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Galileo Galilei
Intorno alle cose che stanno in su l'acqua...
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Acqua
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Discorso
intorno alle
cose
che stanno in su l'
acqua
o che in quella si
muovono
Perch'io
so
,
Principe
Serenissimo
, che il
lasciar
vedere
in
pubblico
il
presente
trattato
, d'
argomento
tanto
diverso
da quello che molti
aspettano
e che,
secondo
l'
intenzione
che ne
diedi
nel mio
Avviso
Astronomico
, già
dovrei
aver
mandato
fuori, potrebbe per
avventura
destar
concetto
, o che io avessi del tutto
messo
da
banda
l'
occuparmi
intorno alle
nuove
osservazioni
celesti
, o che almeno con troppo
lento
studio
le
trattassi
; ho
giudicato
esser
bene
render
ragione
sì del
differir
quello, come dello
scrivere
e del
pubblicare
questo
trattato
.
Quanto al
primo
, non tanto gli
ultimi
scoprimenti
di
Saturno
tricorporeo
e delle
mutazioni
di
figure
in
Venere
,
simili
a quelle che si
veggono
nella
Luna
,
insieme
con le
conseguenze
che da quelle
dependono
, hanno
cagionato
tal
dilazione
, quanto l'
investigazion
de'
tempi
delle
conversioni
di
ciaschedun
de' quattro
Pianeti
Medicei
intorno a
Giove
, la quale mi
succedette
l'
aprile
dell'
anno
passato
1611
, mentre
era
in
Roma
; dove finalmente m'
accertai
, che '
l
primo
, e più vicino a
Giove
,
passa
del suo
cerchio
gradi
8 e
m.
29 in circa per
ora
,
faccendo
la '
ntera
conversione
in
giorni
naturali
1 e
ore
18 e quasi
meza
. Il
secondo
fa nell'
orbe
suo
g.
4,
m.
13
prossimamente
per
ora
, e l'
intera
revoluzione
in
giorni
3, or. 13 e un
terzo
incirca
. Il
terzo
passa
in un'
ora
gr
. 2,
m.
6 in circa del suo
cerchio
, e lo
misura
tutto in
giorni
7,
ore
4
prossimamente
. Il
quarto
, e più
lontano
degli altri,
passa
in
ciaschedun
'
ora
gr
. 0,
m.
54 e quasi
mezo
, del suo
cerchio
, e lo
finisce
tutto in
giorni
16, or. 18
prossimamente
. Ma perché la
somma
velocità
delle loro
restituzioni
richiede
una
precisione
scrupolosissima
per li
calcoli
de'
luoghi
loro ne'
tempi
passati
e
futuri
, e
massimamente
se i
tempi
saranno di molti
mesi
o
anni
, però mi è
forza
con altre
osservazioni
, e più
esatte
delle
passate
, e tra di loro più
distanti
di
tempo
,
corregger
le
tavole
di tali
movimenti
, e
limitargli
sino a
brevissimi
stanti
. Per
simili
precisioni
non mi
bastano
le
prime
osservazioni
, non solo per li
brevi
intervalli
di
tempi
, ma perché, non avendo io allora
ritrovato
modo di
misurar
con
istrumento
alcuno le
distanze
di
luogo
tra essi
pianeti
,
notai
tali
interstizi
con le
semplici
relazioni
al
diametro
del
corpo
di
Giove
,
prese
, come
diciamo
, a
occhio
, le quali, benché non
ammettano
errore
d'un
minuto
primo
, non
bastano
però per la
determinazione
dell'
esquisite
grandezze
delle
sfere
di esse
stelle
. Ma
ora
che ho
trovato
modo di
prender
tali
misure
senza
errore
anche di pochissimi
secondi
,
continuerò
l'
osservazioni
sino all'
occultazion
di
Giove
; le quali
dovranno
essere
a
bastanza
per l'
intera
cognizione
de'
movimenti
e delle
grandezze
de gli
orbi
di essi
Pianeti
, e di alcune altre
conseguenze
.
Aggiungo
a queste
cose
l'
osservazione
d'alcune
macchiette
oscure
, che si
scorgono
nel
corpo
solare
: le quali,
mutando
positura
in quello,
porgono
grand'
argomento
, o che '
l
Sole
si
rivolga
in sé stesso, o che forse altre
stelle
, nella
guisa
di
Venere
e di
Mercurio
, se gli
volgano
intorno,
invisibili
in altri
tempi
per le
piccole
digressioni
e
minori
di quella di
Mercurio
, e solo
visibili
quando s'
interpongono
tra '
l
Sole
e l'
occhio
nostro, o pur
danno
segno
che sia
vero
e questo e quello; la
certezza
delle quali
cose
non
debbe
disprezzarsi
o
trascurarsi
.
Ânnomi
finalmente le
continuate
osservazioni
accertato
, tali
macchie
esser
materie
contigue
alla
superficie
del
corpo
solare
, e
quivi
continuamente
prodursene
molte, e poi
dissolversi
, altre in più
brevi
ed altre in più
lunghi
tempi
, ed esser dalla
conversione
del
Sole
in sé stesso, che in un
mese
lunare
in circa
finisce
il suo
periodo
,
portate
in
giro
;
accidente
per sé
grandissimo
, e maggiore per le sue
conseguenze
.
Quanto poi all'altro
particulare
, molte
cagioni
m'hanno
mosso
a
scrivere
il
presente
trattato
,
soggetto
del quale è la
disputa
che a'
giorni
addietro
io ebbi con alcuni
letterati
della
città
, intorno alla quale, come
sa
V.
A., son
seguiti
molti
ragionamenti
. La
principale
è
stato
il
cenno
dell'A.
V.
, avendomi
lodato
lo
scrivere
come
singolar
mezzo
per far
conoscere
il
vero
dal
falso
, le
reali
dall'
apparenti
ragioni
, assai
migliore
che '
l
disputare
in
voce
, dove o l'uno o l'altro, e
bene
spesso
amendue
che
disputano
,
riscaldandosi
di
soverchio
o di
soverchio
alzando
la
voce
, o non si
lasciano
intendere
, o
traportati
dall'
ostinazione
di non si
ceder
l'un l'altro
lontani
dal
primo
proponimento
, con la
novità
delle
varie
proposte
confondono
lor medesimi e gli
uditori
insieme
. Mi è
paruto
, oltre a ciò,
convenevole
, che l'A.
V.
resti
informata
da me ancora di tutto '
l
seguito
circa la
contesa
di cui
ragiono
, sì come n'è stata
ragguagliata
molto prima da altri. E perché la
dottrina
che io
séguito
nel
proposito
di che si
tratta
è
diversa
da quella d'
Aristotile
e da' suoi
principii
, ho
considerato
che contro l'
autorità
di quell'
uomo
grandissimo
, la quale appresso di molti
mette
in
sospetto
di
falso
ciò che non
esce
dalle
scuole
peripatetiche
, si possa molto
meglio
dir
sua
ragione
con la
penna
che con la
lingua
, e per ciò mi son
risoluto
scriverne
il
presente
Discorso
: nel quale
spero
ancor di
mostrare
che, non per
capriccio
, o per non aver
letto
o
inteso
Aristotile
, alcuna
volta
mi
parto
dall'
opinion
sua, ma perché le
ragioni
me lo
persuadono
, e lo stesso
Aristotile
mi ha
insegnato
quietar
l'
intelletto
a quello che m'è
persuaso
dalla
ragione
, e non dalla
sola
autorità
del
maestro
; ed è
verissima
la
sentenza
d'
Alcinoo
, che '
l
filosofare
vuol esser
libero
. Né
fia
, per mio
credere
, senza qualch'
utile
dell'
universale
la
resoluzione
della
quistion
nostra; perciò che
trattandosi
, se la
figura
de'
solidi
operi
o no nell'
andare
essi, o non
andare
, a
fondo
nell'
acqua
, in
occorrenze
di
fabbricar
ponti
o altre
macchine
sopra l'
acqua
, che
avvengono
per lo più in
affari
di molto
rilievo
, può esser di
giovamento
saperne
la
verità
.
Dico
dunque che,
trovandomi
la state
passata
in
conversazione
di
letterati
, fu
detto
nel
ragionamento
, il
condensare
esser
proprietà
del
freddo
, e fu
addotto
l'
esemplo
del
ghiaccio
. Allora io
dissi
che avrei
creduto
più
tosto
il
ghiaccio
esser
acqua
rarefatta
, che
condensata
; poi che la
condensazione
partorisce
diminuzion
di
mole
e
augumento
di
gravità
, e la
rarefazione
maggior
leggerezza
e
augumento
di
mole
, e l'
acqua
nel
ghiacciarsi
cresce
di
mole
, e '
l
ghiaccio
già
fatto
è più
leggier
dell'
acqua
,
standovi
a
galla
.
È
manifesto
quant'io
dico
: perché,
detraendo
il
mezo
dalla
total
gravità
de i
solidi
tanto, quanto è il
peso
d'altrettanta
mole
del medesimo
mezo
, come
Archimede
dimostra
nel
primo
libro
Delle
cose
che stanno su l'
acqua
, qualunque
volta
si
accrescerà
per
distrazion
la
mole
del medesimo
solido
, più verrà dal
mezo
detratto
della
intera
sua
gravità
, e meno quando per
compressione
verrà
condensato
e
ridotto
sotto
minor
mole
.
Mi fu
replicato
, ciò
nascere
non dalla maggior
leggerezza
, ma dalla
figura
larga
e
piana
, che, non potendo
fender
la
resistenza
dell'
acqua
,
cagiona
che egli non si
sommerga
.
Risposi
, qualunque
pezzo
di
ghiaccio
, e di qualunque
figura
, star sopra l'
acqua
;
segno
espresso
, che l'
essere
piano
e
largo
quanto si
voglia
, non ha
parte
alcuna nel suo
galleggiare
: e
soggiunsi
che
argomento
manifestissimo
n'
era
il
vedersi
un
pezzo
di
ghiaccio
di
figura
larghissima
,
posto
in
fondo
dell'
acqua
, subito
ritornarsene
a
galla
; ché, s'e'
fosse
veramente
più
grave
, e '
l
suo
galleggiare
nascesse
dalla
figura
impotente
a
fender
la
resistenza
del
mezo
, ciò del tutto sarebbe
impossibile
.
Conchiusi
per tanto, la
figura
non esser
cagione
per modo alcuno di stare a
galla
o in
fondo
, ma la maggiore o
minor
gravità
in
rispetto
dell'
acqua
; e per ciò tutti i
corpi
più
gravi
di essa, di qualunque
figura
si
fussero
,
indifferentemente
andavano
a
fondo
, e i più
leggieri
, pur di qualunque
figura
, stavano
indifferentemente
a
galla
: e
dubitai
che quelli che
sentivano
in
contrario
si fossero
indotti
a
credere
in quella
guisa
dal
vedere
come la
diversità
della
figura
altera
grandemente
la
velocità
e
tardità
del
moto
, sì che i
corpi
di
figura
larga
e
sottile
discendono
assai più
lentamente
nell'
acqua
che quelli di
figura
più
raccolta
,
faccendosi
questi e quelli della medesima
materia
; dal che alcuno potrebbe
lasciarsi
indurre
a
credere
, che la
dilatazione
della
figura
potesse
ridursi
a tale
ampiezza
, che non solo
ritardasse
, ma del tutto
impedisse
e
togliesse
, il più
muoversi
; il che io
stimo
esser
falso
. Sopra questa
conclusione
nel
corso
di molti
giorni
furon
dette
molte e molte
cose
, e
diverse
esperienze
prodotte
, delle quali l'A.
V.
alcune
intese
e
vide
; e in questo
Discorso
avrà tutto quello che è
stato
prodotto
contro alla mia
asserzione
, e ciò che mi è venuto in
mente
per questo
proposito
e per
confermazione
della mia
conclusione
. Il che se sarà
bastante
per
rimuover
quella che io
stimo
sin
ora
falsa
opinione
, mi
parrà
d'avere non
inutilmente
impiegata
la
fatica
e '
l
tempo
: e quando ciò non
avvenga
, pur
debbo
sperarne
un altro mio
utile
proprio, cioè di venire in
cognizion
della
verità
, nel
sentir
riprovare
le mie
fallacie
e
introdurre
le
vere
dimostrazioni
da quelli che
sentono
in
contrario
.
E per
procedere
con la maggiore
agevolezza
e
chiarezza
che io
sappia
,
parmi
esser
necessario
, avanti ad ogni altra cosa,
dichiarare
qual sia la
vera
,
intrinseca
e
total
cagione
dell'
ascendere
alcuni
corpi
solidi
nell'
acqua
e in quella
galleggiare
, o del
discendere
al
fondo
; e tanto più, quanto io non posso
interamente
quietarmi
in quello che da
Aristotile
viene in questo
proposito
scritto
.
Dico
, dunque, la
cagione
per la quale alcuni
corpi
solidi
discendono
al
fondo
nell'
acqua
, esser l'
eccesso
della
gravità
loro sopra la
gravità
dell'
acqua
, e, all'
incontro
, l'
eccesso
della
gravità
dell'
acqua
sopra la
gravità
di quelli esser
cagione
che altri non
discendano
, anzi che dal
fondo
si
elevino
e
sormontino
alla
superficie
. Ciò fu
sottilmente
dimostrato
da
Archimede
, ne'
libri
Delle
cose
che stanno sopra l'
acqua
;
ripreso
poi da
gravissimo
Autore
, ma, s'io non
erro
, a
torto
, sì come di sotto, per
difesa
di quello,
cercherò
di
dimostrare
.
Io con
metodo
differente
e con altri
mezzi
procurerò
di
concludere
lo stesso,
riducendo
le
cagioni
di tali
effetti
a'
principii
più
intrinsechi
e
immediati
, ne' quali anco si
scorgano
le
cause
di qualche
accidente
ammirando
e quasi
incredibile
, qual sarebbe che una
picciolissima
quantità
d'
acqua
potesse col suo
lieve
peso
sollevare
e
sostenere
un
corpo
solido
, cento e mille
volte
più
grave
di lei. E perché così
richiede
la
progressione
dimostrativa
, io
definirò
alcuni
termini
, e poi
esplicherò
alcune
proposizioni
, delle quali, come di
cose
vere
e
note
, io possa
servirmi
a' miei
propositi
.
Io, dunque,
chiamo
egualmente
gravi
in
ispecie
quelle
materie
, delle quali
eguali
moli
pesano
egualmente
: come se, per
esemplo
, due
palle
, una di
cera
e l'altra d'alcun
legno
,
eguali
di
mole
,
fussero
ancora
eguali
in
peso
,
diremmo
quel tal
legno
e la
cera
essere
in
ispecie
egualmente
gravi
.
Ma
egualmente
gravi
di
gravità
assoluta
chiamerò
io due
solidi
li quali
pesino
egualmente
, benché di
mole
fussero
diseguali
: come, per
esemplo
, una
mole
di
piombo
e una di
legno
, che
pesino
ciascheduna dieci
libre
,
dirò
essere
in
gravità
assoluta
eguali
, ancorché la
mole
del
legno
sia molto maggior di quella del
piombo
, ed, in
conseguenza
,
men
grave
in
specie
.
Più
grave
in
specie
chiamerò
una
materia
che un'altra, della quale una
mole
eguale
a una
mole
dell'altra
peserà
più: e così
dirò
, il
piombo
esser più
grave
in
ispecie
dello
stagno
, perché,
prese
di loro due
moli
eguali
, quella di
piombo
pesa
più. Ma più
grave
assolutamente
chiamerò
io quel
corpo
di questo, se quello
peserà
più di questo, senza aver
rispetto
alcuno di
mole
: e così un gran
legno
si
dirà
pesare
assolutamente
più d'una
piccola
mole
di
piombo
, benché il
piombo
in
ispecie
sia più
grave
del
legno
. E lo stesso
intendasi
del
men
grave
in
ispecie
e
men
grave
assolutamente
.
Definiti
questi
termini
, io
piglio
dalla
scienza
meccanica
due
principii
. Il
primo
è, che
pesi
assolutamente
eguali
,
mossi
con
eguali
velocità
, sono di
forze
e di
momenti
eguali
nel loro
operare
.
Momento
, appresso i
meccanici
,
significa
quella
virtù
, quella
forza
, quella
efficacia
, con la quale il
motor
muove
e '
l
mobile
resiste
; la qual
virtù
depende
non solo dalla
semplice
gravità
, ma dalla
velocità
del
moto
, dalle
diverse
inclinazioni
degli
spazii
sopra i quali si fa il
moto
, perché più fa
impeto
un
grave
descendente
in uno
spazio
molto
declive
che in un meno. Ed in
somma
, qualunque si sia la
cagione
di tal
virtù
, ella tuttavia
ritien
nome
di
momento
. Né mi
pareva
che questo
senso
dovesse
giugner
nuovo
nella nostra
favella
; perché, s'io non
erro
, mi
par
che noi assai
frequentemente
diciamo
"Questo è ben
negozio
grave
, ma l'altro è di poco
momento
", e "Noi
consideriamo
le
cose
leggiere
, e
trapassiamo
quelle che son di
momento
":
metafore
,
stimer
'io,
tolte
dalla
meccanica
.
Come, per
esemplo
, due
pesi
d'
assoluta
gravità
eguali
,
posti
in
bilancia
di
braccia
eguali
,
restano
in
equilibrio
, né s'
inclina
l'uno
alzando
l'altro; perché l'
egualità
delle
distanze
di ambedue dal
centro
, sopra il quale la
bilancia
vien
sostenuta
e circa il quale ella si
muove
, fa che tali
pesi
,
movendosi
essa
bilancia
,
passerebbono
nello stesso
tempo
spazii
eguali
, cioè si
moverieno
con
eguali
velocità
, onde non è
ragione
alcuna, per la quale questo
peso
più di quello, o quello più di questo, si
debba
abbassare
; e per ciò si fa l'
equilibrio
, e
restano
i
momenti
loro di
virtù
simili
ed
eguali
.
Il
secondo
principio
è, che il
momento
e la
forza
della
gravità
venga
accresciuto
dalla
velocità
del
moto
; sì che
pesi
assolutamente
eguali
, ma
congiunti
con
velocità
diseguali
, sieno di
forza
,
momento
e
virtù
diseguale
, e più
potente
il più
veloce
,
secondo
la
proporzione
della
velocità
sua alla
velocità
dell'altro. Di questo abbiamo
accomodatissimo
esemplo
nella
libra
o
stadera
di
braccia
diseguali
, nelle quali
posti
pesi
assolutamente
eguali
, non
premono
e fanno
forza
egualmente
, ma quello che è nella maggior
distanza
dal
centro
, circa il quale la
libra
si
muove
, s'
abbassa
sollevando
l'altro, ed è il
moto
di questo, che
ascende
,
lento
, e l'altro
veloce
: e tale è la
forza
e
virtù
che dalla
velocità
del
moto
vien
conferita
al
mobile
che la
riceve
, che ella può
esquisitamente
compensare
altrettanto
peso
che all'altro
mobile
più
tardo
fosse
accresciuto
; sì che, se delle
braccia
della
libra
uno
fosse
dieci
volte
più lungo dell'altro, onde, nel
muoversi
la
libra
circa il suo
centro
, l'
estremità
di quello
passasse
dieci
volte
maggiore
spazio
che l'
estremità
di questo, un
peso
posto
nella maggior
distanza
potrà
sostenerne
ed
equilibrarne
un altro dieci
volte
assolutamente
più
grave
che non è egli; e ciò perché,
movendosi
la
stadera
, il
minor
peso
si
moveria
dieci
volte
più
velocemente
che l'altro maggiore.
Debbesi
però sempre '
ntendere
che i
movimenti
si
faccino
secondo
le medesime
inclinazioni
, cioè che, se l'uno de'
mobili
si
muove
per la
perpendicolare
all'
orizzonte
, che l'altro
parimente
faccia
'
l
suo
moto
per
simil
perpendicolare
; e se '
l
moto
dell'uno
dovesse
farsi nell'
orizzontale
, che anche l'altro sia
fatto
per lo stesso
piano
; e, in
somma
, sempre
amendue
in
simili
inclinazioni
. Tal
ragguagliamento
tra la
gravità
e la
velocità
si
ritrova
in tutti gli
strumenti
meccanici
, e fu
considerato
da
Aristotile
come
principio
nelle sue
Questioni
meccaniche
: onde noi ancora possiamo
prender
per
verissimo
assunto
che
pesi
assolutamente
diseguali
,
alternatamente
si
contrappesano
e si
rendono
di
momenti
eguali
, ogni
volta
che le loro
gravità
con
proporzione
contraria
rispondono
alle
velocità
de' lor
moti
, cioè che quanto l'uno è
men
grave
dell'altro, tanto sia in
constituzione
di
muoversi
più
velocemente
di quello.
Esplicate
queste
cose
, già potremo
cominciare
ad
investigare
quali sieno que'
corpi
solidi
che possono
totalmente
sommergersi
nell'
acqua
e
andare
al
fondo
, e quali per
necessità
soprannuotano
, sì che,
spinti
per
forza
sott'
acqua
,
ritornano
a
galla
con una
parte
della lor
mole
eminente
sopra la
superficie
dell'
acqua
: e ciò faremo noi con lo
speculare
la
scambievole
operazione
di essi
solidi
e dell'
acqua
, la quale
operazione
conséguita
alla
immersione
; e questa è che, nel
sommergersi
che fa il
solido
,
tirato
al
basso
dalla propria sua
gravità
, viene
discacciando
l'
acqua
dal
luogo
dove egli
successivamente
subentra
, e l'
acqua
discacciata
si
eleva
e
innalza
sopra il
primo
suo
livello
, al quale
alzamento
essa altresì, come
corpo
grave
, per sua
natura
resiste
. E perché,
immergendosi
più e più il
solido
discendente
, maggiore e maggior
quantità
d'
acqua
si
solleva
, sin che tutto il
solido
si sia
tuffato
, bisogna
conferire
i
momenti
della
resistenza
dell'
acqua
all'
essere
alzata
,
co
'
momenti
della
gravità
premente
del
solido
: e se i
momenti
della
resistenza
dell'
acqua
pareggeranno
i
momenti
del
solido
avanti la sua
totale
immersione
, allora senza
dubbio
si farà l'
equilibrio
, né più oltre si
tufferà
il
solido
; ma se il
momento
del
solido
supererà
sempre i
momenti
co
' quali l'
acqua
scacciata
va
successivamente
faccendo
resistenza
, quello non solamente si
sommergerà
tutto sott'
acqua
, ma
discenderà
sino al
fondo
; ma se, finalmente, nel
punto
della
total
sommersione
si farà l'
agguagliamento
tra i
momenti
del
solido
premente
e dell'
acqua
resistente
, allora si farà la
quiete
, e esso
solido
, in qualunque
luogo
dell'
acqua
, potrà
indifferentemente
fermarsi
.
È sin qui
manifesta
la
necessità
di
comparare
insieme
le
gravità
dell'
acqua
e de'
solidi
; e tale
comparazione
potrebbe nel
primo
aspetto
parere
sufficiente
per poter
concludere
e
determinare
, quali sieno i
solidi
che
sopranuotino
, e quali quelli che
vanno
in
fondo
,
pronunziando
che quelli
sopranuotino
che saranno
men
gravi
in
ispecie
dell'
acqua
, e quelli
vadano
al
fondo
che in
ispecie
saranno più
gravi
: imperocché
pare
che il
solido
nel
sommergersi
vada
tuttavia
alzando
tant'
acqua
in
mole
, quanta è la
parte
della sua propria
mole
sommersa
; per lo che
impossibil
sia che un
solido
men
grave
in
ispecie
dell'
acqua
si
sommerga
tutto, come
impotente
ad
alzare
un
peso
maggior del suo proprio, e tale sarebbe una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
sua propria; e
parimente
parrà
necessario
che il
solido
più
grave
vada
al
fondo
, come di
forza
soprabbondante
ad
alzare
una
mole
d'
acqua
eguale
alla propria, ma
inferior
di
peso
. Tuttavia il
negozio
procede
altramente
, e benché le
conclusioni
sien
vere
, le
cagioni
però
assegnate
così, son
difettose
; né è
vero
che '
l
solido
nel
sommergersi
sollevi
e
scacci
mole
d'
acqua
eguale
alla sua propria
sommersa
, anzi l'
acqua
sollevata
è sempre meno che la
parte
del
solido
ch'è
sommersa
, e tanto più, quanto il
vaso
, nel quale si
contien
l'
acqua
, è più
stretto
: di modo che non
repugna
che un
solido
possa
sommergersi
tutto sott'
acqua
senza
pure
alzarne
tanta, che in
mole
pareggi
la
decima
o la
ventesima
parte
della
mole
sua; sì come, all'
incontro
,
picciolissima
quantità
d'
acqua
potrà
sollevare
una
grandissima
mole
solida
, ancorché tal
solido
pesasse
assolutamente
cento e più
volte
di essa
acqua
, tutta
volta
che la
materia
di tal
solido
sia in
ispecie
men
grave
dell'
acqua
; e così una
grandissima
trave
, che,
v.
g.
,
pesi
1000
libbre
, potrà
essere
alzata
e
sostenuta
da
acqua
che non ne
pesi
50; e questo
avverrà
quando il
momento
dell'
acqua
venga
compensato
dalla
velocità
del suo
moto
.
Ma perché tali
cose
,
profferite
così in
astratto
, hanno qualche
difficultà
all'esser
comprese
, è
bene
che
vegniamo
a
dimostrarle
con
esempli
particulari
: e, per
agevolezza
della
dimostrazione
,
intenderemo
, i
vasi
, ne' quali s'abbia ad
infonder
l'
acqua
e
situare
i
solidi
, esser
circondati
e
racchiusi
da
sponde
erette
a
perpendicolo
sopra '
l
piano
dell'
orizzonte
, e '
l
solido
da
porsi
in tali
vasi
essere
o
cilindrico
retto
o
prisma
pur
retto
.
Il che
dichiarato
e
supposto
, vengo a
dimostrare
la
verità
di quanto ho
accennato
,
formando
il
seguente
teorema
.
La
mole
dell'
acqua
che si
alza
nell'
immergere
un
prisma
o
cilindro
solido
, o che s'
abbassa
nell'
estrarlo
, è
minore
della
mole
di esso
solido
demersa
o
estratta
; e ad essa ha la medesima
proporzione
, che la
superficie
dell'
acqua
circunfusa
al
solido
alla medesima
superficie
circunfusa
insieme
con la
base
del
solido
. Sia il
vaso
ABCD
, ed in esso l'
acqua
alta
sino al
livello
EFG
, avanti che il
prisma
solido
HIK
vi sia
immerso
; ma dopo che egli è
demerso
,
siasi
sollevata
l'
acqua
sino al
livello
LM
: sarà dunque già il
solido
HIK
tutto sott'
acqua
, e la
mole
dell'
acqua
alzata
sarà
LG
, la quale è
minore
della
mole
del
solido
demerso
, cioè di
HIK
, essendo
eguale
alla
sola
parte
EIK
, che si
trova
sotto il
primo
livello
EFG
. Il che è
manifesto
: perché se si
cavasse
fuori il
solido
HIK
, l'
acqua
LG
tornerebbe
nel
luogo
occupato
dalla
mole
EIK
, dove
era
contenuta
avanti l'
immersione
del
prisma
: ed essendo la
mole
LG
eguale
alla
mole
EK
,
aggiunta
comunemente
la
mole
EN
, sarà tutta la
mole
EM
,
composta
della
parte
del
prisma
EN
e dell'
acqua
NF
,
eguale
a tutto '
l
solido
HIK
, e però la
mole
LG
alla
EM
arà
la medesima
proporzione
che alla
mole
HIK
: ma la
mole
LG
alla
mole
EM
ha la medesima
proporzione
che la
superficie
LM
alla
superficie
MH
: adunque é
manifesto
, la
mole
dell'
acqua
sollevata
LG
alla
mole
del
solido
demerso
HIK
aver la medesima
proporzione
che la
superficie
LM
, che è quella dell'
acqua
ambiente
il
solido
, a tutta la
superficie
HM
,
composta
della
detta
ambiente
e della
base
del
prisma
HN
. Ma se
intenderemo
, il
primo
livello
dell'
acqua
essere
secondo
la
superficie
HM
, ed il
prisma
già
demerso
HIK
esser poi
estratto
ed
alzato
sino in
EAO
, e l'
acqua
essersi
abbassata
dal
primo
livello
HLM
sino in
EFG
, è
manifesto
che, essendo il
prisma
EAO
l'istesso che
HIK
, la
parte
sua
superiore
HO sarà
eguale
all'
inferiore
EIK
,
rimossa
la
parte
comune
EN
; ed, in
conseguenza
, la
mole
dell'
acqua
LG
essere
eguale
alla
mole
HO, e però
minore
del
solido
che si
trova
fuor
dell'
acqua
, che è tutto '
l
prisma
EAO
, al quale
similmente
essa
mole
d'
acqua
abbassata
LG
ha la medesima
proporzione
che la
superficie
dell'
acqua
circumfusa
LM
alla medesima
superficie
circumfusa
insieme
con la
base
del
prisma
AO
: il che ha la medesima
dimostrazione
che l'altro
caso
di sopra.
E di qui si
raccoglie
, che la
mole
dell'
acqua
che s'
alza
nell'
immersion
del
solido
, o che s'
abbassa
nell'
estrarlo
, non è
eguale
a tutta la
mole
del
solido
che si
trova
demersa
o
estratta
, ma a quella
parte
solamente, che nell'
immersione
resta
sotto il
primo
livello
dell'
acqua
, e nell'
estrazione
riman
sopra
simil
primo
livello
: che è quello che
doveva
esser
dimostrato
.
Seguiteremo
ora
le altre
cose
.
E prima
dimostrerremo
, che quando in uno de'
vasi
sopraddetti
, di qualunque
larghezza
, benché
immensa
o
angusta
, sia
collocato
un tal
prisma
o
cilindro
,
circondato
da
acqua
, se
alzeremo
tal
solido
a
perpendicolo
, l'
acqua
circunfusa
s'
abbasserà
; e l'
abbassamento
dell'
acqua
all'
alzamento
del
prisma
avrà la medesima
proporzione
, che l'una delle
base
del
prisma
alla
superficie
dell'
acqua
circunfusa
.
Sia nel
vaso
, qual si è
detto
,
collocato
il
prisma
ACDB
, e nel
resto
dello
spazio
infusa
l'
acqua
, sino al
livello
EA; e
alzandosi
il
solido
AD, sia
trasferito
in
GM
, e l'
acqua
s'
abbassi
da EA in NO:
dico
che la
scesa
dell'
acqua
,
misurata
dalla
linea
AO
, alla
salita
del
prisma
,
misurata
dalla
linea
GA
, ha la stessa
proporzione
, che la
base
del
solido
GH
alla
superficie
dell'
acqua
NO. Il che è
manifesto
: perché la
mole
del
solido
GABH
,
alzata
sopra '
l
primo
livello
EAB
, è
eguale
alla
mole
dell'
acqua
, che si è
abbassata
,
ENOA
: son dunque due
prismi
eguali
,
ENOA
e
GABH
: ma de'
prismi
eguali
le
base
rispondono
contrariamente
alle
altezze
: adunque, come l'
altezza
OA
all'
altezza
AG
, così è la
superficie
o
base
GH
alla
superficie
dell'
acqua
NO. Quando dunque, per
esemplo
, una
colonna
fusse
collocata
in
piede
in un
grandissimo
vivaio
pieno
d'
acqua
, o
pure
in un
pozzo
,
capace
di poco più che la
mole
di
detta
colonna
, nell'
alzarla
ed
estrarla
dell'
acqua
,
secondo
che la
colonna
si
sollevasse
, l'
acqua
, che la
circonda
, s'
andrebbe
abbassando
; e l'
abbassamento
dell'
acqua
allo
spazio
dell'
alzamento
della
colonna
avrebbe la medesima
proporzione
, che la
grossezza
della
colonna
all'
eccesso
della
larghezza
del
pozzo
o
vivaio
sopra la
grossezza
di essa
colonna
: sì che, se il
pozzo
fusse
l'
ottava
parte
più
largo
della
grossezza
della
colonna
, e la
larghezza
del
vivaio
venticinque
volte
maggiore della medesima
grossezza
, nell'
alzar
che si facesse la
colonna
un
braccio
, l'
acqua
del
pozzo
s'
abbasserebbe
sette
braccia
, e quella del
vivaio
un
ventiquattresimo
di
braccio
solamente.
Dimostrato
questo, non sarà
difficile
lo '
ntendere
, per la sua
vera
cagione
, come un
prisma
o
cilindro
retto
, di
materia
in
ispecie
men
grave
dell'
acqua
, se sarà
circondato
dall'
acqua
secondo
tutta la sua
altezza
, non
resterà
sotto, ma si
solleverà
, benché l'
acqua
circunfusa
fosse
pochissima e di
gravità
assoluta
quanto si
voglia
inferiore
alla
gravità
di esso
prisma
. Sia dunque nel
vaso
CDFB
posto
il
prisma
AEFB
,
men
grave
in
ispecie
dell'
acqua
, e,
infusa
l'
acqua
,
alzisi
sino all'
altezza
del
prisma
:
dico
che
lasciato
il
prisma
in sua
libertà
, si
solleverà
,
sospinto
dall'
acqua
circunfusa
CDEA
. Imperocché, essendo l'
acqua
CE più
grave
in
ispecie
del
solido
AF
, maggior
proporzione
avrà il
peso
assoluto
dell'
acqua
CE al
peso
assoluto
del
prisma
AF
che la
mole
CE alla
mole
AF
(imperocché la stessa
proporzione
ha la
mole
alla
mole
, che il
peso
assoluto
al
peso
assoluto
, quando le
moli
sono della medesima
gravità
in
ispecie
): ma la
mole
CE alla
mole
AF
ha la medesima
proporzione
, che la
superficie
dell'
acqua
CA alla
superficie
o
base
del
prisma
AB, la quale è la medesima che la
proporzione
dell'
alzamento
del
prisma
, quando si
elevasse
, all'
abbassamento
dell'
acqua
circunfusa
CE: adunque il
peso
assoluto
dell'
acqua
CE al
peso
assoluto
del
prisma
AF
ha maggior
proporzione
, che l'
alzamento
del
prisma
AF
all'
abbassamento
di essa
acqua
CE. Il
momento
, dunque,
composto
della
gravità
assoluta
dell'
acqua
CE e della
velocità
del suo
abbassamento
, mentre ella fa
forza
,
premendo
, di
scacciare
e di
sollevare
il
solido
AF
, è maggiore del
momento
composto
del
peso
assoluto
del
prisma
AF
e della
tardità
del suo
alzamento
, col qual
momento
egli
contrasta
allo
scacciamento
e
forza
fattagli
dal
momento
dell'
acqua
: sarà dunque
sollevato
il
prisma
.
Séguita
ora
che
procediamo
avanti a
dimostrare
più
particolarmente
, sino a quanto saranno tali
solidi
,
men
gravi
dell'
acqua
,
sollevati
, cioè qual
parte
di loro
resterà
sommersa
, e quale sopra la
superficie
dell'
acqua
. Ma prima è
necessario
dimostrare
il
seguente
lemma
.
I
pesi
assoluti
de'
solidi
hanno la
proporzion
composta
delle
proporzioni
delle lor
gravità
in
specie
e delle lor
moli
.
Sieno due
solidi
A e
B
:
dico
, il
peso
assoluto
di A al
peso
assoluto
di
B
aver la
proporzion
composta
delle
proporzioni
della
gravità
in
ispecie
di A alla
gravità
in
ispecie
di
B
e della
mole
A alla
mole
B.
Abbia la
linea
D alla E la medesima
proporzione
che la
gravità
in
ispecie
di A alla
gravità
in
ispecie
di
B
, e la E alla
F
sia come la
mole
A alla
mole
B
; è
manifesto
, la
proporzione
D ad
F
esser
composta
delle
proporzioni
D ad E ed E ad
F
: bisogna dunque
dimostrare
, come D ad
F
, così
essere
il
peso
assoluto
di A al
peso
assoluto
di
B.
Pongasi
il
solido
C
eguale
ad A in
mole
, e della medesima
gravità
in
ispecie
del
solido
B
: perché dunque A e
C
sono in
mole
eguali
, il
peso
assoluto
di A al
peso
assoluto
di
C
avrà la medesima
proporzione
che la
gravità
in
ispecie
di A alla
gravità
in
ispecie
di
C
o di
B
, che è in
ispecie
la medesima, cioè che la
linea
D alla E: e perché
C
e
B
sono della medesima
gravità
in
ispecie
, sarà come il
peso
assoluto
di
C
al
peso
assoluto
di
B
, così la
mole
C
, o
vero
la
mole
A, alla
mole
B
, cioè la
linea
E alla
F.
Come dunque il
peso
assoluto
di A al
peso
assoluto
di
C
, così la
linea
D alla E, e come il
peso
assoluto
di
C
al
peso
assoluto
di
B
, così la
linea
E alla
F
: adunque, per la
proporzione
eguale
, il
peso
assoluto
di A al
peso
assoluto
di
B
è come la
linea
D alla
linea
F
: che
bisognava
dimostrare
.
Passo
ora
a
dimostrar
come: Se un
cilindro
o
prisma
solido
sarà
men
grave
in
ispecie
dell'
acqua
,
posto
in un
vaso
come di sopra, di qual si
voglia
grandezza
, e
infusa
poi l'
acqua
,
resterà
il
solido
senza
essere
sollevato
sin che l'
acqua
arrivi
a tal
parte
dell'
altezza
di quello, alla quale tutta l'
altezza
del
prisma
abbia la medesima
proporzione
che la
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
alla
gravità
in
ispecie
di esso
solido
; ma
infondendo
più
acqua
, il
solido
si
solleverà
.
Sia il
vaso
MLGN
, di qualunque
grandezza
, ed in esso sia
collocato
il
prisma
solido
DFGE
,
men
grave
in
ispecie
dell'
acqua
; e qual
proporzione
ha la
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
a quella del
prisma
, tale abbia l'
altezza
DF
all'
altezza
FB
:
dico
che,
infondendosi
acqua
sino all'
altezza
FB
, il
solido
DG
non si
eleverà
, ma ben sarà
ridotto
all'
equilibrio
, sì che ogni poco più d'
acqua
che si
aggiunga
, si
solleverà
. Sia dunque
infusa
l'
acqua
sino al
livello
ABC
; e perché la
gravità
in
ispecie
del
solido
DG
alla
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
è come l'
altezza
BF
all'
altezza
FD
, cioè come la
mole
BG
alla
mole
GD
, e la
proporzione
della
mole
BG
alla
mole
GD
con la
proporzione
della
mole
GD
alla
mole
AF
compongono
la
proporzione
della
mole
BG
alla
mole
AF
, adunque la
mole
BG
alla
mole
AF
ha la
proporzion
composta
delle
proporzioni
della
gravità
in
ispecie
del
solido
GD
alla
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
e della
mole
GD
alla
mole
AF
. Ma le medesime
proporzioni
, della
gravità
in
ispecie
di
GD
alla
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
, e della
mole
GD
alla
mole
AF
,
compongono
ancora, per lo
lemma
precedente
, la
proporzione
del
peso
assoluto
del
solido
DG
al
peso
assoluto
della
mole
dell'
acqua
AF
: adunque, come la
mole
BG
alla
mole
AF
, così è il
peso
assoluto
del
solido
DG
al
peso
assoluto
della
mole
dell'
acqua
AF
. Ma come la
mole
BG
alla
mole
AF
, così è la
base
del
prisma
DE alla
superficie
dell'
acqua
AB, e così la
scesa
dell'
acqua
AB alla
salita
del
solido
DG
: adunque la
scesa
dell'
acqua
alla
salita
del
prisma
ha la medesima
proporzione
, che il
peso
assoluto
del
prisma
al
peso
assoluto
dell'
acqua
; adunque il
momento
resultante
dalla
gravità
assoluta
dell'
acqua
AF
e dalla
velocità
del
moto
nell'
abbassarsi
, col qual
momento
ella fa
forza
per
cacciare
e
sollevare
il
prisma
DG
, è
eguale
al
momento
che
risulta
dalla
gravità
assoluta
del
prisma
DG
e dalla
velocità
del
moto
con la quale,
sollevato
,
ascenderebbe
; col qual
momento
e'
resiste
all'
essere
alzato
: perché dunque tali
momenti
sono
eguali
, si farà l'
equilibrio
tra l'
acqua
e '
l
solido
. Ed è
manifesto
che,
aggiugnendo
un poco d'
acqua
sopra l'altra
AF
, s'
accrescerà
gravità
e
momento
, onde il
prisma
DG
sarà
superato
e
alzato
, sin che la
sola
parte
BF
resti
sommersa
: che è quello che
bisognava
dimostrare
.
Da quanto si è
dimostrato
si fa
manifesto
, come i
solidi
men
gravi
in
ispecie
dell'
acqua
si
sommergono
solamente sin tanto, che tanta
acqua
in
mole
quanta è la
parte
del
solido
sommersa
pesi
assolutamente
quanto tutto il
solido
. Imperocché, essendosi
posto
che la
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
alla
gravità
in
ispecie
del
prisma
DG
abbia la medesima
proporzione
che l'
altezza
DF
all'
altezza
FB
, cioè che il
solido
DG
al
solido
GB
,
dimostrerremo
agevolmente
, che tanta
acqua
in
mole
quanta è la
mole
del
solido
BG
,
pesa
assolutamente
quanto tutto il
solido
DG
. Imperocché, per lo
lemma
precedente
, il
peso
assoluto
d'una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
BG
, al
peso
assoluto
del
prisma
DG
ha la
proporzione
composta
delle
proporzioni
della
mole
BG
alla
mole
GD
e della
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
alla
gravità
in
ispecie
del
prisma
: ma la
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
, alla
gravità
in
ispecie
del
prisma
è
posta
come la
mole
DG
alla
mole
GB
: adunque la
gravità
assoluta
d'una
mole
d'
acqua
uguale
alla
mole
BG
, alla
gravità
assoluta
del
solido
GD
ha la
proporzione
composta
delle
proporzioni
della
mole
BG
alla
mole
GD
e della
mole
DG
alla
mole
GB
, che è
proporzione
d'
egualità
. La
gravità
, dunque,
assoluta
d'una
mole
d'
acqua
eguale
alla
parte
della
mole
del
prisma
BG
, è
eguale
alla
gravità
assoluta
di tutto '
l
solido
DG
.
Séguita
in oltre che,
posto
un
solido
men
grave
dell'
acqua
in un
vaso
di qual si
voglia
grandezza
, e
circunfusagli
attorno
acqua
sino a tale
altezza
, che tanta
acqua
in
mole
, quanta sia la
parte
del
solido
sommersa
,
pesi
assolutamente
quanto tutto il
solido
, egli da tale
acqua
sarà
giustamente
sostenuto
, e sia l'
acqua
circunfusa
in
quantità
immensa
o pochissima.
Imperocchè
, se il
cilindro
o
prisma
M
,
men
grave
dell'
acqua
,
v.
g.
, in
proporzione
subsesquiterza
, sarà
posto
nel
vaso
immenso
ABCD
, e
alzatagli
attorno
l'
acqua
sino a' tre
quarti
della sua
altezza
, cioè sino al
livello
AD, sarà
sostenuto
e
equilibrato
per
appunto
: lo stesso gli
accadrebbe
se il
vaso
ENSF
fusse
piccolissimo
, in modo che tra '
l
vaso
e '
l
solido
M
restasse
uno
angustissimo
spazio
, e solamente
capace
di tanta
acqua
che né anche
fusse
la
centesima
parte
della
mole
M
, dalla quale egli
similmente
sarebbe
sollevato
e
retto
, come prima ella
fusse
alzata
sino alli tre
quarti
dell'
altezza
del
solido
. Il che a molti potrebbe, nel
primo
aspetto
, aver
sembianza
di
grandissimo
paradosso
, e
destar
concetto
che la
dimostrazione
di tale
effetto
fosse
sofistica
e
fallace
; ma per quelli che per tale la
reputassero
,
c'
è la
sperienza
di
mezo
, che potrà
rendergli
certi: ma chi sarà
capace
di quanto
importi
la
velocità
del
moto
, e come ella a
capello
ricompensa
il
difetto
e '
l
mancamento
di
gravità
,
cesserà
di
maravigliarsi
, nel
considerare
come all'
alzamento
del
solido
M
pochissimo s'
abbassa
la gran
mole
dell'
acqua
ABCD
, ma
assaissimo
ed in uno
stante
decresce
la
piccolissima
mole
dell'
acqua
ENSF
come prima il
solido
M
si
eleva
, benché per
brevissimo
spazio
; onde il
momento
composto
della poca
gravità
assoluta
dell'
acqua
ENSF
e della
grandissima
velocità
nello
abbassarsi
,
pareggia
la
forza
e '
l
momento
che
risulta
dalla
composizione
dell'
immensa
gravità
dell'
acqua
ABCD
con la
grandissima
tardità
nell'
abbassarsi
,
avvegna
che, nell'
alzarsi
il
solido
M
, l'
abbassamento
della pochissima
acqua
ES si
muove
tanto più
velocemente
che la
grandissima
mole
dell'
acqua
AC, quanto
appunto
questa è più di quella. Il che
dimostrerremo
così.
Nel
sollevarsi
il
solido
M
, l'
alzamento
suo all'
abbassamento
dell'
acqua
ENSF
circunfusa
ha la medesima
proporzione
, che la
superficie
di essa
acqua
alla
superficie
o
base
di esso
solido
M
; la qual
base
alla
superficie
dell'
acqua
AD ha la
proporzion
medesima, che l'
abbassamento
dell'
acqua
AC all'
alzamento
del
solido
M
; adunque, per la
proporzion
perturbata
, nell'
alzarsi
il medesimo
solido
M
, l'
abbassamento
dell'
acqua
ABCD
all'
abbassamento
dell'
acqua
ENSF
ha la medesima
proporzione
, che la
superficie
dell'
acqua
EF
alla
superficie
dell'
acqua
AD, cioè che tutta la
mole
dell'
acqua
ENSF
a tutta la
mole
ABCD
, essendo
egualmente
alte
. È
manifesto
, dunque, come nel
cacciamento
e
alzamento
del
solido
M
l'
acqua
ENSF
supera
in
velocità
di
moto
l'
acqua
ABCD
di tanto, di quanto ella
vien
superata
da quella in
quantità
: onde i
momenti
loro in tale
operazione
son
ragguagliati
.
E per
amplissima
confermazione
e più
chiara
esplicazione
di questo medesimo,
considerisi
la
presente
figura
(e, s'io non m'
inganno
, potrà
servire
per
cavar
d'
errore
alcuni
meccanici
prattici
, che sopra un
falso
fondamento
tentano
talora
imprese
impossibili
), nella quale al
vaso
larghissimo
EIDF
,
vien
continuata
l'
angustissima
canna
ICAB
, ed
intendasi
in essi
infusa
l'
acqua
sino al
livello
LGH
; la quale in questo
stato
si
quieterà
, non senza
meraviglia
di alcuno, che non
capirà
così subito come esser possa, che il
grave
carico
della gran
mole
dell'
acqua
GD
,
premendo
abbasso
, non
sollevi
e
scacci
la
piccola
quantità
dell'altra
contenuta
dentro alla
canna
CL
, dalla quale gli
vien
contesa
ed
impedita
la
scesa
. Ma tal
meraviglia
cesserà
, se noi
cominceremo
a
fingere
l'
acqua
GD
essersi
abbassata
solamente sino a
QO
, e
considereremo
poi ciò che
averà
fatto
l'
acqua
CL.
la quale, per
dar
luogo
all'altra che si è
scemata
dal
livello
GH
sino al
livello
QO
,
doverà
per
necessità
essersi nell'istesso
tempo
alzata
dal
livello
L
sino in AB, ed esser la
salita
LB
tanto maggiore della
scesa
GQ
, quant'è l'
ampiezza
del
vaso
GD
maggiore della
larghezza
della
canna
LC
, che in
somma
è quanto l'
acqua
GD
è più della
LC
. Ma essendo che il
momento
della
velocità
del
moto
in un
mobile
compensa
quello della
gravità
di un altro, qual
meraviglia
sarà se la
velocissima
salita
della poca
acqua
CL
resisterà
alla
tardissima
scesa
della molta
GD
?
Accade
, adunque, in questa
operazione
lo stesso a
capello
che nella
stadera
, nella quale un
peso
di due
libre
ne
contrappeserà
un altro di
200
,
tuttavolta
che nel
tempo
medesimo quello si
dovesse
muovere
per
ispazio
100
volte
maggiore che questo; il che
accade
quando l'un
braccio
della
libra
sia più cento
volte
lungo dell'altro.
Cessi
per tanto la
falsa
opinione
in quelli che
stimavano
che un
navilio
meglio
e più
agevolmente
fosse
sostenuto
in
grandissima
copia
d'
acqua
che in
minor
quantità
(fu ciò
creduto
da
Aristotile
ne'
Problemi
, alla
Sezion
23,
Probl
. 2), essendo, all'
incontro
,
vero
che è
possibile
che una
nave
così ben
galleggi
in dieci
botti
di
acqua
come nell'
oceano
.
Ma,
seguitando
la nostra
materia
,
dico
che da quanto si è sin qui
dimostrato
possiamo
intendere
, come uno de'
soprannominati
solidi
, quando
fusse
più
grave
in
ispecie
dell'
acqua
, non potrebbe mai da
qualsivoglia
quantità
di quella esser
sostenuto
.
Imperò
che, avendo noi
veduto
, come il
momento
, col quale un tal
solido
grave
in
ispecie
come l'
acqua
contrasta
col
momento
di qualunque
mole
d'
acqua
, è
potente
a
ritenerlo
sino alla
total
sommersione
, senza che egli si
elevi
;
resta
manifesto
, che molto meno potrà dall'
acqua
esser
sollevato
, quando e' sia più di quella
grave
in
ispecie
: onde,
infondendosi
acqua
sino alla
total
sua
sommersione
,
resterà
ancora in
fondo
, e con tanta
gravità
e
renitenza
all'esser
sollevato
, quanto è l'
eccesso
del suo
peso
assoluto
sopra il
peso
assoluto
d'una
mole
a sé
eguale
fatta d'
acqua
o di
materia
in
ispecie
egualmente
grave
come l'
acqua
. E benché s'
aggiugnesse
poi
grandissima
quantità
d'
acqua
sopra il
livello
di quella che
pareggia
l'
altezza
del
solido
, non però s'
accresce
la
pressione
o
aggravamento
delle
parti
circonfuse
al
detto
solido
, per la quale maggior
pressione
egli avesse ad esser
cacciato
; perché il
contrasto
non gli
vien
fatto
se non da quelle
parti
dell'
acqua
, le quali al
moto
d'esso
solido
esse ancora si
muovono
, e queste son quelle solamente che son
comprese
tra le due
superficie
equidistanti
all'
orizzonte
e fra di loro
parallele
, le quali
comprendon
l'
altezza
del
solido
immerso
nell'
acqua
.
Parmi
d'aver sin qui a
bastanza
dichiarata
e
aperta
la
strada
alla
contemplazione
della
vera
,
intrinseca
e propria
cagione
de'
diversi
movimenti
e della
quiete
de'
diversi
corpi
solidi
ne'
diversi
mezi
e in
particolare
nell'
acqua
,
mostrando
come in
effetto
il tutto
depende
dagli
scambievoli
eccessi
della
gravità
de'
mobili
e de'
mezi
, e, quello che
sommamente
importava
,
rimovendo
l'
instanza
ch'a molti avrebbe potuto per
avventura
apportar
gran
dubbio
e
difficultà
intorn
'alla
verità
della mia
conclusione
, cioè come,
stante
che l'
eccesso
della
gravità
dell'
acqua
sopra la
gravità
del
solido
, che in essa si
pone
, sia
cagion
del suo
galleggiare
e
sollevarsi
dal
fondo
alla
superficie
, possa una
quantità
d'
acqua
, che
pesi
meno di dieci
libre
,
sollevare
un
solido
che
pesi
più di cento: dove abbiamo
dimostrato
, come
basta
che tali
differenze
si
trovino
tra le
gravità
in
ispecie
de'
mezi
e de'
mobili
, e
sien
poi le
gravità
particolari
e
assolute
quali esser si vogliano; in
guisa
tale che un
solido
,
purch
'ei sia in
ispezie
men
grave
dell'
acqua
, benché poi di
peso
assoluto
fosse
mille
libre
, potrà da dieci
libre
d'
acqua
, e meno,
essere
innalzato
; e, all'
opposito
, altro
solido
, purché in
ispecie
sia più
grave
dell'
acqua
, benché di
peso
assoluto
non
fosse
più d'una
libbra
, non potrà da tutto '
l
mare
esser
sollevato
dal
fondo
o
sostenuto
. Questo mi
basta
, per quanto
appartiene
al
presente
negozio
, avere
co
' sopra
dichiarati
esempli
scoperto
e
dimostrato
, senza
estender
tal
materia
più oltre e, come si potrebbe, in lungo
trattato
; anzi, se non
fosse
stata la
necessità
di
risolvere
il sopra
posto
dubbio
, mi sarei
fermato
in quello solamente che da
Archimede
vien
dimostrato
nel
primo
libro
Delle
cose
che stanno sopra l'
acqua
, dov'in
universale
si
concludono
e
stabiliscon
le medesime
conclusioni
, cioè che i
solidi
men
gravi
dell'
acqua
soprannuotano
, i più
gravi
vanno
al
fondo
, gli
egualmente
gravi
stanno
indifferentemente
in ogni
luogo
, purché
stieno
totalmente
sotto
acqua
.
Ma perché tal
dottrina
d'
Archimede
,
vista
,
trascritta
ed
esaminata
dal
Sig.
Francesco
Buonamico
nel
quinto
libro
Del
moto
, al
cap
. 29, e poi dal medesimo
confutata
, potrebbe dall'
autorità
di
filosofo
così
celebre
e
famoso
esser
resa
dubbia
e
sospetta
di
falsità
; ho
giudicato
necessario
'
l
difenderla
, se sarò
potente
a farlo, e
purgare
Archimede
da quelle
colpe
delle quali
par
ch'e' venga
imputato
.
Lascia
il
Buonamico
la
dottrina
d'
Archimede
, prima, come non
concorde
con l'
opinion
d'
Aristotile
;
soggiugnendo
,
parergli
cosa
ammiranda
che l'
acqua
debba
superar
la
terra
in
gravità
,
vedendosi
, in
contrario
,
crescer
la
gravità
nell'
acqua
mediante la
participazion
della
terra
.
Soggiugne
appresso, non
restar
soddisfatto
delle
ragioni
d'
Archimede
, per non poter con quella
dottrina
assegnar
la
cagione
,
donde
avvenga
che un
legno
e un
vaso
, che per altro stia a
galla
nell'
acqua
,
vada
poi al
fondo
se s'
empierà
d'
acqua
; che, per
essere
il
peso
dell'
acqua
, che in esso si
contiene
,
eguale
all'altr'
acqua
,
dovrebbe
fermarsi
al
sommo
nella
superficie
; tuttavia si
vede
andare
in
fondo
. Di più
aggiugne
che
Aristotile
chiaramente
ha
confutato
gli
antichi
, che
dicevano
i
corpi
leggieri
esser
mossi
all'in su,
scacciati
dalla '
mpulsione
dell'
ambiente
più
grave
; il che se
fusse
,
parrebbe
che di
necessità
ne
seguisse
, che tutti i
corpi
naturali
fussero
di sua
natura
gravi
e niuno
leggiere
, perché '
l
medesimo
accadrebbe
ancora dell'
aria
e del
fuoco
,
posti
nel
fondo
dell'
acqua
. E benché
Aristotile
conceda
la
pulsione
negli
elementi
, per la quale la
terra
si
riduce
in
figura
sferica
, non però, per suo
parere
, è tale che ella possa
rimuovere
i
corpi
gravi
dal
luogo
suo
naturale
; anzi che più
tosto
gli
manda
verso il
centro
, al quale (come egli alquanto
oscuramente
séguita
di
dire
)
principalmente
si
muove
l'
acqua
, se già ella non
incontra
chi gli
resista
e per la sua
gravità
non si
lasci
scacciare
dal
luogo
suo, nel qual
caso
, se non
direttamente
, al meno come si può,
conseguisce
il
centro
: ma al tutto per
accidente
i
leggieri
per tale
impulsione
vengono ad
alto
, ma ciò hanno per lor
natura
, come anche lo stare a
galla
.
Conclude
finalmente di
convenir
con
Archimede
nelle
conclusioni
, ma non nelle
cause
, le quali egli vuol
riferire
alla
facile
o
difficile
divisione
del
mezo
, e al
dominio
degli
elementi
: sì che quando il
mobile
supera
la
podestà
del
mezo
, come, per
esempio
, il
piombo
la
continuità
dell'
acqua
, si
moverà
per quella;
altramente
, no.
Questo è quello che io ho potuto
raccorre
, esser
prodotto
contro
Archimede
dal
Sig.
Buonamico
: il quale non s'è
curato
d'
atterrare
i
principii
e le
supposizioni
d'
Archimede
, che
pure
è
forza
che sieno
falsi
, se
falsa
è la
dottrina
da quelli
dependente
; ma s'è
contentato
di
produrre
alcuni
inconvenienti
e alcune
repugnanze
all'
opinione
e alla
dottrina
d'
Aristotile
. Alle quali
obbiezioni
rispondendo
dico
, prima, che l'
essere
semplicemente
la
dottrina
d'
Archimede
discorde
da quella d'
Aristotile
, non
dovrebbe
muovere
alcuno ad
averla
per
sospetta
, non
constando
cagion
veruna per la quale l'
autorità
di questo
debba
essere
anteposta
all'
autorità
di quello. Ma perché, dove s'hanno i
decreti
della
natura
,
indifferentemente
esposti
a gli
occhi
dello
intelletto
di ciascheduno, l'
autorità
di questo e di quello
perde
ogni
autorità
nel
persuadere
,
restando
la
podestà
assoluta
alla
ragione
; però
passo
a quello che
vien
nel
secondo
luogo
prodotto
, come
assurdo
conseguente
alla
dottrina
d'
Archimede
, cioè che l'
acqua
dovesse
esser più
grave
della
terra
. Ma io
veramente
non
trovo
che
Archimede
abbia
detta
tal cosa, né che ella si possa
dedurre
dalle sue
conclusioni
; e quando ciò mi
fusse
manifestato
,
credo
assolutamente
che io
lascerei
la sua
dottrina
, come
falsissima
. Forse è
appoggiata
questa
deduzione
del
Buonamico
sopra quello che egli
soggiugne
del
vaso
, il quale
galleggia
sin che sarà
vòto
d'
acqua
, ma poi,
ripieno
,
va
al
fondo
; e
intendendo
d'un
vaso
di
terra
,
inferisce
contro
Archimede
così: Tu
di'
che i
solidi
che
galleggiano
, sono
men
gravi
dell'
acqua
; questo
vaso
di
terra
galleggia
; adunque tal
vaso
è
men
grave
dell'
acqua
, e però la
terra
è
men
grave
dell'
acqua
. Se tale è la
illazione
, io
facilmente
rispondo
,
concedendo
che tal
vaso
sia
men
grave
dell'
acqua
, e
negando
l'altra
conseguenza
, cioè che la
terra
sia
men
grave
dell'
acqua
. Il
vaso
che
soprannuota
,
occupa
nell'
acqua
non solamente un
luogo
eguale
alla
mole
della
terra
della quale egli è
formato
, ma
eguale
alla
terra
e all'
aria
insieme
nella sua
concavità
contenuta
; e se una tal
mole
,
composta
di
terra
e d'
aria
, sarà
men
grave
d'altrettanta
acqua
,
soprannoterà
, e sarà
conforme
alla
dottrina
d'
Archimede
: ma se poi,
rimovendo
l'
aria
, si
riempierà
il
vaso
d'
acqua
, sì che il
solido
posto
nell'
acqua
non sia altro che
terra
, né
occupi
altro
luogo
che quello che dalla
sola
terra
viene
ingombrato
, allora egli
andrà
al
fondo
, per esser la
terra
più
grave
dell'
acqua
; e ciò
concorda
benissimo
con la
mente
d'
Archimede
. Ecco il medesimo
effetto
dichiarato
con altra
esperienza
simile
. Nel
volere
spignere
al
fondo
una
boccia
di
vetro
mentre è
ripiena
d'
aria
, si
sente
grandissima
renitenza
, perché non è il solo
vetro
quello che si
spigne
sotto
acqua
, ma,
insieme
col
vetro
, una gran
mole
d'
aria
, e tale che chi
prendesse
tanta
acqua
quanta è la
mole
del
vetro
e dell'
aria
in esso
contenuta
, avrebbe un
peso
molto maggiore che quello della
boccia
e della sua
aria
; e però non si
sommergerà
senza gran
violenza
: ma se si
metterà
nell'
acqua
il
vetro
solamente, che sarà quando la
boccia
s'
empierà
d'
acqua
, allora il
vetro
discenderà
al
fondo
, come
superiore
in
gravità
all'
acqua
.
Tornando
, dunque, al
primo
proposito
,
dico
che la
terra
è più
grave
dell'
acqua
, e che però un
solido
di
terra
va
al
fondo
; ma può ben farsi un
composto
di
terra
e d'
aria
, il quale sia
men
grave
d'altrettanta
mole
di
acqua
, e questo
resterà
a
galla
: e sarà l'una e l'altra
esperienza
molto ben
concorde
alla
dottrina
d'
Archimede
. Ma perché ciò mi
pare
che non abbia
difficultà
, io non voglio
affermativamente
dire
che il
Sig.
Buonamico
volesse da un
simil
discorso
opporre
ad
Archimede
l'
assurdo
, dello '
nferirsi
dalla sua
dottrina
che la
terra
fusse
men
grave
dell'
acqua
; benché io
veramente
non
sappia
immaginarmi
, quale altro
accidente
lo possa avere
indotto
a ciò.
Forse tal
problema
(per mio
creder
favoloso
),
letto
dal
Sig.
Buonamico
in altro
autore
, dal quale per
avventura
fu
attribuito
per
proprietà
singolare
a qualche
acqua
particolare
, viene
ora
usato
con
doppio
errore
in
confutare
Archimede
; poiché egli non dice tal cosa, né da chi la
disse
fu
asserita
dell'
acqua
del
comune
elemento
.
Era
la
terza
difficultà
nella
dottrina
d'
Archimede
il non si poter
render
ragione
, onde
avvenga
che un
legno
e un
vaso
pur di
legno
, che per altro
galleggia
,
vada
al
fondo
se si
riempierà
d'
acqua
. Ha
creduto
il
signor
Buonamico
, che un
vaso
di
legno
, e di
legno
che per sua
natura
stia a
galla
,
vada
poi al
fondo
come prima e' s'
empia
d'
acqua
; di che egli nel
capitolo
seguente
, che è il 30 del
quinto
libro
,
copiosamente
discorre
: ma io,
parlando
sempre senza
diminuzione
della sua
singolar
dottrina
,
ardirò
, per
difesa
d'
Archimede
, di
negargli
tale
esperienza
, essendo certo che un
legno
il quale, per sua
natura
, non
va
al
fondo
nell'
acqua
, non v'
andrà
altresì
incavato
e
ridotto
in
figura
di qual si
voglia
vaso
, e poi
empiuto
d'
acqua
. E chi vorrà
vederne
prontamente
l'
esperienza
in qualche altra
materia
trattabile
e che
agevolmente
si
riduca
in ogni
figura
, potrà
pigliar
della
cera
pura
e,
facendone
prima una
palla
o altra
figura
solida
,
aggiugnervi
tanto di
piombo
che a
pena
la
conduca
al
fondo
, sì che un
grano
di
manco
non
bastasse
per farla
sommergere
; perché, facendola poi in
forma
d'un
vaso
, e
empiendolo
d'
acqua
,
troverrà
che senza il medesimo
piombo
non
andrà
in
fondo
, e che col medesimo
piombo
discenderà
con molta
tardità
, ed, in
somma
, s'
accerterà
che l'
acqua
contenuta
non gli
apporta
alterazione
alcuna. Io non
dico
già che non si possano, di
legno
che per sua
natura
galleggi
, far
barche
, le quali poi,
piene
d'
acqua
, si
sommergano
; ma ciò non
avverrà
per
gravezza
che gli sia
accresciuta
dall'
acqua
, ma sì
bene
da'
chiodi
e altri
ferramenti
, sì che non più s'avrà un
corpo
men
grave
dell'
acqua
, ma un
composto
di
ferro
e di
legno
, più
ponderoso
d'altrettanta
mole
d'
acqua
.
Cessi
per tanto il
Sig.
Buonamico
di voler
render
ragioni
d'un
effetto
che non è: anzi, se l'
andare
al
fondo
il
vaso
di
legno
, quando sia
ripien
d'
acqua
, poteva
render
dubbia
la
dottrina
d'
Archimede
,
secondo
la quale egli non vi
dovrebbe
andare
, e all'
incontro
quadra
e si
confonda
con la
dottrina
peripatetica
, poiché ella
accomodatamente
assegna
ragione
che tal
vaso
debbe
, quando sia
pieno
d'
acqua
,
sommergersi
;
convertendo
il
discorso
all'
opposito
, potremo con
sicurezza
dire
, la
dottrina
d'
Archimede
esser
vera
, poiché
acconciamente
ella s'
adatta
alle
esperienze
vere
, e
dubbia
l'altra, le cui
deduzioni
s'
accomodano
a
false
conclusioni
. Quanto poi all'altro
punto
accennato
in questa medesima
instanza
, dove
pare
che il
Buonamico
intenda
il medesimo non solamente d'un
legno
figurato
in
forma
di
vaso
ma anche d'un
legno
massiccio
, che
ripieno
, cioè, come io
credo
che egli
voglia
dire
,
inzuppato
e
pregno
d'
acqua
,
vada
finalmente al
fondo
; ciò
accade
d'alcuni
legni
porosi
, li quali, mentre hanno le
porosità
ripiene
d'
aria
o d'altra
materia
men
grave
dell'
acqua
, sono
moli
in
ispecie
manco
gravi
di essa
acqua
, sì come è quella
boccia
di
vetro
mentre è
piena
d'
aria
; ma quando,
partendosi
tal
materia
leggiera
,
succede
nelle
dette
porosità
e
cavernosità
l'
acqua
, può
benissimo
essere
che allora tal
composto
resti
più
grave
dell'
acqua
, nel modo che,
partendosi
l'
aria
dalla
boccia
di
vetro
e
succedendovi
l'
acqua
, ne
risulta
un
composto
d'
acqua
e di
vetro
, più
grave
d'altrettanta
mole
d'
acqua
; ma l'
eccesso
della sua
gravità
è nella
materia
del
vetro
, e non nell'
acqua
, la quale non è più
grave
di sé stessa: così quel che
resta
del
legno
,
partendosi
l'
aria
dalle sue
concavità
, se sarà più
grave
in
ispecie
dell'
acqua
,
ripiene
che saranno le sue
porosità
d'
acqua
, s'avrà un
composto
d'
acqua
e di
legno
, più
grave
dell'
acqua
, ma non in
virtù
dell'
acqua
ricevuta
nelle
porosità
, ma di quella
materia
del
legno
che
resta
,
partita
che sia l'
aria
; e
reso
tale,
andrà
,
conforme
alla
dottrina
d'
Archimede
, al
fondo
, sì come prima,
secondo
la medesima
dottrina
,
galleggiava
.
A quello finalmente che viene
opposto
nel
quarto
luogo
, cioè che già sieno
stati
da
Aristotile
confutati
gli
antichi
, i quali,
negando
la
leggerezza
positiva
e
assoluta
e
stimando
veramente
tutti i
corpi
esser
gravi
,
dicevano
, quello che si
muove
in su
essere
spinto
dall'
ambiente
, e per tanto che anche la
dottrina
d'
Archimede
, come a tale
opinione
aderente
,
resti
convinta
e
confutata
;
rispondo
,
primieramente
,
parermi
che '
l
Sig.
Buonamico
imponga
ad
Archimede
e
deduca
dal suo
detto
più di quello ch'egli ha
proposto
e che dalle sue
proposizioni
si può
dedurre
:
avvegnaché
Archimede
né
neghi
né
ammetta
la
leggerezza
positiva
, né pur ne
tratti
, onde molto meno si
debbe
inferire
ch'egli abbia
negato
che ella possa esser
cagione
e
principio
del
moto
all'
insù
del
fuoco
o d'altri
corpi
leggieri
; ma solamente, avendo
dimostrato
come i
corpi
solidi
più
gravi
dell'
acqua
discendano
in essa
secondo
l'
eccesso
della
gravità
loro sopra la
gravità
di quella,
dimostra
parimente
come i
men
gravi
ascendano
nella medesima
acqua
secondo
l'
eccesso
della
gravità
di essa sopra la
gravità
loro; onde il più che si possa
raccorre
dalle
dimostrazion
d'
Archimede
è che, sì come l'
eccesso
della
gravità
del
mobile
sopra la
gravità
dell'
acqua
è
cagion
del suo
discendere
in essa, così l'
eccesso
della
gravità
dell'
acqua
sopra quella del
mobile
è
bastante
a fare che egli non
discenda
, anzi venga a
galla
, non
ricercando
se del
muoversi
all'in su sia o non sia altra
cagion
contraria
alla
gravità
. Né
discorre
meno
acconciamente
Archimede
d'alcuno che
dicesse
: Se il
vento
australe
ferirà
la
barca
con maggiore
impeto
che non è la
violenza
con la quale il
corso
del
fiume
la
traporta
verso
mezzogiorno
, sarà il
movimento
di quella verso
tramontana
; ma se l'
impeto
dell'
acqua
prevarrà
a quello del
vento
, il
moto
suo sarà verso
mezzogiorno
. Il
discorso
è
ottimo
, e
immeritamente
sarebbe
ripreso
da chi gli
opponesse
dicendo
: Tu
malamente
adduci
, per
cagion
del
movimento
della
barca
verso
mezzogiorno
, l'
impeto
del
corso
dell'
acqua
,
eccedente
la
forza
del
vento
australe
;
malamente
,
dico
, perché
c'
è la
forza
del
vento
borea
,
contrario
all'
austro
,
potente
a
spinger
la
barca
verso
mezogiorno
. Tale
obbiezione
sarebbe
superflua
: perché quello che
adduce
, per
cagion
del
moto
, il
corso
dell'
acqua
, non
nega
che il
vento
contrario
all'
ostro
possa far lo stesso
effetto
, ma solamente
afferma
che,
prevalendo
l'
impeto
dell'
acqua
alla
forza
d'
austro
, la
barca
si
moverà
verso
mezogiorno
; e dice cosa
vera
. E così
appunto
, quando
Archimede
dice che,
prevalendo
la
gravità
dell'
acqua
a quella per la quale il
mobile
va
a
basso
, tal
mobile
vien
sollevato
dal
fondo
alla
superficie
,
induce
cagion
verissima
di tale
accidente
, né
afferma
o
nega
che sia o non sia una
virtù
contraria
alla
gravità
,
detta
da alcuni
leggerezza
,
potente
ella ancora a
muovere
alcuni
corpi
all'
insù
.
Sieno dunque
indirizzate
l'
armi
del
Sig.
Buonamico
contra
Platone
e altri
antichi
, li quali,
negando
totalmente
la
levità
e
ponendo
tutti li
corpi
esser
gravi
,
dicevano
il
movimento
all'
insù
esser
fatto
non da
principio
intrinseco
del
mobile
, ma solamente dallo
scacciamento
del
mezo
; e
resti
Archimede
con la sua
dottrina
illeso
, poi che egli non
dà
cagion
d'
essere
impugnato
. Ma quando questa
scusa
addotta
in
difesa
d'
Archimede
paresse
ad alcuno
scarsa
per
liberarlo
dalle
obbiezioni
e
argomenti
fatti
da
Aristotile
contro a
Platone
e agli altri
antichi
, come che i medesimi
militassero
ancora contro ad
Archimede
adducente
lo
scacciamento
dell'
acqua
come
cagione
del
tornare
a
galla
i
solidi
men
gravi
di lei, io non
diffiderei
di poter
sostener
per
verissima
la
sentenza
di
Platone
e di quegli altri, li quali
negano
assolutamente
la
leggerezza
, e
affermano
ne'
corpi
elementari
non
essere
altro
principio
intrinseco
di
movimento
se non verso il
centro
della
terra
, né
essere
altra
cagione
del
movimento
all'
insù
(
intendendo
di quello che ha
sembianza
di
moto
naturale
) fuori che lo
scacciamento
del
mezo
fluido
ed
eccedente
la
gravità
del
mobile
; e alle
ragioni
in
contrario
d'
Aristotile
credo
che si possa
pienamente
soddisfare
, e mi
sforzerei
di farlo, quando
fusse
totalmente
necessario
nella
presente
materia
, o non
fusse
troppo
lunga
digressione
in questo breve
trattato
.
Dirò
solamente che, se in alcuno de' nostri
corpi
elementari
fosse
principio
intrinseco
e
inclinazion
naturale
di
fuggire
il
centro
della
terra
e
muoversi
verso il
concavo
della
Luna
, tali
corpi
senza
dubbio
più
velocemente
ascenderebbono
per que'
mezi
che meno
contrastano
alla
velocità
del
mobile
; e questi sono i più
tenui
e
sottili
, quale è, per
esempio
, l'
aria
in
comparazion
dell'
acqua
,
provando
noi tutto '
l
giorno
che molto più
speditamente
moviamo
con
velocità
una
mano
o una
tavola
trasversalmente
in quella che in questa: tutta
via
non si
troverrà
mai
corpo
alcuno il quale non
ascenda
molto più
velocemente
nell'
acqua
che nell'
aria
; anzi, de'
corpi
che noi
veggiamo
continuamente
ascendere
con
velocità
nell'
acqua
, niuno è che,
pervenuto
a'
confin
dell'
aria
, non
perda
totalmente
il
moto
;
insino
all'
aria
stessa, la quale,
sormontando
velocemente
per l'
acqua
,
giunta
che è alla sua
regione
lascia
ogn'
impeto
e
lentamente
con l'altra si
confonde
. E
avvegnaché
l'
esperienza
ci
mostri
che i
corpi
di
mano
in
mano
men
gravi
più
velocemente
ascendon
nell'
acqua
, non si potrà
dubitare
che l'
esalazioni
ignee
più
velocemente
ascendano
per l'
acqua
che non fa l'
aria
: la quale
aria
si
vede
per
esperienza
ascender
più
velocemente
per l'
acqua
, che l'
esalazioni
ignee
per l'
aria
: adunque di
necessità
si
conclude
, che le medesime
esalazioni
assai più
velocemente
ascendano
per l'
acqua
che per l'
aria
, e che, in
conseguenza
,
elle
sieno
mosse
dal
discacciamento
del
mezo
ambiente
, e non da
principio
intrinseco
, che sia in loro, di
fuggire
il
centro
al qual
tendono
gli altri
corpi
gravi
.
A quello che per
ultima
conclusione
produce
il
Sig.
Buonamico
, di voler
ridurre
il
discendere
o no all'
agevole
e alla
difficil
division
del
mezo
e al
dominio
de gli
elementi
,
rispondo
, quanto alla prima
parte
, ciò non
potere
in modo alcuno aver
ragion
di
causa
,
avvenga
che in niuno de'
mezzi
fluidi
, come l'
aria
, l'
acqua
e altri
umidi
, sia
resistenza
alcuna alla
divisione
, ma tutti da ogni
minima
forza
son
divisi
e
penetrati
, come di sotto
dimostrerò
; sì che di tale
resistenza
alla
divisione
non può
essere
azione
alcuna, poi che ella stessa non è. Quanto all'altra
parte
,
dico
che tanto è '
l
considerar
ne'
mobili
il
predominio
degli
elementi
, quanto l'
ecceso
o '
l
mancamento
di
gravità
in
relazione
al
mezo
, perché 'n tale
azione
gli
elementi
non
operano
se non in quanto
gravi
o
leggieri
; e però tanto è '
l
dire
, che il
legno
dell'
abeto
non
va
al
fondo
perché è a
predominio
aereo
, quant'è '
l
dire
perché è
men
grave
dell'
acqua
: anzi, pur la
cagione
immediata
è l'esser
men
grave
dell'
acqua
, e l'
essere
a
predominio
aereo
è
cagion
della
minor
gravità
; però chi
adduce
per
cagione
il
predominio
dell'
elemento
,
apporta
la
causa
della
causa
, e non la
causa
prossima
e
immediata
. Or chi non
sa
che la
vera
causa
è la
immediata
, e non la
mediata
? In oltre, quello che
allega
la
gravità
,
apporta
una
causa
notissima
al
senso
, perché molto
agevolmente
potremo
accertarci
se l'
ebano
, per
esemplo
, e l'
abeto
son più o
men
gravi
dell'
acqua
: ma s'ei sieno
terrei
o
aerei
a
predominio
, chi ce lo
manifesterà
? certo niun'altra
esperienza
meglio
, che '
l
vedere
se e'
galleggiano
o
vanno
al
fondo
. Tal che, chi non
sa
che il tal
solido
galleggia
se non quand'e'
sappia
ch'egli è a
predominio
aereo
, non
sa
ch'e'
galleggi
se non quando lo
vede
galleggiare
: perché, allora
sa
ch'e'
galleggia
, quand'e'
sa
ch'egli è
aereo
a
predominio
; ma non
sa
ch'e' sia
aereo
a
predominio
, se non quando e' lo
vede
galleggiare
; adunque, e' non
sa
ch'e'
galleggi
, se non dopo l'averlo
veduto
stare a
galla
.
Non
disprezziam
dunque quei
civanzi
, pur troppo
tenui
, che il
discorso
, dopo qualche
contemplazione
,
apporta
alla nostra
intelligenza
; e
accettiamo
da
Archimede
il
sapere
, che allora qualunque
corpo
solido
andrà
al
fondo
nell'
acqua
, quand'egli sarà in
ispecie
più
grave
di quella, e che s'ei sarà
men
grave
, di
necessità
galleggerà
, e che
indifferentemente
resterebbe
in ogni
luogo
dentro all'
acqua
, se la
gravità
sua
fusse
totalmente
simile
a quella dell'
acqua
.
Esplicate
e
stabilite
queste
cose
, io vengo a
considerare
ciò che abbia, circa questi
movimenti
e
quiete
, che far la
diversità
di
figura
data
ad esso
mobile
; e
torno
ad
affermare
:
Che la
diversità
di
figura
data
a questo e a quel
solido
non può esser
cagione
in modo alcuno dell'
andare
egli, o non
andare
,
assolutamente
al
fondo
o a
galla
; sì che un
solido
che
figurato
, per
esemplo
, di
figura
sferica
va
al
fondo
, o viene a
galla
, nell'
acqua
,
dico
che,
figurato
di qualunque altra
figura
, il medesimo nella medesima
acqua
andrà
o
tornerà
dal
fondo
, né gli potrà tal suo
moto
dall'
ampiezza
o da altra
mutazion
di
figura
esser
vietato
e
tolto
.
Può ben l'
ampiezza
della
figura
ritardar
la
velocità
, tanto della
scesa
, quanto della
salita
, e più e più
secondo
che tal
figura
si
ridurrà
a maggior
larghezza
e
sottigliezza
: ma ch'ella possa
ridursi
a tale, ch'ella
totalmente
vieti
il più
muoversi
quella stessa
materia
nella medesima
acqua
, ciò
stimo
essere
impossibile
. In questo ho
trovato
gran
contradittori
, li quali,
producendo
alcune
esperienze
, e in
particolare
una
sottile
assicella
d'
ebano
e una
palla
del medesimo
legno
, e
mostrando
come la
palla
nell'
acqua
discendeva
al
fondo
, e l'
assicella
,
posata
leggiermente
su l'
acqua
, non si
sommergeva
ma si
fermava
, hanno
stimato
, e con l'
autorità
d'
Aristotile
confermatisi
nella
credenza
loro, che di tal
quiete
ne sia
veramente
cagione
la
larghezza
della
figura
,
inabile
, per lo suo poco
peso
, a
fendere
e
penetrar
la
resistenza
della
crassizie
dell'
acqua
; la qual
resistenza
prontamente
vien
superata
dall'altra
figura
rotonda
.
Questo è il
punto
principale
della
presente
quistione
; nel quale m'
ingegnerò
di far
manifesto
d'
essermi
appreso
alla
parte
vera
.
Però,
cominciando
a
tentar
d'
investigare
con l'
esame
d'
esquisita
esperienza
come
veramente
la
figura
non
altera
punto
l'
andare
o '
l
non
andare
al
fondo
i medesimi
solidi
, e avendo già
dimostrato
come la maggiore o
minor
gravità
del
solido
, in
relazione
alla
gravità
del
mezo
, è
cagione
del
discendere
o
ascendere
; qualunque
volta
noi vogliamo far
prova
di ciò che
operi
circa questo
effetto
la
diversità
della
figura
, sarà
necessario
far l'
esperienza
con
materie
nelle quali la
varietà
delle
gravezze
non abbia
luogo
, perché,
servendoci
di
materie
che tra di lor possano esser di
varie
gravità
in
ispecie
, sempre
resteremo
con
ragione
ambigui
,
incontrando
varietà
nell'
effetto
del
discendere
o
ascendere
, se tal
diversità
derivi
veramente
dalla
sol
figura
, o pur dalla
diversa
gravità
ancora. A ciò
troveremo
rimedio
col
prendere
una
sola
materia
, la qual sia
trattabile
, e
atta
a
ridursi
agevolmente
in ogni
sorta
di
figura
. In oltre sarà
ottimo
espediente
prendere
una
sorta
di
materia
similissima
in
gravità
all'
acqua
, perché tal
materia
, in quanto
appartiene
alla
gravità
, è
indifferente
al
discendere
e all'
ascendere
; onde
speditissimamente
si
conoscerà
qualunque
piccola
diversità
potesse
derivar
dalla
mutazione
delle
figure
.
Ora
, per ciò fare,
attissima
è la
cera
, la quale,
oltr
'al non
ricever
sensibile
alterazione
dallo '
mpregnarsi
d'
acqua
, è
trattabile
, e
agevolissimamente
il medesimo
pezzo
si
riduce
in ogni
figura
; ed essendo in
ispecie
pochissimo
manco
grave
dell'
acqua
, col
mescolarvi
dentro un poco di
limatura
di
piombo
si
riduce
in
gravità
similissima
a quella.
Preparata
una tal
materia
, e
fattone
, per
esemplo
, una
palla
grande
quanto una
melarancia
, o più, e
fattala
tanto
grave
ch'ella stia al
fondo
, ma così
leggiermente
che,
detrattole
un solo
grano
di
piombo
, venga a
galla
, e
aggiuntolo
torni
al
fondo
;
riducasi
poi la medesima
cera
in una
sottilissima
e
larghissima
falda
, e
tornisi
a far la medesima
esperienza
:
vedrassi
che ella,
posta
nel
fondo
, con quel
grano
di
piombo
resterà
a
basso
;
detratto
il
grano
, s'
eleverà
sino alla
superficie
;
aggiuntolo
di
nuovo
,
discenderà
al
fondo
. E questo medesimo
effetto
accadrà
sempre in tutte le
sorte
di
figure
, tanto
regolari
quanto
irregolari
, né mai se ne
troverrà
alcuna, la quale venga a
galla
se non
rimosso
il
grano
del
piombo
, o
cali
al
fondo
se non
aggiuntovelo
; e, in
somma
, circa l'
andare
o non
andare
al
fondo
non si
scorgerà
diversità
alcuna, ma sì
bene
circa '
l
veloce
e '
l
tardo
, perché le
figure
più
larghe
e
distese
si
moveranno
più
lentamente
, tanto nel
calare
al
fondo
quanto nel
sormontare
, e l'altre
figure
più
strette
o
raccolte
, più
velocemente
.
Ora
io non
so
qual
diversità
si
debba
attendere
dalle
varie
figure
, se le
diversissime
fra di sé non
operano
quanto fa un
piccolissimo
grano
di
piombo
,
levato
o
posto
.
Parmi
di
sentire
alcuno degli
avversari
muover
dubbio
sopra la da me
prodotta
esperienza
, e
mettermi
primieramente
in
considerazione
che la
figura
, come
figura
semplicemente
e
separata
dalla
materia
, non
opera
cosa alcuna, ma bisogna che ella sia
congiunta
con la
materia
, e, di più, non con ogni
materia
, ma con quelle solamente con le quali ella può
eseguire
l'
operazione
desiderata
: in quella
guisa
che
vedremo
per
esperienza
esser
vero
, che l'
angolo
acuto
e
sottile
è più
atto
al
tagliare
che l'
ottuso
, tuttavia però che l'uno e l'altro saranno
congiunti
con
materia
atta
a
tagliare
, come,
v.
g.
, col
ferro
; perciocché un
coltello
di
taglio
acuto
e
sottile
taglia
benissimo
il
pane
e '
l
legno
, il che non farà se '
l
taglio
sarà
ottuso
e
grosso
; ma chi volesse in
cambio
di
ferro
pigliar
cera
, e
formarne
un
coltello
,
veramente
non potrebbe, in tal
materia
,
riconoscer
quale
effetto
faccia
il
taglio
acuto
, e qual l'
ottuso
, perché né l'uno né l'altro
taglierebbe
, non essendo la
cera
, per la sua
mollizie
,
atta
a
superar
la
durezza
del
legno
e del
pane
. E però,
applicando
simil
discorso
al
proposito
nostro,
diranno
che la
figura
diversa
mosterrà
diversità
d'
effetti
circa l'
andare
o non
andare
al
fondo
, ma non
congiunta
con
qualsivoglia
materia
, ma solamente con quelle
materie
che, per loro
gravità
, sono
atte
a
superare
la
resistenza
della
viscosità
dell'
acqua
: onde chi
pigliasse
per
materia
il
suvero
o altro
leggerissimo
legno
,
inabile
, per la sua
leggerezza
, a
superar
la
resistenza
della
crassizie
dell'
acqua
, e di tal
materia
formasse
solidi
di
diverse
figure
,
indarno
tenterebbe
di
veder
quello che
operi
la
figura
circa il
discendere
o non
discendere
, perché tutte
resterebbero
a
galla
; e ciò non per
proprietà
di questa
figura
o di quella, ma per la
debolezza
della
materia
,
manchevole
di tanta
gravità
quanta si
ricerca
per
superare
e
vincer
la
densità
o
crassizie
dell'
acqua
. Bisogna dunque, se noi vogliamo
veder
quello che
operi
la
diversità
della
figura
,
elegger
prima una
materia
per sua
natura
atta
a
penetrar
la
crassizie
dell'
acqua
: e per tale
effetto
è
paruta
loro
opportuna
una
materia
, la qual,
prontamente
ridotta
in
figura
sferica
,
vada
al
fondo
; ed hanno
eletto
l'
ebano
, del quale facendo poi una
piccola
assicella
, e
sottile
come è la
grossezza
d'una
veccia
, hanno
fatto
vedere
come questa,
posata
sopra la
superficie
dell'
acqua
,
resta
senza
discendere
al
fondo
; e facendo, all'
incontro
, del medesimo
legno
una
palla
non
minore
d'una
nocciuola
,
mostrano
che questa non
resta
a
galla
, ma
discende
. Dalla quale
esperienza
pare
a loro di poter
francamente
concludere
, che la
larghezza
della
figura
nella
tavoletta
piana
sia
cagione
del non
discendere
ella al
basso
,
avvegnaché
una
palla
della medesima
materia
, non
differente
dalla
tavoletta
in altro che nella
figura
,
va
nella medesima
acqua
al
fondo
. Il
discorso
e l'
esperienza
hanno
veramente
tanto del
probabile
e del
verisimile
, che
maraviglia
non sarebbe se molti,
persuasi
da una certa prima
apparenza
, gli
prestassero
il loro
assenso
: tuttavia io
credo
di
potere
scoprire
come non
mancano
di
fallacia
.
Cominciando
, adunque, ad
esaminare
a
parte
a
parte
quanto è
stato
prodotto
,
dico
che le
figure
, come
semplici
figure
, non solamente non
operano
nelle
cose
naturali
, ma né anche si
ritrovano
dalla
sustanza
corporea
separate
, né io le ho mai
proposte
denudate
della
materia
sensibile
; sì come anche
liberamente
ammetto
, che nel voler noi
esaminare
quali sieno le
diversità
degli
accidenti
dependenti
dalla
varietà
delle
figure
, sia
necessario
applicarle
a
materie
, che non
impediscano
l'
operazioni
varie
di esse
varie
figure
; e
ammetto
e
concedo
, che
malamente
farei
quando io volessi
esperimentare
quello che
importi
l'
acutezza
del
taglio
con un
coltello
di
cera
applicandolo
a
tagliare
una
quercia
, perché non è
acutezza
alcuna che,
introdotta
nella
cera
,
tagli
il
legno
durissimo
. Ma non sarebbe già
prodotta
a
sproposito
l'
esperienza
d'un tal
coltello
per
tagliare
il
latte
rappreso
o altra
simil
materia
molto
cedente
: anzi, in
materia
simile
, è più
accomodata
la
cera
, a
conoscer
le
diversità
dependenti
da
angoli
più o meno
acuti
, che l'
acciaio
,
posciaché
il
latte
indifferentemente
si
taglia
con un
rasoio
e con un
coltello
di
taglio
ottuso
. Bisogna, dunque, non solo aver
riguardo
alla
durezza
,
solidità
o
gravità
de'
corpi
che sotto
diverse
figure
hanno a
dividere
e
penetrare
alcune
materie
; ma bisogna
por
mente
altresì alle
resistenze
delle
materie
da esser
divise
e
penetrate
. Ma perché io, nel far l'
esperienza
concernente
alla nostra
contesa
, ho
eletta
materia
la qual
penetra
la
resistenza
dell'
acqua
e in tutte le
figure
discende
al
fondo
, non possono gli
avversari
appormi
difetto
alcuno: anzi, tanto ho io
proposto
modo più
esquisito
del loro, quanto che ho
rimosse
tutte l'altre
cagioni
dell'
andare
o non
andare
al
fondo
, e
ritenuta
la
sola
e
pura
varietà
di
figure
,
mostrando
che le medesime
figure
tutte con la
sola
alterazione
d'un
grano
di
peso
discendono
, il qual
rimosso
,
tornano
a
sormontare
a
galla
. Non è
vero
, dunque (
ripigliando
l'
esemplo
da loro
indotto
), ch'io abbia
posto
di
volere
esperimentar
l'
efficacia
dell'
acutezza
nel
tagliare
con
materie
impotenti
a
tagliare
; anzi, con
materie
proporzionate
al nostro
bisogno
, poiché non sono
sottoposte
ad altre
varietà
, che a quella
sola
che
depende
dalla
figura
più o meno
acuta
.
Ma
procediamo
un poco più avanti: e
notisi
come
veramente
senza veruna
necessità
viene
introdotta
la
considerazione
, che
dicono
doversi
avere, intorno all'
elezione
della
materia
, la quale sia
proporzionata
per far la nostra
esperienza
;
dichiarando
con l'
esemplo
del
tagliare
che, sì come l'
acutezza
non
basta
a
tagliare
, se non quando è in
materia
dura
e
atta
a
superare
la
resistenza
del
legno
o d'altro che di
tagliare
intendiamo
, così l'
attitudine
al
discendere
o non
discender
nell'
acqua
si
dee
, e si può, solamente
riconoscere
in quelle
materie
, che son
potenti
a
superar
la
renitenza
dell'
acqua
e
vincer
la sua
crassizie
. Sopra di che io
dico
, esser ben
necessaria
la
distinzione
ed
elezione
più di questa che di quella
materia
in cui s'
imprimano
le
figure
per
tagliare
o
penetrare
questo e quel
corpo
,
secondo
che la
solidità
o
durezza
d'essi
corpi
sarà maggiore o
minore
: ma poi
soggiungo
che tal
distinzione
elezione
e
cautela
sarebbe
superflua
ed
inutile
, se il
corpo
da esser
tagliato
o
penetrato
non avesse
resistenza
alcuna, né
contendesse
punto
al
taglio
o alla
penetrazione
; e quando i
coltelli
dovessero
adoperarsi
per
tagliar
la
nebbia
o il
fumo
,
egualmente
ci
servirebbono
tanto di
carta
quanto d'
acciaio
damaschino
. E così, per non aver l'
acqua
resistenza
alcuna all'esser
penetrata
da qualunque
corpo
solido
, ogni
scelta
di
materia
è
superflua
, o non
necessaria
; e l'
elezion
, ch'io
dissi
di sopra esser ben farsi, di
materia
simile
in
gravità
all'
acqua
, fu non perch'ella
fosse
necessaria
per
superar
la
crassizie
dell'
acqua
, ma la sua
gravità
, con la qual
sola
ella
resiste
alla
sommersione
de'
corpi
solidi
: ché, per quel ch'
aspetti
alla
resistenza
della
crassizie
, se noi
attentamente
considereremo
,
troverremo
come tutti i
corpi
solidi
, tanto quei che
vanno
al
fondo
quanto quelli che
galleggiano
, sono
indifferentemente
accomodati
e
atti
a farci venire in
cognizion
della
verità
della nostra
controversia
. Né mi
spaventeranno
dal
creder
tali
conclusioni
l'
esperienze
, che mi
potrebbono
essere
opposte
, di molti
diversi
legni
,
suveri
,
galle
e, più, di
sottili
piastre
d'ogni
sorta
di
pietra
e di
metallo
,
pronte
, per loro
natural
gravità
, al
muoversi
verso il
centro
della
terra
, le quali tuttavia,
impotenti
, o per la
figura
(come
stimano
gli
avversari
), o per la
leggerezza
, a
rompere
e
penetrare
la
continuazion
delle
parti
dell'
acqua
e a
distrarre
la sua
unione
,
restano
a
galla
, né si
profondano
altramente
: né altresì mi
moverà
l'
autorità
d'
Aristotile
, il quale, in più d'un
luogo
,
afferma
il
contrario
di questo che l'
esperienza
mi
mostra
.
Torno
dunque ad
affermare
, che non è
solido
alcuno di tanta
leggerezza
, né di tal
figura
, il quale,
posto
sopra l'
acqua
, non
divida
e
penetri
la sua
crassizie
. Anzi, se alcuno con
occhio
più
perspicace
tornerà
a
riguardar
più
acutamente
le
sottili
tavolette
di
legno
, le
vedrà
esser con
parte
della
grossezza
loro sott'
acqua
, e non
baciar
solamente con la loro
inferior
superficie
la
superior
dell'
acqua
, sì come è
necessario
che abbian
creduto
quelli che hanno
detto
che tali
assicelle
non si
sommergono
perché non sono
potenti
a
divider
la
tenacità
delle
parti
dell'
acqua
: e più
vedrà
, che le
sottilissime
piastre
d'
ebano
, di
pietra
e di
metallo
, quando
restano
a
galla
, non solamente hanno
rotta
la
continuazion
dell'
acqua
, ma sono con tutta la lor
grossezza
sotto la
superficie
di quella, e più e più
secondo
che le
materie
saranno più
gravi
; sì che una
sottil
falda
di
piombo
resta
tanto più
bassa
che la
superficie
dell'
acqua
circunfusa
, quanto è, per lo
manco
, la
grossezza
della medesima
piastra
presa
dodici
volte
, e l'
oro
si
profonderà
sotto il
livello
dell'
acqua
quasi
venti
volte
più che la
grossezza
della
piastra
, sì come io più da
basso
dichiarerò
. Ma
seguitiam
di far
manifesto
, come l'
acqua
cede
e si
lascia
penetrar
da ogni
leggerissimo
solido
; e
insieme
dimostriamo
, come anche dalle
materie
che non si
sommergono
si poteva venire in
cognizione
che la
figura
non
opera
niente circa l'
andare
o non
andare
al
fondo
,
avvegnaché
l'
acqua
si
lasci
egualmente
penetrar
da ogni
figura
.
Facciasi
un
cono
o una
piramide
, di
cipresso
o d'
abeto
o altro
legno
di
simil
gravità
, o
vero
di
cera
pura
, e sia l'
altezza
assai
notabile
, cioè d'un
palmo
o più, e
mettasi
nell'
acqua
con la
base
in
giù
: prima si
vedrà
che ella
penetrerrà
l'
acqua
, né
punto
sarà
impedita
dalla
larghezza
della
base
, non però
andrà
tutta sott'
acqua
, ma
sopravanzerà
verso la
punta
; dal che sarà già
manifesto
, che tal
solido
non
resta
d'
affondarsi
per
impotenza
di
divider
la
continuità
dell'
acqua
, avendola già
divisa
con la sua
parte
larga
e, per
opinione
degli
avversari
, meno
atta
a
dividere
.
Fermata
così la
piramide
,
notisi
qual
parte
ne sarà
sommersa
; e
rivoltisi
poi con la
punta
all'
ingiù
, e
vedrassi
che ella non
fenderà
l'
acqua
più che prima: anzi, se si
noterà
sino a qual
segno
si
tufferà
, ogni
persona
esperta
in
geometria
potrà
misurare
che quelle
parti
, che
restano
fuori dell'
acqua
, tanto nell'una quanto nell'altra
esperienza
sono a
capello
eguali
; onde
manifestamente
potrà
raccorre
, che la
figura
acuta
, che
pareva
attissima
al
fendere
e
penetrar
l'
acqua
, non la
fende
né
penetra
punto
più che la
larga
e
spaziosa
. E chi volesse una più
agevole
esperienza
,
faccia
della medesima
materia
due
cilindri
, uno lungo e
sottile
, e l'altro
corto
ma molto
largo
, e
pongagli
nell'
acqua
, non
distesi
, ma
eretti
e per
punta
:
vedrà
, se con
diligenza
misura
le
parti
dell'uno e dell'altro, che in ciascheduno di loro la
parte
sommersa
a quella che
resta
fuori dell'
acqua
mantiene
esquisitamente
la
proporzion
medesima, e che niente maggior
parte
si
sommerge
di quello lungo e
sottile
che dell'altro più
spazioso
e più
largo
, benché questo s'
appoggi
sopra una
superficie
d'
acqua
molto
ampia
, e quello sopra una
piccolissima
. Adunque, la
diversità
di
figura
non
apporta
agevolezza
o
difficultà
nel
fendere
e
penetrar
la
continuità
dell'
acqua
, e, in
conseguenza
, non può esser
cagione
dell'
andare
o non
andare
al
fondo
.
Scorgerassi
parimente
il nulla
operar
della
varietà
di
figure
nel venir dal
fondo
dell'
acqua
verso la
superficie
, col
pigliar
cera
e
mescolarla
con assai
limatura
di
piombo
, sì che
divenga
notabilmente
più
grave
dell'
acqua
; e
fattone
poi una
palla
, e
postala
nel
fondo
dell'
acqua
, se le
attaccherà
tanto di
suvero
o d'altra
materia
leggerissima
, quanto
basti
appunto
per
sollevarla
e
tirarla
verso la
superficie
; perché,
mutando
poi la medesima
cera
in una
falda
sottile
o in qualunque altra
figura
, il medesimo
suvero
la
solleverà
nello stesso modo a
capello
.
Non per questo si
quietano
gli
avversari
; ma
dicono
, che poco
importa
loro tutto il
discorso
fatto
da me sin qui, e che a lor
basta
in un
particolar
solo, ed in che
materia
e sotto che
figura
piace
loro, cioè in una
assicella
ed in una
palla
d'
ebano
, aver
mostrato
che questa,
posta
nell'
acqua
,
va
al
fondo
, e quella
resta
a
galla
; ed essendo la
materia
la medesima, né
differendo
i due
corpi
in altro che nella
figura
,
affermano
aver con ogni
pienezza
dimostrato
e
fatto
toccar
con
mano
quanto
dovevano
, e finalmente aver
conseguito
il loro
intento
. Nondimeno io
credo
e
penso
di poter
dimostrare
che tale
esperienza
non
conclude
cosa alcuna contro alla mia
conclusione
.
E, prima, è
falso
che la
palla
vada
al
fondo
, e la
tavoletta
no: perché la
tavoletta
ancor vi
va
, ogni
volta
che si farà dell'una e dell'altra
figura
quel tanto che le
parole
della nostra
quistione
importano
, cioè che ambedue si
pongano
nell'
acqua
.
Le
parole
furon tali: Che avendo gli
avversarii
opinione
che la
figura
alterasse
i
corpi
solidi
circa il
descendere
o non
descendere
,
ascendere
o non
ascendere
, nell'istesso
mezo
, come,
v.
g.
, nell'
acqua
medesima, in modo che, per
esempio
, un
solido
che,
sendo
di
figura
sferica
,
andrebbe
al
fondo
,
ridotto
in qualche altra
figura
, non
andrebbe
; io,
stimando
'
l
contrario
,
affermavo
che un
solido
corporeo
, il quale,
ridotto
in
figura
sferica
o qualunque altra,
calasse
al
fondo
, vi
calerebbe
ancora sotto qualunque altra
figura
,
ec
.
Ma esser nell'
acqua
vuol
dire
esser
locato
nell'
acqua
, e, per la
difinizione
del
luogo
del medesimo
Aristotile
, esser
locato
importa
esser
circondato
dalla
superficie
del
corpo
ambiente
: adunque allora saranno le due
figure
nell'
acqua
, quanto la
superficie
dell'
acqua
le
abbraccerà
e
circonderà
. Ma quando gli
avversari
mostrano
la
tavoletta
d'
ebano
non
discendente
al
fondo
, non la
pongono
nell'
acqua
, ma sopra l'
acqua
, dove, da certo
impedimento
(che più a
basso
si
dichiarerà
)
ritenuta
,
resta
parte
circondata
dall'
acqua
e
parte
dall'
aria
; la qual cosa è
contraria
al nostro
convenuto
, che fu che i
corpi
debbano
esser nell'
acqua
, e non
parte
in
acqua
e
parte
in
aria
.
Il che si fa altresì
manifesto
da l'esser stata la
questione
promossa
tanto circa le
cose
che
devono
andare
al
fondo
, quanto circa quelle che dal
fondo
devono
ascendere
a
galla
. E chi non
vede
che le
cose
poste
nel
fondo
devono
esser
circondate
dall'
acqua
?
Notisi
, appresso, che la
tavoletta
d'
ebano
e la
palla
,
poste
che sieno dentro all'
acqua
,
vanno
amendue
in
fondo
, ma la
palla
più
veloce
, e la
tavoletta
più
lenta
, e più e più
lenta
secondo
che ella sarà più
larga
e
sottile
; e di tale
tardità
ne è
veramente
cagione
l'
ampiezza
della
figura
: ma queste
tavolette
, che
lentamente
discendono
, son quelle stesse che,
posate
leggiermente
sopra l'
acqua
,
galleggiano
: adunque, se
fusse
vero
quello che
affermano
gli
avversari
, la medesima
figura
in
numero
sarebbe
cagione
, nella stessa
acqua
in
numero
,
ora
di
quiete
e
ora
di
tardità
di
moto
: il che è
impossibile
; perché ogni
figura
particolare
che
discende
al
fondo
, è
necessario
che abbia una
determinata
tardità
sua propria e
naturale
,
secondo
la quale ella si
muova
, sì che ogni altra
tardità
, maggiore o
minore
, sia
impropria
alla sua
natura
; se dunque una
tavoletta
,
v.
g.
, d'un
palmo
quadro
,
discende
naturalmente
con sei
gradi
di
tardità
, è
impossibile
che ella
discenda
con dieci o con
venti
, se qualche
nuovo
impedimento
non se le
arreca
; molto meno dunque potrà ella, per
cagion
della medesima
figura
,
quietarsi
e del tutto
restare
impedita
al
muoversi
, ma bisogna che, qualunque
volta
ella si
ferma
, altro
impedimento
le
sopravvenga
che la
larghezza
della
figura
. Altro, dunque, che la
figura
è quello che
ferma
la
tavoletta
d'
ebano
su l'
acqua
: della qual
figura
è solamente
effetto
il
ritardamento
del
moto
,
secondo
'
l
quale ella
discende
più
lentamente
che la
palla
.
Dicasi
per tanto,
ottimamente
discorrendo
, la
vera
e
sola
cagione
dell'
andar
l'
ebano
al
fondo
esser l'
eccesso
della sua
gravità
sopra la
gravità
dell'
acqua
; della maggiore o
minor
tardità
, questa
figura
più
larga
o quella più
raccolta
: ma del
fermarsi
non può in veruna
maniera
dirsi
che ne sia
cagione
la
qualità
della
figura
, sì perché,
faccendosi
la
tardità
maggiore
secondo
che più si
dilata
la
figura
, non è così
immensa
dilatazione
a cui non possa
trovarsi
immensa
tardità
rispondente
, senza
ridursi
alla
nullità
di
moto
, sì perché le
figure
prodotte
da gli
avversari
per
effettrici
della
quiete
già son le medesime che
vanno
anche in
fondo
.
Io non voglio
tacere
un'altra
ragione
,
fondata
pur su l'
esperienza
, e, s'io non m'
inganno
,
apertamente
concludente
, come l'
introduzione
dell'
ampiezza
di
figura
e della
resistenza
dell'
acqua
all'esser
divisa
non hanno che far nulla nell'
effetto
del
discendere
, o
ascendere
, o
fermarsi
, nell'
acqua
.
Eleggasi
un
legno
o altra
materia
, della quale una
palla
venga dal
fondo
dell'
acqua
alla
superficie
più
lentamente
che non
va
al
fondo
una
palla
d'
ebano
della stessa
grandezza
, sì che
manifesto
sia che la
palla
d'
ebano
più
prontamente
divida
l'
acqua
discendendo
, che l'altra
ascendendo
; e sia tal
materia
, per
esempio
, il
legno
di
noce
.
Facciasi
dipoi
un'
assicella
di
noce
simile
ed
eguale
a quella d'
ebano
degli
avversari
, la qual
resta
a
galla
: e se è
vero
che ella ci
resti
mediante la
figura
impotente
, per la sua
larghezza
, a
fender
la
crassizie
dell'
acqua
, l'altra di
noce
, senza
dubbio
alcuno,
posta
nel
fondo
vi
dovrà
restare
, come
manco
atta
, per lo medesimo
impedimento
di
figura
, a
dividere
la stessa
resistenza
dell'
acqua
. Ma se noi
troverremo
e per
esperienza
vedremo
, che non solamente la
tavoletta
, ma qualunque altra
figura
, del medesimo
noce
verrà a
galla
, sì come
indubitatamente
vedremo
e
troverremo
, di
grazia
cessino
gli
avversari
d'
attribuire
il
soprannotare
dell'
ebano
alla
figura
dell'
assicella
, poiché la
resistenza
dell'
acqua
è la stessa tanto all'
insù
quanto all'
ingiù
, e la
forza
del
noce
al venire a
galla
è
minore
che la
forza
dell'
ebano
all'
andare
in
fondo
.
Anzi,
dirò
di più che, se noi
considereremo
l'
oro
in
comparazion
dell'
acqua
,
troverremo
che egli la
supera
quasi
venti
volte
in
gravità
; onde la
forza
e l'
impeto
col quale
va
una
palla
d'
oro
al
fondo
è
grandissimo
: all'
incontro
, non
mancano
materie
, come la
cera
schietta
e alcuni
legni
, li quali non
cedono
né anche due per cento in
gravità
all'
acqua
; onde il loro
ascendere
in quella è
tardissimo
, e mille
volte
più
debole
che l'
impeto
dello
scender
dell'
oro
: tuttavia una
sottil
falda
d'
oro
galleggia
, senza
discendere
al
fondo
; e, all'
incontro
, non si può fare una
falda
di
cera
o del
detto
legno
, la quale,
posta
nel
fondo
dell'
acqua
, vi
resti
senza
ascendere
. Or, se la
figura
può
vietar
la
divisione
e
impedir
la
scesa
al
grandissimo
impeto
dell'
oro
, come non sarà ella
bastante
a
vietar
la medesima
divisione
all'altra
materia
nell'
ascendere
, dove ella non ha a
pena
forza
per una delle mille
parti
dell'
impeto
dell'
oro
nel
discendere
? È dunque
necessario
, che quello che
trattiene
la
sottil
falda
d'
oro
o l'
assicella
d'
ebano
su l'
acqua
, sia cosa tale, della qual
manchino
l'altre
falde
e
assicelle
di
materie
men
gravi
dell'
acqua
, mentre,
poste
nel
fondo
e
lasciate
in
libertà
,
sormontano
alla
superficie
senza
impedimento
veruno: ma della
figura
piana
e
larga
non
mancano
elleno
: adunque non è la
figura
spaziosa
quella che
ferma
l'
oro
e l'
ebano
a
galla
. Che dunque
diremo
che sia? Io per me
direi
che
fusse
il
contrario
di quello che è
cagion
dell'
andare
al
fondo
;
avvegnaché
il
discendere
al
fondo
e '
l
restare
a
galla
sieno
effetti
contrari
, e degli
effetti
contrari
contrarie
debbono
essere
le
cagioni
. E perché dell'
andare
al
fondo
la
tavoletta
d'
ebano
o la
sottil
falda
d'
oro
, quando ella vi
va
, n'è, senz'alcun
dubbio
,
cagione
la sua
gravità
, maggior di quella dell'
acqua
, adunque è
forza
che del suo
galleggiare
, quand'ella si
ferma
, ne sia
cagione
la
leggerezza
, la quale, in quel
caso
, per qualche
accidente
forse sin
ora
non
osservato
, si venga con la medesima
tavoletta
a
congiugnere
,
rendendola
non più, come avanti
era
, mentre si
profondava
, più
grave
dell'
acqua
, ma meno. Ma tal
nuova
leggerezza
non può
depender
dalla
figura
, sì perché le
figure
non
aggiungono
o
tolgono
il
peso
, sì perché nella
tavoletta
non si fa
mutazione
alcuna di
figura
, quand'ella
va
al
fondo
, da quello ch'ell'aveva mentre
galleggiava
.
Ora
tornisi
a
prender
la
sottil
falda
d'
oro
o d'
argento
, o
vero
l'
assicella
d'
ebano
, e
pongasi
leggiermente
sopra l'
acqua
, sì che ella vi
resti
senza
profondarsi
; e
diligentemente
s'
osservi
l'
effetto
che ella fa.
Vedrassi
, prima, quanto sia
saldo
il
detto
d'
Aristotile
e degli
avversari
, cioè che ella
resti
a
galla
per la
impotenza
di
fendere
e
penetrare
la
resistenza
della
crassizie
dell'
acqua
: perché
manifestamente
apparirà
, le
dette
falde
non solo aver
penetrata
l'
acqua
, ma
essere
notabilmente
più
basse
che la
superficie
di essa, la quale, intorno alle medesime
falde
,
resta
eminente
, e gli fa quasi un
argine
, dentro la cui
profondità
quelle
restano
notando
; e
secondo
che le
dette
falde
saranno di
materia
più
grave
dell'
acqua
due, quattro, dieci, o
venti
volte
,
bisognerà
che la
superficie
loro
resti
inferiore
all'
universal
superficie
dell'
acqua
ambiente
tante e tante
volte
più che non è la
grossezza
delle medesime
falde
, come più
distintamente
appresso
dimosterremo
. Intanto, per più
agevole
intelligenza
di quanto io
dico
attendasi
alla
presente
figura
: nella quale
intendasi
la
superficie
dell'
acqua
stesa
secondo
le
linee
FL
,
DB
; sopra la quale se si
poserà
una
tavoletta
di
materia
più
grave
in
ispecie
dell'
acqua
, ma così
leggiermente
che non si
sommerga
, ella non le
resterà
altramente
superiore
, anzi
entrerrà
con tutta la sua
grossezza
nell'
acqua
, e più
calerà
ancora; come si
vede
per la
tavoletta
AI,
OI
, la cui
grossezza
tutta si
profonda
nell'
acqua
,
restandogli
intorno gli
arginetti
LA,
DO
dell'
acqua
, la cui
superficie
resta
notabilmente
superiore
alla
superficie
della
tavoletta
. Or
veggasi
quanto sia
vero
che la
detta
lamina
non
vada
al
fondo
, per esser di
figura
male
atta
a
fender
la
corpulenza
dell'
acqua
.
Ma se ella ha già
penetrata
e
vinta
la
continuazione
dell'
acqua
, ed è, di sua
natura
, della medesima
acqua
più
grave
, per qual
cagione
non
séguita
ella di
profondarsi
, ma si
ferma
e si
sospende
dentro a quella
picciola
cavità
che col suo
peso
si è
fabbricata
nell'
acqua
?
Rispondo
: perché nel
sommergersi
sin che la sua
superficie
arriva
al
livello
di quella dell'
acqua
, ella
perde
una
parte
della sua
gravità
, e '
l
resto
poi lo
va
perdendo
nel
profondarsi
e
abbassarsi
oltre alla
superficie
dell'
acqua
, la quale intorno intorno li fa
argine
e
sponda
; e tal
perdita
fa ella mediante il
tirarsi
dietro e far seco
discender
l'
aria
superiore
e a sé stessa, per lo
contatto
,
aderente
, la quale
aria
succede
a
riempier
la
cavità
circondata
da gli
arginetti
dell'
acqua
; sì che quello che in questo
caso
discende
e
vien
locato
nell'
acqua
, non è la
sola
lamina
o
tavoletta
d'
ebano
, o di
ferro
, ma un
composto
d'
ebano
e d'
aria
, dal quale ne
risulta
un
solido
non più in
gravità
superiore
all'
acqua
, come
era
il
semplice
ebano
o '
l
semplice
oro
. E se
attentamente
si
considererà
, quale e quanto sia il
solido
che in questa
esperienza
entra
nell'
acqua
e
contrasta
con la di lei
gravità
,
scorgerassi
esser tutto quello che si
ritrova
sotto alla
superficie
dell'
acqua
; il che è un
aggregato
e
composto
d'una
tavoletta
d'
ebano
e di quasi altrettanta
aria
, una
mole
composta
d'una
lamina
di
piombo
e dieci o
dodici
tanti d'
aria
. Ma,
signori
avversari
, nella nostra
quistione
si
ricerca
la
identità
della
materia
, e solo si
dee
alterar
la
figura
; però
rimovete
quell'
aria
, la quale,
congiunta
con la
tavoletta
, la fa
diventare
un altro
corpo
men
grave
dell'
acqua
, e
ponete
nell'
acqua
il
semplice
ebano
: ché certamente voi
vedrete
la
tavoletta
scendere
al
fondo
; e se ciò non
succede
, avrete
vinto
la
lite
. E per
separare
l'
aria
dall'
ebano
, non ci vuole altro che
sottilmente
bagnar
con la medesima
acqua
la
superficie
di essa
tavoletta
, perché,
interposta
così l'
acqua
tra la
tavola
e l'
aria
, l'altr'
acqua
circonfusa
scorrerà
senza
intoppo
, e
riceverà
in sé, come
conviene
, il solo e
semplice
ebano
.
Ma io
sento
alcuno degli
avversari
acutamente
farmisi
incontro
, e
dirmi
ch'e' non vogliono
altramente
che la lor
tavoletta
si
bagni
, perché il
peso
aggiuntole
dall'
acqua
, col farla più
grave
che prima non
era
, la
tira
egli al
fondo
, e che l'
aggiugnerle
nuovo
peso
è contro alla nostra
convenzione
, che è che la
materia
debba
esser la medesima.
A questo
rispondo
,
primieramente
, che
trattandosi
di quello che
operi
la
figura
circa i
solidi
posti
nell'
acqua
, non
debbe
alcuno
desiderar
che sieno
posti
nell'
acqua
senza
bagnarsi
; né io
domando
che si
faccia
della
tavoletta
altro che quel che si fa della
palla
. In
oltr
'è
falso
che la
tavoletta
vada
al
fondo
in
virtù
del
nuovo
peso
aggiuntole
dall'
acqua
col
semplicemente
e
sottilissimamente
bagnarla
: perché io
metterò
dieci e
venti
gocciole
d'
acqua
sopra la medesima
tavoletta
, mentre che ella è
sostenuta
su l'
acqua
, le quali
gocciole
, purché non si
congiungano
con l'altr'
acqua
circunfusa
, non la
graverranno
sì che ella si
profondi
; ma se,
tolta
fuori la
tavoletta
e
scossa
via
tutta l'
acqua
che vi
aggiunsi
,
bagnerò
con una
sola
piccolissima
goccia
la sua
superficie
, e
tornerò
a
posarla
sopra l'
acqua
, senza
dubbio
ella si
sommergerà
,
scorrendo
l'altr'
acqua
a
ricoprirla
, non
ritenuta
dall'
aria
superiore
, la qual
aria
, per l'
interposizione
del
sottilissimo
velo
dell'
acqua
che le
leva
la
contiguità
dell'
ebano
, senza
renitenza
si
separa
, né
contrasta
punto
alla
succession
dell'altr'
acqua
; anzi
pure
, per
meglio
dire
,
discenderà
ella
liberamente
, perché già si
trova
tutta
circondata
e
coperta
dall'
acqua
, quanto prima la sua
superior
superficie
, già
velata
d'
acqua
,
arriva
al
livello
della
superficie
totale
di essa
acqua
. Il
dir
poi che l'
acqua
possa
accrescer
peso
alle
cose
che in essa sieno
collocate
, è
falsissimo
, perché l'
acqua
nell'
acqua
non ha
gravità
veruna, poiché ella non vi
discende
: anzi, se vorremo ben
considerare
quello che
faccia
qualunque
immensa
mole
d'
acqua
che sia
soprapposta
ad un
corpo
grave
che in quella sia
locato
,
troverremo
per
esperienza
, che ella, per l'
opposito
, più
tosto
gli
diminuisce
in gran
parte
il
peso
, e che noi potremmo
sollevar
tal
pietra
gravissima
dal
fondo
dell'
acqua
, che,
rimossa
l'
acqua
, non la potremo
altramente
alzare
. Né sia chi mi
replichi
che, benché l'
acqua
soprapposta
non
accresca
gravità
alle
cose
che sono in essa, pur l'
accresce
ella a quelle che
galleggiano
e che sono
parte
in
acqua
e
parte
in
aria
; come si
vede
, per
esemplo
, in un
catino
di
rame
, il quale, mentre sarà
vòto
d'
acqua
e
pieno
solamente d'
aria
, starà a
galla
, ma
infondendovi
acqua
diverrà
sì
grave
che
discenderà
al
fondo
, e ciò per
cagion
del
nuovo
peso
aggiuntogli
. A questo io
tornerò
a
risponder
come di sopra, che non è la
gravità
dell'
acqua
contenuta
dentro al
vaso
quella che lo
tira
al
fondo
, ma la
gravità
propria del
rame
,
superiore
alla
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
: ché se '
l
vaso
fosse
di
materia
men
grave
dell'
acqua
, non
basterebbe
l'
oceano
a farlo
sommergere
. E
siemi
permesso
di
replicare
, come
fondamento
e
punto
principalissimo
nella
presente
materia
, che l'
aria
contenuta
dentro al
vaso
avanti la
infusion
dell'
acqua
era
quella che lo
sosteneva
a
galla
,
avvegnaché
di lei e del
rame
si faceva un
composto
men
grave
d'altrettanta
acqua
; e '
l
luogo
che
occupa
il
vaso
nell'
acqua
mentre
galleggia
, non è
eguale
al
rame
solo, ma al
rame
e all'
aria
insieme
, che
riempie
quella
parte
del
vaso
che sta sotto il
livello
dell'
acqua
. Quando poi s'
infonde
l'
acqua
, si
rimuove
l'
aria
, e
fassi
un
composto
di
rame
e d'
acqua
, più
grave
in
ispecie
dell'
acqua
semplice
; ma non in
virtù
dell'
acqua
infusa
, la quale abbia maggior
gravità
in
ispecie
dell'altr'
acqua
, ma sì
bene
per la
gravità
propria del
rame
e per l'
alienazion
dell'
aria
.
Ora
, sì come quel che
dicesse
"Il
rame
, che per sua
natura
va
al
fondo
,
figurato
in
forma
di
vaso
,
acquista
da tal
figura
virtù
di star nell'
acqua
senza
discendere
"
direbbe
il
falso
; perché il
rame
,
figurato
in qualunque
figura
,
va
sempre al
fondo
, purché quello che si
pon
nell'
acqua
sia
semplice
rame
, e non è la
figura
del
vaso
quella che fa
galleggiare
il
rame
, ma il non esser
semplice
rame
quello che si
pone
in
acqua
, ma un
aggregato
di
rame
e d'
aria
; così né più né meno è
falso
che una
sottil
falda
di
rame
o d'
ebano
galleggi
in
virtù
della sua
figura
spaziosa
e
piana
, ma
bene
è
vero
che ella
resta
senza
sommergersi
perché quello che si
pon
nell'
acqua
non è
rame
schietto
, o
semplice
ebano
, ma un
aggregato
di
rame
e d'
aria
, o d'
ebano
e d'
aria
. E questo non è contro alla mia
conclusione
: il quale, avendo
veduto
mille
volte
vasi
di
metalli
e
sottili
falde
di
varie
materie
gravi
galleggiare
in
virtù
dell'
aria
congiunta
a quelli,
affermai
che la
figura
non
era
cagion
dell'
andare
, o non
andare
, al
fondo
nell'
acqua
i
solidi
, che in quella
fussero
collocati
. Ma più, io non
tacerò
, anzi
dirò
agli
avversari
, che questo
nuovo
pensiero
di non voler che la
superficie
della
tavoletta
si
bagni
, può
destar
nelle
terze
persone
concetto
di
scarsità
di
difesa
per la
parte
loro;
posciaché
tal
bagnamento
, sul
principio
della nostra
quistione
non
dava
lor
fastidio
, e non ne facevano
caso
alcuno,
avvegnaché
l'
origine
della
disputa
fusse
sopra '
l
galleggiar
delle
falde
di
ghiaccio
, le quali troppo
semplice
cosa sarebbe '
l
contender
che
fosser
di
superficie
asciutta
; oltre che, o
asciutta
o
bagnata
che sia, sempre
galleggian
le
falde
di
ghiaccio
, e, pur per
detto
degli
avversari
, per
cagion
della
figura
.
Potrebbe per
avventura
ricorrere
alcuno al
dire
, che,
bagnandosi
l'
assicella
d'
ebano
anche nella
superficie
superiore
, ella
fusse
, benché per sé stessa
inabile
a
fendere
e
penetrar
l'
acqua
,
sospinta
al
basso
, se non dal
peso
dell'
acqua
aggiuntale
, almeno da quel
desiderio
e
inclinazione
che hanno le
parti
superiori
dell'
acqua
al
ricongiungersi
e
riunirsi
; dal
movimento
delle quali
parti
essa
tavoletta
venisse, in un certo modo,
spinta
al
basso
.
Tal
debolissimo
refugio
verrà
levato
via
, se si
considererà
, che quanta è la '
nclinazion
delle
parti
superiori
dell'
acqua
al
riunirsi
, tanta è la
repugnanza
delle
inferiori
all'esser
disunite
; né si potendo
riunir
le
superiori
senza
spignere
in
giù
l'
assicella
, né potendo ella
abbassarsi
senza
disunir
le
parti
dell'
acqua
sottoposta
, ne
séguita
in
necessaria
conseguenza
che, per
simili
rispetti
, ella non
debba
discendere
. Oltre che, lo stesso che
vien
detto
delle
parti
superiori
dell'
acqua
, può, con altrettanta
ragione
,
dirsi
delle
inferiori
, cioè che,
desiderando
di
riunirsi
,
spigneranno
la medesima
assicella
in su.
Forse alcuno di quei
signori
, che
dissentono
da me, si
maraviglierà
che io
affermi
, che l'
aria
contigua
superiore
sia
potente
a
sostener
quella
laminetta
di
rame
o d'
argento
, che su l'
acqua
si
trattiene
; come che io
voglia
, in un certo modo,
dare
una quasi
virtù
di
calamita
all'
aria
, di
sostenere
i
corpi
gravi
co
' quali ella è
contigua
. Io, per
soddisfare
, per quanto m'è
permesso
, a tutte le
difficultà
, sono
andato
pensando
di
dimostrare
con qualche altra
sensata
esperienza
, come
veramente
quella poca d'
aria
contigua
e
superiore
sostien
que'
solidi
, che, essendo per
natura
atti
a
discendere
al
fondo
,
posti
leggiermente
su l'
acqua
non si
sommergono
, se prima non si
bagnano
interamente
: e ho
trovato
che,
sceso
che sia un di tali
corpi
al
fondo
, col
mandargli
, senza
altramente
toccarlo
, un poco d'
aria
, la quale con la
sommità
di quello si
congiunga
, ella è
bastante
non solo, come prima faceva, a
sostenerlo
, ma a
sollevarlo
e
ricondurlo
ad
alto
, dove nella stessa
maniera
si
ferma
e
resta
, sin che l'
aiuto
dell'
aria
congiuntagli
non gli
vien
manco
. E a questo
effetto
ho
fatto
una
palla
di
cera
, e
fattala
, con un poco di
piombo
, tanto
grave
che
lentamente
discenda
al
fondo
,
faccendo
di più la sua
superficie
ben
tersa
e
pulita
: e questa,
posata
pian
piano
nell'
acqua
, si
sommerge
quasi tutta,
restando
solamente un poco di
sommità
scoperta
, la quale,
fin
che starà
congiunta
con l'
aria
,
tratterrà
la
palla
in
alto
; ma,
tolta
la
contiguità
dell'
aria
col
bagnarla
,
discenderà
in
fondo
, e
quivi
resterà
.
Ora
, per farla, in
virtù
dell'
aria
medesima che
dianzi
la
sosteneva
,
ritornare
ad
alto
e
fermarvisi
appresso,
spingasi
nell'
acqua
un
bicchiere
rivolto
, cioè con la
bocca
in
giù
, il quale
porterà
seco l'
aria
da lui
contenuta
, e questo si
muova
verso la
palla
,
abbassandolo
tanto, che si
vegga
, per la
trasparenza
del
vetro
, che l'
aria
contenuta
dentro
arrivi
alla
sommità
della
palla
; di poi
ritirisi
in su
lentamente
il
bicchiere
, e
vedrassi
la
palla
risorgere
e
restare
anche di poi ad
alto
, se con
diligenza
si
separerà
il
bicchiere
dall'
acqua
, sì che ella non si
commuova
e
agiti
di
soverchio
. È dunque tra l'
aria
e gli altri
corpi
una certa
affinità
, la quale gli
tiene
uniti
, sì che non senza qualche poco di
violenza
si
separano
. Lo stesso
parimente
si
vede
nell'
acqua
: perché, se
tufferemo
in essa qualche
corpo
, sì che si
bagni
interamente
, nel
tirarlo
poi
fuor
pian
piano
,
vedremo
l'
acqua
seguitarlo
e
sollevarsi
notabilmente
sopra la sua
superficie
, avanti che da quello si
separi
. I
corpi
solidi
ancora, se saranno di
superficie
in tutto
simili
, sì che
esquisitamente
si
combacino
insieme
, né tra di loro
resti
aria
che si
distragga
nella
separazione
e
ceda
sin che l'
ambiente
succeda
a
riempier
lo
spazio
,
saldissimamente
stanno
congiunti
, né senza gran
forza
si
separano
: ma perché l'
aria
, l'
acqua
e gli altri
liquidi
molto
speditamente
si
figurano
al
contatto
de'
corpi
solidi
, sì che la
superficie
loro
esquisitamente
s'
adatta
a quella de'
solidi
, senza che altro
resti
tra loro, però più
manifestamente
e
frequentemente
si
riconosce
in loro l'
effetto
di questa
copula
e
aderenza
, che ne'
corpi
duri
, le cui
superficie
di
rado
congruentemente
si
congiungono
. Questa è dunque quella
virtù
calamitica
, la quale con
salda
copula
congiugne
tutti i
corpi
che senza
interposizione
di
fluidi
cedenti
si
toccano
: e chi
sa
che un tal
contatto
, quando sia
esquisitissimo
, non sia
bastante
cagione
dell'
unione
e
continuità
delle
parti
del
corpo
naturale
?
Ora
,
seguitando
il mio
proposito
,
dico
che non
occorre
che
ricorriamo
alla
tenacità
che abbiano le
parti
dell'
acqua
tra di loro, per la quale
contrastino
e
resistano
alla
divisione
distrazione
e
separazione
, perché tale
coerenza
e
repugnanza
alla
divisione
non vi è: perché, se ella vi
fosse
, sarebbe non meno nelle
parti
interne
che nelle più
vicine
alla
superficie
superiore
, tal che la medesima
tavoletta
,
trovando
sempre lo stesso
contrasto
e
renitenza
, non
men
si
fermerebbe
a
mezzo
l'
acqua
che circa la
superficie
; il che è
falso
. In oltre, qual
resistenza
si potrà
porre
nella
continuazion
dell'
acqua
, se noi
veggiamo
essere
impossibil
cosa il
ritrovar
corpo
alcuno, di qualunque
materia
figura
e
grandezza
, il quale,
posto
nell'
acqua
,
resti
, dalla
tenacità
delle
parti
tra di loro di essa
acqua
,
impedito
, sì che egli non si
muova
in su o in
giù
,
secondo
che
porta
la
cagion
del suo
movimento
? E qual maggiore
esperienza
di ciò
ricercheremo
noi, di quella che tutto il
giorno
veggiamo
nell'
acque
torbide
, le quali,
riposte
in
vasi
ad
uso
di
bere
, ed essendo, dopo la
deposizione
d'alcune
ore
, ancora, come
diciamo
noi,
albicce
, finalmente dopo il
quarto
o '
l
sesto
giorno
depongono
il tutto,
restando
pure
e
limpide
; né può la loro
resistenza
alla
penetrazione
fermare
quegli
impalpabili
e
insensibili
atomi
di
rena
, che, per la loro
minimissima
forza
,
consumano
sei
giorni
a
discendere
lo
spazio
di
mezo
braccio
?
Né sia chi
dica
, assai
chiaro
argomento
della
resistenza
dell'
acqua
all'esser
divisa
esser il
veder
noi così
sottili
corpicelli
consumar
sei
giorni
a
scender
per sì breve
spazio
: perché questo non è
repugnare
alla
divisione
, ma
ritardare
un
moto
; e sarebbe
semplicità
il
dire
che una cosa
repugni
alla
divisione
e che intanto si
lasci
dividere
. Né
basta
introdur
per gli
avversarii
,
cause
ritardanti
il
moto
, essendo
bisognosi
di cosa che
totalmente
lo
vieti
ed
apporti
la
quiete
: bisogna dunque
ritrovar
corpi
che si
fermino
nell'
acqua
, chi vuol
mostrar
la sua
repugnanza
alla
divisione
, e non che solamente vi si
muovino
con
tardità
.
Qual dunque è questa
crassizie
dell'
acqua
, con la quale ella
repugna
alla
divisione
? quale, per nostra
fé
, sarà ella, se noi (pur come ho anche
detto
di sopra) con ogni
diligenza
tentando
di
ridurre
una
materia
tanto
simile
in
gravità
all'
acqua
che,
formandola
anche in una
larghissima
falda
,
resti
sospesa
, come
diciamo
, tra le due
acque
, è
impossibile
il
conseguirlo
, benché ci
conduciamo
a tal
similitudine
d'
equiponderanza
, che tanto
piombo
quanto è la
quarta
parte
d'un
grano
di
miglio
,
aggiunto
a
detta
larghissima
falda
, che in
aria
peserà
quattro o sei
libre
, la
conduce
al
fondo
, e,
detratto
, ella viene alla
superficie
dell'
acqua
? Io non
so
vedere
(se è
vero
quanto io
dico
, sì come è
verissimo
) qual
minima
virtù
e
forza
s'abbia a poter
ritrovare
o
immaginare
, della quale la
renitenza
dell'
acqua
all'esser
divisa
e
distratta
non sia
minore
: dal che per
necessità
si
conclude
che ella sia nulla; perché, se ella
fosse
di qualche
sensibil
potere
, qualche
larga
falda
si potrebbe
ritrovare
o
comporre
di
materia
simile
in
gravità
all'
acqua
, la quale non solamente si
fermasse
tra le due
acque
, ma non si potesse, senza
notabil
forza
,
abbassare
o
sollevare
. Potremmo
parimente
la stessa
verità
raccorre
da un'altra
esperienza
,
mostrando
come l'
acqua
, nello stesso modo,
cede
anche alla
division
trasversale
: perché se nell'
acqua
ferma
e
stagnante
locheremo
qualunque
grandissima
mole
la quale non
vada
al
fondo
,
tirandola
con un solo
capello
di
donna
la
condurremo
di
luogo
in
luogo
senza
contrasto
alcuno; e sia pur la sua
figura
qual esser si
voglia
, sì che ella
abbracci
grande
spazio
d'
acqua
, come
farebbe
una gran
trave
mossa
per traverso.
Forse alcuno mi si potrebbe
opporre
,
dicendo
che, se la
resistenza
dell'
acqua
all'esser
divisa
fusse
, come
affermo
io, nulla, non
doverrieno
i
navili
aver
bisogno
di tanta
forza
di
remi
o di
vele
per esser, nel
mar
tranquillo
o negli
stagnanti
laghi
, di
luogo
in
luogo
sospinti
. A chi facesse tali
opposizioni
io
risponderei
, che l'
acqua
non
contrasta
o
repugna
semplicemente
all'esser
divisa
, ma sì
bene
all'esser
divisa
velocemente
, e con tanta maggior
renitenza
quanta la
velocità
è maggiore: e la
cagion
di tal
resistenza
non
depende
da
crassizie
o altro che
assolutamente
contrasti
alla
divisione
, ma perché le
parti
divise
dell'
acqua
, nel
dar
luogo
a quel
solido
che in essa si
muove
, bisogna che esse ancora
localmente
si
muovano
,
parte
a
destra
e
parte
a
sinistra
e
parte
ancora all'
ingiù
; e ciò
conviene
che facciano non meno l'
acque
antecedenti
al
navilio
o altro
corpo
che per l'
acqua
discorra
, quanto le
posteriori
e
susseguenti
: perché,
procedendo
avanti il
navilio
, per farsi
luogo
capace
per
ricevere
la sua
grossezza
, è
forza
che con la
prora
sospinga
, tanto a
destra
quanto a
sinistra
, le
prossime
parti
dell'
acqua
, e che
trasversalmente
le
muova
per tanto
spazio
quanto è la
metà
della sua
grossezza
; e altrettanto
viaggio
debbano
far l'
acque
che,
succedendo
alla
poppa
,
scorrono
dalle
parti
esterne
della
nave
verso quelle di
mezo
, a
riempier
successivamente
i
luoghi
che il
navilio
, nell'
avanzarsi
avanti,
va
lasciando
vòti
di sé.
Ora
, perché tutti i
movimenti
si fanno con
tempo
, e i più
lunghi
in maggior
tempo
; ed essendo, di più,
vero
, che quei
corpi
che dentro a qualche
tempo
son
mossi
da qualche
potenza
per tanto
spazio
, non saranno, per lo medesimo
spazio
e in
tempo
più breve,
mossi
se non da maggior
potenza
; però i
navili
più
larghi
più
lentamente
si
muovono
che i più
stretti
,
spinti
da
forze
eguali
, e '
l
medesimo
vassello
tanto maggior
forza
di
vento
o di
remi
richiede
, quanto più
velocemente
dee
essere
spinto
.
Ma non è già che qual si
voglia
gran
mole
, che
galleggi
nell'
acqua
stagnante
, non possa esser
mossa
da qualunque
minima
forza
, e solo è
vero
che
minor
forza
più
lentamente
la
muove
: ma quando la
resistenza
dell'
acqua
all'esser
divisa
fosse
in alcun modo
sensibile
,
converrebbe
che
detta
mole
a qualche
sensibil
forza
restasse
al tutto
immobile
; il che non
avviene
. Anzi
dirò
di più, che, quando noi ci
ritirassimo
a più
interna
contemplazione
della
natura
dell'
acqua
e de gli altri
fluidi
, forse
scorgeremmo
, la
costituzione
delle
parti
loro esser tale che non solamente non
contrasti
alla
divisione
, ma che niente vi sia che a
divider
s'abbia; sì che la
resistenza
che si
sente
nel
muoversi
per l'
acqua
, sia
simile
a quella che
proviamo
nel
caminar
avanti per una gran
calca
di
persone
, dove
sentiamo
impedimento
, e non per
difficoltà
che si abbia nel
dividere
, non si
dividendo
alcuno di quelli onde la
calca
è
composta
, ma solamente nel
muover
lateralmente
le
persone
, già
divise
non
congiunte
; e così
proviamo
resistenzia
nel
cacciare
un
legno
in un
monte
di
rena
, non perché
parte
alcuna della
rena
si abbia a
segare
, ma solamente a
muovere
e
sollevare
. Due
maniere
pertanto, di
penetrare
ci si
rappresentano
: una ne i
corpi
le cui
parti
fosser
continue
, e qui
par
necessaria
la
divisione
; l'altra negli
aggregati
di
parti
non
continue
, ma
contigue
solamente, e qui non fu
bisogno
di
dividere
, ma di
muover
solamente.
Ora
, io non son ben
resoluto
se l'
acqua
e gli altri
fluidi
si
devono
stimar
di
parti
continue
, o
contigue
solamente.
Sento
ben
inclinarmi
al
crederle
più presto
contigue
(quando non sia in
natura
altra
maniera
di
aggregare
che con l'
unione
o col
toccamento
de gli
estremi
), e a ciò m'
induce
il
veder
gran
differenza
tra la
copula
delle
parti
di un
corpo
duro
, e la
copula
delle medesime
parti
quando l'istesso
corpo
sarà
fatto
liquido
e
fluido
: perché, se, per
esemplo
, io
piglierò
una
massa
d'
argento
o altro
metallo
freddo
e
duro
,
sentirò
, nel
dividerlo
in due
parti
, non solo la
resistenza
che si
sentirebbe
al
muoverle
solamente, ma un'altra
incomparabilmente
maggiore,
dependente
da quella
virtù
, qualunque ella sia, che le
tiene
attaccate
; e così, se vorremo
dividere
ancora e
dette
due
parti
in altre due, e
successivamente
in altre e altre,
troverremo
continuamente
simili
resistenze
, ma sempre
minori
quanto più le
parti
da
dividersi
saranno
piccole
; ma quando finalmente,
adoprando
sottilissimi
e
acutissimi
strumenti
, quali sono le più
tenui
parti
del
fuoco
, lo
solveremo
forse nell'
ultime
e
minime
sue
particelle
, non
resterà
in loro più non solo la
resistenza
alla
divisione
, ma né anco il poter più esser
divise
, e
massime
da
strumenti
più
grossi
de gli
aculei
del
fuoco
. E qual
sega
o
coltello
, che si
metta
nell'
argento
ben
fuso
,
troverà
da
dividere
cosa che sia
avanzata
al
partimento
del
fuoco
? certo
nissuna
, perché o '
l
tutto sarà già
stato
ridotto
alle
sottilissime
e
ultime
divisioni
, o, se
pure
vi
restassero
parti
capaci
ancora di altre
suddivisioni
, non
potriano
riceverle
se non da
divisori
più
acuti
del
fuoco
; ma tale non è un'
assicella
o una
verga
di
ferro
, che si
movesse
per il
metallo
fuso
. Di
costituzione
e
positura
simile
stimo
esser le
parti
dell'
acqua
e de gli altri
fluidi
, cioè
incapaci
di esser
divise
per la lor
tenuità
, o, se pur non in tutto
indivisibili
, al meno certo non
divisibili
da una
tavola
o da altro
corpo
solido
trattabile
dalle nostre
mani
,
dovendo
la
sega
esser più
sottile
del
solido
da
segarsi
.
Muovono
dunque solamente, e non
dividono
, i
corpi
solidi
che si
pongono
nell'
acqua
; le cui
parti
, essendo già
divise
sino a i
minimi
e perciò potendo esserne
mosse
molte
insieme
e poche e pochissime,
dan
subito
luogo
ad ogni
piccolo
corpuscolo
che in esse
descenda
, perché, per
minimo
e
leggiero
che sia,
scendendo
nell'
aria
e
arrivando
alla
superficie
dell'
acqua
trova
particelle
di
acqua
più
piccole
e di
resistenza
minore
all'esser
mosse
e
scacciate
, che non è la
forza
sua propria
premente
e
scacciante
, onde e' si
tuffa
e ne
muove
quella
porzione
che è
proporzionata
alla sua
possanza
. Non è dunque
resistenza
alcuna nell'
acqua
all'esser
divisa
, anzi non vi son
parti
che a
divider
s'
abbino
.
Soggiungo
appresso che, quando
pure
vi si
trovasse
qualche
minima
resistenza
(il che
assolutamente
è
falsissimo
), forse nel voler con un
capello
muover
una
grandissima
macchina
natante
, o nel voler con la
giunta
di un
minimo
grano
di
piombo
far
descendere
al
fondo
, o con la
suttrazzione
far
salire
alla
superficie
, una gran
falda
di
materia
similissima
in
gravità
all'
acqua
(il che
parimente
non
accaderà
quando si
operi
destramente
);
notisi
che una
cotal
resistenza
è cosa
diversissima
da quella che gli
avversarii
producono
per
causa
del
galleggiar
le
falde
di
piombo
o l'
assicelle
d'
ebano
; perché si potrà fare una
tavola
d'
ebano
, che
posata
su l'
acqua
galleggi
, né sia
bastante
anco la
giunta
di cento
grani
di
piombo
,
posativi
sopra, a
sommergerla
, che poi,
bagnata
, non solo
descenderà
levati
i
detti
piombi
, ma non
basteranno
alcuni
suveri
o altri
corpi
leggieri
attaccatigli
a
ritenerla
dallo
scender
sino al
fondo
. Or
veggasi
se,
dato
anco che nella
sustanza
dell'
acqua
si
trovasse
qualche
minima
resistenza
alla
divisione
, questa ha che far nulla con quella
causa
che
sostien
l'
assicella
sopra l'
acqua
, con
resistenza
centomila
volte
maggiore di quella che altri potesse
ritrovar
nelle
parti
dell'
acqua
. Né mi si
dica
che la
superficie
solamente dell'
acqua
ha tal
resistenza
, ma non le
parti
interne
, o
veramente
che tal
resistenza
si
trova
grandissima
nel
cominciare
a
fendere
, come anco
par
che nel
cominciare
il
moto
si
trovi
maggior
contrasto
che nel
continuarlo
: perché, prima, io
permetterò
che l'
acqua
si
agiti
e si
confondano
le
parti
supreme
con le
medie
e con l'
infime
, o
vero
che si
levino
totalmente
via
quelle di sopra e si
adoprino
quelle di
mezo
; e tuttavia si
vedrà
far l'
effetto
stesso: di più, quel
capello
che
tira
una
trave
per l'
acqua
ha pur a
divider
le
parti
supreme
, ed ha anco a
cominciare
il
moto
; e pur lo
comincia
, e pur le
divide
: e, finalmente,
mettasi
l'
assicella
a
mezz'
acqua
, e
quivi
si
tenga
sospesa
un
pezzo
e
ferma
, e poi
lascisi
in
libertà
, che ella subito
comincerà
il
moto
e lo
continuerà
sino al
fondo
; ma, di più, la
tavoletta
quando si
ferma
sopra l'
acqua
, ha già non pur
cominciato
a
muoversi
ed a
dividere
, ma per
buono
spazio
si è
affondata
.
Ricevasi
, dunque, per
vera
e
indubitata
conclusione
, che l'
acqua
non ha
renitenza
alcuna alla
semplice
divisione
, e che non è
possibile
il
ritrovar
corpo
solido
alcuno, di qualunque
figura
esser si
voglia
, al quale,
messo
nell'
acqua
,
resti
dalla
crassizie
di quella
proibito
e
tolto
il
muoversi
in su o in
giù
,
secondoché
egli
supererà
o sarà
superato
dall'
acqua
in
gravità
, ancorché l'
eccesso
e
differenza
sia
insensibile
. Quando, dunque, noi
vediamo
la
falda
d'
ebano
, o d'altra
materia
più
grave
dell'
acqua
,
trattenersi
a'
confini
dell'
acqua
e dell'
aria
senza
sommergersi
, ad altro
fonte
bisogna che
ricorriamo
, per
investigar
la
cagion
di
cotale
effetto
, che alla
larghezza
della
figura
impotente
a
superar
la
renitenza
con la quale l'
acqua
contrasta
alla
divisione
, già che tal
resistenza
non è, e da quello che non è non si
dee
attendere
azione
alcuna.
Resta
, dunque, come già s'è
detto
,
verissimo
, ciò
avvenire
perché quello che si
posa
in tal modo su l'
acqua
, non è il medesimo
corpo
che quello che si
mette
nell'
acqua
: perché questo, che si
mette
nell'
acqua
, è la
pura
falda
d'
ebano
, che, per esser più
grave
dell'
acqua
,
va
al
fondo
; e quello che si
posa
su l'
acqua
, è un
composto
d'
ebano
e di tanta
aria
, che tra ambedue sono in
ispecie
men
gravi
dell'
acqua
, e però non
discendono
.
Confermo
ancor più questo ch'io
dico
. Già,
signori
avversari
, noi
convegniamo
che la
gravità
del
solido
, maggiore o
minore
della
gravità
dell'
acqua
, è
vera
e
propriissima
cagione
dell'
andare
o non
andare
al
fondo
.
Ora
, se voi volete
mostrare
che, oltre alla
detta
cagion
, ce ne sia un'altra, la qual sia così
potente
che possa
impedire
e
rimuovere
l'
andare
al
fondo
a quei
solidi
medesimi che per loro
gravità
vi
vanno
, e questa
dite
che è l'
ampiezza
della
figura
, voi siete in
obbligo
, qualunque
volta
vogliate
mostrare
una tale
esperienza
, di
render
prima i
circustanti
sicuri
, che quel
solido
, che voi
ponete
nell'
acqua
, non sia
men
grave
in
ispecie
di lei; perché, quando voi ciò non faceste, ciascuno potrebbe con
ragion
dire
che non la
figura
, ma la
leggerezza
,
fosse
cagion
di tal
galleggiare
. Ma io vi
dico
che, quando voi
mostrate
di
metter
nell'
acqua
l'
assicella
d'
ebano
, non vi
ponete
altramente
un
solido
più
grave
in
ispecie
dell'
acqua
, ma un più
leggiere
; perché,
oltr
'all'
ebano
, è in
acqua
una
mole
d'
aria
,
unita
con l'
assicella
, tanta e così
leggiera
, che d'
amendue
si fa un
composto
men
grave
dell'
acqua
:
rimovete
per tanto l'
aria
, e
ponete
nell'
acqua
l'
ebano
solo, ché così vi
porrete
un
solido
più
grave
dell'
acqua
; e se questo non
andrà
in
fondo
, voi
bene
avrete
filosofato
, e io
male
.
Ora
, poi ch'e' s'è
ritrovata
la
vera
cagion
del
galleggiar
di quei
corpi
, che per altro, come più
gravi
dell'
acqua
,
dovrieno
discendere
in
fondo
,
parmi
che, per
intera
e
distinta
cognizion
di questa
materia
, sia
bene
l'
andar
dimostrativamente
scoprendo
quei
particolari
accidenti
che
accaggiono
intorno a
cotali
effetti
,
investigando
quali
proporzioni
debbano
aver
diverse
figure
di
differenti
materie
con la
gravità
dell'
acqua
, per
potere
, in
virtù
dell'
aria
contigua
,
sostenersi
a
galla
.
Sia, dunque, per
chiara
intelligenza
, il
vaso
DFNE
, nel quale sia
contenuta
l'
acqua
; e sia una
lamina
, o
tavoletta
, la cui
grossezza
venga
compresa
tra le
linee
IC
,
OS
, e sia di
materia
più
grave
dell'
acqua
, sì che,
posta
su l'
acqua
, s'
avvalli
e
abbassi
sotto il
livello
di essa
acqua
,
lasciando
gli
arginetti
AI,
BC
, li quali
sien
della
massima
altezza
che esser possano; in modo che se la
lamina
IS
s'
abbassasse
ancora per
qualsivoglia
minimo
spazio
, gli
arginetti
non più
consistessero
, ma,
scacciando
l'
aria
AICB
, si
diffondessero
sopra la
superficie
IC
e
sommergessero
la
lamina
. È dunque l'
altezza
AI,
BC
la
massima
profondità
che
ammettono
gli
arginetti
dell'
acqua
.
Ora
io
dico
che da questa e dalla
proporzione
che avrà in
gravità
la
materia
della
lamina
all'
acqua
, noi potremo
agevolmente
ritrovar
di quanta
grossezza
, al più, si possano fare le
dette
lamine
,
acciò
si
sostengano
su l'
acqua
. Imperocché, se la
materia
della
lamina
IS
sarà,
v.
g.
, il
doppio
più
grave
dell'
acqua
, una
lamina
di tal
materia
potrà esser
grossa
, al più, quanto è l'
altezza
massima
degli
argini
, cioè quanto è l'
altezza
AI. Il che
dimostrerremo
così. Sia il
solido
IS
di
gravità
doppia
alla
gravità
dell'
acqua
, e sia o
prisma
o
cilindro
retto
, cioè che abbia le due
superficie
piane
,
superiore
e
inferiore
,
simili
ed
eguali
e a
squadra
con l'altre
superficie
laterali
, e sia la sua
grossezza
IO
eguale
all'
altezza
massima
degli
argini
dell'
acqua
:
dico
che,
posto
su l'
acqua
, non si
sommergerà
. Imperocché, essendo l'
altezza
AI
eguale
all'
altezza
IO, sarà la
mole
dell'
aria
ABCI
eguale
alla
mole
del
solido
CIOS
, e tutta la
mole
AOSB
doppia
della
mole
IS
: e
avvegnaché
la
mole
dell'
aria
AC non
cresca
o
diminuisca
la
gravità
della
mole
IS
, e '
l
solido
IS
si
pone
doppio
in
gravità
all'
acqua
, adunque
tant'
acqua
quanta è la
mole
sommersa
AOSB
,
composta
dell'
aria
AICB
e del
solido
IOSC
,
pesa
appunto
quanto essa
mole
sommersa
AOSB
: ma quando tanta
mole
d'
acqua
, quanta è la
parte
sommersa
del
solido
,
pesa
quanto lo stesso
solido
, esso non
discende
più, ma si
ferma
, come da
Archimede
, e sopra da noi, è
stato
dimostrato
: adunque
IS
non
discenderà
più, ma si
fermerà
. E se il
solido
IS
sarà in
gravità
sesquialtero
all'
acqua
,
resterà
a
galla
, sempre che la sua
grossezza
non sia più che '
l
doppio
dell'
altezza
massima
dell'
argine
, cioè di AI. Imperocché, essendo
IS
sesquialtero
in
gravità
all'
acqua
, ed essendo l'
altezza
OI
doppia
della
IA
, sarà ancora il
solido
sommerso
AOSB
sesquialtero
in
mole
al
solido
IS
: e perché l'
aria
AC non
cresce
o
scema
il
peso
del
solido
IS
, adunque tanta
acqua
, quanta è la
mole
sommersa
AOSB
,
pesa
quanto essa
mole
sommersa
: adunque tal
mole
si
fermerà
. E in
somma
,
universalmente
, ogni
volta
che l'
eccesso
della
gravità
del
solido
sopra la
gravità
dell'
acqua
, alla
gravità
dell'
acqua
avrà la medesima
proporzione
che l'
altezza
dell'
arginetto
alla
grossezza
del
solido
, tal
solido
non
andrà
al
fondo
; ma d'ogni maggior
grossezza
,
andrebbe
.
Sia il
solido
IS
più
grave
dell'
acqua
, e di
grossezza
tale che tal
proporzione
abbia l'
altezza
dell'
argine
AI alla
grossezza
del
solido
IO, quale ha l'
eccesso
della
gravità
di esso
solido
IS
sopra la
gravità
d'una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
IS
, alla
gravità
della
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
IS
:
dico
che il
solido
IS
non si
sommergerà
; ma d'ogni maggior
grossezza
,
andrà
al
fondo
. Imperocché, essendo come AI ad IO, così l'
eccesso
della
gravità
del
solido
IS
sopra la
gravità
d'una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
IS
, alla
gravità
della medesima
mole
d'
acqua
, sarà,
componendo
, come
AO
ad
OI
così la
gravità
del
solido
IS
alla
gravità
d'una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
IS
, e,
convertendo
, come IO ad
OA
così la
gravità
d'una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
IS
alla
gravità
del
solido
IS
: ma come IO ad
OA
, così una
mole
d'
acqua
IS
ad una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
ABSO
, e la
gravità
d'una
mole
d'
acqua
IS
alla
gravità
d'una
mole
d'
acqua
AS
: adunque come la
gravità
d'una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
IS
alla
gravità
del
solido
IS
, così la medesima
gravità
d'una
mole
d'
acqua
IS
alla
gravità
d'una
mole
d'
acqua
AS
. Adunque la
gravità
del
solido
IS
è
eguale
alla
gravità
d'una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
AS
: ma la
gravità
del
solido
IS
è la medesima che la
gravità
del
solido
AS
,
composto
del
solido
IS
e dell'
aria
ABCI
: adunque tanto
pesa
tutto il
solido
composto
AOSB
, quanto
pesa
l'
acqua
che si
conterrebbe
nel
luogo
di esso
composto
AOSB
; e però si farà l'
equilibrio
e la
quiete
, né più si
profonderà
esso
solido
IOSC
. Ma se la sua
grossezza
IO si
crescesse
,
bisognerebbe
crescere
ancora l'
altezza
dell'
argine
AI per
mantener
la
debita
proporzione
: ma, per lo
supposto
, l'
altezza
dell'
argine
AI è la
massima
che la
natura
dell'
acqua
e dell'
aria
permettano
, senza che l'
acqua
scacci
l'
aria
aderente
alla
superficie
del
solido
IC
e
ingombri
lo
spazio
AICB
: adunque
solido
di maggior
grossezza
che IO, e della medesima
materia
del
solido
IS
, non
resterà
senza
sommergersi
, ma
discenderà
al
fondo
: che è quello che
bisognava
dimostrare
.
In
conseguenza
di questo che s'è
dimostrato
, molte e
varie
conclusioni
si posson
raccorre
, dalle quali più e più sempre venga
confermata
la
verità
della mia
principal
proposizione
, e
scoperto
quanto
imperfettamente
sia
stato
sin
ora
filosofato
circa la
presente
quistione
.
E prima,
raccogliesi
dalle
cose
dimostrate
, che tutte le
materie
, ancorché
gravissime
, possono
sostenersi
su l'
acqua
, sino allo stesso
oro
,
grave
più d'ogni altro
corpo
conosciuto
da noi: perché,
considerata
la sua
gravità
esser quasi
venti
volte
maggior di quella dell'
acqua
, e, più,
determinata
l'
altezza
massima
dell'
argine
che può far l'
acqua
senza
rompere
il
ritegno
dell'
aria
aderente
alla
superficie
del
solido
che si
posa
su l'
acqua
, se noi faremo una
lamina
d'
oro
così
sottile
che non
ecceda
in
grossezza
la
diciannovesima
parte
dell'
altezza
del
detto
arginetto
, questa,
posata
leggiermente
su l'
acqua
,
resterà
senza
andare
in
fondo
. E se l'
ebano
, per
caso
, sarà in
proporzione
sesquisettima
più
grave
dell'
acqua
, la
massima
grossezza
che si possa
dare
ad una
tavoletta
d'
ebano
, sì che ella possa
sostenersi
senza
sommergersi
, sarà sette
volte
più che l'
altezza
dell'
arginetto
. Lo
stagno
,
v.
g.
, otto
volte
più
grave
dell'
acqua
,
galleggerà
ogni
volta
che la
grossezza
della sua
lamina
non
ecceda
la
settima
parte
dell'
altezza
dell'
arginetto
.
E già non voglio
passar
sotto
silenzio
di
notare
, come un
secondo
corollario
dependente
dalle
cose
dimostrate
, che l'
ampiezza
della
figura
non solamente non è
cagion
del
galleggiar
quei
corpi
gravi
che per altro si
sommergono
, ma né anche da lei
depende
il
determinare
quali sieno quelle
falde
d'
ebano
, di
ferro
o d'
oro
che possano stare a
galla
; anzi tal
determinazione
dalla
sola
grossezza
di esse
figure
d'
ebano
o d'
oro
si
dee
attendere
,
escludendo
totalmente
la
considerazione
della
lunghezza
e della
larghezza
, come quelle che in verun
conto
non hanno
parte
in questo
effetto
. Già si è
fatto
manifesto
, come
cagione
del
galleggiare
le
dette
falde
ne è solamente il
ridursi
ad esser
men
gravi
dell'
acqua
, mercé dell'
accoppiamento
di quell'
aria
che
insieme
con loro
discende
e
occupa
luogo
nell'
acqua
; il qual
luogo
occupato
se, avanti che l'
acqua
circunfusa
si
sparga
ad
ingombrarlo
, sarà
capace
di
tant'
acqua
che
pesasse
quanto la
falda
,
resta
la
falda
sospesa
su l'
acqua
, né più si
sommerge
. Or
veggasi
da quale delle tre
dimensioni
del
solido
dependa
il
determinare
quale e quanta
debba
esser la
mole
di quello, acciocché l'
aiuto
dell'
aria
, che se le
accoppierà
, possa esser
bastante
a
renderlo
men
grave
in
ispecie
dell'
acqua
, ond'egli
resti
senza
sommergersi
:
troverrassi
senz'alcun
dubbio
che la
lunghezza
o
larghezza
non hanno che fare in
simil
determinazione
, ma solamente l'
altezza
o
vogliam
dir
la
grossezza
. Imperocché, se si
piglierà
una
falda
o
tavoletta
, per
esemplo
, d'
ebano
, la cui
altezza
alla
massima
possibile
altezza
dell'
arginetto
abbia la
proporzione
dichiarata
di sopra, il perché ella
soprannuoti
sì, ma non già se s'
accresce
punto
la sua
grossezza
,
dico
che,
servata
la sua
grossezza
, e
crescendo
due quattro e dieci
volte
la sua
superficie
, o
scemandola
col
dividerla
in quattro o sei o
venti
e cento
parti
, sempre
resterà
nel medesimo modo a
galla
; ma se si
crescerà
solo un
capello
la sua
grossezza
, sempre si
profonderà
, quando
bene
la
superficie
si
multiplicasse
per cento e cento
volte
.
Ora
,
conciossiacosa
che quella sia
cagione
, la qual
posta
, si
pon
l'
effetto
, e
tolta
, si
toglie
, e per
crescere
o
diminuire
in qualunque modo la
larghezza
e
lunghezza
non si
pone
o
rimuove
l'
effetto
d'
andare
o non
andare
al
fondo
; adunque l'
ampiezza
o
picciolezza
della
superficie
non hanno
azione
alcuna circa l'
andare
o non
andare
al
fondo
. E che,
posta
la
proporzione
dell'
altezza
dell'
argine
all'
altezza
del
solido
nel modo di sopra
detto
, la
grandezza
o
piccolezza
della
superficie
non
faccia
variazione
alcuna, è
manifesto
da quello che di sopra si è
dimostrato
, e da questo: che i
prismi
e i
cilindri
che hanno la medesima
base
, son fra di loro come l'
altezze
; onde i
cilindri
o
prismi
, cioè le
tavolette
,
grandi
o
piccole
ch'
elle
sieno, pur che tutte
sien
d'
egual
grossezza
, hanno la medesima
proporzione
all'
aria
sua
conterminale
, che ha per
base
la medesima
superficie
della
tavoletta
e per
altezza
l'
arginetto
dell'
acqua
; sì che sempre di tale
aria
e della
tavoletta
si
compongono
solidi
, che in
gravità
pareggiano
una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
di essi
solidi
,
composti
dell'
aria
e della
tavoletta
: per lo che tutti i
detti
solidi
restano
nel medesimo modo a
galla
.
Raccoglieremo
, nel
terzo
luogo
, come ogni
sorta
di
figura
e di
qualsivoglia
materia
, benché più
grave
dell'
acqua
, può, per
beneficio
dell'
arginetto
, non solamente
sostenersi
senza
andare
al
fondo
, ma alcune
figure
, benché di
materia
gravissima
,
restare
anche tutte sopra l'
acqua
, non si
bagnando
se non la
superficie
inferiore
che
tocca
l'
acqua
; e queste saranno tutte le
figure
le quali dalla
base
inferiore
in su si
vanno
assottigliando
: il che noi
esemplificheremo
per
ora
nelle
piramidi
o
coni
, delle quali
figure
le
passioni
son
comuni
.
Dimostreremo
dunque, come è
possibile
formare
una
piramide
o
cono
di
qualsivoglia
materia
proposta
, il quale,
posato
con la
base
sopra l'
acqua
,
resti
non solo senza
sommergersi
, ma senza
bagnarsi
altro che la
base
. Per la cui
esplicazione
fa di
bisogno
prima
dimostrare
il
seguente
lemma
, cioè che:
I
solidi
de' quali le
moli
in
proporzione
rispondono
contrariamente
alle lor
gravità
in
ispecie
, son di
gravità
assoluta
eguali
. Sieno due
solidi
, AC e
B
; e sia la
mole
AC alla
mole
B
come la
gravità
in
ispecie
del
solido
B
alla
gravità
in
ispecie
del
solido
AC:
dico
, i
solidi
AC e
B
esser di
peso
assoluto
eguali
, cioè
egualmente
gravi
. Imperocché, se la
mole
AC sia
eguale
alla
mole
B
, sarà, per l'
assunto
, la
gravità
in
ispecie
di
B
eguale
alla
gravità
in
ispecie
di AC; ed essendo
eguali
in
mole
e della medesima
gravità
in
ispecie
,
peseranno
anche
assolutamente
tanto l'uno come l'altro. Ma se le lor
moli
saranno
diseguali
, sia la
mole
AC maggiore, ed in essa
prendasi
la
parte
C
eguale
alla
mole
B
; e perché le
moli
B
,
C
sono
eguali
, la medesima
proporzione
avrà il
peso
assoluto
di
B
al
peso
assoluto
di
C
, che ha la
gravità
in
ispecie
di
B
alla
gravità
in
ispecie
di
C
, o
vero
di CA, che in
ispecie
è la medesima: ma qual
proporzione
ha la
gravità
in
ispecie
di
B
alla
gravità
in
ispecie
di CA, tale, per lo
dato
, ha la
mole
AC alla
mole
B
, cioè alla
mole
C
: adunque il
peso
assoluto
di
B
al
peso
assoluto
di
C
è come la
mole
AC alla
mole
C.
Ma come la
mole
AC alla
mole
C
, così è il
peso
assoluto
di AC al
peso
assoluto
di
C
: adunque il
peso
assoluto
di
B
al
peso
assoluto
di
C
ha la medesima
proporzione
che '
l
peso
assoluto
di AC al medesimo
peso
assoluto
di
C
: adunque i due
solidi
AC e
B
pesano
di
peso
assoluto
egualmente
: che è quello che
bisognava
dimostrare
.
Avendo
dimostrato
questo,
dico
che è
possibile
di qual si
voglia
materia
proposta
formare
una
piramide
o
cono
, sopra
qualsivoglia
base
, il quale,
posato
su l'
acqua
, non si
sommerga
né
bagni
, altro che la
base
. Sia la
massima
possibile
altezza
dell'
argine
la
linea
DB
; e '
l
diametro
della
base
del
cono
da farsi, di qualunque
materia
assegnata
, sia la
linea
BC
, ad
angolo
retto
con
DB
; e la
proporzione
che ha la
gravità
in
ispecie
della
materia
della
piramide
o
cono
da farsi, alla
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
, la medesima abbia l'
altezza
dell'
argine
DB
alla
terza
parte
dell'
altezza
della
piramide
o
cono
ABC
,
fatto
su la
base
il cui
diametro
sia
BC
:
dico
che
detto
cono
ABC
, e ogni altro più
basso
di lui,
resterà
sopra la
superficie
dell'
acqua
BC
senza
sommergersi
.
Tirisi
la
DF
parallela
alla
BC
, e
intendasi
il
prisma
o
cilindro
EC
, il quale sarà
triplo
al
cono
ABC
: e perché il
cilindro
DC
al
cilindro
CE ha la medesima
proporzione
che l'
altezza
DB
all'
altezza
BE
, ma il
cilindro
CE al
cono
ABC
è come l'
altezza
EB
alla
terza
parte
dell'
altezza
del
cono
, adunque, per la
proporzione
eguale
, il
cilindro
DC
al
cono
ABC
è come
DB
alla
terza
parte
dell'
altezza
BE
. Ma come
DB
alla
terza
parte
di
BE
, così è la
gravità
in
ispecie
del
cono
ABC
alla
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
: adunque, come la
mole
del
solido
DC
alla
mole
del
cono
ABC
, così la
gravità
in
ispecie
di esso
cono
alla
gravità
in
ispecie
dell'
acqua
: adunque, per lo
lemma
precedente
, il
cono
ABC
pesa
assolutamente
come una
mole
d'
acqua
eguale
alla
mole
DC
. Ma l'
acqua
che per la '
mposizione
del
cono
ABC
viene
scacciata
del suo
luogo
, è quanta
capirebbe
precisamente
nel
luogo
DC
, ed è in
peso
eguale
al
cono
che la
scaccia
: adunque si farà l'
equilibrio
, e '
l
cono
resterà
senza più
profondarsi
. Ed è
manifesto
, che
faccendosi
sopra la medesima
base
un
cono
meno
alto
, sarà anche
men
grave
, e tanto più
resterà
senza
sommergersi
.
È
manifesto
ancora, come si possono far
coni
e
piramidi
di
qualsivoglia
materia
più
grave
dell'
acqua
, li quali,
posti
nell'
acqua
con la
sommità
o
punta
in
giù
,
restino
senza
andare
in
fondo
. Perché, se
ripiglieremo
quello che di sopra fu
dimostrato
de'
prismi
e
cilindri
, e che in
base
eguali
a quelle di essi
cilindri
formeremo
coni
della medesima
materia
e tre
volte
più
alti
de'
cilindri
, quelli
resteranno
a
galla
; perché saranno in
mole
e
peso
eguali
ad essi
cilindri
, e, per aver le lor
base
eguali
a quelle de'
cilindri
,
lasceranno
sopra
eguali
moli
d'
aria
contenuta
dentro gli
arginetti
.
Questo, che per modo d'
esemplo
s'è
dimostrato
de'
prismi
,
cilindri
coni
e
piramidi
, si potrebbe
dimostrare
di tutte l'altre
figure
solide
; ma
bisognerebbe
, tanta è la
moltitudine
e la
varietà
de' lor
sintomi
e
accidenti
,
formarne
un
volume
intero
, volendo
comprendere
le
particolari
dimostrazioni
di tutti e de' loro
segmenti
. Ma voglio, per non
estendere
il
presente
discorso
in
infinito
,
contentarmi
che da quanto ho
dichiarato
ogni uno di
mediocre
intelligenza
possa
comprendere
, come non è
materia
alcuna così
grave
,
insino
all'
oro
stesso, della quale non si possano
formar
tutte le
sorte
di
figure
, le quali, in
virtù
dell'
aria
superiore
ad esse
aderente
, e non per
resistenza
dell'
acqua
alla
penetrazione
,
restino
sostenute
, sì che non
discendano
al
fondo
: anzi di più
mostrerò
, per
rimuovere
un tale
errore
, come una
piramide
o
cono
,
posto
nell'
acqua
con la
punta
in
giù
,
resterà
senza
andare
a
fondo
, e '
l
medesimo,
posto
con la
base
in
giù
,
andrà
in
fondo
, e sarà
impossibile
il farlo
soprannotare
; e pur tutto l'
opposito
accader
dovrebbe
, se la
difficultà
del
fender
l'
acqua
fusse
quella che
impedisse
la
scesa
,
conciosiacosa
che il medesimo
cono
è molto più
accomodato
a
fendere
e
penetrare
con la
punta
acutissima
che con la
base
larga
e
spaziosa
.
E sia, per
dimostrar
questo, il
cono
ABC
, due
volte
grave
quanto l'
acqua
, e sia la sua
altezza
tripla
all'
altezza
dell'
arginetto
DAEC
:
dico
,
primieramente
, che,
posto
nell'
acqua
leggiermente
con la
punta
in
giù
, non
discenderà
al
fondo
. Imperocché il
cilindro
aereo
,
contenuto
tra gli
argini
DA, CE, in
mole
è
eguale
al
cono
ABC
, tal che tutta la
mole
del
solido
composto
dell'
aria
DACE
e del
cono
ABC
sarà
doppia
del
cono
ACB
: e perché il
cono
ABC
si
pone
di
materia
il
doppio
più
grave
dell'
acqua
, adunque
tant'
acqua
quant'è tutta la
mole
DABCE
,
locata
sotto '
l
livello
dell'
acqua
,
pesa
quanto il
cono
ABC
, e però si farà l'
equilibrio
; e '
l
cono
ABC
non
calerà
più a
basso
.
Dico
ora
, di più, che '
l
medesimo
cono
,
posato
con la
base
all'
ingiù
,
calerà
al
fondo
, ed
essere
impossibile
che egli in modo alcuno
resti
a
galla
. Sia dunque il
cono
ABD
,
doppio
in
gravità
all'
acqua
, e sia la sua
altezza
tripla
dell'
altezza
dell'
argine
LB
. È già
manifesto
che tutto fuori dell'
acqua
non
resterà
: perché, essendo il
cilindro
compreso
dentro agli
argini
LB
,
DP
eguale
al
cono
ABD
, ed essendo la
materia
del
cono
doppia
in
gravità
all'
acqua
, è
manifesto
che il
peso
di esso
cono
sarà
doppio
al
peso
della
mole
d'
acqua
eguale
al
cilindro
LBDP
; adunque non
resterà
in questo
stato
, ma
discenderà
.
Dico
, in oltre, che molto meno si
fermerà
sommergendone
una
parte
: il che s'
intenderà
comparando
con l'
acqua
tanto la
parte
che si
sommergerà
, quanto l'altra che
avanzerà
fuori.
Sommergasi
, dunque, del
cono
ABD
la
parte
NTOS
, e
avanzi
la
punta
NSF
: sarà l'
altezza
del
cono
FNS
o più che la
metà
di tutta l'
altezza
del
cono
FTO
, o
vero
non sarà più. Se sarà più che la
metà
, il
cono
FNS
sarà più che la
metà
del
cilindro
ENSC
; imperocché l'
altezza
del
cono
FNS
sarà più che
sesquialtera
dell'
altezza
del
cilindro
ENSC
: e perché si
pone
che la
materia
del
cono
sia in
ispecie
il
doppio
più
grave
dell'
acqua
, l'
acqua
che si
conterrebbe
dentro all'
arginetto
ENSC
sarebbe
assolutamente
men
grave
del
cono
FNS
: onde il
cono
solo
FNS
non può esser
sostenuto
dall'
arginetto
. Ma la
parte
sommersa
NTOS
, per
essere
in
ispecie
più
grave
il
doppio
dell'
acqua
,
tenderà
al
fondo
: adunque tutto il
cono
FTO
, tanto
rispetto
alla
parte
sommersa
, quanto all'
eminente
,
discenderà
al
fondo
. Ma se l'
altezza
della
punta
FNS
sarà la
metà
di tutta l'
altezza
del
cono
FTO
, sarà la medesima
altezza
di esso
cono
FNS
sesquialtera
all'
altezza
EN
; e però
ENSC
sarà
doppio
del
cono
FNS
, e tanta
acqua
in
mole
quanto è il
cilindro
ENSC
,
peserebbe
quanto la
parte
del
cono
FNS
. Ma perché l'altra
parte
sommersa
NTOS
è in
gravità
doppia
all'
acqua
, tanta
mole
d'
acqua
quanta è quella che si
compone
del
cilindro
ENSC
e del
solido
NTOS
peserà
manco
del
cono
FTO
tanto, quanto è il
peso
d'una
mole
d'
acqua
eguale
al
solido
NTOS
: adunque il
cono
discenderà
ancora.
Anzi, perché il
solido
NTOS
è
settuplo
al
cono
FNS
, del quale il
cilindro
ES è
doppio
, sarà la
proporzione
del
solido
NTOS
al
cilindro
ENSC
come di 7 a 2: adunque tutto il
solido
composto
del
cilindro
ENSC
e del
solido
NTOS
è molto meno che
doppio
del
solido
NTOS
: adunque il
solido
solo
NTOS
è molto più
grave
che una
mole
d'
acqua
eguale
al
composto
del
cilindro
ENSC
e
NTOS
: dal che ne
segue
che, quando anche si
rimovesse
e
togliesse
via
la
parte
del
cono
FNS
, il
restante
solo
NTOS
andrebbe
al
fondo
. E se più si
profonderà
il
cono
FTO
, tanto più sarà
impossibile
che si
sostenga
a
galla
,
crescendo
sempre la
parte
sommersa
NTOS
e
scemando
la
mole
dell'
aria
contenuta
dentro all'
arginetto
, il quale si fa sempre
minore
quanto più il
cono
si
sommerge
.
Tal
cono
, dunque, che con la
base
in su e la
cuspide
in
giù
si
sostiene
senza
andare
al
fondo
,
posto
con la
base
in
giù
è
impossibile
che non si
sommerga
.
Lungi
dal
vero
, adunque, hanno
filosofato
coloro che hanno
attribuito
la
cagion
del
soprannotare
alla
resistenza
dell'
acqua
in esser
divisa
come a
principio
passivo
, e alla
larghezza
della
figura
di chi l'ha da
dividere
, come
efficiente
.
Vengo, nel
quarto
luogo
, a
raccogliere
e
concludere
la
ragione
di quello che io
proposi
agli
avversari
, cioè: Che è
possibile
formar
corpi
solidi
di qual si
voglia
figura
e di qual si
voglia
grandezza
, li quali per sua
natura
vadano
a
fondo
, ma con l'
aiuto
dell'
aria
contenuta
nell'
arginetto
restino
senza
sommergersi
.
La
verità
di questa
proposizione
è assai
manifesta
in tutte quelle
figure
solide
le quali
terminano
nella lor più
alta
parte
in una
superficie
piana
; perché,
formandosi
tali
figure
di qualche
materia
grave
in
ispecie
come l'
acqua
,
mettendole
nell'
acqua
sì che tutta la
mole
si
ricuopra
, è
manifesto
che si
fermeranno
in tutti i
luoghi
,
dato
però che tal
maniera
di
peso
eguale
all'
acqua
si potesse a
capello
aggiustare
, e
resteranno
anche, in
conseguenza
, al
pelo
dell'
acqua
, senza farsi
arginetto
alcuno. Se dunque,
rispetto
alla
materia
, tali
figure
sono
atte
a
restare
senza
sommergersi
, benché
prive
dell'
aiuto
dell'
arginetto
,
chiara
cosa è ch'
elle
si potranno far tanto
crescer
di
gravezza
, senza
crescer
la lor
mole
, quanto è il
peso
di tanta
acqua
, quanta si
conterrebbe
dentro all'
arginetto
che si facesse intorno alla loro
piana
superficie
superiore
; dal cui
aiuto
sostenute
,
resteranno
a
galla
; ma
bagnate
andranno
al
fondo
, essendo state fatte più
gravi
dell'
acqua
. Nelle
figure
, dunque, che
terminano
di sopra in un
piano
,
chiaramente
si
comprende
come l'
arginetto
,
posto
o
tolto
, può
vietare
o
permettere
la
scesa
: ma in quelle che si
vanno
verso la
sommità
attenuando
, potrà qualcuno, e non senza molta
apparente
cagione
,
dubitare
se queste possano far lo stesso, e
massimamente
quelle che
vanno
a
terminare
in una
acutissima
punta
, come sono i
coni
e le
piramidi
sottili
. Di queste, dunque, come più
dubbie
di tutte l'altre,
cercherò
di
dimostrare
come esse ancora
soggiacciono
al medesimo
accidente
d'
andare
e non
andare
al
fondo
le medesime, e sieno di qual si
voglia
grandezza
.
Sia dunque il
cono
ABD
,
fatto
di
materia
grave
in
ispecie
come l'
acqua
: è
manifesto
che,
messo
tutto sott'
acqua
,
resterà
in tutti i
luoghi
(
intendasi
sempre quando
esquisitissimamente
pesasse
quanto l'
acqua
, il che è quasi
impossibile
a
effettuarsi
), e che ogni
piccola
gravità
che se gli
aggiunga
,
andrà
al
fondo
. Ma se si
calerà
a
basso
leggiermente
,
dico
che si farà l'
arginetto
ESTO, e che
resterà
fuori dell'
acqua
la
punta
AST
, d'
altezza
tripla
all'
altezza
dell'
argine
ES.
Il che si fa
manifesto
: imperocché,
pesando
la
materia
del
cono
egualmente
come l'
acqua
, la
parte
sommersa
SBDT
resta
indifferente
al
muoversi
in
giù
o in su; e '
l
cono
AST
essendo
eguale
in
mole
all'
acqua
che si
conterrebbe
dentro all'
arginetto
ESTO, gli sarà anche
eguale
in
gravità
; e però sarà in tutto
fatto
l'
equilibrio
e, in
conseguenza
, la
quiete
.
Nasce
ora
il
dubbio
, se si possa far più
grave
il
cono
ABD
tanto, che quando sia
messo
tutto sott'
acqua
vada
al
fondo
, ma non già tanto che si
levi
all'
arginetto
la
facultà
del poter
sostenerlo
senza
sommergersi
. E la
ragione
del
dubitare
è questa: che se
bene
, quando il
cono
ABD
è in
ispecie
grave
come l'
acqua
, l'
arginetto
ESTO lo
sostiene
non solamente quando la
punta
AST
è
tripla
in
altezza
all'
altezza
dell'
argine
ES, ma più ancora quando
minor
parte
ne
restasse
fuori dell'
acqua
(perché se
bene
, nel
discender
che fa il
cono
, la
punta
AST
scema
, e
scema
altresì l'
arginetto
ESTO,
nientedimeno
con maggior
proporzione
scema
la
punta
che l'
argine
; la quale si
diminuisce
secondo
tutte e tre le
dimensioni
, ma l'
argine
secondo
due solamente,
restando
sempre l'
altezza
la medesima; o
vogliam
dire
perché il
cono
ST
va
scemando
secondo
la
proporzione
de'
cubi
delle
linee
che di
mano
in
mano
si fanno
diametri
delle
base
de'
coni
emergenti
, e gli
arginetti
scemando
secondo
la
proporzion
de'
quadrati
delle medesime
linee
, onde le
proporzioni
delle
punte
son sempre
sesquialtere
delle
proporzioni
de'
cilindri
contenuti
dentro agli
arginetti
: onde se, per
esemplo
, l'
altezza
della
punta
emergente
fosse
doppia
o
eguale
all'
altezza
dell'
argine
, in questi
casi
il
cilindro
contenuto
dentro all'
argine
sarebbe assai maggiore della
detta
punta
, perché sarebbe o
sesquialtero
o
triplo
; il perché ci
avanzerebbe
forza
per
sostener
tutto il
cono
, già che la
parte
sommersa
non
graverebbe
più niente); tuttavia, quando venga
aggiunta
alcuna
gravità
a tutta la
mole
del
cono
, sì che anche la
parte
sommersa
non
resti
senza qualche
eccesso
di
gravità
sopra la
gravità
dell'
acqua
, non
resta
chiaro
se '
l
cilindro
contenuto
dentr
'all'
arginetto
, nel
calar
che farà il
cono
, potrà
ridursi
a tal
proporzione
con la
punta
emergente
e a tale
eccesso
di
mole
sopra la
mole
di essa, che possa
ristorar
l'
eccesso
della
gravità
in
ispecie
del
cono
sopra la
gravità
dell'
acqua
. E la
dubitazione
procede
perché, se
bene
, nell'
abbassarsi
che fa il
cono
, la
punta
emergente
AST
si
diminuisce
, per la qual cosa
scema
ancora l'
eccesso
della
gravità
del
cono
sopra la
gravità
dell'
acqua
, il
punto
sta che l'
argine
ancora si
ristrigne
, e '
l
cilindro
contenuto
da esso si
diminuisce
. Tutta
via
si
dimostrerrà
come, essendo il
cono
ABD
di qual si
voglia
grandezza
, e
fatto
in prima di
materia
in
gravità
similissima
all'
acqua
, se gli possa
aggiugner
qualche
peso
, per lo quale e' possa
discendere
al
fondo
quando sia
posto
sott'
acqua
, e possa anche, in
virtù
dell'
arginetto
,
fermarsi
senza
sommergersi
.
Sia dunque il
cono
ABD
di
qualsivoglia
grandezza
e di
gravità
simile
in
ispezie
all'
acqua
: è
manifesto
che,
messo
leggiermente
nell'
acqua
,
resterà
senza
sommergersi
, e
fuor
dell'
acqua
avanzerà
la
punta
AST
, d'
altezza
tripla
all'
altezza
dell'
argine
ES.
Intendasi
ora
essere
il
cono
ABD
abbassato
più, sì che
avanzi
solamente
fuor
dell'
acqua
la
punta
AIR
,
alta
per la
metà
della
punta
AST
, con l'
arginetto
attorno
CIRN
. E perché il
cono
AST
al
cono
AIR
è come il
cubo
della
linea
ST
al
cubo
della
linea
IR
; ma il
cilindro
ESTO al
cilindro
CIRN
è come il
quadrato
di
ST
al
quadrato
IR
; sarà il
cono
AST
ottuplo
al
cono
AIR
, e '
l
cilindro
ESTO
quadruplo
al
cilindro
CIRN
: ma il
cono
AST
è
eguale
al
cilindro
ESTO: adunque il
cilindro
CIRN
sarà
doppio
al
cono
AIR
, e l'
acqua
, che si
conterrebbe
dentro all'
arginetto
CIRN
,
doppia
in
mole
e in
peso
al
cono
AIR
, e però
potente
a
sostenere
il
doppio
del
peso
del
cono
AIR
. Adunque, se a tutto '
l
cono
ABD
s'
accrescerà
tanto
peso
quanto è la
gravità
del
cono
AIR
, cioè quant'è l'
ottava
parte
del
peso
del
cono
AST
, potrà
bene
ancora esser
sostenuto
dall'
arginetto
CIRN
; ma senza quello
andrà
al
fondo
, essendosi, per l'
aggiunta
del
peso
eguale
all'
ottava
parte
del
peso
del
cono
AST
,
reso
il
cono
ABD
più
grave
in
ispecie
dell'
acqua
. Ma se l'
altezza
del
cono
AIR
fusse
due
terzi
dell'
altezza
del
cono
AST
, sarebbe il
cono
AST
al
cono
AIR
come 27 a 8, e '
l
cilindro
ESTO al
cilindro
CIRN
come 9 a 4, cioè come 27 a 12, e però il
cilindro
CIRN
al
cono
AIR
come 12 a 8, e l'
eccesso
del
cilindro
CIRN
sopra '
l
cono
AIR
al
cono
AST
come 4 a 27: adunque se al
cono
ABD
s'
aggiugnerà
tanta
gravità
quant'è li 4
ventisettesimi
del
peso
del
cono
AST
, che è un poco più della sua
settima
parte
,
resterà
ancora a
galla
, e l'
altezza
della
emergente
sarà
doppia
dell'
altezza
dell'
arginetto
. Questo, che s'è
dimostrato
ne'
coni
,
accade
precisamente
nelle
piramidi
, ancor che e gli uni e l'altre fossero
acutissime
: dal che si
conclude
, che il medesimo
accidente
accadrà
tanto più
agevolmente
in tutte l'altre
figure
, quanto in meno
acute
sommità
vanno
a
terminare
, venendo
aiutate
da
argini
più
spaziosi
.
Tutte le
figure
adunque, di qualunque
grandezza
, possono
andare
e non
andare
al
fondo
,
secondo
che le lor
sommità
si
bagneranno
o non si
bagneranno
: ed essendo questo
accidente
comune
a tutte le
sorte
di
figure
, senza
eccettuarne
pur una, adunque la
figura
non ha
parte
alcuna nella
produzion
di quest'
effetto
, dell'
andare
alcuna
volta
al
fondo
e alcun'altra no, ma solamente l'
essere
ora
congiunte
con l'
aria
sopreminente
e
ora
separate
. La qual
cagione
, in
fine
, chi
rettamente
e, come si dice, con
amendue
gli
occhi
considererà
questo
negozio
,
conoscerà
che si
riduce
, anzi che
realmente
è la stessa
vera
naturale
e
primaria
cagione
del
soprannotare
o
andare
al
fondo
, cioè l'
eccesso
o
mancamento
della
gravità
dell'
acqua
verso la
gravità
di quella
mole
corporea
che si
mette
nell'
acqua
. Perché, sì come una
falda
di
piombo
grossa
come una
costola
di
coltello
, che per sé
sola
messa
nell'
acqua
,
va
al
fondo
, se sopra se le n'
attaccherà
una di
suvero
grossa
quattro
dita
,
resta
a
galla
, perché
ora
il
solido
che si
pone
in
acqua
non è
altramente
, come prima, più
grave
dell'
acqua
, ma meno; così la
tavoletta
d'
ebano
, per sua
natura
più
grave
dell'
acqua
, e però
discendente
in
fondo
quando per sé
sola
sia
posta
in
acqua
, se si
poserà
sopra l'
acqua
congiunta
con un
suolo
d'
aria
, la quale
insieme
con l'
ebano
vada
abbassandosi
, e che sia tanta che con quello
faccia
un
composto
men
grave
di tanta
acqua
in
mole
quanta è la
mole
già
abbassata
e
sommersa
sotto il
livello
della
superficie
dell'
acqua
, non
andrà
altramente
, ma si
fermerà
, non per altra
cagione
che per la
universale
e
comunissima
, che è che le
moli
corporee
men
gravi
in
ispecie
che l'
acqua
non
vanno
al
fondo
. Onde, chi
pigliasse
una
piastra
di
piombo
,
grossa
, per
esemplo
, un
dito
e
larga
un
palmo
per ogni verso, e
tentasse
di farla
restare
a
galla
col
posarla
leggiermente
,
perderebbe
ogni
fatica
, perché, quando si
fosse
profondata
un
capello
più che la
possibile
altezza
degli
arginetti
dell'
acqua
, si
ricoprirebbe
e
profonderebbe
: ma se, mentre che ella si
va
abbassando
, alcuno le
andasse
fabbricando
intorno intorno alcune
sponde
che
ritenessero
lo
spargimento
dell'
acqua
sopra essa
piastra
, le quali
sponde
si
alzassero
tanto, che dentro di loro potesse
capir
tant'
acqua
che
pesasse
quanto la
detta
piastra
, ella, senza alcun
dubbio
, non si
profonderebbe
più, ma
resterebbe
sostenuta
in
virtù
dell'
aria
contenuta
dentro alle già
dette
sponde
; ed in
somma
si sarebbe
formato
un
vaso
col
fondo
di
piombo
. Ma se la
sottigliezza
del
piombo
sarà tale, che pochissima
altezza
di
sponde
bastasse
per
circondar
tant'
aria
che potesse
mantenerlo
a
galla
, e'
resterà
anche senza le
sponde
, ma non già senza l'
aria
; perché l'
aria
da per sé stessa si fa
sponde
,
bastanti
, per
piccola
altezza
, a
ritener
lo '
ngombramento
dell'
acqua
; onde quello che 'n questo
caso
galleggia
, è
pure
un
vaso
ripieno
d'
aria
, in
virtù
della quale
resta
senza
sommergersi
.
Voglio, per
ultimo
, con un'altra
esperienza
tentar
di
rimuovere
ogni
difficultà
, se pur
restasse
ancora, appresso qualcuno,
dubbio
circa l'
operazione
di questa
continuazion
dell'
aria
con la
sottil
falda
che
galleggia
, e poi
por
fine
a questa
parte
del mio
Discorso
.
Io mi
fingo
d'
essere
in
questione
con alcuno degli
avversarii
, se la
figura
abbia
azione
alcuna circa l'
accrescere
o
diminuire
la
resistenza
in alcun
peso
all'
essere
alzato
nell'
aria
; e
pongo
di voler
sostener
la
parte
affermativa
,
affermando
che una
mole
di
piombo
,
ridotto
in
figura
d'una
palla
, con
manco
forza
s'
alzerà
che se il medesimo
fusse
fatto
in una
sottilissima
e
larghissima
falda
, come quello che in questa
figura
spaziosa
ha da
fender
gran
quantità
d'
aria
, e in quella più
ristretta
e
raccolta
, pochissima. E per
mostrar
come tal mio
parer
sia
vero
,
sospendo
da un
sottil
filo
, prima, la
palla
, e quella
pongo
nell'
acqua
,
legando
il
filo
, che la
regge
, ad uno de'
bracci
della
bilancia
, la quale
tengo
in
aria
, e all'altra
lance
vo
aggiugnendo
tanto
peso
, che finalmente
sollevi
la
palla
del
piombo
e l'
estragga
fuor
dell'
acqua
; per che fare vi
bisognano
,
v.
g.
, 30
once
di
peso
:
riduco
poi il medesimo
piombo
in una
falda
piana
e
sottile
, la qual
pongo
parimente
nell'
acqua
,
sospesa
con 3
fili
, li quali la
sostengano
parallela
alla
superficie
dell'
acqua
; e
aggiugnendo
, nello stesso modo,
pesi
nell'altra
lance
, sin che la
falda
venga
alzata
ed
estratta
fuori dell'
acqua
,
mostro
che
once
36 non son
bastanti
di
separarla
dall'
acqua
e
sollevarla
per
aria
: e sopra tale
esperienza
fondato
,
affermo
d'aver
pienamente
dimostrata
la
verità
della mia
proposizione
. Si fa l'
avversario
innanzi e,
faccendomi
abbassare
alquanto la
testa
, mi fa
veder
cosa della quale io non m'
era
prima
accorto
, e mi
mostra
che, nell'
uscir
che fa la
falda
fuor
dell'
acqua
, ella si
tira
dietro un'altra
falda
d'
acqua
, la quale, avanti che si
divida
e
separi
dalla
inferior
superficie
della
falda
di
piombo
, si
eleva
sopra il
livello
dell'altr'
acqua
più che una
costola
di
coltello
:
torna
poi a
rifar
l'
esperienza
con la
palla
, e mi fa
veder
che pochissima
quantità
d'
acqua
è quella che s'
attacca
alla sua
figura
stretta
e
raccolta
: mi
soggiugne
poi, che non è
maraviglia
se nel
separar
la
sottile
e
larghissima
falda
dall'
acqua
si
senta
molto maggior
resistenza
che nel
separar
la
palla
, poiché
insieme
con la
falda
si ha da
alzar
gran
quantità
d'
acqua
, il che non
accade
nella
palla
. Fammi,
oltr
'a ciò,
avvertito
, come la nostra
quistione
è, se la
resistenza
all'esser
sollevato
si
ritrova
maggiore in una
spaziosa
falda
di
piombo
che in una
palla
, e non se più
resista
una
falda
di
piombo
con gran
quantità
d'
acqua
che una
palla
con pochissima
acqua
.
Mostrami
, in
fine
, che il
por
prima la
falda
e la
palla
in
acqua
, per far
prova
poi delle loro
resistenze
in
aria
, è
fuor
del
caso
nostro, li quali
trattiamo
del
sollevare
in
aria
e
cose
locate
in
aria
, e non della
resistenza
che si fa ne'
confini
dell'
aria
e dell'
acqua
e da
cose
che sieno
parte
in
aria
e
parte
in
acqua
; e finalmente mi fa
toccar
con
mano
, che quando la
sottil
falda
è in
aria
e
libera
dal
peso
dell'
acqua
, con la stessa
forza
a
capello
si
solleva
che la
palla
. Io,
vedute
e
intese
queste
cose
, non
so
che altro fare se non
chiamarmi
persuaso
, e
ringraziar
l'
amico
d'avermi
fatto
capace
di quello di che per l'
addietro
non mi
era
accorto
; e da tale
accidente
avvertito
,
dire
a gli
avversarii
, che la nostra
quistione
è, se
egualmente
vada
al
fondo
nell'
acqua
una
palla
e una
tavola
d'
ebano
, e non una
palla
d'
ebano
e una
tavola
d'
ebano
congiunta
con un'altra
tavola
d'
aria
; e, più, che noi
parliamo
dell'
andare
o non
andare
al
fondo
nell'
acqua
, e non di quello che
accaggia
ne'
confini
dell'
acqua
e dell'
aria
a'
corpi
che sieno
parte
in
aria
e
parte
in
acqua
; né meno
trattiamo
della maggiore o
minor
forza
che si
ricerchi
nel
separar
questo o quel
corpo
dall'
aria
; non
tacendo
loro, in
ultimo
, che tanto per
appunto
resiste
e, per così
dire
,
pesa
l'
aria
all'in
giù
nell'
acqua
, quanto
pesi
e
resista
nell'
acqua
all'in su nell'
aria
, e che la stessa
fatica
ci vuole a
mandar
sott'
acqua
un
utre
pien
d'
aria
che ad
alzarlo
in
aria
pien
d'
acqua
,
rimossa
però la
considerazion
del
peso
della
pelle
e
considerando
l'
acqua
e l'
aria
solamente. E,
parimente
, è
vero
che la stessa
fatica
si
ricerca
per
mandare
,
spignendo
a
basso
, un
bicchiere
e
simil
vaso
sotto l'
acqua
, mentre è
pieno
d'
aria
, che a
sollevarlo
sopra la
superficie
dell'
acqua
,
tenendolo
con la
bocca
in
giù
, mentre egli sia
pieno
d'
acqua
; la quale nello stesso modo è
costretta
a
seguitare
il
bicchiere
, che la
contiene
, e
alzarsi
sopra l'altr'
acqua
nella
region
dell'
aria
, che
vien
forzata
l'
aria
a
seguire
il medesimo
vaso
sotto a'
confini
dell'
acqua
, sin che in questo
caso
l'
acqua
,
sopraffacendo
gli
orli
del
bicchiere
, vi
precipita
dentro,
scacciandone
l'
aria
, e in quello,
uscendo
il medesimo
orlo
fuori dell'
acqua
e
pervenendo
a'
confini
dell'
aria
, l'
acqua
casca
a
basso
e l'
aria
sottentra
a
riempiere
la
cavità
del
vaso
. Al che ne
séguita
, che non meno
trapassi
i
limiti
delle
convenzioni
quello che
produce
una
tavola
congiunta
con molta
aria
, per
vedere
se
discende
al
fondo
nell'
acqua
, che quello che fa
prova
della
resistenza
all'esser
sollevato
in
aria
con una
falda
di
piombo
congiunta
con altrettanta
acqua
.
Ho
detto
quanto m'è venuto in
mente
, per
mostrar
la
verità
della
parte
che ho
preso
a
sostenere
:
restami
da
considerar
ciò che in tale
materia
scrive
Aristotile
, nel
fine
de'
libri
Del
cielo
. Nel qual
particolare
io
noterò
due
cose
: l'una, che essendo
vero
, come s'è
dimostrato
, che la
figura
non ha che fare circa '
l
semplicemente
muoversi
o non
muoversi
in su o in
giù
,
pare
che
Aristotile
nel
primo
ingresso
di questa
speculazione
abbia avuto la medesima
oppinione
, sì come dall'
essaminar
le sue
parole
parmi
che si possa
raccorre
:
bene
è
vero
che, nel voler poi
render
la
ragione
di tal
effetto
, come quegli che non l'ha, per quant'io
stimo
,
bene
incontrata
, il che nel
secondo
luogo
andrò
esaminando
,
par
che si
riduca
ad
ammetter
l'
ampiezza
della
figura
a
parte
di quest'
operazione
.
Quanto al
primo
punto
, ecco le
parole
precise
d'
Aristotile
: "Le
figure
non son
cause
del
muoversi
semplicemente
in
giù
o in su, ma del
muoversi
più
tardo
o più
veloce
; e per quali
cagioni
ciò
accaggia
, non è
difficile
il
vederlo
".
Qui,
primieramente
, io
noto
che, essendo quattro i
termini
che
cascono
nella
presente
considerazione
, cioè
moto
,
quiete
,
tardo
e
veloce
, e
nominando
Aristotile
le
figure
come
cause
del
tardo
e del
veloce
,
escludendole
dall'esser
cause
del
moto
assoluto
e
semplice
,
par
necessario
che egli l'
escluda
altresì dall'esser
cause
di
quiete
; sì che la
mente
sua sia stata il
dire
: Le
figure
non son
cause
del
muoversi
assolutamente
o non
muoversi
, ma del
tardo
e del
veloce
. Imperocché, se alcuno
dicesse
, la
mente
d'
Aristotile
esser d'
escluder
ben le
figure
dall'esser
cause
di
moto
, ma non già dall'esser
cause
di
quiete
, sì che il
senso
fosse
di
rimuovere
dalle
figure
l'esser
cause
del
muoversi
semplicemente
, ma non già l'esser
cause
del
quietarsi
; io
domanderei
, se si
dee
con
Aristotile
intendere
che tutte le
figure
universalmente
sieno in qualche modo
cause
della
quiete
in quei
corpi
che per altro si
moverebbono
, o
pure
alcune
particolari
solamente, come, per
esempio
, le
figure
larghe
e
sottili
. Se tutte
indifferentemente
, adunque ogni
corpo
quieterà
, perché ogni
corpo
ha qualche
figura
; il che è
falso
: ma se alcune
particolari
solamente potranno
essere
in qualche modo
causa
di
quiete
, come,
v.
g.
, le
larghe
, adunque le altre saranno in qualche modo
causa
di
muoversi
; perché, se dal
vedere
alcuni
corpi
di
figura
raccolta
muoversi
, che poi,
dilatati
in
falde
, si
fermano
, posso
inferir
l'
ampiezza
della
figura
essere
a
parte
nella
causa
di tal
quiete
, così dal
veder
simil
falde
quietare
, che poi
raccolte
si
muovono
, potrò con
pari
ragione
affermare
, la
figura
unita
e
raccolta
aver
parte
nel
cagionare
'
l
moto
, come
rimovente
di chi l'
impediva
; il che è poi
dirittamente
opposto
a quello che dice
Aristotile
, cioè che le
figure
non son
cause
del
muoversi
. In oltre, se
Aristotile
avesse
ammesse
, e non
escluse
, le
figure
all'esser
cause
del non
muoversi
in alcuni
corpi
, che
figurati
d'altra
figura
si
moverebbono
,
male
a
proposito
avrebbe, nelle
parole
immediatamente
seguenti
,
proposto
con modo
dubitativo
, "onde
avvenga
che le
falde
larghe
e
sottili
di
ferro
o di
piombo
si
fermino
sopra l'
acqua
", già che la
causa
era
in
pronto
, cioè l'
ampiezza
della
figura
.
Concludasi
, dunque, che '
l
concetto
d'
Aristotile
in questo
luogo
sia d'
affermare
che le
figure
non
sien
cause
del
muoversi
assolutamente
o non
muoversi
, ma solamente del
muoversi
velocemente
o
tardamente
: il che si
dee
tanto più
credere
, quanto che, in
effetto
, è
sentenza
e
concetto
verissimo
.
Ora
, essendo tale la
mente
d'
Aristotile
, e'
apparendo
, in
conseguenza
, più presto
contraria
, nel
primo
aspetto
, che
favorevole
al
detto
degli
avversari
, è
forza
che la '
nterpretazion
loro non sia
precisamente
tale, ma quale in
parte
intesi
da alcun di essi, e 'n
parte
da altri fu
referto
; e
agevolmente
si può
stimare
esser così, essendo
esplicazione
conforme
al
senso
d'
interpreti
celebri
: ed è, che l'
avverbio
semplicemente
o
assolutamente
,
posto
nel
testo
, non si
debba
congiungere
col
verbo
muoversi
, ma
co
'
l
nome
cause
; sì che il
sentimento
delle
parole
d'
Aristotile
sia l'
affermare
che le
figure
non son
cause
assolutamente
del
muoversi
o non
muoversi
, ma son ben
cause
secundum
quid, cioè in qualche modo, per lo che vengon
nominate
cause
aiutrici
e
concomitanti
. E tal
proposizione
vien
ricevuta
e
posta
per
vera
dal
Sig.
Buonamico
nel
lib.
5,
cap
. 28, dove egli
scrive
così: "Sono altre
cause
concomitanti
, per le quali alcune
cose
galleggiano
e altre si
sommergono
, tra le quali il
primo
luogo
ottengon
le
figure
de'
corpi
,
ec
.".
Intorno a tal
esposizione
mi
nascon
diversi
dubbi
e
difficultà
, per le quali mi
par
che le
parole
d'
Aristotile
non
sien
capaci
di
simil
costruzione
e
sentimento
. E le
difficultà
son queste.
Prima, nell'
ordine
e
disposizion
delle
parole
d'
Aristotile
la
particula
simpliciter
o, vogliamo
dire
,
absolute
è
attaccata
col
verbo
si
muovono
, e
separata
dalla
parole
cause
: il che è gran
presunzione
a
favor
mio; poiché la
scrittura
e '
l
testo
dice: "Le
figure
non son
cause
del
muoversi
semplicemente
in su o in
giù
, ma sì
bene
del più
tardo
o più
veloce
"; e non dice: "Le
figure
non sono
semplicemente
cause
del
muoversi
in su o in
giù
"; e quando le
parole
d'un
testo
ricevono
,
trasposte
,
senso
differente
da quello ch'
elle
suonano
portate
con l'
ordine
in che l'
autor
le
dispose
, non
conviene
il
permutarle
. E chi vorrà
affermare
che
Aristotile
, volendo
scrivere
una
proposizione
,
disponesse
le
parole
in modo ch'
elle
importassero
un
sentimento
diversissimo
, anzi
contrario
?
contrario
,
dico
, perché,
intese
com'
elle
sono
scritte
,
dicono
che le
figure
non son
cause
del
muoversi
; ma
trasposte
,
dicono
le
figure
esser
causa
del
muoversi
,
ec
.
Di più, se la '
ntenzione
d'
Aristotile
fusse
stata di
dire
che le
figure
non son
semplicemente
cause
del
muoversi
in su o in
giù
, ma solamente
cause
secundum
quid, non
occorreva
che
soggiugnesse
quelle
parole
"ma son
cause
del più
veloce
o più
tardo
". Anzi, il
soggiugner
questo sarebbe
stato
non solo
superfluo
, ma
falso
:
conciossiaché
tutto il
corso
della
proposizione
importerebbe
questo: "Le
figure
non son
causa
assoluta
del
muoversi
in su o in
giù
, ma son ben
causa
assoluta
del
tardo
o del
veloce
": il che non è
vero
; perché le
cause
primarie
del più o
men
veloce
vengon da
Aristotile
, del 4 della
Fisica
, al
testo
71,
attribuite
alla maggiore o
minor
gravità
de'
mobili
,
paragonati
tra di loro, e alla maggiore o
minor
resistenza
de'
mezzi
,
dependente
dalla lor maggiore o
minor
crassizie
; e queste vengon
poste
da
Aristotile
come
cause
primarie
, e queste due
sole
vengono in quel
luogo
nominate
; e la
figura
vien
poi
considerata
, al
t
. 74, più presto come
causa
strumentaria
della
forza
della
gravità
, la quale
divide
o con la
figura
o con l'
impeto
; e
veramente
la
figura
per sé stessa, senza la
forza
della
gravità
o
leggerezza
, non
opererebbe
niente.
Aggiungo
che, se
Aristotile
avesse avuto
concetto
che la
figura
fusse
stata in qualche modo
causa
del
muoversi
o non
muoversi
, il
cercare
, ch'e' fa
immediatamente
, in
forma
di
dubitare
, onde
avvenga
che una
falda
di
piombo
soprannuoti
, sarebbe
stato
a
sproposito
: perché, se all'
ora
all'
ora
egli aveva
detto
che la
figura
era
in certo modo
causa
del
muoversi
o non
muoversi
, non
occorreva
volgere
in
dubbio
per qual
cagion
la
falda
di
piombo
galleggi
,
attribuendone
poi la
causa
alla
figura
, e
formando
un
discorso
in questa
maniera
: "La
figura
è
causa
secundum
quid del non
andare
al
fondo
: ma
ora
si
dubita
, per qual
cagione
una
sottil
falda
di
piombo
non
vada
al
fondo
; si
risponde
, ciò
provenire
dalla
figura
";
discorso
che sarebbe
indecente
ad un
fanciullo
, non che ad
Aristotile
. E dove è la
occasione
di
dubitare
? e chi non
vede
che, quando
Aristotile
avesse
stimato
che la
figura
fosse
in qualche modo
causa
del
soprannotare
, avrebbe, senza la
forma
di
dubitare
,
scritto
: "La
figura
è
causa
in certo modo del
soprannotare
; e però la
falda
di
piombo
,
rispetto
alla sua
figura
sparsa
e
larga
,
soprannuota
"? Ma se noi
prenderemo
la
proposizione
d'
Aristotile
come
dico
io e come è
scritta
, e come in
effetto
è
vera
, il
progresso
suo
cammina
benissimo
, sì nell'
introduzione
del
veloce
e del
tardo
, come nella
dubitazione
, la qual molto a
proposito
ci
cade
; e
dirà
così: "Le
figure
non son
cause
del
muoversi
o non
muoversi
semplicemente
in su o in
giù
, ma sì
bene
del
muoversi
più
veloce
o più
tardo
: ma se così è, si
dubita
della
causa
onde
avvenga
che una
falda
larga
e
sottile
di
ferro
o di
piombo
soprannuoti
,
ec
.". E l'
occasion
del
dubitare
è in
pronto
, perché
pare
, al
primo
aspetto
, che di questo
soprannotare
ne sia
causa
la
figura
, poiché lo stesso
piombo
, o
minor
quantità
, ma d'altra
figura
,
va
al
fondo
: e noi già abbiamo
affermato
, che la
figura
non ha
azione
in questo
effetto
.
Finalmente, se la '
ntenzion
d'
Aristotile
in questo
luogo
fusse
stata di
dir
che le
figure
, benché non
assolutamente
, sieno al
manco
in qualche modo
cagion
del
muoversi
o non
muoversi
, io
metto
in
considerazione
che egli
nomina
non meno il
movimento
all'in su, che l'altro all'in
giù
: e perché, nell'
esemplificarlo
poi, non si
produce
altr'
esperienza
che d'una
falda
di
piombo
e d'una
tavoletta
d'
ebano
,
materie
che per lor
natura
vanno
in
fondo
, ma in
virtù
(come essi
dicono
) della
figura
restano
a
galla
,
converrebbe
che chi che sia
producesse
alcun'altra
esperienza
di quelle
materie
che per lor
natura
vengono a
galla
, ma
ritenute
dalla
figura
restano
in
fondo
. Ma già che quest'è
impossibile
a farsi,
concludiamo
che
Aristotile
in questo
luogo
non ha voluto
attribuire
azione
alcuna alla
figura
, nel
semplicemente
muoversi
o non
muoversi
.
Che poi egli abbia
esquisitamente
filosofato
nell'
investigar
le
soluzioni
de'
dubbi
ch'ei
propone
, non
torre
'io già a
sostenere
; anzi
varie
difficultà
, che mi si
rappresentano
, mi
danno
occasione
di
dubitare
ch'ei non ci abbia
interamente
spiegata
la
vera
cagion
della
presente
conclusione
. Le quali
diffucultà
io
andrò
movendo
,
pronto
al
mutar
credenza
, qualunque
volta
mi sia
mostrato
, altra, da quel ch'io
dico
, esser la
verità
; alla
confession
della quale son molto più
accinto
, che alla
contraddizione
.
Proposta
che ha
Aristotile
la
quistione
"onde
avvenga
che le
falde
larghe
di
ferro
o di
piombo
soprannuotino
",
soggiugne
(quasi
fortificando
l'
occasion
del
dubitare
): "
conciosia
che altre
cose
minori
e
manco
gravi
, se saranno
rotonde
o
lunghe
, come sarebbe un
ago
,
vanno
al
fondo
". Or qui
dubito
, anzi pur son certo, che un
ago
,
posato
leggiermente
su l'
acqua
,
resti
a
galla
, non meno che le
sottili
falde
di
ferro
e di
piombo
.
Io non posso
credere
, ancorché
stato
mi sia
referto
, che alcuno, per
difendere
Aristotile
,
dicesse
che egli
intende
d'un
ago
messo
non per lo lungo, ma
eretto
e per
punta
: tuttavia, per non
lasciare
anche tal
refugio
, benché
debolissimo
e quale anche
Aristotile
medesimo, per mio
credere
,
ricuserebbe
,
dico
che si
dee
intender
che l'
ago
sia
posato
secondo
la
dimensione
che
vien
nominata
da
Aristotile
, che è la
lunghezza
. Perché, se altra
dimensione
che la
nominata
prender
si potesse e
dovesse
, io
direi
che anche le
falde
di
ferro
e di
piombo
vanno
al
fondo
, se altri le
metterà
per
taglio
e non per
piano
: ma perché
Aristotile
dice "le
figure
larghe
non
vanno
al
fondo
", si
dee
intender
"
posate
per lo
largo
": e però quando dice "le
figure
lunghe
, come un
ago
, benché
leggieri
, non
restano
a
galla
", si
dee
intender
"
posate
per lo lungo".
Di più, il
dir
che
Aristotile
intese
dell'
ago
messo
per
punta
, é un fargli
dire
una
sciocchezza
grande
: perché in questo
luogo
dice che
piccole
particelle
di
piombo
o
ferro
, se saranno
rotonde
o
lunghe
com'un
ago
,
vanno
in
fondo
, tal che, anco per suo
credere
, un
granello
di
ferro
non può
restare
a
galla
; e se egli così
credette
, qual
semplicità
sarebbe stata il
soggiugnere
, che né anco un
ago
,
messo
eretto
, vi sta? e che altro è un
ago
tale, che molti sì
fatti
grani
posti
l'un sopra l'altro? Troppo
indegno
di
tant'
uomo
era
il
dir
, che un
sol
grano
di
ferro
non può
galleggiare
, e che né anco
galleggerebbe
a
porgliene
cento altri
addosso
.
Finalmente, o
Aristotile
credeva
che un
ago
,
posato
su l'
acqua
per lo lungo,
restasse
a
galla
; o
credeva
ch'e' non
restasse
. S'ei
credeva
ch'e' non
restasse
, ha ben potuto anche
dirlo
, come
veramente
l'ha
detto
: ma s'e'
credeva
e
sapeva
ch'e'
soprannotasse
, per qual
cagione
,
insieme
col
problema
dubitativo
del
galleggiar
le
figure
larghe
, benché di
materia
grave
, non ha egli anche
introdotta
la
dubitazione
, ond'
avvegna
che anche le
figure
lunghe
e
sottili
, benché di
ferro
o di
piombo
,
soprannuotano
? e
massimamente
che l'
occasion
del
dubitare
par
maggiore nelle
figure
lunghe
e
strette
che nelle
larghe
e
sottili
; sì come dal non n'aver
dubitato
Aristotile
si fa
manifesto
.
Non
minore
sproposito
addosserebbe
ad
Aristotile
chi, per
difenderlo
,
dicesse
che egli
intese
di un
ago
assai
grosso
, e non di un
sottile
: perché io pur
domanderò
ciò ch'e'
credette
d'un
ago
sottile
, e
bisognerà
risponder
ch'e'
credesse
ch'e'
galleggiasse
; ed io di
nuovo
l'
accuserò
dell'avere
sfuggito
un
problema
più
maraviglioso
e
difficile
, ed
introdotto
il più
facile
e di
meraviglia
minore
.
Diciamo
, dunque, pur
liberamente
, che
Aristotile
ha
creduto
che le
figure
larghe
solamente
stessero
a
galla
; ma le
lunghe
e
sottili
, com'un
ago
, no: il che tuttavia è
falso
, come
falso
è ancor de'
corpi
rotondi
; perché, come dalle
cose
di sopra
dimostrate
si può
raccorre
,
piccoli
globetti
di
ferro
, e anche di
piombo
, nello stesso modo
galleggiano
.
Propone
poi un'altra
conclusione
, che
similmente
par
diversa
dal
vero
: ed è, che alcune
cose
per la lor
piccolezza
nuotano
nell'
aria
, come la
minutissima
polvere
di
terra
e le
sottili
foglie
dell'
oro
battuto
. Ma a me
pare
che la
sperienza
ci
mostri
, ciò non
accadere
non solamente nell'
aria
, ma né anche nell'
acqua
; nella quale
discendono
sino a quelle
particole
di
terra
che la '
ntorbidano
, la cui
piccolezza
è tale che non si
veggono
, se non quando son molte
centinaia
insieme
. La
polvere
, dunque, di
terra
, e l'
oro
battuto
, non si
sostiene
altramente
in
aria
, ma
discende
al
basso
, e solamente vi
va
vagando
quando
venti
gagliardi
la
sollevano
o altra
agitazione
di
aria
la
commuove
: il che anche
avviene
nella
commozione
dell'
acqua
, per la quale si
solleva
la sua
deposizione
dal
fondo
, e s'
intorbida
. Ma
Aristotile
non può
intender
di questo
impedimento
della
commozione
, del quale egli non fa
menzione
; né
nomina
altro che la
leggerezza
di tali
minimi
, e la
resistenza
della
crassizie
dell'
acqua
e dell'
aria
: dal che si
vede
che egli
tratta
dell'
aria
quieta
, e non
agitata
e
commossa
; ma, in tal
caso
, né
oro
né
terra
, per
minutissimi
che sieno, si
sostengono
, anzi
speditamente
discendono
.
Passa
poi al
confutar
Democrito
, il qual, per sua
testimonianza
, voleva che alcuni
atomi
ignei
, li quali
continuamente
ascendono
per l'
acqua
,
spignessero
in su e
sostenessero
quei
corpi
gravi
che fossero molto
larghi
, e che gli
stretti
scendessero
al
basso
, perché poca
quantità
de'
detti
atomi
contrasta
loro e
repugna
.
Confuta
,
dico
,
Aristotile
questa
posizione
,
dicendo
che ciò
doverrebbe
molto più
accader
nell'
aria
; sì come il medesimo
Democrito
insta
contro di sé, ma, dopo aver
mossa
l'
instanza
, la
scioglie
lievemente
, con
dire
che quei
corpuscoli
, che
ascendono
in
aria
, fanno
impeto
non
unitamente
. Qui io non
dirò
che la
cagione
addotta
da
Democrito
sia
vera
: ma
dirò
solo,
parermi
che non
interamente
venga
confutata
da
Aristotile
, mentr'egli dice che, se
fusse
vero
che gli
atomi
calidi
, che
ascendono
,
sostenessero
i
corpi
gravi
, ma assai
larghi
, ciò
dovrieno
far molto più nell'
aria
che nell'
acqua
; perché forse, per
opinion
d'
Aristotile
, i medesimi
corpuscoli
calidi
con maggior
forza
e
velocità
sormontano
per l'
aria
che per l'
acqua
. E se questa è, sì come io
credo
, l'
instanza
d'
Aristotile
,
parmi
d'aver
cagione
di
dubitar
ch'e' possa essersi
ingannato
in più d'un
conto
.
Prima: perché que'
calidi
, o sieno
corpuscoli
ignei
, o sieno
esalazioni
, o in
somma
sieno qualunque
materia
che anche in
aria
ascenda
in su, non è
credibile
che più
velocemente
salgano
per l'
aria
che per l'
acqua
; anzi, all'
incontro
, per
avventura
, più
impetuosamente
si
muovono
per l'
acqua
che per l'
aria
, come in
parte
di sopra ho
dimostrato
. E qui non
so
scorger
la
cagione
, per la quale
Aristotile
,
vedendo
che '
l
moto
all'in
giù
, dello stesso
mobile
, è più
veloce
nell'
aria
che nell'
acqua
, non ci abbia
fatti
cauti
che del
moto
contrario
dee
accader
l'
opposito
di
necessità
, cioè ch'e' sia più
veloce
nell'
acqua
che nell'
aria
: perché,
avvenga
che '
l
mobile
, che
discende
, più
velocemente
si
muove
per l'
aria
che per l'
acqua
, se noi
c'
immagineremo
che la sua
gravità
si
vada
gradatamente
diminuendo
, egli prima
diverrà
tale che,
scendendo
velocemente
nell'
aria
,
tardissimamente
scenderà
nell'
acqua
; di poi potrà esser tale che,
scendendo
pure
ancora per l'
aria
,
ascenda
nell'
acqua
; e
fatto
ancora
men
grave
,
ascenderà
velocemente
per l'
acqua
, e pur
discenderà
ancora per l'
aria
; e in
somma
, avanti ch'ei
cominci
a
potere
ascender
, benché
tardissimamente
, per l'
aria
,
velocissimamente
sormonterà
per l'
acqua
. Come dunque è
vero
, che quel che si
muove
all'in su, più
velocemente
si
muova
per l'
aria
che per l'
acqua
? Quel ch'ha
fatto
credere
ad
Aristotile
, il
moto
in su farsi più
velocemente
in
aria
che in
acqua
, è
stato
, prima, l'aver
riferite
le
cause
del
tardo
e del
veloce
, tanto del
moto
in su quanto dello in
giù
, solamente alla
diversità
delle
figure
del
mobile
e alla maggiore o
minor
resistenza
della maggior o
minor
crassizie
o
sottilità
del
mezzo
, non
curando
la
comparazion
degli
eccessi
delle
gravità
de'
mobili
e de'
mezzi
: la qual tuttavia è '
l
punto
principalissimo
in questa
materia
. Che se l'
incremento
e '
l
decremento
della
tardità
o
velocità
non avessero altro
rispetto
che alla
grossezza
o
sottilità
de'
mezzi
, ogni
mobile
, che
scendesse
per l'
aria
,
scenderebbe
anche per l'
acqua
: perché qualunque
differenza
si
ritrovi
tra la
crassizie
dell'
acqua
e quella dell'
aria
, può
benissimo
ritrovarsi
tra la
velocità
dello stesso
mobile
nell'
aria
e qualche altra
velocità
; e questa
dovrebbe
esser sua propria nell'
acqua
: il che tuttavia è
falsissimo
. L'altra
occasione
è, che egli ha
creduto
che, sì come
c'
è una
qualità
positiva
e
intrinseca
per la quale i
corpi
elementari
hanno
propensione
di
muoversi
verso il
centro
della
terra
, così ce ne sia un'altra,
pure
intrinseca
, per la quale alcuni di tali
corpi
abbiano
impeto
di
fuggire
'
l
centro
e
muoversi
all'in su, in
virtù
del qual
principio
intrinseco
,
detto
da lui
leggierezza
, i
mobili
di tal
moto
più
agevolmente
fendano
i
mezzi
più
sottili
che i più
crassi
: ma tal
posizione
mostra
parimente
di non esser
sicura
, come di sopra
accennai
in
parte
, e come con
ragioni
ed
esperienze
potrei
mostrare
, se l'
occasion
presente
n'avesse maggior
necessità
, o se con poche
parole
potessi
spedirmi
.
L'
instanza
, dunque, di
Aristotile
contro a
Democrito
, mentre dice che, se gli
atomi
ignei
ascendenti
sostenessero
i
corpi
gravi
ma di
figura
larga
, ciò
dovrebbe
avvenire
maggiormente
nell'
aria
che nell'
acqua
, perché tali
corpuscoli
più
velocemente
si
muovono
in quella che in questa, non è
buona
; anzi
dee
appunto
accader
l'
opposito
, perché più
lentamente
ascendono
per l'
aria
: e, oltre al
muoversi
lentamente
, non
vanno
uniti
insieme
, come nell'
acqua
, ma si
discontinuano
e, come
diciamo
noi, si
sparpagliano
; e però, come ben
risponde
Democrito
risolvendo
l'
instanza
, non
vanno
a
urtare
e fare
impeto
unitamente
.
S'
inganna
,
secondariamente
,
Aristotile
, mentre e' vuole che
detti
corpi
gravi
più
agevolmente
fossero da
calidi
ascendenti
sostenuti
nell'
aria
che nell'
acqua
: non
avvertendo
che i medesimi
corpi
sono molto più
gravi
in quella che in questa, e che tal
corpo
peserà
dieci
libre
in
aria
, che nell'
acqua
non
peserà
mezz'
oncia
; come, dunque,
dovrà
esser più
agevole
il
sostenerlo
nell'
aria
che nell'
acqua
?
Concludasi
, per tanto, che
Democrito
in questo
particolare
ha
meglio
filosofato
che
Aristotile
. Ma non però voglio io
affermare
che
Democrito
abbia
rettamente
filosofato
, anzi
pure
dirò
io che
c'
è
esperienza
manifesta
che
distrugge
la sua
ragione
: e questa è che, s'e'
fosse
vero
che
atomi
caldi
ascendenti
nell'
acqua
sostenessero
un
corpo
che, senza '
l
loro
ostacolo
,
anderebbe
al
fondo
, ne
seguirebbe
che noi potessimo
trovare
una
materia
pochissimo
superiore
in
gravità
all'
acqua
, la quale,
ridotta
in una
palla
o altra
figura
raccolta
,
andasse
al
fondo
, come quella che
incontrasse
pochi
atomi
ignei
, e che,
distesa
poi in una
ampia
e
sottil
falda
, venisse
sospinta
in
alto
dalle
impulsioni
di gran
moltitudine
de' medesimi
corpuscoli
, e poi
trattenuta
al
pelo
della
superficie
dell'
acqua
; il che non si
vede
accadere
,
mostrandoci
l'
esperienza
che un
corpo
di
figura
,
v.
g.
,
sferica
, il quale a
pena
e con
grandissima
tardità
va
al
fondo
, vi
resterà
e vi
discenderà
ancora,
ridotto
in qualunque altra
larghissima
figura
. Bisogna dunque
dire
, o che nell'
acqua
non sieno tali
atomi
ignei
ascendenti
, o, se vi sono, che non sieno
potenti
a
sollevare
e
spignere
in su alcuna
falda
di
materia
che, senza loro,
andasse
al
fondo
. Delle quali due
posizioni
io
stimo
che la
seconda
sia
vera
,
intendendo
dell'
acqua
constituita
nella sua
natural
freddezza
: ma se noi
piglieremo
un
vaso
, di
vetro
o di
rame
o di qual si
voglia
altra
materia
dura
,
pieno
d'
acqua
fredda
, dentro la quale si
ponga
un
solido
di
figura
piana
o
concava
, ma che in
gravità
ecceda
l'
acqua
così poco che
lentamente
si
conduca
al
fondo
,
dico
che,
mettendo
alquanti
carboni
accesi
sotto il
detto
vaso
, come prima i
nuovi
corpuscoli
ignei
,
penetrata
la
sustanzia
del
vaso
,
ascenderanno
per quella dell'
acqua
, senza
dubbio
,
urtando
nel
solido
sopraddetto
, lo
spigneranno
sino alla
superficie
, e
quivi
lo
tratterranno
sin che
dureranno
le
incursioni
de'
detti
corpuscoli
; le quali
cessando
dopo la
suttrazion
del
fuoco
,
tornerà
il
solido
al
fondo
,
abbandonato
da' suoi
puntelli
. Ma
nota
Democrito
, che questa
causa
non ha
luogo
se non quando si
tratti
d'
alzare
e
sostenere
falde
di
materie
poco più
gravi
dell'
acqua
o
vero
sommamente
sottili
; ma in
materie
gravissime
e di qualche
grossezza
, come
falde
di
piombo
o d'altri
metalli
,
cessa
totalmente
un tale
effetto
. In
testimonio
di che,
notisi
che tali
falde
,
sollevate
da gli
atomi
ignei
,
ascendono
per tutta la
profondità
dell'
acqua
e si
fermano
al
confin
dell'
aria
,
restando
però sott'
acqua
; ma le
falde
degli
avversari
non si
fermano
se non quando hanno la
superficie
superiore
asciutta
, né vi è
mezzo
d'
operare
che, quando sono
dentr
'all'
acqua
, non
calino
al
fondo
. Altra, dunque, è la
causa
del
soprannotare
le
cose
delle quali
parla
Democrito
, e altra quella delle
cose
delle quali
parliamo
noi.
Ma,
tornando
ad
Aristotile
,
parmi
che egli assai più
freddamente
confuti
Democrito
, che lo stesso
Democrito
non fa, per
detto
d'
Aristotile
, l'
istanze
che egli si
muove
contro: e l'
oppugnarlo
con
dire
che, se i
calidi
ascendenti
fossero quelli che
sollevassero
le
sottil
falde
, molto più
dovrebbe
un tal
solido
esser
sospinto
e
sollevato
per
aria
,
mostra
in
Aristotile
la
voglia
d'
atterrar
Democrito
superiore
all'
esquisitezza
del
saldo
filosofare
. Il qual
desiderio
in altre
occasioni
si
scuopre
, e, senza molto
discostarsi
da questo
luogo
, nel
testo
precedente
a questo
capitolo
che abbiamo per le
mani
: dov'ei
tenta
pur di
confutare
il medesimo
Democrito
, perché egli, non si
contentando
del
nome
solo, aveva voluto più
particolarmente
dichiarare
che cosa
fusse
la
gravità
e la
leggerezza
, cioè la
causa
dell'
andare
in
giù
e dell'
ascendere
, e aveva
introdotto
il
pieno
e '
l
vacuo
,
dando
questo al
fuoco
, per lo quale si
movesse
in su, e quello alla
terra
, per lo quale ella
discendesse
,
attribuendo
poi all'
aria
più del
fuoco
e all'
acqua
più della
terra
. Ma
Aristotile
, volendo anche del
moto
all'in su una
causa
positiva
e non, come
Platone
o questi altri, una
semplice
negazione
o
privazione
, qual sarebbe il
vacuo
referito
al
pieno
,
argomenta
contro a
Democrito
, e dice: Se è
vero
quanto tu
supponi
, adunque sarà una gran
mole
d'
acqua
la quale avrà più di
fuoco
che una
piccola
mole
d'
aria
, e una
grande
d'
aria
che avrà più
terra
che una
piccola
d'
acqua
; il perché
bisognerebbe
che una gran
mole
d'
aria
venisse più
velocemente
a
basso
che una
piccola
quantità
d'
acqua
: ma ciò non si
vede
mai in alcun modo: adunque
Democrito
erroneamente
discorre
. Ma, per mia
opinione
, la
dottrina
di
Democrito
non
resta
per tale
instanza
abbattuta
; anzi, s'io non
erro
, la
maniera
di
dedurre
d'
Aristotile
o non
conclude
, o, se è
concludente
, altrettanto si potrà
ritorcer
contro di lui.
Concederà
Democrito
ad
Aristotile
, che si possa
pigliare
una gran
mole
d'
aria
, la quale
contenga
più di
terra
che una
piccola
quantità
d'
acqua
; ma ben
negherà
che tal
mole
d'
aria
sia per
andar
più
velocemente
a
basso
che una poca
acqua
: e questo per più
ragioni
. Prima, perché, se la maggior
quantità
di
terra
,
contenuta
nella gran
mole
d'
aria
,
dovesse
esser
cagione
di
velocità
maggiore che
minor
quantità
di
terra
contenuta
nella
piccola
mole
d'
acqua
,
bisognerebbe
prima che
fusse
vero
che una maggior
mole
di
terra
semplice
si
movesse
più
velocemente
che una
minore
: ma quest'è
falso
, benché
Aristotile
in più
luoghi
l'
affermi
per
vero
; perché non la maggior
gravità
assoluta
, ma la maggior
gravità
in
ispecie
, è
cagione
di
velocità
maggiore; né più
velocemente
discende
una
palla
di
legno
che
pesi
dieci
libbre
, che una che
pesi
dieci
once
e sia della stessa
materia
; ma ben
discende
più
velocemente
una
palla
di
piombo
di quattro
once
, che una di
legno
di
venti
libbre
, perché '
l
piombo
è in
ispecie
più
grave
del
legno
: adunque non è
necessario
che una gran
mole
d'
aria
, per la molta
terra
contenuta
in essa,
discenda
più
velocemente
che
piccola
mole
d'
acqua
; anzi, per l'
opposito
, qualunque
mole
d'
acqua
dovrà
muoversi
più
veloce
di qualunque altra d'
aria
, per esser la
participazion
della
parte
terrea
in
ispecie
maggior nell'
acqua
che nell'
aria
.
Notisi
, nel
secondo
luogo
, come, nel
multiplicar
la
mole
dell'
aria
, non si
multiplica
solamente quello che vi è di
terreo
, ma il suo
fuoco
ancora: onde non meno se le
cresce
la
causa
dell'
andare
in su, in
virtù
del
fuoco
, che quella del venire all'
ingiù
, per
conto
della sua
terra
multiplicata
.
Bisognava
, nel
crescer
la
grandezza
dell'
aria
,
multiplicar
quello che ella ha di
terreo
solamente,
lasciando
il suo
primo
fuoco
nel suo
stato
: ché allora,
superando
'
l
terreo
dell'
aria
augumentata
la
parte
terrea
della
piccola
quantità
dell'
acqua
, si sarebbe potuto più
verisimilmente
pretender
che con
impeto
maggiore
dovesse
scender
la molta
quantità
dell'
aria
che la poca
acqua
. È, dunque, la
fallacia
più nel
discorso
d'
Aristotile
che in quello di
Democrito
; il quale, con altrettanta
ragione
, potrebbe
impugnare
Aristotile
, e
dire
: Se è
vero
che gli
estremi
elementi
sieno l'uno
semplicemente
grave
e l'altro
semplicemente
lieve
, e che i
medii
partecipino
dell'una e dell'altra
natura
, ma l'
aria
più della
leggerezza
, e l'
acqua
più della
gravità
; adunque sarà una gran
mole
d'
aria
la cui
gravità
supererà
la
gravità
d'una
piccola
quantità
d'
acqua
, e però tal
mole
d'
aria
discenderà
più
velocemente
che quella poca
acqua
: ma ciò non si
vede
mai
accadere
: adunque non è
vero
che gli
elementi
di
mezzo
sieno
partecipi
dell'una e dell'altra
qualità
.
Simile
argomento
è
fallace
, non meno che l'altro
contr
'a
Democrito
.
Ultimamente
, avendo
Aristotile
detto
che, se la
posizion
di
Democrito
fusse
vera
,
bisognerebbe
che una gran
mole
d'
aria
si
movesse
più
velocemente
che una
piccola
d'
acqua
, e poi
soggiunto
che ciò non si
vede
mai in alcun modo;
parmi
che altri possa
restar
con
desiderio
d'
intender
da lui, in qual
luogo
dovrebbe
accader
questo ch'e'
deduce
contro a
Democrito
, e quale
esperienza
ne
insegni
ch'e' non v'
accaggia
. Il
creder
di
vederlo
nell'
elemento
dell'
acqua
o 'n quel dell'
aria
, è
vano
, perché né l'
acqua
per
acqua
né l'
aria
per
aria
si
muovono
o
moverebbon
giammai, per qualunque
participazione
altri
assegni
loro di
terra
o di
fuoco
: la
terra
, per non esser
corpo
fluido
e
cedente
alla
mobilità
d'altri
corpi
, è
luogo
e
mezzo
inettissimo
a
simile
esperienza
: il
vacuo
, per
detto
d'
Aristotile
medesimo, non si
dà
, e, benché si desse, nulla si
moverebbe
in lui:
resta
la
region
del
fuoco
; ma essendo per tanto
spazio
distante
da noi, quale
esperienza
potrà
assicurarci
, o avere
accertato
Aristotile
, in
maniera
ch'e' si
debba
, come di cosa
notissima
al
senso
,
affermare
quanto e'
produce
in
confutazion
di
Democrito
, cioè che non più
velocemente
si
muova
una gran
mole
d'
aria
che una
piccola
d'
acqua
? Ma io non voglio più
lungamente
dimorare
in questa
materia
, dove sarebbe che
dire
assai: e,
lasciato
anche
Democrito
da una
banda
,
torno
al
testo
d'
Aristotile
, nel quale egli si
va
accingendo
per
render
le
vere
cause
onde
avvenga
che le
sottil
falde
di
ferro
o di
piombo
soprannuotino
all'
acqua
, e più l'
oro
stesso,
assottigliato
in
tenuissime
foglie
, e la
minuta
polvere
, non
pure
nell'
acqua
, ma nell'
aria
ancora,
vadano
notando
; e
pone
che, de'
continui
, altri sieno
agevolmente
divisibili
e altri no, e che, degli
agevolmente
divisibili
, alcuni
sien
più e altri meno tali; e queste
afferma
dovere
stimarsi
che
sien
le
cagioni
.
Soggiugne
poi, quello
essere
agevolmente
divisibile
che ben si
termina
, e più quello che più, e tale esser più l'
aria
che l'
acqua
, e l'
acqua
che la
terra
. E
ultimamente
suppone
, che in ciascun
genere
più
agevolmente
si
divide
e si
distrae
la
minor
quantitade
che la maggiore.
Qui io
noto
, che le
conclusion
d'
Aristotile
in
genere
son tutte
vere
, ma
parmi
che egli le
applichi
a
particolari
ne' quali esse non hanno
luogo
, come
bene
lo hanno in altri: come,
v.
gr
., la
cera
è più
agevolmente
divisibile
che il
piombo
, e il
piombo
che l'
argento
; sì come la
cera
più
agevolmente
riceve
tutti i
termini
che '
l
piombo
, e '
l
piombo
che l'
argento
. È
vero
, in oltre, che più
agevolmente
si
divide
poca
quantità
d'
argento
che una gran
massa
: e tutte queste
proposizioni
son
vere
, perché
vero
è che nell'
argento
nel
piombo
e nella
cera
è
semplicemente
resistenza
all'esser
diviso
, e dov'è l'
assoluto
è anche il
respettivo
. Ma se tanto nell'
acqua
, quanto nell'
aria
, non è
renitenza
alcuna alla
semplice
divisione
, come potremo
dire
che più
difficilmente
dividasi
l'
acqua
che l'
aria
? Noi non ci
sappiamo
staccare
dall'
equivocazione
: onde io
torno
a
replicare
, che altra cosa è il
resistere
alla
divisione
assoluta
, altra il
resistere
alla
division
fatta con tanta e tanta
velocità
. Ma per far la
quiete
e
ostare
al
moto
, è
necessaria
la
resistenza
alla
divisione
assoluta
; e la
resistenza
alla
presta
divisione
cagiona
non la
quiete
, ma la
tardità
del
moto
: ma che tanto nell'
aria
, quanto nell'
acqua
, la
resistenza
alla
semplice
division
non vi sia, è
manifesto
; perché niun
corpo
solido
si
trova
, il quale non
divida
l'
aria
e l'
acqua
ancora. E che l'
oro
battuto
o la
minuta
polvere
non sieno
potenti
a
superar
la
renitenza
dell'
aria
, è
contrario
a quello che l'
esperienza
ci
mostra
,
vedendosi
e l'
oro
e la
polvere
andar
vagando
per l'
aria
e finalmente
discendere
al
basso
, e fare anche lo stesso nell'
acqua
, se vi saranno
locati
dentro e
separati
dall'
aria
. E perché, come io
dico
, né l'
acqua
né l'
aria
resistono
punto
alla
semplice
divisione
, non si può
dir
che l'
acqua
resista
più che l'
aria
. Né sia chi m'
opponga
l'
esemplo
di
corpi
leggerissimi
, come d'una
penna
o d'un poco di
midolla
di
sagginale
o di
canna
palustre
che
fende
l'
aria
e l'
acqua
no, e che da questo
voglia
poi
inferire
, l'
aria
esser più
agevolmente
divisibile
che l'
acqua
: perché io gli
dirò
che, s'egli ben
osserverà
,
vedrà
il medesimo
solido
dividere
ancora la
continuità
dell'
acqua
, e
sommergersi
una
parte
di lui, e
parte
tale che altrettanta
acqua
in
mole
peserebbe
quanto tutto lui. E se
pure
egli
persistesse
nel
dubitare
che tal
solido
non si
profondasse
per
impotenza
di
divider
l'
acqua
, io
tornerò
a
dirgli
ch'e' lo
spinga
sotto
acqua
, e
vedrallo
poi,
messo
ch'e' l'abbia in sua
libertà
,
divider
l'
acqua
ascendendo
, non
men
prontamente
ch'e' si
dividesse
l'
aria
discendendo
. Sì che il
dire
"Questo tal
solido
scende
nell'
aria
, ma
giunto
all'
acqua
cessa
di
muoversi
; e però l'
acqua
più
difficilmente
si
divide
", non
conclude
niente; perché io, all'
incontro
, gli
proporrò
un
legno
o un
pezzo
di
cera
, il quale dal
fondo
dell'
acqua
si
eleva
e
agevolmente
si
divide
la sua
resistenza
, che poi,
arrivato
all'
aria
, si
ferma
e a
pena
la
intacca
; onde io potrò, con altrettanta
ragione
,
dire
che l'
acqua
più
agevolmente
si
divide
che l'
aria
.
Io non voglio, in questo
proposito
,
restar
d'
avvertire
un'altra
fallacia
di questi
pure
che
attribuiscono
la
cagion
dell'
andare
o non
andare
al
fondo
, alla
minore
o maggior
resistenza
della
crassizie
dell'
acqua
all'esser
divisa
,
servendosi
dell'
esemplo
d'un
uovo
, il quale nell'
acqua
dolce
va
al
fondo
, ma nella
salsa
galleggia
, e
adducendo
per
cagion
di ciò la poca
resistenza
dell'
acqua
dolce
all'esser
divisa
, e la molta dell'
acqua
salsa
. Ma, s'io non
erro
, dalla stessa
esperienza
si può non meno
dedurre
anche tutto l'
opposito
, cioè che l'
acqua
dolce
sia più
crassa
, e la
salsa
più
tenue
e
sottile
; poiché un
uovo
dal
fondo
dell'
acqua
salsa
speditamente
ascende
al
sommo
e
divide
la sua
resistenza
, il che non può egli fare nella
dolce
, nel cui
fondo
resta
senza poter
sollevarsi
ad
alto
. A
simili
angustie
conducono
i
falsi
principii
: ma chi,
rettamente
filosofando
,
riconoscerà
per
cagioni
di tali
effetti
gli
eccessi
della
gravità
de'
mobili
e de'
mezzi
,
dirà
che l'
uovo
va
al
fondo
nell'
acqua
dolce
perché è più
grave
di lei, e viene a
galla
nella
salsa
perché è
men
grave
di quella; e senza
intoppo
alcuno molto
saldamente
stabilirà
le sue
conclusioni
.
Cessa
, dunque,
totalmente
la
ragione
che
Aristotile
soggiugne
nel
testo
,
dicendo
: "Le
cose
, dunque, che hanno gran
larghezza
,
restano
sopra, perché
comprendono
assai; e quello che è maggiore, non
agevolmente
si
divide
";
cessa
,
dico
, tal
discorso
, perché non è
vero
che nell'
acqua
o nell'
aria
sia
resistenza
alcuna alla
divisione
; oltreché la
falda
di
piombo
, quando si
ferma
, ha già
divisa
e
penetrata
la
crassizie
dell'
acqua
, e
profondatasi
dieci e
dodici
volte
più che non è la sua propria
grossezza
. Oltre che, tal
resistenza
all'esser
divisa
quando pur
fusse
nell'
acqua
, sarebbe
semplicità
il
dir
che ella
fusse
più nelle
parti
superiori
che nelle
medie
e più
basse
: anzi, se
differenza
vi
dovesse
essere
,
dovrieno
le più
crasse
esser le
inferiori
, sì che la
falda
non meno
dovrebbe
essere
inabile
a
penetrare
le
parti
più
basse
, che le
superiori
dell'
acqua
; tuttavia noi
veggiamo
che non prima si
bagna
la
superficie
superior
della
lamina
, che ella
precipitosamente
e senza alcun
ritegno
discende
sino al
fondo
.
Io non
credo
già che alcuno (
stimando
forse di
potere
in tal
guisa
difendere
Aristotile
)
dicesse
che, essendo
vero
che la molta
acqua
resiste
più che la poca, la
detta
lamina
, fatta più
bassa
,
discenda
perché
minor
mole
d'
acqua
gli
resti
da
dividere
: perché, se dopo l'aver
veduta
la medesima
falda
galleggiare
in un
palmo
d'
acqua
e anche poi nella medesima
sommergersi
, e'
tenterà
la stessa
esperienza
sopra una
profondità
di dieci o
venti
braccia
,
vedrà
seguirne
il medesimo
effetto
per
appunto
. E qui
torno
a
ricordare
, per
rimuovere
un
errore
assai
comune
, che quella
nave
, o altro qual si
voglia
corpo
, che sopra la
profondità
di cento o di mille
braccia
galleggia
col
tuffar
solamente sei
braccia
della sua propria
altezza
,
galleggerà
nello stesso modo
appunto
nell'
acqua
che non abbia maggior
profondità
di sei
braccia
e un
mezzo
dito
. Né
credo
altresì che si possa
dir
, le
parti
superiori
dell'
acqua
esser le più
crasse
, benché
gravissimo
autore
abbia
stimato
, nel
mare
l'
acque
superiori
esser tali,
pigliandone
argomento
dal
ritrovarsi
più
salate
che quelle del
fondo
: ma io
dubiterei
dell'
esperienza
, se già nell'
estrar
l'
acqua
del
fondo
non s'
incontrasse
qualche
polla
d'
acqua
dolce
, che
quivi
scaturisse
: ma ben
veggiamo
, all'
incontro
, l'
acque
dolci
de'
fiumi
dilatarsi
, anche per alcune
miglia
, oltre alle lor
foci
sopra l'
acqua
salsa
del
mare
, senza
discendere
in quella o con essa
confondersi
, se già non
accade
qualche
commozione
e
turbamento
de'
venti
.
Ma,
tornando
ad
Aristotile
, gli
dico
che la
larghezza
della
figura
non ha che fare in questo
negozio
né
punto
né poco; perché la stessa
falda
di
piombo
, o d'altra
materia
,
fattone
strisce
quanto si
voglia
strette
,
soprannuota
né più né meno; e lo stesso faranno le medesime
strisce
di
nuovo
tagliate
in
piccoli
quadretti
, perché non la
larghezza
, ma la
grossezza
, è quella che
opera
in questo
fatto
.
Dicogli
, di più, che, quando ben
fusse
vero
che la
renitenza
alla
divisione
fusse
la propria
cagione
del
galleggiare
, molto e molto
meglio
galleggerebbono
le
figure
più
strette
e più
corte
che le più
spaziose
e
larghe
; sì che,
crescendo
l'
ampiezza
della
figura
, si
diminuirebbe
l'
agevolezza
del
soprannotare
, e
scemando
quella, si
crescerebbe
questa.
E, per
dichiarazione
di quanto io
dico
,
metto
in
considerazione
che, quando una
sottil
falda
di
piombo
discende
dividendo
l'
acqua
, la
divisione
e
discontinuazione
si fa tra le
parti
dell'
acqua
che sono intorno intorno al
perimetro
e
circonferenza
di essa
falda
; e
secondo
la
grandezza
maggiore o
minore
di tal
circuito
, ha da
dividere
maggiore o
minor
quantità
d'
acqua
: sì che, se il
circuito
,
v.
g.
, d'una
tavola
sarà dieci
braccia
, nel
profondarla
per
piano
si ha da far la
separazione
e
divisione
e, per così
dire
, un
taglio
su dieci
braccia
di
lunghezza
d'
acqua
; e
similmente
una
falda
minore
, che abbia quattro
braccia
di
perimetro
,
dee
fare un
taglio
di quattro
braccia
.
Stante
questo, chi avrà un po' di
geometria
comprenderà
non solamente che una
tavola
,
segata
in molte
strisce
, assai
meglio
soprannoterà
che quando
era
intera
, ma che tutte le
figure
, quanto più saranno
corte
e
strette
, tanto
meglio
doveranno
stare a
galla
. Sia la
tavola
ABCD
,
lunga
, per
esemplo
, otto
palmi
e
larga
cinque: sarà il suo
ambito
palmi
venzei
; e
venzei
palmi
sarà la
lunghezza
del
taglio
, ch'ella
dee
far nell'
acqua
per
discendervi
. Ma se noi la
segheremo
,
v.
g.
, in otto
tavolette
,
secondo
le
linee
EF
,
GH
,
ec
., facendo sette
segamenti
, verremo ad
aggiugnere
alli
venzei
palmi
del
circuito
della
tavola
intera
altri
settanta
di più; onde le otto
tavolette
, così
segate
e
separate
, avranno a
tagliare
novanzei
palmi
d'
acqua
: e se, di più,
segheremo
ciascuna delle
dette
tavolette
in cinque
parti
,
riducendole
in
quadrati
, alli
circuiti
di
palmi
novanzei
, con quattro
tagli
d'otto
palmi
l'uno, n'
aggiugneremo
ancora
palmi
sessantaquattro
; onde i
detti
quadrati
, per
discender
nell'
acqua
,
dovranno
dividere
censessanta
palmi
d'
acqua
. Ma la
resistenza
di
censessanta
è assai maggiore che quella di
venzei
: adunque, a quanto
minori
superficie
noi ci
condurremo
, tanto
vedremo
che più
agevolmente
galleggerebbono
. E lo stesso
interverrà
di tutte l'altre
figure
, le cui
superficie
sieno fra di loro
simili
, ma
differenti
in
grandezza
; perché,
diminuite
o
cresciute
quanto si
voglia
le
dette
superficie
, sempre con
subdupla
proporzione
scemano
o
crescono
i loro
perimetri
, cioè le
resistenze
ch'e'
trovano
in
fender
l'
acqua
: adunque più
agevolmente
galleggeranno
di
mano
in
mano
le
falde
e
tavolette
,
secondo
ch'
elle
saranno di
minore
ampiezza
.
Ciò è
manifesto
: perché,
mantenendosi
sempre la medesima
altezza
del
solido
, con la medesima
proporzione
che si
cresce
o
scema
la
base
,
cresce
ancora o
scema
l'istesso
solido
, onde,
scemando
più '
l
solido
che '
l
circuito
, più
scema
la
causa
dell'
andare
in
fondo
che la
causa
del
galleggiare
; ed all'
incontro
,
crescendo
più '
l
solido
che '
l
circuito
, più
cresce
la
causa
dell'
andar
in
fondo
, e meno quella del
restar
a
galla
.
E questo tutto
seguirebbe
in
dottrina
d'
Aristotile
,
contr
'alla sua medesima
dottrina
.
Finalmente, a quel che si
legge
nell'
ultima
parte
del
testo
, cioè che si
dee
comparar
la
gravità
del
mobile
con la
resistenza
del
mezzo
alla
divisione
, perché se la
virtù
della
gravità
eccederà
la
resistenza
del
mezzo
, il
mobile
discenderà
, se no,
soprannoterà
; non
occorre
risponder
altro che quel che già s'è
detto
, cioè che non la
resistenza
alla
divisione
assoluta
, la quale non è nell'
acqua
o nell'
aria
, ma la
gravità
del
mezzo
, si
dee
chiamare
in
paragone
con la
gravità
del
mobile
: la qual se sarà maggior nel
mezzo
, il
mobile
non vi
discenderà
, né meno vi si
tufferà
tutto, ma una
parte
solamente; perché nel
luogo
ch'egli
occuperebbe
nell'
acqua
, non vi
dee
dimorar
corpo
che
pesi
manco
d'
altrettant
'
acqua
: ma se '
l
mobile
sarà egli più
grave
,
discenderà
al
fondo
, ad
occupare
un
luogo
dov'è più
conforme
alla
natura
che vi
dimori
egli, che altro
corpo
men
grave
. E questa è la
sola
,
vera
, propria e
assoluta
cagione
del
soprannotare
o
andare
al
fondo
, sì che altra non ve n'ha
parte
: e la
tavoletta
degli
avversari
soprannuota
, quando è
accoppiata
con tanta d'
aria
, che
insieme
con essa
forma
un
corpo
men
grave
di tanta
acqua
quanta
andrebbe
a
riempiere
il
luogo
da tal
composto
occupato
nell'
acqua
; ma quando si
metterà
nell'
acqua
il
semplice
ebano
,
conforme
al
tenor
della nostra
quistione
,
andrà
sempre al
fondo
, benché
fosse
sottile
come una
carta
.
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