosa
nella
peripatetica
filosofia
, quanto il
passaggio
d'alcuno
accidente
d'uno in un altro
suggetto
: nella qual
filosofia
si
tiene
, come
credo
che vi sia
noto
, che '
l
proietto
sia
portato
dal
mezo
, che nel nostro
caso
viene ad esser l'
aria
e però se quel
sasso
,
lasciato
dalla
cima
dell'
albero
,
dovesse
seguire
il
moto
della
nave
,
bisognerebbe
attribuire
tal
effetto
all'
aria
, e non a
virtú
impressagli
: ma voi
supponete
che l'
aria
non
séguiti
il
moto
della
nave
, ma sia
tranquilla
. Oltre che colui che lo
lascia
cadere
, non l'ha a
scagliare
né
dargli
impeto
col
braccio
, ma
deve
semplicemente
aprir
la
mano
e
lasciarlo
: e
cosí
, né per
virtú
impressagli
dal
proiciente
, né per
benefizio
dell'
aria
, potrà il
sasso
seguire
'
l
moto
della
nave
, e però
resterà
indietro
.
SALV
.
Parmi
dunque di
ritrar
dal vostro
parlare
, che non venendo la
pietra
cacciata
dal
braccio
di colui, la sua non venga altrimenti ad
essere
una
proiezione
.
SIMP
. Non si può
propriamente
chiamar
moto
di
proiezione
.
SALV
. Quello dunque che dice
Aristotile
del
moto
, del
mobile
e del
motore
de i
proietti
, non ha che fare nel nostro
proposito
; e se non ci ha che fare, perché lo
producete
?
SIMP
.
Producolo
per
amor
di quella
virtú
impressa
,
nominata
ed
introdotta
da voi, la quale, non essendo al
mondo
, non può
operar
nulla, perché non
entium
nullæ
sunt
operationes
; e però non solo del
moto
de i
proietti
, ma di ogn'altro che non sia
naturale
, bisogna
attribuirne
la
causa
motrice
al
mezo
, del quale non si è avuta la
debita
considerazione
, e però il
detto
sin qui
resta
inefficace
.
SALV
.
Orsú
tutto in
buon'
ora
. Ma
ditemi
: già che la vostra
instanza
si
fonda
tutta su la
nullità
della
virtú
impressa
, quando io vi abbia
dimostrato
che '
l
mezo
non ha che fare nella
continuazion
del
moto
de'
proietti
, dopo che son
separati
dal
proiciente
,
lascierete
voi in
essere
la
virtú
impressa
, o pur vi
moverete
con qualch'altr'
assalto
alla sua
destruzione
?
SIMP
.
Rimossa
l'
azione
del
mezo
, non
veggo
che si possa
ricorrere
ad altro che alla
facultà
impressa
dal
movente
.
SALV
. Sarà
bene
, per
levare
il
piú
che sia
possibile
le
cause
dell'
andarsene
in
infinito
con le
altercazioni
, che voi quanto si può
distintamente
spianiate
qual sia l'
operazione
del
mezo
nel
continuar
il
moto
al
proietto
.
SIMP
. Il
proiciente
ha il
sasso
in
mano
;
muove
con
velocità
e
forza
il
braccio
, al cui
moto
si
muove
non
piú
il
sasso
che l'
aria
circonvicina
, onde il
sasso
, nell'esser
abbandonato
dalla
mano
, si
trova
nell'
aria
che già si
muove
con
impeto
, e da quella
vien
portato
: che se l'
aria
non
operasse
, il
sasso
cadrebbe
dalla
mano
al
piede
del
proiciente
.
SALV
. E voi
sete
stato
tanto
credulo
che vi
sete
lasciato
persuader
queste
vanità
, mentre in voi stesso avevi i
sensi
da
confutarle
e da
intenderne
il
vero
? Però
ditemi
: quella gran
pietra
e quella
palla
d'
artiglieria
che,
posata
solamente sopra una
tavola
,
restava
immobile
contro a
qualsivoglia
impetuoso
vento
,
secondo
che voi poco fa
affermaste
, se
fusse
stata una
palla
di
sughero
o altrettanta
bambagia
,
credete
che il
vento
l'avesse
mossa
di
luogo
?
SIMP
. Anzi
so
certo che l'
averebbe
portata
via
, e tanto
piú
velocemente
, quanto la
materia
fusse
stata
piú
leggiera
; ché per questo
veggiamo
noi le
nugole
esser
portate
con
velocità
pari
a quella del
vento
stesso che le
spigne
.
SALV
. E '
l
vento
che cosa è?
SIMP
. Il
vento
si
definisce
, non esser altro che
aria
mossa
.
SALV
. Adunque l'
aria
mossa
molto
piú
velocemente
e 'n maggior
distanza
traporta
le
materie
leggierissime
che le
gravissime
?
SIMP
.
Sicuramente
.
SALV
. Ma quando voi aveste a
scagliar
col
braccio
un
sasso
, e poi un
fiocco
di
bambagia
, chi si
moverebbe
con
piú
velocità
e in maggior
lontananza
?
SIMP
. La
pietra
assaissimo
; anzi la
bambagia
mi
cascherebbe
a i
piedi
.
SALV
. Ma se quel che
muove
il
proietto
,
doppo
l'esser
lasciato
dalla
mano
, non è altro che l'
aria
mossa
dal
braccio
e l'
aria
mossa
piú
facilmente
spigne
le
materie
leggiere
che le
gravi
, come dunque il
proietto
di
bambagia
non
va
piú
lontano
e
piú
veloce
di quel di
pietra
? bisogna
pure
che nella
pietra
resti
qualche cosa, oltre al
moto
dell'
aria
. Di
piú
, se da quella
trave
pendessero
due
spaghi
lunghi
egualmente
, e in
capo
dell'uno
fusse
attaccata
una
palla
di
piombo
, e una di
bambagia
nell'altro, ed
amendue
si
allontanassero
egualmente
dal
perpendicolo
, e poi si
lasciassero
in
libertà
non è
dubbio
che l'una e l'altra si
moverebbe
verso '
l
perpendicolo
, e che
spinta
dal proprio
impeto
lo
trapasserebbe
per certo
intervallo
, e poi vi
ritornerebbe
. Ma qual di questi due
penduli
credete
voi che
durasse
piú
a
muoversi
, prima che
fermarsi
a
piombo
?
SIMP
. La
palla
di
piombo
andrà
in qua e 'n
là
mille
volte
, e quella di
bambagia
dua
o tre al
piú
.
SALV
. Talché quell'
impeto
e quella
mobilità
, qualunque se ne sia la
causa
,
piú
lungamente
si
conserva
nelle
materie
gravi
che nelle
leggieri
. Vengo
ora
a un altro
punto
, e vi
domando
: perché l'
aria
non
porta
via
adesso
quel
cedro
ch'è su quella
tavola
?
SIMP
. Perché ella stessa non si
muove
.
SALV
. Bisogna dunque che il
proiciente
conferisca
il
moto
all'
aria
, col quale ella poi
muova
il
proietto
. Ma se tal
virtú
non si può
imprimere
, non si potendo far
passare
un
accidente
d'un
subbietto
in un altro, come può
passare
dal
braccio
nell'
aria
? non è forse l'
aria
un
subbietto
altro dal
braccio
?
SIMP
.
Rispondesi
che l'
aria
, per non esser né
grave
né
leggiera
nella sua
regione
, è
disposta
a
ricevere
facilissimamente
ogni
impulso
ed a
conservarlo
ancora.
SALV
. Ma se i
penduli
adesso
adesso
ci hanno
mostrato
che il
mobile
, quanto meno
participa
di
gravità
, tanto è meno
atto
a
conservare
il
moto
, come potrà
essere
che l'
aria
, che in
aria
non ha
punto
di
gravità
, essa
sola
conservi
il
moto
concepito
? Io
credo
, e
so
che voi ancora
credete
al
presente
, che non prima si
ferma
il
braccio
, che l'
aria
attornogli
.
Entriamo
in
camera
, e con uno
sciugatoio
agitiamo
quanto
piú
si possa l'
aria
, e
fermato
il
panno
conducasi
una
piccola
candeletta
accesa
nella
stanza
, o
lascivisi
andare
una
foglia
d'
oro
volante
; che voi dal
vagar
quieto
dell'una e dell'altra v'
accorgerete
dell'
aria
ridotta
immediatamente
a
tranquillità
. Io potrei
addurvi
mille
esperienze
, ma dove non
bastasse
una di queste, si potrebbe aver la
cura
per
disperata
affatto.
SAGR
. Quando si
tira
una
freccia
contr
'al
vento
, quanto è
incredibil
cosa che quel
filetto
d'
aria
,
spinto
dalla
corda
vadia
al
dispetto
della
fortuna
accompagnando
la
freccia
! Ma io ancora vorrei
sapere
un
particolare
da
Aristotile
, per il quale
prego
il
signor
Simplicio
che mi
favorisca
di
risposta
. Quando col medesimo
arco
fussero
tirate
due
freccie
, una per
punta
al modo
consueto
, e l'altra per traverso, cioè
posandola
per lo lungo su la
corda
, e
cosí
distesa
tirandola
, vorrei
sapere
qual di esse
andrebbe
piú
lontana
.
Favoritemi
in
grazia
di
risposta
, benché forse la
dimanda
vi
paia
piú
tosto
ridicola
che altrimenti; e
scusatemi
, perché io, che ho, come voi
vedete
, anzi del
grossetto
che no, non
arrivo
piú
in
alto
con la mia
speculativa
.
SIMP
. Io non ho
veduto
mai
tirar
le
freccie
per traverso: tuttavia
credo
che
intraversata
non
andrebbe
né anco la
ventesima
parte
di quel ch'ella
va
per
punta
.
SAGR
. E perché io ho
creduto
l'istesso, quindi è che mi è
nata
occasione
di
metter
dubbio
tra '
l
detto
d'
Aristotile
e l'
esperienza
. Perché, quanto all'
esperienza
, s'io
metterò
sopra quella
tavola
due
freccie
in
tempo
che
spiri
vento
gagliardo
, una
posata
per il
filo
del
vento
e l'altra
intraversata
il
vento
porterà
via
speditamente
questa e
lascierà
star l'altra: ed il medesimo
par
che
dovesse
accadere
, quando la
dottrina
d'
Aristotile
fusse
vera
, delle due
tirate
con l'
arco
; imperocché la
traversa
vien
cacciata
da una gran
quantità
dell'
aria
mossa
dalla
corda
, cioè da tanta quanta è la sua
lunghezza
, dove che l'altra
freccia
non
riceve
impulso
da
piú
aria
che si sia il
piccolissimo
cerchietto
della sua
grossezza
: ed io non
so
immaginarmi
la
cagione
di tal
diversità
, e
desidererei
di
saperla
.
SIMP
. La
causa
mi
par
assai
manifesta
, ed è perché la
freccia
tirata
per
punta
ha a
penetrar
poca
quantità
d'
aria
, e l'altra ne ha da
fender
tanta quanta è tutta la sua
lunghezza
.
SAGR
. Adunque le
freccie
tirate
hanno a
penetrar
l'
aria
? Oh se l'
aria
va
con loro, anzi è quella che le
conduce
, che
penetrazione
vi può
essere
? non
vedete
voi che a questo modo
bisognerebbe
che la
freccia
si
movesse
con maggior
velocità
che l'
aria
? e questa maggior
velocità
, chi la
conferisce
alla
freccia
? vorrete voi
dir
che l'
aria
le
dia
velocità
maggiore della sua propria?
Intendete
dunque,
signor
Simplicio
, che '
l
negozio
procede
per l'
appunto
a
rovescio
di quel che dice
Aristotile
, e che tanto è
falso
che '
l
mezo
conferisca
il
moto
al
proietto
, quanto è
vero
che egli solo è che gli
arreca
impedimento
: e
inteso
questo,
intenderete
senza
trovar
difficultà
che quando l'
aria
si
muove
veramente
, molto
meglio
porta
seco la
freccia
per traverso che per lo
dritto
, perché molta è l'
aria
che la
spigne
in quella
postura
, e pochissima in questa; ma
tirate
con l'
arco
, perché l'
aria
sta
ferma
, la
freccia
traversa
,
percotendo
in
molt
'
aria
, molto viene
impedita
, e l'altra per
punta
facilissimamente
supera
l'
ostacolo
della
minima
quantità
d'
aria
che se le
oppone
.
SALV
. Quante
proposizioni
ho io
notate
in
Aristotile
(
intendendo
sempre nella
filosofia
naturale
), che sono non pur
false
, ma
false
in
maniera
, che la sua
diametralmente
contraria
è
vera
, come
accade
di questa! Ma
seguitando
il nostro
proposito
,
credo
che il
signor
Simplicio
resti
persuaso
che dal
veder
cader
la
pietra
nel medesimo
luogo
sempre, non si possa
conietturare
circa il
moto
o la
stabilità
della
nave
; e quando il
detto
sin qui non gli
bastasse
, ci è l'
esperienza
di
mezo
, che lo potrà del tutto
assicurare
: nella quale
esperienza
, al
piú
che e' potesse
vedere
, sarebbe il
rimanere
indietro
il
mobile
cadente
, quando e'
fusse
di
materia
assai
leggiera
e che l'
aria
non
seguisse
il
moto
della
nave
; ma quando l'
aria
si
movesse
con
pari
velocità
, niuna
immaginabil
diversità
si
troverebbe
né in questa né in
qualsivoglia
altra
esperienza
, come appresso son per
dirvi
. Or, quando in questo
caso
non
apparisca
diversità
alcuna, che si
deve
pretender
di
veder
nella
pietra
cadente
dalla
sommità
della
torre
, dove il
movimento
in
giro
è alla
pietra
non
avventizio
e
accidentario
, ma
naturale
ed
eterno
, e dove l'
aria
segue
puntualmente
il
moto
della
torre
, e la
torre
quel del
globo
terrestre
? Avete voi,
signor
Simplicio
, da
replicar
altro sopra questo
particulare
?
SIMP
. Non altro, se non che non
veggio
sin qui
provata
la
mobilità
della
Terra
.
SALV
. Né io
tampoco
ho
preteso
di
provarla
, ma solo di
mostrare
come dall'
esperienza
portata
da gli
avversarii
per
argomento
della
fermezza
non si può
cavar
nulla;
sí
come
credo
mostrar
dell'altre.
SAGR
. Di
grazia
,
signor
Salviati
, prima che
passare
ad altro,
concedetemi
che io
metta
in
campo
certa
difficultà
che mi si è
raggirata
per la
fantasia
mentre voi stavi con tanta
flemma
sminuzolando
al
signor
Simplicio
questa
esperienza
della
nave
.
SALV
. Noi
siam
qui per
discorrere
, ed è
bene
che ogn'uno
muova
le
difficultà
che gli
sovvengono
, ché questa è la
strada
per venir in
cognizion
del
vero
. Però
dite
.
SAGR
. Quando sia
vero
che l'
impeto
col quale si
muove
la
nave
resti
impresso
indelebilmente
nella
pietra
, dopo che s'è
separata
dall'
albero
, e sia in oltre
vero
che questo
moto
non
arrechi
impedimento
o
ritardamento
al
moto
retto
all'
ingiú
,
naturale
alla
pietra
, è
forza
che ne
segua
un
effetto
meraviglioso
in
natura
. Stia la
nave
ferma
, e sia il
tempo
della
caduta
d'un
sasso
dalla
cima
dell'
albero
due
battute
di
polso
:
muovasi
poi la
nave
, e
lascisi
andar
dal medesimo
luogo
l'istesso
sasso
, il quale, per le
cose
dette
,
metterà
pur il
tempo
di due
battute
ad
arrivare
a
basso
, nel qual
tempo
la
nave
avrà,
verbigrazia
,
scorso
venti
braccia
, talché il
vero
moto
della
pietra
sarà
stato
una
linea
trasversale
, assai
piú
lunga
della prima
retta
e
perpendicolare
, che è la
sola
lunghezza
dell'
albero
: tuttavia la
palla
l'avrà
passata
nel medesimo
tempo
.
Intendasi
di
nuovo
il
moto
della
nave
accelerato
assai
piú
,
sí
che la
pietra
nel
cadere
dovrà
passare
una
trasversale
ancor
piú
lunga
dell'altra, ed insomma,
crescendosi
la
velocità
della
nave
quanto si
voglia
, il
sasso
cadente
descriverà
le sue
trasversali
sempre
piú
e
piú
lunghe
, e pur tutte le
passerà
nelle medesime due
battute
di
polso
: ed a questa
similitudine
, quando in
cima
di una
torre
fusse
una
colubrina
livellata
, e con essa si
tirassero
tiri
di
punto
bianco
, cioè
paralleli
all'
orizonte
, per poca o molta
carica
che si desse al
pezzo
,
sí
che la
palla
andasse
a
cadere
ora
lontana
mille
braccia
, or quattro mila, or sei mila, or dieci mila etc., tutti questi
tiri
si
spedirebbero
in
tempi
eguali
tra di loro, e ciascheduno
eguale
al
tempo
che la
palla
consumerebbe
a venire dalla
bocca
del
pezzo
sino in
terra
,
lasciata
, senz'altro
impulso
,
cadere
semplicemente
giú
a
perpendicolo
. Or
par
meravigliosa
cosa che nell'istesso breve
tempo
della
caduta
a
piombo
sino in
terra
dall'
altezza
,
verbigrazia
, di cento
braccia
, possa la medesima
palla
,
cacciata
dal
fuoco
,
passare
or
quattrocento
, or mille, or
quattromila
, ed or
diecimila
braccia
,
sí
che la
palla
in tutti i
tiri
di
punto
bianco
si
trattenga
sempre in
aria
per
tempi
eguali
.
SALV
. La
considerazione
per la sua
novità
è
bellissima
, e quando l'
effetto
sia
vero
, è
meraviglioso
: e della sua
verità
io non ne
dubito
; e quando non ci
fusse
l'
impedimento
accidentario
dell'
aria
, io
tengo
per
fermo
che se nell'
uscir
la
palla
del
pezzo
si
lasciasse
cader
un'altra dalla medesima
altezza
giú
a
piombo
,
amendue
arriverebbero
in
terra
nel medesimo
instante
, ancorché quella avesse
camminato
diecimila
braccia
di
distanza
, e questa cento solamente;
intendendo
che il
piano
della
Terra
fusse
eguale
, che per
sicurezza
si potrebbe
tirare
sopra qualche
lago
. L'
impedimento
poi che potesse venir dall'
aria
, sarebbe nel
ritardar
il
moto
velocissimo
del
tiro
. Or, se
cosí
vi
piace
,
venghiamo
alle
soluzioni
degli altri
argomenti
, già che il
signor
Simplicio
resta
(per quanto io mi
creda
) ben
capace
della
nullità
di questo
primo
,
preso
da i
cadenti
da
alto
a
basso
.
SIMP
. Io non mi
sento
rimossi
tutti gli
scrupoli
; e forse il
difetto
è mio, per non esser di
cosí
facile
e
veloce
apprensiva
come il
signor
Sagredo
. E
parmi
che quando questo
moto
participato
dalla
pietra
, mentre
era
su l'
albero
della
nave
, s'avesse, come voi
dite
, a
conservar
indelebilmente
in lei, dopo ancora che si
trova
separata
dalla
nave
,
bisognerebbe
che
similmente
quando alcuno,
sendo
sopra un
cavallo
che
corresse
velocemente
, si
lasciasse
cader
di
mano
una
palla
, quella,
caduta
in
terra
,
continuasse
il suo
moto
e
seguitasse
il
corso
del
cavallo
senza
restargli
a dietro: il quale
effetto
non
credo
io che si
vegga
, se non quando colui ch'è sul
cavallo
la
gettasse
con
forza
verso la
parte
del
corso
; ma senza questo,
credo
ch'ella
resterà
in
terra
dov'ella
percuote
.
SALV
. Io
credo
che voi v'
inganniate
d'assai, e son
sicuro
che l'
esperienza
vi
mostrerà
il
contrario
, e che la
palla
,
arrivata
che sia in
terra
,
correrà
insieme
col
cavallo
, né gli
resterà
indietro
se non quanto l'
asprezza
ed
inegualità
della
strada
l'
impedirà
: e la
ragione
mi
par
pure
assai
chiara
. Imperocché, quando voi, stando
fermo
,
tiraste
per
terra
la medesima
palla
, non
continuerebbe
ella il
moto
anco
fuor
della vostra
mano
? e per tanto
piú
lungo
intervallo
, quanto la
superficie
fusse
piú
eguale
,
sí
che,
verbigrazia
, sopra il
ghiaccio
andrebbe
lontanissima
?
SIMP
. Questo non ha
dubbio
, quando io gli
do
impeto
col
braccio
; ma nell'altro
caso
si
suppone
che colui che è sul
cavallo
la
lasci
solamente
cadere
.
SALV
.
Cosí
voglio io che
segua
. Ma quando voi la
tirate
col
braccio
, che altro
rimane
alla
palla
,
uscita
che ella vi è di
mano
, che il
moto
concepito
dal vostro
braccio
, il quale, in lei
conservato
,
continua
di
condurla
innanzi?
ora
, che
importa
che quell'
impeto
sia
conferito
alla
palla
piú
dal vostro
braccio
che dal
cavallo
? mentre che voi
sete
a
cavallo
, non
corre
la vostra
mano
, ed in
conseguenza
la
palla
,
cosí
veloce
come il
cavallo
stesso? certo
sí
; adunque, nell'
aprir
solamente la
mano
, la
palla
si
parte
col
moto
già
concepito
non dal vostro
braccio
per
moto
vostro
particolare
, ma dal
moto
dependente
dall'istesso
cavallo
, che
vien
comunicato
a voi, al
braccio
, alla
mano
, e finalmente alla
palla
. Anzi voglio
dirvi
di
piú
, che se colui nel
correre
getterà
col
braccio
la
palla
al
contrario
del
corso
, ella,
arrivata
che sia in
terra
, talvolta, ancorché
scagliata
al
contrario
, pur
seguiterà
il
corso
del
cavallo
, e talvolta
resterà
ferma
in
terra
, e solamente si
muoverà
all'
opposito
del
corso
quando il
moto
ricevuto
dal
braccio
superasse
in
velocità
quello della
carriera
. Ed è una
vanità
quella di alcuni che
dicono
, potersi dal
cavaliere
lanciare
una
zagaglia
per
aria
verso la
parte
del
corso
e col
cavallo
seguirla
e
raggiugnerla
e finalmente
ripigliarla
: e
dico
una
vanità
, perché a far che il
proietto
vi
torni
in
mano
, bisogna
tirarlo
all'
insú
, nel modo medesimo che se altri stesse
fermo
; perché, sia
pure
il
corso
quanto si
voglia
veloce
, purché sia
uniforme
ed il
proietto
non sia una cosa
leggierissima
, sempre
ricaderà
in
mano
al
proiciente
, e sia pur
gettato
in
alto
quanto si
voglia
.
SAGR
. Da questa
dottrina
io vengo in
cognizione
di alcuni
problemi
assai
curiosi
, in
materia
di questi
proietti
; il
primo
de' quali
dovrà
parer
molto
strano
al
signor
Simplicio
. E il
problema
è questo: ch'io
dico
che è
possibile
che
lasciata
cader
semplicemente
la
palla
da uno che in
qualsivoglia
modo
corra
velocemente
,
arrivata
che ella sia in
terra
, non solo
segua
il
corso
di colui, ma di assai lo
anticipi
, il qual
problema
è
connesso
con questo, che il
mobile
lanciato
dal
proiciente
sopra il
piano
dell'
orizonte
, può
acquistar
nuova
velocità
, maggiore assai della
conferitagli
da esso
proiciente
. Il quale
effetto
ho io
piú
volte
con
ammirazione
osservato
nello stare a
veder
costoro che
giuocano
a
tirar
con le
ruzzole
, le quali si
veggono
,
uscite
che son della
mano
,
andar
per
aria
con certa
velocità
, la qual poi se gli
accresce
assai nell'
arrivare
in
terra
; e se
ruzzolando
urtano
in qualche
intoppo
che le
faccia
sbalzare
in
alto
, si
veggono
per
aria
andar
assai
lentamente
, e
ricadute
in
terra
pur
tornano
a
muoversi
con
velocità
maggiore: ma quel che è ancora
piú
stravagante
, ho io ancora
osservato
che non solamente
vanno
sempre
piú
veloci
per
terra
che per
aria
, ma di due
spazi
fatti
amendue
per
terra
, tal
volta
un
moto
nel
secondo
spazio
è
piú
veloce
che nel
primo
. Or che
direbbe
qui il
signor
Simplicio
?
SIMP
.
Direi
, la prima cosa, di non aver fatta
cotale
osservazione
;
secondariamente
,
direi
di non la
credere
;
direi
poi, nel
terzo
luogo
, che, quando voi me ne
accertaste
e che
demostrativamente
me l'
insegnaste
, voi
fuste
un gran
demonio
.
SAGR
. Di quelli però di
Socrate
, non di quei dell'
Inferno
. Ma voi pur
tornate
su questo
insegnare
; io vi
dico
che quando uno non
sa
la
verità
da per sé, è
impossibile
che altri gliene
faccia
sapere
; posso
bene
insegnarvi
delle
cose
che non son né
vere
né
false
, ma le
vere
, cioè le
necessarie
, cioè quelle che è
impossibile
ad esser altrimenti, ogni
mediocre
discorso
o le
sa
da sé o è
impossibile
che ei le
sappia
mai: e
cosí
so
che
crede
anco il
signor
Salviati
. E però vi
dico
che de i
presenti
problemi
le
ragioni
son
sapute
da voi, ma forse non
avvertite
.
SIMP
.
Lasciamo
per
ora
questa
disputa
, e
concedetemi
ch'io
dica
che non
intendo
né
so
queste
cose
che si
trattano
, e
vedete
pur di farmi
restar
capace
de'
problemi
.
SAGR
. Questo
primo
depende
da un altro; il quale è, onde
avvenga
che,
tirando
la
ruzzola
con lo
spago
, assai
piú
lontano
ed in
conseguenza
con maggior
forza
va
, che
tirata
con la
semplice
mano
.
SIMP
.
Aristotile
ancora fa non
so
che
problemi
intorno a questi
proietti
.
SALV
. Si, e molto
ingegnosi
, ed in
particolare
quello onde
avvenga
che le
ruzzole
tonde
vanno
meglio
che le
quadre
.
SAGR
. E di questo,
signor
Simplicio
, non vi
darebbe
l'
animo
di
sapere
la
ragione
, senza altrui
insegnamento
?
SIMP
. Sì
bene
, sì
bene
; ma
lasciamo
le
beffe
.
SAGR
. Tanto
sapete
ancora la
ragion
di quest'altro.
Ditemi
dunque:
sapete
che una cosa che si
muova
, quando
vien
impedita
si
ferma
?
SIMP
.
Sollo
; quando però l'
impedimento
è tanto che
basti
.
SAGR
.
Sapete
voi che maggiore
impedimento
arreca
al
mobile
l'avere a
muoversi
per
terra
che per
aria
, essendo la
terra
scabrosa
e
dura
, e l'
aria
molle
e
cedente
?
SIMP
. E perché
so
questo,
so
che la
ruzzola
andrà
piú
veloce
per
aria
che per
terra
; talché il mio
sapere
è tutto all'
opposito
di quel che voi
stimavi
.
SAGR
.
Adagio
,
signor
Simplicio
.
Sapete
voi che nelle
parti
di un
mobile
che
giri
intorno al suo
centro
, si
ritrovano
movimenti
verso tutte le
bande
?
sí
che altre
ascendono
altre
descendono
, altre
vanno
innanzi, altre all'
indietro
?
SIMP
. Lo
so
, ed
Aristotile
me l'ha
insegnato
.
SAGR
. E con qual
dimostrazione
?
ditemela
di
grazia
.
SIMP
. Con quella del
senso
.
SAGR
. Adunque
Aristotile
vi ha
fatto
vedere
quel che senza lui non
avereste
veduto
?
avrebbev
'egli
prestato
mai i suoi
occhi
? Voi volevi
dire
che
Aristotile
ve l'aveva
detto
avvertito
,
ricordato
, e non
insegnato
. Quando dunque una
ruzzola
, senza
mutar
luogo
,
gira
in se stessa, non
parallela
, ma
eretta
all'
orizonte
, alcune sue
parti
ascendono
, le
opposte
descendono
, le
superiori
vanno
per un verso, l'
inferiori
per il
contrario
.
Figuratevi
ora
una
ruzzola
che, senza
mutar
luogo
,
velocemente
giri
in se stessa e stia
sospesa
in
aria
, e che, in tal
guisa
girando
, sia
lasciata
cadere
in
terra
a
perpendicolo
:
credete
voi che
arrivata
che ella sarà in
terra
,
seguiterà
di
girare
in se stessa senza
mutar
luogo
, come prima?
SIMP
.
Signor
no.
SAGR
. Ma che farà?
SIMP
.
Correrà
per
terra
velocemente
.
SAGR
. E verso qual
parte
?
SIMP
. Verso quella dove la
porterà
la sua
vertigine
.
SAGR
. Nella sua
vertigine
ci son delle
parti
, cioè le
superiori
, che si
muovono
al
contrario
delle
inferiori
; però bisogna
dire
a quali ella
ubidirà
: ché quanto alle
parti
ascendenti
e
descendenti
, l'une non
cederanno
all'altre, né '
l
tutto
andrà
in
giú
,
impedito
dalla
terra
, né in su, per esser
grave
.
SIMP
.
Andrà
la
ruzzola
girando
per
terra
verso quella
parte
dove
tendono
le
parti
sue
superiori
.
SAGR
. E perché non dove
tendono
le
contrarie
, cioè quelle che
toccan
terra
?
SIMP
. Perché quelle di
terra
vengono
impedite
dall'
asprezza
del
toccamento
, cioè dall'
istessa
scabrosità
della
terra
; ma le
superiori
, che sono nell'
aria
tenue
e
cedente
, sono
impedite
pochissimo o niente, e però la
ruzzola
andrà
per il loro verso.
SAGR
. Talché quell'
attaccarsi
, per
cosí
dire
, le
parti
di sotto alla
terra
, fa ch'
elle
restano
, e solo si
spingono
avanti le
superiori
.
SALV
. E però quando la
ruzzola
cadesse
sul
ghiaccio
o altra
superficie
pulitissima
, non
cosí
bene
scorrerebbe
innanzi, ma potrebbe per
avventura
continuar
di
girare
in se stessa, senza
acquistar
altro
moto
progressivo
.
SAGR
. È
facil
cosa che
cosí
seguisse
; ma almeno non
cosí
speditamente
andrebbe
ruzzolando
, come
cadendo
su la
superficie
alquanto
aspra
. Ma
dicami
il
signor
Simplicio
: quando la
ruzzola
,
girando
velocemente
in se stessa,
vien
lasciata
cadere
, perché non
va
ella anche per
aria
innanzi, come fa poi quando è in
terra
?
SIMP
. Perché, avendo
aria
di sopra e di sotto, né queste
parti
né quelle hanno dove
attaccarsi
, e non avendo
occasione
di
andar
piú
innanzi che
indietro
,
cade
a
piombo
.
SAGR
. Talché la
sola
vertigine
in se stessa, senz'altro
impeto
, può
spigner
la
ruzzola
,
arrivata
che sia in
terra
, assai
velocemente
. Or
venghiamo
al
resto
. Quello
spago
che il
ruzzolante
si
lega
al
braccio
, e col quale,
avvolto
intorno alla
ruzzola
, e' la
tira
, che
effetto
fa in essa?
SIMP
. La
costringe
a
girare
in se stessa, per
isvilupparsi
dalla
corda
.
SAGR
. Talché quando la
ruzzola
arriva
in
terra
, ella vi
giugne
girando
in se stessa, mercé dello
spagno
. Non ha ella dunque
cagione
in se stessa di
muoversi
più
velocemente
per
terra
, che ella non faceva mentre
era
per
aria
?
SIMP
. Certo
sí
: perché per
aria
non aveva altro
impulso
che quel del
braccio
del
proiciente
, e se ben aveva ancora la
vertigine
, questa (come si è
detto
) per
aria
non
spigne
punto
; ma
arrivando
in
terra
, al
moto
del
braccio
s'
aggiugne
la
progressione
della
vertigine
, onde la
velocità
si
raddoppia
. E già
intendo
benissimo
che
rimbalzando
la
ruzzola
in
alto
, la sua
velocità
scemerà
, perché l'
aiuto
della
circolazione
gli
manca
; e nel
ricadere
in
terra
lo viene a
racquistare
, e però
torna
a
muoversi
piú
velocemente
che per
aria
.
Restami
solo da
intender
che in questo
secondo
moto
per
terra
ella
vadia
piú
velocemente
che nel
primo
,
perchè
cosí
ella si
moverebbe
in
infinito
,
accelerandosi
sempre.
SAGR
. Io non ho
detto
assolutamente
che questo
secondo
moto
sia
piú
veloce
del
primo
, ma che può talvolta
accader
ch' e' sia
piú
veloce
.
SIMP
. Questo è quello ch'io non
capisco
e ch'io vorrei
intendere
.
SAGR
. E questo ancora
sapete
per voi stesso. Però
ditemi
: quando voi vi
lasciaste
cader
la
ruzzola
di
mano
senza che ella
girasse
in se stessa, che
farebbe
percotendo
in
terra
?
SIMP
. Niente, ma
resterebbe
quivi
.
SAGR
. Non
potrebb'
egli
accadere
che nel
percuotere
in
terra
ella
acquistasse
moto
?
pensateci
meglio
.
SIMP
. Se noi non la
lasciassimo
cadere
su qualche
pietra
che avesse
pendio
, come fanno i
fanciulli
con le
chiose
, e che
battendo
a
sbiescio
su la
pietra
pendente
acquistasse
movimento
in se stessa in
giro
, col quale poi ella
seguitasse
di
muoversi
progressivamente
in
terra
, non
saprei
in qual altra
maniera
ella potesse far altro che
fermarsi
dove ella
battesse
.
SAGR
. Ecco
pure
che in qualche modo ella può
acquistar
nuova
vertigine
. Quando dunque la
ruzzola
sbalzata
in
alto
ricade
in
giú
, perché non può ella
abbattersi
a
dare
su lo
sbiescio
di qualche
sasso
fitto
in
terra
e che abbia il
pendio
verso dove è il
moto
, ed
acquistando
, per tal
percossa
,
nuova
vertigine
, oltre a quella prima dello
spago
,
raddoppiar
il suo
moto
, e farlo
piú
veloce
che non fu nel suo
primo
battere
in
terra
?
SIMP
.
Ora
intendo
che ciò può
facilmente
seguire
. E
vo
considerando
che quando la
ruzzola
sí
facesse
girare
al
contrario
, nell'
arrivare
in
terra
farebbe
contrario
effetto
, cioè il
moto
della
vertigine
ritarderebbe
quel del
proiciente
.
SAGR
. E lo
ritarderebbe
, e l'
impedirebbe
tal
volta
del tutto, quando la
vertigine
fusse
assai
veloce
. E di qui
nasce
la
soluzione
di quell'
effetto
che i
giuocatori
di
palla
a
corda
piú
esperti
fanno con lor
vantaggio
, cioè d'
ingannar
l'
avversario
col
trinciar
(che tale è il loro
termine
) la
palla
, cioè
rimetterla
con la
racchetta
obliqua
, in modo che ella
acquisti
una
vertigine
in se stessa
contraria
al
moto
proietto
, dal che ne
séguita
che, nell'
arrivare
in
terra
, il
balzo
che, quando la
palla
non
girasse
,
andrebbe
verso l'
avversario
,
porgendoli
il
consueto
tempo
di
poterla
rimettere
,
resta
come
morto
, e la
palla
si
schiaccia
in
terra
, o meno assai del
solito
ribalza
, e
rompe
il
tempo
della
rimessa
. Per questo anco si
veggono
quelli che
giuocano
con
palle
di
legno
a chi
piú
s'
accosta
a un
segno
determinato
, quando
giuocano
in una
strada
sassosa
e
piena
d'
intoppi
, da far
deviar
in mille
modi
la
palla
né
punto
andar
verso il
segno
, per
isfuggirli
tutti,
gettar
la
palla
non
ruzzolando
per
terra
, ma di
posta
per
aria
, come se avessero a
gettare
una
piastra
piana
; ma perché nel
gettar
la
palla
ella
esce
di
mano
con qualche
vertigine
conferitale
dalle
dita
,
tuttavoltaché
la
mano
si
tenesse
sotto la
palla
, come
comunemente
si
tiene
, onde la
palla
, nel
percuotere
in
terra
presso al
segno
, tra '
l
moto
del
proiciente
e quel della
vertigine
scorrerebbe
assai
lontana
, per far ch'ella si
fermi
,
abbrancano
artifiziosamente
la
palla
,
tenendo
la
mano
di sopra e la
palla
di sotto, alla quale nello
scappar
vien
conferita
dalle
dita
la
vertigine
al
contrario
, per la quale, nel
battere
in
terra
vicino al
segno
,
quivi
si
ferma
o poco
piú
avanti
scorre
. Ma per
tornar
al
principal
problema
, che è
stato
causa
di far
nascer
questi altri,
dico
che è
possibile
che uno
mosso
velocissimamente
si
lasci
uscir
una
palla
di
mano
la quale,
giunta
che sia in
terra
, non solo
séguiti
il
moto
di colui, ma lo
anticipi
ancora,
movendosi
con
velocità
maggiore. E per
vedere
un tal
effetto
, voglio che il
corso
sia d'una
carretta
, alla quale per
banda
di fuori sia
fermata
una
tavola
pendente
,
sí
che la
parte
inferiore
resti
verso i
cavalli
e la
superiore
verso le
ruote
di dietro.
Ora
, se nel maggior
corso
della
carretta
alcuno, che vi sia dentro,
lascerà
cadere
una
palla
giú
per il
pendio
di quella
tavola
, ella nel venir
giú
ruzzolando
acquisterà
vertigine
in se stessa, la quale,
aggiunta
al
moto
impresso
dalla
carretta
,
porterà
la
palla
per
terra
assai
piú
velocemente
della
carretta
: e quando si
accomodasse
un'altra
tavola
pendente
all'
opposito
, si potrebbe
temperare
il
moto
della
carretta
in modo, che la
palla
scorsa
giú
per la
tavola
, nell'
arrivare
in
terra
,
restasse
immobile
, ed anco talvolta
corresse
al
contrario
della
carretta
. Ma troppo
lungamente
ci
siam
partiti
dalla
materia
; e se il
signor
Simplicio
resta
appagato
della
soluzione
del
primo
argomento
contro alla
mobilità
della
Terra
,
preso
da i
cadenti
a
perpendicolo
, si potrà venire a gli altri.
SALV
. Le
digressioni
fatte sin qui non son
talmente
aliene
dalla
materia
che si
tratta
, che si possan
chiamar
totalmente
separate
da quella; oltreché
dependono
i
ragionamenti
da quelle
cose
che si
vanno
destando
per la
fantasia
non a un solo, ma a tre, che anco, di
piú
,
discorriamo
per nostro
gusto
, né siamo
obligati
a quella
strettezza
che sarebbe uno che ex
professo
trattasse
metodicamente
una
materia
, con
intenzione
anco di
publicarla
. Non voglio che il nostro
poema
si
astringa
tanto a quella
unità
, che non ci
lasci
campo
aperto
per gli
episodii
, per l'
introduzion
de' quali
dovrà
bastarci
ogni
piccolo
attaccamento
e quasi che noi ci
fussimo
radunati
a
contar
favole
, quella sia
lecito
dire
a me, che mi farà
sovvenire
il
sentir
la vostra.
SAGR
. Questo a me
piace
grandemente
: e già che noi siamo in questa
larghezza
,
siami
lecito
, prima che
passare
piú
innanzi,
ricercar
da voi,
signor
Salviati
, se mai vi è venuto
pensato
qual si possa
credere
che sia la
linea
descritta
dal
mobile
grave
,
naturalmente
cadente
dalla
cima
della
torre
a
basso
; e se vi avete
fatto
sopra
reflessione
,
ditemi
in
grazia
il vostro
pensiero
.
SALV
. Io ci ho talvolta
pensato
: e non
dubito
punto
che quando altri
fusse
sicuro
della
natura
del
moto
col quale il
grave
descende
per
condursi
al
centro
del
globo
terrestre
,
mescolandolo
poi col
movimento
comune
circolare
della
conversion
diurna
, si
troverrebbe
precisamente
qual
sorte
di
linea
sia quella che dal
centro
della
gravità
del
mobile
vien
descritta
nella
composizion
di tali due
movimenti
.
SAGR
. Del
semplice
movimento
verso il
centro
,
dependente
dalla
gravità
,
credo
che si possa
assolutamente
senza
errore
credere
che sia per
linea
retta
, quale
appunto
sarebbe quando la
Terra
fusse
immobile
.
SALV
. Quanto a questa
parte
, non solamente possiamo
crederla
, ma l'
esperienza
ce ne
rende
certi.
SAGR
. Ma come ce ne
assicura
l'
esperienza
, se noi non
veggiamo
mai altro
moto
che il
composto
delli due,
circolare
ed in
giú
?
SALV
. Anzi pur,
signor
Sagredo
, non
veggiamo
noi altro che il
semplice
in
giú
,
avvenga
che l'altro
circolare
,
comune
alla
Terra
alla
torre
ed a noi,
resta
impercettibile
e come nullo, e solo ci
resta
notabile
quello della
pietra
, non
participato
da noi; e di questo il
senso
dimostra
che sia per
linea
retta
, venendo sempre
parallelo
alla stessa
torre
, che sopra la
superficie
terrestre
è
fabbricata
rettamente
ed a
perpendicolo
.
SAGR
. Avete
ragione
, e ben troppo
dappoco
mi son
dimostrato
, mentre non m'è
sovvenuto
una cosa
sí
facile
. Ma già che questo è
notissimo
, che altro
dite
voi di
desiderare
per
intender
la
natura
di questo
movimento
a
basso
?
SALV
. Non
basta
intender
che sia
retto
, ma bisogna
sapere
se sia
uniforme
o
pure
difforme
, cioè se
mantenga
sempre un'
istessa
velocità
o pur si
vadia
ritardando
o
accelerando
.
SAGR
. Già è
chiaro
che si
va
accelerando
continuamente
.
SALV
. Né questo
basta
, ma
converrebbe
sapere
secondo
qual
proporzione
si
faccia
tal
accelerazione
:
problema
, che sin qui non
credo
che sia
stato
saputo
da
filosofo
né da
matematico
alcuno, ancorché da
filosofi
, ed in
particolare
Peripatetici
, sieno
stati
volumi
intieri
, e
grandissimi
,
scritti
intorno al
moto
.
SIMP
. I
filosofi
si
occupano
sopra gli
universali
principalmente
;
trovano
le
definizioni
ed i
piú
comuni
sintomi
,
lasciando
poi certe
sottigliezze
e certi
tritumi
, che son poi
piú
tosto
curiosità
, a i
matematici
: ed
Aristotile
si è
contentato
di
definire
eccellentemente
che cosa sia il
moto
in
universale
, e del
locale
mostrare
i
principali
attributi
, cioè che altro è
naturale
, altro
violento
, che altro è
semplice
, altro è
composto
, che altro è
equabile
, altro
accelerato
; e dell'
accelerato
si è
contentato
di
render
la
ragione
dell'
accelerazione
,
lasciando
poi l'
investigazione
della
proporzione
di tale
accelerazione
e di altri
piú
particolari
accidenti
al
mecanico
o ad altro
inferiore
artista
.
SAGR
. Tutto
bene
,
signor
Simplicio
mio. Ma voi,
signor
Salviati
,
calandovi
talvolta dal
trono
della
maestà
peripatetica
, avete mai
scherzato
intorno all'
investigazione
di questa
proporzione
dell'
accelerazione
del
moto
de'
gravi
descendenti
?
SALV
. Non mi è
stato
bisogno
di
pensarvi
, attesoché l'
Accademico
, nostro
comun
amico
, mi
mostrò
già un suo
trattato
del
moto
, dove
era
dimostrato
questo, con molti altri
accidenti
; ma troppo gran
digressione
sarebbe se per questo volessimo
interromper
il
presente
discorso
, che
pure
esso ancora è una
digressione
, e far, come si dice, una
commedia
in
commedia
.
SAGR
. Mi
contento
d'
assolvervi
da tal
narrazione
per al
presente
, con
patto
però che questa sia una delle
proposizioni
riservata
da
esaminarsi
tra le altre in altra
particolar
sessione
, perché tal
notizia
è da me
desideratissima
: ed intanto
torniamo
alla
linea
descritta
dal
grave
cadente
dalla
sommità
della
torre
sino alla sua
base
.
SALV
. Quando il
movimento
retto
verso il
centro
della
Terra
fusse
uniforme
, essendo anco
uniforme
il
circolare
verso
oriente
,. si
verrebbe
a
comporre
di
amendue
un
moto
per una
linea
spirale
, di quelle
definite
da
Archimede
nel
libro
delle sue
spirali
, che sono quando un
punto
si
muove
uniformemente
sopra una
linea
retta
, mentre essa pur
uniformemente
si
gira
intorno a un de i suoi
estremi
punti
,
fisso
come
centro
del suo
rivolgimento
. Ma perché il
moto
retto
del
grave
cadente
è
continuamente
accelerato
, è
forza
che la
linea
del
composto
de i due
movimenti
si
vadia
sempre con maggior
proporzione
allontanando
successivamente
dalla
circonferenza
di quel
cerchio
che avrebbe
disegnato
il
centro
della
gravità
della
pietra
quando ella
fusse
restata
sempre sopra la
torre
; e bisogna che questo
allontanamento
sul
principio
sia
piccolo
, anzi
minimo
, anzi pur
minimissimo
,
avvengaché
il
grave
descendente
,
partendosi
dalla
quiete
, cioè dalla
privazion
del
moto
a
basso
, ed
entrando
nel
moto
retto
in
giú
, è
forza
che
passi
per tutti i
gradi
di
tardità
che sono tra la
quiete
e
qualsivoglia
velocità
, li quali
gradi
sono
infiniti
,
sí
come già a lungo si è
discorso
e
concluso
.
Stante
dunque che tale sia il
progresso
dell'
accelerazione
, ed essendo oltre di ciò
vero
che il
grave
descendente
va
per
terminare
nel
centro
della
Terra
, bisogna che la
linea
del suo
moto
composto
sia tale, che ben si
vadia
sempre con maggior
proporzione
allontanando
dalla
cima
della
torre
, o, per
dir
meglio
, dalla
circonferenza
del
cerchio
descritto
dalla
cima
della
torre
per la
conversion
della
Terra
, ma che tali
discostamenti
sieno
minori
e
minori
in
infinito
, quanto meno e meno il
mobile
si
trova
essersi
scostato
dal
primo
termine
dove
posava
. Oltre di ciò è
necessario
che questa tal
linea
del
moto
composto
vadia
a
terminar
nel
centro
della
Terra
. Or,
fatti
questi due
presupposti
, venni già
descrivendo
intorno al
centro
A col
semidiametro
A
B
il
cerchio
B
I,
rappresentantemi
il
globo
terrestre
; e
prolungando
il
semidiametro
AB in
C
,
descrissi
l'
altezza
della
torre
BC
, la quale,
portata
dalla
Terra
sopra la
circonferenza
B
I,
descrive
con la sua
sommità
l'
arco
C
D,
divisa
poi la
linea
C
A in
mezo
in E, col
centro
E,
intervallo
E
C
,
descrivo
il
mezo
cerchio
C
I A, per il quale
dico
ora
che assai
probabilmente
si può
credere
che una
pietra
,
cadendo
dalla
sommità
della
torre
C
, venga
movendosi
del
moto
composto
del
comune
circolare
e del suo proprio
retto
.
§
vedi
figura
8
Imperocché,
segnando
nella
circonferenza
C
D alcune
parti
eguali
C
F
,
F
G
,
G
H
,
H
L
, e da i
punti
F
,
G
,
H
,
L
tirate
verso il
centro
A
linee
rette
, le
parti
di esse
intercette
fra le due
circonferenze
C
D,
B
I ci
rappresenteranno
sempre la medesima
torre
C
B
,
trasportata
dal
globo
terrestre
verso D I, nelle quali
linee
i
punti
dove esse vengono
segate
dall'
arco
del
mezo
cerchio
C
I sono i
luoghi
dove di
tempo
in
tempo
la
pietra
cadente
si
ritrova
; li quali
punti
si
vanno
sempre con maggior
proporzione
allontanando
dalla
cima
della
torre
, che è quello che fa che il
moto
retto
fatto
lungo la
torre
ci si
mostra
sempre
piú
e
piú
accelerato
.
Vedesi
ancora come, mercé della
infinita
acutezza
dell'
angolo
del
contatto
delli due
cerchi
D
C
,
C
I, il
discostamento
del
cadente
dalla
circonferenza
CFD
, cioè dalla
cima
della
torre
, è verso il
principio
piccolissimo
, che è quanto a
dire
il
moto
in
giú
esser
lentissimo
, e
piú
e
piú
tardo
in
infinito
secondo
la
vicinità
al
termine
C
, cioè allo
stato
della
quiete
, e finalmente s'
intende
come in
ultimo
tal
moto
andrebbe
a
terminar
nel
centro
della
Terra
A.
SAGR
.
Intendo
perfettamente
il tutto, né posso
credere
che '
l
mobile
cadente
descriva
col
centro
della sua
gravità
altra
linea
che una
simile
.
SALV
. Ma
piano
,
signor
Sagredo
; ché io ho da
portarvi
ancora tre mie
meditazioncelle
, che forse non vi
dispiaceranno
. La prima delle quali è, che se noi ben
consideriamo
, il
mobile
non si
muove
realmente
d'altro che di un
moto
semplice
circolare
,
sí
come quando
posava
sopra la
torre
pur si
muoveva
di un
moto
semplice
e
circolare
. La
seconda
è ancora
piú
bella
: imperocché egli non si
muove
punto
piú
o meno che se
fusse
restato
continuamente
su la
torre
, essendo che a gli
archi
C
F
,
F
G
,
G
H
, etc., che egli avrebbe
passati
stando sempre su la
torre
, sono
precisamente
eguali
gli
archi
della
circonferenza
C
I
rispondenti
sotto gli stessi
C
F
,
F
G
,
G
H
, etc. Dal che ne
séguita
la
terza
meraviglia
: che il
moto
vero
e
reale
della
pietra
non
vien
altrimenti
accelerato
, ma è sempre
equabile
ed
uniforme
, poiché tutti gli
archi
eguali
notati
nella
circonferenza
C
D ed i loro
corrispondenti
segnati
nella
circonferenza
C
I vengono
passati
in
tempi
eguali
. Talché noi
venghiamo
liberi
di
ricercar
nuove
cause
di
accelerazione
o di altri
moti
, poiché il
mobile
tanto stando su la
torre
quanto
scendendone
, sempre si
muove
nel modo medesimo, cioè
circolarmente
, con la medesima
velocità
e la medesima
uniformità
. Or
ditemi
quel che vi
pare
di questa mia
bizzarria
.
SAGR
.
Dicovi
che non potrei a
bastanza
con
parole
esprimer
quanto ella mi
par
maravigliosa
: e per quanto al
presente
mi si
rappresenta
all'
intelletto
, io non
credo
che il
negozio
passi
altrimenti; e volesse
Dio
che tutte le
dimostrazioni
de'
filosofi
avesser
la
metà
della
probabilità
di questa. Vorrei
bene
, per mia
intera
sodisfazione
,
sentir
la
prova
come quelli
archi
sieno
eguali
.
SALV
. La
dimostrazion
è
facilissima
.
Intendete
esser
tirata
questa
linea
I E; ed essendo il
semidiametro
del
cerchio
C
D, cioè la
linea
C
A,
doppio
del
semidiametro
C
E del
cerchio
C
I, sarà la
circonferenza
doppia
della
circonferenza
, ed ogn'
arco
del maggior
cerchio
doppio
di ogni
arco
simile
del
minore
, ed in
conseguenza
la
metà
dell'
arco
del
cerchio
maggiore
eguale
all'
arco
del
minore
: e perché l'
angolo
C
E I,
fatto
nel
centro
E del
minor
cerchio
e che
insiste
su l'
arco
C
I, è
doppio
dell'
angolo
C
A D,
fatto
nel
centro
A del
cerchio
maggiore, al quale
suttende
l'
arco
C
D, adunque l'
arco
C
D è la
metà
dell'
arco
del maggior
cerchio
simile
all'
arco
C
I, e però sono li due
archi
C
D,
C
I
eguali
: e nell'istesso modo si
dimostrerrà
di tutte le
parti
. Ma che il
negozio
, quanto al
moto
de i
gravi
descendenti
,
proceda
cosí
puntualmente
, io per
ora
non lo voglio
affermare
; ma
dirò
bene
che se la
linea
descritta
dal
cadente
non è questa per l'
appunto
, ella gli è
sommamente
prossima
.
SAGR
. Ma io,
signor
Salviati
,
vo
pur
ora
considerando
un'altra cosa
mirabile
: e questa è, che
stanti
queste
considerazioni
, il
moto
retto
vadia
del tutto a
monte
e che la
natura
mai non se ne
serva
, poiché anco quell'
uso
che da
principio
gli si
concedette
, che fu di
ridurre
al suo
luogo
le
parti
de i
corpi
integrali
quando
fussero
dal suo tutto
separate
e però in
prava
disposizione
costituite
, gli
vien
levato
, ed
assegnato
pur al
moto
circolare
.
SALV
. Questo
seguirebbe
necessariamente
quando si
fusse
concluso
, il
globo
terrestre
muoversi
circolarmente
, cosa che io non
pretendo
che sia fatta, ma solamente si è
andato
sin qui, e si
andrà
,
considerando
la
forza
delle
ragioni
che vengono
assegnate
da i
filosofi
per
prova
dell'
immobilità
della
Terra
: delle quali questa prima,
presa
da i
cadenti
a
perpendicolo
,
patisce
le
difficultà
che avete
sentite
; le quali non
so
di quanto
momento
sieno
parse
al
signor
Simplicio
, e però, prima che
passare
al
cimento
de gli altri
argomenti
, sarebbe
bene
ch'ei
producesse
se cosa ha da
replicare
in
contrario
.
SIMP
. Quanto a questo
primo
,
confesso
veramente
aver
sentito
varie
sottigliezze
alle quali non avevo
pensato
, e come che
elle
mi
giungono
nuove
, non posso aver le
risposte
cosí
in
pronto
. Ma questo,
preso
da i
cadenti
a
perpendicolo
, non l'ho per de i
piú
gagliardi
argomenti
per l'
immobilità
della
Terra
, e non
so
quello che
accaderà
de i
tiri
dell'
artiglierie
, e
massime
di quelli contro al
moto
diurno
.
SAGR
. Tanto mi desse
fastidio
il
volar
de gli
uccelli
quanto mi fanno
difficultà
le
artiglierie
e tutte le altre
esperienze
arrecate
di sopra! Ma questi
uccelli
, che ad
arbitrio
loro
volano
innanzi e 'n dietro e
rigirano
in mille
modi
, e, quel che
importa
piú
, stanno le
ore
intere
sospesi
per
aria
questi,
dico
, mi
scompigliano
la
fantasia
, né
so
intendere
come tra tante
girandole
e' non
ismarriscano
il
moto
della
Terra
, o come e'
possin
tener
dietro a una tanta
velocità
, che finalmente
supera
a parecchi e parecchi
doppi
il lor
volo
.
SALV
.
Veramente
il
dubitar
vostro non è senza
ragione
, e forse il
Copernico
stesso non ne
dovette
trovar
scioglimento
di sua
intera
sodisfazione
, e perciò per
avventura
lo
tacque
; se ben anco nell'
esaminar
l'altre
ragioni
in
contrario
fu assai
conciso
,
credo
per
altezza
d'
ingegno
, e
fondato
su maggiori e
piú
alte
contemplazioni
, nel modo che i
leoni
poco si
muovono
per l'
importuno
abbaiar
de i
picciol
cani
.
Serberemo
dunque l'
instanza
de gli
uccelli
in
ultimo
, e 'n tanto
cercheremo
di
dar
sodisfazione
al
signor
Simplicio
nell'altre, col
mostrargli
, al modo
solito
, che egli stesso ha le
soluzioni
in
mano
, se
bene
non se n'
accorge
. E facendo
principio
da i
tiri
di
volata
,
fatti
, col medesimo
pezzo
polvere
e
palla
, l'uno verso
oriente
e l'altro verso
occidente
,
dicami
qual cosa sia quella che lo
muove
a
credere
che '
l
tiro
verso
occidente
(quando la
revoluzion
diurna
fusse
del
globo
terrestre
)
dovrebbe
riuscir
piú
lungo assai che l'altro verso
levante
.
SIMP
.
Muovomi
a
cosí
credere
, perché nel
tiro
verso
levante
la
palla
, mentre che è fuori dell'
artiglieria
, viene
seguita
dall'
istessa
artiglieria
, la quale,
portata
dalla
Terra
pur
velocemente
corre
verso la medesima
parte
, onde la
caduta
della
palla
in
terra
vien
poco
lontana
dal
pezzo
. All'
incontro
nel
tiro
occidentale
, avanti che la
palla
percuota
in
terra
, il
pezzo
si è
ritirato
assai verso
levante
, onde lo
spazio
tra la
palla
e'
l
pezzo
, cioè il
tiro
,
apparirà
piú
lungo dell'altro quanto sarà
stato
il
corso
dell'
artiglieria
, cioè della
Terra
, ne'
tempi
che
amendue
le
palle
sono state per
aria
.
SALV
. Io vorrei che noi
trovassimo
qualche modo di far una
esperienza
corrispondente
al
moto
di questi
proietti
, come quella della
nave
al
moto
de i
cadenti
da
alto
a
basso
, e
vo
pensando
la
maniera
.
SAGR
.
Credo
che
prova
assai
accomodata
sarebbe il
pigliare
una
carrozzetta
scoperta
, ed
accomodare
in essa un
balestrone
da
bolzoni
a
meza
elevazione
,
acciò
il
tiro
riuscisse
il
massimo
di tutti, e mentre i
cavalli
corressero
,
tirare
una
volta
verso la
parte
dove si
corre
, e poi un'altra verso la
contraria
, facendo
benissimo
notare
dove si
trova
la
carrozza
in quel
momento
di
tempo
che '
l
bolzone
si
ficca
in
terra
,
sí
nell'uno come nell'altro
tiro
; ché
cosí
potrà
vedersi
per
appunto
quanto l'uno
riesce
maggior dell'altro.
SIMP
.
Parmi
che tale
esperienza
sia molto
accomodata
; e non ho
dubbio
che '
l
tiro
, cioè che lo
spazio
tra la
freccia
e dove si
trova
la
carrozza
nel
momento
che la
freccia
si
ficca
in
terra
, sarà
minore
assai quando si
tira
verso il
corso
della
carrozza
, che quando si
tira
per l'
opposito
. Sia, per
esempio
, il
tiro
in se stesso
trecento
braccia
, e '
l
corso
della
carrozza
, nel
tempo
che il
bolzone
sta per
aria
, sia
braccia
cento: adunque,
tirandosi
verso il
corso
, delle
trecento
braccia
del
tiro
la
carrozzetta
ne
passa
cento, onde nella
percossa
del
bolzone
in
terra
lo
spazio
tra esso e la
carrozza
sarà
braccia
dugento
solamente; ma all'
incontro
nell'altro
tiro
,
correndo
la
carrozza
al
contrario
del
bolzone
, quando il
bolzone
arà
passate
le sue
trecento
braccia
e la
carrozza
le sua cento altre in
contrario
, la
distanza
traposta
si
troverà
esser di
braccia
quattrocento
.
SALV
.
Sarebbec
'egli modo alcuno per far che questi
tiri
riuscissero
eguali
?
SIMP
. Io non
saprei
altro modo che col far star
ferma
la
carrozza
.
SALV
. Questo si
sa
: ma io
domando
, facendo
correr
la
carrozza
a tutto
corso
.
SIMP
. Chi non
ingagliardisse
l'
arco
nel
tirar
secondo
il
corso
, e poi l'
indebolisse
per
tirar
contro al
corso
.
SALV
. Ecco dunque che pur ci è qualch'altro
rimedio
. Ma quanto
bisognerebbe
ingagliardirlo
di
piú
, e quanto poi
indebolirlo
?
SIMP
. Nell'
esempio
nostro, dove
aviamo
supposto
che l'
arco
tirasse
trecento
braccia
,
bisognerebbe
, per il
tiro
verso il
corso
,
ingagliardirlo
sí
che
tirasse
braccia
quattrocento
e per l'altro
indebolirlo
tanto che non
tirasse
piú
di
dugento
, perché
cosí
l'uno e l'altro
tiro
riuscirebbe
di
braccia
trecento
in
relazione
alla
carrozza
, la quale col suo
corso
di cento
braccia
, che ella
sottrarrebbe
al
tiro
delle
quattrocento
e l'
aggiugnerebbe
a quel delle
dugento
,
verrebbe
a
ridurgli
amendue
alle
trecento
.
SALV
. Ma che
effetto
fa nella
freccia
la maggior o
minor
gagliardia
dell'
arco
?
SIMP
. L'
arco
gagliardo
la
caccia
con maggior
velocità
, e '
l
piú
debole
con
minore
; e l'
istessa
freccia
va
tanto
piú
lontana
una
volta
che l'altra, con quanta maggior
velocità
ella
esce
della
cocca
l'una
volta
che l'altra.
SALV
. Talché per far che la
freccia
tirata
tanto per l'uno quanto per l'altro verso s'
allontani
egualmente
dalla
carrozza
corrente
, bisogna che se nel
primo
tiro
dell'
esempio
proposto
ella si
parte
,
verbigrazia
, con quattro
gradi
di
velocità
, nell'altro
tiro
ella si
parta
con due solamente. Ma se si
adopra
il medesimo
arco
, da esso ne
riceve
sempre tre
gradi
.
SIMP
.
Cosí
è; e per questo,
tirando
con l'
arco
medesimo, nel
corso
della
carrozza
i
tiri
non posson
riuscire
eguali
.
SALV
. Mi ero
scordato
di
domandar
con che
velocità
si
suppone
, pur in questa
esperienza
particolare
, che
corra
la
carrozza
.
SIMP
. La
velocità
della
carrozza
bisogna
supporla
di un
grado
, in
comparazione
di quella dell'
arco
, che è tre.
SALV
.
Sí
,
sí
,
cosí
torna
il
conto
giusto
. Ma
ditemi
: quando la
carrozza
corre
, non si
muovono
ancora con la medesima
velocità
tutte le
cose
che son nella
carrozza
?
SIMP
. Senza
dubbio
.
SALV
. Adunque il
bolzone
ancora, e l'
arco
, e la
corda
su la quale è
teso
.
SIMP
.
Cosí
è.
SALV
. Adunque, nello
scaricare
il
bolzone
verso il
corso
della
carrozza
l'
arco
imprime
i suoi tre
gradi
di
velocità
in un
bolzone
che ne ha già un
grado
, mercé della
carrozza
che verso quella
parte
con tanta
velocità
lo
porta
, talché nell'
uscir
della
cocca
e' si
trova
con quattro
gradi
di
velocità
; ed all'
incontro
,
tirando
per l'altro verso, il medesimo
arco
conferisce
i suoi medesimi tre
gradi
in un
bolzone
che si
muove
in
contrario
con un
grado
, talché nel
separarsi
dalla
corda
non gli
restano
altro che
dua
soli
gradi
di
velocità
. Ma già voi stesso avete
deposto
che per fare i
tiri
eguali
bisogna che il
bolzone
si
parta
una
volta
con quattro
gradi
e l'altra con due: adunque, senza
mutar
arco
, l'istesso
corso
della
carrozza
è quello che
aggiusta
le
partite
, e l'
esperienza
è poi quella che le
sigilla
a coloro che non volessero o non potessero esser
capaci
della
ragione
.
Ora
applicate
questo
discorso
all'
artiglieria
, e
troverete
che,
muovasi
la
Terra
o stia
ferma
, i
tiri
fatti
dalla medesima
forza
hanno a
riuscir
sempre
eguali
, verso
qualsivoglia
parte
indrizzati
. L'
errore
di
Aristotile
, di
Tolomeo
, di
Ticone
, vostro, e di tutti gli altri, ha
radice
in quella
fissa
e
inveterata
impressione
, che la
Terra
stia
ferma
, della quale non vi potete o
sapete
spogliare
né anco quando volete
filosofare
di quel che
seguirebbe
,
posto
che la
Terra
si
movesse
; e
cosí
nell'altro
argomento
, non
considerando
che mentre che la
pietra
è su la
torre
, fa, circa il
muoversi
o non
muoversi
, quel che fa il
globo
terrestre
perché avete
fisso
nella
mente
che la
Terra
stia
ferma
,
discorrete
intorno alla
caduta
del
sasso
sempre come se si
partisse
dalla
quiete
, dove che bisogna
dire
: Se la
Terra
sta
ferma
, il
sasso
si
parte
dalla
quiete
e
scende
perpendicolarmente
; ma se la
Terra
si
muove
, la
pietra
altresí
si
muove
con
pari
velocità
, né si
parte
dalla
quiete
, ma dal
moto
eguale
a quel della
Terra
, col quale
mescola
il
sopravegnente
in
giú
e ne
compone
un
trasversale
.
SIMP
. Ma,
Dio
buono
, come, se ella si
muove
trasversalmente
, la
veggo
io
muoversi
rettamente
e
perpendicolarmente
? questo è
pure
un
negare
il
senso
manifesto
; e se non si
deve
credere
al
senso
, per qual altra
porta
si
deve
entrare
a
filosofare
?
SALV
.
Rispetto
alla
Terra
, alla
torre
e a noi, che tutti di
conserva
ci
moviamo
, col
moto
diurno
,
insieme
con la
pietra
, il
moto
diurno
è come se non
fusse
,
resta
insensibile
,
resta
impercettibile
, è senza
azione
alcuna, e solo ci
resta
osservabile
quel
moto
del quale noi
manchiamo
, che è il venire a
basso
lambendo
la
torre
. Voi non
sete
il
primo
che
senta
gran
repugnanza
in
apprender
questo nulla
operar
il
moto
tra le
cose
delle quali egli è
comune
.
SAGR
.
Ora
mi
sovviene
di certo mio
fantasticamento
, che mi
passò
un
giorno
per l'
immaginativa
mentre
navigava
nel
viaggio
di
Aleppo
, dove
andava
consolo
della nostra
nazione
- e forse
potrebb'
esser di qualche
aiuto
, per
esplicar
questo nulla
operare
del
moto
comune
ed esser come se non
fusse
per tutti i
participanti
di quello: e voglio, se
cosí
piace
al
signor
Simplicio
,
discorrer
seco quello che allora
fantasticava
da me solo.
SIMP
. La
novità
delle
cose
che
sento
mi fa
curioso
, non che
tollerante
, di
ascoltare
: però
dite
pure
.
SAGR
. Se la
punta
di una
penna
da
scrivere
, che
fusse
stata in
nave
per tutta la mia
navigazione
da
Venezia
sino in
Alessandretta
, avesse avuto
facultà
di
lasciar
visibil
segno
di tutto il suo
viaggio
, che
vestigio
, che
nota
, che
linea
avrebb
'ella
lasciata
?
SIMP
. Avrebbe
lasciato
una
linea
distesa
da
Venezia
sin
là
, non
perfettamente
diritta
o, per
dir
meglio
,
distesa
in
perfetto
arco
di
cerchio
, ma dove
piú
e dove meno
flessuosa
,
secondo
che il
vassello
fusse
andato
or
piú
or meno
fluttuando
, ma questo
inflettersi
in alcuni
luoghi
un
braccio
o due, a
destra
o a
sinistra
, in
alto
o a
basso
, in una
lunghezza
di molte
centinaia
di
miglia
piccola
alterazione
arebbe
arrecato
all'
intero
tratto
della
linea
,
sí
che a
pena
sarebbe
stato
sensibile
, e senza
error
di
momento
si sarebbe potuta
chiamare
una
parte
d'
arco
perfetto
.
SAGR
. Sì che il
vero
,
vero
,
verissimo
moto
di quella
punta
di
penna
sarebbe anco
stato
un
arco
di
cerchio
perfetto
, quando il
moto
del
vassello
,
tolta
la
fluttuazion
dell'onde,
fusse
stato
placido
e
tranquillo
. E se io avessi
tenuta
continuamente
quella medesima
penna
in
mano
, e solamente l'avessi talvolta
mossa
un
dito
o due in qua o in
là
, qual
alterazione
arei
io
arrecata
a quel suo
principale
e
lunghissimo
tratto
?
SIMP
.
Minore
di quella che
arrecherebbe
a una
linea
retta
lunga
mille
braccia
il
declinar
in
varii
luoghi
dall'
assoluta
rettitudine
quanto è un
occhio
di
pulce
.
SAGR
. Quando dunque un
pittore
nel
partirsi
dal
porto
avesse
cominciato
a
disegnar
sopra una
carta
con quella
penna
, e
continuato
il
disegno
sino in
Alessandretta
, avrebbe potuto
cavar
dal
moto
di quella un'
intera
storia
di molte
figure
perfettamente
dintornate
e
tratteggiate
per mille e mille
versi
, con
paesi
,
fabbriche
,
animali
ed altre
cose
, se ben tutto il
vero
,
reale
ed
essenzial
movimento
segnato
dalla
punta
di quella
penna
non sarebbe
stato
altro che una ben
lunga
ma
semplicissima
linea
; e quanto all'
operazion
propria del
pittore
, l'istesso a
capello
avrebbe
delineato
quando la
nave
fusse
stata
ferma
. Che poi del
moto
lunghissimo
della
penna
non
resti
altro
vestigio
che quei
tratti
segnati
su la
carta
, la
cagione
ne è l'
essere
stato
il gran
moto
da
Venezia
in
Alessandretta
comune
della
carta
e della
penna
e di tutto quello che
era
in
nave
; ma i
moti
piccolini
, innanzi e 'n dietro, a
destra
ed a
sinistra
,
comunicati
dalle
dita
del
pittore
alla
penna
e non al
foglio
, per esser proprii di quella, potettero
lasciar
di sé
vestigio
su la
carta
, che a tali
movimenti
restava
immobile
.
Cosí
parimente
è
vero
, che
movendosi
la
Terra
, il
moto
della
pietra
, nel venire a
basso
, è
stato
realmente
un lungo
tratto
di molte
centinaia
ed anco di molte
migliaia
di
braccia
, e se avesse potuto
segnare
in un'
aria
stabile
o altra
superficie
il
tratto
del suo
corso
,
averebbe
lasciata
una
lunghissima
linea
trasversale
; ma quella
parte
di tutto questo
moto
che è
comune
del
sasso
, della
torre
e di noi, ci
resta
insensibile
e come se non
fusse
, e solo
rimane
osservabile
quella
parte
della quale né la
torre
né noi siamo
partecipi
, che è in
fine
quello con che la
pietra
,
cadendo
,
misura
la
torre
.
SALV
.
Sottilissimo
pensiero
per
esplicar
questo
punto
, assai
difficile
per esser
capito
da molti. Or, se il
signor
Simplicio
non vuol
replicar
altro, possiamo
passare
all'altre
esperienze
, lo
scioglimento
delle quali
riceverà
non poca
agevolezza
dalle
cose
dichiarate
sin qui.
SIMP
. Io non ho che
dir
altro, ed
era
mezo
astratto
su quel
disegno
, e sul
pensare
come quei
tratti
tirati
per tanti
versi
, di qua, di
là
, in su, in
giú
, innanzi, in dietro, e '
ntrecciati
con
centomila
ritortole
, non sono, in
essenza
e
realissimamente
, altro che
pezzuoli
di una
linea
sola
tirata
tutta per un verso medesimo, senza verun'altra
alterazione
che il
declinar
dal
tratto
dirittissimo
talvolta un
pochettino
a
destra
e a
sinistra
e il
muoversi
la
punta
della
penna
or
piú
veloce
ed or
piú
tarda
, ma con
minima
inegualità
: e
considero
che nel medesimo modo si
scriverebbe
una
lettera
, e che questi
scrittori
piú
leggiadri
, che, per
mostrar
la
scioltezza
della
mano
, senza
staccar
la
penna
dal
foglio
, in un
sol
tratto
segnano
con mille e mille
ravvolgimenti
una
vaga
intrecciatura
, quando
fussero
in una
barca
che
velocemente
scorresse
,
convertirebbero
tutto il
moto
della
penna
, che in
essenza
è una
sola
linea
tirata
tutta verso la medesima
parte
e pochissimo
inflessa
o
declinante
dalla
perfetta
drittezza
, in un
ghirigoro
: ed ho gran
gusto
che il
signor
Sagredo
m'abbia
destato
questo
pensiero
. Però
seguitiamo
innanzi, ché la
speranza
di
poterne
sentir
de gli altri mi
terrà
piú
attento
.
SAGR
. Quando voi aveste
curiosità
di
sentir
di
simili
arguzie
, che non
sovvengono
cosí
a ognuno, non ce ne
mancano
, e
massime
in questa cosa della
navigazione
. E non vi
parrà
un
bel
pensiero
quello che mi
sovvenne
pur nella medesima
navigazione
, quando mi
accorsi
che l'
albero
della
nave
, senza
rompersi
o
piegarsi
, aveva
fatto
piú
viaggio
con la
gaggia
, cioè con la
cima
, che col
piede
? perché la
cima
, essendo
piú
lontana
dal
centro
della
Terra
che non è il
piede
, veniva ad aver
descritto
un
arco
di un
cerchio
maggiore del
cerchio
per il quale
era
passato
il
piede
.
SIMP
. E
cosí
, quand'un
uomo
cammina
, fa
piú
viaggio
col
capo
che
co
i
piedi
?
SAGR
. L'avete da per voi stesso e di vostro
ingegno
penetrata
benissimo
. Ma non
interrompiamo
il
signor
Salviati
.
SALV
. Mi
piace
di
veder
che il
signor
Simplicio
si
va
addestrando
, se però il
pensiero
è suo, e non l'ha
imparato
da certo
libretto
di
conclusioni
, dove ne sono parecchi altri non
men
vaghi
e
arguti
.
Segue
che noi
parliamo
dell'
artiglieria
eretta
a
perpendicolo
sopra l'
orizonte
, cioè del
tiro
verso il nostro
vertice
, e finalmente del
ritorno
della
palla
per l'
istessa
linea
sopra l'istesso
pezzo
, ancorché nella
lunga
dimora
che ella sta
separata
dal
pezzo
, la
Terra
l'abbia per molte
miglia
portato
verso
levante
, e
par
che per tanto
spazio
dovrebbe
la
palla
cader
lontana
dal
pezzo
verso
occidente
; il che non
accade
; adunque l'
artiglieria
, senza essersi
mossa
, l'ha
aspettata
. La
soluzione
è l'
istessa
che quella della
pietra
cadente
dalla
torre
, e tutta la
fallacia
e l'
equivocazione
consiste
nel
suppor
sempre per
vero
quello che è in
quistione
; perché l'
avversario
ha sempre
fermo
nel
concetto
che la
palla
si
parta
dalla
quiete
, nel venir
cacciata
dal
fuoco
fuor
del
pezzo
, e
partirsi
dallo
stato
di
quiete
non può esser se non
supposta
la
quiete
del
globo
terrestre
, che è poi la
conclusione
di che si
quistioneggia
.
Replico
per tanto che quelli che fanno la
Terra
mobile
,
rispondono
che l'
artiglieria
e la
palla
che vi è dentro
participano
il medesimo
moto
che ha la
Terra
, anzi che questo,
insieme
con lei,
hann
'eglino da
natura
, e che però la
palla
non si
parte
altrimenti dalla
quiete
, ma
congiunta
co
'
l
suo
moto
intorno al
centro
, il quale dalla
proiezione
in su non le
vien
né
tolto
né
impedito
, ed in tal
guisa
,
seguitando
il
moto
universale
della
Terra
verso
oriente
, sopra l'istesso
pezzo
di
continuo
si
mantiene
,
sí
nell'
alzarsi
come nel
ritorno
: e l'istesso
vedrete
voi
accadere
facendo l'
esperienza
in
nave
di una
palla
tirata
in su a
perpendicolo
con una
balestra
, la quale
ritorna
nell'istesso
luogo
,
muovasi
la
nave
o stia
ferma
.
SAGR
. Questo
sodisfà
benissimo
al tutto: ma perché ho
veduto
che il
signor
Simplicio
prende
gusto
di certe
arguzie
da
chiappar
(come si dice) il
compagno
, gli voglio
domandare
se,
supposto
per
ora
che la
Terra
stia
ferma
, e sopra essa l'
artiglieria
eretta
perpendicolarmente
e
drizzata
al nostro
zenit
, egli ha
difficultà
nessuna in
intender
che quello è il
vero
tiro
a
perpendicolo
, e che la
palla
nel
partirsi
e nel
ritorno
sia per
andar
per l'
istessa
linea
retta
,
intendendo
sempre
rimossi
tutti gli
impedimenti
esterni
ed
accidentarii
.
SIMP
. Io
intendo
che il
fatto
deva
succeder
cosí
per
appunto
.
SAGR
. Ma quando l'
artiglieria
si
piantasse
non a
perpendicolo
, ma
inclinata
verso qualche
parte
, qual
dovrebbe
essere
il
moto
della
palla
?
andrebbe
ella forse, come nell'altro
tiro
, per la
linea
perpendicolare
, e
ritornando
anco poi per l'
istessa
?
SIMP
. Questo non
farebb
'ella, ma
uscita
del
pezzo
seguiterebbe
il suo
moto
per la
linea
retta
che
continua
la
dirittura
della
canna
, se non in quanto il proprio
peso
la
farebbe
declinar
da tal
dirittura
verso
terra
.
SAGR
. Talché la
dirittura
della
canna
è la
regolatrice
del
moto
della
palla
, né fuori di tal
linea
si
muove
, o
muoverebbe
, se '
l
peso
proprio non la facesse
declinare
in
giú
: e però,
posta
la
canna
a
perpendicolo
e
cacciata
la
palla
in su, ella
ritorna
per l'
istessa
linea
retta
in
giú
, perché il
moto
della
palla
dependente
dalla sua
gravità
è in
giú
per la medesima
perpendicolare
. Il
viaggio
dunque della
palla
fuor
del
pezzo
continua
la
dirittura
di quella
particella
di
viaggio
che ella ha
fatto
dentro al
pezzo
: non sta
cosí
?
SIMP
.
Cosí
pare
a me.
SAGR
.
Ora
figuratevi
la
canna
eretta
a
perpendicolo
, e che la
Terra
si
volga
in se stessa
co
'
l
moto
diurno
e seco
porti
l'
artiglieria
:
ditemi
qual sarà il
moto
della
palla
dentro alla
canna
,
dato
che si sia
fuoco
?
SIMP
. Sarà un
moto
retto
e
perpendicolare
, essendo la
canna
drizzata
a
perpendicolo
.
SAGR
.
Considerate
bene
, perch'io
credo
ch' e' non sarà
perpendicolare
altrimenti. Sarebbe
bene
a
perpendicolo
se la
Terra
stesse
ferma
, perché
cosí
la
palla
non avrebbe altro
moto
che quello che le venisse dal
fuoco
; ma quando la
Terra
giri
, la
palla
che è nel
pezzo
ha essa ancora il
moto
diurno
, talché,
sopravvenendole
l'
impulso
del
fuoco
, ella
cammina
, dalla
culatta
del
pezzo
alla
bocca
, di due
movimenti
, dal
composto
de' quali ne
risulta
, il
moto
fatto
dal
centro
della
gravità
della
palla
essere
una
linea
inclinata
.
§
vedi
figura
9
E per
piú
chiara
intelligenza
, sia l'
artiglieria
A
C
eretta
, ed in essa la
palla
B
: è
manifesto
che stando il
pezzo
immobile
, e
datogli
fuoco
, la
palla
uscirà
per la
bocca
A, ed avrà
co
'
l
suo
centro
,
camminando
per il
pezzo
,
descritta
la
linea
perpendicolare
B
A, e quella
dirittura
andrà
seguitando
fuor
del
pezzo
,
movendosi
verso il
vertice
. Ma quando la
Terra
andasse
in
volta
, ed in
conseguenza
seco
portasse
l'
artiglieria
, nel
tempo
che la
palla
cacciata
dal
fuoco
si
muovesse
per la
canna
, l'
artiglieria
portata
dalla
Terra
passerebbe
nel
sito
D E, e la
palla
B
nello
sboccare
sarebbe alla
gioia
D, ed il
moto
del
centro
della
palla
sarebbe
stato
secondo
la
linea
B
D, non
piú
perpendicolare
, ma
inclinata
verso
levante
; e
dovendo
(come già s'è
concluso
)
continuar
la
palla
il suo
moto
per l'
aria
secondo
la
direzion
del
moto
fatto
nel
pezzo
, il
moto
seguirà
conforme
all'
inclinazion
della
linea
B
D: e
cosí
non sarà altrimenti
perpendicolare
, ma
inclinato
verso
levante
, verso dove ancora
cammina
il
pezzo
, onde potrà la
palla
seguire
il
moto
della
Terra
e del
pezzo
. Or eccovi,
signor
Simplicio
,
mostrato
come il
tiro
che
pareva
dover
esser a
perpendicolo
, non è altrimenti.
SIMP
. Io non
resto
ben
capace
di questo
negozio
; e voi,
signor
Salviati
?
SALV
. Io ne
resto
in
parte
; ma vi ho non
so
che
scrupolo
, che
Dio
voglia
ch'io lo
sappia
spiegare
. E' mi
pare
che,
conforme
a questo che si è
detto
, quando il
pezzo
sia a
perpendicolo
e la
Terra
si
muova
, la
palla
non solo non avrebbe a
ricader
, come vuole
Aristotile
e
Ticone
,
lontana
dal
pezzo
verso
occidente
, ma né anco, come volete voi, sopra il
pezzo
, anzi assai
lontano
verso
levante
; perché,
conforme
alla vostra
esplicazione
, ella avrebbe due
moti
, li quali
concordemente
la
caccerebbero
verso quella
parte
, cioè il
moto
comune
della
Terra
, che
porta
l'
artiglieria
e la
palla
da
C
A verso E D, ed il
fuoco
, che la
caccia
per la
linea
inclinata
B
D,
moti
amendue
verso
levante
, e però
superiori
al
moto
della
Terra
.
SAGR
. No,
Signore
Il
moto
che
porta
la
palla
verso
levante
vien
tutto dalla
Terra
, ed il
fuoco
non ve ne ha
parte
alcuna; il
moto
che
spigne
la
palla
in su, è tutto del
fuoco
né vi ha che far
punto
la
Terra
: e che sia
vero
, non
date
fuoco
, che mai non
uscirà
la
palla
fuor
del
pezzo
, né pur si
alzerà
un
capello
: come ancora,
fermate
la
Terra
e
date
fuoco
la
palla
, senza
punto
inclinarsi
,
andrà
per la
perpendicolare
. Avendo dunque la
palla
due
moti
, uno in su e l'altro in
giro
de' quali si
compone
il
traversale
B
D, l'
impulso
in su è tutto del
fuoco
, il
circolare
vien
tutto dalla
Terra
ed a quel della
Terra
è
eguale
; e perché gli è
eguale
, la
palla
si
mantien
sempre a
perpendicolo
sopra la
bocca
dell'
artiglieria
, e finalmente in quella
ricade
; e
mantenendosi
sempre sopra la
dirittura
del
pezzo
,
apparisce
ancora
continuamente
sopra il
capo
di chi è vicino al
pezzo
, e però ci
pare
che ella
giusto
a
perpendicolo
salga
verso il nostro
vertice
.
SIMP
. A me
resta
un'altra
difficultà
, ed è che, per esser il
moto
della
palla
nel
pezzo
velocissimo
, non
par
possibile
che in quel
momento
di
tempo
la
trasposizion
dell'
artiglieria
da
C
A in E D
conferisca
inclinazion
tale alla
linea
trasversale
C
D, che mercé di essa la
palla
poi per
aria
possa
tener
dietro al
corso
della
Terra
.
SAGR
. Voi
errate
in
piú
conti
. E prima, l'
inclinazion
della
trasversale
C
D
credo
che sia molto maggiore di quello che voi vi
immaginate
, perché
tengo
senza
dubbio
che la
velocità
del
moto
terrestre
, non solo sotto l'
equinoziale
, ma nel nostro
parallelo
ancora, sia maggior che quella della
palla
, mentre si
muove
dentro al
pezzo
,
sí
che l'
intervallo
C
E sarebbe
assolutamente
maggiore che tutta la
lunghezza
del
pezzo
, e l'
inclinazione
della
traversale
maggiore, in
conseguenza
, di
mezzo
angolo
retto
. Ma, o sia poca o sia molta la
velocità
della
Terra
in
comparazione
di quella del
fuoco
, questo non
importa
niente, perché, se la
velocità
della
Terra
è poca, ed in
conseguenza
poca l'
inclinazione
della
trasversale
, di poca
inclinazione
ci è anco di
bisogno
per far che la
palla
continui
di
mantenersi
nella sua
volata
sopra il
pezzo
: ed insomma, se voi
attentamente
andrete
considerando
,
comprenderete
che il
moto
della
Terra
,
co
'
l
trasferir
seco il
pezzo
da
C
A in E D,
conferisce
alla
trasversale
C
D quel di meno o di
piú
inclinazione
che si
ricerca
per
aggiustare
il
tiro
al suo
bisogno
. Ma
errate
secondariamente
, mentre voleste
riconoscer
la
facultà
del
tener
dietro la
palla
al
moto
della
Terra
dall'
impeto
del
fuoco
, e
ricadete
nell'
errore
in che
pareva
esser
incorso
poco fa il
signor
Salviati
; perché il
tener
dietro alla
Terra
è l'
antichissimo
e
perpetuo
moto
participato
indelebilmente
ed
inseparabilmente
da essa
palla
, come da cosa
terrestre
e che per sua
natura
lo
possiede
e lo
possederà
in
perpetuo
.
SALV
.
Quietiamoci
pur,
signor
Simplicio
, perché il
negozio
cammina
giustamente
cosí
. Ed
ora
da questo
discorso
vengo a
intender
la
ragione
di un
problema
venatorio
di questi
imberciatori
che con l'
archibuso
ammazzano
gli
uccelli
per
aria
: e perché io mi
era
immaginato
che per
còrre
l'
uccello
fermassero
la
mira
lontana
dall'
uccello
,
anticipando
per certo
spazio
, e
piú
o meno
secondo
la
velocità
del
volo
e la
lontananza
dell'
uccello
,
acciò
che
sparando
ed
andando
la
palla
a
dirittura
della
mira
venisse ad
arrivar
nell'istesso
tempo
al medesimo
punto
, essa
co
'
l
suo
moto
e l'
uccello
co
'
l
suo
volo
, e
cosí
si
incontrassero
;
domandando
ad uno di loro se la lor
pratica
fusse
tale, mi
rispose
di no, ma che l'
artifizio
era
assai
piú
facile
e
sicuro
, e che
operano
nello stesso modo per
appunto
che quando
tirano
all'
uccello
fermo
, cioè che
aggiustano
la
mira
all'
uccel
volante
, e quello
co
'
l
muover
l'
archibuso
vanno
seguitando
,
mantenendogli
sempre la
mira
addosso
sin che
sparano
, e che
cosí
gli
imberciano
come gli altri
fermi
. Bisogna dunque che quel
moto
, benché
lento
, che l'
archibuso
fa nel
volgersi
,
secondando
con la
mira
il
volo
dell'
uccello
, si
comunichi
alla
palla
ancora e che in essa si
congiunga
con l'altro del
fuoco
,
sí
che la
palla
abbia dal
fuoco
il
moto
diritto
in
alto
, e dalla
canna
il
declinar
secondando
il
volo
dell'
uccello
,
giusto
come pur
ora
si è
detto
del
tiro
d'
artiglieria
; dove la
palla
ha dal
fuoco
l'
andare
in
alto
verso il
vertice
, e dal
moto
della
Terra
il
piegar
verso
oriente
e di
amendue
farne un
composto
che
segua
il
corso
della
Terra
e che a chi la
guarda
apparisca
solo di
andare
a
dritto
in su,
ritornando
per la medesima
linea
di poi in
giú
. Il
tener
dunque la
mira
continuamente
indirizzata
verso lo
scopo
fa che il
tiro
va
a
ferir
giusto
: e per
tener
la
mira
a
segno
, se lo
scopo
sta
fermo
, anco la
canna
converrà
che si
tenga
ferma
; e se il
berzaglio
si
muoverà
, la
canna
si
terrà
a
segno
co
'
l
moto
. E di qui
depende
la propria
risposta
all'altro
argomento
del
tirar
con l'
artiglieria
al
berzaglio
posto
verso
mezogiorno
o verso
settentrione
; dove si
instava
che quando la
Terra
si
movesse
, i
tiri
riuscirebber
tutti
costieri
verso
occidente
, perché nel
tempo
che la
palla
,
uscita
del
pezzo
,
va
per
aria
al
segno
, quello,
portato
verso
levante
, si
lascia
la
palla
per
ponente
.
Rispondo
dunque
domandando
se,
aggiustata
che si sia l'
artiglieria
al
segno
e
lasciata
star
cosí
, ella
continua
a
rimirar
sempre l'istesso
segno
,
muovasi
la
Terra
o stia
ferma
.
Convien
rispondere
che la
mira
non si
muta
altrimenti, perché, se lo
scopo
sta
fermo
, l'
artiglieria
parimente
sta
ferma
, e se quello,
portato
dalla
Terra
, si
muove
,
muovesi
con l'istesso
tenore
l'
artiglieria
ancora; e
mantenendosi
la
mira
, il
tiro
riesce
sempre
giusto
, come per le
cose
dette
di sopra è
manifesto
.
SAGR
.
Fermate
un poco in
grazia
,
signor
Salviati
, sin che io
proponga
alcun
pensiero
che mi si è
mosso
intorno a questi
imberciatori
d'
uccelli
volanti
: il modo dell'
operar
de' quali
credo
che sia qual voi
dite
, e
credo
che l'
effetto
parimente
segua
del
ferir
l'
uccello
; ma non mi
par
già che tale
operazione
sia del tutto
conforme
a questa de i
tiri
dell'
artiglieria
, li quali
debbon
colpire
tanto nel
moto
del
pezzo
e dello
scopo
, quanto nella
quiete
comune
di
amendue
: e le
difformità
mi
paion
queste. Nel
tiro
dell'
artiglieria
, essa e lo
scopo
si
muovono
con
velocità
eguale
,
sendo
portati
amendue
dal
moto
del
globo
terrestre
; e se ben tal
volta
l'esser il
pezzo
piantato
piú
verso il
polo
che il
berzaglio
, ed in
conseguenza
il suo
moto
alquanto
piú
tardo
, come
fatto
in
minor
cerchio
, tal
differenza
è
insensibile
, per la poca
lontananza
dal
pezzo
al
segno
: ma nel
tiro
dell'
imberciatore
il
moto
dell'
archibuso
, col quale
va
seguitando
l'
uccello
, è
tardissimo
in
comparazion
del
volo
di quello, dal che mi
par
che ne
séguiti
che quel
piccol
moto
che
conferisce
il
volger
della
canna
alla
palla
che vi è dentro, non possa,
uscita
che ella è,
multiplicarsi
per
aria
sino alla
velocità
del
volo
dell'
uccello
, in modo che essa
palla
se gli
mantenga
sempre
indirizzata
, anzi
par
ch' e'
debba
anticiparla
e
lasciarsela
alla
coda
.
Aggiugnesi
che in questo
atto
l'
aria
per la quale
debbe
passar
la
palla
non si
suppone
che abbia il
moto
dell'
uccello
; ma ben nel
caso
dell'
artiglieria
essa e '
l
berzaglio
e l'
aria
intermedia
participano
egualmente
il
moto
universal
diurno
. Talché del
colpire
dell'
imberciatore
crederei
che ne
fusser
cagioni
, oltre al
secondar
il
volo
col
moto
della
canna
, l'
anticiparlo
alquanto, con
tener
la
mira
innanzi, ed
oltr
'a ciò il
tirar
(com'io
credo
) non con una
sola
palla
, ma con buon
numero
di
palline
, le quali,
allargandosi
per
aria
,
occupano
spazio
assai
grande
, ed oltre a questo l'
estrema
velocità
con la quale dall'
uscita
della
canna
si
conducono
all'
uccello
.
SALV
. Ed ecco di quanto il
volo
dell'
ingegno
del
signor
Sagredo
anticipa
e
previene
la
tardità
del mio, il quale forse
arebbe
avvertite
queste
disparità
, ma non senza una
lunga
applicazion
di
mente
.
Ora
,
tornando
alla
materia
, ci
restano
da
considerar
i
tiri
di
punto
bianco
verso
levante
e verso
ponente
: i
primi
de' quali, quando la
Terra
si
muovesse
,
dovrebbon
riuscir
sempre
alti
sopra il
berzaglio
, e i
secondi
bassi
,
avvengaché
le
parti
della
Terra
orientali
, per il
moto
diurno
, si
vanno
continuamente
abbassando
sotto la
tangente
parallela
all'
orizonte
, che però ci
appariscono
le
stelle
orientali
elevarsi
, ed all'
incontro
le
parti
occidentali
si vengono
alzando
, onde le
stelle
occidentali
mostrano
di
abbassarsi
; e però i
tiri
che son
aggiustati
secondo
la
detta
tangente
allo
scopo
orientale
, il qual, mentre la
palla
vien
per la
tangente
, si
abbassa
,
doverebber
riuscir
alti
, e gli
occidentali
bassi
, mediante l'
alzamento
del
berzaglio
mentre la
palla
corre
per la
tangente
. La
risposta
è
simile
all'altre: perché,
sí
come lo
scopo
orientale
per il
moto
della
Terra
si
va
continuamente
abbassando
sotto una
tangente
che
restasse
immobile
,
cosí
anco il
pezzo
per la medesima
ragione
si
va
continuamente
inclinando
, e
seguitando
di
rimirar
sempre l'istesso
scopo
, onde i
tiri
ne
riescon
giusti
. Ma qui mi
par
opportuna
occasione
di
avvertir
certa
larghezza
che
vien
fatta, forse con
soverchia
liberalità
, da i
seguaci
del
Copernico
alla
parte
avversa
:
dico
di
concedergli
come
sicure
e certe alcune
esperienze
che gli
avversarii
veramente
non hanno mai fatte, come,
verbigrazia
, quella de i
cadenti
dall'
albero
della
nave
mentre è in
moto
, ed altre molte; tra le quali
tengo
per
fermo
che una sia questa del far
prova
se i
tiri
d'
artiglieria
orientali
riescon
alti
, e gli
occidentali
bassi
. E perché
credo
che non l'abbiano mai fatta, vorrei che mi
dicessero
qual
diversità
e'
credono
che si
dovrebbe
scorgere
tra i medesimi
tiri
,
posta
la
Terra
immobile
o
postala
mobile
; e per loro
risponda
adesso
il
signor
Simplicio
.
SIMP
. Io non mi voglio
arrogere
di
risponder
cosí
fondatamente
come forse qualche altro
piú
intendente
di me, ma
dirò
quello che
penso
cosí
all'
improviso
che
risponderebbero
, che è in
effetto
quello che già è
stato
prodotto
: cioè che quando la
Terra
si
movesse
, i
tiri
orientali
riuscirebber
sempre
alti
, etc.,
dovendo
, come
par
verisimile
muoversi
la
palla
per la
tangente
.
SALV
. Ma s'io
dicessi
che
cosí
segue
in
effetto
, come
fareste
a
reprovare
il mio
detto
?
SIMP
.
Converrebbe
venir all'
esperienza
per
chiarirsene
.
SALV
. Ma
credete
voi che si
trovasse
bombardier
cosí
pratico
, che
togliesse
a
dar
nel
berzaglio
ogni
tiro
nella
distanza
,
verbigrazia
, di
cinquecento
braccia
?
SIMP
.
Signor
no: e
credo
che non sarebbe alcuno, per
esperto
che
fusse
, che si
promettesse
di non
errar
ragguagliatamente
piú
d'un
braccio
.
SALV
. Come dunque ci potremmo con
tiri
cosí
fallaci
assicurar
in quello di che
dubitiamo
?
SIMP
.
Potremmoci
assicurar
in due
modi
: l'uno,
co
'
l
tirar
molti
tiri
; e l'altro, perché
rispetto
alla gran
velocità
del
moto
della
Terra
la
deviazion
dallo
scopo
sarebbe, per mio
parer
,
grandissima
.
SALV
.
Grandissima
, cioè assai
piú
d'un
braccio
; già che il
variar
di tanto, ed anco di
piú
, si
concede
che
accaschi
ordinariamente
anco nella
quiete
del
globo
terrestre
.
SIMP
.
Credo
fermamente
che la
variazion
sarebbe assai maggiore.
SALV
. Or voglio che per nostro
gusto
facciamo
cosí
alla
grossa
un poco di
calcolo
, se
cosí
vi
piace
, che ci
servirà
anco (se il
computo
batterà
, come
spero
) per
avvertimento
di non se ne
andar
in altre
occorrenze
, come si dice,
cosí
facilmente
preso
alle
grida
, e
porger
l'
assenso
a tutto quello che prima ci si
rappresenta
alla
fantasia
. E per
dare
ancora tutti i
vantaggi
a i
Peripatetici
e
Ticonici
, voglio che ci
figuriamo
esser sotto l'
equinoziale
, per
tirar
con una
colubrina
di
punto
bianco
verso
occidente
al
berzaglio
in
cinquecento
braccia
di
distanza
. Prima
cerchiamo
,
cosí
(come ho
detto
) a un di presso, quanto può
essere
il
tempo
nel quale la
palla
,
uscita
dal
pezzo
,
giugne
al
segno
, che
sappiamo
esser
brevissimo
, ed al
sicuro
non è
piú
di quello nel quale un
pedone
cammina
due
passi
; e questo è ancor
manco
di un
minuto
secondo
d'
ora
, perché,
posto
che il
pedone
cammini
tre
miglia
per
ora
, che sono
braccia
novemila
, essendo che un'
ora
contiene
tremila
seicento
minuti
secondi
, vengono a farsi in un
secondo
passi
dua
e
mezo
: un
secondo
dunque è
piú
che il
tempo
del
moto
della
palla
. E perché la
rivoluzion
diurna
è
ventiquattr'
ore
, l'
orizonte
occidentale
si
alza
quindici
gradi
per
ora
, cioè
quindici
minuti
primi
di
grado
per un
minuto
primo
di
ora
, cioè
quindici
secondi
di
grado
per un
secondo
d'
ora
; e perché un
secondo
è il
tempo
del
tiro
, adunque in questo
tempo
si
alza
l'
orizonte
occidentale
quindici
secondi
di
grado
, e tanto ancora il
berzaglio
:
quindici
secondi
però di quel
cerchio
, del quale il
semidiametro
sia di
braccia
cinquecento
(che tanta si è
posto
esser la
lontananza
del
berzaglio
dalla
colubrina
). Or
guardiamo
nella
tavola
de gli
archi
e
corde
(che ecco qui
appunto
il
libro
del
Copernico
), qual
parte
è la
corda
di
quindici
secondi
del
semidiametro
che sia
braccia
cinquecento
: qui si
vede
, la
corda
di un
minuto
primo
esser
manco
di
trenta
parti
di quelle che il
semidiametro
è
centomila
; adunque delle medesime la
corda
di un
minuto
secondo
sarà
manco
di
mezo
, cioè
manco
di una
parte
di quali il
semidiametro
sia
dugentomila
, e però la
corda
di
quindici
secondi
sarà
manco
di
quindici
delle medesime
dugentomila
parti
. Ma quello che di
dugentomila
è
manco
di
quindici
, è ancor
piú
di quello che di
cinquecento
è quattro
centesimi
; adunque l'
alzamento
del
berzaglio
nel
tempo
del
moto
della
palla
è
manco
di quattro
centesimi
, cioè di un
venticinquesimo
di
braccio
; sarà dunque circa un
dito
: ed un
sol
dito
, in
conseguenza
, sarà lo
svario
di ciascun
tiro
occidentale
, quando il
moto
diurno
fusse
della
Terra
.
Ora
s'io vi
dirò
che questo
svario
effettivamente
accade
in tutti i
tiri
(
dico
di
dar
piú
basso
un
dito
di quel che
darebbono
se la
Terra
non si
movesse
), come
fareste
,
signor
Simplicio
, a
convincermi
,
mostrandomi
con l'
esperienze
ciò non
accadere
? non
vedete
voi che non è
possibile
ributtarmi
, se prima non
trovate
una
maniera
di
tirar
a
segno
tanto
esatta
, che mai non s'
erri
d'un
capello
? perché, mentre che i
tiri
riusciranno
variabili
di
braccia
, come de
facto
sono, io
dirò
sempre che in ciascheduno di quelli
svarii
vi è
contenuto
quello di un
dito
,
cagionato
dal
moto
della
Terra
.
SAGR
.
Perdonatemi
,
signor
Salviati
; voi
sete
troppo
liberale
; perché io
direi
a i
Peripatetici
, che quando
bene
ogni
tiro
investisse
il
centro
stesso del
berzaglio
, ciò non
contrarierebbe
punto
al
moto
della
Terra
: imperocché i
bombardieri
si sono
esercitati
sempre in
aggiustar
la
mira
al
berzaglio
, ed hanno
fatto
la
pratica
di
mettere
il
pezzo
a
segno
in modo che ci
dien
dentro,
stante
il
moto
della
Terra
; e
dico
che se la
Terra
si
fermasse
, i
tiri
non
riuscirebbon
giusti
, ma gli
occidentali
riuscirebbon
alti
, e
bassi
gli
orientali
. Or
convincami
il
signor
Simplicio
.
SALV
.
Sottigliezza
degna
del
signor
Sagredo
. Ma
abbiasi
a
vedere
questa
variazione
nel
moto
o nella
quiete
della
Terra
, non potendo ella esser se non
piccolissima
, non può se non
rimaner
sommersa
nelle
grandissime
che per molti
accidenti
continuamente
accascano
. E tutto questo sia
detto
e
conceduto
per
buona
misura
al
signor
Simplicio
, e solo per
avvertimento
di quanto
bisogni
andar
cauto
nel
conceder
come
vere
molte
esperienze
a quelli che mai non l'hanno fatte, ma
animosamente
le
producono
quali
bisognerebbe
che
fussero
per
servir
alla
causa
loro.
Dico
che questo si
dà
per
giunta
al
signor
Simplicio
, perché la
verità
schietta
è che circa gli
effetti
di questi
tiri
il medesimo
deve
accadere
puntualmente
tanto nel
moto
quanto nella
quiete
del
globo
terrestre
;
sí
come
accaderà
di tutte l'altre
esperienze
addotte
e che
addur
si possono, le quali in tanto hanno nel
primo
aspetto
qualche
sembianza
di
vero
, in quanto l'
antiquato
concetto
dell'
immobilità
della
Terra
ci
mantiene
tra gli
equivoci
.
SAGR
. Io per la
parte
mia
resto
sin qui
sodisfatto
a
pieno
, ed
intendo
benissimo
che chiunque si
imprimerà
nella
fantasia
questa
general
comunicanza
della
diurna
conversione
tra tutte le
cose
terrestri
, alle quali tutte ella
naturalmente
convenga
, in quel modo che nel
vecchio
concetto
stimavano
convenirgli
la
quiete
intorno al
centro
, senza veruno
intoppo
discernerà
la
fallacia
e l'
equivocazione
che faceva
parer
gli
argomenti
prodotti
esser
concludenti
.
Restami
solamente qualche
scrupolo
, come di sopra ho
accennato
, intorno al
volar
de gli
uccelli
; i quali, avendo, come
animati
,
facultà
di
muoversi
a lor
piacimento
di
centomila
moti
, e di
trattenersi
,
separati
dalla
Terra
,
lungamente
per
aria
, e qui con
disordinatissimi
rivolgimenti
andar
vagando
, non
resto
ben
capace
come tra
sí
gran
mescolanza
di
movimenti
non si abbia a
confondere
e
smarrir
il
primo
moto
comune
, ed in qual modo,
restati
che ne sieno
spogliati
, e' lo possano
compensare
e
ragguagliar
co
'
l
volo
, e
tener
dietro alle
torri
ed a gli
alberi
che di
corso
tanto
precipitoso
fuggono
verso
levante
:
dico
tanto
precipitoso
che nel
cerchio
massimo
del
globo
è poco meno di mille
miglia
per
ora
, delle quali il
volo
delle
rondini
non
credo
che ne
faccia
cinquanta
.
SALV
. Quando gli
uccelli
avessero a
tener
dietro al
corso
de gli
alberi
con l'
aiuto
delle loro
ali
, starebbero
freschi
; e quando e'
venisser
privati
dell'
universal
conversione
,
resterebbero
tanto in dietro, e tanto
furioso
apparirebbe
il
corso
loro verso
ponente
, a chi però gli potesse
vedere
, che
supererebbe
di assai quel d'una
freccia
; ma
credo
che noi non gli potremmo
scorgere
,
sí
come non si
veggono
le
palle
d'
artiglieria
, mentre,
cacciate
dalla
furia
del
fuoco
,
scorron
per
aria
. Ma la
verità
è che il
moto
proprio de gli
uccelli
,
dico
del lor
volare
, non ha che far nulla
co
'
l
moto
universale
, al quale né
apporta
aiuto
né
disaiuto
: e quello che
mantiene
inalterato
cotal
moto
ne gli
uccelli
, è l'
aria
stessa per la quale e'
vanno
vagando
, la quale,
seguitando
naturalmente
la
vertigine
della
Terra
,
sí
come
conduce
seco le
nugole
,
cosí
porta
gli
uccelli
ed ogn'altra cosa che in essa si
ritrovasse
pendente
: talché, quanto al
seguir
la
Terra
, gli
uccelli
non v'hanno a
pensare
, e per questo
servizio
potrebbero
dormir
sempre.
SAGR
. Che l'
aria
possa
condur
seco le
nugole
, come
materie
facilissime
per la lor
leggerezza
ad esser
mosse
e come
spogliate
d'ogn'altra
inclinazione
in
contrario
, anzi pur come
materie
participanti
esse ancora delle
condizioni
e
proprietà
terrene
,
capisco
io senza
difficultà
veruna; ma che gli
uccelli
, che, per esser
animati
, posson
muoversi
di
moto
anco
contrario
al
diurno
,
interrotto
che l'abbiano, l'
aria
lo possa loro
restituire
, mi
pare
alquanto
duretto
: e
massime
che son
corpi
solidi
e
gravi
; e noi, come di sopra s'è
detto
,
veggiamo
i
sassi
e gli altri
corpi
gravi
restar
contumaci
contro all'
impeto
dell'
aria
, e quando
pure
si
lascino
superare
, non
acquistano
mai tanta
velocità
quanto il
vento
che gli
conduce
.
SALV
. Non
diamo
,
signor
Sagredo
,
sí
poca
forza
all'
aria
mossa
, la qual è
potente
a
muovere
e
condurre
i
navili
ben
carichi
ed a
sbarbar
le
selve
e
rovinar
le
torri
, quando
rapidamente
ella si
muove
; né però in queste si
violenti
operazioni
si può
dire
che il
moto
suo sia a gran
lunga
cosí
veloce
come quello della
diurna
revoluzione
.
SIMP
. Ecco dunque che l'
aria
mossa
potrà ancora
continuar
il
moto
a i
proietti
,
conforme
alla
dottrina
d'
Aristotile
: e ben mi
pareva
strana
cosa che egli avesse
auto
a
errare
in questo
particolare
.
SALV
. Potrebbe senza
dubbio
, quando ella potesse
continuarlo
in se stessa; ma,
sí
come
cessato
il
vento
né le
navi
camminano
né gli
alberi
si
spiantano
,
cosí
non si
continuando
il
moto
nell'
aria
doppo
che la
pietra
è
uscita
della
mano
e
fermatosi
il
braccio
,
resta
che altro sia che l'
aria
quel che fa
muover
il
proietto
.
SIMP
. E come,
cessato
il
vento
,
cessa
il
moto
della
nave
? anzi si
vede
che
fermato
il
vento
, ed anco
ammainate
le
vele
, il
vassello
dura
a
scorrer
le
miglia
intere
.
SALV
. Ma questo è contro di voi,
signor
Simplicio
, poiché
fermata
l'
aria
, che
ferendo
le
vele
conduceva
il
navilio
, ad ogni modo senza l'
aiuto
del
mezo
ei
continua
il
corso
.
SIMP
. Si potrebbe
dire
che
fusse
l'
acqua
il
mezo
che
conducesse
la
nave
e le
mantenesse
il
moto
.
SALV
.
Potrebbesi
veramente
dire
, per
dir
tutto l'
opposito
del
vero
; perché la
verità
è che l'
acqua
, con la sua gran
resistenza
all'esser
aperta
dal
corpo
del
vassello
, con gran
fremito
gli
contrasta
, né gli
lascia
concepir
a gran
pezzo
quella
velocità
che il
vento
gli
conferirebbe
, quando l'
ostacolo
dell'
acqua
non vi
fusse
. Voi,
signor
Simplicio
, non
dovete
mai aver
posto
mente
con qual
furia
l'
acqua
venga
strisciando
intorno alla
barca
, mentre ella
velocemente
spinta
da i
remi
o dal
vento
,
scorre
per l'
acqua
stagnante
; ché quando voi aveste
badato
a un tal
effetto
, non vi
verrebbe
ora
in
pensiero
di
produr
simil
vanità
: e
vo
comprendendo
che voi siate sin qui
stato
del
gregge
di coloro che per
apprender
come
passino
simili
negozi
e per
acquistar
le
notizie
de gli
effetti
di
natura
, e' non
vadano
su
barche
o intorno a
balestre
e
artiglierie
, ma si
ritirano
in
studio
a
scartabellar
gl'
indici
e i
repertori
per
trovar
se
Aristotile
ne ha
detto
niente, ed
assicurati
che si sono del
vero
senso
del
testo
, né
piú
oltre
desiderano
, né altro
stimano
che
saper
se ne possa.
SAGR
.
Felicità
grande
, e da esser loro molto
invidiata
; perché se il
sapere
è da tutti
naturalmente
desiderato
, e se tanto è l'
essere
quanto il
darsi
ad
intender
d'
essere
, essi
godono
di un ben
grandissimo
, e posson
persuadersi
d'
intendere
e di
saper
tutte le
cose
, alla
barba
di quelli che
conoscendo
di non
saper
quel ch'e' non
sanno
, ed in
conseguenza
vedendosi
non
saper
né anco una ben
minimissima
particella
dello
scibile
, s'
ammazzano
con le
vigilie
, con le
contemplazioni
, e si
macerano
intorno a
esperienze
ed
osservazioni
. Ma di
grazia
torniamo
a' nostri
uccelli
: nel
proposito
de' quali voi avevi
detto
che l'
aria
mossa
con
grandissima
velocità
poteva loro
restituir
quella
parte
del
movimento
diurno
che tra gli
scherzi
de' loro
voli
potessero avere
smarrita
; sopra di che io
replico
che l'
aria
mossa
non
par
che possa
conferire
in un
corpo
solido
e
grave
una
velocità
tanta quanta è la sua propria; e perché quella dell'
aria
è quanto quella della
Terra
, non
pareva
che l'
aria
fusse
bastante
a
ristorar
il
danno
della
perdita
nel
volo
de gli
uccelli
.
SALV
. Il
discorso
vostro ha in
apparenza
molto del
probabile
, ed il
dubitar
a
proposito
non è da
ingegni
dozinali
; tuttavia,
levatane
l'
apparenza
,
credo
che in
esistenza
e' non abbia un
pelo
piú
di
forza
che gli altri già
considerati
e
sciolti
.
SAGR
. E' non è
dubbio
alcuno, che quando e' non sia
concludente
necessariamente
, la sua
efficacia
non può esser se non nulla
assolutamente
, perché quando la
conclusione
è
necessariamente
in questo modo solo, non si può
produr
per l'altra
parte
ragion
che
vaglia
.
SALV
. L'aver voi maggior
difficultà
in questa che nell'altre
instanze
,
pare
a me che
dependa
dall'esser gli
uccelli
animati
, e poter per ciò
usar
forza
a lor
piacimento
contro al
primario
moto
ingenito
nelle
cose
terrene
, nel modo
appunto
che gli
veggiamo
, mentre son
vivi
,
volar
anco all'
insú
,
moto
impossibile
ad essi come
gravi
, dove che
morti
non posson se non
cadere
a
basso
; e perciò
stimate
voi che le
ragioni
che hanno
luogo
in tutte le
sorti
de i
proietti
detti
di sopra, non possano averlo ne gli
uccelli
; e quest'è
verissimo
, e perché è
vero
, però non si
vede
,
signor
Sagredo
, fare a quei
proietti
quel che fanno gli
uccelli
: ché se voi dalla
cima
della
torre
lascerete
cadere
un
uccel
morto
e un
vivo
, il
morto
farà quell'istesso che fa una
pietra
, cioè
seguiterà
prima il
moto
generale
diurno
, e poi il
moto
a
basso
, come
grave
; ma se l'
uccello
lasciato
sarà
vivo
, chi gli
vieta
che,
restando
sempre in lui il
moto
diurno
, e' non si
getti
,
co
'
l
batter
le
ale
, verso qual
parte
dell'
orizonte
piú
gli
piacerà
? e questo
nuovo
moto
, come suo
particolare
e non
participato
a noi, ci si
deve
far
sensibile
. E quando e' si sia
co
'
l
suo
volo
mosso
verso
occidente
, chi gli ha da
vietare
che con altrettanto
batter
di
penne
e' non
ritorni
in su la
torre
? Perché, finalmente, lo
spiccar
il
volo
verso
ponente
non fu altro che un
detrar
dal
moto
diurno
, che ha,
verbigrazia
, dieci
gradi
di
velocità
, un
sol
grado
, onde glie ne
rimanevano
nove, mentre
volava
; e quando si
fusse
posato
in
terra
, gli
ritornavano
i dieci
comuni
, a i quali
co
'
l
volar
verso
levante
poteva
aggiugnerne
uno, e con li
undici
ritornar
su la
torre
: ed in
somma
, se noi ben
considereremo
e
piú
intimamente
contempleremo
gli
effetti
del
volar
de gli
uccelli
, non
differiscono
in altro da i
proietti
verso tutte le
parti
del
mondo
, salvo che nell'esser questi
mossi
da un
proiciente
esterno
, e quelli da un
principio
interno
. E qui, per
ultimo
sigillo
della
nullità
di tutte le
esperienze
addotte
, mi
par
tempo
e
luogo
di
mostrar
il modo di
sperimentarle
tutte
facilissimamente
.
Riserratevi
con qualche
amico
nella maggiore
stanza
che sia sotto
coverta
di alcun gran
navilio
, e
quivi
fate
d'aver
mosche
,
farfalle
e
simili
animaletti
volanti
;
siavi
anco un gran
vaso
d'
acqua
, e
dentrovi
de'
pescetti
;
sospendasi
anco in
alto
qualche
secchiello
, che a
goccia
a
goccia
vadia
versando
dell'
acqua
in un altro
vaso
di
angusta
bocca
, che sia
posto
a
basso
: e stando
ferma
la
nave
,
osservate
diligentemente
come quelli
animaletti
volanti
con
pari
velocità
vanno
verso tutte le
parti
della
stanza
; i
pesci
si
vedranno
andar
notando
indifferentemente
per tutti i
versi
; le
stille
cadenti
entreranno
tutte nel
vaso
sottoposto
; e voi,
gettando
all'
amico
alcuna cosa, non
piú
gagliardamente
la
dovrete
gettare
verso quella
parte
che verso questa, quando le
lontananze
sieno
eguali
; e
saltando
voi, come si dice, a
piè
giunti
,
eguali
spazii
passerete
verso tutte le
parti
.
Osservate
che avrete
diligentemente
tutte queste
cose
, benché niun
dubbio
ci sia che mentre il
vassello
sta
fermo
non
debbano
succeder
cosí
,
fate
muover
la
nave
con quanta si
voglia
velocità
; ché (pur che il
moto
sia
uniforme
e non
fluttuante
in qua e in
là
) voi non
riconoscerete
una
minima
mutazione
in tutti li
nominati
effetti
, né da alcuno di quelli potrete
comprender
se la
nave
cammina
o
pure
sta
ferma
: voi
saltando
passerete
nel
tavolato
i medesimi
spazii
che prima né, perché la
nave
si
muova
velocissimamente
, farete maggior
salti
verso la
poppa
che verso la
prua
, benché, nel
tempo
che voi state in
aria
, il
tavolato
sottopostovi
scorra
verso la
parte
contraria
al vostro
salto
; e
gettando
alcuna cosa al
compagno
, non con
piú
forza
bisognerà
tirarla
, per
arrivarlo
, se egli sarà verso la
prua
e voi verso
poppa
, che se voi
fuste
situati
per l'
opposito
; le
gocciole
cadranno
come prima nel
vaso
inferiore
, senza
caderne
pur una verso
poppa
, benché, mentre la
gocciola
è per
aria
, la
nave
scorra
molti
palmi
; i
pesci
nella lor
acqua
non con
piú
fatica
noteranno
verso la
precedente
che verso la
sussequente
parte
del
vaso
, ma con
pari
agevolezza
verranno al
cibo
posto
su
qualsivoglia
luogo
dell'
orlo
del
vaso
; e finalmente le
farfalle
e le
mosche
continueranno
i lor
voli
indifferentemente
verso tutte le
parti
, né mai
accaderà
che si
riduchino
verso la
parete
che
riguarda
la
poppa
, quasi che
fussero
stracche
in
tener
dietro al
veloce
corso
della
nave
, dalla quale per lungo
tempo
,
trattenendosi
per
aria
, saranno state
separate
; e se
abbruciando
alcuna
lagrima
d'
incenso
si farà un poco di
fumo
,
vedrassi
ascender
in
alto
ed a
guisa
di
nugoletta
trattenervisi
, e
indifferentemente
muoversi
non
piú
verso questa che quella
parte
. E di tutta questa
corrispondenza
d'
effetti
ne è
cagione
l'esser il
moto
della
nave
comune
a tutte le
cose
contenute
in essa ed all'
aria
ancora, che per ciò
dissi
io che si stesse sotto
coverta
; ché quando si stesse di sopra e nell'
aria
aperta
e non
seguace
del
corso
della
nave
,
differenze
piú
e
men
notabili
si
vedrebbero
in alcuni de gli
effetti
nominati
: e non è
dubbio
che il
fumo
resterebbe
in dietro, quanto l'
aria
stessa; le
mosche
parimente
e le
farfalle
,
impedite
dall'
aria
, non
potrebber
seguir
il
moto
della
nave
, quando da essa per
spazio
assai
notabile
si
separassero
; ma
trattenendovisi
vicine
, perché la
nave
stessa, come di
fabbrica
anfrattuosa
,
porta
seco
parte
dell'
aria
sua
prossima
, senza
intoppo
o
fatica
seguirebbon
la
nave
, e per
simil
cagione
veggiamo
tal
volta
, nel
correr
la
posta
, le
mosche
importune
e i
tafani
seguir
i
cavalli
,
volandogli
ora
in questa ed
ora
in quella
parte
del
corpo
; ma nelle
gocciole
cadenti
pochissima sarebbe la
differenza
, e ne i
salti
e ne i
proietti
gravi
, del tutto
impercettibile
.
SAGR
. Queste
osservazioni
, ancorché
navigando
non mi sia
caduto
in
mente
di farle a
posta
, tuttavia son
piú
che
sicuro
che
succederanno
nella
maniera
raccontata
: in
confermazione
di che mi
ricordo
essermi
cento
volte
trovato
, essendo nella mia
camera
, a
domandar
se la
nave
camminava
o stava
ferma
, e tal
volta
, essendo sopra
fantasia
, ho
creduto
che ella
andasse
per un verso, mentre il
moto
era
al
contrario
. Per tanto io sin qui
resto
sodisfatto
e
capacissimo
della
nullità
del
valore
di tutte l'
esperienze
prodotte
in
provar
piú
la
parte
negativa
che l'
affirmativa
della
conversion
della
Terra
.
Resta
ora
l'
instanza
fondata
su '
l
veder
per
esperienza
come una
vertigine
veloce
ha
facultà
di
estrudere
e
dissipare
le
materie
aderenti
alla
machina
che
va
in
volta
; per lo che
pareva
a molti, ed anco a
Tolomeo
, che quando la
Terra
si
rigirasse
in se stessa con tanta
velocità
, i
sassi
e gli
animali
dovessero
esser
scagliati
verso le
stelle
, e che le
fabbriche
non potessero con
sí
tenace
calcina
esser
attaccate
a i
fondamenti
, che esse ancora non
patissero
un tale
eccidio
.
SALV
. Prima che venire allo
scioglimento
di questa
instanza
, non posso
tacer
quello che mille
volte
ho
osservato
, e non senza
riso
,
cadere
nella
mente
quasi di tutti gli
uomini
nel
primo
motto
che
sentono
di questo
muoversi
la
Terra
,
creduta
da loro
talmente
fissa
ed
immota
, che non solamente di tal
quiete
mai non hanno
dubitato
, ma
fermamente
creduto
che tutti gli altri
uomini
insieme
con loro l'abbiano
stimata
creata
immobile
e tale
mantenutasi
in tutti i
secoli
decorsi
; e
fermatisi
in questo
concetto
,
stupiscono
poi nel
sentire
che alcuno le
conceda
il
moto
, quasi che dopo
averla
egli
tenuta
immobile
,
scioccamente
pensi
, allora, e non prima, essersi ella
messa
in
moto
, quando
Pitagora
o chi altro si
fusse
il
primo
a
dir
che ella si
muoveva
.
Ora
, che tale
stoltissimo
pensiero
(
dico
di
credere
che quelli che
ammettono
il
moto
della
Terra
, l'abbiano prima
creduta
stabile
dalla sua
creazione
sino al
tempo
di
Pitagora
, e solo
fattola
poi
mobile
dopo che
Pitagora
la
stimò
tale)
trovi
luogo
nelle
menti
de gli
uomini
vulgari
e di
senso
leggiero
, io non me ne
maraviglio
; ma che gli
Aristoteli
e i
Tolomei
siano essi ancora
incorsi
in questa
puerizia
, mi
par
veramente
assai
piú
strana
ed
inescusabil
semplicità
.
SAGR
. Adunque,
signor
Salviati
, voi
credete
che
Tolomeo
pensasse
di
dover
,
disputando
,
mantener
la
stabilità
della
Terra
contro a
uomini
li quali,
concedendo
quella
essere
stata
immobile
sino al
tempo
di
Pitagora
, allora solamente
affermassero
essersi ella fatta
mobile
, quando esso
Pitagora
le
attribuí
il
moto
?
SALV
. Non si può
credere
altrimenti, se noi ben
consideriamo
la
maniera
ch' e'
tiene
in
confutare
il
detto
loro: la
confutazione
del quale
consiste
nella
demolizion
delle
fabbriche
, e nello
scagliamento
delle
pietre
, de gli
animali
e de gli
uomini
stessi verso il
cielo
; e perché tal
rovina
e
sbalestramento
non si può fare di
edifizii
e di
animali
che prima non sieno in
Terra
, né in
Terra
possono
collocarsi
uomini
e
fabbricarsi
edifizii
se non quando ella stesse
ferma
, di qui dunque è
manifesto
che
Tolomeo
procede
contro a quelli che avendo per alcun
tempo
conceduto
la
quiete
alla
Terra
cioè allora che gli
animali
, le
pietre
e i
muratori
potetter
dimorarvi
, e
fabbricar
i
palazzi
e le
città
, la fanno poi
precipitosamente
mobile
, alla
rovina
e
distruzione
delle
fabbriche
e de gli
animali
, etc. Ché quando egli avesse
preso
assunto
di
disputar
contro a chi avesse
attribuito
alla
Terra
tal
vertigine
dalla sua prima
creazione
, l'avrebbe
confutata
co
'
l
dire
che se la
Terra
si
fusse
sempre
mossa
, mai non si sarebbe potuto
costituir
in essa né
fiere
né
uomini
né
pietre
, e molto meno
fabbricare
edifizii
e
fondar
città
, etc.
SIMP
. Non
resto
ben
capace
di questa
Aristotelica
e
Tolemaica
sconvenevolezza
.
SALV
.
Tolomeo
o
arguisce
contro a quelli che hanno
stimata
la
Terra
mobile
sempre, o contro a chi ha
stimato
che ella sia stata per alcun
tempo
ferma
e che poi si è
messa
in
moto
: se contro a i
primi
,
doveva
dire
: "La
Terra
non si è
mossa
sempre, perché mai non sarebbero
stati
uomini
né
animali
né
edifizii
in
Terra
, non
permettendo
loro la
terrestre
vertigine
il
dimorarvi
"; ma già che egli
argumentando
dice: "La
Terra
non si
muove
, perché le
fiere
gli
uomini
e le
fabbriche
, già
poste
in
Terra
,
precipiterebbono
",
suppone
la
Terra
essersi una
volta
trovata
in tale
stato
, che abbia
ammesso
alle
fiere
e a gli
uomini
il
dimorarvi
e '
l
fabbricarvi
; il che si
tira
in
conseguenza
l'
essere
stata ella alcun
tempo
ferma
, cioè
atta
alla
dimora
de gli
animali
ed alla
fabbrica
de gli
edifizii
.
Restate
voi
ora
capace
di quanto io ho voluto
dire
?
SIMP
.
Resto
e non
resto
: ma questo poco
importa
al
merito
della
causa
, né un
erroruzzo
di
Tolomeo
,
commesso
per
inavvertenza
, può esser
bastante
a
muover
la
Terra
, quando ella sia
immobile
. Ma
lasciati
gli
scherzi
,
venghiamo
pure
al
nervo
dell'
argomento
, che a me
pare
insolubile
.
SALV
. Ed io,
signor
Simplicio
, lo voglio ancora
annodare
e
strigner
da
vantaggio
,
co
'
l
mostrar
ancor
piú
sensatamente
come sia
vero
che i
corpi
gravi
,
girati
con
velocità
intorno a un
centro
stabile
,
acquistano
impeto
di
muoversi
allontanandosi
da quel
centro
, quando anco e' sieno in
stato
di aver
propensione
di
andarvi
naturalmente
.
Leghisi
in
capo
di una
corda
un
secchiello
,
dentrovi
dell'
acqua
, e
tenendo
forte
in
mano
l'altro
capo
, e
fatto
semidiametro
la
corda
e '
l
braccio
, e
centro
la
snodatura
della
spalla
,
facciasi
andare
intorno
velocemente
il
vaso
,
sí
che egli
descriva
la
circunferenza
di un
cerchio
, il quale o sia
parallelo
all'
orizonte
, o
siagli
eretto
, o in
qualsivoglia
modo
inclinato
, in tutti i
casi
seguirà
che l'
acqua
non
cascherà
fuori del
vaso
, anzi colui che lo
gira
sentirà
sempre
tirar
la
corda
e far
forza
per
allontanarsi
piú
dalla
spalla
; e se nel
fondo
del
secchiello
si farà un
foro
, si
vedrà
l'
acqua
zampillar
fuori non meno verso il
cielo
che
lateralmente
e verso la
terra
; e se in
cambio
d'
acqua
si
metteranno
pietruzze
,
girando
nell'istesso modo, si
sentirà
far loro l'
istessa
forza
contro alla
corda
; e finalmente si
veggono
i
fanciulli
tirar
i
sassi
in gran
lontananza
co
'
l
muover
in
giro
un
pezo
di
canna
, in
cima
della quale sia
incastrato
il
sasso
:
argomenti
tutti della
verità
della
conclusione
, cioè che la
vertigine
conferisce
al
mobile
impeto
verso la
circonferenza
, quando il
moto
sia
veloce
; e perché, quando la
Terra
girasse
in se stessa, il
moto
della
superficie
, e
massime
verso il
cerchio
massimo
, come
incomparabilmente
piú
veloce
che i
nominati
,
dovrebbe
estruder
ogni cosa contro al
cielo
.
SIMP
. L'
instanza
mi
par
molto
bene
stabilita
e
annodata
, e gran cosa ci vorrà, per mio
credere
, a
rimuoverla
e
sciorla
.
SALV
. Lo
scioglimento
suo
depende
da alcune
notizie
non meno
sapute
e
credute
da voi che da me; ma perché
elle
non vi
sovvengono
, però non
vedete
lo
scioglimento
. Senza dunque ch'io ve lo
insegni
, perché già voi le
sapete
,
co
'
l
semplice
ricordarvele
farò che voi stesso
risolverete
l'
instanza
.
SIMP
. Io ho
posto
mente
piú
volte
al vostro modo di
ragionare
, il quale mi ha
destato
qualche
pensiero
che voi
incliniate
a quella
opinion
di
Platone
, che nostrum
scire
sit quoddam
reminisci
: però, di
grazia
,
cavatemi
di questo
dubbio
,
dicendomi
'
l
vostro
senso
.
SALV
. Quel ch'io
senta
dell'
opinion
di
Platone
, posso
significarvelo
con
parole
ed ancora con
fatti
. Già ne'
ragionamenti
avuti sin qui mi son io
piú
d'una
volta
dichiarato
con
fatti
:
seguirò
l'istesso
stile
nel
particolare
che
aviamo
per le
mani
, che potrà poi
servirvi
come
esempio
a
piú
agevolmente
comprendere
il mio
concetto
circa l'
acquisto
della
scienza
, quando però ci
avanzi
tempo
per un altro
giorno
e non sia di
noia
al
signor
Sagredo
che noi facciamo questa
digressione
.
SAGR
. Anzi mi sarà
gratissimo
, perché mi
ricordo
che quando
studiavo
logica
, mai non
potetti
restar
capace
di quella tanto
predicata
dimostrazion
potissima
di
Aristotile
.
SALV
.
Seguitiamo
dunque: e
dicami
il
signor
Simplicio
qual sia il
moto
che fa quel
sassetto
stretto
nella
cocca
della
canna
, mentre il
fanciullo
la
muove
per
tirarlo
lontano
.
SIMP
. Il
moto
del
sasso
sin che è nella
cocca
è
circolare
cioè
va
per un
arco
di
cerchio
, il cui
centro
stabile
è la
snodatura
della
spalla
, e il
semidiametro
la
canna
co
'
l
braccio
.
SALV
. E quando la
pietra
scappa
dalla
canna
, qual è il suo
moto
?
séguit
'ella di
continuare
'
l
suo
precedente
circolare
, o pur
va
per altra
linea
?
SIMP
. Non
séguit
'altrimenti di
muoversi
in
giro
, perché
cosí
non si
discosterebbe
dalla
spalla
del
proiciente
, dove che noi la
veggiamo
andar
lontanissima
.
SALV
. Di che
moto
dunque si
muove
ella?
SIMP
.
Lasciate
ch'io ci
pensi
un poco, perché non ci ho
piú
fatto
fantasia
.
SALV
.
Signor
Sagredo
,
udite
all'
orecchio
: ecco il quoddam
reminisci
in
campagna
,
bene
inteso
. Voi ci
pensate
molto,
signor
Simplicio
!
SIMP
.
Secondo
me il
moto
concepito
nell'
uscir
della
cocca
non può esser se non per
linea
retta
; anzi pur è egli
necessariamente
per
linea
retta
,
intendendo
del
puro
impeto
avventizio
. Mi
dava
un poco di
fastidio
il
vedergli
descriver
un
arco
; ma perché tal
arco
piega
sempre all'
ingiú
, e non verso altra
parte
,
comprendo
che quel
declinare
vien
dalla
gravità
della
pietra
, che
naturalmente
la
tira
al
basso
. L'
impeto
impresso
dico
senz'altro ch'è per
linea
retta
.
SALV
. Ma per qual
linea
retta
? perché
infinite
e verso tutte le
bande
se ne posson
produrre
dalla
cocca
della
canna
e dal
punto
della
separazion
della
pietra
dalla
canna
.
SIMP
.
Muovesi
per quella che è alla
dirittura
del
moto
che ha
fatto
la
pietra
con la
canna
.
SALV
. Il
moto
della
pietra
, mentre
era
nella
cocca
, già avete
detto
che è
stato
circolare
;
ora
repugna
l'esser
circolare
e a
dirittura
, non essendo nella
linea
circolare
parte
alcuna di
retto
.
SIMP
. Io non
intendo
che '
l
moto
proietto
sia a
dirittura
di tutto il
circolare
, ma di quell'
ultimo
punto
dove
terminò
il
moto
circolare
. Io mi
intendo
dentro di me, ma non
so
ben
esplicarmi
.
SALV
. Ed io ancora mi
accorgo
che voi
intendete
la cosa, ma non avete i
termini
proprii da
esprimerla
: or questi ve gli posso ben
insegnar
io;
insegnarvi
, cioè, delle
parole
, ma non delle
verità
, che son
cose
. E per farvi
toccar
con
mano
che voi
sapete
la cosa e solo vi
mancano
i
termini
da
esprimerla
,
ditemi
: quando voi
tirate
una
palla
con l'
archibuso
, verso che
parte
acquist
'ella
impeto
di
andare
?
SIMP
.
Acquista
impeto
di
andare
per quella
linea
retta
che
segue
la
dirittura
della
canna
, cioè che non
declina
né a
destra
né a
sinistra
, né in su né in
giú
.
SALV
. Che in
somma
è quanto a
dire
, che non fa
angolo
nessuno con la
linea
del
moto
retto
fatto
per la
canna
.
SIMP
.
Cosí
ho voluto
dire
.
SALV
. Se dunque la
linea
del
moto
del
proietto
si ha da
continuar
senza far
angolo
sopra la
linea
circolare
descritta
da lui mentre fu
co
'
l
proiciente
, e se da questo
moto
circolare
deve
passar
al
moto
retto
, qual
dovrà
esser questa
linea
retta
?
SIMP
. Non potrà esser se non quella che
tocca
il
cerchio
nel
punto
della
separazione
, perché tutte l'altre mi
par
che,
prolungate
,
segherebbono
la
circonferenza
, e però
conterrebber
con essa qualche
angolo
.
SALV
. Voi
benissimo
avete
discorso
, e vi
sete
dimostrato
mezo
geometra
.
Ritenete
dunque in
memoria
che il vostro
concetto
reale
si
spiega
con queste
parole
: cioè che il
proietto
acquista
impeto
di
muoversi
per la
tangente
l'
arco
descritto
dal
moto
del
proiciente
nel
punto
della
separazione
di esso
proietto
dal
proiciente
.
SIMP
.
Intendo
benissimo
, e quest'è quel ch'io volevo
dire
.
SALV
. D'una
linea
retta
che
tocchi
un
cerchio
, quale de' suoi
punti
è il
piú
vicino di tutti al
centro
di quel
cerchio
?
SIMP
. Quel del
contatto
senza
dubbio
; perché quello è nella
circonferenza
del
cerchio
, e gli altri
fuora
, ed i
punti
della
circonferenza
son tutti
egualmente
lontani
dal
centro
.
SALV
. Adunque un
mobile
partendosi
dal
contatto
e
movendosi
per la
retta
tangente
, si
va
continuamente
discostando
dal
contatto
ed anco dal
centro
del
cerchio
.
SIMP
.
Cosí
è
sicuramente
.
SALV
. Or, se voi avete
tenuto
a
mente
le
proposizioni
che mi avete
dette
,
ricongiugnetele
insieme
e
ditemi
ciò che se ne
raccoglie
.
SIMP
. Io non
credo
però d'esser tanto
smemorato
, ch'io non me n'abbia a
ricordare
. Dalle
cose
dette
si
raccoglie
che il
proietto
,
mosso
velocemente
in
giro
dal
proiciente
, nel
separarsi
da quello
ritiene
impeto
di
continuare
il suo
moto
per la
linea
retta
che
tocca
il
cerchio
descritto
dal
moto
del
proiciente
nel
punto
della
separazione
; per il qual
moto
il
proietto
si
va
sempre
discostando
dal
centro
del
cerchio
descritto
dal
moto
del
proiciente
.
SALV
. Voi dunque sin
ora
sapete
la
ragione
del venir
estrusi
i
gravi
aderenti
alla
superficie
d'una
ruota
mossa
velocemente
;
estrusi
,
dico
, e
lanciati
oltre alla
circonferenza
, sempre
piú
lontani
dal
centro
.
SIMP
. Di questo mi
par
di
restar
assai ben
capace
; ma questa
nuova
cognizione
piú
tosto
mi
accresce
che mi
scemi
l'
incredulità
che la
Terra
possa
muoversi
in
giro
con tanta
velocità
, senza
estruder
verso il
cielo
le
pietre
, gli
animali
, etc.
SALV
. Nell'istesso modo che voi avete
saputo
sin qui,
saprete
, anzi
sapete
, anco il
resto
: e
co
'
l
pensarvi
sopra ve ne
ricordereste
ancora da per voi; ma, per
abbreviar
il
tempo
, vi
aiuterò
io a
ricordarvelo
. Sin qui avete per voi stesso
saputo
che il
moto
circolare
del
proiciente
imprime
nel
proietto
impeto
di
muoversi
(quando
avviene
ch'e' si
separino
) per la
retta
tangente
il
cerchio
del
moto
nel
punto
della
separazione
, e,
continuando
per essa il
moto
,
vien
sempre
allontanandosi
dal
proiciente
; ed avete
detto
che per tal
linea
retta
continuerebbe
il
proietto
di
muoversi
, quando dal proprio
peso
non gli
fusse
aggiunta
inclinazione
all'in
giú
, dalla quale
deriva
l'
incurvazione
della
linea
del
moto
.
Parmi
ancora che voi abbiate
saputo
da per voi che questa
piegatura
tende
sempre verso il
centro
della
Terra
, perché
là
tendon
tutti i
gravi
.
Ora
passo
un poco
piú
avanti, e vi
domando
se il
mobile
dopo la
separazione
, nel
continuar
il suo
moto
retto
, si
va
sempre
allontanando
egualmente
dal
centro
, o volete dalla
circonferenza
, di quel
cerchio
del qual il
moto
precedente
fu
parte
; che tanto è a
dir
se un
mobile
che
partendosi
dal
punto
della
tangente
, e
movendosi
per essa
tangente
, si
allontani
egualmente
dal
punto
del
contatto
e dalla
circonferenza
del
cerchio
.
SIMP
.
Signor
no, perché la
tangente
vicino al
punto
del
contatto
si
scosta
pochissimo dalla
circonferenza
, con la quale ella
contiene
un
angolo
strettissimo
, ma nell'
allontanarsi
piú
e
piú
, l'
allontanamento
cresce
sempre con maggior
proporzione
;
sí
che in un
cerchio
che avesse,
verbigrazia
dieci
braccia
di
diametro
, un
punto
della
tangente
che
fusse
lontano
dal
contatto
due
palmi
, si
troverebbe
lontano
dalla
circonferenza
del
cerchio
tre o quattro
volte
piú
che un
punto
che
fusse
discosto
dal
toccamento
un
palmo
; e'
l
punto
che
fusse
lontano
mezo
palmo
,
parimente
credo
che a
pena
si
discosterebbe
la
quarta
parte
della
distanza
del
secondo
; sì che vicino al
contatto
per un
dito
o due, appena si
scorge
che la
tangente
sia
separata
dalla
circonferenza
.
SALV
. Talché il
discostamento
del
proietto
dalla
circonferenza
del
precedente
moto
circolare
in su '
l
principio
è
piccolissimo
?
SIMP
. Quasi
insensibile
.
SALV
. Or
ditemi
un poco: il
proietto
che dal
moto
del
proiciente
riceve
impeto
di
muoversi
per la
retta
tangente
, e che vi
andrebbe
ancora se il proprio
peso
non lo
tirasse
in
giú
, quanto sta,
doppo
la
separazione
, a
cominciar
a
declinare
a
basso
?
SIMP
.
Credo
che
cominci
subito, perché non avendo chi lo
sostenti
, non può esser che la propria
gravità
non
operi
.
SALV
. Talché, se quel
sasso
che
scagliato
da quella
ruota
mossa
in
giro
con
velocità
grande
, avesse
cosí
propension
naturale
di
muoversi
verso il
centro
dell'
istessa
ruota
sí
come e' l'ha di
muoversi
verso il
centro
della
Terra
, sarebbe
facil
cosa che e'
ritornasse
alla
ruota
, o
piú
tosto
che e' non se ne
partisse
; perché essendo, su '
l
principio
della
separazione
, l'
allontanamento
tanto
minimissimo
, mediante l'
infinita
acutezza
dell'
angolo
del
contatto
, ogni poco poco d'
inclinazione
che lo
ritirasse
verso il
centro
della
ruota
,
basterebbe
a
ritenerlo
sopra la
circonferenza
.
SIMP
. Io non ho
dubbio
alcuno che,
supposto
quello che non è né può
essere
, cioè che l'
inclinazione
di quei
corpi
gravi
fusse
di
andare
al
centro
di quella
ruota
, e' non
verrebbero
estrusi
né
scagliati
.
SALV
. Né io ancora
suppongo
, né ho
bisogno
di
supporre
, quel che non è, perché non voglio
negare
che i
sassi
vengano
scagliati
; ma
dico
cosí
per
supposizione
,
acciò
voi mi
diciate
il
resto
.
Figuratevi
ora
che la
Terra
sia la gran
ruota
che,
mossa
con tanta
velocità
, abbia a
scagliar
le
pietre
. Già voi mi avete molto ben
saputo
dire
che il
moto
proietto
dovrà
esser per quella
linea
retta
che
toccherà
la
Terra
nel
punto
della
separazione
: e questa
tangente
come si
va
ella
allontanando
notabilmente
dalla
superficie
del
globo
terrestre
?
SIMP
.
Credo
che in mille
braccia
non s'
allontani
un
dito
.
SALV
. Ed il
proietto
non
dite
voi che,
tirato
dal proprio
peso
,
declina
dalla
tangente
verso il
centro
della
Terra
?
SIMP
.
Hollo
detto
: e
dico
anco il
resto
e
intendo
perfettamente
che la
pietra
non si
separerà
dalia
Terra
, poiché il suo
allontanarsene
su '
l
principio
sarebbe tanto e tanto
minimo
che ben mille
volte
piú
vien
ad esser l'
inclinazione
che ha il
sasso
di
muoversi
verso il
centro
della
Terra
, il qual
centro
in questo
caso
è anco il
centro
della
ruota
. E
veramente
è
forza
concedere
che le
pietre
, gli
animali
e gli altri
corpi
gravi
non posson esser
estrusi
: ma mi fanno
ora
nuova
difficultà
le
cose
leggierissime
, le quali hanno
debolissima
inclinazione
di
calare
al
centro
onde,
mancando
in loro la
facultà
di
ritirarsi
alla
superficie
non
veggo
che
elle
non avessero a esser
estruse
; voi poi
sapete
che ad
destruendum
sufficit
unum.
SALV
.
Daremo
sodisfazione
anco a questo. Però
ditemi
in prima quel che voi
intendete
per
cose
leggiere
, cioè se voi
intendete
materie
cosí
leggiere
veramente
che
vadano
all'
insú
, o pur non
assolutamente
leggiere
, ma
cosí
poco
gravi
che ben vengano a
basso
, ma
lentamente
, perché se voi
intendete
delle
assolutamente
leggiere
, ve le
lascerò
esser
estruse
piú
che voi non volete.
SIMP
. Io
intendo
di queste
seconde
, quali
sarebbono
penne
,
lana
,
bambagia
e
simili
, a
sollevar
le quali
basta
ogni
minima
forza
: tuttavia si
veggono
starsene
in
Terra
molto
riposatamente
.
SALV
. Come questa
penna
abbia qualche
natural
propensione
di
scender
verso la
superficie
della
Terra
, per
minima
ch'ella sia, vi
dico
che ell'è
bastante
a non la
lasciar
sollevare
, e questo non è
ignoto
né anco a voi. Però
ditemi
: quando la
penna
fusse
estrusa
dalla
vertigine
della
Terra
, per che
linea
si
moverebb
'ella?
SIMP
. Per la
tangente
nel
punto
della
separazione
.
SALV
. E quando ella
dovesse
tornar
a
riunirsi
, per qual
linea
si
muoverebbe
?
SIMP
. Per quella che
va
da lei al
centro
della
Terra
.
SALV
. Talché qui
cascano
in
considerazione
due
moti
: uno della
proiezione
, che
comincia
dal
punto
del
contatto
e
segue
per la
tangente
; e l'altro dell'
inclinazione
all'
ingiú
, che
comincia
dal
proietto
e
va
per la
segante
verso il
centro
: ed a voler che la
proiezione
segua
, bisogna che l'
impeto
per la
tangente
prevaglia
all'
inclinazione
per la
segante
: non sta
cosí
?
SIMP
.
Cosí
mi
pare
.
SALV
. Ma che cosa
pare
a voi che sia
necessaria
che si
trovi
nel
moto
proiciente
,
acciò
che e'
prevaglia
a quel dell'
inclinazione
, onde ne
segua
lo
staccamento
e l'
allontanamento
della
penna
dalla
Terra
?
SIMP
. Io non lo
so
.
SALV
. Come non lo
sapete
? qui il
mobile
è il medesimo, cioè la medesima
penna
; or come può il medesimo
mobile
superare
nel
moto
e
prevalere
a se stesso?
SIMP
. Io non
intendo
che e' possa
prevalere
o
cedere
a se medesimo nel
moto
, se non
co
'
l
muoversi
or
piú
veloce
e or
piú
tardo
.
SALV
. Ecco dunque che voi pur lo
sapevi
. Se dunque
deve
seguir
la
proiezione
della
penna
e
prevalere
il suo
moto
per la
tangente
al
moto
per la
segante
, quali bisogna che sieno le
velocità
loro?
SIMP
. Bisogna che il
moto
per la
tangente
sia maggior di quell'altro per la
segante
. Oh
povero
a me! o non è egli anco
centomila
volte
maggiore, e non solamente del
moto
in
giú
della
penna
, ma anco di quello della
pietra
? ed io, ben da
semplice
davvero
, mi ero
lasciato
persuadere
che le
pietre
non
potrebber
esser
estruse
dalla
vertigine
della
Terra
!
Torno
dunque a
ridirmi
, e
dico
che quando la
Terra
si
muovesse
, le
pietre
, gli
elefanti
, le
torri
e le
città
volerebbero
verso il
cielo
per
necessità
; e perché ciò non
segue
,
dico
che la
Terra
non si
muove
.
SALV
. Oh,
signor
Simplicio
, voi vi
sollevate
cosí
presto, ch'io
comincerò
a
temer
piú
di voi che della
penna
.
Quietatevi
un poco, e
ascoltate
. Se per
ritener
la
pietra
o la
penna
annessa
alla
superficie
della
Terra
ci
fusse
di
bisogno
che '
l
suo
descender
a
basso
fusse
piú
o tanto quanto è il
moto
fatto
per la
tangente
, voi
areste
ragione
a
dir
che
bisognasse
che ella si
movesse
altrettanto o
piú
velocemente
per la
segante
all'
ingiú
che per la
tangente
verso
levante
; ma non mi avete voi
detto
poco fa, che mille
braccia
di
distanza
per la
tangente
dal
contatto
non
rimuovono
appena un
dito
dalla
circonferenza
? Non
basta
, dunque, che il
moto
per la
tangente
, che è quel della
vertigine
diurna
, sia
semplicemente
piú
veloce
del
moto
per la
segante
, che è quel della
penna
all'
ingiú
; ma bisogna che quello sia tanto
piú
veloce
, che '
l
tempo
che
basta
a
condur
la
penna
,
verbigrazia
, mille
braccia
per la
tangente
, sia poco per il
muoversi
un
sol
dito
all'
ingiú
per la
segante
: il che vi
dico
che non sarà mai,
fate
pur quel
moto
veloce
, e questo
tardo
, quanto vi
piace
.
SIMP
. E perché non potrebbe esser quello per la
tangente
tanto
veloce
, che non desse
tempo
alla
penna
d'
arrivar
alla
superficie
della
Terra
?
SALV
.
Provate
a
mettere
il
caso
in
termini
, ed io vi
risponderò
.
Dite
adunque quanto vi
par
che
bastasse
far quel
moto
piú
veloce
di questo.
SIMP
.
Dirò
, per
esempio
, che quando quello
fusse
un
milion
di
volte
piú
veloce
di questo, la
penna
e anco la
pietra
verrebbero
estruse
.
SALV
. Voi
dite
cosí
, e
dite
il
falso
, solo per
difetto
non di
logica
o di
fisica
o di
metafisica
ma di
geometria
: perché, se voi
intendeste
solo i
primi
elementi
sapreste
che dal
centro
del
cerchio
si può
tirare
una
retta
linea
sino alla
tangente
che la
tagli
in modo che la
parte
della
tangente
tra '
l
contatto
e la
segante
sia uno, due e tre
milioni
di
volte
maggior di quella
parte
della
segante
che
resta
tra la
tangente
e la
circonferenza
; e di
mano
in
mano
che la
segante
sara
più
vicina
al
contatto
questa
proporzione
si fa maggiore in
infinito
: onde non è da
temere
che per
veloce
che sia la
vertigine
e
lento
il
moto
in
giú
, la
penna
, o altro
piú
leggiero
, possa
cominciare
a
sollevarsi
, perché sempre l'
inclinazione
in
giú
supera
la
velocità
della
proiezione
.
SAGR
. Io non
resto
interamente
capace
di questo
negozio
.
SALV
. Io ve ne farò una
dimostrazione
universalissima
, e anco assai
facile
. Sia
data
proporzione
quella che ha la
B
A alla
C
, e sia
B
A maggior di
C
quanto esser si
voglia
; e sia il
cerchio
il cui
centro
D, dal quale
bisogni
tirare
una
segante
,
§
vedi
figura
10
sì che la
tangente
ad essa
segante
abbia la
proporzione
che ha
B
A alla
C
:
prendasi
delle due
B
A,
C
la
terza
proporzionale
A I, e come
B
I ad I A,
cosí
si
faccia
il
diametro
F
E ad E
G
, e dal
punto
G
tirisi
la
tangente
G
H
:
dico
esser
fatto
quanto
bisognava
, e come
B
A a
C
,
cosí
essere
H
G
a
G
E. Imperocché, essendo come
B
I ad I A
cosí
F
E ad E
G
, sarà,
componendo
, come
B
A ad A I
cosí
F
G
a
G
E; e perché la
C
è
media
proporzionale
tra
B
A, A I e la
GH
è
media
tra
FG
,
GE
, però come
BA
a
C
,
cosí
sarà
FG
a
GH
, cioè
HG
a
GE
, che è quel che
bisognava
fare.
SAGR
.
Resto
capace
di questa
dimostrazione
; tuttavia non mi si
toglie
interamente
ogni
scrupolo
, anzi mi
sento
rigirar
per la
mente
certa
confusione
, la quale, a
guisa
di
nebbia
densa
ed
oscura
, non mi
lascia
discerner
con quella
lucidità
che
suole
esser propria delle
ragioni
matematiche
la
chiarezza
e
necessità
della
conclusione
. E quello in che io mi
confondo
, è questo. È
vero
che gli
spazii
tra la
tangente
e la
circonferenza
si
vanno
diminuendo
in
infinito
verso '
l
contatto
; ma è anco
vero
all'
incontro
, che la
propensione
del
mobile
al
descendere
si
va
facendo in esso sempre
minore
quanto egli si
trova
piú
vicino al
primo
termine
della sua
scesa
, cioè allo
stato
di
quiete
,
sí
come è
manifesto
da quello che voi ci
dichiaraste
,
mostrando
che il
grave
descendente
partendosi
dalla
quiete
debbe
passar
per tutti i
gradi
di
tardità
mezani
tra essa
quiete
e
qualsivoglia
segnato
grado
di
velocità
, li quali sono
minori
e
minori
in
infinito
.
Aggiugnesi
che essa
velocità
e
propensione
al
moto
si
va
per un'altra
ragione
diminuendo
pure
in
infinito
, e ciò
avviene
dal potersi in
infinito
diminuire
la
gravità
di esso
mobile
: talché le
cagioni
che
diminuiscono
la
propensione
allo
scendere
, ed in
conseguenza
favoriscono
la
proiezione
, son due, cioè la
leggerezza
del
mobile
e la
vicinità
al
termine
di
quiete
, ed
amendue
agumentabili
in
infinito
; le quali hanno, all'
incontro
, il
contrasto
di una
sola
causa
del far la
proiezione
, la quale, benché essa
parimente
agumentabile
in
infinito
, non
comprendo
come essa
sola
non possa
restar
vinta
dall'
unione
ed
accoppiamento
dell'altre, che son due
pure
agumentabili
in
infinito
.
SALV
.
Dubitazione
degna
del
signor
Sagredo
; e per
dilucidarla
,
sí
che
piú
chiaramente
venga da noi
compresa
, poiché voi ancora
dite
d'
averla
in
confuso
, la verremo
distinguendo
con
ridurla
in
figura
, la quale anco forse ci
arrecherà
agevolezza
nel
risolverla
.
Segniamo
dunque una
linea
perpendicolare
verso il
centro
, e sia questa A
G
, ed ad essa sia ad
angoli
retti
la
orizontale
A
B
sopra la quale si
farebbe
il
moto
della
proiezione
e vi
continuerebbe
d'
andare
il
proietto
con
movimento
equabile
, quando la
gravità
non lo
inclinasse
a
basso
.
Intendasi
ora
dal
punto
A
prodotta
una
linea
retta
, la quale con la A
B
contenga
qualsivoglia
angolo
, e sia questa A E, e
notiamo
sopra la A
B
alcuni
spazii
eguali
A
F
,
F
H
,
H
K
,
§
vedi
figura
11
e da essi
tiriamo
le
perpendicolari
F
G
,
H
I,
K
L
sino alla A E. E perché, come altra
volta
si è
detto
, il
grave
cadente
,
partendosi
dalla
quiete
,
va
acquistando
sempre maggior
grado
di
velocità
di
tempo
in
tempo
,
secondo
che l'istesso
tempo
va
crescendo
possiamo
figurarci
gli
spazii
A
F
,
F
H
,
H
K
rappresentarci
tempi
eguali
, e le
perpendicolari
F
G
,
H
I,
K
L
gradi
di
velocità
acquistati
in
detti
tempi
,
sí
che il
grado
di
velocità
acquistato
in tutto il
tempo
A
K
sia come la
linea
K
L
rispetto
al
grado
H
I
acquistato
nel
tempo
A
H
, e '
l
grado
F
G
nel
tempo
A
F
, li quali
gradi
K
L
,
H
I,
F
G
hanno (come è
manifesto
) la medesima
proporzione
che i
tempi
KA
, HA, FA; e se altre
perpendicolari
si
tireranno
da i
punti
ad
arbitrio
notati
nella
linea
F
A, sempre si
troverranno
gradi
minori
e
minori
in
infinito
,
procedendo
verso il
punto
A,
rappresentante
il
primo
instante
del
tempo
e il
primo
stato
di
quiete
: e questo
ritiramento
verso A ci
rappresenta
la prima
propensione
al
moto
in
giú
,
diminuita
in
infinito
per l'
avvicinamento
del
mobile
al
primo
stato
di
quiete
, il quale
avvicinamento
è
agumentabile
in
infinito
.
Troveremo
adesso
l'altra
diminuzion
di
velocità
, che
pure
si può fare in
infinito
per la
diminuzion
della
gravità
del
mobile
; e questo si
rappresenterà
col
produrre
altre
linee
dal
punto
A, le quali
contengano
angoli
minori
dell'
angolo
BAE
, qual sarebbe questa A D, la quale,
segando
le
parallele
K
L
,
H
I,
F
G
ne'
punti
M
, N, O, ci
figura
i
gradi
F
O,
H
N,
K
M
acquistati
ne i
tempi
A
F
, A
H
, A
K
,
minori
de gli altri
gradi
F
G
,
H
I,
K
L
acquistati
ne i medesimi
tempi
, ma questi come da un
mobile
piú
grave
, e quelli da un
piú
leggiero
. Ed è
manifesto
che col
ritirar
la
linea
E A verso A
B
,
ristrignendo
l'
angolo
E A
B
(il che si può fare in
infinito
,
sí
come la
gravità
in
infinito
si può
diminuire
), si
vien
parimente
a
diminuire
in
infinito
la
velocità
del
cadente
, ed in
conseguenza
la
causa
che
impediva
la
proiezione
: e però
pare
che dall'
unione
di queste due
ragioni
contro alla
proiezione
,
diminuite
in
infinito
, non possa ella esser
impedita
. E
riducendo
tutto l'
argomento
in
brevi
parole
,
diremo
: Col
ristrigner
l'
angolo
E A
B
si
diminuiscono
i
gradi
di
velocità
L
K
, I
H
,
G
F
; ed in oltre col
ritirar
le
parallele
K
L
,
H
I,
F
G
verso l'
angolo
A si
diminuiscono
pure
i medesimi
gradi
, e l'una e l'altra
diminuzione
si
estende
in
infinito
: adunque la
velocità
del
moto
in
giú
si potrà ben
diminuir
tanto e tanto (
potendosi
doppiamente
diminuire
in
infinito
), che ella non
basti
per
restituire
il
mobile
sopra la
circonferenza
della
ruota
, e per fare in
conseguenza
, che la
proiezione
venga
impedita
e
tolta
. All'
incontro
poi, per far che la
proiezion
non
segua
, bisogna che gli
spazii
per i quali il
proietto
deve
scendere
per
riunirsi
alla
ruota
, si facciano
cosí
brevi
ed
angusti
, che per
tarda
, anzi pur
diminuita
in
infinito
, che sia la
scesa
del
mobile
, ella pur
basti
a
ricondurvelo
; e però
bisognerebbe
che si
trovasse
una
diminuzione
di essi
spazii
non solo fatta in
infinito
, ma di una
infinità
tale che
superasse
la
doppia
infinità
che si fa nella
diminuzion
della
velocità
del
cadente
in
giú
. Ma come si
diminuirà
una
magnitudine
piú
di un'altra che si
diminuisce
doppiamente
in
infinito
?
Ora
noti
il
signor
Simplicio
quanto si possa ben
filosofare
in
natura
senza
geometria
! I
gradi
della
velocità
diminuiti
in
infinito
,
sí
per la
diminuzion
della
gravità
del
mobile
sí
per l'
avvicinamento
al
primo
termine
del
moto
, cioè allo
stato
di
quiete
, sempre son
determinati
, e
proporzionatamente
rispondono
alle
parallele
comprese
tra due
linee
rette
concorrenti
in un
angolo
,
conforme
all'
angolo
B
A E o
B
A D o altro in
infinito
piú
acuto
, ma però sempre
rettilineo
. ma la
diminuzione
degli
spazii
per li quali il
mobile
ha da
ricondursi
sopra la
circonferenza
della
ruota
è
proporzionata
ad un'altra
sorte
di
diminuzione
,
compresa
dentro a
linee
che
contengono
un
angolo
infinitamente
piú
stretto
ed
acuto
di
qualsivoglia
acuto
rettìlineo
, quale sarà questo.
Piglisi
nella
perpendicolare
A
C
qualsivoglia
punto
C
, e
fattolo
centro
,
descrivasi
con l'
intervallo
C
A un
arco
A
M
P
, il quale
taglierà
le
parallele
determinatrici
de i
gradi
di
velocità
, per
minime
che
elle
siano e
comprese
dentro ad
angustissimo
angolo
rettilineo
; delle quali
parallele
le
parti
che
restano
tra l'
arco
e la
tangente
A
B
sono le
quantità
de gli
spazii
e de i
ritorni
sopra la
ruota
, sempre
minori
, e con maggior
proporzione
minori
quanto
piú
s'
accostano
al
contatto
,
minori
,
dico
, di esse
parallele
, delle quali son
parti
. Le
parallele
comprese
tra le
linee
rette
, nel
ritirarsi
verso l'
angolo
,
diminuiscono
sempre con la medesima
proporzione
, come,
verbigrazia
, essendo
divisa
la A
H
in
mezo
nel
punto
F
, la
parallela
H
I sarà
doppia
della
F
G
, e
suddividendo
la
F
A in
mezo
, la
parallela
prodotta
dal
punto
della
divisione
sarà la
metà
della
F
G
, e
continuando
la
suddivisione
in
infinito
, le
parallele
sussequenti
saranno sempre la
metà
delle
prossime
precedenti
: ma non
cosí
avviene
delle
linee
intercette
tra la
tangente
e la
circonferenza
del
cerchio
; imperocché, fatta l'
istessa
suddivisione
nella
F
A e
posto
, per
esempio
, che la
parallela
che
vien
dal
punto
H
fusse
doppia
di quella che
vien
da
F
, questa sarà poi
piú
che
doppia
della
seguente
, e
continuamente
quanto verremo verso il
toccamento
A
troveremo
le
precedenti
linee
contenere
le
prossime
seguenti
tre, quattro, dieci, cento, mille,
centomila
, e cento
milioni
, e
piú
in
infinito
. La
brevità
, dunque, di tali
linee
si
riduce
a tale, che di gran
lunga
supera
il
bisogno
per far che il
proietto
, per
leggerissimo
che sia,
ritorni
, anzi pur si
mantenga
, sopra la
circonferenza
.
SAGR
. Io
resto
molto ben
capace
di tutto il
discorso
e della
forza
con la quale egli
strigne
: tuttavia mi
pare
che chi volesse
travagliarlo
ancora, potrebbe
muoverci
qualche
difficultà
, con
dire
che delle due
cause
che
rendono
la
scesa
del
mobile
piú
e
piú
tarda
in
infinito
, è
manifesto
che quella che
depende
dalla
vicinità
al
primo
termine
della
scesa
,
cresce
sempre con la medesima
proporzione
,
sí
come sempre
mantengono
l'
istessa
proporzione
tra di loro le
parallele
etc.; ma che la
diminuzion
della medesima
velocità
dependente
dalla
diminuzion
della
gravità
del
mobile
(che
era
la
seconda
causa
) si
faccia
essa ancora con la medesima
proporzione
, non
par
cosí
manifesto
. E chi ci
assicura
che ella non si
faccia
secondo
la
proporzione
delle
linee
intercette
tra la
tangente
e la
circonferenza
o pur anco con
proporzion
maggiore?
SALV
. Io avevo
preso
come per
vero
che le
velocità
de i
mobili
naturalmente
descendenti
seguitassero
la
proporzione
delle loro
gravità
, in
grazia
del
signor
Simplicio
e d'
Aristotile
, che in
piú
luoghi
l'
afferma
come
proposizione
manifesta
; voi, in
grazia
dell'
avversario
,
ponete
ciò in
dubbio
, ed
asserite
poter esser che la
velocità
si
accresca
con
proporzion
maggiore, ed anco maggiore in
infinito
, di quella della
gravità
, onde tutto il
discorso
passato
vadia
per
terra
;
resta
a me, per
sostenerlo
, il
dire
che la
proporzione
delle
velocità
è molto
minore
di quella delle
gravità
, e
cosí
non solamente
sollevare
, ma
fortificare
, quanto si è
detto
: e di questo ne
adduco
per
prova
l'
esperienza
, la quale ci
mostrerà
che un
grave
anco ben
trenta
e quaranta
volte
piú
di un altro, qual sarebbe, per
esempio
, una
palla
di
piombo
ed una di
sughero
non si
moverà
né anco a gran
pezzo
piú
veloce
il
doppio
.
Ora
, se la
proiezione
non si
farebbe
quando ben la
velocità
del
cadente
si
diminuisse
secondo
la
proporzione
della
gravità
, molto meno si farà ella tutta
volta
che poco si
scemi
la
velocità
per molto che si
detragga
del
peso
. Ma
posto
anco che la
velocità
si
diminuisse
con
proporzione
assai maggiore di quella con che si
scemasse
la
gravità
, quando ben anco ella
fusse
quella stessa con la quale si
diminuiscono
quelle
parallele
tra la
tangente
e la
circonferenza
, io non
penetro
necessità
veruna che mi
persuada
doversi
far la
proiezione
di
materie
quanto si vogliano
leggierissime
, anzi
affermo
pure
che ella non si farà,
intendendo
però di
materie
non
propriamente
leggierissime
, cioè
prive
di ogni
gravità
e che per lor
natura
vadano
in
alto
, ma che
lentissimamente
descendano
ed abbiano pochissima
gravità
: e quello che mi
muove
a
cosí
credere
è che la
diminuzione
di
gravità
, fatta
secondo
la
proporzione
delle
parallele
tra la
tangente
e la
circonferenza
, ha per
termine
ultimo
ed
altissimo
la
nullità
di
peso
, come quelle
parallele
hanno per
ultimo
termine
della lor
diminuzione
l'istesso
contatto
, che è un
punto
indivisibile
;
ora
la
gravità
non si
diminuisce
mai sino al
termine
ultimo
, perché
cosí
il
mobile
non sarebbe
grave
; ma ben lo
spazio
del
ritorno
del
proietto
alla
circonferenza
si
riduce
all'
ultima
piccolezza
, il che è quando il
mobile
posa
sopra la
circonferenza
nell'istesso
punto
del
contatto
, talché per
ritornarvi
non ha
bisogno
di
spazio
quanto: e però, sia quanto si
voglia
minima
la
propensione
al
moto
in
giú
, sempre è ella
piú
che a
bastanza
per
ricondurre
il
mobile
su la
circonferenza
, dalla quale ei
dista
per lo
spazio
minimo
, cioè per niente.
SAGR
.
Veramente
il
discorso
è molto
sottile
, ma altrettanto
concludente
; ed è
forza
confessare
che il voler
trattar
le
quistioni
naturali
senza
geometria
è un
tentar
di fare quello che è
impossibile
ad esser
fatto
.
SALV
. Ma il
signor
Simplicio
non
dirà
cosí
; se
bene
io non
credo
ch'ei sia di quei
Peripatetici
che
dissuadono
i lor
discepoli
dallo
studio
delle
mattematiche
, come quelle che
depravano
il
discorso
e lo
rendono
meno
atto
alla
contemplazione
.
SIMP
. Io non
farei
questo
torto
a
Platone
, ma
direi
bene
con
Aristotile
che ei s'
immerse
troppo e troppo s'
invaghí
di quella sua
geometria
; perché finalmente queste
sottigliezze
mattematiche
,
signor
Salviati
, son
vere
in
astratto
, ma
applicate
alla
materia
sensibile
e
fisica
non
rispondono
: perché
dimostrerranno
ben i
mattematici
con i lor
principii
, per
esempio
, che
sphæra
tangit
planum
in
puncto
,
proposizione
simile
alla
presente
; ma come si viene alla
materia
, le
cose
vanno
per un altro verso: e
cosí
voglio
dire
di quest'
angoli
del
contatto
e di queste
proporzioni
, che tutte poi
vanno
a
monte
quando si viene alle
cose
materiali
e
sensibili
.
SALV
. Adunque voi non
credete
altrimenti che la
tangente
tocchi
la
superficie
del
globo
terrestre
in un
punto
?
SIMP
. Non solo in un
punto
, ma
credo
che molte e molte
decine
e forse
centinaia
di
braccia
vadia
una
linea
retta
toccando
la
superficie
anco dell'
acqua
, non che della
Terra
, prima che
separarsi
da lei.
SALV
. Ma s'io vi
concedo
questa cosa, non v'
accorgete
voi che tanto
peggio
è per la
causa
vostra? perché, se
posto
che la
tangente
, da un
sol
punto
in fuori,
fusse
separata
dalla
superficie
della
Terra
, si è ad ogni modo
dimostrato
che per la
grande
strettezza
dell'
angolo
della
contingenza
(se però si
deve
chiamar
angolo
) il
proietto
non si
separerebbe
, quanto meno avrà egli
causa
di
separarsi
se quell'
angolo
si
chiuda
affatto e la
superficie
e la
tangente
procedano
unitamente
? Non
vedete
voi che a questo modo la
proiezione
si
farebbe
su l'
istessa
superficie
della
Terra
, che tanto è quanto a
dire
che ella non si
farebbe
?
Vedete
adunque qual sia la
forza
del
vero
, che mentre voi
cercate
d'
atterrarlo
, i vostri medesimi
assalti
lo
sollevano
e l'
avvalorano
. Ma già che vi ho
tratto
di questo
errore
, non vorrei già
lasciarvi
in quest'altro che voi
stimaste
che una
sfera
materiale
non
tocchi
un
piano
in un
sol
punto
; e vorrei pur che la
conversazione
, ancor che di poche
ore
, avuta con
persone
che hanno qualche
cognizion
di
geometria
vi facesse
comparir
un poco
piú
intelligente
tra quei che non ne
sanno
niente. Or, per
mostrarvi
quanto sia
grande
l'
error
di coloro che
dicono
che una
sfera
,
verbigrazia
, di
bronzo
, non
tocca
un
piano
,
verbigrazia
, d'
acciaio
, in un
punto
,
ditemi
qual
concetto
voi vi
formeresti
di uno che
dicesse
e
costantemente
asseverasse
che la
sfera
non
fusse
veramente
sfera
.
SIMP
. Lo
stimerei
per
privo
di
discorso
affatto.
SALV
. In questo
stato
è colui che dice che la
sfera
materiale
non
tocca
un
piano
, pur
materiale
, in un
punto
, perché il
dir
questo è l'istesso che
dire
che la
sfera
non è
sfera
. E che ciò sia
vero
,
ditemi
in quello che voi
costituite
l'
essenza
della
sfera
, cioè che cosa è quella che fa
differir
la
sfera
da tutti gli altri
corpi
solidi
.
SIMP
.
Credo
che l'
essere
sfera
consista
nell'aver tutte le
linee
rette
,
prodotte
dal suo
centro
sin alla
circonferenza
eguali
.
SALV
. Talché quando tali
linee
non
fussero
eguali
, quel tal
solido
non sarebbe altrimenti una
sfera
.
SIMP
.
Signor
no.
SALV
.
Ditemi
appresso, se voi
credete
che delle molte
linee
che si posson
tirar
tra due
punti
, ve ne possa
essere
altro che una
retta
sola
.
SIMP
.
Signor
no.
SALV
. Ma voi
intendete
pure
che questa
sola
retta
sarà poi per
necessità
la
brevissima
di tutte l'altre.
SIMP
. L'
intendo
, e ne ho anche la
dimostrazion
chiara
,
arrecata
da un gran
filosofo
peripatetico
; e
parmi
, se ben mi
ricorda
, ch'ei la
porti
riprendendo
Archimede
, che la
suppone
come
nota
,
potendola
dimostrare
.
SALV
. Questo sarà
stato
un gran
matematico
, avendo potuto
dimostrar
quel che né
seppe
né potette
dimostrare
Archimede
; e se ve ne
sovvenisse
la
dimostrazione
, la
sentirei
volentieri
, perché mi
ricordo
benissimo
che
Archimede
ne i
libri
della
sfera
e del
cilindro
mette
cotesta
proposizione
tra i
postulati
, e
tengo
per
fermo
che l'avesse per
indimostrabile
.
SIMP
.
Credo
che mi
sovverrà
, perch'ella è assai
facile
e breve.
SALV
. Tanto sarà maggior la
vergogna
d'
Archimede
, e la
gloria
di cotesto
filosofo
.
SIMP
. Io farò la sua
figura
. Tra i
punti
A,
B
tira
la
linea
retta
A
B
e la
curva
A
C
B
, delle quali ei vuol
provare
la
retta
esser
piú
breve; e la
prova
è tale.
§
vedi
figura
12
Nella
curva
piglia
un
punto
, che sarebbe
C
, e
tira
due altre
rette
A
C
,
C
B
, le quali due sono
piú
lunghe
della
sola
A
B
, che
cosí
dimostra
Euclide
. ma la
curva
A
C
B
è maggiore delle due
rette
A
C
,
C
B
; adunque a
fortiori
la
curva
A
C
B
sarà molto maggiore della
retta
A
B
, che è quello che si
doveva
dimostrare
.
SALV
. Io non
credo
che a
cercar
tutti i
paralogismi
del
mondo
si potesse
trovare
il
piú
accomodato
di questo per
dare
un
esempio
della
piú
solenne
fallacia
che sia tra tutte le
fallacie
, cioè di quella che
prova
ignotum
per
ignotius
.
SIMP
. In che modo?
SALV
. Come in che modo? la
conclusione
ignota
, che voi volete
provare
, non è che la
curva
A
C
B
sia
piú
lunga
della
retta
A
B
? il
mezo
termine
, che si
piglia
per
noto
, non è che la
curva
A
C
B
sia maggior delle due A
C
,
C
B
, le quali è
noto
esser maggior della A
B
? e se vi è
ignoto
che la
curva
sia maggiore della
sola
retta
A
B
, come non sarà egli assai
piú
ignoto
che ella sia maggiore delle due
rette
A
C
,
C
B
, che si
sa
esser maggiori della
sola
A
B
? e voi lo
prendete
per
noto
?
SIMP
. Io non
intendo
ancor
bene
dove
consista
la
fallacia
.
SALV
. Come le due
rette
sien
maggiori della A
B
(
sí
come è
noto
per
Euclide
),
tuttavolta
che la
curva
sia maggior delle due
rette
A
C
,
C
B
, non sarà ella molto maggiore della
sola
retta
A
B
?
SIMP
.
Signor
sí
.
SALV
. Esser maggiore la
curva
A
C
B
della
retta
A
B
è la
conclusione
,
piú
nota
del
mezo
termine
, che è l'esser la medesima
curva
maggior delle due
rette
A
C
,
C
B
:
ora
, quando il
mezo
è
manco
noto
della
conclusione
, si
domanda
provare
ignotum
per
ignotius
. Or
torniamo
al nostro
proposito
:
basta
che voi
intendete
, la
retta
esser la
brevissima
di tutte le
linee
che si posson
tirare
fra due
punti
. E quanto alla
principal
conclusione
, voi
dite
che la
sfera
materiale
non
tocca
il
piano
in un
sol
punto
: qual è dunque il suo
contatto
?
SIMP
. Sarà una
parte
della sua
superficie
.
SALV
. E il
contatto
parimente
d'un'altra
sfera
eguale
alla prima, sarà
pure
una
simil
particella
della sua
superficie
?
SIMP
. Non ci è
ragione
che non
deva
esser
cosí
.
SALV
. Adunque ancor le due
sfere
,
toccandosi
si
toccheranno
con le due medesime
particelle
di
superficie
, perché,
adattandosi
ciascheduna di esse all'istesso
piano
, è
forza
che si
adattino
ancor fra di loro.
Imaginatevi
ora
le due
sfere
, i cui
centri
A,
B
, che si
tocchino
, e
congiungansi
i lor
centri
con la
retta
linea
A
B
, la quale
passerà
per il
toccamento
.
Passi
per il
punto
C
, e
preso
nel
toccamento
un altro
punto
D,
congiungansi
le due
rette
A D,
B
D,
sí
che si
constituisca
il
triangolo
ADB
, del quale i due
lati
AD,
DB
saranno
eguali
all'altro solo A
C
B
,
contenendo
, tanto quelli quanto questi, due
semidiametri
, che per la
definizion
della
sfera
§
vedi
figura
13
sono tutti
eguali
: e
cosí
la
retta
A
B
,
tirata
tra i due
centri
A,
B
, non sarà la
brevissima
di tutte,
essendoci
le due AD,
DB
eguali
a lei; il che per le vostre
concessioni
è
assurdo
.
SIMP
. Questa
dimostrazione
conclude
delle
sfere
in
astratto
, e non delle
materiali
.
SALV
.
Assegnatemi
dunque in che cosa
consiste
la
fallacia
del mio
argomento
, già che non
conclude
nelle
sfere
materiali
, ma
sí
bene
nelle
immateriali
e
astratte
.
SIMP
. Le
sfere
materiali
son
soggette
a molti
accidenti
, a i quali non
soggiacciono
le
immateriali
. E perché non può esser che,
posandosi
una
sfera
di
metallo
sopra un
piano
, il proprio
peso
non
calchi
in modo che il
piano
ceda
qualche poco, o
vero
che l'
istessa
sfera
nel
contatto
si
ammacchi
? In oltre, quel
piano
difficilmente
potrà esser
perfetto
, quando non per altro, almeno per esser la
materia
porosa
; e forse non sarà
men
diffficile
il
trovare
una
sfera
cosí
perfetta
, che abbia tutte le
linee
dal
centro
alla
superficie
egualissime
per l'
appunto
.
SALV
. Oh tutte queste
cose
ve le
concedo
io
facilmente
, ma
elle
sono assai
fuor
di
proposito
; perché mentre voi volete
mostrarmi
che una
sfera
materiale
non
tocca
un
piano
materiale
in un
punto
, voi vi
servite
d'una
sfera
che non è
sfera
e d'un
piano
che non è
piano
, poiché, per vostro
detto
o queste
cose
non si
trovano
al
mondo
o se si
trovano
si
guastano
nell'
applicarsi
a far l'
effetto
.
Era
dunque
manco
male
che voi
concedeste
la
conclusione
ma
condizionatamente
, cioè che se si desse in
materia
una
sfera
e un
piano
che
fussero
e si
conservassero
perfetti
, si
toccherebber
in un
sol
punto
, e
negaste
poi ciò potersi
dare
.
SIMP
. Io
credo
che la
proposizione
de i
filosofi
vadia
intesa
in cotesto
senso
, perché non è
dubbio
che l'
imperfezion
della
materia
fa che le
cose
prese
in
concreto
non
rispondono
alle
considerate
in
astratto
.
SALV
. Come non si
rispondono
? Anzi quel che voi stesso
dite
al
presente
prova
che
elle
rispondon
puntualmente
.
SIMP
. In che modo?
SALV
. Non
dite
voi che per l'
imperfezion
della
materia
quel
corpo
che
dovrebbe
esser
perfetto
sferico
e quel
piano
che
dovrebbe
esser
perfetto
piano
, non
riescono
poi tali in
concreto
quali altri se gli
immagina
in
astratto
?
SIMP
.
Cosí
dico
.
SALV
. Adunque,
tuttavolta
che in
concreto
voi
applicate
una
sfera
materiale
a un
piano
materiale
, voi
applicate
una
sfera
non
perfetta
a un
piano
non
perfetto
; e questi
dite
che non si
toccano
in un
punto
. Ma io vi
dico
che anco in
astratto
una
sfera
immateriale
, che non sia
sfera
perfetta
, può
toccare
un
piano
immateriale
, che non sia
piano
perfetto
, non in un
punto
, ma con
parte
della sua
superficie
; talché sin qui quello che
accade
in
concreto
,
accade
nell'istesso modo in
astratto
: e sarebbe ben
nuova
cosa che i
computi
e le
ragioni
fatte in
numeri
astratti
, non
rispondessero
poi alle
monete
d'
oro
e d'
argento
e alle
mercanzie
in
concreto
. Ma
sapete
signor
Simplicio
, quel che
accade
?
Sí
come a voler che i
calcoli
tornino
sopra i
zuccheri
, le
sete
e le
lane
, bisogna che il
computista
faccia
le sue
tare
di
casse
,
invoglie
ed altre
bagaglie
,
cosí
, quando il
filosofo
geometra
vuol
riconoscere
in
concreto
gli
effetti
dimostrati
in
astratto
, bisogna che
difalchi
gli
impedimenti
della
materia
; che se ciò
saprà
fare, io vi
assicuro
che le
cose
si
riscontreranno
non meno
aggiustatamente
che i
computi
aritmetici
. Gli
errori
dunque non
consistono
né nell'
astratto
né nel
concreto
né nella
geometria
o nella
fisica
ma nel
calcolatore
che non
sa
fare i
conti
giusti
. Però quando voi aveste una
sfera
ed un
piano
perfetti
, benché
materiali
, non abbiate
dubbio
che si
toccherebbero
in un
punto
; e se questo
era
ed è
impossibíle
ad aversi, molto
fuor
di
proposito
fu il
dire
che
sphæra
æenea
non
tangit
in
puncto
. Ma
piú
vi
aggiungo
,
signor
Simplicio
:
concedutovi
che non si possa
dare
in
materia
una
figura
sferica
perfetta
né un
piano
perfetto
,
credete
voi che si possano
dare
due
corpi
materiali
di
superficie
in qualche
parte
e in qualche modo
incurvata
, anco quanto si
voglia
irregolatamente
?
SIMP
. Di questi non
credo
che ce ne
manchino
.
SALV
. Come ve ne siano di tali, questi ancora si
toccheranno
in un
punto
, ché il
toccarsi
in un
sol
punto
non è
miga
privilegio
particolare
del
perfetto
sferico
e del
perfetto
piano
. Anzi chi
piú
sottilmente
andasse
contemplando
questo
negozio
,
troverebbe
che
piú
difficile
assai è il
trovar
due
corpi
che si
tocchino
con
parte
delle lor
superficie
, che con un
punto
solo: perché a voler che due
superficie
combagino
bene
insieme
, bisogna o che
amendue
sieno
esattamente
piane
, o che se una è
colma
, l'altra sia
concava
, ma di una
incavatura
che per
appunto
risponda
al
colmo
dell'altra; le quali
condizioni
son molto
piú
difficili
a
trovarsi
, per la lor troppo
stretta
determinazione
, che le altre, che nella
casual
larghezza
son
infinite
.
SIMP
. Adunque voi
credete
che due
pietre
o due
ferri
,
presi
a
caso
e
accostati
insieme
, il
piú
delle
volte
si
tocchino
in un
sol
punto
?
SALV
. Ne gli
incontri
casuali
credo
di no,
sí
perché per lo
piú
sopra essi sarà qualche poco d'
immondizia
cedente
,
sí
perché non si
usa
diligenza
in
applicargli
insieme
senza qualche
percossa
, ed ogni poca
basta
a far che l'una
superficie
ceda
qualche poco all'altra,
sí
che
scambievolmente
si
figurino
, almeno in qualche
minima
particella
, l'una all'
impronta
dell'altra: ma quando le
superficie
loro
fussero
ben
terse
, e che
posati
amendue
sopra una
tavola
, acciocché l'uno non
gravasse
sopra all'altro, si
spingessero
pian
piano
l'uno verso l'altro, io non ho
dubbio
che potrebbero
condursi
al
semplice
contatto
in un
sol
punto
.
SAGR
. Egli è
forza
che con vostra
licenza
io
proponga
certa mia
difficultà
,
natami
nel
sentir
proporre
al
signor
Simplicio
la
impossibilità
che è nel potersi
trovare
un
corpo
materiale
e
solido
che abbia
perfettamente
la
figura
sferica
e nel
veder
il
signor
Salviati
prestargli
in certo modo, non
contradicendo
, l'
assenso
. Però vorrei
sapere
se la medesima
difficultà
si
trovi
nel
figurare
un
solido
di qualche altra
figura
, cioè, per
dichiararmi
meglio
, se maggior
difficultà
si
trovi
in voler
ridurre
un
pezzo
di
marmo
in
figura
d'una
sfera
perfetta
, che d'una
perfetta
piramide
o d'un
perfetto
cavallo
o d'una
perfetta
locusta
.
SALV
. Per questa prima
risposta
, la
darò
io: e prima mi
scuserò
dell'
assenso
che vi
pare
ch'io abbia
prestato
al
signor
Simplicio
, il quale
era
solamente per a
tempo
, perché io ancora avevo in
animo
, avanti che
entrare
in altra
materia
,
dir
quello che per
avventura
sarà l'istesso o assai
conforme
al vostro
pensiero
. E
rispondendo
alla vostra prima
interrogazione
,
dico
che se
figura
alcuna si può
dare
a un
solido
, la
sferica
è la
facilissima
sopra tutte l'altre, sì come è anco la
semplicissima
e
tiene
tra le
figure
solide
quel
luogo
che il
cerchio
tiene
tra le
superficiali
: la
descrizion
del qual
cerchio
, come
piú
facile
di tutte le altre, essa
sola
è stata
giudicata
da i
matematici
degna
d'esser
posta
tra i
postulati
attenenti
alle
descrizioni
di tutte l'altre
figure
. Ed è
talmente
facile
la
formazion
della
sfera
, che se in una
piastra
piana
di
metallo
duro
si
caverà
un
vacuo
circolare
, dentro al quale si
vadia
rivolgendo
casualmente
qualsivoglia
solido
assai
grossamente
tondeggiato
, per se stesso senz'altro
artifizio
si
ridurrà
in
figura
sferica
, quanto
piú
sia
possibile
perfetta
purché quel tal
solido
non sia
minore
della
sfera
che
passasse
per quel
cerchio
; e quel che ci è anche di
piú
degno
di
considerazione
è che dentro a quel medesimo
incavo
si
formeranno
sfere
di
diverse
grandezze
. Quello poi che ci
voglia
per
formare
un
cavallo
o (come voi
dite
) una
locusta
, lo
lascio
giudicare
a voi, che
sapete
che pochissimi
scultori
si
troveranno
al
mondo
atti
a
poterlo
fare, e
credo
che il
signor
Simplicio
in questo
particolare
non
dissentirà
da me.
SIMP
. Non
so
se io
dissenta
punto
da voi. L'
oppinion
mia è che nessuna delle
nominate
figure
si possa
perfettamente
ottenere
, ma per
avvicinarsi
quanto si possa al
piú
perfetto
grado
,
credo
che
incomparabilmente
sia
piú
agevole
il
ridurre
il
solido
in
figura
sferica
, che in
forma
di
cavallo
o di
locusta
.
SAGR
. E questa maggior
difficultà
da che
credete
voi che ella
dependa
?
SIMP
. Sì come la
grand'
agevolezza
nel
formar
la
sfera
deriva
dalla sua
assoluta
semplicità
ed
uniformità
,
cosí
la
somma
irregolarità
rende
difficilissimo
l'
introdur
l'altre
figure
.
SAGR
. Adunque, come l'
irregolarità
è
causa
di
difficultà
, anco la
figura
di un
sasso
rotto
con un
martello
a
caso
sarà delle
difficili
a
introdursi
, essendo essa ancora
irregolare
forse
piú
di quella del
cavallo
?
SIMP
.
Cosí
deve
essere
.
SAGR
. Ma
ditemi
: quella
figura
, qualunque ella si sia che ha quel
sasso
,
hall
'egli
perfettissimamente
o pur no?
SIMP
. Quella che egli ha, l'ha tanto
perfettamente
, che nessun'altra le si
assesta
tanto
puntualmente
.
SAGR
. Adunque, se delle
figure
irregolari
, e perciò
difficili
a
conseguirsi
, pur se ne
trovano
infinite
perfettissimamente
ottenute
, con qual
ragione
si potrà
dire
che la
semplicissima
, e per ciò
facilissima
piú
di tutte, sia
impossibile
a
ritrovarsi
?
SALV
.
Signori
, con vostra
pace
, mi
par
che noi siamo
entrati
in una
disputa
non molto
piú
rilevante
che quella della
lana
caprina
, e dove che i nostri
ragionamenti
dovrebber
continuar
di esser intorno a
cose
serie
e
rilevanti
, noi
consumiamo
il
tempo
in
altercazioni
frivole
e di nessun
rilievo
Ricordiamoci
in
grazia
che il
cercar
la
costituzione
del
mondo
è de' maggiori e de'
piú
nobil
problemi
che sieno in
natura
, e tanto maggior poi, quanto viene
indrizzato
allo
scioglimento
dell'altro,
dico
della
causa
del
flusso
e
reflusso
del
mare
,
cercata
da tutti i
grand'
uomini
che sono
stati
sin qui e forse da niun
ritrovata
: però, quando altro non ci
resti
da
produrre
per l'
assoluto
scioglimento
dell'
instanza
presa
dalla
vertigine
della
Terra
, che fu l'
ultima
portata
per
argomento
della sua
immobilità
circa il proprio
centro
, potremo
passare
allo
scrutinio
delle
cose
che sono in pro e contro al
movimento
annuo
.
SAGR
. Non vorrei,
signor
Salviati
, che voi
misuraste
gl'
ingegni
di noi altri con la
misura
del vostro: voi,
avvezzo
sempre ad
occuparvi
in
contemplazioni
altissime
,
stimate
frivole
e
basse
tal una di quelle che a noi
paiono
degno
cibo
de' nostri
intelletti
; però talvolta, per
sodisfazione
nostra non vi
sdegnate
di
abbassarvi
a
concedere
qualcosa alla nostra
curiosità
. Quanto poi allo
scioglimento
dell'
ultima
instanza
,
presa
dallo
scagliamento
della
vertigine
diurna
, per
sodisfare
a me
bastava
assai meno di quello che si è
prodotto
; tuttavia le
cose
che si son
dette
soprabbondantemente
, mi son
parse
tanto
curiose
, che non solo non mi hanno
stancata
la
fantasia
, ma me l'hanno con le loro
novità
trattenuta
sempre con
diletto
tale che maggior non
saprei
desiderarne
: però se qualche altra
specolazione
resta
a voi da
aggiugnervi
,
producetela
pure
, ch'io per la
parte
mia molto
volentieri
la
sentirò
.
SALV
. Io nelle
cose
trovate
da me ho sempre
sentito
grandissimo
diletto
, e
doppo
questo, che è il
massimo
,
provo
gran
piacere
nel
conferirle
con qualche
amico
che le
capisca
e che
mostri
di
gustarle
: or, poiché voi
sete
uno di questi,
allentando
un poco la
briglia
alla mia
ambizione
, che
gode
dentro di sé quando io mi
mostro
piú
perspicace
di qualche altro
reputato
di
acuta
vista
,
produrrò
, per
colmo
e
buona
misura
della
discussion
passata
, un'altra
fallacia
de i
seguaci
di
Tolomeo
e d'
Aristotile
,
presa
nel già
prodotto
argomento
.
SAGR
. Ecco che io
avidamente
mi
apparecchio
a
sentirla
.
SALV
. Noi
aviamo
sin qui
trapassato
e
conceduto
a
Tolomeo
come
effetto
indubitabile
, che
procedendo
lo
scagliamento
del
sasso
dalla
velocità
della
ruota
mossa
intorno al suo
centro
, tanto si
accresca
la
causa
di esso
scagliamento
, quanto la
velocità
della
vertigine
si
agumenta
; dal che si
inferiva
che essendo la
velocità
della
terrestre
vertigine
sommamente
maggiore di quella di
qualsivoglia
macchina
che noi
artifiziosamente
possiam far
girare
, l'
estrusione
in
conseguenza
delle
pietre
e de gli
animali
etc.
dovesse
esser
violentissima
.
Ora
io
noto
che in questo
discorso
è una
grandissima
fallacia
, mentre noi
indifferentemente
ed
assolutamente
paragoniamo
le
velocità
tra di loro. È
vero
che s'io
fo
comparazione
delle
velocità
della medesima
ruota
o di due
ruote
eguali
tra di loro, quella che
piú
velocemente
sarà
girata
, con maggior
impeto
scaglierà
le
pietre
, e
crescendo
la
velocità
, con la medesima
proporzione
crescerà
anco la
causa
della
proiezione
; ma quando la
velocità
si facesse maggiore non con l'
accrescer
velocità
nell'
istessa
ruota
, che sarebbe
co
'
l
fargli
dar
numero
maggiore di
conversioni
in
tempi
eguali
, ma
co
'
l
crescere
il
diametro
e far la
ruota
maggiore,
sí
che
ritenendo
il medesimo
tempo
di una
conversione
tanto nella
piccola
quanto nella gran
ruota
, e solo nella
grande
la
velocità
fusse
maggiore per esser la sua
circonferenza
maggiore, non sia chi
creda
che la
causa
dello
scagliamento
nella gran
ruota
crescesse
secondo
la
proporzione
della
velocità
della sua
circonferenza
verso la
velocità
della
circonferenza
della
minor
ruota
, perché questo è
falsissimo
, come per
adesso
una
speditissima
esperienza
ci potrà
mostrar
cosí
alla
grossa
: ché tal
pietra
potremmo noi
scagliare
con una
canna
lunga
un
braccio
, che con una
lunga
sei
braccia
non potremo, ancorché il
moto
dell'
estremità
della
canna
lunga
, cioè della
pietra
incastratavi
,
fusse
piú
veloce
il
doppio
del
moto
della
punta
della
canna
piú
corta
; che sarebbe quando le
velocità
fussero
tali, che nel
tempo
di una
conversione
intera
della
canna
maggiore, la
minore
ne facesse tre.
SAGR
Questo,
signor
Salviati
, che voi mi
dite
, già
comprendo
io
dovere
necessariamente
succeder
cosí
, ma non mi
sovvien
già
prontamente
la
causa
perché
eguali
velocità
non abbiano a
operare
egualmente
in
estruder
i
proietti
, ma assai
piú
quella della
ruota
minore
che l'altra della
ruota
maggiore: però vi
prego
a
dichiararmi
come il
negozio
cammina
.
SIMP
. Voi,
signor
Sagredo
, questa
volta
vi
sete
dimostrato
dissimile
a voi medesimo, che
solete
in un
momento
penetrar
tutte le
cose
, ed
ora
trapassate
una
fallacia
posta
nell'
esperienza
delle
canne
, la quale ho io potuto
penetrare
; e questa è la
diversa
maniera
di
operare
nel far la
proiezione
or con la
canna
breve ed or con la
lunga
: perché a voler che la
pietra
scappi
fuor
della
cocca
, non bisogna
continuar
uniformemente
il suo
moto
, ma allora ch'egli è
velocissimo
,
convien
ritenere
il
braccio
e
reprimer
la
velocità
della
canna
,
perloché
la
pietra
, che già è in
moto
velocissimo
,
scappa
e con
impeto
si
muove
; ma tal
ritegno
non si può far nella
canna
maggiore, la quale, per la sua
lunghezza
e
flessibilità
, non
ubbidisce
interamente
al
freno
del
braccio
, ma,
continuando
di
accompagnare
il
sasso
per qualche
spazio
,
co
'
l
dolcemente
frenarlo
se lo
ritien
congiunto
, e non, come se in un
duro
intoppo
avesse
urtato
, da sé lo
lascia
fuggire
ché quando
amendue
le
canne
urtassero
in un
ritegno
che le
fermasse
, io
credo
che la
pietra
parimente
scapperebbe
dall'una e dall'altra, ancorché i
movimenti
loro
fussero
egualmente
veloci
.
SAGR
. Con
licenzia
del
signor
Salviati
,
risponderò
io alcuna cosa al
signor
Simplicio
, poiché egli a me si è
rivoltato
: e
dico
che nel suo
discorso
vi è del
buono
e del
cattivo
buono
, perché quasi tutto è
vero
;
cattivo
, perché non fa in tutto al
proposito
nostro.
Verissimo
è, che quando quello che con
velocità
porta
le
pietre
,
urtasse
in un
ritegno
immobile
, esse con
impeto
scorrerebbero
innanzi,
seguendone
quell'
effetto
che tutto il
giorno
si
vede
accadere
in una
barca
che,
scorrendo
velocemente
,
arreni
o
urti
in qualche
ostacolo
, che tutti quelli che vi son dentro,
colti
all'
improvviso
repentinamente
traboccano
e
cascano
verso dove
correva
il
navilio
; e quando il
globo
terrestre
incontrasse
un
intoppo
tale che del tutto
resistesse
alla sua
vertigine
e la
fermasse
, allora sì ch'io
credo
che non solamente le
fiere
, gli
edifizii
e le
città
, ma le
montagne
, i
laghi
e i
mari
si
sovvertirebbero
, e pur che il
globo
stesso non si
dissipasse
: ma niente di questo fa al
proposito
nostro, che
parliamo
di quel che possa
seguire
al
moto
della
Terra
girata
uniformemente
e
placidamente
in se stessa, ancorché con
velocità
grande
. Quello
parimente
che voi
dite
delle
canne
, è in
parte
vero
, ma non fu
portato
dal
signor
Salviati
come cosa che
puntualmente
si
assesti
alla
materia
di cui
trattiamo
, ma solamente come un
esempio
che
cosí
alla
grossa
possa
destarci
la
mente
a
piú
accuratamente
considerare
, se
crescendosi
la
velocità
in
qualsivoglia
modo, con l'
istessa
proporzione
si
accresca
la
causa
della
proiezione
, sì che,
verbigrazia
, se una
ruota
di dieci
braccia
di
diametro
,
movendosi
in
maniera
che un
punto
della sua
circonferenza
passasse
in un
minuto
d'
ora
cento
braccia
, e perciò avesse
impeto
di
scagliare
una
pietra
, tale
impeto
si
accresce
centomila
volte
in una
ruota
che avesse un
milion
di
braccia
di
diametro
: il che
nega
il
signor
Salviati
, ed io
inclino
a
creder
l'istesso; ma non ne
sapendo
la
ragione
, l'ho da esso
richiesta
, e con
desiderio
la sto
attendendo
.
SALV
. Eccomi per
darvi
quella
sodisfazione
che dalle mie
forze
mi sarà
conceduta
, e benché nel mio
primo
parlare
vi sia per
parer
ch'io
vadia
ricercando
cose
aliene
dal
proposito
nostro, tuttavia
credo
che nel
progresso
del
ragionamento
troverremo
che pur non saranno tali. Però
dicami
il
signor
Sagredo
in quali
cose
egli ha
osservato
consister
la
resistenza
di alcun
mobile
all'esser
mosso
.
SAGR
. Io per
adesso
non
veggo
esser nel
mobile
resistenza
interna
all'esser
mosso
se non la sua
naturale
inclinazione
e
propensione
al
moto
contrario
, come ne'
corpi
gravi
, che hanno
propensione
al
moto
in
giú
, la
resistenza
è al
moto
in su: ed ho
detto
resistenza
interna
perché di questa
credo
che voi
intendiate
, e non dell'
esterne
, che sono
accidentali
e molte.
SALV
.
Cosí
ho voluto
dire
, e la vostra
perspicacità
ha
prevalso
al mio
avvedimento
. Ma s'io sono
stato
scarso
nell'
interrogare
,
dubito
che il
signor
Sagredo
non abbia, con la
risposta
,
adequata
a
pieno
la
domanda
, e che nel
mobile
, oltre alla
naturale
inclinazione
al
termine
contrario
, sia un'altra
pure
intrinseca
e
naturale
qualità
che lo
faccia
renitente
al
moto
. Però
ditemi
di
nuovo
: non
credete
voi che l'
inclinazione
,
verbigrazia
, de i
gravi
di
muoversi
in
giú
sia
eguale
alla
resistenza
de i medesimi all'
essere
spinti
in su?
SAGR
.
Credo
che ella sia tale per l'
appunto
; e per questo
veggo
nella
bilancia
due
pesi
eguali
restar
fermi
nell'
equilibrio
,
resistendo
la
gravità
dell'uno all'esser
alzato
alla
gravità
con la quale l'altro,
premendo
in
giú
,
alzar
lo vorrebbe.
SALV
.
Benissimo
;
sí
che a voler che l'uno
alzasse
l'altro
bisognerebbe
accrescer
peso
al
premente
, o
scemarlo
all'altro. Ma se nella
sola
gravità
consiste
la
resistenza
al
moto
in su, onde
avviene
che nella
bilancia
di
braccia
diseguali
, cioè nella
stadera
, talvolta un
peso
di cento
libbre
,
co
'
l
suo
gravare
in
giú
, non è
bastante
a
alzarne
uno di quattro
libbre
che gli
contrasterà
; e potrà questo di quattro
abbassandosi
alzare
quello di cento? ché tale è l'
effetto
dei
romano
verso il
grave
peso
che noi
vogliam
pesare
. Se la
resistenza
all'esser
mosso
risiede
nella
sola
gravità
, come può il
romano
,
co
'
l
suo
peso
di quattro
libbre
sole
,
resistere
al
peso
di una
balla
di
lana
o di
seta
, che sarà
ottocento
o mille, anzi
pure
potrà egli
vincere
co
'
l
suo
momento
la
balla
e
sollevarla
? Bisogna pur,
signor
Sagredo
,
dire
che qui si
lavori
con altra
resistenza
e con altra
forza
, che con quella della
semplice
gravità
.
SAGR
. È
necessario
che sia
cosí
: però
ditemi
qual è questa
seconda
virtú
.
SALV
. È quello che non
era
nella
bilancia
di
braccia
eguali
.
Considerate
qual
novità
è nella
stadera
, ed in questa di
necessità
consiste
la
causa
del
nuovo
effetto
.
SAGR
.
Credo
che '
l
vostro
tentare
mi abbia
fatto
sovvenir
non
so
che. In
amendue
gli
strumenti
si
lavora
co
'
l
peso
e
co
'
l
moto
: nella
bilancia
i
movimenti
sono
eguali
, e però l'un
peso
bisogna che
superi
l'altro in
gravità
per
muoverlo
; nella
stadera
il
peso
minore
non
moverà
il maggiore se non quando questo si
muova
poco, essendo
appeso
nella
minor
distanza
, e quello si
muova
molto,
pendendo
da
distanza
maggiore: bisogna dunque
dire
che '
l
minor
peso
superi
la
resistenza
del maggiore
co
'
l
muoversi
molto, mentre l'altro si
muova
poco.
SALV
. Che tanto è quanto a
dire
che la
velocità
del
mobile
meno
grave
compensa
la
gravità
del
mobile
piú
grave
e meno
veloce
.
SAGR
. Ma
credete
voi che la
velocità
ristori
per l'
appunto
la
gravità
? cioè che tanto sia il
momento
e la
forza
di un
mobile
,
verbigrazia
, di quattro
libbre
di
peso
, quanto quella di un di cento, qualunque
volta
quello avesse cento
gradi
di
velocità
e questo quattro
gradi
solamente?
SALV
. Certo
sí
, come io vi potrei con molte
esperienze
mostrare
: ma per
ora
bastivi
la
confermazione
di questa
sola
della
stadera
, nella quale voi
vedrete
il poco
pesante
romano
allora poter
sostenere
ed
equilibrare
la
gravissima
balla
, quando la sua
lontananza
dal
centro
, sopra il quale si
sostiene
e
volgesi
la
stadera
, sarà tanto maggiore dell'altra
minor
distanza
dalla quale
pende
la
balla
, quanto il
peso
assoluto
della
balla
è maggior di quel del
romano
. E di questo non poter la gran
balla
co
'
l
suo
peso
sollevare
il
romano
, tanto
men
grave
, altro non si
vede
poterne
esser
cagione
che la
disparità
de i
movimenti
che e quella e questo far
dovrebbero
, mentre che la
balla
con l'
abbassarsi
un
sol
dito
facesse
alzare
il
romano
cento
dita
(
posto
che la
balla
pesasse
per cento
romani
, e la
distanza
del
romano
dal
centro
della
stadera
fusse
cento
volte
piú
della
distanza
tra '
l
medesimo
centro
e '
l
punto
della
sospension
della
balla
): il
muoversi
poi lo
spazio
di cento
dita
il
romano
, nel
tempo
che la
balla
si
muove
per un
sol
dito
, è l'istesso che '
l
dire
, esser la
velocità
del
moto
del
romano
cento
volte
maggior della
velocità
del
moto
della
balla
.
Ora
fermatevi
bene
nella
fantasia
, come
principio
vero
e
notorio
, che la
resistenza
che viene dalla
velocità
del
moto
compensa
quello che
depende
dalla
gravità
d'un altro
mobile
:
sí
che, in
conseguenza
, tanto
resiste
al l'esser
frenato
un
mobile
d'una
libbra
, che si
muova
con cento
gradi
di
velocità
, quanto un altro
mobile
di cento
libbre
, la cui
velocità
sia d'un
grado
solo, ed all'esser
mossi
due
mobili
eguali
resisteranno
egualmente
, se si avranno a far
muovere
con
egual
velocità
; ma se uno
doverà
esser
mosso
piú
velocemente
dell'altro, farà maggior
resistenza
,
secondo
la maggior
velocità
che se gli vorrà
conferire
.
Dichiarate
queste
cose
,
venghiamo
all'
esplicazion
del nostro
problema
; e per
piú
facile
intelligenza
facciamone
un poco di
figura
. E siano due
ruote
diseguali
intorno a questo
centro
A, e della
minore
sia la
circonferenza
B
G
, e della maggiore
C
E
H
, ed il
semidiametro
A
B
C
sia
eretto
all'
orizonte
, e per i
punti
B
,
C
segniamo
le
rette
linee
tangenti
B
F
,
C
D, e ne gli
archi
B
G
,
C
E sieno
prese
due
parti
eguali
B
G
,
C
E; ed
intendasi
le due
ruote
esser
girate
sopra i lor
centri
con
eguali
velocità
,
sí
che due
mobili
, li quali
sariano
,
verbigrazia
, due
pietre
,
poste
ne'
punti
B
e
C
, vengano
§
vedi
figura
14
portate
per le
circonferenze
B
G
,
C
E con
eguali
velocità
, talché nell'istesso
tempo
che la
pietra
B
scorrerebbe
per l'
arco
B
G
, la
pietra
C
passerebbe
l'
arco
C
E:
dico
adesso
che la
vertigine
della
minor
ruota
è molto
piú
potente
a far la
proiezion
della
pietra
B
, che non è la
vertigine
della maggior
ruota
della
pietra
C.
Imperocché
dovendosi
, come già si è
dichiarato
far la
proiezione
per la
tangente
, quando le
pietre
B
,
C
dovessero
separarsi
dalle lor
ruote
e
cominciare
il
moto
della
proiezione
da i
punti
B
,
C
,
verrebbero
dall'
impeto
concepito
dalla
vertigine
scagliate
per le
tangenti
B
F
,
C
D: per le
tangenti
dunque
B
F
,
C
D hanno, le due
pietre
,
eguali
impeti
di
scorrere
, e vi
scorrerebbero
se da qualche altra
forza
non ne
fussero
deviate
. Non sta
cosí
,
signor
Sagredo
?
SAGR
.
Cosí
mi
par
che
cammini
il
negozio
.
SALV
. Ma qual
forza
vi
par
che possa esser quella che
devii
le
pietre
dal
muoversi
per le
tangenti
, dove l'
impeto
della
vertigine
veramente
le
caccia
?
SAGR
. È o la propria
gravità
, o qualche colla che le
ritien
posate
o
attaccate
sopra le
ruote
.
SALV
. Ma a
deviare
un
mobile
dal
moto
dove egli ha
impeto
, non ci vuol egli maggior
forza
o
minore
,
secondo
che la
deviazione
ha da esser maggiore o
minore
? cioè,
secondoché
nella
deviazione
egli
dovrà
nell'istesso
tempo
passar
maggiore o
minore
spazio
?
SAGR
.
Sí
, perché già di sopra fu
concluso
che a far
muovere
un
mobile
, con quanta maggior
velocità
si ha da far
muovere
, tanto bisogna che sia maggiore la
virtú
movente
.
SALV
.
Ora
considerate
come per
deviar
la
pietra
della
minor
ruota
dal
moto
della
proiezione
, che ella
farebbe
per la
tangente
B
F
, e
ritenerla
attaccata
alla
ruota
, bisogna che la propria
gravità
la
ritiri
per quanto è
lunga
la
segante
F
G
, o
vero
la
perpendicolare
tirata
dal
punto
G
sopra la
linea
B
F
; dove che nella
ruota
maggiore il
ritiramento
non ha da esser
piú
che si sia la
segante
D E, o
vero
la
perpendicolare
tirata
dal
punto
E sopra la
tangente
D
C
,
minor
assai della
F
G
, e sempre
minore
e
minore
secondo
che la
ruota
si facesse maggiore: e perché questi
ritiramenti
si hanno a fare in
tempi
eguali
, cioè mentre che si
passano
li due
archi
eguali
B
G
,
C
E, quello della
pietra
B
, cioè il
ritiramento
F
G
,
doverà
esser
piú
veloce
dell'altro D E, e però molto maggior
forza
si
ricercherà
per
tener
la
pietra
B
congiunta
alla sua
piccola
ruota
, che la
pietra
C
alla sua
grande
, ch'è il medesimo che
dire
, che tal poca cosa
impedirà
lo
scagliamento
nella
ruota
grande
, che non lo
proibirà
nella
piccola
. È
manifesto
, dunque, che quanto
piú
si
cresce
la
ruota
, tanto si
scema
la
causa
della
proiezione
.
SAGR
. Da questo che
ora
intendo
mercé del vostro lungo
sminuzzamento
, mi
par
di poter far
restar
pago
il mio
intelletto
con assai breve
discorso
: perché, venendo dalla
velocità
eguale
delle due
ruote
impresso
impeto
eguale
in
amendue
le
pietre
per le
tangenti
, si
vede
la gran
circonferenza
co
'
l
poco
separarsi
dalla
tangente
,
andar
secondando
in un certo modo e con
dolce
morso
suavemente
raffrenando
nella
pietra
l'
appetito
, per
cosí
dire
, di
separarsi
dalla
circonferenza
,
sí
che qualunque
piccol
ritegno
, o della propria
inclinazione
o di qualche
glutine
,
basta
a
mantenervela
congiunta
; il quale poi
resta
invalido
a ciò poter fare nella
piccola
ruota
, la quale,
co
'
l
poco
secondare
la
direzione
della
tangente
, con troppa
ingorda
voglia
cerca
ritenere
a sé la
pietra
, e non essendo il
freno
e '
l
glutine
piú
gagliardo
di quello che
manteneva
l'altra
pietra
unita
con la maggior
ruota
, si
strappa
la
cavezza
, e si
corre
per la
tangente
. Per tanto io non solamente
resto
capace
dell'aver tutti quelli
errato
, che hanno
creduto
crescersi
la
cagione
della
proiezione
secondo
che si
accresce
la
velocità
della
vertigine
; ma di
piú
vo
considerando
, che
scemandosi
la
proiezione
nell'
accrescersi
la
ruota
,
tuttavoltaché
si
mantenga
la medesima
velocità
in esse
ruote
, forse potrebbe esser
vero
che a voler che la gran
ruota
scagliasse
come la
piccola
,
bisognasse
crescerle
tanto di
velocità
, quanto se le
cresce
di
diametro
, che sarebbe quando le
intere
conversioni
si
finissero
in
tempi
eguali
e
cosí
si potrebbe
stimare
che la
vertigine
della
Terra
non
piú
fusse
bastante
a
scagliare
le
pietre
, che
qualsivoglia
altra
piccola
ruota
che tanto
lentamente
si
girasse
, che in
ventiquattr'
ore
desse una
sola
rivolta
.
SALV
. Non voglio per
ora
che noi
cerchiamo
tant'
oltre;
basta
che assai
abbondantemente
abbiamo (s'io non m'
inganno
)
mostrato
l'
inefficacia
dell'
argumento
, che nel
primo
aspetto
pareva
concludentissimo
, e tale
era
stato
stimato
da
grandissimi
uomini
: ed assai
bene
speso
mi
parrà
il
tempo
e le
parole
, se anco nel
concetto
del
signor
Simplicio
averò
guadagnato
qualche
credenza
, non
dirò
della
mobilità
della
Terra
, ma
almanco
del non esser l'
opinion
di coloro che la
credono
, tanto
ridicola
e
stolta
, quanto le
squadre
de'
filosofi
comuni
la
tengono
.
SIMP
. Le
soluzioni
addotte
sin qui all'
instanze
fatte contro a questa
diurna
revoluzion
della
Terra
,
prese
da i
gravi
cadenti
dalla
sommità
d'una
torre
, e da i
proietti
a
perpendicolo
in su o
secondo
qualsivoglia
inclinazione
lateralmente
, verso
oriente
,
occidente
,
mezzogiorno
o
settentrione
etc., mi hanno in qualche
parte
scemata
l'
antiquata
incredulità
concepita
contro a tale
opinione
: ma altre maggiori
difficultà
mi si
aggirano
adesso
per la
fantasia
, dalle quali io
assolutamente
non mi
saprei
mai
sviluppare
, né forse
credo
che voi medesimi ve ne potrete
disciorre
; e può anco
essere
che venute non vi sieno all'
orecchie
, perché sono assai
moderne
. E queste sono le
opposizioni
di due
autori
che ex
professo
scrivono
contro al
Copernico
: le
prime
si
leggono
in un
libretto
di
conclusioni
naturali
; le altre sono d'un gran
filosofo
e
matematico
insieme
,
inserte
in un
trattato
che egli fa in
grazia
d'
Aristotile
e della sua
opinione
intorno all'
inalterabilità
del
cielo
, dove ei
prova
che non pur le
comete
, ma anco le
stelle
nuove
, cioè quella del
settantadua
in
Cassiopea
e quella del
seicentoquattro
nel
Sagittario
, non erano altrimenti sopra le
sfere
de i
pianeti
, ma
assolutamente
sotto il
concavo
della
Luna
nella
sfera
elementare
; e ciò
dimostra
egli contro a
Ticone
,
Keplero
e molti altri
osservatori
astronomi
, e gli
abbatte
con le loro
armi
medesime, cioè per
via
delle
parallassi
. Io, se vi è in
piacere
,
produrrò
le
ragioni
dell'uno e dell'altro, perché le ho
lette
piú
d'una
volta
con
attenzione
; e voi potrete
esaminar
la lor
forza
e
dirne
il vostro
parere
.
SALV
. Essendoché il nostro
principal
fine
è di
produrre
e
ponderar
tutto quello che è
stato
addotto
in pro e contro a i due
sistemi
Tolemaico
e
Copernicano
, non è
bene
passar
cosa alcuna delle
scritte
in
cotal
materia
.
SIMP
.
Comincerò
dunque dall'
instanze
contenute
nel
libretto
delle
conclusioni
, e poi verrò all'altre.
Primieramente
, dunque, l'
autore
con
grand'
acutezza
va
calcolando
quante
miglia
per
ora
fa un
punto
della
superficie
terrestre
posto
sotto l'
equinoziale
, e quante si fanno da altri
punti
posti
in altri
paralleli
; e non
contento
di
investigar
tali
movimenti
in
tempi
orarii
, gli
trova
anco in un
minuto
d'
ora
, né
contento
del
minuto
, lo
ritrova
sino a uno
scrupolo
secondo
; ma
piú
, e'
va
insino
a
mostrar
apertissimamente
quante
miglia
farebbe
in tali
tempi
una
palla
d'
artiglieria
,
posta
nel
concavo
dell'
orbe
lunare
,
suppostolo
anco tanto
grande
quanto l'istesso
Copernico
se lo
figura
, per
levar
tutti i
sutterfugii
all'
avversario
: e fatta quest'
ingegnosissima
ed
esquisitissima
supputazione
,
dimostra
che un
grave
cadente
di
lassú
consumerebbe
assai
piú
di sei
giorni
per
arrivar
sino al
centro
della
Terra
, dove
naturalmente
tendono
tutte le
cose
gravi
.
Ora
, quando dall'
assoluta
potenza
divina
o da qualche
angelo
fusse
miracolosamente
trasferita
lassú
una
grossissima
palla
di
artiglieria
, e
posta
nel nostro
punto
verticale
e di
lí
lasciata
in sua
libertà
, è ben, per suo e mio
parere
,
incredibilissima
cosa che ella nel
descendere
a
basso
si
andasse
sempre
mantenendo
nella nostra
linea
verticale
,
continuando
di
girare
con la
Terra
intorno al suo
centro
per tanti
giorni
,
descrivendo
sotto l'
equinoziale
una
linea
spirale
nel
piano
di esso
cerchio
massimo
, e sotto altri
paralleli
linee
spirali
intorno a
coni
, e sotto i
poli
cadendo
per una
semplice
linea
retta
.
Stabilisce
poi e
conferma
questa
grand'
improbabilità
co
'
l
promover
, per modo di
interrogazioni
, molte
difficultà
impossibili
a
rimuoversi
da i
seguaci
del
Copernico
; e sono, se ben mi
ricorda
...
SALV
.
Piano
un poco: di
grazia
,
signor
Simplicio
, non vogliate
avvilupparmi
con tante
novità
in un
tratto
; io ho poca
memoria
, e però mi bisogna
andar
di
passo
in
passo
. E perché mi
sovviene
aver già voluto
calcolare
in quanto
tempo
un
simil
grave
,
cadendo
dal
concavo
della
Luna
arriverebbe
nel
centro
della
Terra
, e mi
par
ricordare
che il
tempo
non sarebbe
sí
lungo, sarà
bene
che voi ci
dichiate
con qual
regola
quest'
autore
abbia
fatto
il suo
computo
.
SIMP
.
Hallo
fatto
, per
provare
il suo
intento
a
fortiori
,
vantaggioso
assai per la
parte
avversa
,
supponendo
che la
velocità
del
cadente
per la
linea
verticale
verso il
centro
della
Terra
fusse
eguale
alla
velocità
del suo
moto
circolare
fatto
nel
cerchio
massimo
del
concavo
dell'
orbe
lunare
, al cui
ragguaglio
verrebbe
a fare in un'
ora
dodicimila
seicento
miglia
tedesche
, cosa che
veramente
ha dell'
impossibile
; tuttavia, per
abbondare
in
cautela
e
dar
tutti i
vantaggi
alla
parte
, ei la
suppone
per
vera
, e
conclude
il
tempo
della
caduta
dovere
ad ogni modo esser
piú
di sei
giorni
.
SALV
. E quest'è tutto il suo
progresso
? e con questa
dimostrazione
prova
, il
tempo
di tal
cascata
dover
esser
piú
di sei
giorni
?
SAGR
.
Parmi
che e' si sia
portato
troppo
discretamente
, poiché essendo in poter del suo
arbitrio
dar
qual
velocità
gli
piaceva
a un tal
cadente
, ed in
conseguenza
farlo venire in
Terra
in sei
mesi
ed anco in sei
anni
, si è
contentato
di sei
giorni
. Ma di
grazia
,
signor
Salviati
,
racconciatemi
un poco il
gusto
co
'
l
dirmi
in qual
maniera
procedeva
il vostro
computo
, già che voi
dite
averlo altra
volta
fatto
; ché ben son
sicuro
che se '
l
quesito
non
ricercava
qualche
operazione
spiritosa
, voi non vi
areste
applicata
la
mente
.
SALV
. Non
basta
,
signor
Sagredo
, che la
conclusione
sia
nobile
e
grande
, ma il
punto
sta nel
trattarla
nobilmente
. E chi non
sa
che nel
resecar
le
membra
di un
animale
si possono
scoprir
meraviglie
infinite
della
provida
e
sapientissima
natura
? tuttavia, per uno che il
notomista
ne
tagli
, mille ne
squarta
il
beccaio
; ed io, nel
cercar
ora
di
sodisfare
alla vostra
domanda
, non
so
con quale delli due
abiti
sia per
comparire
in
scena
: pur,
preso
animo
dalla
comparsa
dell'
autor
del
signor
Simplicio
, non
resterò
di
recitarvi
(se mi
sovverrà
) il modo che io
tenevo
. Ma prima ch'io
metta
mano
ad altro, non posso
lasciar
di
dire
che
dubito
grandemente
che il
signor
Simplicio
non abbia
fedelmente
referito
il modo
co
'
l
quale questo suo
autore
trova
che la
palla
d'
artiglieria
, nel venir dal
concavo
della
Luna
sino al
centro
della
Terra
,
consumerebbe
piú
di sei
giorni
; perché, s'egli avesse
supposto
che la sua
velocità
nello
scendere
fusse
stata
eguale
a quella del
concavo
(come dice il
signor
Simplicio
che e'
suppone
), si sarebbe
dichiarato
ignudissimo
anco delle
prime
e
piú
semplici
cognizioni
di
geometria
: anzi mi
maraviglio
che l'istesso
signor
Simplicio
nell'
ammetter
la
supposizione
ch'egli dice, non
vegga
l'
esorbitanza
immensa
che in quella si
contiene
.
SIMP
. Ch'io abbia
equivocato
nel
riferirla
, potrebbe
essere
; ma che io vi
scuopra
dentro
fallacia
, non è
sicuramente
.
SALV
. Forse non ho ben
appreso
quel che avete
riferito
. Non
dite
voi che quest'
autore
fa la
velocità
del
moto
della
palla
nello
scendere
eguale
a quella ch'ell'aveva nello
andare
in
volta
, stando nel
concavo
lunare
, e che
calando
con tal
velocità
si
condurrebbe
al
centro
in sei
giorni
?
SIMP
.
Cosí
mi
par
ch'egli
scriva
.
SALV
. E non
vedete
un'
esorbitanza
sí
grande
? Ma voi certo la
dissimulate
: ché non può esser che non
sappiate
che '
l
semidiametro
del
cerchio
è
manco
che la
sesta
parte
della
circonferenza
; e che in
conseguenza
il
tempo
nel quale il
mobile
passerà
il
semidiametro
, sarà
manco
della
sesta
parte
del
tempo
nel quale,
mosso
con la medesima
velocità
,
passerebbe
la
circonferenza
; e che però la
palla
,
scendendo
con la
velocità
con la quale si
muoveva
nel
concavo
,
arriverà
in
manco
di
quattr'
ore
al
centro
,
posto
che nel
concavo
compiesse
una
revoluzione
in
ore
ventiquattro
, come bisogna ch'ei
supponga
per
mantenersi
sempre nella medesima
verticale
.
SIMP
.
Intendo
ora
benissimo
l'
errore
; ma non glie lo vorrei
attribuire
immeritamente
, ed è
forza
ch'io abbia
errato
nel
recitar
il suo
argomento
: e per
fuggir
di non gli n'
addossar
de gli altri, vorrei avere il suo
libro
, e se ci
fusse
chi
andasse
a
pigliarlo
, l'
averei
molto
caro
.
SAGR
. Non
mancherà
un
lacchè
, che
anderà
volando
; ed
appunto
si farà senza
perdimento
di
tempo
, ché intanto il
signor
Salviati
ci
favorirà
del suo
computo
.
SIMP
. Potrà
andare
, che lo
troverà
aperto
su '
l
mio
banco
insieme
con quello dell'altro che pur
argomenta
contro al
Copernico
.
SAGR
. Faremo
portar
quello ancora, per
piú
sicurezza
; ed in tanto il
signor
Salviati
farà il suo
calculo
. Ho
spedito
un
servitore
.
SALV
. Avanti di ogni altra cosa, bisogna
considerare
come il
movimento
de i
gravi
descendenti
non è
uniforme
, ma
partendosi
dalla
quiete
vanno
continuamente
accelerandosi
;
effetto
conosciuto
ed
osservato
da tutti,
fuor
che dal
prefato
autore
moderno
, il quale, non
parlando
di
accelerazione
, lo fa
equabile
. Ma questa
general
cognizione
è di niun
profitto
, quando non si
sappia
secondo
qual
proporzione
sia
fatto
questo
accrescimento
di
velocità
,
conclusione
stata sino a i
tempi
nostri
ignota
a tutti i
filosofi
, e
primieramente
ritrovata
e
dimostrata
dall'
Accademico
, nostro
comun
amico
: il quale, in alcuni suoi
scritti
non ancor
pubblicati
, ma in
confidenza
mostrati
a me e ad alcuni altri
amici
suoi,
dimostra
come l'
accelerazione
del
moto
retto
de i
gravi
si fa
secondo
i
numeri
impari
ab
unitate
, cioè che
segnati
quali e quanti si
voglino
tempi
eguali
, se nel
primo
tempo
,
partendosi
il
mobile
dalla
quiete
,
averà
passato
un tale
spazio
, come, per
esempio
, una
canna
, nel
secondo
tempo
passerà
tre
canne
, nel
terzo
cinque, nel
quarto
sette, e
cosí
conseguentemente
secondo
i
succedenti
numeri
caffi
, che in
somma
è l'istesso che il
dire
che gli
spazii
passati
dal
mobile
,
partendosi
dalla
quiete
, hanno tra di loro
proporzione
duplicata
di quella che hanno i
tempi
ne' quali tali
spazii
son
misurati
, o
vogliam
dire
che gli
spazii
passati
son tra di loro come i
quadrati
de'
tempi
.
SAGR
.
Mirabil
cosa
sento
dire
. E di questo
dite
esserne
dimostrazion
matematica
?
SALV
.
Matematica
purissima
, e non solamente di questa, ma di molte altre
bellissime
passioni
attenenti
a i
moti
naturali
e a i
proietti
ancora, tutte
ritrovate
e
dimostrate
dall'
amico
nostro: ed io le ho
vedute
e
studiate
tutte con mio
grandissimo
gusto
e
meraviglia
,
vedendo
suscitata
una
nuova
cognizione
intera
, intorno ad un
suggetto
del quale si sono
scritti
centinaia
di
volumi
; e né pur una
sola
dell'
infinite
conclusioni
ammirabili
che vi son dentro, è stata
osservata
e
intesa
da alcuno prima che dal nostro
amico
SAGR
. Voi mi
fate
fuggir
la
voglia
d'
intender
piú
oltre de i nostri
cominciati
discorsi
, e solo
sentire
alcuna delle
dimostrazioni
che mi
accennate
; però, o
ditemele
al
presente
, o almeno
datemi
ferma
parola
di farne meco una
particolare
sessione
, ed anco
presente
il
signor
Simplicio
se avrà
gusto
di
sentire
le
passioni
ed
accidenti
del
primario
effetto
della
natura
.
SIMP
.
Averollo
indubitatamente
, ancorché, per quanto
appartiene
al
filosofo
naturale
, io non
credo
che il
descendere
a certe
minute
particolarità
sia
necessario
,
bastando
una
general
cognizione
della
definizion
del
moto
e della
distinzione
di
naturale
e
violento
,
equabile
e
accelerato
, e
simili
; ché quando questo non
fusse
bastato
, io non
credo
che
Aristotile
avesse
pretermesso
di
insegnarci
tutto quello che
fusse
mancato
.
SALV
. Può
essere
. Ma non
perdiamo
piú
tempo
in questo, ch'io
prometto
spenderci
una
meza
giornata
appartatamente
per vostra
sodisfazione
, anzi pur
ora
mi
sovviene
avervi
un'altra
volta
promesso
di
darvi
questa medesima
sodisfazione
. E
tornando
al nostro
cominciato
calcolo
del
tempo
nel quale il
grave
cadente
verrebbe
dal
concavo
della
Luna
sino al
centro
della
Terra
, per
proceder
non
arbitrariamente
e a
caso
, ma con
metodo
concludentissimo
,
cercheremo
prima di
assicurarci
, con l'
esperienza
piú
volte
replicata
, in quanto
tempo
una
palla
,
verbigrazia
, di
ferro
venga in
Terra
dall'
altezza
di cento
braccia
.
SAGR
.
Pigliando
però una
palla
di un tal
determinato
peso
, e quella stessa sopra la quale noi vogliamo far il
computo
del
tempo
della
scesa
dalla
Luna
.
SALV
. Questo non
importa
niente, perché
palle
di una, di dieci, di cento, di mille
libbre
, tutte
misureranno
le medesime cento
braccia
nell'istesso
tempo
.
SIMP
. Oh questo non
cred
'io, né meno lo
crede
Aristotile
, che
scrive
che le
velocità
de i
gravi
descendenti
hanno tra di loro la medesima
proporzione
delle loro
gravità
.
SALV
. Come voi,
signor
Simplicio
, volete
ammetter
cotesto per
vero
, bisogna che voi
crediate
ancora, che
lasciate
nell'istesso
momento
cader
due
palle
della medesima
materia
, una di cento
libbre
e l'altra d'una, dall'
altezza
di cento
braccia
, la
grande
arrivi
in
Terra
prima che la
minore
sia
scesa
un
sol
braccio
:
ora
accomodate
, se voi potete, il vostro
cervello
a
imaginarsi
di
veder
la gran
palla
giunta
in
Terra
quando la
piccola
sia ancora a
men
d'un
braccio
vicina
alla
sommità
della
torre
.
SAGR
. Che questa
proposizione
sia
falsissima
, io non ne ho un
dubbio
al
mondo
; ma che anco la vostra sia
totalmente
vera
, non ne son ben
capace
: tuttavia la
credo
, poiché voi
risolutamente
l'
affermate
; il che son
sicuro
che non
fareste
quando non ne aveste certa
esperienza
o
ferma
dimostrazione
.
SALV
.
Honne
l'una e l'altra, e quando
tratteremo
la
materia
de i
moti
separatamente
, ve la
comunicherò
: intanto, per non avere
occasione
di
piú
interrompere
il
filo
,
ponghiamo
di voler fare il
computo
sopra una
palla
di
ferro
di cento
libbre
, la quale per
replicate
esperienze
scende
dall'
altezza
di cento
braccia
in cinque
minuti
secondi
d'
ora
. E perché, come vi ho
detto
, gli
spazii
che si
misurano
dal
cadente
,
crescono
in
duplicata
proporzione
, cioè
secondo
i
quadrati
de'
tempi
, essendoché il
tempo
di un
minuto
primo
è
duodecuplo
del
tempo
di cinque
secondi
, se noi
multiplicheremo
le cento
braccia
per il
quadrato
di 12, cioè per 144,
averemo
14400
, che sarà il
numero
delle
braccia
che il
mobile
medesimo
passerà
in un
minuto
primo
d'
ora
; e
seguitando
la medesima
regola
, perché un'
ora
è 60
minuti
,
multiplicando
14400
,
numero
delle
braccia
passate
in un
minuto
, per il
quadrato
di 60, cioè per
3600
, ne verrà
51840000
,
numero
delle
braccia
da
passarsi
in un'
ora
, che sono
miglia
17280
. E volendo
sapere
lo
spazio
che si
passerebbe
in 4
ore
,
multiplicheremo
17280
per 16 (che è il
quadrato
di 4), e ce ne verranno
miglia
276480
: il qual
numero
è assai maggiore della
distanza
dal
concavo
lunare
al
centro
della
Terra
, che è
miglia
196000
, facendo la
distanza
del
concavo
56
semidiametri
terrestri
, come fa l'
autor
moderno
, ed il
semidia
metro
della
Terra
3500
miglia
di
braccia
3000
l'uno, quali sono le nostre
miglia
italiane
. Adunque,
signor
Simplicio
quello
spazio
dal
concavo
della
Luna
al
centro
della
Terra
che il vostro
computista
diceva
non potersi
passare
se non in assai
piú
di sei
giorni
,
vedete
come, facendo il
computo
sopra l'
esperienza
e non su per le
dita
, si
passerebbe
in assai meno di 4
ore
; e facendo il
computo
esatto
, si
passa
in
ore
3,
minuti
primi
22 e 4
secondi
.
SAGR
. Di
grazia
,
caro
Signor
, non mi
defraudate
di questo
calculo
esatto
, perché bisogna che sia cosa
bellissima
.
SALV
. Tale è
veramente
. Però avendo (come ho
detto
) con
diligente
esperienza
osservato
come un tal
mobile
passa
,
cadendo
, l'
altezza
di 100
braccia
in 5
secondi
d'
ora
,
diremo
: Se 100
braccia
si
passano
in 5
secondi
,
braccia
588
000
000
(che tante sono 56
semidiametri
della
Terra
) in quanti
secondi
si
passeranno
? La
regola
per quest'
operazione
è che si
multiplichi
il
terzo
numero
per il
quadrato
del
secondo
; ne viene 14
700
000
000
, il quale si
deve
dividere
per il
primo
, cioè per 100, e la
radice
quadrata
del
quoziente
, che è 12 124
minuti
secondi
d'
ora
, che sono
ore
3,
minuti
primi
22 e 4
secondi
.
100 5
588000000
A
B
C
25
__________________________
1
14700000000
35956
22
10
241
________________
60
12124
2422
202
24240
3
SAGR
. Ho
veduta
l'
operazione
, ma non
intendo
niente della
ragione
del
cosí
operare
, né mi
par
tempo
adesso
di
domandarla
.
SALV
. Anzi ve la voglio
dire
, ancorché non la
ricerchiate
, perché è assai
facile
.
Segniamo
questi tre
numeri
con le
lettere
A
primo
,
B
secondo
,
C
terzo
; A,
C
sono i
numeri
de gli
spazii
,
B
è '
l
numero
del
tempo
: si
cerca
il
quarto
numero
, pur del
tempo
. E perché noi
sappiamo
, che qual
proporzione
ha lo
spazio
A allo
spazio
C
, tale
deve
avere il
quadrato
del
tempo
B
al
quadrato
del
tempo
che si
cerca
però, per la
regola
aurea
, si
multiplicherà
il
numero
C
per il
quadrato
del
numero
B
, ed il
prodotto
si
dividerà
per il
numero
A, ed il
quoziente
sarà il
quadrato
del
numero
, che si
cerca
, e la sua
radice
quadrata
sarà l'istesso
numero
cercato
. Or
vedete
come è
facile
da
intendersi
.
SAGR
. Tali sono tutte le
cose
vere
,
doppo
che son
trovate
; ma il
punto
sta nel
saperle
trovare
. Io
resto
capacissimo
, e vi
ringrazio
, e se altra
curiosità
vi
resta
in questa
materia
, vi
prego
a
dirla
, perché, s'io
debbo
parlar
liberamente
,
dirò
, con
licenzia
del
signor
Simplicio
, che da i vostri
discorsi
imparo
sempre qualche
bella
novità
, ma da quelli de' suoi
filosofi
non
so
d'aver sin
ora
imparato
cose
di gran
rilievo
.
SALV
. Pur troppo ci
resterebbe
da
dire
in questi
movimenti
locali
; ma
conforme
al
convenuto
ci
riserberemo
ad una
sessione
appartata
, e per
ora
dirò
qualche cosa
attenente
all'
autor
proposto
dal
signor
Simplicio
: al quale
par
d'aver
dato
un gran
vantaggio
alla
parte
nel
concederle
che quella
palla
d'
artiglieria
, nel
cader
dal
concavo
della
Luna
, possa venir con
velocità
eguale
alla
velocità
con la quale si sarebbe
mossa
in
giro
restando
lassú
e
movendosi
alla
conversion
diurna
.
Ora
io gli
dico
che quella
palla
,
cadendo
dal
concavo
sino al
centro
,
acquisterà
grado
di
velocità
assai
piú
che
doppio
della
velocità
del
moto
diurno
del
concavo
lunare
; e questo
mostrerò
io con
supposti
verissimi
, e non
arbitrarii
.
Dovete
dunque
sapere
, come il
grave
cadendo
, ed
acquistando
sempre
velocità
nuova
secondo
la
proporzione
già
detta
, in qualunque
luogo
egli si
trovi
della
linea
del suo
moto
, ha in sé tal
grado
di
velocità
, che se ei
continuasse
di
muoversi
con quella
uniformemente
, senza
piú
crescerla
, in altrettanto
tempo
quanto è
stato
quello della sua
scesa
passerebbe
spazio
doppio
del
passato
nella
linea
del
precedente
moto
in
giú
: e
cosí
, per
esempio
, se quella
palla
nel venir dal
concavo
della
Luna
al suo
centro
ha
consumato
ore
3,
minuti
primi
22 e 4
secondi
,
dico
che
giunta
al
centro
si
trova
costituita
in tal
grado
di
velocità
, che se con quella, senza
piú
crescerla
,
continuasse
di
muoversi
uniformemente
,
passerebbe
in altre
ore
3,
minuti
primi
22 e 4
secondi
il
doppio
di
spazio
, cioè quant'è tutto '
l
diametro
intero
dell'
orbe
lunare
. E perché dal
concavo
della
Luna
al
centro
so
no
miglia
196000
, le quali la
palla
passa
in
ore
3,
minuti
primi
22 e 4
secondi
, adunque (
stante
quello ch'è
detto
)
continuando
la
palla
di
muoversi
con la
velocità
che si
trova
avere nell'
arrivare
al
centro
,
passerebbe
, in altre
ore
3
minuti
primi
22 e 4
secondi
,
spazio
doppio
del
detto
, cioè
miglia
392000
: ma la medesima, stando nel
concavo
della
Luna
, che ha di
circuito
miglia
1232000
, e
movendosi
con quello al
moto
diurno
,
farebbe
nel medesimo
tempo
, cioè in
ore
3,
minuti
primi
22 e 4
secondi
,
miglia
172880
, che sono assai
manco
che la
metà
delle
miglia
392000
. Ecco dunque come il
moto
nel
concavo
non è qual dice l'
autor
moderno
, cioè di
velocità
impossibile
a
participarsi
dalla
palla
cadente
, etc.
SAGR
. Il
discorso
camminerebbe
benissimo
e mi
quieterebbe
, quando mi
fusse
saldata
quella
partita
del
muoversi
il
mobile
per
doppio
spazio
del
passato
cadendo
, in altro
tempo
eguale
a quel della
scesa
, quando e'
continuasse
di
muoversi
uniformemente
co
'
l
massimo
grado
della
velocità
acquistata
nel
descendere
:
proposizione
anco un'altra
volta
da voi
supposta
per
vera
, ma non
dimostrata
.
SALV
. Quest'è una delle
dimostrate
dal nostro
amico
, e la
vedrete
a suo
tempo
; ma in tanto voglio con alcune
conietture
, non
insegnarvi
cosa
nuova
, ma
rimuovervi
da una certa
opinione
contraria
,
mostrandovi
che forse
cosí
possa
essere
.
Sospendendosi
con un
filo
lungo e
sottile
,
legato
al
palco
, una
palla
di
piombo
, se noi la
allontaneremo
dal
perpendicolo
,
lasciandola
poi in
libertà
, non avete voi
osservato
che ella
declinando
passerà
spontaneamente
di
là
dal
perpendicolo
poco meno che altrettanto?
SAGR
. L'ho
osservato
benissimo
, e
veduto
(
massime
se la
palla
sarà
grave
assai) che ella
sormonta
tanto poco meno della
scesa
, che ho talvolta
creduto
che l'
arco
ascendente
sia
eguale
al
descendente
, e però
dubitato
che le sue
vibrazioni
potessero
perpetuarsi
; e
crederò
che lo
farebbero
se si potesse
levar
l'
impedimento
dell'
aria
, la quale,
resistendo
all'esser
aperta
,
ritarda
qualche poco ed
impedisce
il
moto
del
pendolo
: ma l'
impedimento
è ben poco; di che è
argomento
il
numero
grande
delle
vibrazioni
che si fanno avanti che il
mobile
si
fermi
del tutto.
SALV
. Non si
perpetuerebbe
il
moto
,
signor
Sagredo
, quando ben si
levasse
totalmente
l'
impedimento
dell'
aria
, perché ve n'è un altro
piú
recondito
assai.
SAGR
. E qual è? ché altro non me ne
sovviene
.
SALV
. Vi
gusterà
il
sentirlo
, ma ve lo
dirò
poi; intanto
seguitiamo
. Io vi ho
proposta
l'
osservazione
di questo
pendolo
,
acciò
che voi
intendiate
che l'
impeto
acquistato
nell'
arco
descendente
, dove il
moto
è
naturale
, è per se stesso
potente
a
sospignere
di
moto
violento
la medesima
palla
per altrettanto
spazio
nell'
arco
simile
ascendente
; è tale,
dico
, per se stesso,
rimossi
tutti gl'
impedimenti
esterni
.
Credo
anco che senza
dubitarne
s'
intenda
, che
sí
come nell'
arco
descendente
si
va
crescendo
la
velocità
sino al
punto
infimo
del
perpendicolo
,
cosí
da questo per l'altro
arco
ascendente
si
vadia
diminuendo
sino all'
estremo
punto
altissimo
, e
diminuendo
con l'
istesse
proporzioni
con le quali si venne prima
agumentando
,
sí
che i
gradi
delle
velocità
ne i
punti
egualmente
distanti
dal
punto
infimo
sieno tra di loro
eguali
. Di qui
parmi
(
discorrendo
con una certa
convenienza
) di poter
credere
, che quando il
globo
terrestre
fusse
perforato
per il
centro
, una
palla
d'
artiglieria
scendendo
per tal
pozzo
acquisterebbe
sino al
centro
tal
impeto
di
velocità
che
trapassato
il
centro
la
spignerebbe
in su per altrettanto
spazio
quanto
fusse
stato
quello della
caduta
,
diminuendo
sempre la
velocità
oltre al
centro
con
decrementi
simili
a gl'
incrementi
acquistati
nello
scendere
; ed il
tempo
che si
consumerebbe
in questo
secondo
moto
ascendente
credo
che sarebbe
eguale
al
tempo
della
scesa
.
Ora
, se il
mobile
co
'
l
diminuir
successivamente
, sino alla
totale
estinzione
, il
sommo
grado
della
velocità
che ebbe nel
centro
,
conduce
il
mobile
in tanto
tempo
per tanto
spazio
per quanto in altrettanto
tempo
era
venuto con l'
acquisto
di
velocità
dalla
total
privazione
di essa sino a quel
sommo
grado
;
par
ben
ragionevole
che quando si
movesse
sempre
co
'
l
sommo
grado
di
velocità
,
trapassasse
in altrettanto
tempo
amendue
quelli
spazii
: perché se noi
andremo
con la
mente
dividendo
quelle
velocità
in
gradi
crescenti
e
calanti
, come,
verbigrazia
, questi
numeri
,
sí
che i
primi
sino al 10 sieno i
crescenti
, e gli altri sino all'1 i
calanti
, e quelli, del
tempo
della
scesa
, e gli altri, del
tempo
della
salita
, si
vede
che,
congiunti
tutti
insieme
, fanno tanto quanto se una delle due
parti
di loro
fusse
stata tutta di
gradi
massimi
; e però tutto lo
spazio
passato
con tutti i
gradi
delle
velocità
crescenti
e
calanti
(che è tutto il
diametro
intero
)
dev'
esser
eguale
allo
spazio
passato
dalle
velocità
massime
che in
numero
sono la
metà
dell'
aggregato
delle
crescenti
e delle
calanti
. Io mi
conosco
essermi
assai
duramente
spiegato
, e
Dio
voglia
ch'io mi
lasci
intendere
.
SAGR
.
Credo
d'avere
inteso
benissimo
, ed anco di poter in
brevi
parole
mostrar
ch'io ho
inteso
. Voi avete voluto
dire
, che
cominciando
il
moto
dalla
quiete
ed
andando
successivamente
crescendo
la
velocità
con
agumenti
eguali
, quali sono quelli de'
numeri
conseguenti
,
cominciando
dall'
unità
, anzi dal
zero
, che
rappresenta
lo
stato
di
quiete
,
disponendogli
cosí
, e
conseguentemente
quanti ne
piacesse
,
sí
che il
minimo
grado
sia il
zero
e '
l
massimo
,
verbigrazia
, 5, tutti questi
gradi
di
velocità
, con i quali il
mobile
si è
mosso
, fanno la
somma
di 15; ma quando il
mobile
si
movesse
con tanti
gradi
in
numero
quanti son questi, e che ciascheduno
fusse
eguale
al
massimo
, che è 5, l'
aggregato
di tutte queste
velocità
sarebbe
doppio
dell'altre, cioè 30: e però
movendosi
il
mobile
per altrettanto
tempo
, ma con
velocità
equabile
e qual è quella del
sommo
grado
5,
doverà
passare
spazio
doppio
di quello che
passò
nel
tempo
accelerato
, che
cominciò
dallo
stato
di
quiete
.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 1 2 3 4 5
SALV
. Voi,
conforme
alla vostra
velocissima
e
sottilissima
apprensiva
, avete
spiegato
il tutto assai
piú
lucidamente
di me, e
fattomi
anco venire in
mente
di
aggiugnere
alcuna cosa di
piú
. Imperocché, essendo nel
moto
accelerato
l'
agumento
continuo
, non si può
compartire
i
gradi
della
velocità
, la quale sempre
cresce
, in
numero
alcuno
determinato
,
§
vedi
figura
15
perché,
mutandosi
di
momento
in
momento
, son sempre
infiniti
: però
meglio
potremo
esemplificare
la nostra
intenzione
figurandoci
un
triangolo
, qual sarebbe questo A
B
C
,
pigliando
nel
lato
A
C
quante
parti
eguali
ne
piacerà
, A D, D E, E
F
,
F
G
, e
tirando
per i
punti
D, E,
F
,
G
linee
rette
parallele
alla
base
B
C
; dove voglio che ci
imaginiamo
, le
parti
segnate
nella
linea
A
C
esser
tempi
eguali
, e le
parallele
tirate
per i
punti
D, E,
F
,
G
rappresentarci
i
gradi
delle
velocità
accelerate
e
crescenti
egualmente
in
tempi
eguali
, ed il
punto
A esser lo
stato
di
quiete
, dal quale
partendosi
il
mobile
abbia,
verbigrazia
, nel
tempo
A D
acquistato
il
grado
di
velocità
D
H
, nel
seguente
tempo
aver
cresciuta
la
velocità
sopra il
grado
D
H
sino al
grado
E I, e
conseguentemente
fattala
maggiore ne i
tempi
succedenti
,
secondo
i
crescimenti
delle
linee
F
K
,
G
L
, etc. Ma perché l'
accelerazione
si fa
continuamente
di
momento
in
momento
, e non
intercisamente
di
parte
quanta di
tempo
in
parte
quanta, essendo
posto
il
termine
A come
momento
minimo
di
velocità
, cioè come
stato
di
quiete
e come
primo
instante
del
tempo
susseguente
A D, è
manifesto
che avanti l'
acquisto
del
grado
di
velocità
D
H
,
fatto
nel
tempo
A D, si è
passato
per altri
infiniti
gradi
minori
e
minori
,
guadagnati
ne gli
infiniti
instanti
che sono nel
tempo
D A,
corrispondenti
a gli
infiniti
punti
che sono nella
linea
D A: però per
rappresentare
la
infinità
de i
gradi
di
velocità
che
precedono
al
grado
D
H
, bisogna
intendere
infinite
linee
sempre
minori
e
minori
, che si
intendano
tirate
da gl'
infiniti
punti
della
linea
D A,
parallele
alla D
H
, la qual
infinità
di
linee
ci
rappresenta
in
ultimo
la
superficie
del
triangolo
A
H
D; e
cosí
intenderemo
,
qualsivoglia
spazio
passato
dal
mobile
con
moto
che,
cominciando
dalla
quiete
, si
vadia
uniformemente
accelerando
, aver
consumato
ed essersi
servito
di
infiniti
gradi
di
velocità
crescenti
,
conforme
all'
infinite
linee
, che,
cominciando
dal
punto
A, si
intendono
tirate
parallele
alla
linea
H
D ed alle I E,
K
F
,
L
G
,
B
C
,
continuandosi
il
moto
quanto ne
piace
.
Ora
finiamo
l'
intero
parallelogrammo
A
M
B
C
, e
prolunghiamo
sino al suo
lato
B
M
non solo le
parallele
segnate
nel
triangolo
, ma la
infinità
di quelle che si
intendono
prodotte
da tutti i
punti
del
lato
A
C.
E
sí
come la
B
C
era
massima
delle
infinite
del
triangolo
,
rappresentanteci
il
massimo
grado
di
velocità
acquistato
dal
mobile
nel
moto
accelerato
, e tutta la
superficie
di esso
triangolo
era
la
massa
e la
somma
di tutta la
velocità
con la quale nel
tempo
A
C
passò
un tale
spazio
,
cosí
il
parallelogrammo
viene ad esser una
massa
ed
aggregato
di altrettanti
gradi
di
velocità
, ma ciascheduno
eguale
al
massimo
B
C
, la qual
massa
di
velocità
viene a esser
doppia
della
massa
delle
velocità
crescenti
del
triangolo
,
sí
come esso
parallelogrammo
è
doppio
del
triangolo
; e però, se il
mobile
che
cadendo
si è
servito
de i
gradi
di
velocità
accelerata
,
conforme
al
triangolo
A
B
C
, ha
passato
in tanto
tempo
un tale
spazio
, è ben
ragionevole
e
probabile
che
servendosi
delle
velocità
uniformi
, e
rispondenti
al
parallelogrammo
,
passi
con
moto
equabile
nel medesimo
tempo
spazio
doppio
al
passato
dal
moto
accelerato
.
SAGR
.
Resto
interamente
appagato
. E se voi
chiamate
questo un
discorso
probabile
, quali saranno le
dimostrazioni
necessarie
? Volesse
Dio
che in tutta la
comune
filosofia
se ne
trovasse
pur una delle
sí
concludenti
!
SIMP
. Non bisogna nella
scienza
naturale
ricercar
l'
esquisita
evidenza
matematica
.
SAGR
. Ma questa del
moto
non è
quistion
naturale
? e pur non
trovo
che di esso
Aristotile
mi
dimostri
pur un
minimo
accidente
. Ma non
divertiamo
piú
il nostro
ragionamento
, e voi,
signor
Salviati
, non
mancate
in
grazia
di
dirmi
quello che mi
accennaste
esser
cagione
del
fermare
il
pendolo
, oltre alla
resistenza
del
mezo
all'esser
aperto
.
SALV
.
Ditemi
: di due
pendenti
da
distanze
diseguali
, quello che è
attaccato
a
piú
lunga
corda
non fa le sue
vibrazioni
piú
rare
?
SAGR
.
Sí
, quando si
movessero
per
eguali
distanze
dal
perpendicolo
.
SALV
. Cotesto
allontanarsi
piú
o meno non
importa
niente, perché il medesimo
pendolo
fa le sue
reciprocazioni
sempre sotto
tempi
eguali
, sieno quelle
lunghissime
o
brevissime
; cioè
rimuovasi
il
pendolo
assaissimo
o pochissimo dal
perpendicolo
; e se pur non sono del tutto
eguali
, son
elleno
insensibilmente
differenti
, come l'
esperienza
vi può
mostrare
; ma quando ben le
fussero
molto
diseguali
, non
disfavorirebbe
, ma
favorirebbe
la
causa
nostra.
§
vedi
figura
16
Imperocché
segniamo
il
perpendicolo
A
B
, e
penda
dal
punto
A nella
corda
A
C
un
peso
C
, ed un altro pur nella medesima
piú
alto
, che sia E; e
discostata
la
corda
A
C
dal
perpendicolo
, e
lasciata
poi in
libertà
, i
pesi
C
, E si
moveranno
per gli
archi
C
B
D, E
G
F
: ed il
peso
E, come
pendente
da
minor
distanza
, ed anco come (per vostro
detto
)
allontanato
meno vuol
ritornare
indietro
piú
presto e far le sue
vibrazioni
piú
frequenti
che il
peso
C
, e però gli
impedirà
il
trascorrere
tant'
oltre verso il
termine
D quanto
farebbe
se
fusse
libero
; e
cosí
,
recandogli
in ogni
vibrazione
continuo
impedimento
, finalmente lo
ridurrà
alla
quiete
.
Ora
, la
corda
medesima (
levando
i
pesi
di
mezo
) è un
composto
di molti
pendoli
gravi
, cioè ciascheduna delle sue
parti
è un tal
pendolo
,
attaccato
piú
e
piú
vicino al
punto
A e però
disposto
a far le sue
vibrazioni
sempre
piú
e
piú
frequenti
; ed in
conseguenza
è
abile
ad
arrecare
un
continuo
impedimento
al
peso
C.
Segno
di questo ne è, che se noi
osserveremo
la
corda
A
C
, la
vedremo
distesa
non
rettamente
, ma in
arco
; e se noi in
cambio
di
corda
piglieremo
una
catena
,
vedremo
tale
effetto
assai
piú
manifesto
, e
massime
con l'
allontanar
assai il
grave
C
dal
perpendicolo
A
B
: imperocché, per esser la
catena
composta
di molte
particelle
snodate
, e ciascheduna assai
grave
, gli
archi
A E
C
, A
F
D si
vedranno
notabilmente
incurvati
. Per questo dunque, che le
parti
della
catena
,
secondo
che son
piú
vicine
al
punto
A,
voglion
far le lor
vibrazioni
piú
frequenti
, non
lasciano
scorrer
le
piú
basse
quanto
naturalmente
farebbero
; e con il
continuo
detrar
dalle
vibrazioni
del
peso
C
, finalmente lo
fermano
, quando ben l'
impedimento
dell'
aria
si potesse
tor
via
.
SAGR
.
Appunto
sono
arrivati
i
libri
.
Pigliate
,
signor
Simplicio
, e
trovate
il
luogo
del quale si
dubita
.
SIMP
. Eccolo qui, dove egli
incomincia
ad
argumentar
contro al
moto
diurno
della
Terra
, avendo egli prima
confutato
l'
annuo
:
Motus
Terrae
annuus
asserere
Copernicanos
cogit
conversionem
eiusdem
quotidianam
; alias idem
Terrae
hemispherium
continenter
ad
Solem
esset
conversum
,
obumbrato
semper
averso
(1); e
cosí
la
metà
della
Terra
non
vedrebbe
mai il
Sole
.
SALV
.
Parmi
, per questo
primo
ingresso
, che quest'
uomo
non si sia ben
figurata
la
posizion
del
Copernico
; perché s'egli avesse
avvertito
, come e' fa star l'
asse
del
globo
terrestre
perpetuamente
parallelo
a se stesso, non
arebbe
detto
che la
metà
della
Terra
non
vedrebbe
mai il
Sole
, ma che l'
anno
sarebbe
stato
un
sol
giorno
naturale
, cioè che per tutte le
parti
della
Terra
si sarebbe
auto
sei
mesi
di
giorno
e sei
mesi
di
notte
, come
ora
accade
a gli
abitatori
sotto '
l
polo
. Ma questo
siagli
perdonato
, e
venghiamo
al
resto
.
SIMP
.
Segue
: Hanc autem
gyrationem
Terrae
impossibilem
esse, sic
demonstramus
.(2) Questo appresso è la
dichiarazione
della
seguente
figura
, dove si
veggono
dipinti
molti
gravi
descendenti
, e
leggieri
ascendenti
, e
uccelli
che si
trattengono
per
aria
, etc.
SAGR
.
Mostrate
, di
grazia
. Oh che
belle
figure
, che
uccelli
, che
palle
, e che altre
belle
cose
son queste?
SIMP
. Queste son
palle
che vengono dal
concavo
della
Luna
.
SAGR
. E questa che è?
SIMP
. È una
chiocciola
, che qua a
Venezia
chiaman
buovoli
, che ancor essa
vien
dal
concavo
della
Luna
.
SAGR
.
Sí
,
sí
: quest'è che la
Luna
ha
cosí
grand'
efficacia
sopra questi
pesci
ostreacei
, che noi
chiamiamo
pesci
armai
.
SIMP
. Quest'è poi quel
calcolo
ch'io
dicevo
, di questo
viaggio
in un
giorno
naturale
, in un'
ora
, in un
minuto
primo
ed in un
secondo
, che
farebbe
un
punto
della
Terra
posto
sotto l'
equinoziale
, ed anco nel
parallelo
di 48
gradi
. E poi
segue
questo, dov'io
dubito
non avere
errato
nel
referirlo
; però
leggiamolo
: His
positis
,
necesse
est,
Terra
circulariter
mota
, omnia ex
aere
eidem
etc. Quod si
hasce
pilas
aequales
ponemus
pondere
,
magnitudine
,
gravitate
, et in
concavo
spherae
lunaris
positas
libero
descensui
permittamus
, si
motum
deorsum
aequemus
celeritate
motui
circum
(quod tamen
secus
est, cum
pila
A etc.),
elabentur
minimum
(ut
multum
cedamus
adversariis
)
dies
sex
: quo
tempore
sexies
circa
Terram
etc.(3)
SALV
. Voi
purtroppo
avevi
fedelmente
referita
l'
instanza
di quest'
uomo
. Di qui potete
comprender
,
signor
Simplicio
, con quanta
cautela
dovrebber
andar
quelli che
vorrebber
dar
a
credere
altrui quelle
cose
che forse non
credono
essi medesimi: perché mi
pare
impossibil
cosa che quest'
autore
non si avesse ad
accorgere
ch' e' si
figurava
un
cerchio
il cui
diametro
, che appresso i
matematici
è
manco
che la
terza
parte
della
circonferenza
,
fusse
piú
di 12
volte
maggiore della medesima;
errore
che
pone
esser assai
piú
di 36 quello ch'è
manco
d'uno.
SAGR
. Forse che queste
proporzioni
matematiche
, che son
vere
in
astratto
,
applicate
poi in
concreto
a
cerchi
fisici
ed
elementari
non
rispondon
cosí
per
appunto
: se ben mi
pare
che i
bottai
, per
trovare
il
semidiametro
del
fondo
da farsi per la
botte
, si
servono
della
regola
in
astratto
de'
matematici
, ancorché tali
fondi
sien
cose
assai
materiali
e
concrete
. Però
dica
il
signor
Simplicio
la
scusa
di quest'
autore
, e se gli
pare
che la
fisica
possa
differir
tanto dalla
matematica
.
SIMP
. La
ritirata
non mi
par
suffiziente
, perché lo
svario
è troppo
grande
: e in questo
caso
non
saprei
che
dire
altro, se non che quandoque
bonus
etc. Ma
posto
che il
calcolo
del
signor
Salviati
sia
piú
giusto
, e che il
tempo
della
scesa
della
palla
non
fusse
piú
di tre
ore
,
parmi
ad ogni modo che venendo dal
concavo
della
Luna
,
distante
per
sí
grand'
intervallo
,
mirabil
cosa sarebbe che ella avesse
instinto
da
natura
di
mantenersi
sempre sopra '
l
medesimo
punto
della
Terra
al quale nella sua
partita
ella
soprastava
, e non
piú
tosto
restar
in dietro per
lunghissimo
intervallo
.
SALV
. L'
effetto
può esser
mirabile
, e non
mirabile
, ma
naturale
e
ordinario
,
secondo
che sono le
cose
precedenti
. Imperocché, se la
palla
(
conforme
a'
supposti
che fa l'
autore
) mentre si
tratteneva
nel
concavo
della
Luna
aveva il
moto
circolare
delle
ventiquattr'
ore
insieme
con la
Terra
e
co
'
l
resto
del
contenuto
dentro ad esso
concavo
, quella medesima
virtú
che la faceva
andare
in
volta
avanti lo
scendere
,
continuerà
di farla
andar
anco nello
scendere
; e tantum
abest
che ella non sia per
secondare
il
moto
della
Terra
, ma
debba
restare
indietro
, che
piú
tosto
dovrebbe
prevenirlo
, essendoché nell'
avvicinarsi
alla
Terra
il
moto
in
giro
ha da esser
fatto
continuamente
per
cerchi
minori
: talché,
mantenendosi
nella
palla
quella medesima
velocità
che ell'aveva nel
concavo
,
dovrebbe
anticipare
, come ho
detto
, la
vertigine
della
Terra
. Ma se la
palla
nel
concavo
mancava
della
circolazione
, non è in
obbligo
nello
scendere
di
mantenersi
perpendicolarmente
sopra quel
punto
della
Terra
che gli
era
sottoposto
quando la
scesa
cominciò
; né il
Copernico
né alcuno de' suoi
aderenti
lo
dirà
.
SIMP
. Ma l'
autore
farà
instanza
, come voi
vedete
,
domandando
da qual
principio
dependa
questo
moto
circolare
de'
gravi
e de'
leggieri
, cioè se da
principio
interno
o
esterno
.
SALV
. Stando nel
problema
di che si
tratta
,
dico
che quel
principio
che faceva
andar
la
palla
in
volta
mentre
era
nel
concavo
lunare
, è il medesimo che gli
mantiene
la
circolazione
anco nello
scendere
:
lascerò
poi che l'
autore
lo
faccia
interno
o
esterno
a modo suo.
SIMP
. L'
autore
proverà
che non può esser né
interno
né
esterno
.
SALV
. Ed io
risponderò
che la
palla
nel
concavo
non si
muoveva
, e sarò
libero
dal
dover
dichiarare
come
discendendo
resti
sempre
verticale
al medesimo
punto
, attesoché ella non vi
resterà
.
SIMP
.
Bene
; ma come i
gravi
e i
leggieri
non possono aver
principio
né
interno
né
esterno
di
muoversi
circolarmente
, né anco il
globo
terrestre
si
muoverà
di
moto
circolare
; e
cosí
avremo l'
intento
.
SALV
. Io non ho
detto
che la
Terra
non abbia
principio
né
esterno
né
interno
al
moto
circolare
, ma
dico
che non
so
qual de'
dua
ella si abbia; ed il mio non lo
sapere
non ha
forza
di
levarglielo
. Ma se questo
autore
sa
da che
principio
sieno
mossi
in
giro
altri
corpi
mondani
, che
sicuramente
si
muovono
,
dico
che quello che fa
muover
la
Terra
è una cosa
simile
a quella per la quale si
muove
Marte
,
Giove
, e che e'
crede
che si
muova
anco la
sfera
stellata
; e se egli mi
assicurerà
chi sia il
movente
di uno di questi
mobili
, io mi
obbligo
a
sapergli
dire
chi fa
muover
la
Terra
. Ma
piú
, io voglio far l'istesso s'ei mi
sa
insegnare
chi
muova
le
parti
della
Terra
in
giú
.
SIMP
. La
causa
di quest'
effetto
è
notissima
, e
ciaschedun
sa
che è la
gravità
.
SALV
. Voi
errate
,
signor
Simplicio
; voi
dovevi
dire
che
ciaschedun
sa
ch'ella si
chiama
gravità
. Ma io non vi
domando
del
nome
, ma dell'
essenza
della cosa: della quale
essenza
voi non
sapete
punto
piú
di quello che voi
sappiate
dell'
essenza
del
movente
le
stelle
in
giro
,
eccettuatone
il
nome
, che a questa è
stato
posto
e
fatto
familiare
e
domestico
per la
frequente
esperienza
che mille
volte
il
giorno
ne
veggiamo
; ma non è che
realmente
noi
intendiamo
piú
, che
principio
o che
virtú
sia quella che
muove
la
pietra
in
giú
, di quel che noi
sappiamo
chi la
muova
in su,
separata
dal
proiciente
, o chi
muova
la
Luna
in
giro
, eccettoché (come ho
detto
) il
nome
, che
piú
singulare
e proprio gli abbiamo
assegnato
di
gravità
.
doveché
a quello con
termine
piú
generico
assegnamo
virtú
impressa
, a quello
diamo
intelligenza
, o
assistente
, o
informante
, ed a
infiniti
altri
moti
diamo
loro per
cagione
la
natura
.
SIMP
.
Parmi
che quest'
autore
domandi
assai
manco
di quello a che voi
negate
la
risposta
; poiché e' non vi
chiede
qual sia
particolarmente
e
nominatamente
il
principio
che
muove
i
gravi
e i
leggieri
in
giro
, ma, qualunque e' si sia,
cerca
solamente se voi lo
stimate
intrinseco
o
estrinseco
: che se
bene
,
verbigrazia
, io non
so
che cosa sia la
gravità
, per la quale la
Terra
descende
,
so
però ch'ell'è
principio
interno
, poiché, non
impedito
,
spontaneamente
muove
; ed all'
incontro
so
che il
principio
che la
muove
in su, è
esterno
, ancorché io non
sappia
che cosa sia la
virtú
impressale
dal
proiciente
.
SALV
. In quante
quistioni
bisognerebbe
divertire
, se noi volessimo
decidere
tutte le
difficultà
che si vengono
attaccando
l'una in
conseguenza
dell'altra! Voi
chiamate
principio
esterno
, ed anco lo
chiamerete
preternaturale
e
violento
, quello che
muove
il
proietto
grave
all'
insú
; ma forse non è egli meno
interno
e
naturale
che quello che lo
muove
in
giú
: può
chiamarsi
per
avventura
esterno
e
violento
mentre il
mobile
è
congiunto
co
'
l
proiciente
; ma
separato
, che cosa
esterna
rimane
per
motore
della
freccia
o della
palla
? Bisogna pur
necessariamente
dire
che quella
virtú
che la
conduce
in
alto
, sia non meno
interna
che quella che la
muove
in
giú
; ed io ho
cosí
per
naturale
il
moto
in su de i
gravi
per l'
impeto
concepito
, come il
moto
in
giú
dependente
dalla
gravità
.
SIMP
. Questo non
ammetterò
io mai; perché questo ha il
principio
interno
naturale
e
perpetuo
, e quello,
esterno
violento
e
finito
.
SALV
. Se voi vi
ritirate
dal
concedermi
che i
principii
de i
moti
de i
gravi
in
giú
ed in su sieno
egualmente
interni
e
naturali
, che
fareste
s'io vi
dicessi
che e' potessero anco
essere
il medesimo in
numero
?
SIMP
. Lo
lascio
giudicare
a voi.
SALV
. Anzi voglio io voi stesso per
giudice
. Però
ditemi
:
credete
voi che nel medesimo
corpo
naturale
possano
riseder
principii
interni
che siano tra di loro
contrarii
?
SIMP
.
Credo
assolutamente
di no.
SALV
. Della
terra
, del
piombo
, dell'
oro
, ed in
somma
delle
materie
gravissime
, quale
stimate
voi che sia la lor
naturale
intrinseca
inclinazione
, cioè a qual
moto
credete
voi che '
l
lor
principio
interno
le
tiri
?
SIMP
. Al
moto
verso il
centro
delle
cose
gravi
, cioè al
centro
dell'
universo
e della
Terra
, dove, non
impedite
, si
condurrebbero
.
SALV
. Talché, quando il
globo
terrestre
fusse
perforato
da un
pozzo
che
passasse
per il
centro
di esso, una
palla
d'
artiglieria
lasciata
cader
per esso,
mossa
da
principio
naturale
ed
intrinseco
, si
condurrebbe
al
centro
; e tutto questo
moto
farebbe
ella
spontaneamente
e per
principio
intrinseco
: non sta
cosí
?
SIMP
.
Cosí
tengo
io per
fermo
.
SALV
. Ma
giunta
al
centro
,
credete
voi ch'ella
passasse
piú
oltre, o pur che
quivi
cesserebbe
immediatamente
dal
moto
?
SIMP
.
Credo
che ella
continuerebbe
di
muoversi
per
lunghissimo
spazio
.
SALV
. Ma questo
moto
oltre al
centro
non
sarebb
'egli all'
insú
e, per vostro
detto
,
preternaturale
e
violento
? e da qual altro
principio
lo farete voi
dependere
,
salvoché
da quell'istesso che ha
condotta
la
palla
al
centro
, e che voi avete
chiamato
intrinseco
e
naturale
?
trovate
voi un
proiciente
esterno
, che gli
sopraggiunga
di
nuovo
per
cacciarla
in su. E questo che si dice del
moto
per il
centro
, si
vede
anco
quassú
da noi: imperocché l'
impeto
interno
di un
grave
cadente
per una
superficie
declive
, se la medesima,
piegandosi
da
basso
, si
refletterà
in su, lo
porterà
, senza
punto
interrompere
il
moto
, anco all'
insú
. Una
palla
di
piombo
pendente
da uno
spago
,
rimossa
dal
perpendicolo
,
descende
spontaneamente
,
tirata
dall'
interna
inclinazione
, e senza
interpor
quiete
trapassa
il
punto
infimo
, e senz'altro
sopravvegnente
motore
si
muove
in su. Io
so
che voi non
negherete
che tanto è
naturale
ed
interno
de i
gravi
il
principio
che gli
muove
in
giú
, quanto de i
leggieri
quello che gli
muove
in su: onde io vi
metto
in
considerazione
una
palla
di
legno
, la quale
scendendo
per
aria
da
grande
altezza
, e però
movendosi
da
principio
interno
,
giunta
sopra una
profondità
d'
acqua
,
continua
la sua
scesa
, e senz'altro
motore
esterno
per lungo
tratto
si
sommerge
; e
pure
il
moto
in
giú
per l'
acqua
gli è
preternaturale
, e con tutto ciò
depende
da
principio
che è
interno
, e non
esterno
della
palla
. Eccovi dunque
dimostrato
come un
mobile
può esser
mosso
, da uno stesso
principio
interno
, di
movimenti
contrarii
.
SIMP
. Io
credo
che a tutte queste
instanze
ci sieno
risposte
, benché per
ora
non mi
sovvengano
. Ma comunque ciò sia,
continua
l'
autor
di
domandar
da qual
principio
dependa
questo
moto
circolare
de i
gravi
e de i
leggieri
, cioè se da
principio
interno
o
esterno
, e
seguendo
dimostra
che non può esser né l'uno né l'altro,
dicendo
: Si ab
externo
,
Deusne
illum
excitat
per
continuum
miraculum
? an
vero
angelus
? an
aer
? Et hunc quidem
multi
assignant
. Sed contra... (4)
SALV
. Non vi
affaticate
in
legger
l'
instanze
, perch'io non son di quelli che
attribuisca
tal
principio
all'
aria
ambiente
. Quanto poi al
miracolo
o all'
angelo
,
piú
tosto
inclinerei
in quella
parte
; perché quello che
comincia
da
divino
miracolo
o da
operazione
angelica
, qual è la
trasportazione
d'una
palla
d'
artiglieria
nel
concavo
della
Luna
, non ha dell'
improbabile
che in
virtú
del medesimo
principio
faccia
anco il
resto
. Ma quanto all'
aria
, a me
basta
che ella non
impedisca
il
moto
circolare
de i
mobili
che per essa si dice che si
muovono
; e per ciò fare,
basta
(né
piú
si
ricerca
) che essa si
muova
dell'istesso
moto
, e che con la medesima
velocità
finisca
le sue
circolazioni
che il
globo
terrestre
.
SIMP
. Ed egli
insurgerà
parimente
contro a questo,
domandando
chi
conduce
intorno l'
aria
, la
natura
o la
violenza
? e
confuta
la
natura
, con
dire
che ciò è contro alla
verità
, all'
esperienza
, all'istesso
Copernico
.
SALV
. Contro al
Copernico
non è altrimenti, il quale non
scrive
tal cosa, e quest'
autor
glie l'
attribuisce
con troppo
eccesso
di
cortesia
: anzi egli dice, e per mio
parer
dice
bene
, che la
parte
dell'
aria
vicina
alla
Terra
, essendo
piú
presto
evaporazion
terrestre
, può aver la medesima
natura
, e
naturalmente
seguire
il suo
moto
, o
vero
, per essergli
contigua
,
seguirla
in quella
maniera
che i
Peripatetici
dicono
che la
parte
superiore
e l'
elemento
del
fuoco
seguono
il
moto
del
concavo
della
Luna
;
sí
che a loro
tocca
a
dichiarare
se
cotal
moto
sia
naturale
o
violento
.
SIMP
.
Replicherà
l'
autore
, che se '
l
Copernico
fa
muovere
una
parte
dell'
aria
inferiore
solamente,
mancando
di
cotal
moto
la
superiore
, non potrà
render
ragione
, come quell'
aria
quieta
sia per poter
condur
seco i medesimi
gravi
e fargli
secondare
il
moto
della
Terra
.
SALV
. Il
Copernico
dirà
che questa
propension
naturale
de i
corpi
elementari
di
seguire
il
moto
terrestre
ha una
limitata
sfera
,
fuor
della quale
cesserebbe
tal
naturale
inclinazione
; oltreché, come ho
detto
, non è l'
aria
quella che
porta
seco i
mobili
, i quali,
sendo
separati
dalla
Terra
,
seguano
il suo
moto
;
sí
che
cascano
tutte le
instanze
che questo
autor
produce
per
provar
che l'
aria
può non
cagionar
cotali
effetti
.
SIMP
. Come dunque ciò non sia,
bisognerà
dire
che tali
effetti
dependano
da
principio
interno
; contro alla qual
posizione
oboriuntur
dificillimæ
, immo
inextricabiles
,
quæstiones
secundæ
,(5) che sono le
seguenti
:
Principium
illud
interrum
vel est
accidens
, vel
substantia
: si
primum
, quale nam illud? nam
qualitas
loco
motiva
circum
hactenus
nulla
videtur
esse
agnita
. (6)
SALV
. Come non si ha
notizia
di alcuna? non ci sono queste, che
muovon
intorno tutte queste
elementari
materie
,
insieme
con la
Terra
?
Vedete
come quest'
autore
suppon
per
vero
quello ch'è in
quistione
.
SIMP
. Ei dice che ciò non si
vede
, e
parmi
che abbia
ragione
in questo.
SALV
. Non si
vede
da noi, perché
andiamo
in
volta
insieme
con loro.
SIMP
.
Sentite
l'altra
instanza
: Quæ etiam si esset, quomodo tamen
inveniretur
in
rebus
tam
contrariis
? in
igne
ut in
aqua
? in
aere
ut in
terra
? in
viventibus
ut in
anima
carentibus
?(7)
SALV
.
Posto
per
ora
che l'
acqua
e il
fuoco
sien
contrarii
come anche l'
aria
e la
terra
(che pur ci sarebbe da
dire
assai), il
piú
che da questo ne possa
seguire
, sarà che ad essi non possono esser
comuni
i
moti
che tra loro
sien
contrarii
sí
che,
verbigrazia
, il
moto
in su, che
naturalmente
compete
al
fuoco
, non possa
competere
all'
acqua
, ma che,
sí
come essa è per
natura
contraria
al
fuoco
,
cosí
a lei
convenga
quel
moto
che è
contrario
al
moto
del
fuoco
, che sarà il
moto
deorsum
: ma il
moto
circolare
, che non è
contrario
né al
sursum
né al
deorsum
, anzi che si può
mescolare
con
amendue
, come il medesimo
Aristotile
afferma
, perché non potrà
egualmente
competere
a i
gravi
ed a i
leggieri
? I
moti
poi che non posson esser
comuni
a i
viventi
ed a i non
viventi
son quelli che
dependon
dall'
anima
; ma quelli che son del
corpo
, in quanto egli è
elementare
, ed in
conseguenza
participante
delle
qualità
degli
elementi
, perché non hanno ad esser
comuni
al
cadavero
ed al
vivente
? E però, quando il
moto
circolare
sia proprio degli
elementi
,
dovrà
esser
comune
de i
misti
ancora.
SAGR
. È
forza
che quest'
autor
creda
, che
cadendo
una
gatta
morta
da una
finestra
, non possa esser che anco
viva
ci potesse
cadere
, non essendo cosa
conveniente
che un
cadavero
partecipi
delle
qualità
che
convengono
ad un
vivente
.
SALV
. Non
conclude
, dunque, il
discorso
di quest'
autore
contro a chi
dicesse
, il
principio
del
moto
circolare
de i
gravi
e de i
leggieri
esser un
accidente
interno
. Non
so
quanto e' sia per
dimostrare
che non possa esser una
sustanza
.
SIMP
.
Insurge
contro a questo con molte
opposizioni
, la prima delle quali è questa: Si
secundum
(nempe si
dicas
, tale
principium
esse
substantiam
), illud est aut
materia
, aut
forma
, aut
compositum
; sed
repugnant
iterum tot
diversæ
rerum
naturæ
,
quales
sunt
aves
,
limaces
,
saxa
,
sagittæ
,
nives
,
fumi
,
grandines
,
pisces
, etc., quæ tamen omnia,
specie
et
genere
differentia
,
moverentur
a
natura
sua
circulariter
, ipsa
naturis
diversissima
, etc. (8)
SALV
. Se queste
cose
nominate
sono di
nature
diverse
, e le
cose
di
nature
diverse
non possono aver un
moto
comune
,
bisognerà
, quando si
debba
sodisfare
a tutte,
pensar
ad altro che a due
moti
solamente in su e in
giú
; e se se ne
deve
trovar
uno per le
freccie
, uno per le
lumache
, un altro per i
sassi
, uno per i
pesci
,
bisognerà
pensare
anco a i
lombrichi
e a i
topazii
e all'
agarico
, che non son
men
differenti
di
natura
tra di loro che la
gragnuola
e la
neve
.
SIMP
.
Par
che voi ve ne
burliate
di questi
argomenti
.
SALV
. Anzi no,
signor
Simplicio
; ma già si è
risposto
di sopra, cioè che se un
moto
in
giú
o
vero
in su può
convenire
alle
cose
nominate
, potrà non meno
convenir
loro un
circolare
. E stando nella
dottrina
peripatetica
, non
porrete
voi
diversità
maggiore tra una
cometa
elementare
e una
stella
celeste
, che tra un
pesce
e un
uccello
? e pur quelle si
muovono
amendue
circolarmente
. Or
seguite
il
secondo
argumento
.
SIMP
. Si
Terra
staret
per
voluntatem
Dei,
rotarentne
cætera
annon
? si hoc,
falsum
est a
natura
gyrari
; si illud,
redeunt
priores
quæstiones
; et sane
mirum
esset, quod
gavia
pisciculo
,
alauda
nidulo
suo et
corvus
limaci
petræque
, etiam
volens
,
imminere
non
posset
.(9)
SALV
. Io per me
darei
una
risposta
generale
: che,
dato
per
volontà
di
Dio
che la
Terra
cessasse
dalla
vertigine
diurna
, quegli
uccelli
farebber
tutto quello che alla medesima
volontà
di
Dio
piacesse
. Ma se pur cotesto
autore
desiderasse
una
piú
particolar
risposta
, gli
direi
che e'
farebber
tutto l'
opposito
di quello che e' facessero quando, mentre eglino
separati
dalla
Terra
si
trattenesser
per
aria
, il
globo
terrestre
per
volontà
divina
si
mettesse
inaspettatamente
in un
moto
precipitosissimo
:
tocca
ora
a quest'
autore
ad
assicurarci
di quello che in tal
caso
accaderebbe
.
SAGR
. Di
grazia
,
signor
Salviati
,
concedete
a mia
richiesta
a quest'
autore
, che
fermandosi
la
Terra
per
volontà
di
Dio
, l'altre
cose
da quella
separate
continuasser
d'
andar
in
volta
del
natural
movimento
loro, e
sentiamo
quali
impossibili
o
inconvenienti
ne
seguirebbero
: perché io per me non
so
veder
disordini
maggiori di questi che
produce
l'
autor
medesimo, cioè che l'
allodole
, ancorché le volessero, non si
potrebber
trattener
sopra i
nidi
loro, né i
corbi
sopra le
lumache
o sopra i
sassi
; dal che ne
seguirebbe
che a i
corbi
converrebbe
patirsi
la
voglia
delle
lumache
, e gli
allodolini
si
morrebber
di
fame
e di
freddo
, non potendo esser né
imbeccati
né
covati
dalle lor
madri
: questa è tutta la
rovina
ch'io
so
ritrar
che
seguirebbe
,
stante
il
detto
dell'
autore
.
Vedete
voi,
signor
Simplicio
, se maggiori
inconvenienti
seguir
ne
dovessero
.
SIMP
. Io non ne
so
scorger
di maggiori, ma è ben
credibile
che l'
autore
ci
scorga
, oltre a questi, altri
disordini
in
natura
, che forse per suoi
degni
rispetti
non ha
volsuti
produrre
.
Seguirò
dunque la
terza
instanza
:
Insuper
,
quî
fit
utistæ
res
tam
variæ
tantum
moveantur
ab
occasu
in
ortum
parallelæ
ad
æquatorem
? ut semper
moveantur
, numquam
quiescant
?. (10)
SALV
.
Muovonsi
da
occidente
in
oriente
,
parallele
all'
equinoziale
, senza
fermarsi
, in quella
maniera
appunto
che voi
credete
che le
stelle
fisse
si
muovano
da
levante
a
ponente
,
parallele
all'
equinoziale
, senza
fermarsi
.
SIMP
. Quare quo sunt
altiores
celerius
, quo
humiliores
tardius
?(
11
)
SALV
. Perché in una
sfera
o in un
cerchio
che si
volga
intorno al suo
centro
, le
parti
piú
remote
descrivono
cerchi
maggiori, e le
piú
vicine
gli
descrivono
nell'istesso
tempo
minori
.
SIMP
. Quare quæ
æquinostiali
propiores
in
maiori
, quæ
remotiores
in
minori
,
circulo
feruntur
?(12)
SALV
. Per
immitar
la
sfera
stellata
, nella quale le
piú
vicine
all'
equinoziale
si
muovon
in
cerchi
maggiori che le
piú
lontane
.
SIMP
. Quare
pila
eadem sub
æquinostiali
tota circa
centrum
Terræ
ambitu
maximo
,
celeritate
incredibili
, sub
polo
vero
circa
centrum
proprium
gyro
nullo,
tarditate
suprema
,
volveretur
?. (13)
SALV
. Per
immitar
le
stelle
del
firmamento
, che
farebbon
l'istesso se '
l
moto
diurno
fusse
loro.
SIMP
. Quare eadem
res
,
pila
verbi
gratia
plumbea
, si semel
Terram
circuivit
descripto
circulo
maximo
,
eamdem
ubique non
circummigret
secundum
circulum
maximum
, sed
translata
extra
æquinostialem
in
circulis
minoribus
agetur
? (14)
SALV
. Perché
cosí
farebbero
, anzi
pure
hanno
fatto
in
dottrina
di
Tolomeo
, alcune
stelle
fisse
, che già erano
vicinissime
all'
equinoziale
e
descrivevan
cerchi
grandissimi
, ed
ora
, che ne son
lontane
, gli
descrivon
minori
.
SAGR
. Oh s'io potessi
tenere
a
mente
tutte queste
belle
cose
, mi
parrebbe
pur d'aver
fatto
il
grand'
acquisto
! Bisogna,
signor
Simplicio
, che voi me lo
prestiate
questo
libretto
, perché egli è
forza
che
perentro
vi sia un
mare
di
cose
peregrine
ed
esquisitissime
.
SIMP
. Io ve ne farò un
presente
.
SAGR
. Oh questo no, io non ve ne
priverei
mai. Ma son
finite
ancora le
interrogazioni
?
SIMP
.
Signor
no;
sentite
pure
: Si
latio
circularis
gravibus
et
levibus
est
naturalis
, qualis est ea quæ
fit
secundum
lineam
rectam
? nam si
naturalis
, quomodo et
is
motus
quicircum
est,
naturalis
est, cum
specie
differat
a
recto
? si
violentus
,
quî
fit
ut
missile
ignitum
,
sursum
evolans
,
scintillosum
caput
sursum
a
Terra
, non autem
circum
,
volvatur
?(15) etc.
SALV
. Già mille
volte
si è
detto
che il
moto
circolare
è
naturale
del tutto e delle
parti
, mentre sono in
ottima
disposizione
: il
retto
è per
ridurr
'all'
ordine
le
parti
disordinate
; se ben
meglio
è
dire
che mai, né
ordinate
né
disordinate
, non si
muovon
di
moto
retto
, ma di un
moto
misto
che anco
potrebb'
esser
circolare
schietto
; ma a noi
resta
visibile
e
osservabile
una
parte
sola
di questo
moto
misto
cioè la
parte
del
retto
,
restandoci
l'altra
parte
del
circolare
impercettibile
, perché noi ancora lo
participiamo
; e questo
risponde
a i
razzi
, li quali si
muovono
in su e in
giro
, ma noi non possiamo
distinguer
il
circolare
, perché di quello ci
moviamo
noi ancora. Ma quest'
autore
non
credo
che abbia mai
capita
questa
mistione
, poiché si
vede
come egli
resolutamente
dice che i
razzi
vanno
in su a
diritto
e non
vanno
altrimenti in
giro
.
SIMP
. Quare
centrum
spheræ
delapsæ
sub
æquatore
spiram
describit
in eius
plano
, sub aliis
parallelis
spiram
describit
in
cono
? sub
polo
descendit
in
axe
,
lineam
gyralem
decurrens
in
superficie
cylindrica
consignatam
? (16)
SALV
. Perché delle
linee
tirate
dal
centro
alla
circonferenza
della
sfera
, che son quelle per le quali i
gravi
descendono
, quella che
termina
nell'
equinoziale
disegna
un
cerchio
, e quelle che
terminano
in altri
paralleli
descrivon
superficie
coniche
, e l'
asse
non
descrive
altro, ma si
resta
nell'esser suo. E se io vi
debbo
dire
il mio
parer
liberamente
,
dirò
che non
so
ritrarre
da tutte queste
interrogazioni
costrutto
nissuno
che
rilievi
contro al
moto
della
Terra
; perché s'io
domandassi
a quest'
autore
(
concedutogli
che la
Terra
non si
muova
) quello che
accaderebbe
di tutti questi
particolari
,
dato
che ella si
movesse
come vuole il
Copernico
, son ben
sicuro
che e'
direbbe
che ne
seguirebbon
tutti questi
effetti
, che egli
adesso
oppone
come
inconvenienti
per
rimuover
la
mobilità
; talché nella
mente
di quest'
uomo
le
conseguenze
necessarie
vengon
reputate
assurdi
. Ma, di
grazia
, se ci è altro,
spediamoci
da questo
tedio
.
SIMP
. In questo che
segue
, ci è contro al
Copernico
e suoi
seguaci
, che
voglion
che il
moto
delle
parti
,
separate
dal suo tutto, sia solo per
riunirsi
al suo tutto, ma che
naturale
assolutamente
sia il
muoversi
circolarmente
alla
vertigine
diurna
; contro a i quali
instà
dicendo
che,
conforme
all'
oppinion
di costoro, si tota
Terra
, una cum
aqua
, in
nihilum
redigeretur
, nulla
grando
aut
pluvia
e
nube
decideret
, sed
naturaliter
tantum
circumferretur
; neque
ignis
ullus
aut
igneum
ascenderet
, cum, illorum non
improbabili
sententia
,
ignis
nullus sit supra. (17)
SALV
. La
providenza
di questo
filosofo
è
mirabile
e
degna
di gran
lode
, attesoché e' non si
contenta
di
pensare
alle
cose
che
potrebbon
accadere
stante
il
corso
della
natura
, ma vuol
trovarsi
provvisto
in
occasione
che
seguissero
di quelle
cose
che
assolutamente
si
sa
che non sono mai per
seguire
. Io voglio dunque, per
sentir
qualche
bella
sottigliezza
,
concedergli
che quando la
Terra
e l'
acqua
andassero
in niente, né le
grandini
né la
pioggia
cadessero
piú
, né le
materie
ignee
andasser
piú
in
alto
, ma si
trattenesser
girando
: che sarà poi? e che mi
opporrà
il
filosofo
?
SIMP
. L'
opposizione
è nelle
parole
che
seguono
immediatamente
; eccole qui: Quibus tamen
experientia
et
ratio
ad
versatur
. (18)
SALV
.
Ora
mi
convien
cedere
, poiché egli ha
sí
gran
vantaggio
sopra di me, qual è l'
esperienza
, della quale io
manco
; perché sin
ora
non mi son mai
incontrato
in
vedere
che '
l
globo
terrestre
, con l'
elemento
dell'
acqua
, sia
andato
in niente,
sí
ch'io abbia potuto
osservare
quel che in questo
piccol
finimondo
faceva la
gragnuola
e l'
acqua
. Ma ci
dic
'egli
almanco
, per nostra
scienza
, quel che facevano?
SIMP
. Non lo dice altrimenti.
SALV
.
Pagherei
qualsivoglia
cosa a potermi
abboccar
con questa
persona
, per
domandargli
, se quando questo
globo
sparí
, e'
portò
via
anco il
centro
comune
della
gravità
,
sí
com'io
credo
; nel qual
caso
,
penso
che la
grandine
e l'
acqua
restassero
come
insensate
e
stolide
tra le
nugole
, senza
saper
che farsi di loro. Potrebbe anco esser che,
attratte
da quel
grande
spazio
vacuo
,
lasciato
mediante la
partita
del
globo
terrestre
, si
rarefacesser
tutti gli
ambienti
, ed in
particolar
l'
aria
, che è
sommamente
distraibile
, e
concorressero
con
somma
velocità
a
riempierlo
; e forse i
corpi
piú
solidi
e
materiali
, come gli
uccelli
, che pur di
ragione
ne
dovevano
esser molti per
aria
, si
ritirarono
piú
verso il
centro
della
grande
sfera
vacua
(che
par
ben
ragionevole
che alle
sustanze
che sotto
minor
mole
contengono
assai
materia
, sieno
assegnati
i
luoghi
piú
angusti
,
lasciando
alle
piú
rare
i
piú
ampli
), e
quivi
,
mortisi
finalmente di
fame
e
risoluti
in
terra
,
formassero
un
nuovo
globettino
, con quella poca di
acqua
che si
trovava
allora tra
nugoli
. Potrebbe anco
essere
che le medesime
materie
, come quelle che non
veggon
lume
, non s'
accorgessero
della
partita
della
Terra
, e che alla
cieca
scendessero
al
solito
,
pensando
d'
incontrarla
, e a poco a poco si
conducessero
al
centro
, dove anco di
presente
andrebbero
se l'istesso
globo
non l'
impedisse
. E finalmente, per
dare
a questo
filosofo
una meno
irrisoluta
risposta
, gli
dico
che
so
tanto di quel che
seguirebbe
dopo l'
annichilazione
del
globo
terrestre
, quanto egli avrebbe
saputo
che
fusse
per
seguir
di esso ed intorno ad esso avanti che
fusse
creato
: e, perché io son
sicuro
che
direbbe
che non si sarebbe né anco potuto
immaginare
nissuna
delle
cose
seguite
, delle quali la
sola
esperienza
l'ha
fatto
scienziato
,
dovrà
non mi
negar
perdono
e
scusarmi
s'io non
so
quel che egli
sa
delle
cose
che
seguirebbero
doppo
l'
annichilazione
di esso
globo
,
atteso
che io
manco
di quest'
esperienza
che egli ha.
Dite
ora
se ci è altra cosa.
SIMP
. Ci è questa
figura
, che
rappresenta
il
globo
terrestre
con una gran
cavità
intorno al suo
centro
,
ripiena
d'
aria
e per
mostrare
che i
gravi
non si
muovono
in
giú
per
unirsi
co
'
l
globo
terrestre
, come dice il
Copernico
,
costituisce
questa
pietra
nel
centro
, e
domanda
,
posta
in
libertà
quel che ella
farebbe
; ed un'altra ne
pone
nella
concavità
di questa gran
caverna
, e fa l'
istessa
interrogazione
,
dicendo
quanto alla prima:
Lapis
in
centro
constitutus
aut
ascendet
ad
Terram
in
punctum
aliquod, aut non: si
secundum
,
falsum
est
partes
ob
solam
seiunctionem
a
toto
ad illud
moveri
, si
primum
, omnis
ratio
et
experientia
renititur
, neque
gravia
in suæ
gravitatis
centro
conquiescent
.
Item
, si
suspensus
lapis
liberatus
decidat
in
centrum
,
separabit
se a
toto
, contra
Copernicum
; si
pendeat
,
refragatur
omnis
experientia
, cum
videamus
integros
fornices
corruere
. (19)
SALV
.
Risponderò
, benché con mio
disavvantaggio
grande
, già che son alle
mani
con chi ha
veduto
per
esperienza
ciò che fanno questi
sassi
in questa gran
caverna
, cosa che non ho
veduta
io, e
dirò
che
credo
che prima siano le
cose
gravi
che il
centro
comune
della
gravità
,
sí
che non un
centro
, che altro non è che un
punto
indivisibile
, e però di nessuna
efficacia
, sia quello che
attragga
a sé le
materie
gravi
, ma che esse
materie
,
cospirando
naturalmente
all'
unione
, si
formino
un
comun
centro
, che è quello intorno al quale
consistono
parti
di
eguali
momenti
: onde
stimo
, che
trasferendosi
il
grande
aggregato
de i
gravi
in
qualsivoglia
luogo
, le
particelle
che dal tutto
fusser
separate
lo
seguirebbero
, e non
impedite
lo
penetrerebbero
sin dove
trovassero
parti
men
gravi
di loro, ma
pervenute
sin dove s'
incontrassero
in
materie
piú
gravi
, non
scenderebber
piú
. E però
stimo
che nella
caverna
ripiena
d'
aria
tutta la
volta
premerebbe
, e solo
violentemente
si
sostenterebbe
sopra quell'
aria
, quando la
durezza
non potesse esser
superata
e
rotta
dalla
gravità
ma
sassi
staccati
credo
che
scenderebbero
al
centro
, e non
soprannoterebbero
all'
aria
: né per ciò si potrebbe
dire
che non si
movessero
al suo tutto,
movendosi
là
dove tutte le
parti
del tutto si
moverebbero
, quando non
fussero
impedite
.
SIMP
. Quel che
resta
è certo
errore
ch'ei
nota
in un
seguace
del
Copernico
, il quale, facendo che la
Terra
si
muova
del
moto
annuo
e del
diurno
in quella
guisa
che la
ruota
del
carro
si
muove
sopra il
cerchio
della
Terra
ed in se stessa, veniva a fare o il
globo
terrestre
troppo
grande
o l'
orbe
magno
troppo
piccolo
; attesoché
365
revoluzioni
dell'
equinoziale
son meno assai che la
circonferenza
dell'
orbe
magno
.
SALV
.
Avvertite
che voi
equivocate
, e
dite
il
contrario
di quello che bisogna che sia
scritto
nel
libretto
: imperocché bisogna
dire
che quel tale
autore
veniva a fare il
globo
terrestre
troppo
piccolo
o l'
orbe
magno
troppo
grande
, e non il
terrestre
troppo
grande
e l'
annuo
troppo
piccolo
.
SIMP
. L'
equivoco
non è altrimenti mio: ecco qui le
parole
del
libretto
: Non
videt
quod vel
circulum
annuum
æquo
minorem
, vel
orbem
terreum
iusto
multo
fabricet
maiorem
.(20)
SALV
. Se il
primo
autore
abbia
errato
, io non lo posso
sapere
, poiché l'
autor
del
libretto
non lo
nomina
; ma ben è
manifesto
e
inescusabile
l'
error
del
libretto
, abbia o non abbia
errato
quel
primo
seguace
del
Copernico
, poiché quel del
libretto
trapassa
senza
accorgersi
un
error
sí
materiale
, e non lo
nota
e non lo
emenda
.
[Qui è
attribuito
l'
errore
all'
autor
del
libretto
, ma
veramente
l'
errore
non vi è.]
Ma questo
siagli
perdonato
, come
errore
piú
tosto
d'
inavertenza
che d'altro. Oltre che, se non ch'io sono omai
stracco
e
sazio
di
piú
lungamente
occuparmi
e
consumare
il
tempo
con assai poca
utilità
in queste molto
leggieri
altercazioni
, potrei
mostrare
come non è
impossibile
che un
cerchio
, anco non maggior d'una
ruota
d'un
carro
,
co
'
l
dar
non pur
365
, ma anco meno di 20
revoluzioni
, può
descrivere
o
misurare
la
circonferenza
non pur dell'
orbe
magno
, ma di uno mille
volte
maggiore: e questo
dico
per
mostrare
che non
mancano
sottigliezze
assai maggiori di questa, con la quale quest'
autore
nota
l'
error
del
Copernico
. Ma, di
grazia
,
respiriamo
un poco, per venir poi a quest'altro
filosofo
,
oppositor
del medesimo
Copernico
.
SAGR
.
Veramente
ne ho
bisogno
io ancora, benché abbia solamente
affaticato
gli
orecchi
; e quando io
pensassi
di non aver a
sentir
cose
piú
ingegnose
in quest'altro
autore
, non
so
s'io mi
risolvessi
a
andarmene
a i
freschi
in
gondola
.
SIMP
.
Credo
che
sentirete
cose
di maggior
polso
, perché quest'è
filosofo
consumatissimo
, e anco gran
matematico
, ed ha
confutato
Ticone
in
materia
delle
comete
e delle
stelle
nuove
.
SALV
. È egli forse l'
autor
medesimo dell'
Antiticone
?
SIMP
. È quello stesso: ma la
confutazione
contro alle
stelle
nuove
non è nell'
Antiticone
, se non in quanto e di
mostra
che
elle
non erano
progiudiziali
all'
inalterabilità
ed
ingenerabilità
del
cielo
,
sí
come già vi
dissi
: ma
doppo
l'
Antiticone
, avendo
trovato
per
via
di
parallasse
modo di
dimostrare
che esse ancora son
cose
elementari
e
contenute
dentro al
concavo
della
Luna
, ha
scritto
quest'altro
libro
: De
tribus
novis
stellis
etc., ed
inseritovi
anco gli
argomenti
contro al
Copernico
. Io l'altra
volta
vi
produssi
quello ch'egli aveva
scritto
circa queste
stelle
nuove
nell'
Antiticone
, dove egli non
negava
che le
fussero
nel
cielo
, ma
dimostrava
che la lor
produzione
non
alterava
l'
inalterabilità
del
cielo
, e ciò
facev
'egli con
discorso
puro
filosofico
, nel modo ch'io vi
dissi
; e non mi
sovvenne
di
dirvi
come di poi aveva
trovato
modo di
rimuoverle
dal
cielo
, perché,
procedendo
egli in questa
confutazione
per
via
di
computi
e di
parallassi
,
materie
poco o niente
comprese
da me, non l'avevo
lette
, e solo avevo
fatto
studio
sopra queste
instanze
contro al
moto
della
Terra
, che son
pure
naturali
.
SALV
.
Intendo
benissimo
, e
converrà
,
doppo
che avremo
sentite
le
opposizioni
al
Copernico
, che
sentiamo
, o
veggiamo
almeno, la
maniera
con la quale per
via
di
parallasse
dimostra
essere
state
elementari
quelle
nuove
stelle
, che tanti
astronomi
di gran
nome
costituiron
tutti
altissime
e tra le
stelle
del
firmamento
; e come quest'
autore
conduce
a
termine
una tanta
impresa
, di
ritirar
di
cielo
le
nuove
stelle
sin dentro alla
sfera
elementare
, sarà ben
degno
d'esser
grandemente
esaltato
e
trasferito
esso tra le
stelle
, o almeno che per
fama
sia tra quelle
eternato
il suo
nome
. Però
spediamoci
quanto prima da questa
parte
, che
oppone
all'
oppinion
del
Copernico
, e
cominciate
a
portare
le sue
instanze
.
SIMP
. Queste non
occorrerà
leggerle
ad
verbum
, perché sono molto
prolisse
; ma io, come
vedete
, nel
leggerle
attentamente
piú
volte
, ho
contrassegnato
nella
margine
le
parole
dove
consiste
tutto il
nervo
della
dimostrazione
, e quella
basterà
leggere
. Il
primo
argomento
comincia
qui: Et
primo
, si
opinio
Copernici
recipiatur
,
criterium
naturalis
philosophiæ
,
ni
prorsus
tollatur
,
vehementer
saltem
labefactari
videtur
.(21) Il qual
criterio
vuole,
secondo
l'
opinione
di tutte le sette de
filosofi
, che il
senso
e l'
esperienza
siano le nostre
scorte
nel
filosofare
; ma nella
posizion
del
Copernico
i
sensi
vengono a
ingannarsi
grandemente
, mentre
visibilmente
scorgono
da vicino, in
mezi
purissimi
, i
corpi
gravissimi
scender
rettamente
a
perpendicolo
né mai
deviar
un
sol
capello
dalla
linea
retta
; con tutto ciò per il
Copernico
la
vista
in cosa tanto
chiara
s'
inganna
, e quel
moto
non è altrimenti
retto
, ma
misto
di
retto
e
circolare
.
SALV
. Questo è il
primo
argomento
che
Aristotile
e
Tolomeo
e tutti i lor
seguaci
producono
: al quale si è
abbondantemente
risposto
, e
mostrato
il
paralogismo
, ed assai
apertamente
dichiarato
come il
moto
comune
a noi ed a gli altri
mobili
è come se non
fusse
. Ma perché le
conclusioni
vere
hanno mille
favorevoli
rincontri
che le
confermano
, voglio, in
grazia
di questo
filosofo
,
aggiunger
qualche altra cosa; e voi,
signor
Simplicio
, facendo la
parte
sua,
rispondetemi
alle
domande
. E prima,
ditemi
: che
effetto
fa in voi quella
pietra
la quale,
cadendo
dalla
cima
della
torre
, è
cagione
che voi di tal
movimento
vi
accorgiate
? perché se '
l
suo
cadere
nulla di
piú
o di
nuovo
operasse
in voi di quello che si
operava
la sua
quiete
in
cima
della
torre
, voi
sicuramente
non vi
accorgereste
della sua
scesa
, né
distinguereste
il suo
muoversi
dal suo star
ferma
.
SIMP
.
Comprendo
il suo
discendere
in
relazione
alla
torre
, perché or la
veggo
a
canto
a un tal
segno
di essa
torre
, poi ad un
basso
, e
cosí
successivamente
, sin che la
scorgo
giunta
in
terra
.
SALV
. Adunque, se quella
pietra
fusse
caduta
da gli
artigli
d'una
volante
aquila
e
scendesse
per la
semplice
aria
invisibile
, e voi non aveste altro
oggetto
visibile
e
stabile
con chi far
parallelo
di quella, non potreste il suo
moto
comprendere
?
SIMP
. Anzi pur me n'
accorgerei
, poiché, per
vederla
mentre è
altissima
, mi
converrebbe
alzar
la
testa
, e
secondo
ch'ella venisse
calando
, mi
bisognerebbe
abbassarla
, ed in
somma
muover
continuamente
o quella o gli
occhi
,
secondando
il suo
moto
.
SALV
.
Ora
avete
data
la
vera
risposta
. Voi
conoscete
dunque la
quiete
di quel
sasso
, mentre senza
muover
punto
l'
occhio
ve lo
vedete
sempre avanti, e
conoscete
ch'ei si
muove
, quando, per non lo
perder
di
vista
, vi
convien
muover
l'
organo
della
vista
, cioè l'
occhio
. Adunque,
tuttavoltaché
senza
muover
mai l'
occhio
voi vi
vedeste
continuamente
un
oggetto
nell'istesso
aspetto
, sempre lo
giudichereste
immobile
.
SIMP
.
Credo
che
cosí
bisognasse
necessariamente
.
SALV
.
Figuratevi
ora
d'esser in una
nave
, e d'aver
fissato
l'
occhio
alla
punta
dell'
antenna
:
credete
voi che, perché la
nave
si
muovesse
anco
velocissimamente
, vi
bisognasse
muover
l'
occhio
per
mantener
la
vista
sempre alla
punta
dell'
antenna
e
seguitare
il suo
moto
?
SIMP
. Son
sicuro
che non
bisognerebbe
far
mutazion
nessuna, e che non solo la
vista
, ma quando io v'avessi
drizzato
la
mira
d'un
archibuso
, mai per
qualsivoglia
moto
della
nave
non mi
bisognerebbe
muoverla
un
pelo
per
mantenervela
aggiustata
.
SALV
. E questo
avviene
perché il
moto
che
conferisce
la
nave
all'
antenna
, lo
conferisce
anche a voi ed al vostro
occhio
,
sí
che non vi
convien
muoverlo
punto
per
rimirar
la
cima
dell'
antenna
; ed in
conseguenza
ella vi
apparisce
immobile
.
E tanto è che il
raggio
della
vista
vadia
dall'
occhio
all'
antenna
, quanto se una
corda
fusse
legata
tra due
termini
della
nave
:
ora
, cento
corde
sono a
diversi
termini
fermate
, e negli stessi
posti
si
conservano
,
muovasi
la
nave
o stia
ferma
.
Ora
trasferite
questo
discorso
alla
vertigine
della
Terra
ed al
sasso
posto
in
cima
della
torre
, nel quale voi non potete
discernere
il
moto
, perché quel
movimento
che bisogna per
seguirlo
, l'avete voi
comunemente
con lui dalla
Terra
né vi
convien
muover
l'
occhio
; quando poi gli
sopraggiugne
il
moto
all'
ingiú
, che è suo
particolare
, e non vostro, e che si
mescola
co
'
l
circolare
, la
parte
del
circolare
che è
comune
della
pietra
e dell'
occhio
,
continua
d'esser
impercettibile
, e solo si fa
sensibile
il
retto
, perché per
seguirla
vi
convien
muover
l'
occhio
abbassandolo
. Vorrei, per
tòr
d'
error
questo
filosofo
,
potergli
dire
che, una
volta
andando
in
barca
, facesse d'
avervi
un
vaso
assai
profondo
pieno
d'
acqua
, ed avesse
accomodato
una
palla
di
cera
o d'altra
materia
che
lentissimamente
scendesse
al
fondo
,
sí
che in un
minuto
d'
ora
appena
calasse
un
braccio
, e facendo
andar
la
barca
quanto
piú
velocemente
potesse, talché in un
minuto
d'
ora
facesse
piú
di cento
braccia
,
leggiermente
immergesse
nell'
acqua
la
detta
palla
e la
lasciasse
liberamente
scendere
, e con
diligenza
osservasse
il suo
moto
: egli
primieramente
la
vedrebbe
andare
a
dirittura
verso quel
punto
del
fondo
del
vaso
dove
tenderebbe
quando la
barca
stesse
ferma
, ed all'
occhio
suo ed in
relazione
al
vaso
tal
moto
apparirebbe
perpendicolarissimo
e
rettissimo
; e
pure
non si può
dir
che non
fusse
composto
del
retto
in
giú
e del
circolare
intorno all'
elemento
dell'
acqua
. E se queste
cose
accaggiono
in
moti
non
naturali
, ed in
materie
che noi possiamo farne l'
esperienze
nel loro
stato
di
quiete
e poi nel
contrario
del
moto
, e pur, quanto all'
apparenza
, non si
scorge
diversità
alcuna e
par
che
ingannino
il
senso
, che vogliamo noi
distinguere
circa alla
Terra
, la quale
perpetuamente
è stata nella medesima
costituzione
, quanto al
moto
o alla
quiete
? ed in qual
tempo
vogliamo in essa
sperimentare
se
differenza
alcuna si
scorge
tra questi
accidenti
del
moto
locale
ne suoi
diversi
stati
di
moto
e di
quiete
, se ella in un solo di questi due
eternamente
si
mantiene
?
SAGR
. Questi
discorsi
m'hanno
racconciato
alquanto lo
stomaco
, il quale quei
pesci
e quelle
lumache
in
parte
mi avevano
conturbato
; ed il
primo
m'ha
fatto
sovvenire
la
correzione
d'un
errore
, il quale ha tanto
apparenza
di
vero
, che non
so
se di mille uno non l'
ammettesse
per
indubitato
. E questo fu, che
navigando
in
Soria
, e
trovandomi
un
telescopio
assai
buono
,
statomi
donato
dal nostro
comune
amico
, che non molti
giorni
avanti l'aveva
investigato
,
proposi
a quei
marinari
che sarebbe
stato
di gran
benefizio
nella
navigazione
l'
adoperarlo
su la
gaggia
della
nave
per
iscoprir
vasselli
da
lontano
e
riconoscergli
: fu
approvato
il
benefizio
, ma
opposta
la
difficultà
del
poterlo
usare
mediante il
continuo
fluttuar
della
nave
, e
massime
in su la
cima
dell'
albero
, dove l'
agitazione
è tanto maggiore, e che
meglio
sarebbe
stato
chi l'avesse potuto
adoperare
al
piede
, dove tal
movimento
è
minore
che in
qualsivoglia
altro
luogo
del
vassello
. Io (non voglio
ascondere
l'
error
mio)
concorsi
nel medesimo
parere
, e per allora non
replicai
altro, né
saprei
dirvi
da che
mosso
,
tornai
tra me stesso a
ruminar
sopra questo
fatto
, e finalmente m'
accorsi
della mia
semplicità
(ma però
scusabile
) nell'
ammetter
per
vero
quello che è
falsissimo
:
dico
falso
, che l'
agitazion
massima
della
gaggia
, in
comparazion
della
piccola
del
piede
dell'
albero
,
debba
render
piú
difficile
l'
uso
del
telescopio
nell'
incontrar
l'
oggetto
.
SALV
. Io sarei
stato
compagno
de i
marinari
ed anche vostro, su '
l
principio
.
SIMP
. Ed io
parimente
sarei
stato
, e sono ancora; né
crederei
co
'
l
pensarvi
cent'
anni
intenderla
altrimenti.
SAGR
. Potrò dunque io questa
volta
farvi a tutti due (come si dice) il
maestro
addosso
: e perché il
proceder
per
interrogazioni
mi
par
che
dilucidi
assai le
cose
, oltre al
gusto
che si ha dello
scalzare
il
compagno
,
cavandogli
di
bocca
quel che non
sapeva
di
sapere
, mi
servirò
di tale
artifizio
E prima io
suppongo
che le
navi
,
fuste
o altri
legni
, che si
cerca
di
scoprire
e
riconoscere
, sieno
lontani
assai, cioè 4, 6, 10 o 20
miglia
, perché per
riconoscer
i
vicini
non
c'
è
bisogno
d'
occhiali
; ed in
conseguenza
il
telescopio
può, in tanta
distanza
di 4 o 6
miglia
,
comodamente
scoprire
tutto '
l
vassello
, ed anco
machina
assai maggiore.
Ora
io
domando
, quali in
ispezie
e quanti in
numero
siano i
movimenti
che si fanno nella
gaggia
,
dependenti
dalla
fluttuazion
della
nave
.
SALV
.
Figuriamoci
che la
nave
vadia
verso
levante
: prima, nel
mar
tranquillissimo
, non ci sarebbe altro
moto
che questo
progressivo
; ma
aggiunta
l'
agitazion
dell'onde, ce ne sarà uno che,
alzando
ed
abbassando
vicendevolmente
la
poppa
e la
prua
, fa che la
gaggia
inclina
innanzi e
indietro
; altre onde, facendo
andare
il
vassello
alla
banda
,
piegano
l'
albero
a
destra
e a
sinistra
; altre posson
girare
alquanto la
nave
e farla
defletter
,
diremo
con l'
artimone
, dal
dritto
punto
orientale
or verso
greco
or verso
sirocco
; altre,
sollevando
per di sotto la
carina
,
potrebber
far che la
nave
, senza
deflettere
, solamente si
alzasse
ed
abbassasse
: ed in
somma
parmi
che in
spezie
questi
movimenti
sien
due, uno, cioè, che
muta
per
angolo
la
direzion
del
telescopio
, e l'altro che la
muta
,
diremo
, per
linea
, senza
mutar
angolo
, cioè
mantenendo
sempre la
canna
dello
strumento
parallela
a se stessa.
SAGR
.
Ditemi
appresso: se noi, avendo prima
drizzato
il
telescopio
là
a quella
torre
di
Burano
,
lontana
di qua sei
miglia
, lo
piegassimo
per
angolo
a
destra
o a
sinistra
, o
vero
in su o in
giú
, solamente quanto è un
nero
d'
ugna
, che
effetto
ci
farebbe
circa l'
incontrar
essa
torre
?
SALV
. Ce la
farebbe
immediate
sparir
dalla
vista
, perché una tal
declinazione
, benché
piccolissima
qui, può
importar
là
le
centinaia
e le
migliaia
delle
braccia
.
SAGR
. Ma se senza
mutar
l'
angolo
,
conservando
sempre la
canna
parallela
a se stessa, noi la
trasferissimo
10 o 12
braccia
piú
lontana
, a
destra
o a
sinistra
, in
alto
o a
basso
, che
effetto
ci
cagionerebbe
ella quanto alla
torre
?
SALV
.
Assolutamente
impercettibile
; perché,
sendo
gli
spazii
qui e
là
contenuti
tra
raggi
paralleli
, le
mutazioni
fatte qui e
là
convien
che sieno
eguali
, e perché lo
spazio
che
scuopre
là
lo
strumento
è
capace
di molte di quelle
torri
, però non la
perderemmo
altrimenti di
vista
.
SAGR
.
Tornando
ora
alla
nave
, possiamo
indubitabilmente
affermare
, che il
muovere
il
telescopio
a
destra
o a
sinistra
, in su o in
giú
, ed anco innanzi o
indietro
, 20 o 25
braccia
,
mantenendolo
però sempre
parallelo
a se stesso, non può
sviare
il
raggio
visivo
dal
punto
osservato
nell'
oggetto
piú
che le medesime 25
braccia
; e perché nella
lontananza
di 8 o 10
miglia
la
scoperta
dello
strumento
abbraccia
spazio
molto
piú
largo
che la
fusta
o altro
legno
veduto
, però tal
piccola
mutazione
non me lo fa
perder
di
vista
. L'
impedimento
dunque e la
causa
dello
smarrir
l'
oggetto
non ci può venire se non dalla
mutazion
fatta per
angolo
, già che per l'
agitazion
della
nave
la
trasportazion
del
telescopio
in
alto
o a
basso
, a
destra
o a
sinistra
, non può
importar
gran
numero
di
braccia
.
Ora
supponete
d'aver due
telescopii
fermati
uno all'
inferior
parte
dell'
albero
della
nave
, e l'altro alla
cima
non pur dell'
albero
, ma anco dell'
antenna
altissima
, quando con essa si fa la
penna
, e che
amendue
sien
drizzati
al
vassello
discosto
10
miglia
:
ditemi
se voi
credete
che, per qual si sia
agitazion
della
nave
e
inclinazion
dell'
albero
maggior
mutazione
, quanto all'
angolo
, si
faccia
nella
canna
altissima
che nella
infima
.
Alzando
un'
onda
la
prua
farà ben
dare
indietro
la
punta
dell'
antenna
30 o 40
braccia
piú
che il
piede
dell'
albero
, e verrà a
ritirar
indietro
la
canna
superiore
per tanto
spazio
, e la
inferiore
un
palmo
solamente; ma l'
angolo
tanto si
altera
nell'uno
strumento
quanto nell'altro: e
parimente
un'
onda
che venga per
banda
,
trasporta
a
destra
ed a
sinistra
cento
volte
piú
la
canna
alta
che la
bassa
; ma gli
angoli
o non si
mutano
o si
alterano
egualmente
; ma la
mutazione
a
destra
o a
sinistra
, innanzi o in dietro, in su o in
giú
, non
reca
impedimento
sensibile
nella
veduta
de gli
oggetti
lontani
, ma
sí
bene
grandissima
l'
alterazione
dell'
angolo
: adunque bisogna
necessariamente
confessare
che l'
uso
del
telescopio
nella
sommità
dell'
albero
non è
piú
difficile
che al
piede
,
avvenga
che le
mutazioni
angolari
son
eguali
in
amendue
i
luoghi
.
SALV
. Quanto bisogna
andar
circospetto
prima che
affermare
o
negare
una
proposizione
! Io
torno
a
dire
, che nel
sentir
pronunziar
resolutamente
che per il
movimento
maggiore
fatto
nella
sommità
dell'
albero
che nel
piede
, ciascuno si
persuaderà
che
grandemente
sia
piú
difficile
l'
uso
del
telescopio
su
alto
che a
basso
. E
cosí
anco voglio
scusar
quei
filosofi
che si
disperano
e si
gettan
via
contro a quelli che non gli
voglion
concedere
che quella
palla
d'
artiglieria
, che e
veggon
chiaramente
venire a
basso
per una
linea
retta
e
perpendicolare
,
assolutamente
si
muova
in quel modo, ma
voglion
che '
l
moto
suo sia per un
arco
, ed anco molto e molto
inclinato
e
trasversale
. Ma
lasciamogli
in quest'
angustia
, e
sentiamo
l'altre
opposizioni
che l'
autore
che
aviamo
a
mano
fa contro al
Copernico
.
SIMP
.
Continua
pur l'
autore
di
mostrare
come in
dottrina
del
Copernico
bisogna
negare
i
sensi
, e le
sensazioni
massime
, qual sarebbe se noi, che
sentiamo
il
ventilar
d'una
leggierissima
aura
, non abbiamo poi a
sentire
l'
impeto
d'un
vento
perpetuo
che ci
ferisce
con una
velocità
che
scorre
piú
di
2529
miglia
per
ora
; ché tanto è lo
spazio
che il
centro
della
Terra
co
'
l
moto
annuo
trapassa
in un'
ora
per la
circonferenza
dell'
orbe
magno
, come egli
diligentemente
calcola
, e perché, come ei dice pur di
parer
del
Copernico
, cum
Terra
movetur
circumpositus
aër
;
motus
tamen eius,
velocior
licet ac
rapidior
celerrimo
quocumque
vento
, a nobis non
sentiretur
, sed
summa
tum
tranquillitas
reputaretur
, nisi alius
motus
accederet
. Quid est
vero
decipi
sensum
, nisi hæc esset
deceptio
? (22)
SALV
. È
forza
che questo
filosofo
creda
che quella
Terra
che il
Copernico
fa
andare
in
giro
,
insieme
con l'
aria
ambiente
, per la
circonferenza
dell'
orbe
magno
, non sia questa dove noi
abitiamo
, ma un'altra
separata
, perché questa nostra
conduce
seco noi ancora, con la medesima
velocità
sua e dell'
aria
circostante
: e qual
ferita
possiam noi
sentire
, mentre
fuggiamo
con
egual
corso
a quello di chi ci vuol
giostrare
? Questo
signore
s'è
scordato
che noi ancora siamo, non
men
che la
Terra
e l'
aria
,
menati
in
volta
, e che in
conseguenza
sempre siamo
toccati
dalla medesima
parte
d'
aria
, la quale però non ci
ferisce
.
SIMP
. Anzi no: eccovi le
parole
che
immediatamente
seguono
: Præterea nos quoque
rotamur
ex
circumductione
Terræ
etc. (23)
SALV
.
Ora
non lo posso
piú
né
aiutare
né
scusare
;
scusatelo
voi e
aiutatelo
,
signor
Simplicio
.
SIMP
. Per
ora
,
cosí
improvvisamente
, non mi
sovvien
difesa
di mia
sodisfazione
.
SALV
.
Ombé
, ci
penserete
stanotte
, e
difenderetelo
poi
domani
: intanto
sentiamo
l'altre
opposizioni
.
SIMP
.
Séguita
pur l'
istessa
instanza
,
mostrando
che in
via
del
Copernico
bisogna
negar
le
sensazioni
proprie. Imperocché questo
principio
, per il quale noi
andiamo
intorno con la
Terra
, o è nostro
intrinseco
, o ci è
esterno
, cioè un
rapimento
di essa
Terra
: e se questo
secondo
è, non
sentendo
noi
cotal
rapimento
,
convien
dire
che '
l
senso
del
tatto
non
senta
il proprio
obietto
congiunto
, né la sua
impressione
nel
sensorio
; ma se il
principio
è
intrinseco
, noi non
sentiremo
un
moto
locale
derivante
da noi medesimi, e non ci
accorgeremo
mai di una
propensione
perpetuamente
annessa
con esso noi.
SALV
. Talché l'
instanza
di questo
filosofo
batte
qua, che, sia quel
principio
, per il quale noi ci
moviamo
con la
Terra
, o
esterno
o
interno
,
dovremmo
in ogni
maniera
sentirlo
, e non lo
sentendo
, non è né l'uno né l'altro, e però noi non ci
moviamo
, né in
conseguenza
la
Terra
. Ed io
dico
che può
essere
nell'un modo e nell'altro, senza che noi lo
sentiamo
. E del poter esser
esterno
, l'
esperienza
della
barca
rimuove
ogni
difficultà
soprabbondantemente
: e
dico
soprabbondantemente
, perché, potendo noi a tutte l'
ore
farla
muovere
ed anco farla star
ferma
, e con
grand'
accuratezza
andare
osservando
se da qualche
diversità
, che dal
senso
del
tatto
possa esser
compresa
, noi possiamo
imparare
ad
accorgerci
se la si
muova
o no,
vedendo
che per ancora non si è
acquistata
tale
scienza
, a che
maravigliarsi
se l'istesso
accidente
ci
resta
incognito
nella
Terra
, la quale ci può aver
portati
perpetuamente
, senza
potere
mai
sperimentar
la sua
quiete
? Voi
sete
pur,
signor
Simplicio
, per quel ch'io
credo
,
andato
mille
volte
nelle
barche
da
Padova
, e se voi volete
confessar
il
vero
, non avete mai
sentita
in voi la
participazione
di quel
moto
, se non quando la
barca
,
arrenando
o
urtando
in qualche
ritegno
, si è
fermata
, e che voi con gli altri
passeggieri
,
colti
all'
improvviso
,
sete
con
pericolo
traboccati
.
Bisognerebbe
che il
globo
terrestre
incontrasse
qualche
intoppo
che l'
arrestasse
, che vi
assicuro
che allora vi
accorgereste
dell'
impeto
che in voi
risiede
, mentre da esso sareste
scagliato
verso le
stelle
. Ben è
vero
che con altro
senso
, ma
accompagnato
co
'
l
discorso
, potete
accorgervi
del
moto
della
barca
, cioè con la
vista
, mentre
riguardate
gli
alberi
e le
fabbriche
poste
nella
campagna
, le quali, essendo
separate
dalla
barca
,
par
che si
muovano
in
contrario
: ma se per una tale
esperienza
voleste
restare
appagato
del
moto
terrestre
,
direi
che
riguardaste
le
stelle
, che per ciò vi
appariscono
muoversi
in
contrario
. Il
maravigliarsi
poi di non
sentir
cotal
principio
,
posto
che
fusse
nostro
interno
, è
pensiero
men
ragionevole
; perché se noi non
sentiamo
un
simile
che ci
vien
di fuori e che
frequentemente
si
parte
, per qual
ragione
dovremmo
sentirlo
quando
immutabilmente
risedesse
di
continuo
in noi?
Ora
ècci
altro in questo
primo
argomento
?
SIMP
.
Ècci
questa
esclamazioncella
: Ex hac
itaque
opinione
necesse
est
diffidere
nostris
sensibus
, ut
penitus
fallacibus
vel
stupidis
in
sensibilibus
, etiam
coniunctissimis
,
diiudicandis
; quam ergo
veritatem
sperare
possumus
, a
facultate
adeo
fallaci
ortum
trahentem
? (24)
SALV
. Oh io ne vorrei
dedur
precetti
piú
utili
e
piú
sicuri
,
imparando
ad esser
piú
circuspetto
e
men
confidente
circa quello che a prima
giunta
ci
vien
rappresentato
da i
sensi
, che ci possono
facilmente
ingannare
; e non vorrei che questo
autore
si
affannasse
tanto in
volerci
far
comprender
co
'
l
senso
, questo
moto
de i
gravi
descendenti
esser
semplice
retto
e non di altra
sorte
, né si
risentisse
ed
esclamasse
perché una cosa tanto
chiara
manifesta
e
patente
venga
messa
in
difficultà
; perché in questo modo
dà
indizio
di
credere
che a quelli che
dicon
, tal
moto
non esser altrimenti
retto
, anzi
piú
tosto
circolare
,
paia
di
veder
sensatamente
quel
sasso
andar
in
arco
, già che egli
invita
piú
il lor
senso
che il lor
discorso
a
chiarirsi
di tal
effetto
: il che non è
vero
signor
Simplicio
, perché,
sí
come io, che sono
indifferente
tra queste
opinioni
e solo a
guisa
di
comico
mi
immaschero
da
Copernico
in queste
rappresentazioni
nostre, non ho mai
veduto
, né mi è
parso
di
veder
,
cader
quel
sasso
altrimenti che a
perpendicolo
,
cosí
credo
che a gli
occhi
di tutti gli altri si
rappresenti
l'istesso.
Meglio
è dunque che,
deposta
l'
apparenza
, nella quale tutti
convenghiamo
, facciamo
forza
co
'
l
discorso
, o per
confermar
la
realtà
di quella, o per
iscoprir
la sua
fallacia
.
SAGR
. Se io potessi una
volta
incontrarmi
in questo
filosofo
, che pur mi
pare
che si
elevi
assai sopra molti altri
seguaci
dell'
istesse
dottrine
, vorrei in
segno
di
affetto
ricordargli
un
accidente
che
assolutamente
egli ha ben mille
volte
veduto
, dal quale, con molta
conformità
di questo che
trattiamo
, si può
comprendere
quanto
facilmente
possa altri
restar
ingannato
dalla
semplice
apparenza
o vogliamo
dire
rappresentazione
del
senso
. E l'
accidente
è il
parere
, a quelli che di
notte
camminano
per una
strada
, d'esser
seguitati
dalla
Luna
con
passo
eguale
al loro, mentre la
veggono
venir
radendo
le
gronde
de i
tetti
sopra le quali ella gli
apparisce
, in quella
guisa
appunto
che
farebbe
una
gatta
che,
realmente
camminando
sopra i
tegoli
,
tenesse
loro dietro:
apparenza
che, quando il
discorso
non s'
interponesse
pur troppo
manifestamente
ingannerebbe
la
vista
.
SIMP
.
Veramente
non
mancano
l'
esperienze
le quali ci
rendono
sicuri
delle
fallacie
de i
semplici
sensi
; però,
sospendendo
per
ora
cotali
sensazioni
,
sentiamo
gli
argomenti
che
seguono
, che son
presi
, come e' dice, ex
rerum
natura
. Il
primo
de' quali è, che la
Terra
non può
muoversi
di sua
natura
di tre
movimenti
grandemente
diversi
, o
vero
bisognerebbe
rifiutare
molte
dignità
manifeste
: la prima delle quali è, che ogni
effetto
depende
da qualche
causa
, la
seconda
, che nessuna cosa
produce
se medesima, dal che ne
segue
che non è
possibile
che il
movente
e quello che è
mosso
siano
totalmente
l'
istessa
cosa: e questo non solo nelle
cose
che son
mosse
da
motore
estrinseco
è
manifesto
, ma si
raccoglie
anco da i
principii
proposti
l'istesso
accadere
nel
moto
naturale
dependente
da
principio
intrinseco
; altrimenti, essendo che il
movente
, come
movente
, è
causa
, e '
l
mosso
, come
mosso
, è
effetto
, il medesimo
totalmente
sarebbe
causa
ed
effetto
; adunque un
corpo
non
muove
tutto sé, cioè che tutto
muova
e tutto sia
mosso
, ma bisogna nella cosa
mossa
distinguere
in qualche modo il
principio
efficiente
della
mozione
, e quello che di tal
mozione
si
muove
. La
terza
dignità
è che, nelle
cose
suggette
a i
sensi
, uno, in quanto uno,
produce
una cosa
sola
; cioè l'
anima
nell'
animale
produce
ben
diverse
operazioni
, cioè la
vista
, l'
udito
, l'
odorato
, la
generazione
, ma con
istrumenti
diversi
: ed in
somma
si
scorge
, nelle
cose
sensibili
le
diverse
operazioni
derivar
da
diversità
che sia nella
causa
.
Ora
, se si
congiugneranno
queste
dignità
, sarà cosa
chiarissima
che un
corpo
semplice
, qual è la
Terra
, non si potrà di sua
natura
muover
insieme
di tre
movimenti
grandemente
diversi
. Imperocché, per le
supposizioni
fatte, tutta non
muove
sé tutta; bisogna dunque
distinguere
in lei tre
principii
di tre
moti
, altrimenti un
principio
medesimo
produrrebbe
piú
moti
: ma
contenendo
in sé tre
principii
di
moti
naturali
, oltre alla
parte
mossa
, non sarà
corpo
semplice
, ma
composto
di tre
principii
moventi
e della
parte
mossa
: se dunque la
Terra
è
corpo
semplice
, non si
moverà
di tre
moti
. Anzi, pur non si
moverà
ella di alcuno di quelli che le
attribuisce
il
Copernico
,
dovendosi
muover
d'un solo; essendo
manifesto
, per le
ragioni
di
Aristotile
, che ella si
muove
al suo
centro
, come
mostrano
le sue
parti
, che
scendono
ad
angoli
retti
alla
superficie
sferica
della
Terra
.
SALV
. Molte
cose
sarebbon
da
dirsi
e da
considerarsi
intorno alla
testura
di questo
argomento
; ma già che noi lo possiamo in
brevi
parole
risolvere
, non voglio per
ora
senza
necessità
diffondermi
, e tanto
piú
, quanto la
risposta
mi
vien
dal medesimo
autore
somministrata
, mentre egli dice, nell'
animale
da un
sol
principio
esser
prodotte
diverse
operazioni
: onde io per
ora
gli
rispondo
, con un
simil
modo da un
sol
principio
derivare
nella
Terra
diversi
movimenti
.
SIMP
. A questa
risposta
non si
quieterà
punto
l'
autore
dell'
instanza
, anzi
vien
pur ella
totalmente
atterrata
da quello che ei
soggiugne
immediatamente
per maggiore
stabilimento
dell'
impugnazion
fatta,
sí
come voi
sentirete
.
Corrobora
,
dico
, l'
argomento
con altra
dignità
, che è questa: che la
natura
non
manca
, né
soprabbonda
, nelle
cose
necessarie
. Questo è
manifesto
a gli
osservatori
delle
cose
naturali
e
principalmente
degli
animali
, ne' quali, perché
dovevano
muoversi
di molti
movimenti
, la
natura
ha fatte loro molte
flessure
, e
quivi
acconciamente
ha
legate
le
parti
per il
moto
, come alle
ginocchia
, a i
fianchi
, per il
camminar
de gli
animali
e per
coricarsi
a lor
piacimento
; in oltre nell'
uomo
ha
fabbricate
molte
flessioni
e
snodature
al
gomito
ed alla
mano
, per poter
esercitar
molti
moti
. Da queste
cose
si
cava
l'
argomento
contro al
triplicato
movimento
della
Terra
: o
vero
il
corpo
uno e
continuo
, senza
essere
snodato
da
flessura
nessuna, può
esercitar
diversi
movimenti
, o
vero
non può senza aver le
flessure
, se può senza, adunque
indarno
ha la
natura
fabbricate
le
flessure
negli
animali
, che è contro alla
dignità
; ma se non può senza, adunque la
Terra
,
corpo
uno e
continuo
e
privo
di
flessure
e di
snodamenti
, non può di sua
natura
muoversi
di
piú
moti
. Or
vedete
quanto
argutamente
va
a
incontrar
la vostra
risposta
, che
par
quasi che l'avesse
prevista
.
SALV
.
Dite
voi su '
l
saldo
, o pur
parlate
ironicamente
?
SIMP
. Io
dico
dal
miglior
senno
ch' i' m'abbia.
SALV
. Bisogna dunque che voi vi
sentiate
d'aver tanto
buono
in
mano
, da poter anco
sostener
la
difesa
di questo
filosofo
contro qualche altra
replica
che gli
fusse
fatta in
contrario
: però
rispondetemi
, vi
prego
, in sua
grazia
, già che non possiamo averlo
presente
. Voi
primieramente
ammettete
per
vero
che la
natura
abbia
fatti
gli
articoli
, le
flessure
e
snodature
a gli
animali
, acciocché si possano
muover
di molti e
diversi
movimenti
; ed io vi
nego
questa
proposizione
, e
dico
che le
flessioni
son fatte acciocché l'
animale
possa
muovere
una o
piú
delle sue
parti
,
restando
immobile
il
resto
, e
dico
che quanto alle
spezie
e
differenze
de'
movimenti
, quelli sono di una
sola
, cioè tutti
circolari
: e per questo voi
vedete
, tutti i
capi
de gli
ossi
mobili
esser
colmi
o
cavi
; e di questi, altri sono
sferici
, che son quelli che hanno a
muoversi
per tutti i
versi
, come fa nella
snodatura
della
spalla
il
braccio
dell'
alfiere
nel
maneggiar
l'
insegna
, e dello
strozziere
nel
richiamar
co
'
l
logoro
il
falcone
, e tal è la
flessura
del
gomito
, sopra la quale si
gira
la
mano
nel
forar
col
succhiello
; altri son
circolari
per un
sol
verso e quasi
cilindrici
, che
servono
per le
membra
che si
piegano
in un
sol
modo, come le
parti
delle
dita
l'una sopra l'altra, etc. Ma senza
piú
particolari
incontri
, un solo
general
discorso
ne può far
conoscer
questa
verità
; e questo è, che di un
corpo
solido
che si
muova
restando
uno de' suoi
estremi
senza
mutar
luogo
, il
moto
non può esser se non
circolare
: e perché nel
muover
l'
animale
uno delle sue
membra
non lo
separa
dall'altro suo
conterminale
, adunque tal
moto
è
circolare
di
necessità
.
SIMP
. Io non l'
intendo
per questo verso; anzi
veggo
io l'
animale
muoversi
di cento
moti
non
circolari
e
diversissimi
tra loro, e
correre
e
saltare
e
salire
e
scendere
e
notare
e
molt
'altri.
SALV
. Sta
bene
: ma cotesti son
moti
secondarii
,
dependenti
da i
primi
, che sono de gli
articoli
e delle
flessure
. Al
piegar
delle
gambe
alle
ginocchia
e delle
cosce
a i
fianchi
, che son
moti
circolari
delle
parti
, ne viene in
conseguenza
il
salto
o il
corso
, che son
movimenti
di tutto '
l
corpo
, e questi posson esser non
circolari
.
Ora
, perché del
globo
terrestre
non si ha da
muovere
una
parte
sopra un'altra
immobile
, ma il
movimento
deve
esser di tutto il
corpo
, non ci è
bisogno
di
flessure
.
SIMP
. Questo (
dirà
la
parte
) potrebbe esser quando il
moto
fusse
un solo, ma l'esser tre, e
diversissimi
tra di loro, non è
possibile
che s'
accomodino
in un
corpo
inarticolato
.
SALV
. Cotesta
credo
veramente
che sarebbe la
risposta
del
filosofo
; contro alla quale io
insurgo
per un'altra
banda
, e vi
domando
se voi
stimate
che per
via
di
articoli
e
flessure
si potesse
adattare
il
globo
terrestre
alla
participazione
di tre
moti
circolari
diversi
. Voi non
rispondete
? Già che voi
tacete
,
risponderò
io per il
filosofo
; il quale
assolutamente
direbbe
di
sí
, perché altrimenti sarebbe
stato
superfluo
e fuori del
caso
il
metter
in
considerazione
che la
natura
fa le
flessioni
acciocché il
mobile
possa
muoversi
di
moti
differenti
, e che però, non avendo il
globo
terrestre
flessure
non può aver i tre
moti
attribuitigli
; perché, quando egli avesse
stimato
che né anco per
via
di
flessure
si potesse
render
atto
a tali
movimenti
,
arebbe
liberamente
pronunziato
, il
globo
non poter
muoversi
di tre
moti
.
Ora
,
stante
questo, io
prego
voi, e per voi, se
fusse
possibile
, il
filosofo
autor
dell'
argomento
, ad
essermi
cortese
d'
insegnarmi
in qual
maniera
bisognerebbe
accomodar
le
flessure
, acciocché i tre
moti
comodamente
potessero
esercitarsi
; e vi
concedo
tempo
per la
risposta
quattro e anco sei
mesi
. Intanto a me
pare
che un
principio
solo possa
cagionar
nel
globo
terrestre
piú
moti
, in quella
guisa
appunto
, come
dianzi
risposi
, che un
sol
principio
,
co
'
l
mezo
di
varii
strumenti
,
produce
moti
multiplici
e
diversi
nell'
animale
: e quanto all'
articolazione
, non ve n'è
bisogno
,
dovendo
esser i
movimenti
del tutto, e non di alcune
parti
; e perché hanno ad esser
circolari
, la
semplice
figura
sferica
è la
piú
bella
articolazione
che
domandar
si possa.
SIMP
. Al
piú
che vi si
dovesse
concedere
, sarebbe che ciò potesse
accader
d'un
movimento
solo; ma di tre
diversi
, al
parer
mio e dell'
autore
, non è
possibile
, come egli pur
continuando
, e
corroborando
l'
instanza
,
segue
scrivendo
:
Figuriamoci
co
'
l
Copernico
che la
Terra
si
muova
, per propria
facultà
e da
principio
intrinseco
, da
occidente
in
oriente
nel
piano
dell'
eclittica
, ed oltre a ciò che ella si
rivolga
, pur da
principio
intrinseco
, intorno al suo proprio
centro
da
oriente
in
occidente
, e per il
terzo
moto
ch'ella per propria
inclinazione
si
pieghi
da
settentrione
in
austro
ed all'
incontro
; essendo ella un
corpo
continuo
e non
collegato
con
flessioni
e
giunture
, potrà mai la nostra
stimativa
e '
l
nostro
giudizio
comprendere
che un medesimo
principio
naturale
e
indistinto
, cioè che una medesima
propensione
, si
distragga
insieme
in
diversi
moti
e quasi
contrarii
? Io non posso
credere
che alcuno sia per
dir
tal cosa, se non chi a
dritto
e a
torto
avesse
preso
a
sostenere
questa
posizione
.
SALV
.
Fermate
un poco, e
trovatemi
questo
luogo
nel
libro
;
mostrate
.
Fingamus
modo cum
Copernico
,
Terram
aliqua sua vi et ab
indito
principio
impelli
ab
occasu
ad
ortum
in
eclipticæ
plano
,
tum
rursus
revolvi
ab
indito
etiam
principio
circa
suimet
centrum
ab
ortu
in
occasum
,
tertio
deflecti
rursus
suopte
nutu
a
septentrione
in
austrum
et
vicissim
. Io
dubitavo
,
signor
Simplicio
, che voi non aveste
preso
errore
nel
riferirci
le
parole
dell'
autore
; ma
veggo
che egli stesso, e pur troppo
gravemente
, si
inganna
, e con mio
dispiacere
comprendo
ch'e' si è
posto
ad
impugnar
una
posizione
la quale e' non ha ben
capita
; imperocché questi non sono i
movimenti
che '
l
Copernico
attribuisce
alla
Terra
. E
donde
cava
egli che '
l
Copernico
faccia
il
moto
annuo
per l'
eclittica
contrario
al
moto
circa il proprio
centro
? bisogna che e' non abbia
letto
il suo
libro
, che in cento
luoghi
, ed anco ne i
primi
capitoli
,
scrive
tali
movimenti
esser
amendue
verso le medesime
parti
, cioè da
occidente
verso
oriente
. Ma senza
sentirlo
da altri, non
dovev
'egli per se stesso
comprendere
, che
attribuendosi
alla
Terra
i
movimenti
che si
levano
l'uno al
Sole
e l'altro al
primo
mobile
,
bisognava
che
fussero
necessariamente
fatti
pel medesimo verso?
SIMP
.
Guardate
pur di non
errar
voi, ed il
Copernico
insieme
. Il
moto
diurno
del
primo
mobile
non è egli da
levante
a
ponente
? ed il
moto
annuo
del
Sole
per l'
eclittica
non è, per l'
opposito
, da
ponente
a
levante
? come dunque volete che i medesimi,
trasferiti
nella
Terra
, di
contrarii
divengan
concordi
?
SAGR
. Certo che il
signor
Simplicio
ci ha
scoperta
l'
origine
dell'
error
di questo
filosofo
: è
forza
che esso ancora abbia
fatto
l'istesso
discorso
.
SALV
. Or che si può,
caviamo
d'
errore
almanco
il
signor
Simplicio
. Il quale,
vedendo
le
stelle
nel
nascere
alzarsi
sopra l'
orizonte
orientale
, non
arà
difficultà
nell'
intendere
che, quando tal
moto
non
fusse
delle
stelle
,
bisognerebbe
necessariamente
dire
che l'
orizonte
con
moto
contrario
si
abbassasse
, ed in
conseguenza
che la
Terra
si
volgesse
in se stessa al
contrario
di quel che ci
sembrano
muoversi
le
stelle
, cioè da
occidente
verso
oriente
, che è
secondo
l'
ordine
de'
segni
del
zodiaco
. Quanto poi all'altro
moto
, essendo il
Sole
fisso
nel
centro
del
zodiaco
e la
Terra
mobile
per la
circonferenza
di quello, per far che il
Sole
ci
apparisca
muoversi
per esso
zodiaco
secondo
l'
ordine
de i
segni
, è
necessario
che la
Terra
cammini
secondo
il medesimo
ordine
attesoché il
Sole
ci
apparisce
sempre
occupar
nel
zodiaco
il
grado
opposto
al
grado
nel quale si
trova
la
Terra
: e
cosí
,
scorrendo
la
Terra
,
verbigrazia
, l'
Ariete
, il
Sole
apparirà
scorrer
la
Libra
, e
passando
la
Terra
per il
segno
del
Toro
, il
Sole
scorrerà
per quello dello
Scorpione
; la
Terra
per i
Gemini
il
Sole
per il
Sagittario
: ma quest'è
muoversi
per il medesimo verso
amendue
, cioè
secondo
l'
ordine
de'
segni
, come anco
era
la
revoluzion
della
Terra
circa il proprio
centro
.
SIMP
. Ho
inteso
benissimo
, né
saprei
qual cosa
produr
per
isgravio
d'un tanto
errore
.
SALV
. Ma
piano
,
signor
Simplicio
, ché ce n'è un altro maggior di questo: ed è, ch'e' fa
muover
la
Terra
per il
moto
diurno
intorno al proprio
centro
da
oriente
verso
occidente
, e non
comprende
che quando questo
fusse
, il
movimento
delle 24
ore
dell'
universo
ci
apparirebbe
fatto
da
ponente
verso
levante
, per l'
opposito
giusto
di quel che noi
veggiamo
.
SIMP
. Oh io, che appena ho
veduti
i
primi
elementi
della
sfera
, son
sicuro
che non
arei
errato
sí
gravemente
.
SALV
.
Giudicate
ora
quale
studio
si può
stimare
che abbia
fatto
questo
oppositore
ne i
libri
del
Copernico
, se e'
prende
al
rovescio
questa
principale
e
massima
ipotesi
, sopra la quale si
fonda
tutta la
somma
delle
cose
nelle quali il
Copernico
dissente
dalla
dottrina
d'
Aristotile
e di
Tolomeo
. Quanto poi a questo
terzo
moto
che l'
autore
, pur di
mente
del
Copernico
,
assegna
al
globo
terrestre
, non
so
di quale e' si
voglia
intendere
: quello non è egli
sicuramente
che il
Copernico
gli
attribuisce
congiuntamente
con gli altri due,
annuo
e
diurno
, che non ha che fare
co
'
l
declinare
verso
austro
e
settentrione
, ma solo
serve
per
mantener
l'
asse
della
revoluzion
diurna
continuamente
parallelo
a se stesso; talché bisogna
dire
, o che l'
oppositore
non abbia
compreso
questo, o l'abbia
dissimulato
. Ma benché questo solo
grave
mancamento
bastasse
a
liberarne
dall'
obbligo
di
piú
occuparci
nella
considerazione
delle sue
opposizioni
, tuttavia voglio
ritenerle
in
stima
,
sí
come
veramente
meritano
di esser
apprezzate
assai
piú
che mille altre di altri
vani
oppositori
.
Tornando
dunque all'
instanza
,
dico
che i due
movimenti
annuo
e
diurno
non sono altrimenti
contrarii
, anzi son per il medesimo verso, e però posson
dependere
da un medesimo
principio
; il
terzo
vien
talmente
in
conseguenza
dell'
annuo
, da per se stesso e
spontaneamente
, che non vi bisogna
chiamar
principio
interno
né
esterno
(come a suo
luogo
dimostrerò
) dal quale, come da
causa
, venga
prodotto
.
SAGR
. Voglio pur io ancora,
scorto
dal
discorso
naturale
,
dire
a questo
oppositore
qualche cosa. Il qual vuol
condennare
il
Copernico
se io non gli
so
puntualmente
risolvere
tutti i
dubbi
e
risponder
a tutte le
opposizioni
che ei gli fa, quasi che in
conseguenza
della mia
ignoranza
segua
necessariamente
la
falsità
della sua
dottrina
: ma se questo
termine
di
condennar
gli
scrittori
gli
par
iuridico
, non
dovrà
parergli
fuor
di
ragione
se io non
approverò
Aristotile
e
Tolomeo
, quando egli non
risolva
meglio
di me le
difficultà
medesime ch'io gli
promuovo
nella loro
dottrina
. E' mi
domanda
quali siano i
principii
, per i quali il
globo
terrestre
si
muove
del
moto
annuo
nel
zodiaco
, e del
diurno
per l'
equinoziale
in se stesso.
Dicogli
che e' sono una cosa
simile
a quelli per i quali
Saturno
si
muove
per il
zodiaco
in 30
anni
, ed in se stesso in
tempo
molto
piú
breve
secondo
l'
equinoziale
, come lo
scoprirsi
ed
ascondersi
de i suoi
globi
collaterali
ci
mostra
; e una cosa
simile
a quella per la quale ei
concederebbe
senza
scrupolo
che il
Sole
scorresse
l'
eclittica
in un
anno
, ed in se stesso si
rivolgesse
parallelo
all'
equinoziale
in
manco
d'un
mese
, come
sensatamente
mostrano
le sue
macchie
; e una cosa
simil
a quella per la quale le
stelle
Medicee
scorrono
il
zodiaco
in 12
anni
, e tra tanto si
volgono
in
cerchi
piccolissimi
ed in
tempi
brevissimi
intorno a
Giove
.
SIMP
. Quest'
autore
vi
negherà
tutte queste
cose
, come
inganni
della
vista
, mediante i
cristalli
del
telescopio
.
SAGR
. Oh questo sarebbe un
volerne
troppo per sé, mentre e' vuole che l'
occhio
semplice
non si possa
ingannare
nel
giudicar
il
moto
retto
de'
gravi
descendenti
, e vuol che e' si
inganni
nel
comprendere
questi altri
movimenti
, mentre la sua
virtú
vien
perfezionata
ed
accresciuta
a
trenta
doppii
.
Diciamogli
dunque che la
Terra
partecipa
la
pluralità
di
movimenti
in un modo
simile
e forse il medesimo,
co
'
l
quale la
calamita
ha il
muoversi
in
giú
, come
grave
, e due
moti
circolari
, uno
orizontale
e l'altro
verticale
, sotto il
meridiano
. Ma che
piú
?
ditemi
,
signor
Simplicio
tra chi
credete
voi che quest'
autore
mettesse
maggior
diversità
, tra il
moto
retto
e '
l
circolare
, o tra il
moto
e la
quiete
?
SIMP
. Tra il
moto
e la
quiete
sicuramente
. E quest'è
manifesto
; perché il
moto
circolare
non è
contrario
al
retto
per
Aristotile
, anzi e'
concede
che si possano
mescolare
; il che è
impossibile
del
moto
e della
quiete
.
SAGR
. Adunque
proposizione
meno
improbabile
è il
porre
in un
corpo
naturale
due
principii
interni
, uno a '
l
moto
retto
e l'altro al
circolare
, che due, pur
interni
, uno al
moto
e l'altro alla
quiete
.
Ora
, della
naturale
inclinazione
che
risegga
nelle
parti
della
Terra
, di
ritornar
al suo tutto quando per
violenza
ne vengono
separate
,
concordano
insieme
amendue
le
posizioni
; e solo
dissentono
nell'
operazion
del tutto, ché questa vuole che per
principio
interno
stia
immobile
, e quella gli
attribuisce
il
moto
circolare
: ma per la vostra
concessione
e di questo
filosofo
, due
principii
, uno al
moto
e l'altro alla
quiete
, son
incompatibili
insieme
,
sí
come
incompatibili
sono gli
effetti
; ma non già
accade
questo de i due
movimenti
retto
e
circolare
, che nulla
repugnanza
hanno fra di loro.
SALV
.
Aggiugnete
di
piú
, che
probabilissimamente
può
essere
che il
movimento
che fa la
parte
della
Terra
separata
, mentre si
riconduce
al suo tutto, sia esso ancora
circolare
, come di già si è
dichiarato
: talché per tutti i
rispetti
, in quanto
appartiene
al
presente
caso
, la
mobilità
sembra
piú
accettabile
che la
quiete
.
Ora
seguite
,
signor
Simplicio
, quello che
resta
.
SIMP
.
Fortifica
l'
autore
l'
instanza
con
additarci
un altro
assurdo
, cioè che gli stessi
movimenti
convengano
a
nature
sommamente
diverse
: ma l'
osservazione
ci
insegna
, l'
operazioni
e i
moti
di
nature
diverse
esser
diversi
; e la
ragione
lo
conferma
, perché altrimenti non avremmo
ingresso
per
conoscere
e
distinguer
le
nature
, quando
elle
non avessero i lor
moti
ed
operazioni
che ci
scorgessero
alla
cognizione
delle
sustanze
.
SAGR
. Io ho
dua
o tre
volte
osservato
ne i
discorsi
di quest'
autore
, che per
prova
che la cosa stia nel tale e nel tal modo, e' si
serve
del
dire
che in quel tal modo si
accomoda
alla nostra
intelligenza
, o che altrimenti non avremmo
adito
alla
cognizione
di questo o di quell'altro
particolare
, o che il
criterio
della
filosofia
si
guasterebbe
, quasi che la
natura
prima facesse il
cervello
a gli
uomini
, e poi
disponesse
le
cose
conforme
alla
capacità
de' loro
intelletti
. Ma io
stimerei
piú
presto, la
natura
aver fatte prima le
cose
a suo modo, e poi
fabbricati
i
discorsi
umani
abili
a poter
capire
(ma però con
fatica
grande
) alcuna cosa de' suoi
segreti
.
SALV
. Io son dell'
istessa
opinione
. Ma
dite
,
signor
Simplicio
: quali sono queste
nature
diverse
, alle quali, contro all'
osservazione
ed alla
ragione
, il
Copernico
assegna
moti
ed
operazioni
medesime?
SIMP
. Eccole: l'
acqua
e l'
aria
(che pur sono
nature
diverse
dalla
terra
), e tutte le
cose
che in tali
elementi
si
trovano
,
aranno
ciascheduna quei tre
movimenti
che il
Copernico
finge
nel
globo
terrestre
. E
segue
di
dimostrar
geometricamente
come in
via
del
Copernico
una
nugola
che sia
sospesa
in
aria
, e che per lungo
tempo
ci
soprastia
al
capo
senza
mutar
luogo
, bisogna
necessariamente
ch'ell'abbia tutti tre que'
movimenti
che ha il
globo
terrestre
: la
dimostrazione
è questa, e voi la potete
legger
da per voi, ch'io non la
saprei
riferir
a
mente
.
SALV
. Io non
istarò
altrimenti a
leggerla
, anzi
stimo
superfluo
l'
avercela
posta
, perch'io son
sicuro
che nessuno de gli
aderenti
del
moto
della
Terra
glie la
negherà
. Però,
ammessagli
la
dimostrazione
,
parliamo
dell'
instanza
: la qual non mi
pare
che abbia molta
forza
di
concluder
nulla contro alla
posizione
del
Copernico
,
avvengaché
niente si
deroga
a quei
moti
e a quelle
operazioni
per i quali si viene in
cognizione
delle
nature
etc.
Rispondetemi
in
grazia
,
signor
Simplicio
: quelli
accidenti
ne' quali alcune
cose
puntualissimamente
convengono
, ci posson
eglin
servire
per farci
conoscer
le
diverse
nature
di quelle tali
cose
?
SIMP
.
Signor
no, anzi tutto l'
opposito
, perché dall'
identità
delle
operazioni
e degli
accidenti
non si può
argumentare
salvo che una
identità
di
nature
.
SALV
. Talché le
diverse
nature
dell'
acqua
, della
terra
dell'
aria
, e dell'altre
cose
che sono per questi
elementi
, voi non l'
arguite
da quelle
operazioni
nelle quali tutti questi
elementi
e loro
annessi
convengono
, ma da altre
operazioni
: sta
cosí
?
SIMP
.
Cosí
è in
effetto
.
SALV
. Talché quello che
lasciasse
ne gli
elementi
tutti quei
moti
,
operazioni
ed altri
accidenti
per i quali si
distinguono
le lor
nature
, non ci
priverebbe
del poter venire in
cognizione
di esse, ancorché e'
rimovesse
poi quella
operazione
nella quale
unitamente
convengono
, e che perciò non
serve
nulla per la
distinzione
di tali
nature
.
SIMP
.
Credo
che il
discorso
proceda
benissimo
.
SALV
. Ma che la
terra
, l'
acqua
e l'
aria
siano da
natura
egualmente
costituite
immobili
intorno al
centro
, non è
opinione
vostra, dell'
autore
, di
Aristotile
, di
Tolomeo
e di tutti i lor
seguaci
?
SIMP
. È
ricevuta
come
verità
irrefragabile
.
SALV
. Adunque da questa
comune
natural
condizione
, di
quietare
intorno al
centro
, non si
trae
argomento
delle
diverse
nature
di questi
elementi
e
cose
elementari
, ma
convien
apprender
tal
notizia
da altre
qualità
non
comuni
; e però chi
levasse
a gli
elementi
solamente questa
quiete
comune
e gli
lasciasse
loro tutte l'altre
operazioni
, non
impedirebbe
punto
la
strada
che ne
guida
alla
cognizione
delle loro
essenze
: ma il
Copernico
non
leva
loro altro che questa
comune
quiete
, e glie la
tramuta
in un
comunissimo
moto
,
lasciandogli
la
gravità
, la
leggierezza
, i
moti
in su, in
giú
,
piú
tardi
,
piú
veloci
, la
rarità
, la
densità
, le
qualità
di
caldo
,
freddo
,
secco
,
umido
, ed in
somma
tutte l'altre
cose
: adunque un tal
assurdo
, qual s'
immagina
questo
autore
, non è altrimenti nella
posizion
copernicana
; né il
convenire
in una
identità
di
moto
importa
piú
o meno che il
convenire
in una
identità
di
quiete
, circa '
l
diversificare
o non
diversificar
nature
. Or
dite
se ci è altro
argomento
in
contrario
.
SIMP
.
Séguita
una
quarta
instanza
,
presa
pur da una
naturale
osservazione
, che è che i
corpi
del medesimo
genere
hanno
moti
che
convengono
in
genere
, o
vero
convengono
nella
quiete
: ma nella
posizione
del
Copernico
,
corpi
che
convengono
in
genere
, e tra di loro
similissimi
,
arebbono
in quanto al
moto
una
somma
sconvenienza
, anzi una
diametral
repugnanza
, imperocché
stelle
tanto tra di loro
simili
, nulladimeno nel
moto
sarebbero tanto
dissimili
, poiché sei
pianeti
andrebbono
in
volta
perpetuamente
, ma il
Sole
e tutte le
stelle
fisse
perpetuamente
starebbero
immote
.
SALV
. La
forma
dell'
argomentare
mi
par
concludente
, ma
credo
bene
che l'
applicazione
o la
materia
sia
difettosa
; e purché l'
autore
voglia
persistere
nel suo
assunto
, la
conseguenza
verrà senz'altro
direttamente
contro di lui. Il
progresso
dell'
argomento
è tale: Tra i
corpi
mondani
, sei ce ne sono che
perpetuamente
si
muovono
, e sono i sei
pianeti
; de gli altri, cioè della
Terra
, del
Sole
e delle
stelle
fisse
, si
dubita
chi di loro si
muova
e chi stia
fermo
, essendo
necessario
che se la
Terra
sta
ferma
, il
Sole
e le
stelle
fisse
si
muovano
, e potendo anch'
essere
che il
Sole
e le
fisse
stessero
immobili
, quando la
Terra
si
muovesse
;
cercasi
, in
dubbio
del
fatto
, a chi
piú
convenientemente
si possa
attribuire
il
moto
, ed a chi la
quiete
.
Detta
il
natural
discorso
, che il
moto
debba
stimarsi
essere
di chi
piú
in
genere
ed in
essenza
conviene
con quei
corpi
che
indubitatamente
si
muovono
e la
quiete
di chi da i medesimi
piú
dissente
; ed essendo che un'
eterna
quiete
e
perpetuo
moto
sono
accidenti
diversissimi
, è
manifesto
che la
natura
del
corpo
sempre
mobile
convien
che sia
diversissima
dalla
natura
del sempre
stabile
;
cerchiamo
dunque, mentre stiamo
ambigui
del
moto
e della
quiete
, se per
via
di qualche altra
rilevante
condizione
potessimo
investigare
chi
piú
convenga
con i
corpi
sicuramente
mobili
, o la
Terra
, o
pure
il
Sole
e le
stelle
fisse
. Ma ecco, la
natura
,
favorevole
al nostro
bisogno
e
desiderio
, ci
somministra
due
condizioni
insigni
, e
differenti
non meno che '
l
moto
e la
quiete
, e sono la
luce
e le
tenebre
, cioè l'esser per
natura
splendidissimo
, e l'esser
oscuro
e
privo
di ogni
luce
. Son dunque
diversissimi
d'
essenza
i
corpi
ornati
d'un
interno
ed
eterno
splendore
, da i
corpi
privi
d'ogni
luce
:
priva
di
luce
è la
Terra
;
splendidissimo
per se stesso è il
Sole
, e non meno le
stelle
fisse
; i sei
pianeti
mobili
mancano
totalmente
di
luce
, come la
Terra
; adunque l'
essenza
loro
convien
con la
Terra
, e
dissente
dal
Sole
e dalle
stelle
fisse
:
mobile
dunque è la
Terra
,
immobile
il
Sole
e la
sfera
stellata
.
SIMP
. Ma l'
autore
non
concederà
che i sei
pianeti
sien
tenebrosi
, e su tal
negativa
si
terrà
saldo
, o
vero
egli
argomenterà
la
conformità
grande
di
natura
tra sei
pianeti
e il
Sole
e le
stelle
fisse
, e la
difformità
tra questi e la
Terra
, da altre
condizioni
che dalle
tenebre
e dalla
luce
; anzi, or ch'io m'
accorgo
, nell'
instanza
quinta
, che
segue
, ci è
posta
la
disparità
somma
tra la
Terra
e i
corpi
celesti
: nella quale egli
scrive
, che gran
confusione
e
intorbidamento
sarebbe nel
sistema
dell'
universo
e tra le sue
parti
secondo
l'
ipotesi
del
Copernico
; imperocché tra
corpi
celesti
immutabili
ed
incorruttibili
,
secondo
Aristotile
e
Ticone
ed altri, tra
corpi
,
dico
, di tanta
nobiltà
, per
confessione
di ognuno e dell'istesso
Copernico
, che
afferma
quelli esser
ordinati
e
disposti
in un'
ottima
costituzione
, e che da quelli
rimuove
ogni
inconstanza
di
virtú
, tra
corpi
,
dico
, tanto
puri
, cioè tra
Venere
e
Marte
,
collocar
la
sentina
di tutte le
materie
corruttibili
, cioè la
Terra
, l'
acqua
, l'
aria
e tutti i
misti
! Ma quanto
piú
prestante
distribuzione
e
piú
alla
natura
conveniente
, anzi a
Dio
stesso
architetto
,
sequestrar
i
puri
da gl'
impuri
, i
mortali
da gl'
immortali
, come
insegnano
l'altre
scuole
, che ci
insegnano
come queste
materie
impure
e
caduche
son
contenute
nell'
angusto
concavo
dell'
orbe
lunare
, sopra '
l
quale con
serie
non
interrotta
s'
alzano
poi le
cose
celesti
!
SALV
. È
vero
che '
l
sistema
Copernicano
mette
perturbazione
nell'
universo
d'
Aristotile
; ma noi
trattiamo
dell'
universo
nostro,
vero
e
reale
. Quando poi la
disparità
d'
essenza
tra la
Terra
e i
corpi
celesti
la vuol quest'
autore
inferire
dall'
incorruttibilità
di quelli e
corruttibilità
di questa in
via
d'
Aristotile
, dalla qual
disparità
e'
concluda
il
moto
dover
esser del
Sole
e delle
fisse
e l'
immobilità
della
Terra
,
va
vagando
nel
paralogismo
,
supponendo
quel che è in
quistione
; perché
Aristotile
inferisce
l'
incorruttibilità
de'
corpi
celesti
dal
moto
, del quale si
disputa
se sia loro o della
Terra
. Della
vanità
poi di queste
retoriche
illazioni
, se n'è
parlato
a
bastanza
. E qual cosa
piú
insulsa
che
dire
, la
Terra
e gli
elementi
esser
relegati
e
separati
dalle
sfere
celesti
, e
confinati
dentro all'
orbe
lunare
? ma non è l'
orbe
lunare
una delle
celesti
sfere
, e,
secondo
il
consenso
loro,
compresa
nel
mezo
di tutte l'altre?
nuova
maniera
di
separare
i
puri
da gl'
impuri
e gli
ammorbati
da'
sani
,
dar
a gl'
infetti
stanza
nel
cuore
della
città
! io
credeva
che il
lazeretto
se le
dovesse
scostare
piú
che
fusse
possibile
. Il
Copernico
ammira
la
disposizione
delle
parti
dell'
universo
per aver
Iddio
costituita
la gran
lampada
, che
doveva
rendere
il
sommo
splendore
a tutto il suo
tempio
, nel
centro
di esso, e non da una
banda
. Dell'esser poi il
globo
terrestre
tra
Venere
e
Marte
, ne
tratteremo
in breve; e voi stesso, in
grazia
di quest'
autore
, farete
prova
di
rimuovernelo
. Ma, di
grazia
non
intrecciamo
questi
fioretti
rettorici
con la
saldezza
delle
dimostrazioni
, e
lasciamogli
a gli
oratori
o
piú
tosto
a i
poeti
, li quali hanno
saputo
con lor
piacevolezze
inalzar
con
laude
cose
vilissime
ed anco tal
volta
perniziose
; e se altro ci
resta
,
spediamoci
quanto prima.
SIMP
. Ci è il
sesto
ed
ultimo
argomento
: nel qual ei
pone
per cosa molto
inverisimile
che un
corpo
corruttibile
e
dissipabile
si possa
muovere
d'un
moto
perpetuo
e
regolare
; e questo
conferma
con l'
esempio
de gli
animali
, li quali
movendosi
di
moto
a loro
naturale
, pur si
straccano
, ed hanno
bisogno
di
riposo
per
restaurare
le
forze
; ma che ha da fare tal
movimento
con quel della
Terra
,
immenso
al
paragon
del loro? ma,
piú
, farla
muovere
di tre
moti
discorrenti
e
distraenti
in
parti
diverse
? chi potrà mai
asserir
tali
cose
, salvo che quelli che si
fussero
giurati
lor
difensori
? Né
vale
in questo
caso
quel che
produce
il
Copernico
, che per
essere
questo
moto
naturale
alla
Terra
, e non
violento
,
opera
contrarii
effetti
da i
moti
violenti
; e che si
dissolvon
bene
, né posson
lungamente
sussister
, le
cose
alle quali si fa
impeto
, ma le fatte dalla
natura
si
conservano
nell'
ottima
loro
disposizione
; non
val
,
dico
, questa
risposta
, che
vien
atterrata
dalla nostra. Imperocché l'
animale
è pur
corpo
naturale
, e non
fabbricato
dall'
arte
, ed il
movimento
suo è
naturale
,
derivando
dall'
anima
, cioè da
principio
intrinseco
; e
violento
è quel
moto
il cui
principio
è fuori, ed al quale niente
conferisce
la cosa
mossa
: tuttavia, se l'
animal
continua
lungo
tempo
il suo
moto
, si
stracca
, ed anco si
muore
, quando si vuole
sforzare
ostinatamente
.
Vedete
dunque come in
natura
si
incontrano
da tutte le
bande
vestigii
contrarianti
alla
posizione
del
Copernico
, né mai de'
favorabili
. E per non aver a
ripigliar
piú
la
parte
di questo
oppositore
,
sentite
quel ch'ei
produce
contro al
Keplero
(
co
'
l
quale ei
disputa
), in
proposito
di quello che esso
Keplero
istava
contro a quelli a i quali
pare
inconveniente
, anzi
impossibil
cosa, l'
accrescer
in
immenso
la
sfera
stellata
, come
ricerca
la
posizion
del
Copernico
.
Instà
dunque il
Keplero
dicendo
:
Difficilius
est
accidens
præter
modulum
subiecti
intendere
, quam
subiectum
sine
accidente
augere
:
Copernicus
igitur
verisimilius
facit
, qui
auget
orbem
stellarum
fixarum
absque
motu
, quam
Ptolemæus
qui
auget
motum
fixarum
immensa
velocitate
.(25) La qual
instanza
scioglie
l'
autore
,
maravigliandosi
di quanto il
Keplero
s'
inganni
nel
dire
che nell'
ipotesi
di
Tolomeo
si
cresca
il
moto
fuor
del
modello
del
subietto
, imperocché a lui
pare
che non si
accresca
se non
conforme
al
modello
, e che
secondo
il suo
accrescimento
si
agumenti
la
velocità
del
moto
: il che
prova
egli
configurarsi
una
macina
che
dia
una
revoluzione
in 24
ore
, il qual
moto
si
chiamerà
tardissimo
;
intendendosi
poi il suo
semidiametro
prolungato
sino alla
distanza
del
Sole
, la sua
estremità
agguaglierà
la
velocità
del
Sole
;
prolungatolo
sino alla
sfera
stellata
,
agguaglierà
la
velocità
delle
fisse
, benché nella
circonferenza
della
macina
sia
tardissimo
.
Applicando
ora
questa
considerazione
della
macina
alla
sfera
stellata
,
intendiamo
un
punto
nel suo
semidiametro
vicino al
centro
quant'è il
semidiametro
della
macina
il medesimo
moto
, che nella
sfera
stellata
è
velocissimo
, in quel
punto
sarà
tardissimo
: ma la
grandezza
del
corpo
è quella che di
tardissimo
lo fa
divenir
velocissimo
, ancorché e'
continui
d'esser il medesimo; e
cosí
la
velocità
cresce
non
fuor
del
modello
del
subietto
, anzi
cresce
secondo
quello e la sua
grandezza
, molto
diversamente
da quel che
stima
il
Keplero
.
SALV
. Io non
credo
che quest'
autore
si sia
formato
concetto
del
Keplero
cosí
tenue
e
basso
, che e' possa
persuader
si che e' non abbia
inteso
che il
termine
altissimo
d'una
linea
tirata
dal
centro
sin all'
orbe
stellato
si
muove
piú
velocemente
che un
punto
della medesima
linea
vicino al
centro
a due
braccia
: e però è
forza
che e'
capisca
e
comprenda
che il
concetto
e l'
intenzione
del
Keplero
è stata di
dire
,
minore
inconveniente
esser l'
accrescer
un
corpo
immobile
a
somma
grandezza
, che l'
attribuire
una
somma
velocità
a un
corpo
pur
vastissimo
, avendo
riguardo
al
modulo
, cioè alla
norma
ed all'
esempio
, de gli altri
corpi
naturali
, ne i quali si
vede
che
crescendo
la
distanza
dal
centro
, si
diminuisce
la
velocità
, cioè che i
periodi
delle lor
circolazioni
ricercano
tempi
piú
lunghi
; ma nella
quiete
, che non è
capace
di farsi maggiore o
minore
, la
grandezza
o
piccolezza
del
corpo
non fa
diversità
veruna. Talché, se la
risposta
dell'
autore
debbe
andar
ad
incontrar
l'
argomento
del
Keplero
, è
necessario
che esso
autore
stimi
che al
principio
movente
l'istesso sia
muover
dentro al medesimo
tempo
un
corpo
piccolissimo
ed uno
immenso
, essendo che l'
augumento
della
velocità
vien
senz'altro in
conseguenza
dell'
accrescimento
della
mole
: ma quest'è poi contro alle
regole
architettoniche
della
natura
, la quale
osserva
nel
modello
delle
minori
sfere
,
sí
come
veggiamo
ne i
pianeti
e
sensatissimamente
nelle
stelle
Medicee
, di far
circolare
gli
orbi
minori
in
tempi
piú
brevi
onde il
tempo
della
revoluzion
di
Saturno
è
piú
lungo di tutti i
tempi
dell'altre
sfere
minori
, essendo di 30
anni
:
ora
il
passar
da questa a una
sfera
grandemente
maggiore, e farla
muover
in 24
ore
, può ben
ragionevolmente
dirsi
uscir
delle
regole
del
modello
.
Sí
che, se noi
attentamente
considereremo
, la
risposta
dell'
autore
va
non contro al
concetto
e
senso
dell'
argomento
, ma contro alla
spiegatura
e '
l
modo del
parlare
; dove anco l'
autore
ha il
torto
né può
negare
di non aver ad
arte
dissimulato
l'
intelligenza
delle
parole
, per
gravar
il
Keplero
d'una troppo
crassa
ignoranza
: ma l'
impostura
è stata tanto
grossolana
, che non ha potuto con
sí
gran
tara
difalcar
del
concetto
che ha della sua
dottrina
impresso
il
Keplero
nelle
menti
de i
litterati
. Quanto poi all'
instanza
contro al
perpetuo
moto
della
Terra
,
presa
dall'esser
impossibil
cosa che ella
continuasse
senza
straccarsi
, essendo che gli
animali
stessi, che pur si
muovon
naturalmente
e da
principio
interno
, si
straccano
ed hanno
bisogno
di
riposo
per
relassar
le
membra
...
SAGR
. Mi
par
di
sentire
il
Keplero
rispondergli
, che pur ci sono de gli
animali
che si
rinfrancano
dalla
stanchezza
co
'
l
voltolarsi
per
terra
, e che però non si
deve
temer
che il
globo
terrestre
si
stracchi
; anzi
ragionevolmente
si può
dire
che e'
goda
d'un
perpetuo
e
tranquillissimo
riposo
,
mantenendosi
in un
eterno
rivoltolamento
.
SALV
. Voi,
signor
Sagredo
,
sete
troppo
arguto
e
satirico
: ma
lasciamo
pur gli
scherzi
da una
banda
, mentre
trattiamo
di
cose
serie
.
SAGR
.
Perdonatemi
,
signor
Salviati
: questo ch'io
dico
non è
miga
cosí
fuor
del
caso
quanto forse voi lo
fate
; perché un
movimento
che
serva
per
riposo
e per
rimuover
la
stanchezza
a un
corpo
defatigato
dal
viaggio
, può molto
piú
facilmente
servire
a non la
lasciar
venire,
sí
come
piú
facili
sono i
rimedii
preservativi
che i
curativi
. E io
tengo
per
fermo
, che quando il
moto
de gli
animali
procedesse
come questo che viene
attribuito
alla
Terra
, e' non si
stancherebbero
altrimenti,
avvenga
che lo
stancarsi
il
corpo
dell'
animale
deriva
, per mio
credere
, dall'
impiegare
una
parte
sola
per
muover
se stessa e tutto il
resto
del
corpo
: come,
verbigrazia
, per
camminare
si
impiegano
le
cosce
e le
gambe
solamente, per
portar
loro stesse e tutto il
rimanente
; all'
incontro
vedrete
il
movimento
del
cuore
esser come
infatigabile
, perché
muove
sé solo. In oltre, non
so
quanto sia
vero
che il
movimento
dell'
animale
sia
naturale
, e non
piú
tosto
violento
; anzi
credo
che si possa
dir
con
verità
che l'
anima
muove
naturalmente
le
membra
dell'
animale
di
moto
preternaturale
: perché, se il
moto
all'
insú
è
preternaturale
a i
corpi
gravi
, l'
alzar
le
gambe
e le
cosce
, che son
corpi
gravi
, per
camminare
, non si potrà far senza
violenza
, e però non senza
fatica
del
movente
; il
salir
su per una
scala
porta
il
corpo
grave
, contro alla sua
naturale
inclinazione
, all'in su, onde ne
segue
la
stanchezza
, mediante la
natural
repugnanza
della
gravità
a
cotal
moto
. Ma per
muover
un
mobile
di un
movimento
al quale e' non ha
repugnanza
nissuna
, qual
lassezza
o
diminuzion
di
virtú
e di
forza
si
deve
temer
nel
movente
? e perché si
deve
scemar
la
forza
dove non se n'
esercita
punto
?
SIMP
. Sono i
moti
contrarii
, de i quali il
globo
terrestre
si
figura
muoversi
, quelli sopra i quali l'
autore
fonda
la sua
instanza
.
SAGR
. Già si è
detto
che non sono altrimenti
contrarii
, e che in questo l'
autore
si è
grandemente
ingannato
, talché il
vigore
di tutta l'
instanza
si
volge
contro l'
impugnator
medesimo, mentre e'
voglia
che il
primo
mobile
rapisca
tutte le
sfere
inferiori
contro al
moto
il quale esse nell'istesso
tempo
e
continuamente
esercitano
. Al
primo
mobile
, dunque,
tocca
a
stancarsi
, che, oltre al
muovere
se stesso,
deve
condur
tant'
altre
sfere
, le quali, di
piú
, con
movimento
contrario
gli
contrastano
. Talché quell'
ultima
conclusione
che l'
autor
inferiva
, con
dir
che
discorrendo
per gli
effetti
di
natura
s'
incontrano
sempre
cose
favorabili
per l'
opinion
d'
Aristotile
e
Tolomeo
, e non mai alcuna che non
contrarii
al
Copernico
, ha
bisogno
d'una gran
considerazione
; e
meglio
è
dire
, che
sendo
una di queste due
posizioni
vera
, e l'altra
necessariamente
falsa
, è
impossibile
che per la
falsa
s'
incontri
mai
ragione
,
esperienza
o
retto
discorso
che le sia
favorevole
,
sí
come alla
vera
nessuna di queste
cose
può esser
repugnante
. Gran
diversità
dunque
convien
che si
trovi
tra i
discorsi
e gli
argomenti
che si
producono
dall'una e dall'altra
parte
in pro e contro a queste due
opinioni
, la
forza
de i quali
lascerò
che
giudichiate
voi stesso,
signor
Simplicio
.
SALV
. Voi,
signor
Sagredo
,
traportato
dalla
velocità
del vostro
ingegno
, mi
tagliaste
dianzi
il
ragionamento
, mentre io volevo
dire
alcuna cosa in
risposta
di quest'
ultimo
argomento
dell'
autore
; e benché voi gli abbiate
piú
che a
sufficienza
risposto
, voglio ad ogni modo
aggiugner
non
so
che, che allora avevo in
mente
. Egli
pone
per cosa molto
inverisimile
che un
corpo
dissipabile
e
corruttibile
, qual è la
Terra
, possa
perpetuamente
muoversi
d'un
movimento
regolare
,
massime
vedendo
noi gli
animali
finalmente
stancarsi
ed aver
necessità
di
riposo
; e gli
accresce
l'
inverisimile
il
dover
essere
tal
moto
di
velocità
incomparabile
e
immensa
,
rispetto
a quella de gli
animali
.
Ora
io non
so
intendere
perché la
velocità
della
Terra
l'abbia di
presente
a
perturbare
, mentre quella della
sfera
stellata
, tanto e tanto maggiore, non gli
arreca
disturbo
piú
considerabile
che se gli
arrechi
la
velocità
d'una
macine
, la quale in 24
ore
dia
una
sola
revoluzione
. Se per esser la
velocità
della
conversion
della
Terra
su '
l
modello
di quella della
macine
non si
tira
in
conseguenza
cose
di maggior
efficacia
di quella,
cessi
l'
autore
di
temer
lo
stancarsi
della
Terra
perché né anco
qualsivoglia
ben
fiacco
e
pigro
animale
,
dico
né anco un
camaleonte
, si
straccherebbe
col
muoversi
non
piú
di cinque o sei
braccia
in 24
ore
; ma se e' vuol
considerar
la
velocità
non
piú
su '
l
modello
della
macine
, ma
assolutamente
, ed in quanto in 24
ore
il
mobile
ha da
passare
uno
spazio
grandissimo
, molto
piú
si
dovrebbe
mostrar
renitente
a
concederla
alla
sfera
stellata
, la quale con
velocità
incomparabilmente
maggiore di quella della
Terra
deve
condur
seco
migliaia
di
corpi
,
ciaschedun
grandemente
maggiore del
globo
terrestre
.
Resterebbe
ora
che noi
vedessimo
le
prove
per le quali l'
autore
conclude
, le
stelle
nuove
del 72 e del
604
essere
state
sublunari
, e non
celesti
, come
comunemente
si
persuasero
gli
astronomi
di quei
tempi
,
impresa
veramente
grande
; ma ho
pensato
, per
essermi
tale
scrittura
nuova
, e
lunga
per i tanti
calcoli
, che sarà
piú
espediente
che io tra
stasera
e
domattina
ne
vegga
quel
piú
ch'io potrò, e
domani
poi,
tornando
a i
soliti
ragionamenti
, vi
referisca
quello che avrò
ritratto
: e se ci
avanzerà
tempo
, verremo a
discorrere
del
movimento
annuo
attribuito
alla
Terra
. Intanto, se voi avete da
dire
alcuna cosa, ed in
particolare
il
signor
Simplicio
, intorno alle
cose
attenenti
al
moto
diurno
, assai
lungamente
da me
esaminato
, ci
avanza
ancora un poco di
tempo
da poter
discorrere
.
SIMP
. A me non
resta
altro che
dire
, se non che i
discorsi
auti
in questo
giorno
mi son ben
parsi
ripieni
di
pensieri
molto
acuti
e
ingegnosi
,
prodotti
per la
parte
del
Copernico
in
confermazion
del
moto
della
Terra
, ma non mi
sento
già
persuaso
a
crederlo
; perché finalmente le
cose
dette
non
concludon
altro se non che le
ragioni
per la
stabilità
della
Terra
non son
necessarie
, ma non però si è
prodotta
dimostrazione
alcuna per la
parte
contraria
, la quale
necessariamente
convinca
e
concluda
la
mobilità
.
SALV
. Io non ho mai
preso
,
signor
Simplicio
, a
rimuovervi
dalla vostra
opinione
, né meno
ardirei
di
definitivamente
sentenziar
sopra
sí
gran
litigio
; ma solamente è stata, e sarà anco nelle
disputazioni
seguenti
, mia
intenzione
di farvi
manifesto
, che quelli che hanno
creduto
che questo
moto
velocissimo
delle 24
ore
sia della
Terra
sola
, e non dell'
universo
trattane
la
sola
Terra
, non si erano
persuasi
che in
cotal
guisa
potesse e
dovesse
essere
, come si dice, alla
cieca
, ma che
benissimo
avevano
vedute
sentite
ed
esaminate
le
ragioni
della
contraria
opinione
, ed anco non
leggiermente
rispostole
. Con questa medesima
intenzione
, quando
cosí
sia di
gusto
vostro e del
signor
Sagredo
, potremo
passare
alla
considerazione
dell'altro
movimento
, prima da
Aristarco
Samio
e poi da
Niccolò
Copernico
attribuito
al medesimo
globo
terrestre
, il quale è, come
credo
che voi già abbiate
sentito
,
fatto
sotto il
zodiaco
, dentro allo
spazio
d'un
anno
, intorno al
Sole
,
immobilmente
collocato
nel
centro
di esso
zodiaco
.
SIMP
. La
quistione
è tanto
grande
e tanto
nobile
, che molto
curiosamente
sentirò
discorrerne
,
presupponendo
d'aver a
sentir
tutto quello che in tal
materia
si possa
dire
.
Andrò
poi meco medesimo facendo con mio
comodo
reflession
maggiore sopra le
cose
sentite
e da
sentirsi
; e quando altro io non
guadagni
, non sarà poco il
poterne
con
piú
fondamento
discorrere
.
SAGR
. Adunque, per non
stancar
piú
il
signor
Salviati
, faremo
punto
a i
ragionamenti
d'
oggi
, e
domani
ripiglieremo
,
conforme
al
solito
, i
discorsi
, con
isperanza
d'aver a
sentir
gran
novità
.
SIMP
. Io
lascio
il
libro
delle
stelle
nuove
, ma
riporto
questo delle
conclusioni
, per
riveder
quello che vi è
scritto
contro al
moto
annuo
, che
deve
esser la
materia
de'
ragionamenti
di
domani
.
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