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Giornata
prima
INTERLOCUTORI
Salviati
,
Sagredo
e
Simplicio
SALV
.
Largo
campo
di
filosofare
a gl'
intelletti
specolativi
parmi
che
porga
la
frequente
pratica
del
famoso
arsenale
di voi,
Signori
Veneziani
, ed in
particolare
in quella
parte
che
mecanica
si
domanda
;
atteso
che
quivi
ogni
sorte
di
strumento
e di
machina
vien
continuamente
posta
da
numero
grande
d'
artefici
, tra i quali, e per l'
osservazioni
fatte dai loro
antecessori
, e per quelle che di propria
avvertenza
vanno
continuamente
per se stessi facendo, è
forza
che ve ne siano de i
peritissimi
e di
finissimo
discorso
.
SAGR
.
V.
S. non s'
inganna
punto
: ed io, come per
natura
curioso
,
frequento
per mio
diporto
la
visita
di questo
luogo
e la
pratica
di questi che noi, per certa
preminenza
che
tengono
sopra '
l
resto
della
maestranza
,
domandiamo
proti
; la
conferenza
de i quali mi ha più
volte
aiutato
nell'
investigazione
della
ragione
di
effetti
non solo
maravigliosi
, ma
reconditi
ancora e quasi
inopinabili
. È
vero
che tal
volta
anco mi ha
messo
in
confusione
ed in
disperazione
di poter
penetrare
come possa
seguire
quello che,
lontano
da ogni mio
concetto
, mi
dimostra
il
senso
esser
vero
. E pur quello che poco fa ci
diceva
quel buon
vecchio
è un
dettato
ed una
proposizione
ben assai
vulgata
; ma però io la
reputava
in tutto
vana
, come molte altre che sono in
bocca
de i poco
intelligenti
,
credo
da loro
introdotte
per
mostrar
di
saper
dir
qualche cosa intorno a quello di che non son
capaci
.
SALV
.
V.
S. vuol forse
dire
di quell'
ultimo
pronunziato
ch'ei
profferì
mentre
ricercavamo
d'
intendere
per qual
ragione
facevano tanto maggior
apparecchio
di
sostegni
,
armamenti
ed altri
ripari
e
fortificazioni
, intorno a quella gran
galeazza
che si
doveva
varare
, che non si fa intorno a
vasselli
minori
; dove egli
rispose
, ciò farsi per
evitare
il
pericolo
di
direnarsi
,
oppressa
dal
gravissimo
peso
della sua
vasta
mole
,
inconveniente
al quale non son
soggetti
i
legni
minori
?
SAGR
. Di cotesto
intendo
, e sopra tutto dell'
ultima
conclusione
ch'ei
soggiunse
, la quale io ho sempre
stimata
concetto
vano
del
vulgo
; cioè che in queste ed altre
simili
machine
non bisogna
argumentare
dalle
piccole
alle
grandi
, perché molte
invenzioni
di
machine
riescono
in
piccolo
, che in
grande
poi non
sussistono
. Ma essendo che tutte le
ragioni
della
mecanica
hanno i
fondamenti
loro nella
geometria
, nella quale non
veggo
che la
grandezza
e la
piccolezza
faccia
i
cerchi
, i
triangoli
, i
cilindri
, i
coni
e qualunque altre
figure
solide
,
soggette
ad altre
passioni
queste e ad altre quelle; quando la
machina
grande
sia
fabricata
in tutti i suoi
membri
conforme
alle
proporzioni
della
minore
, che sia
valida
e
resistente
all'
esercizio
al quale ella è
destinata
, non
so
vedere
perché essa ancora non sia
esente
da gl'
incontri
che
sopraggiugner
gli possono,
sinistri
e
destruttivi
.
SALV
. Il
detto
del
vulgo
è
assolutamente
vano
; e
talmente
vano
, che il suo
contrario
si potrà
profferire
con altrettanta
verità
,
dicendo
che molte
machine
si potranno far più
perfette
in
grande
che in
piccolo
: come, per
esempio
, un
oriuolo
, che
mostri
e
batta
le
ore
, più
giusto
si farà d'una tal
grandezza
che di un'altra
minore
. Con
miglior
fondamento
usurpano
quel medesimo
detto
altri più
intelligenti
, i quali della
riuscita
di tali
machine
grandi
, non
conforme
a quello che si
raccoglie
dalle
pure
ed
astratte
dimostrazioni
geometriche
, ne
rimettono
la
causa
nell'
imperfezzione
della
materia
, che
soggiace
a molte
alterazioni
ed
imperfezzioni
. Ma qui non
so
s'io potrò, senza
inciampare
in qualche
nota
di
arroganza
,
dire
che né anco il
ricorrere
all'
imperfezzioni
della
materia
,
potenti
a
contaminare
le
purissime
dimostrazioni
matematiche
,
basti
a
scusare
l'
inobbedienza
delle
machine
in
concreto
alle medesime
astratte
ed
ideali
: tuttavia io
pure
il
dirò
,
affermando
che,
astraendo
tutte l'
imperfezzioni
della
materia
e
supponendola
perfettissima
ed
inalterabile
e da ogni
accidental
mutazione
esente
, con tutto ciò il solo esser
materiale
fa che la
machina
maggiore,
fabbricata
dell'
istessa
materia
e con l'
istesse
proporzioni
che la
minore
, in tutte l'altre
condizioni
risponderà
con
giusta
simmetria
alla
minore
,
fuor
che nella
robustezza
e
resistenza
contro alle
violente
invasioni
; ma quanto più sarà
grande
, tanto a
proporzione
sarà più
debole
. E perché io
suppongo
, la
materia
essere
inalterabile
, cioè sempre l'
istessa
, è
manifesto
che di lei, come di
affezzione
eterna
e
necessaria
, si possano
produr
dimostrazioni
non meno dell'altre
schiette
e
pure
matematiche
. Però,
Sig.
Sagredo
,
revochi
pur l'
opinione
che
teneva
, e forse
insieme
con molti altri che nella
mecanica
han
fatto
studio
, che le
machine
e le
fabbriche
composte
delle medesime
materie
, con
puntuale
osservanza
delle medesime
proporzioni
tra le loro
parti
,
debban
essere
egualmente
, o, per
dir
meglio
,
proporzionalmente
,
disposte
al
resistere
ed al
cedere
alle
invasioni
ed
impeti
esterni
, perché si può
geometricamente
dimostrare
, sempre le maggiori
essere
a
proporzione
men
resistenti
che le
minori
; sì che
ultimamente
non solo di tutte le
machine
e
fabbriche
artifiziali
, ma delle
naturali
ancora, sia un
termine
necessariamente
ascritto
, oltre al quale né l'
arte
né la
natura
possa
trapassare
:
trapassar
,
dico
, con
osservar
sempre l'
istesse
proporzioni
con l'
identità
della
materia
.
SAGR
. Io già mi
sento
rivolgere
il
cervello
, e, quasi
nugola
dal
baleno
repentinamente
aperta
,
ingombrarmisi
la
mente
da
momentanea
ed
insolita
luce
, che da
lontano
mi
accenna
e subito
confonde
ed
asconde
imaginazioni
straniere
ed
indigeste
. E da quanto ella ha
detto
parmi
che
dovrebbe
seguire
che
fusse
impossibil
cosa
costruire
due
fabbriche
dell'
istessa
materia
simili
e
diseguali
, e tra di loro con
egual
proporzione
resistenti
; e quando ciò sia, sarà anco
impossibile
trovar
due
sole
aste
dell'istesso
legno
tra di loro
simili
in
robustezza
e
valore
, ma
diseguali
in
grandezza
.
SALV
. Così è,
Sig.
Sagredo
: e per
meglio
assicurarci
che noi
convenghiamo
nel medesimo
concetto
,
dico
che se noi
ridurremo
un'
asta
di
legno
a tal
lunghezza
e
grossezza
, che
fitta
,
v.
g.
, in un
muro
ad
angoli
retti
, cioè
parallela
all'
orizonte
, sia
ridotta
all'
ultima
lunghezza
che si possa
reggere
, sì che,
allungata
un
pelo
più, si
spezzasse
,
gravata
dal proprio
peso
, questa sarà
unica
al
mondo
; tal che essendo, per
esempio
, la sua
lunghezza
centupla
della sua
grossezza
,
nissuna
altra
asta
della medesima
materia
potrà
ritrovarsi
che, essendo in
lunghezza
centupla
della sua
grossezza
, sia, come quella,
precisamente
abile
a
sostener
se medesima, e nulla di più; ma tutte le maggiori si
fiaccheranno
, e le
minori
saranno
potenti
a
sostener
, oltre al proprio
peso
, qualch'altro appresso. E questo che io
dico
dello
stato
di
regger
se medesimo,
intendasi
detto
di ogni altra
costituzione
; e così se un
corrente
potrà
reggere
il
peso
di dieci
correnti
suoi
eguali
, una
trave
simile
a lui non potrà
altramente
regger
il
peso
di dieci sue
eguali
. Ma
notino
in
grazia
V.
S. e '
l
Sig.
Simplicio
nostro, quanto le
conclusioni
vere
, benché nel
primo
aspetto
sembrino
improbabili
,
additate
solamente qualche poco,
depongono
le
vesti
che le
occultavano
, e
nude
e
semplici
fanno de' lor
segreti
gioconda
mostra
. Chi non
vede
come un
cavallo
cadendo
da un'
altezza
di tre
braccia
o quattro si
romperà
l'
ossa
, ma un
cane
da una tale, e un
gatto
da una di otto o dieci, non si farà
mal
nissuno
, come né un
grillo
da una
torre
, né una
formica
precipitandosi
dall'
orbe
lunare
? i
piccoli
fanciulli
restare
illesi
in
cadute
, dove i
provetti
si
rompono
gli
stinchi
o la
testa
? E come gli
animali
più
piccoli
sono, a
proporzione
, più
robusti
e
forti
de i maggiori, così le
piante
minori
meglio
si
sostentano
: e già
credo
che
amendue
voi
apprendiate
che una
quercia
dugento
braccia
alta
non potrebbe
sostenere
i suoi
rami
sparsi
alla
similitudine
di una di
mediocre
grandezza
, e che la
natura
non potrebbe fare un
cavallo
grande
per
venti
cavalli
, né un
gigante
dieci
volte
più
alto
di un
uomo
, se non o
miracolosamente
o con l'
alterar
assai le
proporzioni
delle
membra
ed in
particolare
dell'
ossa
,
ingrossandole
molto sopra la
simmetria
dell'
ossa
comuni
. Il
creder
parimente
che nelle
machine
artifiziali
egualmente
siano
fattibili
e
conservabili
le
grandissime
e le
piccole
, è
errore
manifesto
: e così, per
esempio
,
piccole
guglie
,
colonnette
ed altre
solide
figure
,
sicuramente
si potranno
maneggiare
distendere
e
rizzare
, senza
risico
di
rompersi
, che le
grandissime
per ogni
sinistro
accidente
andranno
in
pezzi
, e non per altra
cagione
che per il loro proprio
peso
. E qui è
forza
che io vi
racconti
un
caso
degno
veramente
di esser
saputo
, come sono tutti gli
accidenti
che
accascano
fuori dell'
aspettazione
, e
massime
quando il
partito
preso
per
ovviare
a uno
inconveniente
riesce
poi
causa
potissima
del
disordine
.
Era
una
grossissima
colonna
di
marmo
distesa
, e
posata
, presso alle sue
estremità
, sopra due
pezzi
di
trave
;
cadde
in
pensiero
dopo certo
tempo
ad un
mecanico
che
fusse
bene
, per
maggiormente
assicurarsi
che
gravata
dal proprio
peso
non si
rompesse
nel
mezzo
,
supporgli
anco in questa
parte
un
terzo
simile
sostegno
:
parve
il
consiglio
generalmente
molto
opportuno
, ma l'
esito
lo
dimostrò
essere
stato
tutto l'
opposito
,
atteso
che non
passarono
molti
mesi
che la
colonna
si
trovò
fessa
e
rotta
,
giusto
sopra il
nuovo
appoggio
di
mezzo
.
SIMP
.
Accidente
in
vero
maraviglioso
e
veramente
praeter
spem
, quando però
fusse
derivato
dall'
aggiungervi
il
nuovo
sostegno
di
mezzo
.
SALV
. Da quello
sicuramente
derivò
egli, e la
riconosciuta
cagion
dell'
effetto
leva
la
maraviglia
: perché,
deposti
in
piana
terra
i due
pezzi
della
colonna
, si
vedde
che l'uno de i
travi
, su '
l
quale
appoggiava
una delle
testate
, si
era
, per la
lunghezza
del
tempo
,
infracidato
ed
avvallato
, e,
restando
quel di
mezzo
durissimo
e
forte
, fu
causa
che la
metà
della
colonna
restasse
in
aria
,
abbandonata
dall'
estremo
sostegno
; onde il proprio
soverchio
peso
gli fece fare quello che non avrebbe
fatto
se solo sopra i due
primi
si
fusse
appoggiata
, perché l'
avvallarsi
qual si
fusse
di loro, ella ancora l'
arebbe
seguito
. E qui non si può
dubitare
che tal
accidente
non sarebbe
avvenuto
in una
piccola
colonna
, benché della medesima
pietra
e di
lunghezza
rispondente
alla sua
grossezza
con la
proporzione
medesima della
grossezza
e
lunghezza
della
colonna
grande
.
SAGR
. Già sin qui
resto
io
assicurato
della
verità
dell'
effetto
ma non
penetro
già la
ragione
come, nel
crescersi
la
materia
, non
deva
con l'istesso
ragguaglio
multiplicarsi
la
resistenza
e
gagliardia
; e tanto più mi
confondo
, quanto per l'
opposito
veggo
in altri
casi
crescersi
molto più la
robustezza
e la
resistenza
al
rompersi
, che non
cresce
l'
ingrossamento
della
materia
: che se,
v.
g.
, saranno due
chiodi
fitti
in un
muro
, l'uno più
grosso
il
doppio
dell'altro, quello
reggerà
non solamente
doppio
peso
di questo, ma
triplo
e
quadruplo
.
SALV
.
Dite
pur
ottuplo
, né
direte
lontano
dal
vero
: né questo
effetto
contraria
a quello, ancor che in
sembiante
apparisca
così
diverso
.
SAGR
. Adunque,
Sig.
Salviati
,
spianateci
questi
scogli
e
dichiarateci
queste
oscurità
, se ne avete il modo, ché ben
conietturo
, questa
materia
delle
resistenze
essere
un
campo
pieno
di
belle
ed
utili
contemplazioni
; e se vi
contentate
che questo sia il
soggetto
de i nostri
ragionamenti
di
oggi
, a me, e
credo
al
Sig.
Simplicio
, sarà
gratissimo
.
SALV
. Non posso
mancar
di
servirle
, purché la
memoria
serva
me in
sumministrarmi
quello che già
appresi
dal nostro
Accademico
, che sopra tal
materia
aveva fatte molte
speculazioni
, e tutte,
conforme
al suo
solito
,
geometricamente
dimostrate
, in modo che, non senza
ragione
, questa sua potrebbe
chiamarsi
una
nuova
scienza
; perché se
bene
alcune delle
conclusioni
sono state da altri, e prima di tutti da
Aristotele
,
osservate
, tuttavia né sono delle più
belle
, né (quello che più
importa
) da i loro
primarii
e
indubitati
fondamenti
con
necessarie
dimostrazioni
provate
. E perché, come
dico
, voglio
dimostrativamente
accertarvi
, e non con solamente
probabili
discorsi
persuadervi
,
supponendo
che abbiate quella
cognizione
delle
conclusioni
mecaniche
, da altri sin qui
fondatamente
trattate
, che per il nostro
bisogno
sarà
necessaria
,
conviene
che avanti ogni altra cosa
consideriamo
qual
effetto
sia quello che si
opera
nella
frazzione
di un
legno
o di altro
solido
, le cui
parti
saldamente
sono
attaccate
; perché questa è la prima
nozione
, nella qual
consiste
il
primo
e
semplice
principio
che come
notissimo
conviene
supporsi
. Per più
chiara
esplicazione
di che,
segniamo
il
cilindro
o
prisma
AB di
legno
o di altra
materia
solida
e
coerente
,
fermato
di sopra in A e
pendente
a
piombo
, al quale nell'altra
estremità
B
sia
attaccato
il
peso
C
: è
manifesto
che, qualunque si sia la
tenacità
e
coerenza
tra di loro delle
parti
di esso
solido
, pur che non sia
infinita
, potrà esser
superata
dalla
forza
del
traente
peso
C
, la cui
gravità
pongo
che possa
accrescersi
quanto ne
piace
, e esso
solido
finalmente si
strapperà
, a
guisa
d'una
corda
. E sì come nella
corda
noi
intendiamo
, la sua
resistenza
derivare
dalla
moltitudine
delle
fila
della
canapa
che la
compongono
, così nel
legno
si
scorgono
le sue
fibre
e
filamenti
distesi
per lungo, che lo
rendono
grandemente
più
resistente
allo
strappamento
che non sarebbe
qualsivoglia
canapo
della medesima
grossezza
: ma nel
cilindro
di
pietra
o di
metallo
la
coerenza
(che ancora
par
maggiore) delle sue
parti
depende
da altro
glutine
che da
filamenti
o
fibre
; e
pure
essi ancora da
valido
tiramento
vengono
spezzati
.
SIMP
. Se il
negozio
procede
come voi
dite
,
intendo
bene
che i
filamenti
nel
legno
, che son
lunghi
quanto l'istesso
legno
, posson
renderlo
gagliardo
e
resistente
a gran
forza
che se gli
faccia
per
romperlo
; ma una
corda
composta
di
fili
di
canapa
non più
lunghi
di due o tre
braccia
l'uno, come potrà
ridursi
alla
lunghezza
di cento,
restando
tanto
gagliarda
? In oltre vorrei anco
sentire
la vostra
opinione
intorno all'
attaccamento
delle
parti
de i
metalli
, delle
pietre
e di altre
materie
prive
di tali
filamenti
, che pur, s'io non m'
inganno
, è anco più
tenace
.
SALV
. In
nuove
specolazioni
, e non molto al nostro
intento
necessarie
,
converrà
divertire
, se
dovremo
delle
promosse
difficoltà
portar
le
soluzioni
.
SAGR
. Ma se le
digressioni
possono
arrecarci
la
cognizione
di
nuove
verità
, che
pregiudica
a noi, non
obbligati
a un
metodo
serrato
e
conciso
, ma che solo per proprio
gusto
facciamo i nostri
congressi
,
digredir
ora
per non
perder
quelle
notizie
che forse,
lasciata
l'
incontrata
occasione
, un'altra
volta
non ci si
rappresenterebbe
? anzi chi
sa
che
bene
spesso
non si possano
scoprir
curiosità
più
belle
delle
primariamente
cercate
conclusioni
?
Pregovi
per tanto io ancora a
dar
sodisfazione
al
Sig.
Simplicio
ed a me, non
men
di esso
curioso
e
desideroso
d'
intender
qual sia quel
glutine
che sì
tenacemente
ritien
congiunte
le
parti
de i
solidi
, che pur finalmente sono
dissolubili
:
cognizione
che pur anco è
necessaria
per
intender
la
coerenza
delle
parti
de gli stessi
filamenti
, de i quali alcuni de i
solidi
son
composti
.
SALV
. Eccomi a
servirvi
, poiché così vi
piace
. È la prima
difficoltà
, come possano i
filamenti
d'una
corda
lunga
cento
braccia
sì
saldamente
connettersi
insieme
(non essendo ciascheduno di essi lungo più di due o tre), che gran
violenza
ci
voglia
a
disseparargli
. Ma
ditemi
,
Sig.
Simplicio
: non potreste voi d'un
sol
filo
di
canapa
tener
l'una dell'
estremità
talmente
stretta
fra le
dita
, che io,
tirando
dall'altra, prima che
liberarlo
dalla vostra
mano
, lo
rompessi
? Certo sì. Quando dunque i
fili
della
canapa
fusser
non solo nell'
estremità
, ma in tutta la lor
lunghezza
, con gran
forza
da chi gli
circondasse
tenuti
stretti
, non è
manifesta
cosa che lo
sbarbargli
da chi gli
strigne
sarebbe assai più
difficile
che il
rompergli
? Ma nella
corda
l'istesso
atto
dell'
attorcerla
strigne
le
fila
scambievolmente
tra di loro in
maniera
, che
tirando
poi con gran
forza
la
fune
, i suoi
filamenti
si
spezzano
, e non si
separano
l'uno dall'altro; come
manifestamente
si
conosce
dal
vedersi
nella
rottura
i
filamenti
cortissimi
, e non
lunghi
almeno un
braccio
l'uno, come
dovria
vedersi
quando la
division
della
corda
si facesse non per lo
strappamento
delle
fila
, ma per la
sola
separazione
dell'uno dall'altro
strisciando
.
SAGR
.
Aggiungasi
, in
confermazion
di questo, il
vedersi
tal
volta
romper
la
corda
non per il
tirarla
per lo lungo, ma solo per il
soverchiamente
attorcerla
:
argumento
,
par
a me,
concludente
, le
fila
esser
talmente
tra di loro
scambievolmente
compresse
, che le
comprimenti
non
permettono
alle
compresse
scorrer
quel
minimo
che, che sarebbe
necessario
per
allungar
le
spire
,
acciò
potessero
circondar
la
fune
che nel
torcimento
si
scorcia
ed in
consequenza
qualche poco s'
ingrossa
.
SALV
. Voi
benissimo
dite
: ma
considerate
appresso come una
verità
si
tira
dietro l'altra. Quel
filo
che
stretto
tra le
dita
non
segue
chi, con qualche
forza
tirandolo
, vorrebbe di tra esse
sottrarlo
,
resiste
perché da
doppia
compressione
vien
ritenuto
;
avvenga
che non meno il
dito
superiore
preme
contro l'
inferiore
, che questo si
prema
contro a quello. E non è
dubbio
che quando di queste due
premure
se ne potesse
ritenere
una
sola
,
resterebbe
la
metà
di quella
resistenza
che dalle due
congiunte
dependeva
; ma perché non si può con l'
alzar
,
v.
g.
, il
dito
superiore
levar
la sua
pressione
senza
rimuover
anco l'altra
parte
,
conviene
con
nuovo
artifizio
conservarne
una di loro, e
trovar
modo che l'istesso
filo
comprima
se medesimo contro al
dito
o altro
corpo
solido
sopra '
l
quale si
posa
, e far sì che l'
istessa
forza
che lo
tira
per
separarnelo
, tanto più ve lo
comprima
, quanto più
gagliardamente
lo
tira
: e questo si
conseguirà
con l'
avvolgere
a
guisa
di
spira
il
filo
medesimo intorno al
solido
; il che
acciò
meglio
s'
intenda
, ne
segnerò
un poco di
figura
. E questi AB,
CD
siano due
cilindri
, e tra essi
disteso
il
filo
EF
, che per maggior
chiarezza
ce lo
figureremo
essere
una
cordicella
: non è
dubbio
, che
premendo
gagliardamente
i due
cilindri
l'uno contro all'altro, la
corda
FE
,
tirata
dall'
estremità
F
,
resisterà
a non
piccola
violenza
prima che
scorrere
tra i due
solidi
comprimentila
; ma se
rimuoveremo
l'uno di loro, la
corda
, benché
continui
di
toccar
l'altro, non però da tal
toccamento
sarà
ritenuta
che
liberamente
non
scorra
. Ma se
ritenendola
, benché
debolmente
attaccata
verso la
sommità
del
cilindro
A, l'
avvolgeremo
intorno a quello a
foggia
di
spira
AFLOTR
, e dal
capo
R
la
tireremo
, è
manifesto
che ella
comincerà
a
stringere
il
cilindro
; e se le
spire
e
volute
saranno molte, sempre più, nel
validamente
tirare
, si
comprimerà
la
corda
addosso
al
cilindro
; e facendosi, con la
multiplicazione
delle
spire
, più lungo il
toccamento
, ed in
consequenza
men
superabile
,
difficile
si farà sempre più lo
scorrer
della
corda
e l'
acconsentir
alla
traente
forza
. Or chi non
vede
che tale è la
resistenza
delle
filamenta
, che con mille e mille
simili
avvolgimenti
il
grosso
canapo
contessono
? Anzi lo
strignimento
di
simili
tortuosità
collega
tanto
tenacemente
, che di non molti
giunchi
, né anco molto
lunghi
, sì che poche son le
spire
con le quali tra di loro s'
intrecciano
, si
compongono
robustissime
funi
, che mi
par
che
domandino
suste
.
SAGR
.
Cessa
per il vostro
discorso
nella mia
mente
la
maraviglia
di due
effetti
, de i quali le
ragioni
non
bene
erano
comprese
da me. Uno
era
il
vedere
come due o al più tre
rivolte
del
canapo
intorno al
fuso
dell'
argano
potevano non solamente
ritenerlo
, che,
tirato
dall'
immensa
forza
del
peso
che ei
sostiene
,
scorrendo
non gli
cedesse
, ma che di più,
girando
l'
argano
, il medesimo
fuso
, col solo
toccamento
del
canapo
che lo
strigne
, potesse con li
succedenti
ravvolgimenti
tirare
e
sollevare
vastissime
pietre
, mentre che le
braccia
d'un
debile
ragazzo
vanno
ritenendo
e
radunando
l'altro
capo
del medesimo
canapo
. L'altro è d'un
semplice
ma
arguto
ordigno
,
trovato
da un
giovane
mio
parente
, per poter con una
corda
calarsi
da una
finestra
senza
scorticarsi
crudelmente
le
palme
delle
mani
, come poco
tempo
avanti gli
era
intervenuto
con sua
grandissima
offesa
. Ne farò, per
facile
intelligenza
, un
piccolo
schizzo
. Intorno a un
simil
cilindro
di
legno
AB,
grosso
come una
canna
e lungo circa un
palmo
,
incavò
un
canaletto
in
forma
di
spira
, di una
voluta
e
mezo
e non più, e di
larghezza
capace
della
corda
che voleva
adoprare
; e questa fece
entrare
per il
canale
dal
termine
A ed
uscire
per l'altro
B
,
circondando
poi tal
cilindro
e
corda
con un
cannone
pur di
legno
, o
vero
anco di
latta
, ma
diviso
per lungo ed
ingangherato
, sì che
liberamente
potesse
aprirsi
e
chiudersi
: ed
abbracciando
poi e
strignendo
con
ambe
le
mani
esso
cannone
,
raccomandata
la
corda
a un
fermo
ritegno
di sopra, si
sospese
su le
braccia
; e
riuscì
tale la
compressione
della
corda
tra '
l
cannone
ambiente
e '
l
cilindro
, che, ad
arbitrio
suo,
strignendo
fortemente
le
mani
poteva
sostenersi
senza
calare
ed
allentandole
un poco si
calava
lentamente
a suo
piacimento
.
SALV
.
Ingegnosa
veramente
invenzione
; e per
intera
esplicazione
della sua
natura
, mi
par
di
scorgere
così per
ombra
che qualche altra
specolazione
si potesse
aggiugnere
: ma non voglio per
ora
digredir
più sopra di questo
particolare
, e
massime
volendo voi
sentir
il mio
pensiero
intorno alla
resistenza
allo
strapparsi
de gli altri
corpi
, la cui
testura
non è di
filamenti
, come quella delle
funi
e della maggior
parte
de i
legni
; ma la
coerenza
delle
parti
loro in altre
cagioni
par
che
consista
, le quali, per mio
giudizio
, si
riducono
a due
capi
: l'uno de i quali è quella
decantata
repugnanza
che ha la
natura
all'
ammettere
il
vacuo
; per l'altro bisogna (non
bastando
questo del
vacuo
)
introdur
qualche
glutine
,
visco
o colla, che
tenacemente
colleghi
le
particole
delle quali esso
corpo
è
composto
.
Dirò
prima del
vacuo
,
mostrando
con
chiare
esperienze
quale e quanta sia la sua
virtù
. E prima, il
vedersi
, quando ne
piaccia
, due
piastre
di
marmo
, di
metallo
o di
vetro
,
esquisitamente
spianate
pulite
e
lustre
, che,
posata
l'una su l'altra, senza veruna
fatica
se gli
muove
sopra
strisciando
(
sicuro
argumento
che
nissun
glutine
le
congiugne
), ma che volendo
separarle
,
mantenendole
equidistanti
, tal
repugnanza
si
trova
, che la
superiore
solleva
e si
tira
dietro l'altra e
perpetuamente
la
ritiene
sollevata
, ancorché assai
grossa
e
grave
,
evidentemente
ci
mostra
l'
orrore
della
natura
nel
dover
ammettere
, se ben per breve
momento
di
tempo
, lo
spazio
voto
che tra di quelle
rimarrebbe
avanti che il
concorso
delle
parti
dell'
aria
circostante
l'avesse
occupato
e
ripieno
.
Vedesi
anco, che quando
bene
tali due
lastre
non
fussero
esattamente
pulite
, e perciò che il lor
contatto
non
fusse
esquisito
del tutto, nel
volerle
separar
lentamente
niuna
renitenza
si
trova
fuor
di quella della
sola
gravità
; ma in un
alzamento
repentino
l'
inferior
pietra
si
solleva
, ma subito
ricade
,
seguendo
solamente la
sovrana
per quel
brevissimo
tempo
che
basta
per la
distrazzione
di quella poca d'
aria
che s'
interponeva
tra le
lastre
, che non ben
combaciavano
, e per l'
ingresso
dell'altra
circunfusa
. Tal
resistenza
, che così
sensatamente
si
scorge
tra le due
lastre
, non si può
dubitare
che
parimente
non
risegga
tra le
parti
di un
solido
, e che nel loro
attaccamento
non
entri
almanco
a
parte
e come
causa
concomitante
.
SAGR
.
Fermate
di
grazia
, e
concedetemi
ch'io
dica
una
particolar
considerazione
che pur
ora
mi è
caduta
in
mente
: e questa è, che il
vedere
come la
piastra
inferiore
segue
la
superiore
e che con
moto
velocissimo
vien
sollevata
, ci
rende
sicuri
che, contro al
detto
di molti
filosofi
e forse d'
Aristotele
medesimo, il
moto
nel
vacuo
non sarebbe
instantaneo
; perché quando
fusse
tale, le
nominate
due
lastre
senza
repugnanza
veruna si
separerebbero
, già che il medesimo
instante
di
tempo
basterebbe
per la loro
separazione
e per il
concorso
dell'
aria
ambiente
a
riempier
quel
vacuo
che tra esse potesse
restare
. Dal
seguir
dunque che fa l'
inferior
lastra
la
superiore
, si
raccoglie
come nel
vacuo
il
moto
non sarebbe
instantaneo
; e si
raccoglie
insieme
che pur tra le medesime
piastre
resti
qualche
vacuo
, almeno per
brevissimo
tempo
, cioè per tutto quello che
passa
nel
movimento
dell'
ambiente
, mentre
concorre
a
riempiere
il
vacuo
; ché se
vacuo
non vi
restasse
, né di
concorso
né di
moto
di
ambiente
vi sarebbe
bisogno
.
Converrà
dunque
dire
che, pur per
violenza
o contro a
natura
, il
vacuo
talor
si
conceda
(benché l'
opinion
mia è che
nissuna
cosa sia contro a
natura
, salvo che l'
impossibile
, il quale poi non è mai). Ma qui mi
nasce
un'altra
difficoltà
; ed è che, se ben l'
esperienza
m'
assicura
della
verità
della
conclusione
, l'
intelletto
non
resta
già
interamente
appagato
della
causa
alla quale
cotale
effetto
viene
attribuito
.
Imperò
che l'
effetto
della
separazione
delle due
lastre
è
anteriore
al
vacuo
, che in
consequenza
alla
separazione
succederebbe
: e perché mi
pare
che la
causa
debba
, se non di
tempo
, almeno di
natura
precedere
all'
effetto
, e che d'un
effetto
positivo
positiva
altresì
debba
esser la
causa
, non
resto
capace
come dell'
aderenza
delle due
piastre
e della
repugnanza
all'esser
separate
,
effetti
che già sono in
atto
, si possa
referir
la
cagione
al
vacuo
, che non è, ma che
arebbe
a
seguire
; e delle
cose
che non sono,
nussuna
può esser l'
operazione
,
conforme
al
pronunziato
certissimo
del
Filosofo
.
SIMP
. Ma già che
concedete
questo
assioma
ad
Aristotele
, non
credo
che siate per
negargliene
un altro,
bellissimo
e
vero
: e questo è, che la
natura
non
intraprende
a voler fare quello che
repugna
ad esser
fatto
, dal qual
pronunziato
mi
par
che
dependa
la
soluzione
del vostro
dubbio
. Perché dunque a se medesimo
repugna
essere
uno
spazio
vacuo
,
vieta
la
natura
il far quello in
consequenza
di che
necessariamente
succederebbe
il
vacuo
; e tale è la
separazione
delle due
lastre
.
SAGR
.
Ora
,
ammesso
per
soluzione
adequata
del mio
dubbio
questo che
produce
il
Sig.
Simplicio
,
seguitando
il
cominciato
discorso
,
parmi
che questa medesima
repugnanza
al
vacuo
devrebbe
esser
bastante
ritegno
delle
parti
di un
solido
di
pietra
o di
metallo
, o se altre ve ne sono che più
saldamente
stiano
congiunte
e
renitenti
alla
divisione
. Perché, se di uno
effetto
una
sola
è la
cagione
, sì come io ho
inteso
e
creduto
, o, se pur molte se n'
assegnano
, ad una
sola
si
riducono
, perché questa del
vacuo
, che
sicuramente
è, non
basterà
per tutte le
resistenze
?
SALV
. Io per
ora
non voglio
entrare
in questa
contesa
, se il
vacuo
senz'altro
ritegno
sia per sé solo
bastante
a
tenere
unite
le
parti
disunibili
de i
corpi
consistenti
; ma vi
dico
bene
che la
ragione
del
vacuo
, che
milita
e
conclude
nelle due
piastre
, non
basta
per sé
sola
al
saldo
collegamento
delle
parti
di un
solido
cilindro
di
marmo
o di
metallo
, le quali,
violentate
da
forze
gagliarde
che
dirittamente
le
tirino
, finalmente si
separano
e si
dividono
. E quando io
trovi
modo di
distinguer
questa già
conosciuta
resistenza
,
dependente
dal
vacuo
, da ogni altra, qualunque ella si
fusse
, che con lei
concorresse
in
fortificar
l'
attaccamento
, e che io vi
faccia
vedere
come essa
sola
non sia a gran
pezzo
bastante
per tale
effetto
, non
concederete
voi che sia
necessario
introdurne
altra?
Aiutatelo
,
Sig.
Simplicio
, già che egli sta
ambiguo
sopra quello che
debba
rispondere
.
SIMP
. È
forza
che la
sospensione
del
Sig.
Sagredo
sia per altro
rispetto
, non
restando
luogo
di
dubitare
sopra sì
chiara
e
necessaria
consequenza
.
SAGR
. Voi,
Sig.
Simplicio
, l'avete
indovinata
.
Andavo
pensando
se, non
bastando
un
million
d'
oro
l'
anno
, che
vien
di
Spagna
, per
pagar
l'
esercito
,
fusse
necessario
far altra
provisione
che di
danari
per le
paghe
de'
soldati
. Ma
seguitate
pur,
Sig.
Salviati
, e
supponendo
ch'io
ammetta
la vostra
consequenza
,
mostrateci
il modo di
separare
l'
operazione
del
vacuo
dall'altre, e
misurandola
fateci
vedere
come ella sia
scarsa
per l'
effetto
di che si
parla
.
SALV
. Il vostro
demonio
vi
assiste
.
Dirò
il modo dell'
appartar
la
virtù
del
vacuo
dall'altre, e poi la
maniera
del
misurarla
. E per
appartarla
,
piglieremo
una
materia
continua
, le cui
parti
manchino
di ogni altra
resistenza
alla
separazione
fuor
che di quella del
vacuo
, quale a lungo è
stato
dimostrato
in certo
trattato
del nostro
Accademico
esser l'
acqua
: talché, qualunque
volta
si
disponesse
un
cilindro
d'
acqua
, e che,
attratto
, si
sentisse
resistenza
allo
staccamento
delle sue
parti
, questo da altra
cagione
che dalla
repugnanza
al
vacuo
non potrebbe
riconoscersi
. Per far poi una tale
esperienza
mi son
immaginato
un
artifizio
, il quale con l'
aiuto
di un poco di
disegno
,
meglio
che con
semplici
parole
, potrò
dichiarare
.
Figuro
, questo
CABD
essere
il
profilo
di un
cilindro
di
metallo
o di
vetro
, che sarebbe
meglio
,
voto
dentro, ma
giustissimamente
tornito
, nel cui
concavo
entri
con
esquisitissimo
contatto
un
cilindro
di
legno
, il cui
profilo
noto
EGHF
, il qual
cilindro
si possa
spignere
in su e 'n
giù
; e questo voglio che sia
bucato
nel
mezzo
, sì che vi
passi
un
filo
di
ferro
,
oncinato
nell'
estremità
K
, e l'altro
capo
I
vadia
ingrossandosi
in
forma
di
cono
o
turbine
, facendo che il
foro
fatto
nel
legno
sia nella
parte
di sopra esso ancora
incavato
in
forma
di
conica
superficie
,
aggiustata
puntualmente
per
ricevere
la
conica
estremità
I del
ferro
IK
, qualunque
volta
si
tiri
giù
dalla
parte
K
.
Inserto
il
legno
, o
vogliamolo
chiamar
zaffo
, EH nel
cavo
cilindro
AD, non voglio ch'
arrivi
sino alla
superior
superficie
di esso
cilindro
, ma che
resti
lontano
due o tre
dita
; e tale
spazio
deve
esser
ripieno
di
acqua
, la quale vi si
metterà
tenendo
il
vaso
con la
bocca
CD
all'in su e
calcandovi
sopra il
zaffo
EH, col
tenere
il
turbine
I
remoto
alquanto dal
cavo
del
legno
per
lasciar
l'
esito
all'
aria
, che nel
calcare
il
zaffo
se n'
uscirà
per il
foro
del
legno
, che perciò si fa alquanto più
largo
della
grossezza
dell'
asticciuola
di
ferro
IK
.
Dato
l'
esito
all'
aria
e
ritirato
il
ferro
, che ben
suggelli
su '
legno
col suo
turbine
I, si
rivolterà
il
vaso
tutto con la
bocca
all'in
giù
, ed
attaccando
all'
oncino
K
un
recipiente
da
mettervi
dentro
rena
o altra
materia
grave
, si
caricherà
tanto, che finalmente la
superior
superficie
EF
del
zaffo
si
staccherà
dall'
inferiore
dell'
acqua
, alla quale niente altro la
teneva
congiunta
che la
repugnanza
del
vacuo
;
pesando
poi il
zaffo
col
ferro
col
recipiente
e con ciò che vi sarà dentro,
aremo
la
quantità
della
forza
del
vacuo
: e se,
attaccato
a un
cilindro
di
marmo
o di
cristallo
,
grosso
quanto il
cilindro
dell'
acqua
,
peso
tale che,
insieme
col
peso
proprio dell'istesso
marmo
o
cristallo
,
pareggi
la
gravità
di tutte le
nominate
bagaglie
, ne
seguirà
la
rottura
, potremo senza verun
dubbio
affermare
, la
sola
ragion
del
vacuo
tener
le
parti
del
marmo
e
cristallo
congiunte
; ma non
bastando
, e che per
romperlo
bisogni
aggiugnervi
quattro
volte
altrettanto
peso
,
converrà
dire
, la
resistenza
del
vacuo
esser delle cinque
parti
una, e l'altra
quadrupla
di quella del
vacuo
.
SIMP
. Non si può
negare
che l'
invenzione
non sia
ingegnosa
, ma l'ho per
soggetta
a molte
difficoltà
, che me la
rendono
dubbia
: perché, chi ci
assicura
che l'
aria
non possa
penetrar
tra '
l
vetro
e '
l
zaffo
, ancorché si
circondi
bene
di
stoppa
o altra
materia
cedente
? e così,
acciò
che il
cono
I
saldi
bene
il
foro
, forse non
basterebbe
l'
ugnerlo
con
cera
o
trementina
. In oltre, perché non potrebbero le
parti
dell'
acqua
distrarsi
e
rarefarsi
? perché non
penetrare
aria
, o
esalazioni
, o altre
sustanze
più
sottili
, per le
porosità
del
legno
, o anche dell'istesso
vetro
?
SALV
. Molto
destramente
ci
muove
il
Sig.
Semplicio
le
difficoltà
, ed in
parte
ci
sumministra
i
rimedii
, quanto alla
penetrazion
dell'
aria
per il
legno
, o tra '
l
legno
e '
l
vetro
. Ma io, oltre di ciò,
noto
che potremo nell'istesso
tempo
accorgerci
, con
acquisto
di
nuove
cognizioni
, se le
promosse
difficoltà
aranno
luogo
.
Imperò
che, se l'
acqua
sarà per
natura
, se ben con
violenza
,
distraibile
, come
accade
nell'
aria
, si
vedrà
il
zaffo
calare
; e se faremo nella
parte
superiore
del
vetro
un poco di
ombelico
prominente
, come questo V,
penetrando
, per la
sustanza
o
porosità
del
vetro
o del
legno
,
aria
o altra più
tenue
e
spiritosa
materia
, si
vedrà
radunare
(
cedendogli
l'
acqua
) nell'
eminenza
V: le quali
cose
quando non si
scorgano
, verremo
assicurati
, l'
esperienza
esser con le
debite
cautele
stata
tentata
; e
conosceremo
, l'
acqua
non esser
distraibile
, né il
vetro
esser
permeabile
da veruna
materia
, benché
sottilissima
.
SAGR
. Ed io mercé di questi
discorsi
ritrovo
la
causa
di un
effetto
che lungo
tempo
m'ha
tenuto
la
mente
ingombrata
di
maraviglia
e
vota
d'
intelligenza
.
Osservai
già una
citerna
, nella quale, per
trarne
l'
acqua
, fu fatta fare una
tromba
, da chi forse
credeva
, ma
vanamente
, di
poterne
cavar
con
minor
fatica
l'
istessa
o maggior
quantità
che con le
secchie
ordinarie
; ed ha questa
tromba
il suo
stantuffo
e
animella
su
alta
, sì che l'
acqua
si fa
salire
per
attrazzione
, e non per
impulso
, come fanno le
trombe
che hanno l'
ordigno
da
basso
. Questa, sin che nella
citerna
vi è
acqua
sino ad una
determinata
altezza
, la
tira
abbondantemente
; ma quando l'
acqua
abbassa
oltre a un
determinato
segno
, la
tromba
non
lavora
più. Io
credetti
, la prima
volta
che
osservai
tale
accidente
, che l'
ordigno
fusse
guasto
; e
trovato
il
maestro
acciò
lo
raccomodasse
, mi
disse
che non vi
era
altrimente
difetto
alcuno,
fuor
che nell'
acqua
, la quale, essendosi
abbassata
troppo, non
pativa
d'esser
alzata
a tanta
altezza
; e mi
soggiunse
, né con
trombe
, né con altra
machina
che
sollevi
l'
acqua
per
attrazzione
, esser
possibile
farla
montare
un
capello
più di
diciotto
braccia
: e siano le
trombe
larghe
o
strette
, questa è la
misura
dell'
altezza
limitatissima
. Ed io sin
ora
sono
stato
così poco
accorto
, che,
intendendo
che una
corda
, una
mazza
di
legno
e una
verga
di
ferro
, si può tanto e tanto
allungare
che finalmente il suo proprio
peso
la
strappi
,
tenendola
attaccata
in
alto
, non mi è
sovvenuto
che l'istesso, molto più
agevolmente
,
accaderà
di una
corda
o
verga
di
acqua
. E che altro è quello che si
attrae
nella
tromba
, che un
cilindro
di
acqua
, il quale, avendo la sua
attaccatura
di sopra,
allungato
più e più, finalmente
arriva
a quel
termine
oltre al quale,
tirato
dal suo già
fatto
soverchio
peso
, non
altrimente
che se
fusse
una
corda
, si
strappa
?
SALV
. Così
puntualmente
cammina
il
negozio
; e perché la medesima
altezza
delle
diciotto
braccia
è il
prefisso
termine
dell'
altezza
alla quale
qualsivoglia
quantità
d'
acqua
, siano cioè le
trombe
larghissime
o
strette
o
strettissime
quanto un
fil
di
paglia
, può
sostentarsi
, tutta
volta
che noi
peseremo
l'
acqua
contenuta
in
diciotto
braccia
di
cannone
, sia
largo
o
stretto
,
aremo
il
valore
della
resistenza
del
vacuo
ne i
cilindri
di
qualsivoglia
materia
solida
,
grossi
quanto sono i
concavi
de i
cannoni
proposti
. E già che
aviamo
detto
tanto,
mostriamo
come di tutti i
metalli
,
pietre
,
legni
,
vetri
, etc., si può
facilmente
ritrovare
sino a quanta
lunghezza
si
potrebbono
allungare
cilindri
,
fili
o
verghe
di
qualsivoglia
grossezza
, oltre alla quale,
gravati
dal proprio
peso
, più non
potrebber
reggersi
, ma si
strapperebbero
.
Piglisi
, per
esempio
, un
fil
di
rame
di
qualsivoglia
grossezza
e
lunghezza
, e
fermato
un de' suoi
capi
ad
alto
, si
vadia
aggiungendo
all'altro maggior e maggior
peso
, sì che finalmente si
strappi
; e sia il
peso
massimo
che potesse
sostenere
,
v.
g.
,
cinquanta
libbre
: è
manifesto
che
cinquanta
libbre
di
rame
, oltre al proprio
peso
, che sia, per
esempio
, un
ottavo
d'
oncia
,
tirato
in
filo
di tal
grossezza
, sarebbe la
lunghezza
massima
del
filo
che se stesso potesse
reggere
.
Misurisi
poi quanto
era
lungo il
filo
che si
strappò
, e sia,
v.
g.
, un
braccio
: e perché
pesò
un
ottavo
d'
oncia
, e
resse
se stesso e
cinquanta
libbre
appresso, che sono
ottavi
d'
oncia
quattro mila
ottocento
,
diremo
, tutti i
fili
di
rame
, qualunque si sia la loro
grossezza
, potersi
reggere
sino alla
lunghezza
di quattro mila
ottocento
un
braccio
, e non più. E così, una
verga
di
rame
potendo
reggersi
sino alla
lunghezza
di quattro mila
ottocento
un
braccio
, la
resistenza
che ella
trova
dependente
dal
vacuo
,
rispetto
al
restante
, è tanta, quanto
importa
il
peso
d'una
verga
d'
acqua
lunga
braccia
diciotto
e
grossa
quanto quella stessa di
rame
; e
trovandosi
,
v.
g.
, il
rame
esser nove
volte
più
grave
dell'
acqua
, di qualunque
verga
di
rame
la
resistenza
allo
strapparsi
,
dependente
dalla
ragion
del
vacuo
,
importa
quanto è il
peso
di due
braccia
dell'
istessa
verga
. E con
simil
discorso
ed
operazione
si potranno
trovare
le
lunghezze
delle
fila
o
verghe
di tutte le
materie
solide
ridotte
alla
massima
che
sostener
si possa, ed
insieme
qual
parte
abbia il
vacuo
della loro
resistenza
.
SAGR
.
Resta
ora
che ci
dichiate
in qual cosa
consista
il
resto
della
resistenza
, cioè qual sia il
glutine
o
visco
che
ritien
attaccate
le
parti
del
solido
, oltre a quello che
deriva
dal
vacuo
: perché io non
saprei
imaginarmi
qual colla sia quella che non possa esser
arsa
e
consumata
dentro una
ardentissima
fornace
in due, tre e quattro
mesi
, né in dieci o in cento; dove stando tanto
tempo
argento
oro
e
vetro
liquefatti
,
cavati
, poi
tornano
le
parti
loro, nel
freddarsi
, a
riunirsi
e
rattaccarsi
come prima. Oltre che, la medesima
difficoltà
che ho nell'
attaccamento
delle
parti
del
vetro
, l'
arò
io nelle
parti
della colla, cioè che cosa sia quella che le
tiene
così
saldamente
congiunte
.
SALV
. Pur poco fa vi
dissi
che '
l
vostro
demonio
vi
assisteva
. Sono io ancora nelle medesime
angustie
; ed ancor io,
toccando
con
mano
come la
repugnanza
al
vacuo
è
indubitabilmente
quella che non
permette
, se non con gran
violenza
, la
separazione
delle due
lastre
, e più delle due gran
parti
della
colonna
di
marmo
o di
bronzo
, non
so
vedere
come non abbia ad aver
luogo
ed esser
parimente
cagione
della
coerenza
delle
parti
minori
e sino delle
minime
ultime
delle medesime
materie
: ed essendo che d'un
effetto
una
sola
è la
vera
e
potissima
causa
, mentre io non
trovo
altro
glutine
, perché non
debbo
tentar
di
vedere
se questo del
vacuo
, che si
trova
, può
bastarci
?
SIMP
. Se di già voi avete
dimostrato
, la
resistenza
del gran
vacuo
, nel
separarsi
le due gran
parti
di un
solido
, esser
piccolissima
in
comparazion
di quella che
tien
congiunte
le
particole
minime
, come non volete
tener
più che per certo, questa esser
diversissima
da quella?
SALV
. A questo
rispose
il
Sig.
Sagredo
, che pur si
pagavano
tutti i
particolari
soldati
con
danari
raccolti
da
imposizioni
generali
di
soldi
e di
quattrini
, se
bene
un
million
d'
oro
non
bastava
a
pagar
tutto l'
esercito
. E chi
sa
che altri
minutissimi
vacui
non
lavorino
per le
minutissime
particole
, sì che per tutto sia dell'
istessa
moneta
quello con che si
tengono
tutte le
parti
congiunte
? Io vi
dirò
quello che tal
ora
mi è
passato
per l'
imaginazione
, e ve lo
do
non come
verità
risoluta
, ma come una qual si sia
fantasia
,
piena
anco d'
indigestioni
,
sottoponendola
a più
alte
contemplazioni
:
cavatene
se nulla vi è che vi
gusti
; il
resto
giudicatelo
come più vi
pare
. Nel
considerar
tal
volta
come,
andando
il
fuoco
serpendo
tra le
minime
particole
di questo e di quel
metallo
, che tanto
saldamente
si
trovano
congiunte
, finalmente le
separa
e
disunisce
; e come poi,
partendosi
il
fuoco
,
tornano
con la medesima
tenacità
di prima a
ricongiugnersi
, senza
diminuirsi
punto
la
quantità
nell'
oro
, e pochissimo in altri
metalli
, anco per lungo
tempo
che
restino
distrutti
;
pensai
che ciò potesse
accadere
perché le
sottilissime
particole
del
fuoco
,
penetrando
per gli
angusti
pori
del
metallo
(tra i quali, per la loro
strettezza
, non potessero
passare
i
minimi
dell'
aria
né di molti altri
fluidi
), col
riempiere
i
minimi
vacui
tra esse
fraposti
liberassero
le
minime
particole
di quello dalla
violenza
con la quale i medesimi
vacui
l'una contro l'altra
attraggono
,
proibendogli
la
separazione
; e così,
potendosi
liberamente
muovere
, la lor
massa
ne
divenisse
fluida
, e tale
restasse
sin che gl'
ignicoli
tra esse
dimorassero
;
partendosi
poi quelli e
lasciando
i
pristini
vacui
,
tornasse
la lor
solita
attrazzione
, ed in
consequenza
l'
attaccamento
delle
parti
. Ed all'
istanza
del
Sig.
Simplicio
parmi
che si possa
rispondere
, che se
bene
tali
vacui
sarebber
piccolissimi
, ed in
consequenza
ciascheduno
facile
ad esser
superato
, tuttavia l'
innumerabile
moltitudine
innumerabilmente
(per così
dire
)
multiplica
le
resistenze
: e quale e quanta sia la
forza
che da
numero
immenso
di
debolissimi
momenti
insieme
congiunti
risulta
,
porgacene
evidentissimo
argomento
il
veder
noi un
peso
di
milioni
di
libbre
,
sostenuto
da
canapi
grossissimi
,
cedere
e finalmente
lasciarsi
vincere
e
sollevare
dall'
assalto
de gl'
innumerabili
atomi
di
acqua
, li quali, o
spinti
dall'
austro
, o pur che,
distesi
in
tenuissima
nebbia
, si
vadano
movendo
per l'
aria
,
vanno
a
cacciarsi
tra
fibra
e
fibra
de i
canapi
tiratissimi
, né può l'
immensa
forza
del
pendente
peso
vietargli
l'
entrata
; sì che,
penetrando
per gli
angusti
meati
,
ingrossano
le
corde
e per
consequenza
le
scorciano
, onde la
mole
gravissima
a
forza
vien
sollevata
.
SAGR
. Ei non è
dubbio
alcuno che mentre una
resistenza
non sia
infinita
, può dalla
moltitudine
di
minimissime
forze
esser
superata
, sì che anco un
numero
di
formiche
stracicherebbe
per
terra
una
nave
carica
di
grano
; perché il
senso
ci
mostra
cotidianamente
che una
formica
destramente
porta
un
granello
, e
chiara
cosa è che nella
nave
non sono
infiniti
granelli
, ma
compresi
dentro a qualche
numero
, del quale se ne può
prendere
un altro quattro e sei
volte
maggiore, al quale se se ne
prenderà
un altro di
formiche
eguale
, e si
porranno
in
opera
,
condurranno
per
terra
il
grano
e la
nave
ancora. È ben
vero
che
bisognerà
che il
numero
sia
grande
, come anco, per mio
parere
, quello de i
vacui
che
tengono
attaccati
i
minimi
del
metallo
.
SALV
. Ma quando
bisognasse
che
fussero
anche
infiniti
, l'avete voi forse per
impossibile
?
SAGR
. No, quando quel
metallo
fusse
una
mole
infinita
: altrimenti...
SALV
. Altrimenti che?
Orsù
, già che si è
messo
mano
a i
paradossi
,
veggiamo
se in qualche
maniera
si potesse
dimostrare
, come in una
continua
estensione
finita
non
repugni
il potersi
ritrovar
infiniti
vacui
; e nell'istesso
tempo
ci verrà, se non altro, almeno
arrecata
una
soluzione
del più
ammirabil
problema
che sia da
Aristotele
messo
tra quelli che esso medesimo
addimanda
ammirandi
,
dico
tra le
questioni
mecaniche
; e la
soluzione
potrebbe esser per
avventura
non meno
esplicante
e
concludente
di quella che egli medesimo ne
arreca
, e
diversa
anco da quello che molto
acutamente
vi
considera
il
dottissimo
Monsig
. di
Guevara
. Ma bisogna prima
dichiarare
una
proposizione
non
toccata
da altri, dalla quale
depende
lo
scioglimento
della
questione
, che poi, s'io non m'
inganno
, si
tira
dietro altre
notizie
nuove
ed
ammirande
: per
intelligenza
di che,
accuratamente
descriveremo
la
figura
. Però
intendiamo
un
poligono
equilatero
ed
equiangolo
, di quanti
lati
esser si
voglia
,
descritto
intorno a questo
centro
G
, e sia per
ora
un
esagono
ABCDEF
;
simile
al quale, e ad esso
concentrico
, ne
descriveremo
un altro
minore
, quale
noteremo
HIKLMN
: e del maggiore si
prolunghi
un
lato
AB
indeterminatamente
verso
S
, e del
minore
il
rispondente
lato
HI
sia verso la medesima
parte
similmente
prodotto
,
segnando
la
linea
HT
parallela
all'
AS
, e per il
centro
passi
l'altra, alle medesime
equidistante
,
GV
.
Fatto
questo,
intendiamo
il maggior
poligono
rivolgersi
sopra la
linea
AS
,
portando
seco l'altro
poligono
minore
. È
chiaro
che, stando
fisso
il
punto
B
,
termine
del
lato
AB, mentre si
comincia
la
revoluzione
, l'
angolo
A si
solleverà
, e '
l
punto
C
s'
abbasserà
descrivendo
l'
arco
CQ
, sì che il
lato
BC
si
adatti
alla
linea
a se stesso
eguale
BQ
: ma in tal
conversione
l'
angolo
I del
minor
poligono
si
eleverà
sopra la
linea
IT, per esser la
IB
obliqua
sopra l'
AS
, né prima
tornerà
il
punto
I su la
parallela
IT, se non quando il
punto
C
sarà
pervenuto
in
Q
; allora l'I sarà
caduto
in O, dopo aver
descritto
l'
arco
IO fuori della
linea
HT
, ed allora il
lato
IK
sarà
passato
in
OP
: ma il
centro
G
tra tanto sempre
averà
caminato
fuori della
linea
GV
, su la quale non sarà
tornato
se non dopo aver
descritto
l'
arco
GC
.
Fatto
questo
primo
passo
, il
poligono
maggiore sarà
trasferito
a
posare
co
'
l
lato
BC
su la
linea
BQ
, il
lato
IK
del
minore
sopra la
linea
OP
, avendo
saltato
tutta la
parte
IO senza
toccarla
, e '
l
centro
G
pervenuto
in
C
, facendo tutto il suo
corso
fuori della
parallela
GV
, e finalmente tutta la
figura
si sarà
rimessa
in un
posto
simile
al
primo
: sì che
continuandosi
la
revoluzione
e venendo al
secondo
passo
, il
lato
del maggior
poligono
CD
si
adatterà
alla
parte
QX
, il
KL
del
minore
(avendo prima
saltato
l'
arco
PY
)
caderà
in
YZ
, ed il
centro
,
procedendo
sempre fuori della
GV
, in essa
caderà
solamente in
R
, dopo il gran
salto
CR
: ed in
ultimo
,
finita
una
intera
conversione
, il maggior
poligono
avrà
calcate
sopra la sua
AS
sei
linee
eguali
al suo
perimetro
, senza veruna
interposizione
; il
poligono
minore
arà
parimente
impresse
sei
linee
eguali
all'
ambito
suo, ma
discontinuate
dall'
interposizione
de' cinque
archi
, sotto i quali
restano
le
corde
,
parti
della
parallela
HT
, non
tocche
dal
poligono
; e finalmente il
centro
G
non è
convenuto
mai con la
parallela
GV
, salvo che in sei
punti
. Di qui potete
comprendere
come lo
spazio
passato
dal
minor
poligono
è quasi
eguale
al
passato
del maggiore, cioè la
linea
HT
alla
AS
, della quale è solamente
minore
quanto è la
corda
d'uno di questi
archi
,
intendendo
però la
linea
HT
insieme
con li
spazii
de i cinque
archi
.
Ora
questo, che vi ho
esposto
e
dichiarato
nell'
esempio
di questi
essagoni
, vorrei che
intendeste
accadere
di tutti gli altri
poligoni
, di quanti
lati
esser si
voglino
, purché siano
simili
,
concentrici
e
congiunti
, e che alla
conversion
del maggiore s'
intenda
rigirarsi
anco l'altro, quanto si
voglia
minore
; che
intendeste
,
dico
, le
linee
da essi
passate
esser
prossimamente
eguali
,
computando
nello
spazio
passato
dal
minore
gl'
intervalli
sotto gli
archetti
, non
tocchi
da
parte
veruna del
perimetro
di esso
minor
poligono
.
Passa
dunque il gran
poligono
di mille
lati
, e
misura
consequentemente
, una
linea
retta
eguale
al suo
ambito
; e nell'istesso
tempo
il
piccolo
passa
una
prossimamente
egual
linea
, ma
interrottamente
composta
di mille
particelle
eguali
a i suoi mille
lati
con l'
interposizione
di mille
spazii
vacui
, che tali possiamo
chiamargli
in
relazione
alle mille
lineette
toccate
da i
lati
del
poligono
: ed il
detto
sin qui non ha veruna
difficoltà
o
dubitazione
. Ma
ditemi
: se intorno a un
centro
, qual sia,
v.
g.
, questo
punto
A, noi
descriveremo
due
cerchi
concentrici
ed
insieme
uniti
, e che da i
punti
C
,
B
de i lor
semidiametri
siano
tirate
le
tangenti
CE,
BF
, e ad esse per il
centro
A la
parallela
AD,
intendendo
girato
il
cerchio
maggiore sopra la
linea
BF
(
posta
eguale
alla di lui
circonferenza
, come
parimente
le altre due CE, AD),
compita
che abbia una
revoluzione
, che
averà
fatto
il
minor
cerchio
, e che il
centro
? Questo
sicuramente
averà
scorsa
e
toccata
tutta la
linea
AD, e la
circonferenza
di quello
averà
con li suoi
toccamenti
misurata
tutta la CE, facendo l'istesso che fecero i
poligoni
di sopra: in questo solamente
differenti
, che la
linea
HT
non fu
tocca
in tutte le sue
parti
del
perimetro
del
minor
poligono
, ma ne furon
lasciate
tante
intatte
, con l'
interposizione
de'
vacui
saltati
, quante furon le
parti
tocche
da i
lati
; ma qui ne i
cerchi
mai non si
separa
la
circonferenza
del
minor
cerchio
della
linea
CE, sì che alcuna sua
parte
non venga
tocca
, né mai quello che
tocca
della
circonferenza
è
manco
del
toccato
nella
retta
. Or come dunque può senza
salti
scorrere
il
cerchio
minore
una
linea
tanto maggiore della sua
circonferenza
?
SAGR
.
Andava
pensando
se si potesse
dire
, che sì come il
centro
del
cerchio
, esso solo,
stracicato
copra
AD, la
tocca
tutta, essendo anco un
punto
solo, così potessero i
punti
della
circonferenza
minore
,
tirati
dal
moto
della maggiore,
andare
strascicandosi
per qualche
particella
della
linea
CE.
SALV
. Questo non può
essere
, per due
ragioni
. Prima, perché non sarebbe maggior
ragione
che alcuno de i
toccamenti
simili
al
C
andassero
stracicando
per qualche
parte
della
linea
CE, ed altri no; e quando questo
fusse
, essendo tali
toccamenti
(perché son
punti
)
infiniti
, gli
strascichi
sopra la CE sarebbero
infiniti
, ed essendo quanti,
farebbero
una
linea
infinita
; ma la CE è
finita
. L'altra
ragione
è, che
mutando
il
cerchio
grande
, nella sua
conversione
,
continuamente
contatto
, non può non
mutarlo
parimente
il
minor
cerchio
, non si potendo da altro
punto
che dal
punto
B
tirare
una
linea
retta
sino al
centro
A e che
passasse
per il
punto
C
; sì che
mutando
contatto
la
circonferenza
grande
, lo
muta
ancora la
piccola
, né
punto
alcuno della
piccola
tocca
più d'un
punto
della sua
retta
CE. Oltre che, anco nella
conversione
de i
poligoni
nissun
punto
del
perimetro
del
minore
si
adattava
a più d'un
punto
della
linea
che dal medesimo
perimetro
veniva
misurata
; come si può
facilmente
intendere
considerando
la
linea
IK
esser
parallela
alla
BC
, onde sin che la
BC
non si
schiaccia
sopra la
BQ
, la
IK
resta
sollevata
sopra la
IP
, né prima la
calca
se non nel medesimo
instante
che la
BC
si
unisce
con la
BQ
, ed allora tutta
insieme
la
IK
si
unisce
con la
OP
, e poi
immediatamente
se gli
eleva
sopra.
SAGR
. Il
negozio
è
veramente
molto
intrigato
, né a me
sovviene
scioglimento
alcuno: però
diteci
quello che a voi
sovviene
.
SALV
. Io
ricorrerei
alla
considerazione
de i
poligoni
sopra
considerati
, l'
effetto
de i quali è
intelligibile
e di già
compreso
: e
direi
, che sì come ne i
poligoni
di cento mila
lati
alla
linea
passata
e
misurata
dal
perimetro
del maggiore, cioè da i cento mila suoi
lati
continuamente
distesi
, è
eguale
la
misurata
da i cento mila
lati
del
minore
, ma con l'
interposizione
di cento mila
spazii
vacui
traposti
; così
direi
, ne i
cerchi
(che son
poligoni
di
lati
infiniti
) la
linea
passata
da gl'
infiniti
lati
del
cerchio
grande
,
continuamente
disposti
, esser
pareggiata
in
lunghezza
dalla
linea
passata
da gl'
infiniti
lati
del
minore
, ma da questi con l'
interposizion
d'altrettanti
vacui
tra essi; e sì come i
lati
non son quanti, ma
bene
infiniti
, così gl'
interposti
vacui
non son quanti, ma
infiniti
: quelli, cioè,
infiniti
punti
tutti
pieni
; e questi,
infiniti
punti
parte
pieni
e
parte
vacui
. E qui voglio che
notiate
, come
risolvendo
e
dividendo
una
linea
in
parti
quante, e per
consequenza
numerate
, non è
possibile
disporle
in una
estensione
maggiore di quella che
occupavan
mentre stavano
continuate
e
congiunte
senza l'
interposizione
d'altrettanti
spazii
vacui
; ma
imaginandola
risoluta
in
parti
non quante, cioè ne' suoi
infiniti
indivisibili
, la possiamo
concepire
distratta
in
immenso
senza l'
interposizione
di
spazii
quanti
vacui
, ma sì
bene
d'
infiniti
indivisibili
vacui
. E questo, che si dice delle
semplici
linee
, s'
intenderà
detto
delle
superficie
e de'
corpi
solidi
,
considerandogli
composti
di
infiniti
atomi
non quanti: che mentre gli vorremo
dividere
in
parti
quante, non è
dubbio
che non potremo
disporle
in
spazii
più
ampli
del
primo
occupato
dal
solido
se non con l'
interposizione
di
spazii
quanti
vacui
,
vacui
,
dico
, almeno della
materia
del
solido
; ma se
intenderemo
l'
altissima
ed
ultima
resoluzione
fatta ne i
primi
componenti
non quanti ed
infiniti
potremo
concepire
tali
componenti
distratti
in
spazio
immenso
senza l'
interposizione
di
spazii
quanti
vacui
, ma solamente di
vacui
infiniti
non quanti: ed in questa
guisa
non
repugna
distrarsi
,
v.
g.
, un
piccolo
globetto
d'
oro
in uno
spazio
grandissimo
senza
ammettere
spazii
quanti
vacui
; tutta
volta
però che
ammettiamo
, l'
oro
esser
composto
di
infiniti
indivisibili
.
SIMP
.
Parmi
che voi
caminiate
alla
via
di quei
vacui
disseminati
di certo
filosofo
antico
.
SALV
. Ma però voi non
soggiugnete
"il quale
negava
la
Providenza
divina
", come in certo
simil
proposito
, assai poco a
proposito
,
soggiunse
un tale
antagonista
del nostro
Accademico
.
SIMP
.
Veddi
bene
, e non senza
stomaco
, il
livore
del
mal
affetto
contradittore
: ma io non solamente per
termine
di
buona
creanza
non
toccherei
simili
tasti
, ma perché
so
quanto sono
discordi
dalla
mente
ben
temperata
e
bene
organizzata
di
V.
S., non solo
religiosa
e
pia
, ma
cattolica
e
santa
. Ma
ritornando
su '
l
proposito
, molte
difficoltà
sento
nascermi
da gli
auti
discorsi
, dalle quali
veramente
io non
saprei
liberarmi
. E per una mi si
para
avanti questa, che se le
circonferenze
de i due
cerchi
sono
eguali
alle due
rette
CE,
BF
, questa
continuamente
presa
, e quella con l'
interposizione
d'
infiniti
punti
vacui
, l'AD
descritta
dal
centro
, che è un
punto
solo, in qual
maniera
si potrà
chiamare
ad esso
eguale
,
contenendone
infiniti
? In oltre, quel
comporre
la
linea
di
punti
, il
divisibile
di
indivisibili
, il quanto di non quanti, mi
paiono
scogli
assai
duri
da
passargli
e l'istesso
dover
ammettere
il
vacuo
, tanto
concludentemente
reprovato
da
Aristotele
, non
manca
delle medesime
difficoltà
.
SALV
. Ci sono
veramente
coteste, e dell'altre: ma
ricordiamoci
che siamo tra gl'
infiniti
e gl'
indivisibili
, quelli
incomprensibili
dal nostro
intelletto
finito
per la lor
grandezza
, e questi per la lor
piccolezza
. Con tutto ciò
veggiamo
che l'
umano
discorso
non vuol
rimanersi
dall'
aggirarsegli
attorno
; dal che
pigliando
io ancora qualche
libertà
,
produrrei
alcuna mia
fantasticheria
, se non
concludente
necessariamente
, almeno, per la
novità
,
apportatrice
di qualche
maraviglia
. Ma forse il
divertir
tanto
lungamente
dal
cominciato
cammino
potrebbe
parervi
importuno
, e però poco
grato
.
SAGR
. Di
grazia
,
godiamo
del
benefizio
e
privilegio
che s'ha dal
parlar
con i
vivi
e tra gli
amici
, e più di
cose
arbitrarie
e non
necessarie
,
differente
dal
trattar
co
' i
libri
morti
, li quali ti
eccitano
mille
dubbi
e
nissuno
te ne
risolvono
.
Fateci
dunque
partecipi
di quelle
considerazioni
che il
corso
de i nostri
ragionamenti
vi
suggerisce
, ché non ci
mancherà
tempo
, mercé dell'esser noi
disobbligati
da
funzioni
necessarie
, di
continuar
e
risolvere
l'altre
materie
intraprese
; ed in
particolare
i
dubbii
toccati
dal
Sig.
Simplicio
non si
trapassino
in tutti i
modi
.
SALV
. Così si
faccia
, poiché tale è il vostro
gusto
: e
cominciando
dal
primo
, che fu come si possa mai
capire
che un
sol
punto
sia
eguale
ad una
linea
,
vedendo
di non ci poter far altro per
ora
,
procurerò
di
quietare
o almeno
temperare
una
improbabilità
con un'altra
simile
o maggiore, come talvolta una
maraviglia
si
attutisce
con un
miracolo
. E questo sarà col
mostrarvi
, due
superficie
eguali
, ed
insieme
due
corpi
pur
eguali
e sopra le medesime
dette
superficie
, come
basi
loro,
collocati
,
andarsi
continuamente
ed
egualmente
, e queste e quelli, nel medesimo
tempo
diminuendo
,
restando
sempre tra di loro
eguali
i loro
residui
, e finalmente
andare
, sì le
superficie
come i
solidi
, a
terminare
le lor
perpetue
egualità
precedenti
, l'uno de i
solidi
con l'una delle
superficie
in una
lunghissima
linea
, e l'altro
solido
con l'altra
superficie
in un
sol
punto
, cioè, questi in un
sol
punto
, e quelli in
infiniti
.
SAGR
.
Ammirabil
proposta
veramente
mi
par
cotesta; però
sentiamone
l'
esplicazione
e la
dimostrazione
.
SALV
. È
necessario
farne la
figura
, perché la
prova
è
pura
geometrica
. Per tanto
intendasi
il
mezzo
cerchio
AFB
, il cui
centro
C
, ed intorno ad esso il
parallellogrammo
rettangolo
ADEB
, e dal
centro
a i
punti
D, E siano
tirate
le
rette
linee
CD
, CE;
figurandoci
poi il
semidiametro
CF
,
perpendicolare
a una delle due AB, DE,
immobile
,
intendiamo
intorno a quello
girarsi
tutta questa
figura
: è
manifesto
che dal
rettangolo
ADEB
verrà
descritto
un
cilindro
, dal
semicircolo
AFB
una
mezza
sfera
, e dal
triangolo
CDE
un
cono
.
Inteso
questo, voglio che ci
immaginiamo
esser
levato
via
l'
emisferio
,
lasciando
però il
cono
e quello che
rimarrà
del
cilindro
, il quale, dalla
figura
che
riterrà
simile
a una
scodella
,
chiameremo
pure
scodella
: della quale e del
cono
prima
dimostreremo
che sono
eguali
; e poi, un
piano
tirato
parallelo
al
cerchio
che è
base
della
scodella
, il cui
diametro
è la
linea
DE e
centro
F
,
dimostreremo
, tal
piano
, che
passasse
,
v.
g.
, per la
linea
GN
,
segando
la
scodella
ne i
punti
G
, I, O, N, ed il
cono
ne'
punti
H
,
L
,
tagliare
la
parte
del
cono
CHL
eguale
sempre alla
parte
della
scodella
, il cui
profilo
ci
rappresentano
i
triangoli
GAI
,
BON
; e di più si
proverà
, la
base
ancora del medesimo
cono
, cioè il
cerchio
il cui
diametro
HL
, esser
eguale
a quella
circolar
superficie
che è
base
della
parte
della
scodella
, che è come se
dicessimo
un
nastro
di
larghezza
quanta è la
linea
GI
(
notate
intanto che cosa sono le
definizioni
de i
matematici
, che sono una
imposizion
di
nomi
, o
vogliam
dire
abbreviazioni
di
parlare
,
ordinate
ed
introdotte
per
levar
lo
stento
tedioso
che voi ed io
sentiamo
di
presente
per non aver
convenuto
insieme
di
chiamar
,
v.
g.
, questa
superficie
,
nastro
circolare
, e quel
solido
acutissimo
della
scodella
rasoio
rotondo
): or comunque vi
piaccia
chiamargli
,
bastivi
intendere
che il
piano
prodotto
per
qualsivoglia
distanza
, pur che sia
parallelo
alla
base
, cioè al
cerchio
il cui
diametro
DE,
taglia
sempre i due
solidi
, cioè la
parte
del
cono
CHL
e la
superior
parte
della
scodella
,
eguali
tra di loro, e
parimente
le due
superficie
basi
di tali
solidi
, cioè il
detto
nastro
e '
l
cerchio
HL
, pur tra loro
eguali
. Del che ne
segue
la
maraviglia
accennata
: cioè, che se
intenderemo
il
segante
piano
successivamente
inalzato
verso la
linea
AB, sempre le
parti
de i
solidi
tagliate
sono
eguali
, come anco le
superficie
, che son
basi
loro, pur sempre sono
eguali
; e finalmente,
alzando
e
alzando
tanto li due
solidi
(sempre
eguali
) quanto le lor
basi
(
superficie
pur sempre
eguali
),
vanno
a
terminare
l'una
coppia
di loro in una
circonferenza
di un
cerchio
, e l'altra in un
sol
punto
, ché tali sono l'
orlo
supremo
della
scodella
e la
cuspide
del
cono
. Or mentre che nella
diminuzione
de i due
solidi
si
va
, sino all'
ultimo
,
mantenendo
sempre tra essi la
egualità
, ben
par
conveniente
il
dire
che gli
altissimi
ed
ultimi
termini
di tali
menomamenti
restino
tra di loro
eguali
, e non l'uno
infinitamente
maggior dell'altro:
par
dunque che la
circonferenza
di un
cerchio
immenso
possa
chiamarsi
eguale
a un
sol
punto
. E questo che
accade
ne i
solidi
,
accade
parimente
nelle
superficie
,
basi
loro, che esse ancora,
conservando
nella
comune
diminuzione
sempre la
egualità
,
vanno
in
fine
ad
incontrare
, nel
momento
della loro
ultima
diminuzione
, quella per suo
termine
la
circonferenza
di un
cerchio
, e questa un
sol
punto
; li quali perché non si
devon
chiamare
eguali
, se sono le
ultime
reliquie
e
vestigie
lasciate
da
grandezze
eguali
? E
notate
appresso, che quando ben
fussero
tali
vasi
capaci
de gl'
immensi
emisferii
celesti
, tanto gli
orli
loro
supremi
e le
punte
de i
contenuti
coni
,
servando
sempre tra loro l'
egualità
,
andrebbero
a
terminare
, quelli in
circonferenze
eguali
a quelle de i
cerchi
massimi
de gli
orbi
celesti
, e questi in
semplici
punti
. Onde,
conforme
a quello che tali
specolazioni
ne
persuadono
, anco tutte le
circonferenze
de'
cerchi
quanto si
voglia
diseguali
, posson
chiamarsi
tra loro
eguali
, e ciascheduna
eguale
a un
punto
solo.
SAGR
. La
specolazione
mi
par
tanto
gentile
e
peregrina
, che io, quando ben potessi, non me gli vorrei
opporre
, ché mi
parrebbe
un
mezzo
sacrilegio
lacerar
sì
bella
struttura
,
calpestandola
con qualche
pedantesco
affronto
: però per
intera
sodisfazione
recateci
pur la
prova
, che
dite
geometrica
, del
mantenersi
sempre l'
egualità
tra quei
solidi
e quelle
basi
loro, che
penso
che non possa esser se non molto
arguta
, essendo così
sottile
la
filosofica
meditazione
che da tal
conclusione
depende
.
SALV
. La
dimostrazione
è anco breve e
facile
.
Ripigliamo
la
segnata
figura
, nella quale, per esser l'
angolo
IPC
retto
, il
quadrato
del
semidiametro
IC
è
eguale
alli due
quadrati
de i
lati
IP
,
PC
: ma il
semidiametro
IC
è
eguale
alla AC, e questa alla
GP
, e la
CP
è
eguale
alla
PH
; adunque il
quadrato
della
linea
GP
è
eguale
alli due
quadrati
delle
IP
,
PH
e '
l
quadruplo
e i
quadrupli
, cioè il
quadrato
del
diametro
GN
è
eguale
alli due
quadrati
IO,
HL
: e perché i
cerchi
son tra loro come i
quadrati
de' lor
diametri
, il
cerchio
il cui
diametro
GN
sarà
eguale
alli due
cerchi
i cui
diametri
IO,
HL
, e
tolto
via
il
comune
cerchio
il cui
diametro
IO, il
residuo
del
cerchio
GN
sarà
eguale
al
cerchio
il cui
diametro
è
HL
. E questo è quanto alla prima
parte
: quanto poi all'altra
parte
,
lasceremo
per
ora
la
dimostrazione
, sì perché,
volendola
noi
vedere
, la
troveremo
nella
duodecima
proposizione
del
libro
secondo
De
centro
gravitatis
solidorum
posta
dal
Sig.
Luca
Valerio
,
nuovo
Archimede
dell'
età
nostra, il quale per un altro suo
proposito
se ne
servì
, sì perché nel
caso
nostro
basta
l'aver
veduto
come le
superficie
già
dichiarate
siano sempre
eguali
, e che,
diminuendosi
sempre
egualmente
,
vadano
a
terminare
l'una in un
sol
punto
e l'altra nella
circonferenza
d'un
cerchio
, maggiore anco di
qualsivoglia
grandissimo
, perché in questa
consequenza
sola
versa
la nostra
maraviglia
.
SAGR
.
Ingegnosa
la
dimostrazione
, quanto
mirabile
la
reflessione
fattavi
sopra. Or
sentiamo
qualche cosa circa l'altra
difficoltà
promossa
dal
Sig.
Simplicio
, se però avete alcuna
particolarità
da
dirvi
sopra, che
crederei
che non potesse
essere
, essendo una
controversia
stata tanto
esagitata
.
SALV
. Avrò qualche mio
pensiero
particolare
,
replicando
prima quel che poco fa
dissi
, cioè che l'
infinito
è per sé solo da noi
incomprensibile
, come anco gl'
indivisibili
; or
pensate
quel che saranno
congiunti
insieme
: e pur se vogliamo
compor
la
linea
di
punti
indivisibili
, bisogna fargli
infiniti
; e così
conviene
apprender
nel medesimo
tempo
l'
infinito
e l'
indivisibile
. Le
cose
che in più
volte
mi son
passate
per la
mente
in tal
proposito
, son molte,
parte
delle quali, e forse le più
considerabili
,
potrebb'
esser che, così
improvvisamente
, non mi
sovvenissero
; ma nel
progresso
del
ragionamento
potrà
accadere
che,
destando
io a voi, ed in
particolare
al
Sig.
Simplicio
,
obbiezzioni
e
difficoltà
, essi all'
incontro
mi facessero
ricordar
di quello che senza tale
eccitamento
restasse
dormendo
nella
fantasia
: e però con la
solita
libertà
sia
lecito
produrre
in
mezzo
i nostri
umani
capricci
, ché tali
meritamente
possiamo
nominargli
in
comparazione
delle
dottrine
sopranaturali
,
sole
vere
e
sicure
determinatrici
delle nostre
controversie
, e
scorte
inerranti
ne i nostri
oscuri
e
dubbii
sentieri
o più
tosto
labirinti
.
Tra le
prime
istanze
che si
sogliono
produrre
contro a quelli che
compongono
il
continuo
d'
indivisibili
,
suol
esser quella che uno
indivisibile
aggiunto
a un altro
indivisibile
non
produce
cosa
divisibile
, perché, se ciò
fusse
, ne
seguirebbe
che anco l'
indivisibile
fusse
divisibile
; perché quando due
indivisibili
, come, per
esempio
, due
punti
congiunti
facessero una
quantità
, qual sarebbe una
linea
divisibile
, molto più sarebbe tale una
composta
di tre, di cinque, di sette e di altre
moltitudini
dispari
; le quali
linee
essendo poi
segabili
in due
parti
eguali
,
rendon
segabile
quell'
indivisibile
che nel
mezzo
era
collocato
. In questa ed altre
obbiezzioni
di questo
genere
si
dà
sodisfazione
alla
parte
con
dirgli
, che non solamente due
indivisibili
, ma né dieci, né cento, né mille non
compongono
una
grandezza
divisibile
e quanta, ma sì
bene
infiniti
.
SIMP
. Qui
nasce
subito il
dubbio
, che mi
pare
insolubile
: ed è, che
sendo
noi
sicuri
trovarsi
linee
una maggior dell'altra, tutta
volta
che
amendue
contenghino
punti
infiniti
, bisogna
confessare
trovarsi
nel medesimo
genere
una cosa maggior dell'
infinito
, perché la
infinità
de i
punti
della
linea
maggiore
eccederà
l'
infinità
de i
punti
della
minore
.
Ora
questo
darsi
un
infinito
maggior dell'
infinito
mi
par
concetto
da non poter esser
capito
in verun modo.
SALV
. Queste son di quelle
difficoltà
che
derivano
dal
discorrer
che noi facciamo col nostro
intelletto
finito
intorno a gl'
infiniti
,
dandogli
quelli
attributi
che noi
diamo
alle
cose
finite
e
terminate
; il che
penso
che sia
inconveniente
, perché
stimo
che questi
attributi
di
maggioranza
,
minorità
ed
egualità
non
convenghino
a gl'
infiniti
, de i quali non si può
dire
, uno esser maggiore o
minore
o
eguale
all'altro. Per
prova
di che già mi
sovvenne
un sì
fatto
discorso
, il quale per più
chiara
esplicazione
proporrò
per
interrogazioni
al
Sig.
Simplicio
, che ha
mossa
la
difficoltà
.
Io
suppongo
che voi
benissimo
sappiate
quali sono i
numeri
quadrati
, e quali i non
quadrati
.
SIMP
.
So
benissimo
che il
numero
quadrato
è quello che
nasce
dalla
moltiplicazione
d'un altro
numero
in se medesimo: e così il quattro, il nove, etc., son
numeri
quadrati
,
nascendo
quello dal
dua
, e questo dal tre, in se medesimi
moltiplicati
.
SALV
.
Benissimo
: e
sapete
ancora, che sì come i
prodotti
si
dimandano
quadrati
, i
producenti
, cioè quelli che si
multiplicano
, si
chiamano
lati
o
radici
; gli altri poi, che non
nascono
da
numeri
multiplicati
in se stessi, non sono altrimenti
quadrati
. Onde se io
dirò
, i
numeri
tutti,
comprendendo
i
quadrati
e i non
quadrati
, esser più che i
quadrati
soli
,
dirò
proposizione
verissima
: non è così?
SIMP
. Non si può
dir
altrimenti.
SALV
.
Interrogando
io di poi, quanti siano i
numeri
quadrati
, si può con
verità
rispondere
, loro esser tanti quante sono le proprie
radici
,
avvenga
che ogni
quadrato
ha la sua
radice
, ogni
radice
il suo
quadrato
, né
quadrato
alcuno ha più d'una
sola
radice
, né
radice
alcuna più d'un
quadrato
solo.
SIMP
. Così sta.
SALV
. Ma se io
domanderò
, quante siano le
radici
, non si può
negare
che
elle
non siano quante tutti i
numeri
, poiché non vi è
numero
alcuno che non sia
radice
di qualche
quadrato
; e
stante
questo,
converrà
dire
che i
numeri
quadrati
siano quanti tutti i
numeri
, poiché tanti sono quante le lor
radici
, e
radici
son tutti i
numeri
: e pur da
principio
dicemmo
, tutti i
numeri
esser assai più che tutti i
quadrati
, essendo la maggior
parte
non
quadrati
. E pur tuttavia si
va
la
moltitudine
de i
quadrati
sempre con maggior
proporzione
diminuendo
, quanto a maggior
numeri
si
trapassa
; perché sino a cento vi sono dieci
quadrati
, che è quanto
dire
la
decima
parte
esser
quadrati
; in dieci mila solo la
centesima
parte
sono
quadrati
, in un
millione
solo la
millesima
: e pur nel
numero
infinito
, se
concepir
lo potessimo,
bisognerebbe
dire
, tanti
essere
i
quadrati
quanti tutti i
numeri
insieme
.
SAGR
. Che dunque si ha da
determinare
in questa
occasione
?
SALV
. Io non
veggo
che ad altra
decisione
si possa venire, che a
dire
,
infiniti
essere
tutti i
numeri
,
infiniti
i
quadrati
,
infinite
le loro
radici
, né la
moltitudine
de'
quadrati
esser
minore
di quella di tutti i
numeri
, né questa maggior di quella, ed in
ultima
conclusione
, gli
attributi
di
eguale
maggiore e
minore
non aver
luogo
ne gl'
infiniti
, ma solo nelle
quantità
terminate
. E però quando il
Sig.
Simplicio
mi
propone
più
linee
diseguali
, e mi
domanda
come possa
essere
che nelle maggiori non siano più
punti
che nelle
minori
, io gli
rispondo
che non ve ne sono né più né
manco
né altrettanti, ma in ciascheduna
infiniti
: o
veramente
se io gli
rispondessi
, i
punti
nell'una esser quanti sono i
numeri
quadrati
, in un'altra maggiore quanti tutti i
numeri
, in quella
piccolina
quanti sono i
numeri
cubi
, non potrei io avergli
dato
sodisfazione
col
porne
più in una che nell'altra, e
pure
in ciascheduna
infiniti
? E questo è quanto alla prima
difficoltà
.
SAGR
.
Fermate
in
grazia
, e
concedetemi
che io
aggiunga
al
detto
sin qui un
pensiero
, che pur
ora
mi
giugne
: e questo è, che,
stanti
le
cose
dette
sin qui,
parmi
che non solamente non si possa
dire
, un
infinito
esser maggiore d'un altro
infinito
, ma né anco che e' sia maggior d'un
finito
, perché se '
l
numero
infinito
fusse
maggiore,
v.
g.
, del
millione
, ne
seguirebbe
, che
passando
dal
millione
ad altri e ad altri
continuamente
maggiori, si
camminasse
verso l'
infinito
; il che non è: anzi, per l'
opposito
a quanto maggiori
numeri
facciamo
passaggio
, tanto più ci
discostiamo
dal
numero
infinito
; perché ne i
numeri
, quanto più si
pigliano
grandi
, sempre più e più
rari
sono i
numeri
quadrati
in esso
contenuti
; ma nel
numero
infinito
i
quadrati
non possono esser
manco
che tutti i
numeri
, come pur
ora
si è
concluso
; adunque l'
andar
verso
numeri
sempre maggiori e maggiori è un
discostarsi
dal
numero
infinito
.
SALV
. E così dal vostro
ingegnoso
discorso
si
conclude
, gli
attributi
di maggiore
minore
o
eguale
non aver
luogo
non solamente tra gl'
infiniti
, ma né anco tra gl'
infiniti
e i
finiti
.
Passo
ora
ad un'altra
considerazione
, ed è, che
stante
che la
linea
ed ogni
continuo
sian
divisibili
in sempre
divisibili
, non
veggo
come si possa
sfuggire
, la
composizione
essere
di
infiniti
indivisibili
, perché una
divisione
e
subdivisione
che si possa
proseguir
perpetuamente
,
suppone
che le
parti
siano
infinite
, perché
altramente
la
subdivisione
sarebbe
terminabile
; e l'esser le
parti
infinite
si
tira
in
consequenza
l'esser non quante, perché quanti
infiniti
fanno un'
estensione
infinita
: e così abbiamo il
continuo
composto
d'
infiniti
indivisibili
.
SIMP
. Ma se noi possiamo
proseguir
sempre la
divisione
in
parti
quante, che
necessità
abbiamo noi di
dover
, per tal
rispetto
,
introdur
le non quante?
SALV
. L'istesso poter
proseguir
perpetuamente
la
divisione
in
parti
quante,
induce
la
necessità
della
composizione
di
infiniti
non quanti.
Imperò
che, venendo più alle
strette
, io vi
domando
che
resolutamente
mi
diciate
, se le
parti
quante nel
continuo
, per vostro
credere
, son
finite
o
infinite
?
SIMP
. Io vi
rispondo
,
essere
infinite
e
finite
:
infinite
, in
potenza
; e
finite
, in
atto
:
infinite
in
potenza
, cioè innanzi alla
divisione
; ma
finite
in
atto
, cioè dopo che son
divise
; perché le
parti
non s'
intendono
attualmente
esser nel suo tutto, se non dopo esser
divise
o almeno
segnate
;
altramente
si
dicono
esservi in
potenza
.
SALV
. Sì che una
linea
lunga
,
v.
g.
,
venti
palmi
non si dice
contener
venti
linee
di un
palmo
l'una
attualmente
, se non dopo la
divisione
in
venti
parti
eguali
; ma per avanti si dice
contenerle
solamente in
potenza
. Or sia come vi
piace
; e
ditemi
se, fatta l'
attual
divisione
di tali
parti
, quel
primo
tutto
cresce
o
diminuisce
, o pur
resta
della medesima
grandezza
?
SIMP
. Non
cresce
, né
scema
.
SALV
. Così
credo
io ancora. Adunque le
parti
quante nel
continuo
, o vi siano in
atto
o vi siano in
potenza
, non fanno la sua
quantità
maggiore né
minore
: ma
chiara
cosa è, che
parti
quante
attualmente
contenute
nel lor tutto, se sono
infinite
, lo fanno di
grandezza
infinita
: adunque
parti
quante, benché in
potenza
solamente,
infinite
, non possono esser
contenute
se non in una
grandezza
infinita
; adunque nella
finita
parti
quante
infinite
, né in
atto
né in
potenza
possono esser
contenute
.
SAGR
. Come dunque potrà esser
vero
che il
continuo
possa
incessabilmente
dividersi
in
parti
capaci
sempre di
nuova
divisione
?
SALV
.
Par
che quella
distinzione
d'
atto
e di
potenza
vi
renda
fattibile
per un verso quel che per un altro sarebbe
impossibile
. Ma io
vedrò
d'
aggiustar
meglio
queste
partite
con fare un altro
computo
; ed al
quesito
che
domanda
se le
parti
quante nel
continuo
terminato
sian
finite
o
infinite
,
risponderò
tutto l'
opposto
di quel che
rispose
dianzi
il
Sig.
Simplicio
, cioè non esser né
finite
né
infinite
.
SIMP
. Ciò non
arei
saputo
mai
risponder
io, non
pensando
che si
trovasse
termine
alcuno
mezzano
tra '
l
finito
e l'
infinito
, sì che la
divisione
o
distinzione
che
pone
, una cosa o esser
finita
o
infinita
,
fusse
manchevole
e
difettosa
.
SALV
. A me
par
ch'ella sia. E
parlando
delle
quantità
discrete
,
parmi
che tra le
finite
e l'
infinite
ci sia un
terzo
medio
termine
, che è il
rispondere
ad ogni
segnato
numero
; sì che,
domandato
, nel
presente
proposito
, se le
parti
quante nel
continuo
siano
finite
o
infinite
, la più
congrua
risposta
sia il
dire
, non esser né
finite
né
infinite
, ma tante che
rispondono
ad ogni
segnato
numero
: per il che fare è
necessario
che
elle
non siano
comprese
dentro a un
limitato
numero
, perché non
risponderebbono
ad un maggiore; ma né anco è
necessario
che
elle
siano
infinite
, perché niuno
assegnato
numero
è
infinito
: e così ad
arbitrio
del
domandante
una
proposta
linea
gliela potremo
assegnare
segata
in cento
parti
quante, e in mille e in cento mila,
conforme
a qual
numero
più gli
piacerà
; ma
divisa
in
infinite
, questo non già.
Concedo
dunque a i
Signori
filosofi
che il
continuo
contiene
quante
parti
quante
piace
loro, e gli
ammetto
che le
contenga
in
atto
o in
potenza
, a lor
gusto
e
beneplacito
; ma gli
soggiungo
poi, che nel modo che in una
linea
di dieci
canne
si
contengono
dieci
linee
d'una
canna
l'una, e quaranta d'un
braccio
l'una, e
ottanta
di
mezzo
braccio
, etc., così
contiene
ella
punti
infiniti
:
chiamateli
poi in
atto
o in
potenza
, come più vi
piace
, ché io,
Sig.
Simplicio
, in questo
particolare
mi
rimetto
al vostro
arbitrio
e
giudizio
.
SIMP
. Io non posso non
laudare
il vostro
discorso
: ma ho gran
paura
che questa
parità
dell'esser
contenuti
i
punti
come le
parti
quante non
corra
con
intera
puntualità
, né che a voi sarà così
agevole
il
dividere
la
proposta
linea
in
infiniti
punti
, come a quei
filosofi
in dieci
canne
o in quaranta
braccia
: anzi ho per
impossibile
del tutto il
ridurr
'ad
effetto
tal
divisione
, sì che questa sarà una di quelle
potenze
che mai non si
riducono
in
atto
.
SALV
. L'esser una cosa
fattibile
se non con
fatica
o
diligenza
, o in gran
lunghezza
di
tempo
, non la
rende
impossibile
, perché
penso
che voi altresì non così
agevolmente
vi
sbrighereste
da una
divisione
da farsi d'una
linea
in mille
parti
, e molto meno
dovendo
dividerla
in
937
o altro gran
numero
primo
. Ma se questa, che voi per
avventura
stimate
divisione
impossibile
, io ve la
riducessi
a così
spedita
come se altri la
dovesse
segare
in quaranta, vi
contentereste
voi di
ammetterla
più
placidamente
nella nostra
conversazione
?
SIMP
. Io
gusto
del vostro
trattar
, come
fate
talora
con qualche
piacevolezza
; ed al
quesito
vi
rispondo
, che la
facilità
mi
parrebbe
grande
più che a
bastanza
, quando il
risolverla
in
punti
non
fusse
più
laborioso
che il
dividerla
in mille
parti
.
SALV
. Qui voglio
dirvi
cosa che forse vi farà
maravigliare
, in
proposito
del
volere
o poter
risolver
la
linea
ne' suoi
infiniti
tenendo
quell'
ordine
che altri
tiene
nel
dividerla
in quaranta,
sessanta
o cento
parti
, cioè con l'
andarla
dividendo
in due e poi in quattro etc.: col qual
ordine
chi
credesse
di
trovare
i suoi
infiniti
punti
, s'
ingannerebbe
indigrosso
, perché con tal
progresso
né
men
alla
division
di tutte le
parti
quante si
perverrebbe
in
eterno
; ma de gli
indivisibili
tanto è
lontano
il poter
giugner
per
cotal
strada
al
cercato
termine
, che più
tosto
altri se ne
discosta
, e mentre
pensa
, col
continuar
la
divisione
e col
multiplicar
la
moltitudine
delle
parti
, di
avvicinarsi
alla
infinità
,
credo
che sempre più se n'
allontani
: e la mia
ragione
è questa. Nel
discorso
auto
poco fa
concludemmo
, che nel
numero
infinito
bisognava
che tanti
fussero
i
quadrati
o i
cubi
quanti tutti i
numeri
, poiché e questi e quelli tanti sono quante le
radici
loro, e
radici
son tutti i
numeri
.
Vedemmo
appresso, che quanto maggiori
numeri
si
pigliavano
, tanto più
radi
si
trovavano
in essi i lor
quadrati
, e più
radi
ancora i lor
cubi
: adunque è
manifesto
, che a quanto maggiori
numeri
noi
trapassiamo
, tanto più ci
discostiamo
dal
numero
infinito
; dal che ne
séguita
che,
tornando
in dietro (poiché tal
progresso
sempre più ci
allontana
dal
termine
ricercato
), se
numero
alcuno può
dirsi
infinito
, questo sia l'
unità
. E
veramente
in essa son quelle
condizioni
e
necessarii
requisiti
del
numero
infinito
,
dico
del
contener
in sé tanti
quadrati
quanti
cubi
e quanti tutti i
numeri
.
SIMP
. Io non
capisco
bene
come si
deva
intender
questo
negozio
.
SALV
. Il
negozio
non ha in sé
dubbio
veruno, perché l'
unità
è
quadrato
, è
cubo
, è
quadrato
quadrato
e tutte le altre
dignità
, né vi è
particolarità
veruna
essenziale
a i
quadrati
, a i
cubi
, etc., che non
convenga
all'uno: come,
v.
g.
,
proprietà
di due
numeri
quadrati
è l'aver tra di loro un
numero
medio
proporzionale
;
pigliate
qualsivoglia
numero
quadrato
per l'uno de'
termini
e per l'altro l'
unità
, sempre ci
troverete
un
numero
medio
proporzionale
. Siano due
numeri
quadrati
9 e 4: eccovi, tra '
l
9 e l'uno,
medio
proporzionale
il 3; fra '
l
4 e l'uno
media
il 2; e tra i due
quadrati
9 e 4 vi è il 6 in
mezzo
.
Proprietà
de i
cubi
è l'esser tra essi
necessariamente
due
numeri
medii
proporzionali
:
ponete
8 e 27, già tra loro son
medii
12 e 18; e tra l'uno e l'8
mediano
il 2 e '
l
4; e tra l'uno e '
l
27, il 3 e '
l
9.
Concludiamo
per tanto, non ci
essere
altro
numero
infinito
che l'
unità
. E queste sono delle
maraviglie
che
superano
la
capacità
della nostra
immaginazione
, e che
devriano
farci
accorti
quanto
gravemente
si
erri
mentre altri
voglia
discorrere
intorno a gl'
infiniti
con quei medesimi
attributi
che noi
usiamo
intorno a i
finiti
, le
nature
de i quali non hanno veruna
convenienza
tra di loro.
In
proposito
di che non voglio
tacervi
un
mirabile
accidente
che pur
ora
mi
sovviene
,
esplicante
l'
infinita
differenza
, anzi
repugnanza
e
contrarietà
di
natura
, che
incontrerebbe
una
quantità
terminata
nel
trapassar
all'
infinita
.
Segniamo
questa
linea
retta
AB di
qualsivoglia
lunghezza
; e
preso
in lei
qualsivoglia
punto
C
, che in
parti
diseguali
la
divida
,
dico
che
partendosi
coppie
di
linee
da i
termini
A,
B
, che,
ritenendo
fra di loro la medesima
proporzione
che hanno le
parti
AC,
BC
,
vadiano
a
concorrere
insieme
, i
punti
de i lor
concorsi
cadranno
tutti nella
circonferenza
di un medesimo
cerchio
: come, per
esempio
,
partendosi
le AL,
BL
da i
punti
A,
B
, ed avendo tra di loro la medesima
proporzione
che hanno le
parti
AC,
BC
, ed
andando
a
concorrere
nel
punto
L
, e
ritenendo
l'
istessa
proporzione
altre due
AK
,
BK
,
concorrendo
in
K
, altre AI,
BI
, AH,
HB
,
AG
,
GB
,
AF
,
FB
,
AE
,
EB
,
dico
che i
punti
de i
concorsi
L
,
K
, I,
H
,
G
,
F
, E
cascano
tutti nella
circonferenza
di un istesso
cerchio
; talché se ci
immagineremo
, il
punto
C
muoversi
continuamente
con tal
legge
, che le
linee
da esso
prodotte
sino a i
termini
fissi
A,
B
mantenghino
sempre la
proporzione
medesima che hanno le
prime
parti
AC,
CB
, tal
punto
C
descriverà
la
circonferenza
d'un
cerchio
, come appresso vi
dimostrerò
; ed il
cerchio
in
cotal
modo
descritto
sarà sempre maggiore e maggiore
infinitamente
,
secondo
che il
punto
C
sarà
preso
più vicino al
punto
di
mezzo
, che sia O, e
minore
sarà quel
cerchio
che dal
punto
più vicino all'
estremità
B
sarà
descritto
; in
maniera
che da i
punti
infiniti
che
pigliar
si possono nella
linea
OB si
descriveranno
cerchi
(
movendogli
con l'
esplicata
legge
) di
qualsivoglia
grandezza
,
minori
della
luce
dell'
occhio
d'una
pulce
, e maggiori dell'
equinoziale
del
primo
mobile
.
Ora
, se
alzandosi
qualsivoglia
de i
punti
compresi
tra i
termini
O,
B
, da tutti si
descrivono
cerchi
, e
immensi
da i
punti
prossimi
all'O,
alzando
l'istesso O e
continuando
di
muoverlo
con l'
osservanza
dell'istesso
decreto
, cioè che le
linee
da esso
prodotte
sino a i
termini
A,
B
ritenghino
la
proporzione
che hanno le
prime
linee
AO
, OB, che
linea
verrà
segnata
?
Segnerassi
la
circonferenza
d'un
cerchio
, ma d'un
cerchio
maggiore di tutti gli altri
massimi
, di un
cerchio
, dunque,
infinito
; ma si
segna
anco una
linea
retta
e
perpendicolare
sopra la
BA
,
eretta
dal
punto
O e
prodotta
in
infinito
senza mai
tornare
a
riunire
il suo
termine
ultimo
col suo
primo
, come ben
tornavano
l'altre:
imperò
che la
segnata
per il
moto
limitato
del
punto
C
, dopo
segnato
il
mezzo
cerchio
superiore
CHE,
continuava
di
segnare
l'
inferiore
EMC
,
riunendo
insieme
i suoi
estremi
termini
nel
punto
C
; ma il
punto
O,
mossosi
per
segnar
, come tutti gli altri della
linea
AB (perché i
punti
presi
nell'altra
parte
OA
descriveranno
essi ancora i lor
cerchi
, ed i
massimi
i
punti
prossimi
all'O), il suo
cerchio
, per farlo
massimo
di tutti, e per
conseguenza
infinito
, non può più
ritornare
nel suo
primo
termine
, ed in
somma
descrive
una
linea
retta
infinita
per
circonferenza
del suo
infinito
cerchio
.
Considerate
ora
qual
differenza
sia da un
cerchio
finito
a un
infinito
, poiché questo
muta
talmente
l'
essere
, che
totalmente
perde
l'
essere
e il poter
essere
: ché già ben
chiaramente
comprendiamo
, non si poter
dare
un
cerchio
infinito
; il che si
tira
poi in
consequenza
, né meno poter
essere
una
sfera
infinita
, né altro
qualsivoglia
corpo
o
superficie
figurata
e
infinita
. Or che
diremo
di
cotali
metamorfosi
nel
passar
dal
finito
all'
infinito
? e perché
doviamo
sentir
repugnanza
maggiore, mentre,
cercando
l'
infinito
ne i
numeri
,
andiamo
a
concluderlo
nell'uno? e mentre che
rompendo
un
solido
in molte
parti
e
seguitando
di
ridurlo
in
minutissima
polvere
,
risoluto
che si
fusse
ne gl'
infiniti
suoi
atomi
non più
divisibili
, perché non potremo
dire
, quello esser
ritornato
in un solo
continuo
, ma forse
fluido
come l'
acqua
o '
l
mercurio
o '
l
medesimo
metallo
liquefatto
? e non
vediamo
noi, le
pietre
liquefarsi
in
vetro
, ed il
vetro
medesimo,
co
'
l
molto
fuoco
, farsi
fluido
più che l'
acqua
?
SAGR
.
Doviamo
dunque
credere
, i
fluidi
esser tali, perché sono
risoluti
ne i
primi
infiniti
indivisibili
, suoi
componenti
?
SALV
. Io non
so
trovar
miglior
ripiego
per
risolver
alcune
sensate
apparenze
, tra le quali una è questa. Mentre io
piglio
un
corpo
duro
, o sia
pietra
o
metallo
, e che con
martello
o
sottilissima
lima
lo
vo
al
possibile
dividendo
in
minutissima
ed
impalpabile
polvere
,
chiara
cosa è che i suoi
minimi
, ancor che per la lor
piccolezza
siano
impercettibili
a uno a uno dalla nostra
vista
e dal
tatto
, tuttavia son eglino ancor quanti,
figurati
e
numerabili
: e di essi
accade
che,
accumulati
insieme
, si
sostengono
ammucchiati
; e
scavati
sino a certo
segno
,
resta
la
cavità
, senza che le
parti
d'intorno
scorrano
a
riempirla
;
agitati
e
commossi
, subito si
fermano
tantosto
che il
motore
esterno
gli
abbandona
: e questi medesimi
effetti
fanno ancora tutti gli
aggregati
di
corpuscoli
maggiori e maggiori, e di ogni
figura
, ancora che
sferica
, come
veggiamo
ne i
monti
di
miglio
, di
grano
, di
migliarole
di
piombo
e d'ogni altra
materia
. Ma se noi
tenteremo
di
vedere
tali
accidenti
nell'
acqua
,
nissuno
ve ne
troveremo
; ma,
sollevata
,
immediatamente
si
spiana
, se da
vaso
o altro
esterno
ritegno
non sia
sostenuta
;
incavata
, subito
scorre
a
riempire
la
cavità
; ed
agitata
, per
lunghissimo
tempo
va
fluttuando
, e per
spazii
grandissimi
distendendo
le sue onde. Da questo mi
par
di
potere
molto
ragionevolmente
arguire
, i
minimi
dell'
acqua
, ne i quali ella pur
sembra
esser
risoluta
(poiché ha
minor
consistenza
di
qualsivoglia
sottilissima
polvere
, anzi non ha
consistenza
nissuna
), esser
differentissimi
da i
minimi
quanti e
divisibili
; né
saprei
ritrovarci
altra
differenza
, che l'esser
indivisibili
.
Parmi
anco che la sua
esquisitissima
trasparenza
ce ne
porga
assai
ferma
coniettura
: perché se noi
piglieremo
del più
trasparente
cristallo
che sia e lo
cominceremo
a
rompere
e
pestare
,
ridotto
in
polvere
perde
la
trasparenza
, e sempre più quanto più
sottilmente
si
trita
; ma l'
acqua
, che
pure
è
sommamente
trita
, è anco
sommamente
diafana
. L'
oro
e l'
argento
, con
acque
forti
polverizzati
più
sottilmente
che con
qualsivoglia
lima
, pur
restano
in
polvere
, ma non
divengon
fluidi
, né prima si
liquefanno
che gl'
indivisibili
del
fuoco
o de i
raggi
del
Sole
gli
dissolvano
,
credo
ne i lor
primi
altissimi
componenti
,
infiniti
,
indivisibili
.
SAGR
. Questo che
V.
S. ha
toccato
della
luce
, ho io più
volte
veduto
con
maraviglia
;
veduto
,
dico
, con uno
specchio
concavo
di tre
palmi
di
diametro
,
liquefare
il
piombo
in un
instante
: onde io son venuto in
opinione
, che quando lo
specchio
fusse
grandissimo
e ben
terso
e di
figura
parabolica
,
liquefarebbe
non meno ogni altro
metallo
in
brevissimo
tempo
,
vedendo
che quello, né molto
grande
né ben
lustro
e di
cavità
sferica
, con tanta
forza
liquefaceva
il
piombo
ed
abbruciava
ogni
materia
combustibile
;
effetti
che mi
rendon
credibili
le
maraviglie
de gli
specchi
d'
Archimede
.
SALV
. Intorno a gli
effetti
de gli
specchi
d'
Archimede
mi
rese
credibile
ogni
miracolo
, che si
legge
in più
scrittori
, la
lettura
de i
libri
dell'istesso
Archimede
, già da me con
infinito
stupore
letti
e
studiati
; e se nulla di
dubbio
mi
fusse
restato
, quello che
ultimamente
ha
dato
in
luce
intorno allo
Specchio
Ustorio
il
P.
Bonaventura
Cavalieri
, e che io con
ammirazione
ho
letto
, è
bastato
a
cessarmi
ogni
difficoltà
.
SAGR
.
Veddi
ancor io cotesto
trattato
, e con
gusto
e
maraviglia
grande
lo
lessi
; e perché per avanti avevo
conoscenza
della
persona
, mi
andai
confermando
nel
concetto
che di esso avevo già
preso
, ch'ei
fusse
per
riuscire
uno de'
principali
matematici
dell'
età
nostra. Ma
tornando
all'
effetto
maraviglioso
de i
raggi
solari
nel
liquefare
i
metalli
,
doviamo
noi
credere
che tale e sì
veemente
operazione
sia senza
moto
, o pur che sia con
moto
, ma
velocissimo
?
SALV
. Gli altri
incendii
e
dissoluzioni
veggiamo
noi farsi con
moto
, e con
moto
velocissimo
:
veggansi
le
operazioni
de i
fulmini
, della
polvere
nelle
mine
e ne i
petardi
, ed in
somma
quanto il
velocitar
co
' i
mantici
la
fiamma
de i
carboni
,
mista
con
vapori
grossi
e non
puri
,
accresca
di
forza
nel
liquefare
i
metalli
: onde io non
saprei
intendere
che l'
azzione
della
luce
, benché
purissima
, potesse esser senza
moto
, ed anco
velocissimo
.
SAGR
. Ma quale e quanta
doviamo
noi
stimare
che sia questa
velocità
del
lume
? forse
instantanea
,
momentanea
, o pur, come gli altri
movimenti
,
temporanea
? né potremo con
esperienza
assicurarci
qual ella sia?
SIMP
.
Mostra
l'
esperienza
quotidiana
, l'
espansion
del
lume
esser
instantanea
; mentre che
vedendo
in gran
lontananza
sparar
un'
artiglieria
, lo
splendor
della
fiamma
senza
interposizion
di
tempo
si
conduce
a gli
occhi
nostri, ma non già il
suono
all'
orecchie
, se non dopo
notabile
intervallo
di
tempo
.
SAGR
. Eh,
Sig.
Simplicio
, da cotesta
notissima
esperienza
non si
raccoglie
altro se non che il
suono
si
conduce
al nostro
udito
in
tempo
men
breve di quello che si
conduca
il
lume
; ma non mi
assicura
, se la venuta del
lume
sia per ciò
istantanea
, più che
temporanea
ma
velocissima
. Né
simile
osservazione
conclude
più che l'altra di chi dice: "Subito
giunto
il
Sole
all'
orizonte
,
arriva
il suo
splendore
a gli
occhi
nostri";
imperò
che chi mi
assicura
che prima non
giugnessero
i suoi
raggi
al
detto
termine
, che alla nostra
vista
?
SALV
. La poca
concludenza
di queste e di altre
simili
osservazioni
mi fece una
volta
pensare
a qualche modo di poterci senza
errore
accertar
, se l'
illuminazione
, cioè se l'
espansion
del
lume
,
fusse
veramente
instantanea
; poiché il
moto
assai
veloce
del
suono
ci
assicura
, quella della
luce
non poter esser se non
velocissima
: e l'
esperienza
che mi
sovvenne
, fu tale. Voglio che due
piglino
un
lume
per uno, il quale,
tenendolo
dentro
lanterna
o altro
ricetto
,
possino
andar
coprendo
e
scoprendo
, con l'
interposizion
della
mano
, alla
vista
del
compagno
, e che,
ponendosi
l'uno
incontro
all'altro in
distanza
di poche
braccia
,
vadano
addestrandosi
nello
scoprire
ed
occultare
il lor
lume
alla
vista
del
compagno
, sì che quando l'uno
vede
il
lume
dell'altro,
immediatamente
scuopra
il suo; la qual
corrispondenza
, dopo alcune
risposte
fattesi
scambievolmente
, verrà loro
talmente
aggiustata
, che, senza
sensibile
svario
, alla
scoperta
dell'uno
risponderà
immediatamente
la
scoperta
dell'altro, sì che quando l'uno
scuopre
il suo
lume
,
vedrà
nell'istesso
tempo
comparire
alla sua
vista
il
lume
dell'altro.
Aggiustata
cotal
pratica
in questa
piccolissima
distanza
,
pongansi
i due medesimi
compagni
con due
simili
lumi
in
lontananza
di due o tre
miglia
, e
tornando
di
notte
a far l'
istessa
esperienza
,
vadano
osservando
attentamente
se le
risposte
delle loro
scoperte
ed
occultazioni
seguono
secondo
l'istesso
tenore
che facevano da vicino; che
seguendo
, si potrà assai
sicuramente
concludere
, l'
espansion
del
lume
essere
instantanea
: ché quando ella
ricercasse
tempo
, in una
lontananza
di tre
miglia
, che
importano
sei per l'
andata
d'un
lume
e venuta dell'altro, la
dimora
dovrebbe
esser assai
osservabile
. E quando si volesse far tal
osservazione
in
distanze
maggiori, cioè di otto o dieci
miglia
, potremmo
servirci
del
telescopio
,
aggiustandone
un per uno gli
osservatori
al
luogo
dove la
notte
si hanno a
mettere
in
pratica
i
lumi
; li quali, ancor che non molto
grandi
, e per ciò
invisibili
in tanta
lontananza
all'
occhio
libero
, ma ben
facili
a
coprirsi
e
scoprirsi
, con l'
aiuto
de i
telescopii
già
aggiustati
e
fermati
potranno esser
commodamente
veduti
.
SAGR
. L'
esperienza
mi
pare
d'
invenzione
non
men
sicura
che
ingegnosa
. Ma
diteci
quello che nel
praticarla
avete
concluso
.
SALV
.
Veramente
non l'ho
sperimentata
, salvo che in
lontananza
piccola
, cioè
manco
d'un
miglio
, dal che non ho potuto
assicurarmi
se
veramente
la
comparsa
del
lume
opposto
sia
instantanea
; ma ben, se non
instantanea
,
velocissima
, e
direi
momentanea
, è ella, e per
ora
l'
assimiglierei
a quel
moto
che
veggiamo
farsi dallo
splendore
del
baleno
veduto
tra le
nugole
lontane
otto o dieci
miglia
; del qual
lume
distinguiamo
il
principio
, e
dirò
il
capo
e
fonte
, in un
luogo
particolare
tra esse
nugole
, ma
bene
immediatamente
segue
la sua
espansione
amplissima
per le altre
circostanti
; che mi
pare
argomento
, quella farsi con qualche poco di
tempo
; perché quando l'
illuminazione
fusse
fatta tutta
insieme
, e non per
parti
, non
par
che si potesse
distinguer
la sua
origine
, e
dirò
il suo
centro
, dalle sue
falde
e
dilatazioni
estreme
. Ma in
quai
pelaghi
ci
andiamo
noi
inavvertentemente
pian
piano
ingolfando
? tra i
vacui
, tra gl'
infiniti
, tra gli
indivisibili
, tra i
movimenti
instantanei
, per non poter mai, dopo mille
discorsi
,
giugnere
a
riva
?
SAGR
.
Cose
veramente
molto
sproporzionate
al nostro
intendimento
. Ecco: l'
infinito
,
cercato
tra i
numeri
,
par
che
vadia
a
terminar
nell'
unità
; da gl'
indivisibili
nasce
il sempre
divisibile
; il
vacuo
non
par
che
risegga
se non
indivisibilmente
mescolato
tra '
l
pieno
: ed in
somma
in queste
cose
si
muta
talmente
la
natura
delle
comunemente
intese
da noi, che sin alla
circonferenza
d'un
cerchio
doventa
una
linea
retta
infinita
; che, s'io ho ben
tenuto
a
memoria
, è quella
proposizione
che voi,
Sig.
Salviati
,
dovevi
con
geometrica
dimostrazione
far
manifesta
. Però, quando vi
piaccia
, sarà
bene
, senza più
digredire
,
arrecarcela
.
SALV
. Eccomi a
servirle
,
dimostrando
per
piena
intelligenza
il
seguente
problema
:
Data
una
linea
retta
divisa
secondo
qualsivoglia
proporzione
in
parti
diseguali
,
descrivere
un
cerchio
, alla cui
circonferenza
prodotte
, a
qualsivoglia
punto
di essa, due
linee
rette
da i
termini
della
data
linea
,
ritenghino
la
proporzion
medesima che hanno tra di loro le
parti
di essa
linea
data
, sì che
omologhe
siano quelle che si
partono
da i medesimi
termini
.
Sia la
data
retta
linea
AB,
divisa
in
qualsivoglia
modo in
parti
diseguali
nel
punto
C
: bisogna
descrivere
il
cerchio
, a
qualsivoglia
punto
della cui
circonferenza
concorrendo
due
rette
prodotte
da i
termini
A,
B
, abbiano tra di loro la
proporzion
medesima che hanno tra di loro le
parti
AC,
BC
, sì che
omologhe
sian
quelle che si
partono
dall'istesso
termine
. Sopra '
l
centro
C
, con l'
intervallo
della
minor
parte
CB
,
intendasi
descritto
un
cerchio
, alla
circonferenza
del quale venga
tangente
dal
punto
A la
retta
AD,
indeterminatamente
prolungata
verso E, e sia il
contatto
in D, e
congiungasi
la
CD
, che sarà
perpendicolare
alla
AE
; ed alla
BA
sia
perpendicolare
la
BE
, la quale
prodotta
concorrerà
con la
AE
, essendo l'
angolo
A
acuto
; sia il
concorso
in E, di dove si
ecciti
la
perpendicolare
alla
AE
, che
prodotta
vadia
a
concorrere
con la AB,
infinitamente
prolungata
, in
F
:
dico
primieramente
, le due
rette
FE
,
FC
esser
eguali
.
Imperò
che,
tirata
la
EC
,
aremo
ne i due
triangoli
DEC
,
BEC
li due
lati
dell'uno DE,
EC
eguali
alli due dell'altro
BE
,
EC
, essendo le due DE,
EB
tangenti
del
cerchio
DB
, e le
basi
DC
,
CB
parimente
eguali
; onde li due
angoli
DEC
,
BEC
saranno
eguali
. E perché all'
angolo
BCE
per esser
retto
manca
quanto è l'
angolo
CEB
, ed all'
angolo
CEF
, pur per esser
retto
,
manca
quanto è l'
angolo
CED
, essendo tali
mancamenti
eguali
, gli
angoli
FCE
,
FEC
saranno
eguali
, ed in
consequenza
i
lati
FE
,
FC
; onde
fatto
centro
il
punto
F
, e con l'
intervallo
FE
descrivendo
un
cerchio
,
passerà
per il
punto
C.
Descrivasi
, e sia
CEG
:
dico
, questo esser il
cerchio
ricercato
, a
qualsivoglia
punto
della
circonferenza
del quale ogni
coppia
di
linee
che vi
concorrano
,
partendosi
da i
termini
A,
B
,
aranno
la medesima
proporzione
tra di loro che hanno le due
parti
AC,
BC
, le quali di già vi
concorrono
nel
punto
C.
Questo, delle due che
concorrono
nel
punto
E, cioè delle
AE
,
BE
, è
manifesto
, essendo l'
angolo
E del
triangolo
AEB
diviso
in
mezzo
dalla CE; per lo che qual
proporzione
ha la AC alla
CB
, tale ha la
AE
alla
BE
. L'istesso
proveremo
delle due
AG
,
BG
,
terminate
nel
punto
G.
Imperò
che, essendo (per la
similitudine
de'
triangoli
AFE
,
EFB
) come
AF
ad
FE
così
EF
ad
FB
, cioè come
AF
ad
FC
così
CF
ad
FB
, sarà,
dividendo
, come AC a
CF
(cioè ad
FG
) così
CB
a
FB
, e tutta AB a tutta
BG
come una
CB
ad una
BF
, e,
componendo
, come
AG
a
GB
così
CF
ad
FB
, cioè
FE
ad
FB
, cioè
AE
ad
EB
, ed AC a
CB
: il che
bisognava
provare
.
Prendasi
ora
qualsivoglia
altro
punto
nella
circonferenza
, e sia
H
, al quale
concorrano
le due AH,
BH
:
dico
parimente
, come AC a
CB
, così
essere
AH ad
HB
.
Prolunghisi
HB
sino alla
circonferenza
in I, e
congiungasi
IF
: e perché già si è
visto
, come AB a
BG
, così
essere
CB
a
BF
, sarà il
rettangolo
ABF
eguale
al
rettangolo
CBG
, cioè
IBH
, e però come AB a
BH
, così
IB
a
BF
; e sono gli
angoli
al
B
eguali
; adunque AH ad
HB
sta come
IF
, cioè
EF
, ad
FB
, ed
AE
ad
EB
.
Dico
, oltre a ciò, che è
impossibile
che le
linee
che abbiano tal
proporzione
,
partendosi
da i
termini
A,
B
,
concorrano
a verun
punto
o dentro o fuori del
cerchio
CEG
.
Imperò
che, se è
possibile
,
concorrano
due tali
linee
al
punto
L
,
posto
fuori, e siano le AL,
BL
, e
prolunghisi
la
LB
sino alla
circonferenza
in
M
, e
congiungasi
MF
. Se dunque la AL alla
BL
è come la AC alla
BC
, cioè come la
MF
alla
FB
,
aremo
due
triangoli
ALB
,
MFB
, li quali intorno alli due
angoli
ALB
,
MFB
hanno i
lati
proporzionali
, gli
angoli
alla
cima
nel
punto
B
eguali
, e li due
rimanenti
FMB
,
LAB
minori
che
retti
(
imperò
che l'
angolo
retto
al
punto
M
ha per
base
tutto il
diametro
CG
, e non la
sola
parte
BF
; e l'altro al
punto
A è
acuto
, perché la
linea
AL,
omologa
della AC, è maggiore della
BL
,
omologa
della
BC
); adunque i
triangoli
ABL
,
MBF
son
simili
, e però come AB a
BL
così
MB
a
BF
, onde il
rettangolo
ABF
sarà
eguale
al
rettangolo
MBL
: ma il
rettangolo
ABF
s'è
dimostrato
eguale
al
CBG
: adunque il
rettangolo
MBL
è
eguale
al
rettangolo
CBG
, il che è
impossibile
: adunque il
concorso
non può
cader
fuor
del
cerchio
. E nel medesimo modo si
dimostrerà
, non poter
cader
dentro: adunque tutti i
concorsi
cascano
nella
circonferenza
stessa.
Ma è
tempo
che
torniamo
a
dar
sodisfazione
al
desiderio
del
Sig.
Simplicio
,
mostrandogli
come il
risolver
la
linea
ne' suoi
infiniti
punti
non è non solamente
impossibile
, ma né meno ha in sé maggior
difficoltà
che '
l
distinguere
le sue
parti
quante,
fatto
però un
supposto
, il quale
penso
,
Sig.
Simplicio
, che non siate per
negarmi
: e questo è, che non mi
ricercherete
che io vi
separi
i
punti
l'uno dall'altro e ve li
faccia
veder
a uno a uno
distinti
sopra questa
carta
, perché io ancora mi
contenterei
che, senza
staccar
l'una dall'altra le quattro o le sei
parti
d'una
linea
, mi
mostraste
le sue
divisioni
segnate
, o al più
piegate
ad
angoli
,
formandone
un
quadrato
o un
essagono
; perché mi
persuado
pure
che allora le
chiamereste
a
bastanza
distinte
ed
attuate
.
SIMP
.
Veramente
sì.
SALV
.
Ora
, se l'
inflettere
una
linea
ad
angoli
,
formandone
ora
un
quadrato
,
ora
un
ottangolo
,
ora
un
poligono
di quaranta, di cento o mille
angoli
, è
mutazione
bastante
a
ridurre
all'
atto
quelle quattro, otto, quaranta, cento e mille
parti
che prima nella
linea
diritta
erano, per vostro
detto
, in
potenza
, quando io
formi
di lei un
poligono
di
lati
infiniti
, cioè quando io la
infletta
nella
circonferenza
d'un
cerchio
, non potrò io con
pari
licenza
dire
d'aver
ridotto
all'
atto
quelle
parti
infinite
, che voi prima, mentre
era
retta
,
dicevi
esser in lei
contenute
in
potenza
? Né si può
negare
, tal
risoluzione
esser fatta ne' suoi
infiniti
punti
non meno che quella delle sue quattro
parti
nel
formarne
un
quadrato
, o nelle sue mille nel
formarne
un
millagono
;
imperò
che in lei non
manca
veruna delle
condizioni
che si
trovano
nel
poligono
di mille e di cento mila
lati
. Questo,
applicato
a una
linea
retta
, se gli
posa
sopra
toccandola
con uno de' suoi
lati
, cioè con una sua
centomillesima
parte
; il
cerchio
, che è un
poligono
di
lati
infiniti
,
tocca
la medesima
retta
con uno de' suoi
lati
, che è un
sol
punto
,
diverso
da tutti i suoi
collaterali
, e perciò da quelli
diviso
e
distinto
non meno che un
lato
del
poligono
da i suoi
conterminali
: e come il
poligono
rivoltato
sopra un
piano
stampa
con i
toccamenti
conseguenti
de' suoi
lati
una
linea
retta
eguale
al suo
perimetro
, così il
cerchio
girato
sopra un tal
piano
descrive
con gl'
infiniti
suoi
successivi
contatti
una
linea
retta
egual
alla propria
circonferenza
. Non
so
adesso
,
Sig.
Simplicio
, se i
Signori
Peripatetici
, a i quali io
ammetto
, come
verissimo
concetto
, il
continuo
esser
divisibile
in sempre
divisibili
, sì che
continuando
una tal
divisione
e
suddivisione
mai non si
perverrebbe
alla
fine
, si
contenteranno
di
concedere
a me, niuna delle tali loro
divisioni
esser l'
ultima
, come
veramente
non è, poiché sempre ve ne
resta
un'altra, ma
bene
l'
ultima
ed
altissima
esser quella che lo
risolve
in
infiniti
indivisibili
, alla quale
concedo
che non si
perverrebbe
mai
dividendo
successivamente
in maggiore e maggior
moltitudine
di
parti
; ma
servendosi
della
maniera
che
propongo
io, di
distinguere
e
risolvere
tutta la
infinità
in un
tratto
solo (
artifizio
che non mi
dovrebbe
esser
negato
),
crederei
che
dovessero
quietarsi
, ed
ammetter
questa
composizione
del
continuo
di
atomi
assolutamente
indivisibili
, e
massime
essendo questa una
strada
forse più d'ogni altra
corrente
per
trarci
fuori di molto
intrigati
laberinti
, quali sono, oltre a quello già
toccato
dalla
coerenza
delle
parti
de i
solidi
, il
comprender
come stia il
negozio
della
rarefazzione
e della
condensazione
, senza
incorrer
per
causa
di quella nell'
inconveniente
di
dovere
ammettere
spazii
vacui
, e per questa la
penetrazione
de i
corpi
:
inconvenienti
, che
amendue
mi
pare
ch'assai
destramente
vengano
schivati
con l'
ammetter
detta
composizione
d'
indivisibili
.
SIMP
. Io non
so
quello che i
Peripatetici
fusser
per
dire
,
atteso
che le
considerazioni
fatte da voi
credo
che gli
giugnerebbero
per la maggior
parte
nuove
, e come tali
converrebbe
esaminarle
; e potrebbe
accadere
che quelli vi
ritrovassero
risposte
e
soluzioni
potenti
a
sciorre
quei
nodi
, che io, per la
brevità
del
tempo
e per la
debolezza
del mio
ingegno
, non
saprei
di
presente
risolvere
. Però
sospendendo
per
ora
questa
parte
,
sentirei
ben
volentieri
come l'
introduzzione
di questi
indivisibili
faciliti
l'
intelligenza
della
condensazione
e della
rarefazzione
,
schivando
nell'istesso
tempo
il
vacuo
e la
penetrazion
de i
corpi
.
SAGR
.
Sentirò
io ancora con gran
brama
la medesima cosa, all'
intelletto
mio tanto
oscura
; con questo però, che io non
rimanga
defraudato
di
sentire
,
conforme
a quello che poco fa
disse
il
Sig.
Simplicio
, le
ragioni
d'
Aristotele
in
confutazion
del
vacuo
, ed in
consequenza
le
soluzioni
che voi gli
arrecate
, come
convien
fare mentre voi
ammettete
quello che esso
nega
.
SALV
. Faremo l'uno e l'altro. E quanto al
primo
, è
necessario
che, sì come in
grazia
della
rarefazzione
ci
serviamo
della
linea
descritta
dal
minor
cerchio
, maggiore della propria
circonferenza
, mentre
vien
mosso
alla
revoluzione
del maggiore, così per
intelligenza
della
condensazione
mostriamo
come alla
conversione
fatta dal
minor
cerchio
il maggiore
descriva
una
linea
retta
minore
della sua
circonferenza
; per la cui più
chiara
esplicazione
,
porremo
innanzi la
considerazione
di quello che
accade
ne i
poligoni
.
In una
descrizzione
simile
a quell'altra, siano due
essagoni
circa il
comune
centro
L
, che siano questi
ABC
,
HIK
, con le
linee
parallele
HOM
,
ABc
, sopra le quali si abbiano a far le
revoluzioni
; e
fermato
l'
angolo
I del
poligono
minore
,
volgasi
esso
poligono
sin che il
lato
IK
caschi
sopra la
parallela
, nel qual
moto
il
punto
K
descriverà
l'
arco
KM
, e '
l
lato
KI
si
unirà
con la
parte
IM
: tra tanto bisogna
vedere
quel che farà il
lato
CB
del
poligono
maggiore. E perché il
rivolgimento
si fa sopra il
punto
I, la
linea
IB
col
termine
suo
B
descriverà
,
tornando
indietro
, l'
arco
Bb
sotto alla
parallela
cA, tal che quando il
lato
KI
si
congiugnerà
con la
linea
MI, il
lato
BC
si
unirà
con la
linea
bc
, con l'
avanzarsi
per l'innanzi solamente quanto è la
parte
Bc
e
ritirando
in dietro la
parte
suttesa
all'
arco
Bb
, la quale
vien
sopraposta
alla
linea
BA
. Ed
intendendo
continuarsi
nell'istesso modo la
conversione
fatta dal
minor
poligono
, questo
descriverà
bene
e
passerà
sopra la sua
parallela
una
linea
eguale
al suo
perimetro
; ma il maggiore
passerà
una
linea
minore
del suo
perimetro
la
quantità
di tante
linee
bB
quanti sono uno
manco
de' suoi
lati
; e sarà tal
linea
prossimamente
eguale
alla
descritta
dal
poligono
minore
,
eccedendola
solamente di quanto è la
bB
. Qui dunque senza veruna
repugnanza
si
scorge
la
cagione
per la quale il maggior
poligono
non
trapassi
(
portato
dal
minore
) con i suoi
lati
linea
maggiore della
passata
dal
minore
; che è perché una
parte
di ciascheduno de'
lati
si
soprappone
al suo
precedente
conterminale
.
Ma se
considereremo
i due
cerchi
intorno al
centro
A, li quali sopra le lor
parallele
posino
,
toccando
il
minore
la sua nel
punto
B
, ed il maggiore la sua nel
punto
C
, qui nel
cominciar
a far la
revoluzione
del
minore
non
avverrà
che il
punto
B
resti
per qualche
tempo
immobile
, sì che la
linea
BC
dando
in dietro
trasporti
il
punto
C
, come
accadeva
ne i
poligoni
, che
restando
fisso
il
punto
I sin che il
lato
KI
cadesse
sopra la
linea
IM
, la
linea
IB
riportava
in dietro il
B
,
termine
del
lato
CB
, sino in
b
, onde il
lato
BC
cadeva
in
bc
,
soprapponendo
alla
linea
BA
la
parte
Bb
e solo
avanzandosi
per l'innanzi la
parte
Bc
,
eguale
alla
IM
, cioè a un
lato
del
poligono
minore
; per le quali
soprapposizioni
, che sono gli
eccessi
de i
lati
maggiori sopra i
minori
, gli
avanzi
che
restano
,
eguali
a i
lati
del
minor
poligono
, vengono a
comporre
nell'
intera
revoluzione
la
linea
retta
eguale
alla
segnata
e
misurata
dal
poligono
minore
. Ma qui
dico
, che se noi vorremo
applicare
un
simil
discorso
all'
effetto
de i
cerchi
,
converrà
dire
, che dove i
lati
di
qualsivoglia
poligono
son
compresi
da qualche
numero
, i
lati
del
cerchio
sono
infiniti
: quelli son quanti e
divisibili
; questi, non quanti e
indivisibili
: i
termini
de i
lati
del
poligono
nella
revoluzione
stanno per qualche
tempo
fermi
, cioè ciascheduno tal
parte
del
tempo
di una
intera
conversione
, qual
parte
esso è di tutto il
perimetro
; ne i
cerchi
similmente
le
dimore
de'
termini
de' suoi
infiniti
lati
son
momentanee
, perché tal
parte
è un
instante
d'un
tempo
quanto, qual è un
punto
d'una
linea
, che ne
contiene
infiniti
: i
regressi
in dietro
fatti
da i
lati
del maggior
poligono
sono non di tutto '
l
lato
, ma solamente dell'
eccesso
suo sopra '
l
lato
del
minore
,
acquistando
per l'innanzi tanto di
spazio
quanto è il
detto
minor
lato
; ne i
cerchi
il
punto
o
lato
C
, nella
quiete
instantanea
del
termine
B
, si
ritira
in dietro quanto è il suo
eccesso
sopra '
l
lato
B
,
acquistando
per l'innanzi quanto è il medesimo
B
: ed in
somma
gl'
infiniti
lati
indivisibili
del maggior
cerchio
con gl'
infiniti
indivisibili
ritiramenti
loro,
fatti
nell'
infinite
instantanee
dimore
de gl'
infiniti
termini
de gl'
infiniti
lati
del
minor
cerchio
, e con i loro
infiniti
progressi
,
eguali
a gl'
infiniti
lati
di esso
minor
cerchio
,
compongono
e
disegnano
una
linea
eguale
alla
descritta
dal
minor
cerchio
,
contenente
in sé
infinite
soprapposizioni
non quante, che fanno una
costipazione
e
condensazione
senza veruna
penetrazione
di
parti
quante, quale non si può
intendere
farsi nella
linea
divisa
in
parti
quante, quale è il
perimetro
di
qualsivoglia
poligono
, il quale,
disteso
in
linea
retta
, non si può
ridurre
in
minor
lunghezza
se non col far che i
lati
si
soprapponghino
e
penetrino
l'un l'altro. Questa
costipazione
di
parti
non quante ma
infinite
, senza
penetrazione
di
parti
quante, e la prima
distrazzione
di sopra
dichiarata
de gl'
infiniti
indivisibili
con l'
interposizione
di
vacui
indivisibili
,
credo
che sia il più che
dir
si possa per la
condensazione
e
rarefazzione
de i
corpi
, senza
necessità
d'
introdurre
la
penetrazione
de i
corpi
e gli
spazii
quanti
vacui
. Se ci è cosa che vi
gusti
, fatene
capitale
; se no,
reputatela
vana
, e '
l
mio
discorso
ancora, e
ricercate
da qualche altro
esplicazione
di maggior
quiete
per l'
intelletto
. Solo queste due
parole
vi
replico
, che noi siamo tra gl'
infiniti
e gl'
indivisibili
.
SAGR
. Che il
pensiero
sia
sottile
, ed a' miei
orecchi
nuovo
e
peregrino
, lo
confesso
liberamente
; se poi nel
fatto
stesso la
natura
proceda
con tal
ordine
, non
saprei
che
risolvermi
:
vero
è che sin ch'io non
sentissi
cosa che
maggiormente
mi
quietassi
, per non
rimaner
muto
affatto, m'
atterrei
a questa. Ma forse il
Sig.
Simplicio
avrà (quello che sin qui non ho
incontrato
) modo di
esplicare
l'
esplicazione
che in
materia
così
astrusa
da i
filosofi
si
arreca
; ché in
vero
quel che sin qui ho
letto
circa la
condensazione
è per me così
denso
, e quel della
rarefazzione
così
sottile
, che la mia
debol
vista
questo non
comprende
e quello non
penetra
.
SIMP
. Io son
pieno
di
confusione
, e
trovo
duri
intoppi
nell'un
sentiero
e nell'altro, ed in
particolare
in questo
nuovo
: perché,
secondo
questa
regola
, un'
oncia
d'
oro
si potrebbe
rarefare
e
distrarre
in una
mole
maggiore di tutta la
Terra
, e tutta la
Terra
condensare
e
ridurre
in
minor
mole
di una
noce
,
cose
che io non
credo
, né
credo
che voi medesimo
crediate
; e le
considerazioni
e
dimostrazioni
sin qui fatte da voi, come che son
cose
matematiche
,
astratte
e
separate
dalla
materia
sensibile
,
credo
che
applicate
alle
materie
fisiche
e
naturali
non
camminerebbero
secondo
coteste
regole
.
SALV
. Che io vi sia per far
vedere
l'
invisibile
, né io lo
saprei
fare, né
credo
voi lo
ricerchiate
; ma per quanto da i nostri
sensi
può esser
compreso
, già che voi avete
nominato
l'
oro
, non
veggiam
noi farsi
immensa
distrazzione
delle sue
parti
? Non
so
se vi sia
occorso
di
veder
le
maniere
che
tengono
gli
artefici
in
condur
l'
oro
tirato
, il quale non è
veramente
oro
se non in
superficie
, ma la
materia
interna
è
argento
: ed il modo del
condurlo
è tale.
Pigliano
un
cilindro
, o volete
dire
una
verga
, d'
argento
,
lunga
circa
mezzo
braccio
e
grossa
per tre o quattro
volte
il
dito
pollice
, e questa
indorano
con
foglie
d'
oro
battuto
, che
sapete
esser così
sottile
che quasi
va
vagando
per l'
aria
, e di tali
foglie
ne
soprappongono
otto o dieci, e non più.
Dorato
che è,
cominciano
a
tirarlo
con
forza
immensa
, facendolo
passare
per
fori
della
filiera
; e
tornando
a farlo
ripassare
molte e molte
volte
successivamente
per
fori
più
angusti
, dopo molte e molte
ripassate
lo
riducono
alla
sottigliezza
d'un
capello
di
donna
, se non maggiore: e tuttavia
resta
dorato
in
superficie
.
Lascio
ora
considerare
a voi quale sia la
sottigliezza
e
distrazzione
alla quale si è
ridotta
la
sustanza
dell'
oro
.
SIMP
. Io non
veggo
che da questa
operazione
venga in
consequenza
un
assottigliamento
della
materia
dell'
oro
da farne quelle
maraviglie
che voi
vorreste
: prima, perché già la prima
doratura
fu di dieci
foglie
d'
oro
, che vengono a far
notabile
grossezza
;
secondariamente
, se ben, nel
tirare
e
assottigliar
quell'
argento
,
cresce
in
lunghezza
,
scema
però anco tanto in
grossezza
, che,
compensando
l'una
dimensione
con l'altra, la
superficie
non si
agumenta
tanto, che per
vestir
l'
argento
di
oro
,
bisogni
ridurlo
a
sottigliezza
maggiore di quella delle
prime
foglie
.
SALV
. V'
ingannate
d'assai,
Sig.
Simplicio
, perché l'
accrescimento
della
superficie
è
sudduplo
dell'
allungamento
, come io potrei
geometricamente
dimostrarvi
.
SAGR
. Io, e per me e per il
Sig.
Simplicio
, vi
pregherei
a
recarci
tal
dimostrazione
, se però
credete
che da noi possa esser
capita
.
SALV
.
Vedrò
se così
improvisamente
mi
torna
a
memona
. Già è
manifesto
, che quel
primo
grosso
cilindro
d'
argento
ed il
filo
lunghissimo
tirato
sono due
cilindri
eguali
, essendo l'istesso
argento
; tal che s'io
mostrerò
qual
proporzione
abbiano tra di loro le
superficie
de i
cilindri
eguali
,
averemo
l'
intento
.
Dico
per tanto che:
Le
superficie
de i
cilindri
eguali
,
trattone
le
basi
, son tra di loro in
sudduplicata
proporzione
delle loro
lunghezze
.
Siano due
cilindri
eguali
, l'
altezze
de i quali AB,
CD
, e sia la
linea
E
media
proporzionale
tra esse:
dico
, la
superficie
del
cilindro
AB,
trattone
le
basi
, alla
superficie
del
cilindro
CD
,
trattone
parimente
le
basi
, aver la medesima
proporzione
che la
linea
AB alla
linea
E, che è
suddupla
dalla
proporzione
di AB a
CD
.
Taglisi
la
parte
del
cilindro
AB in
F
, e sia l'
altezza
AF
eguale
alla
CD
: e perché le
basi
de'
cilindri
eguali
rispondon
contrariamente
alle loro
altezze
, il
cerchio
base
del
cilindro
CD
al
cerchio
base
del
cilindro
AB sarà come l'
altezza
BA
alla
DC
; e perché i
cerchi
son tra loro come i
quadrati
de i
diametri
,
aranno
detti
quadrati
la medesima
proporzione
che la
BA
alla
CD
; ma come
BA
a
CD
, così il
quadrato
BA
al
quadrato
della E: son dunque tali quattro
quadrati
proporzionali
; e però i lor
lati
ancora saranno
proporzionali
, e come la
linea
AB alla E, così il
diametro
del
cerchio
C
al
diametro
del
cerchio
A. Ma come i
diametri
, così sono le
circonferenze
, e come le
circonferenze
così sono ancora le
superficie
de'
cilindri
egualmente
alti
: adunque come la
linea
AB alla E, così la
superficie
del
cilindro
CD
alla
superficie
del
cilindro
AF
. Perché dunque l'
altezza
AF
alla AB sta come la
superficie
AF
alla
superficie
AB; e come l'
altezza
AB alla
linea
E, così la
superficie
CD
alla
AF
: sarà, per la
perturbata
, come l'
altezza
AF
alla E, così la
superficie
CD
alla
superficie
AB: e
convertendo
, come la
superficie
del
cilindro
AB alla
superficie
del
cilindro
CD
, così la
linea
E alla
AF
, cioè alla
CD
, o
vero
la AB alla E, che è
proporzione
suddupla
della AB alla
CD
: che è quello che
bisognava
provare
.
Ora
, se noi
applicheremo
questo, che si è
dimostrato
, al nostro
proposito
,
presupposto
che quel
cilindro
d'
argento
, che fu
dorato
mentre non
era
più lungo di
mezzo
braccio
e
grosso
tre o quattro
volte
più del
dito
pollice
,
assottigliato
alla
finezza
d'un
capello
si sia
allungato
sino in
venti
mila
braccia
(che sarebbe anche più assai),
troveremo
, la sua
superficie
esser
cresciuta
dugento
volte
più di quello che
era
; ed in
consequenza
quelle
foglie
d'
oro
, che furon
soprapposte
dieci in
numero
,
distese
in
superficie
dugento
volte
maggiore, ci
assicurano
, l'
oro
, che
cuopre
la
superficie
delle tante
braccia
di
filo
,
restar
non più
grosso
che la
ventesima
parte
d'una
foglia
dell'
ordinario
oro
battuto
.
Considerate
ora
voi qual sia la sua
sottigliezza
, e se è
possibile
concepirla
fatta senza una
immensa
distrazzione
di
parti
, e se questa vi
pare
una
esperienza
che
tenda
anche ad una
composizione
d'
infiniti
indivisibili
nelle
materie
fisiche
: se ben di ciò non
mancano
altri più
gagliardi
e
concludenti
rincontri
.
SAGR
. La
dimostrazione
mi
par
tanto
bella
, che quando non avesse
forza
di
persuader
quel
primo
intento
per il quale è stata
prodotta
(che pur mi
par
che ve l'abbia
grande
), ad ogni modo
benissimo
si è
impiegato
questo breve
tempo
che per
sentirla
si è
speso
.
SALV
. Già che
veggo
che
gustate
tanto di queste
geometriche
dimostrazioni
,
apportatrici
di
guadagni
sicuri
, vi
dirò
la
compagna
di questa, che
sodisfà
ad un
quesito
curioso
assai. Nella
passata
aviamo
quello che
accaggia
de i
cilindri
eguali
, ma
diversi
di
altezze
o
vero
lunghezze
: è ben
sentire
quello che
avvenga
a i
cilindri
eguali
di
superficie
, ma
diseguali
d'
altezze
;
intendendo
sempre delle
superficie
sole
che gli
circondano
intorno, cioè non
comprendendo
le due
basi
,
superiore
e
inferiore
.
Dico
dunque che:
I
cilindri
retti
, le
superfici
de i quali,
trattone
le
basi
, siano
eguali
, hanno fra di loro la medesima
proporzione
che le loro
altezze
contrariamente
prese
.
Siano
eguali
le
superficie
de i due
cilindri
AE
,
CF
, ma l'
altezza
di questo
CD
maggiore dell'
altezza
dell'altro AB:
dico
, il
cilindro
AE
al
cilindro
CF
aver la medesima
proporzione
che l'
altezza
CD
alla
AB.
Perché dunque la
superficie
CF
è
uguale
alla
superficie
AE
, sarà il
cilindro
CF
minore
dell'
AE
, perché se li
fusse
eguale
, la sua
superficie
, per la
passata
proposizione
, sarebbe maggiore della
superficie
AE
, e molto più se il medesimo
cilindro
CF
fusse
maggiore dell'
AE
.
Intendasi
il
cilindro
ID
eguale
all'
AE
; adunque, per la
precedente
, la
superficie
del
cilindro
ID alla
superficie
dell'
AE
starà come l'
altezza
IF
alla
media
tra
IF
,
AB.
Ma essendo, per il
dato
, la
superficie
AE
eguale
alla
CF
, ed avendo la
superficie
ID alla
CF
la medesima
proporzione
che l'
altezza
IF
alla
CD
, adunque la
CD
è
media
tra le
IF
, AB; in oltre, essendo il
cilindro
ID
eguale
al
cilindro
AE
,
aranno
amendue
la medesima
proporzione
al
cilindro
CF
: ma l'ID al
CF
sta come l'
altezza
IF
alla
CD
: adunque il
cilindro
AE
al
cilindro
CF
arà
la medesima
proporzione
che la
linea
IF
alla
CD
, cioè che la
CD
alla AB, che è l'
intento
.
Di qui s'
intende
la
ragione
d'un
accidente
che non senza
maraviglia
vien
sentito
dal
popolo
; ed è, come possa
essere
che il medesimo
pezzo
di
tela
più lungo per un verso che per l'altro, se se ne facesse un
sacco
da
tenervi
dentro del
grano
, come si
costuma
fare con un
fondo
di
tavola
,
terrà
più
servendoci
per l'
altezza
del
sacco
della
minor
misura
della
tela
e con l'altra
circondando
la
tavola
del
fondo
, che facendo per l'
opposito
: come se,
v.
g.
, la
tela
per un verso
fusse
sei
braccia
e per l'altro
dodici
, più
terrà
quando con la
lunghezza
di
dodici
si
circondi
la
tavola
del
fondo
,
restando
il
sacco
alto
braccia
sei, che se si
circondasse
un
fondo
di sei
braccia
, avendone
dodici
per
altezza
.
Ora
, da quello che si è
dimostrato
, alla
generica
notizia
del
capir
più per quel verso che per questo, si
aggiugne
la
specifica
e
particolare
scienza
del quanto ei
contenga
più; che è, che tanto più
terrà
quanto sarà più
basso
, e tanto meno quanto più
alto
: e così, nelle
misure
assegnate
essendo la
tela
il
doppio
più
lunga
che
larga
,
cucita
per la
lunghezza
terrà
la
metà
manco
che per l'altro verso; e
parimente
avendo una
stuoia
, per fare una
bugnola
,
lunga
venticinque
braccia
e
larga
,
v.
g.
, sette,
piegata
per lo lungo
terrà
solamente sette
misure
di quelle che per l'altro verso ne
terrebbe
venticinque
.
SAGR
. E così con nostro
gusto
particolare
andiamo
continuamente
acquistando
nuove
cognizioni
curiose
e non
ignude
di
utilità
. Ma nel
proposito
toccato
adesso
,
veramente
non
credo
che tra quelli che
mancano
di qualche
cognizione
di
geometria
se ne
trovassero
quattro per cento che non
restassero
a prima
giunta
ingannati
, che quei
corpi
che da
superficie
eguali
son
contenuti
, non
fussero
ancora in tutto
eguali
; sì come nell'istesso
errore
incorrono
parlando
delle
superficie
, che per
determinar
, come
spesse
volte
accade
, delle
grandezze
di
diverse
città
,
intera
cognizione
gli
par
d'averne qualunque
volta
sanno
la
quantità
de i
recinti
di quelle,
ignorando
che può
essere
un
recinto
eguale
a un altro, e la
piazza
contenuta
da questo assai maggiore della
piazza
di quello: il che
accade
non solamente tra le
superficie
irregolari
, ma tra le
regolari
, delle quali quelle di più
lati
son sempre più
capaci
di quelle di
manco
lati
, sì che in
ultimo
il
cerchio
, come
poligono
di
lati
infiniti
, è
capacissimo
sopra tutti gli altri
poligoni
di
egual
circuito
; di che mi
ricordo
averne con
gusto
particolare
veduta
la
dimostrazione
studiando
la
Sfera
del
Sacrobosco
con un
dottissimo
commentario
sopra.
SALV
. È
verissimo
: ed avendo io ancora
incontrato
cotesto
luogo
, mi
dette
occasione
di
ritrovare
, come con una
sola
e breve
dimostrazione
si
concluda
, il
cerchio
esser maggiore di tutte le
figure
regolari
isoperimetre
; e, dell'altre, quelle di più
lati
, maggiori di quelle di
manco
.
SAGR
. Ed io, che
sento
tanto
diletto
in certe
proposizioni
e
dimostrazioni
scelte
e non
triviali
,
importunandovi
vi
prego
che me ne facciate
partecipe
.
SALV
. In
brevi
parole
vi
spedisco
,
dimostrando
il
seguente
teorema
, cioè:
Il
cerchio
è
medio
proporzionale
tra
qualsivoglino
due
poligoni
regolari
tra di loro
simili
, de i quali uno gli sia
circoscritto
e l'altro gli sia
isoperimetra
. In oltre, essendo egli
minore
di tutti i
circoscritti
, all'
incontro
massimo
di tutti gl'
isoperimetri
. De i medesimi poi
circoscritti
, quelli che hanno più
angoli
son
minori
di quelli che ne hanno
manco
; ma all'
incontro
, de gl'
isoperimetri
quelli di più
angoli
son maggiori.
Delli due
poligoni
simili
A,
B
sia l'A
circoscritto
al
cerchio
A, e l'altro
B
ad esso
cerchio
sia
isoperimetro
:
dico
, il
cerchio
esser
medio
proporzionale
tra essi.
Imperò
che (
tirato
il
semidiametro
AC), essendo il
cerchio
eguale
a quel
triangolo
rettangolo
, de i
lati
del quale che sono intorno all'
angolo
retto
, uno sia
eguale
al
semidiametro
AC e l'altro alla
circonferenza
; e
similmente
essendo il
poligono
A
eguale
al
triangolo
rettangolo
, che intorno all'
angolo
retto
ha uno de i
lati
eguali
alla medesima
retta
AC, e l'altro al
perimetro
del medesimo
poligono
; è
manifesto
, il
circoscritto
poligono
aver al
cerchio
la medesima
proporzione
che ha il suo
perimetro
alla
circonferenza
di esso
cerchio
, cioè al
perimetro
del
poligono
B
, che alla
circonferenza
detta
si
pone
eguale
: ma il
poligono
A al
B
ha
doppia
proporzione
che '
l
suo
perimetro
al
perimetro
di
B
(essendo
figure
simili
): adunque il
cerchio
A è
medio
proporzionale
tra i due
poligoni
A,
B.
Ed essendo il
poligono
A maggior del
cerchio
A, è
manifesto
, esso
cerchio
A esser maggiore del
poligono
B
suo
isoperimetro
, ed in
consequenza
massimo
di tutti i
poligoni
regolari
suoi
isoperimetri
.
Quanto all'altra
parte
, cioè di
provare
che de i
poligoni
circoscritti
al medesimo
cerchio
, quello di
manco
lati
sia maggior di quello di più
lati
; ma che all'
incontro
, de i
poligoni
isoperimetri
quello di più
lati
sia maggiore di quello di
manco
lati
;
dimostreremo
così. Nel
cerchio
, il cui
centro
O,
semidiametro
OA
, sia la
tangente
AD, ed in essa
pongasi
, per
esempio
, AD esser la
metà
del
lato
del
pentagono
circoscritto
, ed AC
metà
del
lato
dell'
ettagono
, e
tirinsi
le
rette
OGC
,
OFD
, e,
centro
O,
intervallo
OC
,
descrivasi
l'
arco
ECI
. E perché il
triangolo
DOC
è maggiore del
settore
EOC
, e '
l
settore
COI maggiore del
triangolo
COA
, maggior
proporzione
arà
il
triangolo
DOC
al
triangolo
COA
, che '
l
settore
EOC
al
settore
COI, cioè che '
l
settore
FOG
al
settore
GOA
; e
componendo
e
permutando
, il
triangolo
DOA
al
settore
FOA
arà
maggior
proporzione
che il
triangolo
COA
al
settore
GOA
, e dieci
triangoli
DOA
a dieci
settori
FOA
aranno
maggior
proporzione
che
quattordici
triangoli
COA
a
quattordici
settori
GOA
, cioè il
pentagono
circoscritto
arà
maggior
proporzione
al
cerchio
che non gli ha l'
ettagono
; e però il
pentagono
sarà maggior dall'
ottagono
.
Intendansi
ora
un
ettagono
ed un
pentagono
isoperimetri
al medesimo
cerchio
:
dico
, l'
ettagono
esser maggior del
pentagono
.
Imperò
che, essendo l'istesso
cerchio
medio
proporzionale
tra '
l
pentagono
circoscritto
e '
l
pentagono
suo
isoperimetro
, e
parimente
medio
tra '
l
circoscritto
e l'
isoperimetro
ettagono
; essendosi
provato
, il
circoscritto
pentagono
esser maggiore del
circoscritto
ettagono
; avrà esso
pentagono
maggior
proporzione
al
cerchio
che l'
ettagono
, cioè il
cerchio
arà
maggior
proporzione
al suo
isoperimetro
pentagono
che all'
isoperimetro
ettagono
: adunque il
pentagono
è
minore
dell'
isoperimetro
ettagono
: che si
doveva
dimostrare
.
SAGR
.
Gentilissima
dimostrazione
e molto
acuta
. Ma dove siamo
trascorsi
a
ingolfarci
nella
geometria
? mentre
eramo
su '
l
considerare
le
difficoltà
promosse
dal
Sig.
Simplicio
, che
veramente
son di gran
considerazione
; ed in
particolare
quella della
condensazione
mi
par
durissima
.
SALV
. Se la
condensazione
e la
rarefazzione
son
moti
opposti
, dove si
vegga
una
immensa
rarefazzione
, non si potrà
negare
una non
men
grandissima
condensazione
; ma
rarefazzioni
immense
, e, quel che
accresce
la
maraviglia
, quasi che
momentanee
, le
veggiamo
noi tutto '
l
giorno
. E quale
sterminata
rarefazzione
è quella di una poca
quantità
di
polvere
d'
artiglieria
,
risoluta
in una
mole
vastissima
di
fuoco
? e quale, oltre a questa, l'
espansione
,
direi
quasi senza
termine
, della sua
luce
? E se quel
fuoco
e questo
lume
si
riunissero
insieme
, che pur non è
impossibile
, poiché
dianzi
stettero dentro quel
piccolo
spazio
, qual
condensamento
sarebbe questo? Voi,
discorrendo
,
troverete
mille di tali
rarefazzioni
, che sono molto più in
pronto
ad esser
osservate
che le
condensazioni
, perché le
materie
dense
son più
trattabili
e
sottoposte
a i nostri
sensi
, che ben
maneggiamo
le
legne
e le
vediamo
risolvere
in
fuoco
e in
luce
, ma non così
veggiamo
il
fuoco
e '
l
lume
condensarsi
a
costituire
il
legno
;
veggiamo
i
frutti
, i
fiori
e mille altre
solide
materie
risolversi
in gran
parte
in
odori
, ma non così
osserviamo
gli
atomi
odorosi
concorrere
alla
costituzione
de i
solidi
odorati
. Ma dove
manca
la
sensata
osservazione
, si
deve
supplir
col
discorso
, che
basterà
per farci
capaci
non
men
del
moto
alla
rarefazzione
e
resoluzione
de i
solidi
, che alla
condensazione
delle
sustanze
tenui
e
rarissime
. In oltre, noi
trattiamo
come si possa far la
condensazione
e
rarefazzione
de i
corpi
che si possono
rarefare
e
condensare
,
specolando
in qual
maniera
ciò possa esser
fatto
senza l'
introduzzion
del
vacuo
e della
penetrazione
de i
corpi
; il che non
esclude
che in
natura
possano esser
materie
che non
ammettono
tali
accidenti
, ed in
consequenza
non
danno
luogo
a quelli che voi
chiamate
inconvenienti
e
impossibili
. E finalmente.
Sig.
Simplicio
, io, in
grazia
di voi altri,
Signori
filosofi
, mi sono
affaticato
in
specolare
come si possa
intendere
, farsi la
condensazione
e la
rarefazzione
senza
ammetter
la
penetrazione
de i
corpi
e l'
introduzzione
de gli
spazii
vacui
,
effetti
da voi
negati
ed
aborriti
; che quando voi gli voleste
concedere
, io non vi sarei così
duro
contradittore
. Però, o
ammettete
questi
inconvenienti
, o
gradite
le mie
specolazioni
, o
trovatene
di più
aggiustate
.
SAGR
. Alla
negativa
della
penetrazione
son io del tutto con i
filosofi
peripatetici
. A quella del
vacuo
vorrei
sentir
ben
ponderare
la
dimostrazione
d'
Aristotele
, con la quale ei l'
impugna
, e quello che voi,
Sig.
Salviati
, gli
opponete
. Il
Sig.
Simplicio
mi farà
grazia
di
arrecar
puntualmente
la
prova
del
Filosofo
, e voi
Sig.
Salviati
, la
risposta
.
SIMP
.
Aristotele
, per quanto mi
sovviene
,
insurge
contro alcuni
antichi
, i quali
introducevano
il
vacuo
come
necessario
per il
moto
,
dicendo
che questo senza quello non si potrebbe fare. A questo
contrapponendosi
Aristotele
,
dimostra
che, all'
opposito
, il farsi (come
veggiamo
) il
moto
distrugge
la
posizione
del
vacuo
; e '
l
suo
progresso
è tale. Fa due
supposizioni
: l'una è di
mobili
diversi
in
gravità
,
mossi
nel medesimo
mezzo
; l'altra è dell'istesso
mobile
mosso
in
diversi
mezzi
. Quanto al
primo
,
suppone
che
mobili
diversi
in
gravità
si
muovano
nell'istesso
mezzo
con
diseguali
velocità
, le quali
mantengano
tra di loro la medesima
proporzione
che le
gravità
; sì che, per
esempio
, un
mobile
dieci
volte
più
grave
di un altro si
muova
dieci
volte
più
velocemente
. Nell'altra
posizione
piglia
che le
velocità
del medesimo
mobile
in
diversi
mezzi
ritengano
tra di loro la
proporzione
contraria
di quella che hanno le
grossezze
o
densità
di essi
mezzi
;
talmente
che,
posto
,
v.
g.
, che la
crassizie
dell'
acqua
fusse
dieci
volte
maggiore di quella dell'
aria
, vuole che la
velocità
nell'
aria
sia dieci
volte
più che la
velocità
nell'
acqua
. E da questo
secondo
supposto
trae
la
dimostrazione
in
cotal
forma
; Perché la
tenuità
del
vacuo
supera
d'
infinito
intervallo
la
corpulenza
, ben che
sottilissima
, di
qualsivoglia
mezzo
pieno
, ogni
mobile
che nel
mezzo
pieno
si
movesse
per qualche
spazio
in qualche
tempo
, nel
vacuo
dovrebbe
muoversi
in uno
istante
; ma farsi
moto
in uno
instante
è
impossibile
; adunque
darsi
il
vacuo
in
grazia
del
moto
è
impossibile
.
SALV
. L'
argomento
si
vede
che è ad
hominem
, cioè contro a quelli che volevano il
vacuo
come
necessario
per il
moto
: che se io
concederò
l'
argomento
come
concludente
,
concedendo
insieme
che nel
vacuo
non si
farebbe
il
moto
, la
posizion
del
vacuo
,
assolutamente
presa
e non in
relazione
al
moto
, non
vien
destrutta
. Ma per
dire
quel che per
avventura
potrebber
rispondere
quegli
antichi
,
acciò
meglio
si
scorga
quanto
concluda
la
dimostrazione
d'
Aristotele
, mi
par
che si potrebbe
andar
contro a gli
assunti
di quello,
negandogli
amendue
. E quanto al
primo
, io
grandemente
dubito
che
Aristotele
non
sperimentasse
mai quanto sia
vero
che due
pietre
, una più
grave
dell'altra dieci
volte
,
lasciate
nel medesimo
instante
cader
da un'
altezza
,
v.
g.
, di cento
braccia
,
fusser
talmente
differenti
nelle lor
velocità
, che all'
arrivo
della maggior in
terra
, l'altra si
trovasse
non avere né anco
sceso
dieci
braccia
.
SIMP
. Si
vede
pure
dalle sue
parole
ch'ei
mostra
d'averlo
sperimentato
, perché ei dice:
Veggiamo
il più
grave
; or quel
vedersi
accenna
l'averne fatta l'
esperienza
.
SAGR
. Ma io,
Sig.
Simplicio
, che n'ho
fatto
la
prova
, vi
assicuro
che una
palla
d'
artiglieria
, che
pesi
cento,
dugento
e anco più
libbre
, non
anticiperà
di un
palmo
solamente l'
arrivo
in
terra
della
palla
d'un
moschetto
, che ne
pesi
una
mezza
, venendo anco dall'
altezza
di
dugento
braccia
.
SALV
. Ma, senz'altre
esperienze
, con breve e
concludente
dimostrazione
possiamo
chiaramente
provare
, non esser
vero
che un
mobile
più
grave
si
muova
più
velocemente
d'un altro
men
grave
,
intendendo
di
mobili
dell'
istessa
materia
, ed in
somma
di quelli de i quali
parla
Aristotele
. Però
ditemi
,
Sig.
Simplicio
, se voi
ammettete
che di ciascheduno
corpo
grave
cadente
sia una da
natura
determinata
velocità
, sì che
accrescergliela
o
diminuirgliela
non si possa se non con
usargli
violenza
o
opporgli
qualche
impedimento
.
SIMP
. Non si può
dubitare
che l'istesso
mobile
nell'istesso
mezzo
abbia una
statuita
e da
natura
determinata
velocità
, la quale non se gli possa
accrescere
se non con
nuovo
impeto
conferitogli
, o
diminuirgliela
salvo che con qualche
impedimento
che lo
ritardi
.
SALV
. Quando dunque noi avessimo due
mobili
, le
naturali
velocità
de i quali
fussero
ineguali
, è
manifesto
che se noi
congiugnessimo
il più
tardo
col più
veloce
, questo dal più
tardo
sarebbe in
parte
ritardato
, ed il
tardo
in
parte
velocitato
dall'altro più
veloce
. Non
concorrete
voi meco in quest'
opinione
?
SIMP
.
Parmi
che così
debba
indubitabilmente
seguire
.
SALV
. Ma se questo è, ed è
insieme
vero
che una
pietra
grande
si
muova
, per
esempio
, con otto
gradi
di
velocità
, ed una
minore
con quattro, adunque,
congiugnendole
amendue
insieme
, il
composto
di loro si
moverà
con
velocità
minore
di otto
gradi
: ma le due
pietre
,
congiunte
insieme
, fanno una
pietra
maggiore che quella prima, che si
moveva
con otto
gradi
di
velocità
: adunque questa maggiore si
muove
men
velocemente
che la
minore
; che è contro alla vostra
supposizione
.
Vedete
dunque come dal
suppor
che '
l
mobile
più
grave
si
muova
più
velocemente
del
men
grave
, io vi
concludo
, il più
grave
muoversi
men
velocemente
.
SIMP
. Io mi
trovo
avviluppato
, perché mi
par
pure
che la
pietra
minore
aggiunta
alla maggiore le
aggiunga
peso
, e
aggiugnendole
peso
, non
so
come non
debba
aggiugnerle
velocità
, o almeno non
diminuirgliela
.
SALV
. Qui
commettete
un altro
errore
,
Sig.
Simplicio
, perché non è
vero
che quella
minor
pietra
accresca
peso
alla maggiore.
SIMP
. Oh, questo
passa
bene
ogni mio
concetto
.
SALV
. Non lo
passerà
altrimente
,
fatto
ch'io v'abbia
accorto
dell'
equivoco
nel quale voi
andate
fluttuando
: però
avvertite
che bisogna
distinguere
i
gravi
posti
in
moto
da i medesimi
costituiti
in
quiete
. Una gran
pietra
messa
nella
bilancia
non solamente
acquista
peso
maggiore col
soprapporgli
un'altra
pietra
, ma anco la
giunta
di un
pennecchio
di
stoppa
la farà
pesar
più quelle sei o dieci
once
che
peserà
la
stoppa
; ma se voi
lascerete
liberamente
cader
da un'
altezza
la
pietra
legata
con la
stoppa
,
credete
voi che nel
moto
la
stoppa
graviti
sopra la
pietra
, onde gli
debba
accelerar
il suo
moto
, o pur
credete
che ella la
ritarderà
,
sostenendola
in
parte
?
Sentiamo
gravitarci
su le
spalle
mentre vogliamo
opporci
al
moto
che
farebbe
quel
peso
che ci sta
addosso
; ma se noi
scendessimo
con quella
velocità
che quel tal
grave
naturalmente
scenderebbe
, in che modo volete che ci
prema
e
graviti
sopra? Non
vedete
che questo sarebbe un voler
ferir
con la
lancia
colui che vi
corre
innanzi con tanta
velocità
, con quanta o con maggiore di quella con la quale voi lo
seguite
?
Concludete
pertanto che nella
libera
e
naturale
caduta
la
minor
pietra
non
gravita
sopra la maggiore, ed in
consequenza
non le
accresce
peso
, come fa nella
quiete
.
SIMP
. Ma chi
posasse
la maggior sopra la
minore
?
SALV
. Le
accrescerebbe
peso
, quando il suo
moto
fusse
più
veloce
: ma già si è
concluso
che quando la
minore
fusse
più
tarda
,
ritarderebbe
in
parte
la
velocità
della maggiore, tal che il loro
composto
si
moverebbe
men
veloce
, essendo maggiore dell'altra; che è contro al vostro
assunto
.
Concludiamo
per ciò, che i
mobili
grandi
e i
piccoli
ancora, essendo della medesima
gravità
in
spezie
, si
muovono
con
pari
velocità
.
SIMP
. Il vostro
discorso
procede
benissimo
veramente
: tuttavia mi
par
duro
a
credere
che una
lagrima
di
piombo
si abbia a
muover
così
veloce
come una
palla
d'
artiglieria
.
SALV
. Voi
dovevi
dire
, un
grano
di
rena
come una
macina
da
guado
. Io non vorrei,
Sig.
Simplicio
, che voi faceste come
molt
'altri fanno, che,
divertendo
il
discorso
dal
principale
intento
, vi
attaccaste
a un mio
detto
che
mancasse
dal
vero
quant'è un
capello
, e che sotto questo
capello
voleste
nasconder
un
difetto
d'un altro,
grande
quant'una
gomona
da
nave
.
Aristotele
dice: "una
palla
di
ferro
di cento
libbre
,
cadendo
dall'
altezza
di cento
braccia
,
arriva
in
terra
prima che una di una
libbra
sia
scesa
un
sol
braccio
"; io
dico
ch'ell'
arrivano
nell'istesso
tempo
; voi
trovate
, nel farne l'
esperienza
, che la maggiore
anticipa
due
dita
la
minore
, cioè che quando la
grande
percuote
in
terra
, l'altra ne è
lontana
due
dita
:
ora
vorreste
dopo queste due
dita
appiattare
le
novantanove
braccia
di
Aristotele
, e
parlando
solo del mio
minimo
errore
,
metter
sotto
silenzio
l'altro
massimo
.
Aristotele
pronunzia
che
mobili
di
diversa
gravità
nel medesimo
mezzo
si
muovono
(per quanto
depende
dalla
gravità
) con
velocitadi
proporzionate
a i
pesi
loro, e l'
esemplifica
con
mobili
ne i quali si possa
scorgere
il
puro
ed
assoluto
effetto
del
peso
,
lasciando
l'altre
considerazioni
sì delle
figure
come de i
minimi
momenti
, le quali
cose
grande
alterazione
ricevono
dal
mezzo
, che
altera
il
semplice
effetto
della
sola
gravità
: che perciò si
vede
l'
oro
,
gravissimo
sopra tutte l'altre
materie
,
ridotto
in una
sottilissima
foglia
andar
vagando
per
aria
; l'istesso fanno i
sassi
pestati
in
sottilissima
polvere
. Ma se voi volete
mantenere
la
proposizione
universale
, bisogna che voi
mostriate
, la
proporzione
delle
velocità
osservarsi
in tutti i
gravi
, e che un
sasso
di
venti
libbre
si
muova
dieci
volte
più
veloce
che uno di due; il che vi
dico
esser
falso
, e che,
cadendo
dall'
altezza
di
cinquanta
o cento
braccia
,
arrivano
in
terra
nell'istesso
momento
.
SIMP
. Forse da
grandissime
altezze
di
migliaia
di
braccia
seguirebbe
quello che in queste
altezze
minori
non si
vede
accadere
.
SALV
. Se
Aristotele
avesse
inteso
questo, voi gli
addossereste
un altro
errore
, che sarebbe una
bugia
; perché, non si
trovando
in
terra
tali
altezze
perpendicolari
,
chiara
cosa è che
Aristotele
non ne poteva aver fatta
esperienza
: e pur ci vuol
persuadere
d'
averla
fatta, mentre dice che tale
effetto
si
vede
.
SIMP
.
Aristotele
veramente
non si
serve
di questo
principio
, ma di quell'altro, che non
credo
che
patisca
queste
difficoltà
.
SALV
. E l'altro ancora non è
men
falso
di questo; e mi
maraviglio
che per voi stesso non
penetriate
la
fallacia
, e che non v'
accorghiate
che quando
fusse
vero
che l'istesso
mobile
in
mezzi
di
differente
sottilità
e
rarità
, ed in
somma
di
diversa
cedenza
, quali, per
esempio
, son l'
acqua
e l'
aria
, si
movesse
con
velocità
nell'
aria
maggiore che nell'
acqua
secondo
la
proporzione
della
rarità
dell'
aria
a quella dell'
acqua
, ne
seguirebbe
che ogni
mobile
che
scendesse
per
aria
,
scenderebbe
anco nell'
acqua
: il che è tanto
falso
, quanto che moltissimi
corpi
scendono
nell'
aria
, che nell'
acqua
non pur non
descendono
, ma
sormontano
all'in su.
SIMP
. Io non
intendo
la
necessità
della vostra
consequenza
; e più
dirò
che
Aristotele
parla
di quei
mobili
gravi
che
descendono
nell'un
mezzo
e nell'altro, e non di quelli che
scendono
nell'
aria
, e nell'
acqua
vanno
all'in su.
SALV
. Voi
arrecate
per il
Filosofo
di quelle
difese
che egli
assolutamente
non
produrrebbe
, per non
aggravar
il
primo
errore
. Però
ditemi
se la
corpulenza
dell'
acqua
, o quel che si sia che
ritarda
il
moto
, ha qualche
proporzione
alla
corpulenza
dell'
aria
, che meno lo
ritarda
; ed avendola,
assegnatela
a vostro
beneplacito
.
SIMP
.
Halla
, e
ponghiamo
ch'ella sia in
proporzione
decupla
; e che però la
velocità
di un
grave
che
descenda
in
amendue
gli
elementi
, sarà dieci
volte
più
tardo
nell'
acqua
che nell'
aria
.
SALV
.
Piglio
adesso
un di quei
gravi
che
vanno
in
giù
nell'
aria
, ma nell'
acqua
no, qual sarebbe una
palla
di
legno
, e vi
domando
che voi gli
assegniate
qual
velocità
più vi
piace
, mentre
scende
per
aria
.
SIMP
.
Ponghiamo
che ella si
muova
con
venti
gradi
di
velocità
.
SALV
.
Benissimo
. Ed è
manifesto
che tal
velocità
a qualche altra
minore
può avere la medesima
proporzione
che la
corpulenza
dell'
acqua
a quella dell'
aria
, e che questa sarà la
velocità
di due
soli
gradi
; tal che
veramente
, a
filo
e a
dirittura
,
conforme
all'
assunto
d'
Aristotele
, si
doverebbe
concludere
che la
palla
di
legno
, che nell'
aria
, dieci
volte
più
cedente
dell'
acqua
, si
muove
scendendo
con
venti
gradi
di
velocità
, nell'
acqua
dovrebbe
scendere
con due, e non venir a
galla
dal
fondo
, come fa: se già voi non voleste
dire
che nell'
acqua
il venir ad
alto
, nel
legno
, sia l'istesso che '
l
calare
a
basso
con due
gradi
di
velocità
; il che non
credo
. Ma già che la
palla
del
legno
non
cala
al
fondo
,
credo
pure
che mi
concederete
che qualche altra
palla
d'altra
materia
,
diversa
dal
legno
, si potrebbe
trovare
, che nell'
acqua
scendesse
con due
gradi
di
velocità
.
SIMP
.
Potrebbesi
senza
dubbio
, ma di
materia
notabilmente
più
grave
del
legno
.
SALV
. Questo è quel ch'io
vo
cercando
. Ma questa
seconda
palla
, che nell'
acqua
descende
con due
gradi
di
velocità
, con quanta
velocità
descenderà
nell'
aria
? Bisogna (se volete
servar
la
regola
d'
Aristotele
) che
rispondiate
che si
moverà
con
venti
gradi
: ma
venti
gradi
di
velocità
avete voi medesimo
assegnati
alla
palla
di
legno
: adunque questa e l'altra assai più
grave
si
moveranno
per l'
aria
con
egual
velocità
. Or come
accorda
il
Filosofo
questa
conclusione
con l'altra sua, che i
mobili
di
diversa
gravità
nel medesimo
mezzo
si
muovano
con
diverse
velocità
, e
diverse
tanto quanto le
gravità
loro? Ma senza molto
profonde
contemplazioni
, come avete voi
fatto
a non
osservar
accidenti
frequentissimi
e
palpabilissimi
, e non
badare
a due
corpi
che nell'
acqua
si
moveranno
l'uno cento
volte
più
velocemente
dell'altro, ma che nell'
aria
poi quel più
veloce
non
supererà
l'altro di un
sol
centesimo
? come, per
esempio
, un
uovo
di
marmo
scenderà
nell'
acqua
cento
volte
più presto che alcuno di
gallina
, che per l'
aria
nell'
altezza
di
venti
braccia
non l'
anticiperà
di quattro
dita
; ed in
somma
tal
grave
andrà
al
fondo
in tre
ore
in dieci
braccia
d'
acqua
, che in
aria
le
passerà
in una
battuta
o due di
polso
, e tale (come sarebbe una
palla
di
piombo
) le
passerà
in
tempo
facilmente
men
che
doppio
. E qui
so
ben,
Sig.
Simplicio
, che voi
comprendete
che non ci ha
luogo
distinzione
o
risposta
veruna.
Concludiamo
per tanto, che tale
argomento
non
conclude
nulla contro al
vacuo
; e quando
concludesse
,
distruggerebbe
solamente gli
spazii
notabilmente
grandi
, quali né io né
credo
che quelli
antichi
supponessero
naturalmente
darsi
, se ben forse con
violenza
si possan fare, come
par
che da
varie
esperienze
si
raccolga
, le quali troppo lungo sarebbe il voler al
presente
arrecare
.
SAGR
.
Vedendo
che il
Sig.
Simplicio
tace
,
piglierò
io
campo
di
dire
alcuna cosa. Già che assai
apertamente
avete
dimostrato
, come non è altrimenti
vero
che
mobili
disegualmente
gravi
si
muovano
nel medesimo
mezzo
con
velocità
proporzionate
alle
gravità
loro, ma con
eguale
,
intendendo
de i
gravi
dell'
istessa
materia
o
vero
dell'
istessa
gravità
in
specie
, ma non già (come
credo
) di
gravità
differenti
in
specie
(perché non
penso
che voi
intendiate
di
concluderci
ch'una
palla
di
sughero
si
muova
con
pari
velocità
ch'una di
piombo
); ed avendo, di più,
dimostrato
molto
chiaramente
, come non è
vero
che '
l
medesimo
mobile
in
mezzi
di
diverse
resistenze
ritenga
nella
velocità
e
tardità
sue la medesima
proporzione
che le
resistenze
; a me sarebbe cosa
gratissima
il
sentire
, quali siano le
proporzioni
che nell'un
caso
e nell'altro vengono
osservate
.
SALV
. I
quesiti
son
belli
, ed io ci ho molte
volte
pensato
: vi
dirò
il
discorso
fattoci
attorno
, e quello che ne ho in
ultimo
ritratto
. Dopo
essermi
certificato
, non esser
vero
che il medesimo
mobile
in
mezzi
di
diversa
resistenza
osservi
nella
velocità
la
proporzione
delle
cedenze
di essi
mezzi
; né meno che nel medesimo
mezzo
mobili
di
diversa
gravità
ritengano
nelle
velocità
loro la
proporzione
di esse
gravità
(
intendendo
anco delle
gravità
diverse
in
specie
);
cominciai
a
comporre
insieme
amendue
questi
accidenti
,
avvertendo
quello che
accadesse
de i
mobili
differenti
di
gravità
posti
in
mezzi
di
diverse
resistenze
: e m'
accorsi
, le
disegualità
delle
velocità
trovarsi
tuttavia maggiori ne i
mezzi
più
resistenti
che ne i più
cedenti
, e ciò con
diversità
tali, che di due
mobili
che
scendendo
per
aria
pochissimo
differiranno
in
velocità
di
moto
, nell'
acqua
l'uno si
moverà
dieci
volte
più
veloce
dell'altro; anzi che tale che nell'
aria
velocemente
descende
, nell'
acqua
non solo non
scenderà
, ma
resterà
del tutto
privo
di
moto
, e, quel che è più, si
moverà
all'in su: perché si potrà tal
volta
trovare
qualche
sorte
di
legno
, o qualche
nodo
o
radica
di quello, che nell'
acqua
potrà stare, in
quiete
, che nell'
aria
velocemente
descenderà
.
SAGR
. Io più
volte
mi son
messo
con una
estrema
flemma
per
veder
di
ridurre
una
palla
di
cera
, che per se stessa non
va
a
fondo
, con l'
aggiugnerli
grani
di
rena
, a
segno
tale di
gravità
simile
all'
acqua
, che nel
mezzo
di quella si
fermasse
; né mai, per
diligenza
usata
, mi
successe
il
poterlo
conseguire
: onde non
so
se altra
materia
solida
si
ritrovi
tanto
naturalmente
simile
in
gravità
all'
acqua
, che,
posta
in essa, in ogni
luogo
potesse
fermarsi
.
SALV
. Sono in questo, come in mille altre
operazioni
, assai più
diligenti
molti
animali
, che non siamo noi altri. E nel vostro
caso
i
pesci
vi
arebber
potuto
porger
qualche
documento
, essendo in questo
esercizio
così
dotti
, che ad
arbitrio
loro si
equilibrano
non solo con un'
acqua
, ma con
differenti
notabilmente
o per propria
natura
o per una
sopravvenente
torbida
o per
salsedine
, che fa
differenza
assai
grande
; si
equilibrano
,
dico
, tanto
esattamente
, che senza
punto
muoversi
restano
in
quiete
in ogni
luogo
; e ciò, per mio
credere
, fanno eglino
servendosi
dello
strumento
datogli
dalla
natura
a
cotal
fine
, cioè di quella
vescichetta
che hanno in
corpo
, la quale per uno assai
angusto
meato
risponde
alla lor
bocca
, e per quello a
posta
loro o
mandano
fuori
parte
dell'
aria
che in
dette
vesciche
si
contiene
, o, venendo col
nuoto
a
galla
, altra ne
attraggono
,
rendendosi
con tale
arte
or più or meno
gravi
dell'
acqua
, ed a lor
beneplacito
equilibrandosegli
.
SAGR
. Io con un altro
artifizio
ingannai
alcuni
amici
, appresso i quali mi ero
vantato
di
ridurre
quella
palla
di
cera
al
giusto
equilibrio
con l'
acqua
; ed avendo
messo
nel
fondo
del
vaso
una
parte
di
acqua
salata
, e sopra quella
dolce
,
mostrai
loro la
palla
che a
mezz'
acqua
si
fermava
, e
spinta
nel
fondo
o
sospinta
ad
alto
né in questo né in quel
sito
restava
, ma
ritornava
nel
mezzo
.
SALV
. Non è cotesta
esperienza
priva
di
utilità
: perché
trattandosi
da i
medici
in
particolare
delle
diverse
qualità
di
acque
, e tra l'altre
principalmente
della
leggerezza
o
gravità
più di questa che di quella, con una
simil
palla
,
aggiustata
sì che
resti
ambigua
, per così
dire
, tra lo
scendere
e '
l
salire
in un'
acqua
, per
minima
che sia la
differenza
di
peso
tra due
acque
, se, in una, tal
palla
scenderà
, nell'altra, che sia più
grave
,
salirà
; ed è
talmente
esatta
cotale
esperienza
, che la
giunta
di due
grani
di
sale
solamente, che si
mettino
in sei
libbre
d'
acqua
, farà
risalire
dal
fondo
alla
superficie
quella
palla
che vi
era
pur allora
scesa
. E più vi voglio
dire
, in
confermazione
dell'
esattezza
di questa
esperienza
ed
insieme
per
chiara
prova
della nulla
resistenza
dell'
acqua
all'esser
divisa
, che non solamente l'
ingravirla
, con la
mistione
di qualche
materia
più
grave
di lei,
induce
tanto
notabil
differenza
, ma il
riscaldarla
o
raffreddarla
un poco
produce
il medesimo
effetto
, e con sì
sottile
operazione
, che l'
infonder
quattro
gocciole
d'altra
acqua
un poco più
calda
o un poco più
fredda
delle sei
libbre
, farà che la
palla
vi
scenda
o vi
sormonti
: vi
scenderà
infondendovi
la
calda
, e
monterà
per l'
infusione
della
fredda
. Or
vedete
quanto s'
ingannino
quei
filosofi
che
voglion
metter
nell'
acqua
viscosità
o altra
congiunzione
di
parti
, che la facciano
resistente
alla
divisione
e
penetrazione
.
SAGR
.
Veddi
molto
concludenti
discorsi
intorno a questo
argomento
in un
trattato
del nostro
Accademico
: tuttavia mi
resta
un
gagliardo
scrupolo
, il quale non
so
rimuovere
; perché se nulla di
tenacità
e
coerenza
risiede
tra le
parti
dell'
acqua
, come possono
sostenersi
assai
grandi
pezzi
e molto
rilevati
, in
particolare
sopra le
foglie
de i
cavoli
, senza
spargersi
e
spianarsi
?
SALV
. Ancor che
vero
sia che colui che ha dalla sua la
conclusione
vera
, possa
risolvere
tutte l'
instanze
che vengono
opposte
in
contrario
, non però mi
arrogherei
io il poter ciò fare; né la mia
impotenza
deve
denigrare
la
candidezza
della
verità
. Io,
primieramente
, vi
confesso
che non
so
come
vadia
il
negozio
del
sostenersi
quei
globi
d'
acqua
assai
rilevati
e
grandi
, se
bene
io
so
di certo che da
tenacità
interna
, che sia tra le sue
parti
, ciò non
deriva
; onde
resta
necessario
che la
cagione
di
cotal
effetto
risegga
fuori. Che ella non sia
interna
, oltre all'
esperienze
mostrate
ve lo posso
confermare
con un'altra
efficacissima
. Se le
parti
di quell'
acqua
che,
rilevata
, si
sostiene
mentre è
circondata
dall'
aria
, avessero
cagione
interna
per ciò fare, molto più si
sosterrebbono
circondate
che
fussero
da un
mezzo
nel quale avessero
minor
propensione
di
descendere
che nell'
aria
ambiente
non hanno: ma un
mezzo
tale sarebbe ogni
fluido
più
grave
dell'
aria
, come,
v.
g.
, il
vino
; e però
infondendo
intorno a quel
globo
d'
acqua
del
vino
, se gli potrebbe
alzare
intorno intorno, senza che le
parti
dell'
acqua
,
conglutinate
dall'
interna
viscosità
, si
dissolvessero
: ma ciò non
accad
'egli; anzi non prima se gli
accosterà
il
liquore
sparsogli
intorno, che, senza
aspettar
che molto se gli
elevi
intorno, si
dissolverà
e
spianerà
,
restandogli
di sotto, se sarà
vino
rosso
: è dunque
esterna
, e forse dell'
aria
ambiente
, la
cagione
di tale
effetto
. E
veramente
si
osserva
una gran
dissensione
tra l'
aria
e l'
acqua
, la quale ho io in un'altra
esperienza
osservata
; e questa è, che s'io
empio
d'
acqua
una
palla
di
cristallo
, che abbia un
foro
angusto
quant'è la
grossezza
d'un
fil
di
paglia
, e così
piena
la
volto
con la
bocca
all'in
giù
, non però l'
acqua
, benché
gravissima
e
pronta
a
scender
per
aria
, e l'
aria
, altrettanto
disposta
a
salire
, come
leggerissima
, per l'
acqua
, si
accordano
, quella a
scendere
uscendo
per il
foro
, e questa a
salire
entrandovi
, ma
restano
amendue
ritrose
e
contumaci
; all'
incontro
poi, se io
presenterò
a quel
foro
un
vaso
con del
vino
rosso
, che quasi
insensibilmente
è
men
grave
dell'
acqua
, lo
vedremo
subito con
tratti
rosseggianti
lentamente
ascendere
per
mezzo
l'
acqua
, e l'
acqua
con
pari
tardità
scender
per il
vino
, senza
punto
mescolarsi
, sin che finalmente la
palla
si
empirà
tutta di
vino
e l'
acqua
calerà
tutta nel
fondo
del
vaso
di sotto. Or che si
deve
qui
dire
o che
argumentarne
,
fuor
che una
disconvenienza
tra l'
acqua
e l'
aria
,
occulta
a me, ma forse...
SIMP
. Mi
vien
quasi da
ridere
nel
veder
la
grande
antipatia
che ha il
Sig.
Salviati
con l'
antipatia
, che né pur vuol
nominarla
; e pur è tanto
accommodata
a
scior
la
difficoltà
.
SALV
. Or sia questa, in
grazia
del
Sig.
Simplicio
, la
soluzione
del nostro
dubbio
: e
lasciato
il
digredire
,
torniamo
al nostro
proposito
.
Veduto
come la
differenza
di
velocità
, ne i
mobili
di
gravità
diverse
, si
trova
esser
sommamente
maggiore ne i
mezzi
più e più
resistenti
; ma che più? nel
mezzo
dell'
argento
vivo
l'
oro
non solamente
va
in
fondo
più
velocemente
del
piombo
, ma esso solo vi
descende
, e gli altri
metalli
e
pietre
tutti vi si
muovono
in su e vi
galleggiano
, dove che tra
palle
d'
oro
, di
piombo
, di
rame
, di
porfido
, o di altre
materie
gravi
, quasi del tutto
insensibile
sarà la
disegualità
del
moto
per
aria
, ché
sicuramente
una
palla
d'
oro
nel
fine
della
scesa
di cento
braccia
non
preverrà
una di
rame
di quattro
dita
;
veduto
,
dico
, questo,
cascai
in
opinione
che se si
levasse
totalmente
la
resistenza
del
mezzo
, tutte le
materie
descenderebbero
con
eguali
velocità
.
SIMP
. Gran
detto
è questo,
Sig.
Salviati
. Io non
crederò
mai che nell'istesso
vacuo
, se pur vi si desse il
moto
, un
fiocco
di
lana
si
movesse
così
veloce
come un
pezzo
di
piombo
.
SALV
.
Pian
piano
,
Sig.
Simplicio
: la vostra
difficoltà
non è tanto
recondita
, né io così
inavveduto
, che si
debba
credere
che non mi sia
sovvenuta
, e che in
consequenza
io non vi abbia
trovato
ripiego
. Però, per mia
dichiarazione
e vostra
intelligenza
,
sentite
il mio
discorso
. Noi siamo su '
l
volere
investigare
quello che
accaderebbe
a i
mobili
differentissimi
di
peso
in un
mezzo
dove la
resistenza
sua
fusse
nulla, sì che tutta la
differenza
di
velocità
, che tra essi
mobili
si
ritrovasse
,
referir
si
dovesse
alla
sola
disuguaglianza
di
peso
; e perché solo uno
spazio
del tutto
voto
d'
aria
e di ogni altro
corpo
, ancor che
tenue
e
cedente
, sarebbe
atto
a
sensatamente
mostrarci
quello che
ricerchiamo
, già che
manchiamo
di
cotale
spazio
,
andremo
osservando
ciò che
accaggia
ne i
mezzi
più
sottili
e meno
resistenti
, in
comparazione
di quello che si
vede
accadere
ne gli altri
manco
sottili
e più
resistenti
: ché se noi
troveremo
, in
fatto
, i
mobili
differenti
di
gravità
meno e meno
differir
di
velocità
secondo
che in
mezzi
più e più
cedenti
si
troveranno
e che finalmente, ancor che
estremamente
diseguali
di
peso
, nel
mezzo
più d'ogni altro
tenue
, se ben non
voto
,
piccolissima
si
scorga
e quasi
inosservabile
la
diversità
della
velocità
,
parmi
che ben potremo con molto
probabil
coniettura
credere
che nel
vacuo
sarebbero le
velocità
loro del tutto
eguali
. Per tanto
consideriamo
ciò che
accade
nell'
aria
: dove, per aver una
figura
di
superficie
ben
terminata
e di
materia
leggierissima
, voglio che
pigliamo
una
vescica
gonfiata
, nella quale l'
aria
che vi sarà dentro
peserà
, nel
mezzo
dell'
aria
stessa, niente o poco, perché poco vi si potrà
comprimere
; talché la
gravità
è solo quella poca della stessa
pellicola
, che non sarebbe la
millesima
parte
del
peso
d'una
mole
di
piombo
grande
quanto la medesima
vescica
gonfiata
. Queste,
Sig.
Simplicio
,
lasciate
dall'
altezza
di quattro o sei
braccia
, di quanto
spazio
stimereste
che '
l
piombo
fusse
per
anticipare
la
vescica
nella sua
scesa
? siate
sicuro
che non l'
anticiperebbe
del
triplo
, né anco del
doppio
, se ben già l'
aresti
fatto
mille
volte
più
veloce
.
SIMP
. Potrebbe esser che nel
principio
del
moto
, cioè nelle
prime
quattro o sei
braccia
,
accadesse
cotesto che
dite
: ma nel
progresso
ed in una
lunga
continuazione
,
credo
che '
l
piombo
se la
lascerebbe
indietro
non solamente delle
dodici
parti
dello
spazio
le sei, ma anco le otto e le dieci.
SALV
. Ed io ancora
credo
l'istesso, e non
dubito
che in
distanze
grandissime
potesse il
piombo
aver
passato
cento
miglia
di
spazio
, prima che la
vescica
ne avesse
passato
un solo: ma questo,
Sig.
Simplicio
mio, che voi
proponete
come
effetto
contrariante
alla mia
proposizione
, è quello che
massimamente
la
conferma
. È (
torno
a
dire
) l'
intento
mio
dichiarare
, come delle
diverse
velocità
di
mobili
di
differente
gravità
non ne sia
altramente
causa
la
diversa
gravità
, ma che ciò
dependa
da
accidenti
esteriori
ed in
particolare
dalla
resistenza
del
mezzo
, sì che,
tolta
questa, tutti i
mobili
si
moverebber
con i medesimi
gradi
di
velocità
: e questo
deduco
io
principalmente
da quello che
ora
voi stesso
ammettete
e che è
verissimo
, cioè che di
mobili
differentissimi
di
peso
le
velocità
più e più
differiscono
secondo
che maggiori e maggiori sono gli
spazii
che essi
van
trapassando
;
effetto
che non
seguirebbe
quando ei
dependesse
dalle
differenti
gravità
.
Imperò
che, essendo esse sempre le medesime, medesima
dovrebbe
mantenersi
sempre la
proporzione
tra gli
spazii
passati
, la qual
proporzione
noi
veggiamo
andar
, nella
continuazion
del
moto
, sempre
crescendo
; poiché l'un
mobile
gravissimo
nella
scesa
d'un
braccio
non
anticiperà
il
leggierissimo
della
decima
parte
di tale
spazio
, ma nella
caduta
di
dodici
braccia
lo
preverrà
della
terza
parte
, in quella di cento l'
anticiperà
di 90/100, etc.
SIMP
. Tutto
bene
: ma,
seguitando
le vostre
vestigie
, se la
differenza
di
peso
in
mobili
di
diversa
gravità
non può
cagionare
la
mutazion
di
proporzione
nelle
velocità
loro,
atteso
che le
gravità
non si
mutano
, né anco il
mezzo
, che sempre si
suppone
mantenersi
l'istesso, potrà
cagionar
alterazion
alcuna nella
proporzione
delle
velocità
.
SALV
. Voi
acutamente
fate
instanza
contro al mio
detto
, la quale è ben
necessario
di
risolvere
.
Dico
per tanto che un
corpo
grave
ha da
natura
intrinseco
principio
di
muoversi
verso '
l
comun
centro
de i
gravi
, cioè del nostro
globo
terrestre
, con
movimento
continuamente
accelerato
, ed
accelerato
sempre
egualmente
, cioè che in
tempi
eguali
si fanno
aggiunte
eguali
di
nuovi
momenti
e
gradi
di
velocità
. E questo si
deve
intender
verificarsi
tutta
volta
che si
rimovessero
tutti gl'
impedimenti
accidentarii
ed
esterni
, tra i quali uno ve ne ha che noi
rimuover
non possiamo, che è l'
impedimento
del
mezzo
pieno
, mentre dal
mobile
cadente
deve
esser
aperto
e
lateralmente
mosso
: al qual
moto
trasversale
il
mezzo
, benché
fluido
cedente
e
quieto
, si
oppone
con
resistenza
or
minore
ed or maggiore,
secondo
che
lentamente
o
velocemente
ei
deve
aprirsi
per
dar
il
transito
al
mobile
; il quale, perché, come ho
detto
, si
va
per sua
natura
continuamente
accelerando
,
vien
per
consequenza
ad
incontrar
continuamente
resistenza
maggiore nel
mezzo
, e però
ritardamento
e
diminuzione
nell'
acquisto
di
nuovi
gradi
di
velocità
, sì che finalmente la
velocità
perviene
a tal
segno
, e la
resistenza
del
mezzo
a tal
grandezza
, che,
bilanciandosi
fra loro,
levano
il più
accelerarsi
, e
riducono
il
mobile
in un
moto
equabile
ed
uniforme
, nel quale egli
continua
poi di
mantenersi
sempre. È dunque, nel
mezzo
,
accrescimento
di
resistenza
, non perché si
muti
la sua
essenza
, ma perché si
altera
la
velocità
con la quale ei
deve
aprirsi
e
lateralmente
muoversi
per
cedere
il
passaggio
al
cadente
, il quale
va
successivamente
accelerandosi
.
Ora
il
vedere
che la
resistenza
dell'
aria
al poco
momento
della
vescica
è
grandissima
, ed al gran
peso
del
piombo
è
piccolissima
, mi fa
tener
per
fermo
che chi la
rimovesse
del tutto, con l'
arrecare
alla
vescica
grandissimo
commodo
, ma ben poco al
piombo
, le
velocità
loro si
pareggerebbero
.
Posto
dunque questo
principio
, che nel
mezzo
dove, o per esser
vacuo
o per altro, non
fusse
resistenza
veruna che
ostasse
alla
velocità
del
moto
, sì che di tutti i
mobili
le
velocità
fusser
pari
; potremo assai
congruamente
assegnar
le
proporzioni
delle
velocità
di
mobili
simili
e
dissimili
nell'istesso ed in
diversi
mezzi
pieni
, e però
resistenti
: e ciò
conseguiremo
col
por
mente
quanto la
gravità
del
mezzo
detrae
alla
gravità
del
mobile
, la qual
gravità
è lo
strumento
col quale il
mobile
si fa
strada
,
rispingendo
le
parti
del
mezzo
alle
bande
,
operazione
che non
accade
nel
mezzo
vacuo
, e che però
differenza
nissuna
si ha da
attendere
dalla
diversa
gravità
; e perché è
manifesto
, il
mezzo
detrarre
alla
gravità
del
corpo
da lui
contenuto
quant'è il
peso
d'altrettanta della sua
materia
,
scemando
con tal
proporzione
la
velocità
de i
mobili
, che nel
mezzo
non
resistente
sarebbero (come si è
supposto
)
eguali
,
aremo
l'
intento
. Come, per
esempio
,
posto
che il
piombo
sia dieci mila
volte
più
grave
dell'
aria
, ma l'
ebano
mille
volte
solamente; delle
velocità
di queste due
materie
, che,
assolutamente
prese
, cioè
rimossa
ogni
resistenza
, sarebbero
eguali
, l'
aria
al
piombo
detrae
delli dieci mila
gradi
uno, ma all'
ebano
suttrae
de' mille
gradi
uno, o
vogliam
dire
dei dieci mila dieci: quando dunque il
piombo
e l'
ebano
scenderanno
per
aria
da
qualsivoglia
altezza
, la quale,
rimosso
'
l
ritardamento
dell'
aria
,
avrebbon
passata
nell'istesso
tempo
, l'
aria
alla
velocità
del
piombo
detrarrà
de i dieci mila
gradi
uno; ma all'
ebano
detrae
de i
decimila
dieci; che è quanto a
dire
, che
divisa
quella
altezza
, dalla quale si
partono
tali
mobili
, in dieci mila
parti
, il
piombo
arriverà
in
terra
restando
in dietro l'
ebano
dieci, anzi pur nove, delle
dette
dieci mila
parti
. E che altro è questo, salvo che,
cadendo
una
palla
di
piombo
da una
torre
alta
dugento
braccia
,
trovar
che ella
anticiperà
una d'
ebano
di
manco
di quattro
dita
?
Pesa
l'
ebano
mille
volte
più dell'
aria
; ma quella
vescica
così
gonfia
pesa
solamente quattro
volte
tanto: l'
aria
, dunque, dalla
intrinseca
e
naturale
velocità
dell'
ebano
detrae
de' mille
gradi
uno; ma a quella che pur della
vescica
assolutamente
sarebbe stata l'
istessa
, l'
aria
ne
toglie
delle quattro
parti
una: allora dunque che la
palla
d'
ebano
,
cadendo
dalla
torre
,
giugnerà
in
terra
, la
vescica
ne
averà
passati
i tre
quarti
solamente. Il
piombo
è più
grave
dell'
acqua
dodici
volte
, ma l'
avorio
il
doppio
solamente; l'
acqua
, dunque, alle
assolute
velocità
loro, che sarebbero
eguali
,
toglie
al
piombo
la
duodecima
parte
, ma all'
avorio
la
metà
: nell'
acqua
adunque, quando il
piombo
arà
sceso
undici
braccia
, l'
avorio
ne
arà
scese
sei. E
discorrendo
con tal
regola
,
credo
che
troveremo
, l'
esperienze
molto più
aggiustatamente
risponder
a
cotal
computo
che a quello d'
Aristotele
. Con
simil
progresso
troveremo
la
proporzione
tra le
velocità
del medesimo
mobile
in
diversi
mezzi
fluidi
,
paragonando
non le
diverse
resistenze
de i
mezzi
, ma
considerando
gli
eccessi
di
gravità
del
mobile
sopra le
gravità
de i
mezzi
:
v.
g.
, lo
stagno
è mille
volte
più
grave
dell'
aria
, e dieci più dell'
acqua
; adunque,
divisa
la
velocità
assoluta
dello
stagno
in mille
gradi
, nell'
aria
, che glie ne
detrae
la
millesima
parte
, si
moverà
con
gradi
novecento
novanta
nove, ma nell'
acqua
con
novecento
solamente, essendo che l'
acqua
gli
detrae
solo la
decima
parte
della sua
gravità
, e l'
aria
la
millesima
.
Posto
un
solido
poco più
grave
dell'
acqua
, qual sarebbe,
v.
g.
, il
legno
di
rovere
, una
palla
del quale
pesando
,
diremo
, mille
dramme
, altrettanta
acqua
ne
pesasse
novecencinquanta
, ma tanta
aria
ne
pesasse
due, è
manifesto
, che
posto
che la
velocità
sua
assoluta
fusse
di mille
gradi
, in
aria
resterebbe
di
novecennovant
'otto, ma in
acqua
solamente
cinquanta
,
atteso
che l'
acqua
de i mille
gradi
di
gravità
glie ne
toglie
novecencinquanta
, e glie ne
lascia
solamente
cinquanta
: tal
solido
dunque si
muoverebbe
quasi
venti
volte
più
velocemente
in
aria
che in
acqua
, sì come l'
eccesso
della
gravità
sua sopra quella dell'
acqua
è la
vigesima
parte
della sua propria. E qui voglio che
consideriamo
, che non potendo
muoversi
in
giù
nell'
acqua
se non
materie
più
gravi
in
spezie
di lei, e, per
consequenza
, per molte
centinaia
di
volte
più
gravi
dell'
aria
, nel
ricercare
qual sia la
proporzione
delle
velocità
loro in
aria
e in
acqua
, possiamo senza
notabile
errore
far
conto
che l'
aria
non
detragga
cosa di
momento
dalla
assoluta
gravità
, ed in
consequenza
dall'
assoluta
velocità
, di tali
materie
; onde,
speditamente
trovato
l'
eccesso
della
gravità
loro sopra la
gravità
dell'
acqua
,
diremo
, la
velocità
loro per
aria
alla
velocità
loro per
acqua
aver la medesima
proporzione
che la loro
totale
gravità
all'
eccesso
di questa sopra la
gravità
dell'
acqua
. Per
esempio
, una
palla
d'
avorio
pesa
venti
once
, altrettanta
acqua
pesa
once
diciasette
; adunque la
velocità
dell'
avorio
in
aria
alla sua
velocità
in
acqua
è,
prossimamente
, come
venti
a tre.
SAGR
.
Grandissimo
acquisto
ho
fatto
in una
materia
per se stessa
curiosa
e nella quale, ma senza
profitto
, ho molte
volte
affaticata
la
mente
; né
mancherebbe
altro, per poter anche
praticare
queste
specolazioni
, se non il
trovar
modo di poter venire in
cognizione
di quanta sia la
gravità
dell'
aria
rispetto
all'
acqua
, ed in
consequenza
all'altre
materie
gravi
.
SIMP
. Ma quando si
trovasse
che l'
aria
, in
vece
di
gravità
, avesse
leggerezza
, che si
dovrebbe
dire
de gli
auti
discorsi
, per altro molto
ingegnosi
?
SALV
.
Converrebbe
dire
che
fussero
stati
veramente
aerei
,
leggieri
e
vani
. Ma vorrete voi
dubitare
se l'
aria
sia
grave
, mentre avete il
testo
chiaro
d'
Aristotele
che l'
afferma
,
dicendo
che tutti gli
elementi
, eccetto il
fuoco
, hanno
gravità
, anco l'
aria
stessa?
segno
di che (
soggiugne
egli) ne è che l'
otro
gonfiato
pesa
più che
sgonfiato
.
SIMP
. Che l'
otro
o
pallone
gonfiato
pesi
più,
crederei
io che
procedesse
non da
gravità
che sia nell'
aria
, ma ne i molti
vapori
grossi
tra essa
mescolati
in queste nostre
regioni
basse
; mercé de i quali
direi
io che
cresce
la
gravità
dell'
otro
.
SALV
. Non vorrei che lo
diceste
voi, e molto meno che lo faceste
dire
ad
Aristotele
; perché,
parlando
egli de gli
elementi
e
volendomi
persuadere
che l'
elemento
dell'
aria
è
grave
,
facendomelo
veder
con l'
esperienza
, se nel venire alla
prova
ei mi
dicesse
: "
Piglia
un
otro
e
empilo
di
vapori
grossi
, ed
osserva
che il suo
peso
crescerà
", io gli
direi
che più ancora
peserebbe
chi l'
empiesse
di
semola
; ma
soggiugnerei
dopo, che tali
esperienze
provano
che le
semole
ed i
vapori
grossi
son
gravi
, ma quanto all'
elemento
dell'
aria
resterei
nel medesimo
dubbio
di prima. L'
esperienza
, dunque, di
Aristotele
è
buona
, e la
proposizion
vera
. Ma non
direi
già così di
cert'
altra
ragione
,
presa
pure
a
signo
, di un tal
filosofo
del quale non mi
sovviene
il
nome
, ma
so
che l'ho
letta
, il quale
argomenta
, l'
aria
esser più
grave
che
leggiera
, perché più
facilmente
porta
i
gravi
all'in
giù
che i
leggieri
all'in su.
SAGR
.
Bene
, per mia
fé
. Adunque, per questa
ragione
, l'
aria
sarà molto più
grave
dell'
acqua
,
avvenga
che tutti i
gravi
son
portati
più
facilmente
in
giù
per
aria
che per
acqua
, e tutti i
leggieri
più
agevolmente
in questa che in quella; anzi
infiniti
gravi
scendono
per l'
aria
, che nell'
acqua
ascendono
, ed
infinite
materie
salgono
per
acqua
, che per
aria
calano
a
basso
. Ma sia la
gravità
dell'
otro
,
Sig.
Simplicio
, o per i
vapori
grossi
o per l'
aria
pura
, questo niente
osta
al
proposito
nostro, che
cerchiamo
quel che
accade
a
mobili
che si
muovono
in questa nostra
regione
vaporosa
. Però,
ritornando
a quello che più mi
preme
, vorrei, per
intera
ed
assoluta
instruzzione
della
presente
materia
, non solo
restare
assicurato
che l'
aria
sia (come io
tengo
per
fermo
)
grave
, ma vorrei, se è
possibile
,
saper
quanta sia la sua
gravità
. Però,
Sig.
Salviati
, se avete da
sodisfarmi
in questo ancora, vi
prego
a
farmene
favore
.
SALV
. Che nell'
aria
risegga
gravità
positiva
, e non
altrimente
, come alcuni hanno
creduto
,
leggerezza
, la quale forse in veruna
materia
non si
ritrova
, assai
concludente
argomento
ce ne
porge
l'
esperienza
del
pallone
gonfiato
,
posta
da
Aristotele
; perché se
qualità
di
assoluta
e
positiva
leggerezza
fusse
nell'
aria
,
multiplicata
e
compressa
l'
aria
,
crescerebbe
la
leggerezza
, e 'n
consequenza
la
propensione
di
andare
in su: ma l'
esperienza
mostra
l'
opposito
. Quanto all'altra
domanda
, che è del modo d'
investigare
la sua
gravità
, io l'ho
praticato
in
cotal
maniera
. Ho
preso
un
fiasco
di
vetro
assai
capace
e col collo
strozzato
, al quale ho
applicato
un
ditale
di
cuoio
,
legato
bene
stretto
nella
strozzatura
del
fiasco
, avendo in
capo
al
detto
ditale
inserta
e
saldamente
fermata
un'
animella
da
pallone
, per la quale con uno
schizzatoio
ho per
forza
fatto
passar
nel
fiasco
molta
quantità
d'
aria
; della quale, perché
patisce
d'esser
assaissimo
condensata
, se ne può
cacciare
due e tre altri
fiaschi
oltre a quella che
naturalmente
vi
capisce
. In una
esattissima
bilancia
ho poi
pesato
molto
precisamente
tal
fiasco
con l'
aria
dentrovi
compressa
,
aggiustando
il
peso
con
minuta
arena
.
Aperta
poi l'
animella
e
dato
l'
esito
all'
aria
,
violentemente
nel
vaso
contenuta
, e
rimessolo
in
bilancia
,
trovandolo
notabilmente
alleggerito
, sono
andato
detraendo
dal
contrappeso
tant'
arena
,
salvandola
da
parte
, che la
bilancia
resti
in
equilibrio
col
residuo
contrappeso
, cioè col
fiasco
: e qui non è
dubbio
che '
l
peso
della
rena
salvata
è quello dell'
aria
che
forzatamente
fu
messa
nel
fiasco
e che
ultimamente
n'è
uscita
. Ma tale
esperienza
sin qui non mi
assicura
d'altro, se non che l'
aria
contenuta
violentemente
nel
vaso
pesò
quanto la
salvata
arena
; ma quanto
resolutamente
e
determinatamente
pesi
l'
aria
rispetto
all'
acqua
o ad altra
materia
grave
, non per ancora
so
io, né posso
sapere
, se io non
misuro
la
quantità
di quell'
aria
compressa
: ed a questa
investigazione
bisogna
trovar
regola
, nella quale ho
trovato
di
potere
in due
maniere
procedere
. L'una delle quali è di
pigliar
un altro
simil
fiasco
, pur, come '
l
primo
,
strozzato
, alla
strozzatura
del quale sia
strettamente
legato
un altro
ditale
, che dall'altra sua
testa
abbracci
l'
animella
dell'altro, e intorno a quella con
saldissimo
nodo
sia
legato
. Questo
secondo
fiasco
convien
che nel
fondo
sia
forato
, in modo che per tal
foro
si possa
mettere
uno
stile
di
ferro
, con il quale si possa, quando vorremo,
aprir
la
detta
animella
per
dar
l'
esito
alla
soverchia
aria
dell'altro
vaso
,
pesata
ch'ella sia: ma
deve
questo
secondo
fiasco
esser
pieno
d'
acqua
.
Apparecchiato
il tutto nella
maniera
detta
ed
aprendo
con lo
stile
l'
animella
, l'
aria
,
uscendo
con
impeto
e
passando
nel
vaso
dell'
acqua
, la
caccerà
fuora
per il
foro
del
fondo
; ed è
manifesto
, la
quantità
dell'
acqua
che in tal
guisa
verrà
cacciata
,
essere
eguale
alla
mole
e
quantità
d'
aria
che dall'altro
vaso
sarà
uscita
.
Salvata
dunque tale
acqua
, e
tornato
a
pesare
il
vaso
alleggerito
dell'
aria
compressa
(il quale
suppongo
che
fusse
pesato
anche prima, con
detta
aria
sforzata
), e
detratto
, al modo già
dichiarato
, l'
arena
superflua
, è
manifesto
, questa
essere
il
giusto
peso
di tanta
aria
in
mole
, quanta è la
mole
dell'
acqua
scacciata
e
salvata
; la quale
peseremo
, e
vedremo
quante
volte
il
peso
suo
conterrà
il
peso
della
serbata
arena
, e senza
errore
potremo
affermar
, tante
volte
esser più
grave
l'
acqua
dell'
aria
: la quale non sarà dieci
volte
altrimenti, come
par
che
stimasse
Aristotele
, ma ben circa
quattrocento
, come tale
esperienza
ne
mostra
. L'altro modo è più
speditivo
, e
puossi
fare con un
vaso
solo, cioè col
primo
,
accomodato
nel modo
detto
; nel quale non voglio che
mettiamo
altra
aria
oltre a quella che
naturalmente
vi si
ritrova
, ma voglio che vi
cacciamo
dell'
acqua
senza
lasciare
uscir
punto
di
aria
, la quale,
dovendo
cedere
alla
sopravvenente
acqua
, è
forza
che si
comprima
.
Spintavi
dunque più
acqua
che sia
possibile
, che
pure
senza molta
violenza
vi se ne potrà
mettere
i tre
quarti
della
tenuta
del
fiasco
,
mettasi
su la
bilancia
, e
diligentissimamente
si
pesi
; il che
fatto
,
tenendo
il
vaso
col collo in su, si
apra
l'
animella
,
dando
l'
uscita
all'
aria
, della quale ne
scapperà
fuora
giustamente
quanta è l'
acqua
contenuta
nel
fiasco
.
Uscita
che sia l'
aria
, si
torni
a
metter
il
vaso
in
bilancia
, il quale per la
partita
dell'
aria
si
troverà
alleggerito
; e
detratto
dal
contrappeso
il
peso
superfluo
, da esso
aremo
la
gravità
di
tant'
aria
quanta è l'
acqua
del
fiasco
.
SIMP
. Gli
artifizii
ritrovati
da voi non si può
dire
che non siano
sottili
e molto
ingegnosi
: ma mentre mi
pare
che in
apparenza
diano
intera
sodisfazzione
all'
intelletto
, mi
metton
per un altro verso in
confusione
.
Imperò
che, essendo
indubitabilmente
vero
che gli
elementi
nelle proprie
regioni
non sono né
leggieri
né
gravi
, non posso
intender
come e dove quella
porzione
d'
aria
che
parve
pesasse
,
v.
g.
, quattro
dramme
di
rena
,
debba
poi
realmente
aver tale
gravità
nell'
aria
, nella quale ben la
ritiene
la
rena
che la
contrappesò
; e però mi
pare
che l'
esperienza
dovesse
esser
praticata
non nell'
elemento
dell'
aria
, ma in un
mezzo
dove l'
aria
stessa potesse
esercitare
il suo
talento
del
peso
, se ella
veramente
ne
possiede
.
SALV
.
Acuta
certo è l'
opposizione
del
Sig.
Simplicio
, e però è
necessario
o che ella sia
insolubile
o che la
soluzione
sia non
men
sottile
. Che quell'
aria
la quale,
compressa
,
mostrò
pesare
quanto quella
rena
,
posta
in
libertà
nel suo
elemento
non sia più per
pesare
, ma sì ben la
rena
, è cosa
chiarissima
: e però per far tale
esperienza
conveniva
eleggere
un
luogo
e un
mezzo
, dove l'
aria
, non
men
che la
rena
, potesse
gravitare
; perché, come più
volte
si è
detto
, il
mezzo
detrae
dal
peso
d'ogni
materia
che vi s'
immerge
, tanto quant'è il
peso
d'altrettanta
parte
dell'istesso
mezzo
, quant'è la
mole
immersa
, sì che l'
aria
all'
aria
leva
tutta la
gravità
: l'
operazione
dunque,
acciò
fusse
fatta
esattamente
,
converrebbe
farla nel
vacuo
, dove ogni
grave
eserciterebbe
il suo
momento
senza
diminuzione
alcuna. Quando dunque,
Sig.
Simplicio
, noi
pesassimo
una
porzione
d'
aria
nel
vacuo
,
restereste
allora
sincerato
e
assicurato
del
fatto
?
SIMP
.
Veramente
sì; ma questo è un
desiderare
o
richieder
l'
impossibile
.
SALV
. E però
grandissimo
converrà
che sia l'
obbligo
che mi
dovrete
, qual
volta
per
amor
vostro io
effettui
un
impossibile
. Ma io non voglio
vendervi
quel che già vi ho
donato
, perché di già nell'
addotta
esperienza
pesiamo
noi l'
aria
nel
vacuo
, e non nell'
aria
o in altro
mezzo
pieno
. Che alla
mole
,
Sig.
Simplicio
, che nel
mezzo
fluido
s'
immerge
, venga dall'istesso
mezzo
detratto
della
gravità
, ciò
proviene
perché ei
resiste
all'esser
aperto
,
discacciato
e finalmente
sollevato
;
segno
di che ne
dà
la
prontezza
sua nel
ricorrer
subito a
riempier
lo
spazio
che l'
immersa
mole
in lui
occupava
, qualunque
volta
essa ne
parta
: che quando di tale
immersione
ei nulla
sentisse
, niente
opererebbe
egli contro di quella.
Ora
ditemi
: mentre voi avete in
aria
il
fiasco
di già
pieno
della medesima
aria
naturalmente
contenutavi
, qual
divisione
,
scacciamento
, o in
somma
qual
mutazione
,
riceve
l'
aria
esterna
ambiente
dalla
seconda
aria
che
nuovamente
s'
infonde
con
forza
nel
vaso
? Forse s'
ingrandisce
il
fiasco
, onde l'
ambiente
debba
maggiormente
ritirarsi
per
cedergli
luogo
? certo no: e però possiam
dire
che la
seconda
aria
non si
immerge
nell'
ambiente
, non vi
occupando
ella
spazio
, ma è come se si
mettesse
nel
vacuo
; anzi pur vi si
mette
ella
realmente
, e si
trapone
ne i
vacui
non ben
ripieni
dalla prima
aria
non
condensata
. E
veramente
non
so
conoscere
differenza
nissuna
tra due
costituzioni
d'
ambito
ed
ambiente
, mentre in questa l'
ambiente
niente
preme
l'
ambito
, ed in quella l'
ambito
punto
non
spinge
contr
'all'
ambiente
: e tali sono la
locazione
di qualche
materia
nel
vacuo
e la
seconda
aria
compressa
nel
fiasco
. Il
peso
, dunque, che si
trova
in tal
aria
condensata
, è quello che ella
arebbe
liberamente
sparsa
nel
vacuo
. Ben è
vero
che '
l
peso
della
rena
che la
contrappesò
, come quella che
era
nell'
aria
libera
, nel
vacuo
sarebbe
stato
un poco più del
giusto
; e però
convien
dire
che l'
aria
pesata
sia
veramente
alquanto
men
grave
della
rena
che la
contrappesò
, cioè tanto quanto
peserebbe
altrettanta
aria
nel
vacuo
.
SIMP
. Pur mi
pareva
che nell'
addotte
esperienze
vi
fusse
qualche cosa da
desiderare
; ma
ora
mi
quieto
interamente
.
SALV
. Le
cose
da me sin qui
prodotte
, ed in
particolare
questa, che la
differenza
di
gravità
, ben che
grandissima
, non abbia
parte
veruna nel
diversificare
le
velocità
de i
mobili
, sì che, per quanto da quella
depende
, tutti si
moverebbero
con
egual
celerità
, è tanto
nuova
e, nella prima
apprensione
,
remota
dal
verisimile
, che quando non si avesse modo di
dilucidarla
e
renderla
più
chiara
che '
l
Sole
,
meglio
sarebbe il
tacerla
che '
l
pronunziarla
; però, già che me la sono
lasciata
scappar
di
bocca
,
convien
ch'io non
lasci
indietro
esperienza
o
ragione
che possa
corroborarla
.
SAGR
. Non questa
sola
, ma molte altre
insieme
delle vostre
proposizioni
son così
remote
dalle
opinioni
e
dottrine
communemente
ricevute
, che
spargendosi
in
publico
vi
conciterebber
numero
grande
di
contradittori
, essendo che l'
innata
condizione
de gli
uomini
non
vede
con buon
occhio
che altri nel loro
esercizio
scuopra
verità
o
falsità
non
scoperte
da loro; e col
dar
titolo
di
innovatori
di
dottrine
, poco
grato
a gli
orecchi
di molti, s'
ingegnano
di
tagliar
quei
nodi
che non possono
sciorre
, e con
mine
sotterranee
dissipar
quelli
edifizii
che sono
stati
, con gli
strumenti
consueti
, da
pazienti
artefici
costrutti
. Ma con esso noi,
lontani
da
simili
pretensioni
, l'
esperienze
e le
ragioni
sin qui
addotte
bastano
a
quietarci
: tuttavia, quando abbiate altre più
palpabili
esperienze
e
ragioni
più
efficaci
, le
sentiremo
molto
volentieri
.
SALV
. L'
esperienza
fatta con due
mobili
quanto più si possa
differenti
di
peso
, col fargli
scendere
da un'
altezza
per
osservar
se la
velocità
loro sia
eguale
,
patisce
qualche
difficoltà
:
imperò
che se l'
altezza
sarà
grande
, il
mezzo
, che dall'
impeto
del
cadente
deve
esser
aperto
e
lateralmente
spinto
, di molto maggior
pregiudizio
sarà al
piccol
momento
del
mobile
leggierissimo
che alla
violenza
del
gravissimo
, per lo che per lungo
spazio
il
leggiero
rimarrà
indietro
; e nell'
altezza
piccola
si potrebbe
dubitare
se
veramente
non vi
fusse
differenza
, o pur se ve ne
fusse
, ma
inosservabile
. E però sono
andato
pensando
di
reiterar
tante
volte
la
scesa
da
piccole
altezze
, ed
accumulare
insieme
tante di quelle
minime
differenze
di
tempo
, che potessero
intercedere
tra l'
arrivo
al
termine
del
grave
e l'
arrivo
del
leggiero
, che così
congiunte
facessero un
tempo
non solo
osservabile
, ma
grandemente
osservabile
. In oltre, per potermi
prevaler
di
moti
quanto si possa
tardi
, ne i quali
manco
lavora
la
resistenza
del
mezzo
in
alterar
l'
effetto
che
depende
dalla
semplice
gravità
, sono
andato
pensando
di fare
scendere
i
mobili
sopra un
piano
declive
, non molto
elevato
sopra l'
orizontale
; ché sopra questo, non meno che nel
perpendicolo
, potrà
scorgersi
quello che facciano i
gravi
differenti
di
peso
; e
passando
più avanti, ho anco voluto
liberarmi
da qualche
impedimento
che potesse
nascer
dal
contatto
di essi
mobili
su '
l
detto
piano
declive
: e finalmente ho
preso
due
palle
, una di
piombo
ed una di
sughero
, quella ben più di cento
volte
più
grave
di questa, e ciascheduna di loro ho
attaccata
a due
sottili
spaghetti
eguali
,
lunghi
quattro o cinque
braccia
,
legati
ad
alto
;
allontanata
poi l'una e l'altra
palla
dallo
stato
perpendicolare
, gli ho
dato
l'
andare
nell'istesso
momento
, ed esse,
scendendo
per le
circonferenze
de'
cerchi
descritti
da gli
spaghi
eguali
, lor
semidiametri
,
passate
oltre al
perpendicolo
, son poi per le medesime
strade
ritornate
indietro
; e
reiterando
ben cento
volte
per lor medesime le
andate
e le
tornate
, hanno
sensatamente
mostrato
, come la
grave
va
talmente
sotto il
tempo
della
leggiera
, che né in ben cento
vibrazioni
, né in mille,
anticipa
il
tempo
d'un
minimo
momento
, ma
camminano
con
passo
egualissimo
.
Scorgesi
anco l'
operazione
del
mezzo
, il quale,
arrecando
qualche
impedimento
al
moto
, assai più
diminuisce
le
vibrazioni
del
sughero
che quelle del
piombo
, ma non però che le
renda
più o
men
frequenti
; anzi quando gli
archi
passati
dal
sughero
non
fusser
più che di cinque o sei
gradi
, e quei del
piombo
di
cinquanta
o
sessanta
, son
eglin
passati
sotto i medesimi
tempi
.
SIMP
. Se questo è, come dunque non sarà la
velocità
del
piombo
maggiore della
velocità
del
sughero
, facendo quello
sessanta
gradi
di
viaggio
nel
tempo
che questo ne
passa
appena sei?
SALV
. Ma che
direste
,
Sig.
Simplicio
, quando
amendue
spedissero
nell'istesso
tempo
i lor
viaggi
, mentre il
sughero
,
allontanato
dal
perpendicolo
trenta
gradi
, avesse a
passar
l'
arco
di
sessanta
, e '
l
piombo
,
slargato
dal medesimo
punto
di
mezzo
due
soli
gradi
,
scorresse
l'
arco
di quattro? non sarebbe allora altrettanto più
veloce
il
sughero
? e pur l'
esperienza
mostra
ciò
avvenire
. Però
notate
:
slargato
il
pendolo
del
piombo
,
v.
g.
,
cinquanta
gradi
dal
perpendicolo
e di
lì
lasciato
in
libertà
,
scorre
, e
passando
oltre al
perpendicolo
quasi altri
cinquanta
,
descrive
l'
arco
di quasi cento
gradi
e
ritornando
per se stesso
indietro
,
descrive
un altro poco
minore
arco
, e
continuando
le sue
vibrazioni
, dopo gran
numero
di quelle si
riduce
finalmente alla
quiete
. Ciascheduna di tali
vibrazioni
si fa sotto
tempi
eguali
, tanto quella di
novanta
gradi
, quanto quella di
cinquanta
, di
venti
, di dieci e di quattro; sì che, in
conseguenza
, la
velocità
del
mobile
vien
sempre
languendo
, poiché sotto
tempi
eguali
va
passando
successivamente
archi
sempre
minori
e
minori
. Un
simile
, anzi l'istesso,
effetto
fa il
sughero
pendente
da un
filo
altrettanto lungo, salvo che in
minor
numero
di
vibrazioni
si
conduce
alla
quiete
, come meno
atto
, mediante la sua
leggerezza
, a
superar
l'
ostacolo
dell'
aria
: con tutto ciò tutte le
vibrazioni
,
grandi
e
piccole
, si fanno sotto
tempi
eguali
tra di loro, ed
eguali
ancora a i
tempi
delle
vibrazioni
del
piombo
. Onde è
vero
che, se mentre il
piombo
passa
un
arco
di
cinquanta
gradi
, il
sughero
ne
passa
uno di dieci, il
sughero
allora è più
tardo
del
piombo
; ma
accaderà
ancora, all'
incontro
, che il
sughero
passi
l'
arco
di
cinquanta
, quando il
piombo
passi
quel di dieci o di sei: e così, in
diversi
tempi
, or sarà più
veloce
il
piombo
ed
ora
il
sughero
. Ma se gli stessi
mobili
passeranno
ancora, sotto i medesimi
tempi
eguali
,
archi
eguali
, ben
sicuramente
si potrà
dire
allora
essere
le
velocità
loro
eguali
.
SIMP
. Mi
pare
e non mi
pare
che questo
discorso
sia
concludente
, e mi
sento
nella
mente
una tal
confusione
, che mi
nasce
dal
muoversi
, e l'uno e l'altro
mobile
, or
veloce
or
tardo
ed or
tardissimo
, che non mi
lascia
ridurre
in
chiaro
come
vero
sia che le
velocità
loro
sian
sempre
eguali
.
SAGR
.
Concedami
in
grazia
,
Sig.
Salviati
, che io
dica
due
parole
. E
ditemi
,
Sig.
Simplicio
, se voi
ammettete
che
dir
si possa con
assoluta
verità
, le
velocità
del
sughero
e del
piombo
essere
eguali
ogni
volta
che,
partendosi
amendue
nell'istesso
momento
dalla
quiete
e
movendosi
per le medesime
inclinazioni
,
passassero
sempre
spazii
eguali
in
tempi
eguali
?
SIMP
. In questo non si può
dubitare
, né se gli può
contradire
.
SAGR
.
Accade
ora
ne i
pendoli
, che
ciaschedun
di loro
passi
or
sessanta
gradi
, or
cinquanta
, or
trenta
, or dieci, or otto, or quattro, or due, etc.; e quando
amendue
passano
l'
arco
di
sessanta
gradi
, lo
passano
nell'istesso
tempo
; nell'
arco
di
cinquanta
,
metton
l'istesso
tempo
l'uno che l'altro
mobile
; così nell'
arco
di
trenta
, di dieci, e ne gli altri: e però si
conclude
, che la
velocità
del
piombo
nell'
arco
di
sessanta
gradi
è
eguale
alla
velocità
del
sughero
nell'
arco
medesimo di
sessanta
, e che le
velocità
nell'
arco
di
cinquanta
son pur tra loro
eguali
, e così ne gli altri. Ma non si dice già che la
velocità
che si
esercita
nell'
arco
di
sessanta
, sia
eguale
alla
velocità
che si
esercita
nell'
arco
di
cinquanta
, né questa a quella dell'
arco
di
trenta
, etc.; ma son sempre
minori
le
velocità
ne gli
archi
minori
: il che si
raccoglie
dal
veder
noi
sensatamente
, il medesimo
mobile
metter
tanto
tempo
nel
passar
l'
arco
grande
de i
sessanta
gradi
, quanto nel
passare
il
minor
di
cinquanta
o '
l
minimo
di dieci, ed in
somma
nell'esser
passati
tutti sempre sotto
tempi
eguali
. È
vero
dunque che ben
vanno
, e '
l
piombo
e '
l
sughero
,
ritardando
il
moto
secondo
la
diminuzione
de gli
archi
, ma non però
alterano
la
concordia
loro nel
mantener
l'
egualità
della
velocità
in tutti i medesimi
archi
da loro
passati
. Ho voluto
dir
questo più per
sentire
se ho ben
capito
il
concetto
del
Sig.
Salviati
, che per
bisogno
ch'io
credessi
che avesse il
Sig.
Simplicio
di più
chiara
esplicazione
di quella del
Sig.
Salviati
, che è, come in tutte le sue
cose
,
lucidissima
, e tale che,
sciogliendo
egli il più delle
volte
questioni
non solo in
apparenza
oscure
, ma
repugnanti
alla
natura
ed al
vero
, con
ragioni
o
osservazioni
o
esperienze
tritissime
e
familiari
ad ogn'uno, ha (come da
diversi
ho
inteso
)
dato
occasione
a tal uno de i
professori
più
stimati
di far
minor
conto
delle sue
novità
,
tenendole
come a
vile
, per
dependere
da troppo
bassi
e
popolari
fondamenti
; quasi che la più
ammirabile
e più da
stimarsi
condizione
delle
scienze
dimostrative
non sia lo
scaturire
e
pullulare
da
principii
notissimi
,
intesi
e
conceduti
da tutti. Ma
seguitiamo
pur noi d'
andarci
pascendo
di questi
cibi
leggieri
: e
posto
che il
Sig.
Simplicio
sia
restato
appagato
nell'
intender
ed
ammettere
come l'
interna
gravità
de i
diversi
mobili
non abbia
parte
alcuna nel
diversificar
le
velocità
loro, sì che tutti, per quanto da quella
depende
, si
moverebber
con l'
istesse
velocitadi
,
diteci
,
Sig.
Salviati
, in quello che voi
riponete
le
sensate
ed
apparenti
disegualità
di
moto
, e
rispondete
a quell'
instanza
che
oppone
il
Sig.
Simplicio
, e ch'io
parimente
confermo
,
dico
del
vedersi
una
palla
d'
artiglieria
muoversi
più
velocemente
d'una
migliarola
di
piombo
; ché poca sarà la
differenza
di
velocità
rispetto
a quella che v'
oppongo
io, di
mobili
dell'
istessa
materia
, de i quali alcuni de i maggiori
scenderanno
in meno d'una
battuta
di
polso
, in un
mezzo
, quello
spazio
che altri
minori
non lo
passeranno
in un'
ora
, né in quattro, né in
venti
; quali sono le
pietre
e la
minuta
rena
, e
massime
quella
sottilissima
che
intorbida
l'
acqua
, nel qual
mezzo
in molte
ore
non
scende
per due
braccia
, che
pietruzze
, né molto più
grandi
,
passano
in una
battuta
di
polso
.
SALV
. Quel che
operi
il
mezzo
nel
ritardar
più i
mobili
,
secondo
che tra di loro sono in
spezie
men
gravi
, già si è
dichiarato
,
mostrando
ciò
accadere
dalla
suttrazione
di
peso
: ma come il medesimo
mezzo
possa con sì gran
differenza
scemar
la
velocità
ne i
mobili
differenti
solo in
grandezza
, ancor che siano della medesima
materia
e dell'
istessa
figura
,
ricerca
per sua
dichiarazione
discorso
più
sottile
di quello che
basta
per
intender
come la
figura
del
mobile
più
dilatata
, o '
l
moto
del
mezzo
che sia
fatto
contro al
mobile
,
ritarda
la
velocità
di quello. Io del
presente
problema
riduco
la
cagione
alla
scabrosità
e
porosità
, che
comunemente
, e per lo più
necessariamente
, si
ritrova
nelle
superficie
de i
corpi
solidi
, le quali
scabrosità
nel
moto
di essi
vanno
urtando
nell'
aria
o altro
mezzo
ambiente
: di che
segno
evidente
ce ne
porge
il
sentir
noi
ronzar
i
corpi
, ancor che quanto più si possa
rotondati
, mentre
velocissimamente
scorrono
per l'
aria
; e non solo
ronzare
, ma
sibilare
e
fischiar
si
sentono
, se qualche più
notabil
cavità
o
prominenza
sarà in essi.
Vedesi
anco nel
girar
sopra '
l
torno
ogni
solido
rotondo
far un poco di
vento
. Ma che più? non
sentiam
noi
notabil
ronzio
, ed in
tuono
molto
acuto
, farsi dalla
trottola
, mentre per
terra
con
somma
celerità
va
girando
? l'
acutezza
del qual
sibilo
si
va
ingravendo
secondo
che la
velocità
della
vertigine
va
di
grado
in
grado
languendo
:
argomento
parimente
necessario
de gl'
intoppi
nell'
aria
delle
scabrosità
, ben che
minime
, delle
superficie
loro. Queste non si può
dubitare
che, nello
scendere
i
mobili
,
soffregandosi
con l'
ambiente
fluido
,
apporteranno
ritardamento
alla
velocità
, e tanto maggiore quanto la
superficie
sarà più
grande
, quale è quella de i
solidi
minori
paragonati
a i maggiori.
SIMP
.
Fermate
, in
grazia
, perché qui
comincio
a
confondermi
.
Imperò
che, se
bene
io
intendo
ed
ammetto
che la
confricazione
del
mezzo
con la
superficie
del
mobile
ritardi
il
moto
, e che più lo
ritardi
dove,
ceteris
paribus
, la
superficie
sia maggiore, non
capisco
però con qual
fondamento
voi
chiamiate
maggiore la
superficie
de i
solidi
minori
; ed oltre a ciò, se, come voi
affermate
, la maggior
superficie
deve
arrecar
maggior
ritardamento
, i
solidi
maggiori
devriano
esser più
tardi
, il che non è. Ma questa
instanza
facilmente
si
toglie
con
dire
, che se
bene
il maggiore ha maggior
superficie
, ha anco maggior
gravità
, contro la quale l'
impedimento
della maggior
superficie
non ha a
prevalere
all'
impedimento
della
superficie
minore
contro alla
minor
gravità
, sì che la
velocità
del
solido
maggiore ne
divenga
minore
. E però non
veggo
ragione
per la quale si
debba
alterare
l'
egualità
delle
velocità
, mentre che, quanto si
diminuisce
la
gravità
movente
, altrettanto si
diminuisce
la
facoltà
della
superficie
ritardante
.
SALV
.
Risolverò
congiuntamente
tutto quello che
opponete
. Per tanto voi,
Sig.
Simplicio
, senza
controversia
ammettete
, che quando di due
mobili
eguali
, della stessa
materia
e
simili
di
figura
(i quali
indubitabilmente
si
moverebber
egualmente
veloci
), all'uno di loro si
diminuisse
tanto la
gravità
quanto la
superficie
(
ritenendo
però la
similitudine
della
figura
), non perciò si
scemerebbe
la
velocità
nel
rimpiccolito
.
SIMP
.
Veramente
parmi
che così
dovrebbe
seguire
, stando però nella vostra
dottrina
, che vuol che la maggiore o
minor
gravità
non abbia
azzione
nell'
accelerare
o
ritardar
il
moto
.
SALV
. E questo
confermo
io, e vi
ammetto
anco '
l
vostro
detto
, dal qual mi
par
che in
consequenza
si
ritragga
, che quando la
gravità
si
diminuisse
più che la
superficie
, nel
mobile
in tal
maniera
diminuito
si
introdurrebbe
qualche
ritardamento
di
moto
, e maggiore e maggiore quanto a
proporzione
maggior
fusse
la
diminuzion
del
peso
che la
diminuzion
della
superficie
.
SIMP
. In ciò non ho io
repugnanza
veruna.
SALV
. Or
sappiate
,
Sig.
Simplicio
, che non si può ne i
solidi
diminuir
tanto la
superficie
quanto '
l
peso
,
mantenendo
la
similitudine
delle
figure
.
Imperò
che, essendo
manifesto
che nel
diminuir
un
solido
grave
tanto
scema
il suo
peso
quanto la
mole
, ogni
volta
che la
mole
venisse sempre
diminuita
più che la
superficie
(nel
conservarsi
massime
la
similitudine
di
figura
), la
gravità
ancora più che la
superficie
verrebbe
diminuita
. Ma la
geometria
c'
insegna
che molto maggior
proporzione
è tra la
mole
e la
mole
, ne i
solidi
simili
, che tra le loro
superficie
: il che per vostra maggiore
intelligenza
vi
esplicherò
in qualche
caso
particolare
. Però
figuratevi
, per
esempio
, un
dado
, un
lato
del quale sia,
v.
g.
, lungo due
dita
, sì che una delle sue
faccie
sarà quattro
dita
quadre
, e tutte e sei, cioè tutta la sua
superficie
,
venti
quattro
dita
quadre
;
intendete
poi, il medesimo
dado
esser con tre
tagli
segato
in otto
piccoli
dadi
: il
lato
di ciascun de' quali sarà un
dito
, e una sua
faccia
un
dito
quadro
, e tutta la sua
superficie
sei
dita
quadre
, delle quali l'
intero
dado
ne
conteneva
venti
quattro in
superficie
. Or
vedete
come la
superficie
del
piccol
dado
è la
quarta
parte
della
superficie
del
grande
(che tanto è sei di
venti
quattro); ma l'istesso
dado
solido
è solamente l'
ottava
; molto più dunque
cala
la
mole
, ed in
consequenza
il
peso
, che la
superficie
. E se voi
suddividerete
il
piccol
dado
in altri otto,
aremo
per l'
intera
superficie
di un di questi un
dito
e
mezzo
quadro
, che è la
sedicesima
parte
della
superficie
del
primo
dado
; ma la sua
mole
è solamente la
sessantaquattresima
.
Vedete
per tanto come in queste
sole
due
divisioni
le
moli
scemano
quattro
volte
più che le loro
superficie
; e se noi
andremo
seguitando
la
suddivisione
sino che si
riduca
il
primo
solido
in una
minuta
polvere
,
troveremo
la
gravità
dei
minimi
atomi
diminuita
centinaia
e
centinaia
di
volte
più che le loro
superficie
. E questo, che vi ho
esemplificato
ne i
cubi
,
accade
in tutti i
solidi
tra di loro
simili
, le
moli
de i quali sono in
sesquialtera
proporzione
delle lor
superficie
.
Vedete
dunque con quanto maggior
proporzione
cresce
l'
impedimento
del
contatto
della
superficie
del
mobile
col
mezzo
ne i
mobili
piccoli
che ne i maggiori; e se noi
aggiugneremo
che le
scabrosità
nelle
superficie
piccolissime
delle
polveri
sottili
non son forse
minori
di quelle delle
superficie
de i
solidi
maggiori che siano con
diligenza
puliti
,
guardate
quanto
bisognerà
che '
l
mezzo
sia
fluido
e
privo
onninamente
di
resistenza
all'esser
aperto
, per
dover
cedere
il
passo
a così
debil
virtù
. E in tanto
notate
,
Sig.
Simplicio
, ch'io non
equivocai
quando poco fa
dissi
, la
superficie
de'
solidi
minori
esser più
grande
in
comparazione
di quella de i maggiori.
SIMP
. Io
resto
interamente
appagato
: e mi
credano
certo che se io avessi a
ricominciare
i miei
studii
, vorrei
seguire
il
consiglio
di
Platone
e
cominciarmi
dalle
matematiche
, le quali
veggo
che
procedono
molto
scrupolosamente
, né vogliono
ammetter
per
sicuro
fuor
che quello che
concludentemente
dimostrano
.
SAGR
. Ho
auto
gusto
grande
di questo
discorso
; ma prima che
passiamo
più avanti,
arei
caro
di
restar
capace
d'un
termine
che mi
giunse
nuovo
, quando pur
ora
diceste
che i
solidi
simili
son tra di loro in
sesquialtera
proporzione
delle lor
superficie
: perché ho ben
veduto
e
inteso
la
proposizione
, con la sua
dimostrazione
, nella quale si
prova
, la
superficie
de'
solidi
simili
esser in
duplicata
proporzione
de i lor
lati
, e l'altra che
prova
, i medesimi
solidi
esser in
tripla
proporzione
de i medesimi
lati
; ma la
proporzione
de i
solidi
con le lor
superficie
non mi
sovvien
né anco di
averla
sentita
nominare
.
SALV
.
V.
S. medesima da per sé si
risponde
, e
dichiara
il
dubbio
.
Imperò
che quello che è
triplo
d'una cosa, della quale un altro è
doppio
, non
vien
egli ad esser
sesquialtero
di questo
doppio
? certo sì. Or se le
superficie
sono in
doppia
proporzione
delle
linee
, delle quali i
solidi
sono
proporzione
tripla
, non possiam noi
dire
, i
solidi
essere
in
sesquialtera
proporzion
delle
superficie
?
SAGR
. Ho
inteso
benissimo
. E se
bene
alcuni altri
particolari
,
attenenti
alla
materia
di cui si
tratta
, mi
resterebbero
da
domandare
, tuttavia, quando ce n'
andassimo
così di
digressione
in
digressione
,
tardi
verremmo
alle
quistioni
principalmente
intese
, che
appartengono
alle
diversità
de gli
accidenti
delle
resistenze
de i
solidi
all'esser
spezzati
: e però, quando così
piaccia
loro, potremo
ritornare
su '
l
primo
filo
, che si
propose
da
principio
.
SALV
.
V.
S. dice molto
bene
: ma le
cose
tante e tanto
varie
che si sono
esaminate
, ci han
rubato
tanto
tempo
, che poco ce n'
avanzerà
per questo
giorno
da
spendere
nell'altro nostro
principal
argomento
, che è
pieno
di
dimostrazioni
geometriche
, da esser con
attenzione
considerate
; onde
stimerei
che
fusse
meglio
differire
il
congresso
a
dimane
, sì per questo che ho
detto
, come ancora perché potrei
portar
meco alcuni
fogli
, dove ho per
ordine
notati
i
teoremi
e
problemi
ne i quali si
propongono
e
dimostrano
le
diverse
passioni
di tal
soggetto
, che forse alla
memoria
, col
necessario
metodo
, non mi
sovverrebbero
.
SAGR
. Io molto
bene
mi
accomodo
a questo
consiglio
, e tanto più
volentieri
, quanto che, per
finire
la
sessione
odierna
,
arò
tempo
di
sentir
la
dichiarazione
d'alcuni
dubbi
che mi
restavano
nella
materia
che
ultimamente
trattavamo
. De i quali uno è, se si
deve
stimare
che l'
impedimento
del
mezzo
possa esser
bastante
a
por
termine
all'
accelerazione
a'
corpi
di
materia
gravissima
, e
grandissimi
di
mole
, e di
figura
sferica
; e
dico
sferica
, per
pigliar
quella che è
contenuta
sotto la
minima
superficie
, e però meno
soggetta
al
ritardamento
. Un altro sarà circa le
vibrazioni
de i
pendoli
, e questo ha più
capi
: l'uno è, se tutte, e
grandi
e
mediocri
e
minime
, si fanno
veramente
e
precisamente
sotto
tempi
eguali
; ed un altro, qual sia la
proporzione
de i
tempi
de i
mobili
appesi
a
fili
diseguali
, de i
tempi
,
dico
, delle lor
vibrazioni
.
SALV
. I
quesiti
son
belli
, e, sì come
avviene
di tutti i
veri
,
dubito
che
trattandosi
di
qualsisia
di loro, si
tirerà
dietro tante altre
vere
e
curiose
consequenze
, che non
so
se l'
avanzo
di questo
giorno
ci
basterà
per
discuterle
tutte.
SAGR
. S'
elle
saranno del
sapore
delle
passate
, più
grato
mi sarebbe l'
impiegarvi
tanti
giorni
, non che tante
ore
, quante
restano
sino a
notte
; e
credo
che il
Sig.
Simplicio
non si
ristuccherà
di tali
ragionamenti
.
SIMP
.
Sicuramente
no, e
massime
quando si
trattano
quistioni
naturali
intorno alle quali non si
leggono
opinioni
o
discorsi
d'altri
filosofi
.
SALV
. Vengo dunque alla prima,
affermando
senza veruna
dubitazione
, non
essere
sfera
sì
grande
, né di
materia
sì
grave
, che la
renitenza
del
mezzo
, ancor che
tenuissimo
, non
raffreni
la sua
accelerazione
, e che nella
continuazion
del
moto
non lo
riduca
all'
equabilità
: di che possiamo
ritrar
molto
chiaro
argomento
dall'
esperienza
stessa.
Imperò
che, se alcun
mobile
cadente
fusse
abile
, nella sua
continuazion
di
moto
, ad
acquistar
qualsivoglia
grado
di
velocità
,
nissuna
velocità
che da
motore
esterno
gli
fusse
conferita
, potrebbe esser così
grande
, che egli la
recusasse
e se ne
spogliasse
mercé dell'
impedimento
del
mezzo
; e così una
palla
d'
artiglieria
che
fusse
scesa
per
aria
,
v.
g.
, quattro
braccia
, ed avesse, per
esempio
,
acquistato
dieci
gradi
di
velocità
, e che con questi
entrasse
nell'
acqua
, quando l'
impedimento
dell'
acqua
non
fusse
potente
a
vietare
alla
palla
un tale
impeto
, ella l'
accrescerebbe
, o almeno lo
continuerebbe
sino al
fondo
: il che non si
vede
seguire
: anzi l'
acqua
, benché non
fusse
più che poche
braccia
profonda
, l'
impedisce
e
debilita
in modo, che
leggerissima
percossa
farà nel
letto
del
fiume
o del
lago
. È dunque
manifesto
, che quella
velocità
della quale l'
acqua
l'ha potuta
spogliare
in un
brevissimo
viaggio
, non glie la
lascerebbe
già mai
acquistare
anco nella
profondità
di mille
braccia
. E perché
permettergli
'
l
guadagnarsela
in mille, per
levargliela
poi in quattro
braccia
? Ma che più? non si
ved
'egli, l'
immenso
impeto
della
palla
,
cacciata
dall'
istessa
artiglieria
, esser
talmente
rintuzzato
dall'
interposizione
di pochissime
braccia
d'
acqua
, che senza veruna
offesa
della
nave
appena si
conduce
a
percuoterla
? L'
aria
ancora, benché
cedentissima
, pur
reprime
la
velocità
del
mobile
cadente
, ancor che molto
grave
, come possiamo con
simili
esperienze
comprendere
: perché se dalla
cima
d'una
torre
molto
alta
tireremo
un'
archibusata
in
giù
, questa farà
minor
botta
in
terra
, che se
scaricheremo
l'
archibuso
,
alto
dal
piano
solamente quattro o sei
braccia
;
segno
evidente
che l'
impeto
con che la
palla
uscì
della
canna
,
scaricata
nella
sommità
della
torre
,
andò
diminuendosi
nello
scender
per
aria
. Adunque lo
scender
da qualunque
grandissima
altezza
non
basterà
per fargli
acquistare
quell'
impeto
, del quale la
resistenza
dell'
aria
la
priva
quando già in
qualsivoglia
modo gli sia
stato
conferito
. La
rovina
parimente
che farà in una
muraglia
un
colpo
d'una
palla
cacciata
da una
colubrina
dalla
lontananza
di
venti
braccia
, non
credo
che la facesse venendo a
perpendicolo
da
qualsivoglia
altezza
immensa
.
Stimo
per tanto, esser
termine
all'
accelerazione
di
qualsivoglia
mobile
naturale
che dalla
quiete
si
parta
, e che l'
impedimento
del
mezzo
finalmente lo
riduca
all'
egualità
, nella quale ben poi sempre si
mantenga
.
SAGR
. L'
esperienze
veramente
mi
par
che siano molto a
proposito
; né ci è altro se non che l'
avversario
potrebbe farsi
forte
col
negar
che si
debbano
verificar
nelle
moli
grandissime
e
gravissime
, e che una
palla
d'
artiglieria
venendo dal
concavo
della
Luna
, o anco dalla
suprema
region
dell'
aria
,
farebbe
percossa
maggiore che
uscita
dal
cannone
.
SALV
. Non è
dubbio
che molte
cose
si posson
opporre
, e che non tutte si possono con
esperienze
redarguire
: tuttavia in questa
contradizzione
, alcuna cosa
par
che si possa
metter
in
considerazione
, cioè che molto ha del
verisimile
che '
l
grave
cadente
da un'
altezza
acquisti
tanto d'
impeto
nell'
arrivar
in
terra
, quanto
fusse
bastante
a
tirarlo
a quell'
altezza
; come
chiaramente
si
vede
in un
pendolo
assai
grave
, che
slargato
cinquanta
o
sessanta
gradi
dal
perpendicolo
,
guadagna
quella
velocità
e
virtù
che
basta
precisamente
a
sospignerlo
ad altrettanta
elevazione
,
trattone
però quel poco che gli
vien
tolto
dall'
impedimento
dell'
aria
. Per
costituir
dunque la
palla
dell'
artiglieria
in tanta
altezza
che
bastasse
per l'
acquisto
del
pezzo
,
dovrebbe
bastar
il
tirarla
in su a
perpendicolo
con l'
istessa
artiglieria
,
osservando
poi se nella
ricaduta
ella facesse
colpo
eguale
a quello della
percossa
fatta da vicino nell'
uscire
; che
credo
veramente
che non sarebbe, a gran
segno
, tanto
gagliardo
: e però
stimo
che la
velocità
che ha la
palla
vicino all'
uscita
del
pezzo
, sarebbe di quelle che l'
impedimento
dell'
aria
non gli
lascerebbe
conseguire
già mai mentre con
moto
naturale
scendesse
,
partendosi
dalla
quiete
, da
qualsivoglia
grand'
altezza
.
Vengo
ora
a gli altri
quesiti
,
attenenti
a i
pendoli
,
materia
che a molti
parrebbe
assai
arida
, e
massime
a quei
filosofi
che stanno
continuamente
occupati
nelle più
profonde
quistioni
delle
cose
naturali
; tuttavia non gli voglio
disprezzare
,
inanimito
dall'
esempio
d'
Aristotele
medesimo, nel quale io
ammiro
sopra tutte le
cose
il non aver egli
lasciato
, si può
dir
,
materia
alcuna,
degna
in qualche modo di
considerazione
, che e' non l'abbia
toccata
. Ed
ora
,
mosso
da i
quesiti
di
V.
S.,
penso
che potrò
dirvi
qualche mio
pensiero
sopra alcuni
problemi
attenenti
alla
musica
,
materia
nobilissima
, della quale hanno
scritto
tanti
grand'
uomini
e l'istesso
Aristotele
, e circa di essa
considerar
molti
problemi
curiosi
; talché se io ancora da così
facili
e
sensate
esperienze
trarrò
ragioni
di
accidenti
maravigliosi
in
materia
de i
suoni
, posso
sperare
che i miei
ragionamenti
siano per esser
graditi
da voi.
SAGR
. Non solamente
graditi
, ma da me in
particolare
sommamente
desiderati
, come quello che,
sendomi
dilettato
di tutti gli
strumenti
musici
, ed assai
filosofato
intorno alle
consonanze
, son sempre
restato
incapace
e
perplesso
onde
avvenga
che più mi
piaccia
e
diletti
questa che quella, e che alcuna non solo non mi
diletti
, ma
sommamente
m'
offenda
. Il
problema
poi
trito
delle due
corde
tese
all'
unisono
, che al
suono
dell'una l'altra si
muova
e
attualmente
risuoni
, mi
resta
ancora
irresoluto
, come anco non ben
chiare
le
forme
delle
consonanze
ed altre
particolarità
.
SALV
.
Vedremo
se da questi nostri
pendoli
si possa
cavare
qualche
sodisfazione
a tutte queste
difficoltà
. E quanto al
primo
dubbio
, che è, se
veramente
e
puntualissimamente
l'istesso
pendolo
fa tutte le sue
vibrazioni
,
massime
,
mediocri
e
minime
, sotto
tempi
precisamente
eguali
, io mi
rimetto
a quello che
intesi
già dal nostro
Accademico
; il quale
dimostra
bene
, che '
l
mobile
che
descendesse
per le
corde
suttese
a
qualsivoglia
arco
, le
passerebbe
necessariamente
tutte in
tempi
eguali
, tanto la
suttesa
sotto
cent'
ottanta
gradi
(cioè tutto il
diametro
), quanto le
suttese
di cento, di
sessanta
, di dieci, di due, di
mezzo
e di quattro
minuti
,
intendendo
che tutte
vadano
a
terminar
nell'
infimo
punto
,
toccante
il
piano
orizontale
. Circa poi i
descendenti
per gli
archi
delle medesime
corde
elevati
sopra l'
orizonte
, e che non siano maggiori d'una
quarta
, cioè di
novanta
gradi
,
mostra
parimente
l'
esperienza
,
passarsi
tutti in
tempi
eguali
, ma però più
brevi
de i
tempi
de'
passaggi
per le
corde
;
effetto
che in tanto ha del
maraviglioso
, in quanto nella prima
apprensione
par
che
dovrebbe
seguire
il
contrario
:
imperò
che,
sendo
comuni
i
termini
del
principio
e del
fine
del
moto
, ed essendo la
linea
retta
la
brevissima
che tra i medesimi
termini
si
comprende
,
par
ragionevole
che il
moto
fatto
per lei s'avesse a
spedire
nel più breve
tempo
; il che poi non è, ma il
tempo
brevissimo
, ed in
consequenza
il
moto
velocissimo
, è quello che si fa per l'
arco
del quale essa
linea
retta
è
corda
. Quanto poi alla
proporzione
de i
tempi
delle
vibrazioni
di
mobili
pendenti
da
fila
di
differente
lunghezza
, sono essi
tempi
in
proporzione
suddupla
delle
lunghezze
delle
fila
, o
vogliam
dire
le
lunghezze
esser in
duplicata
proporzion
de i
tempi
, cioè son come i
quadrati
de i
tempi
: sì che volendo,
v.
g.
, che '
l
tempo
d'una
vibrazione
d'un
pendolo
sia
doppio
del
tempo
d'una
vibrazione
d'un altro, bisogna che la
lunghezza
della
corda
di quello sia
quadrupla
della
lunghezza
della
corda
di questo; ed allora, nel
tempo
d'una
vibrazione
di quello, un altro ne farà tre, quando la
corda
di quello sarà nove
volte
più
lunga
dell'altra: dal che ne
séguita
che le
lunghezze
delle
corde
hanno fra di loro la
proporzione
che hanno i
quadrati
de'
numeri
delle
vibrazioni
che si fanno nel medesimo
tempo
.
SAGR
. Adunque, se io ho ben
inteso
, potrò
speditamente
sapere
la
lunghezza
d'una
corda
pendente
da
qualsivoglia
grandissima
altezza
, quando
bene
il
termine
sublime
dell'
attaccatura
mi
fusse
invisibile
e solo si
vedesse
l'altro
estremo
basso
.
Imperò
che, se io
attaccherò
qui da
basso
un assai
grave
peso
a
detta
corda
e farò che si
vada
vibrando
in qua e in
là
, e che un
amico
vadia
numerando
alcune delle sue
vibrazioni
e che io nell'istesso
tempo
vadia
parimente
contando
le
vibrazioni
che farà un altro
mobile
appeso
a un
filo
di
lunghezza
precisamente
d'un
braccio
, da i
numeri
delle
vibrazioni
di questi
pendoli
, fatte nell'istesso
tempo
,
troverò
la
lunghezza
della
corda
: come, per
esempio
,
ponghiamo
che nel
tempo
che l'
amico
mio abbia
contate
venti
vibrazioni
della
corda
lunga
, io ne abbia
contate
dugenquaranta
del mio
filo
, che è lungo un
braccio
;
fatti
i
quadrati
delli due
numeri
venti
e
dugenquaranta
, che sono
400
e
57600
,
dirò
, la
lunga
corda
contener
57600
misure
di quelle che il mio
filo
ne
contien
400
; e perché il
filo
è un
sol
braccio
,
partirò
57600
per
400
, che ne viene 144; e 144
braccia
dirò
esser
lunga
quella
corda
.
SALV
. Né vi
ingannerete
d'un
palmo
, e
massime
se
piglierete
moltitudini
grandi
di
vibrazioni
.
SAGR
.
V.
S. mi
dà
pur
frequentemente
occasione
d'
ammirare
la
ricchezza
ed
insieme
la
somma
liberalità
della
natura
, mentre da
cose
tanto
comuni
, e
direi
anco in certo modo
vili
, ne
andate
traendo
notizie
molto
curiose
e
nuove
, e
bene
spesso
remote
da ogni
immaginazione
. Io ho ben mille
volte
posto
cura
alle
vibrazioni
, in
particolare
, delle
lampade
pendenti
in alcune
chiese
da
lunghissime
corde
,
inavvertentemente
state
mosse
da alcuno; ma il più che io
cavassi
da tale
osservazione
, fu l'
improbabilità
dell'
opinione
di quelli che vogliono che
simili
moti
vengano
mantenuti
e
continuati
dal
mezzo
, cioè dall'
aria
, perché mi
parrebbe
bene
che l'
aria
avesse un gran
giudizio
, ed
insieme
una poca
faccenda
, a
consumar
le
ore
e le
ore
di
tempo
in
sospignere
con tanta
regola
in qua e in
là
un
peso
pendente
: ma che io
fussi
per
apprenderne
che quel
mobile
medesimo,
appeso
a una
corda
di cento
braccia
di
lunghezza
,
slontanato
dall'
imo
punto
una
volta
novanta
gradi
ed un'altra un
grado
solo o
mezzo
, tanto
tempo
spendesse
in
passar
questo
minimo
, quanto in
passar
quel
massimo
arco
, certo non
credo
che mai l'avrei
incontrato
, ché ancor ancora mi
par
che
tenga
dell'
impossibile
.
Ora
sto
aspettando
di
sentire
che queste medesime
semplicissime
minuzie
mi
assegnino
ragioni
tali di quei
problemi
musici
, che mi
possino
, almeno in
parte
,
quietar
la
mente
.
SALV
. Prima d'ogni altra cosa bisogna
avvertire
che
ciaschedun
pendolo
ha il
tempo
delle sue
vibrazioni
talmente
limitato
e
prefisso
, che
impossibil
cosa è il farlo
muover
sotto altro
periodo
che l'
unico
suo
naturale
.
Prenda
pur chi si
voglia
in
mano
la
corda
ond'è
attaccato
il
peso
, e
tenti
quanto gli
piace
d'
accrescergli
o
scemargli
la
frequenza
delle sue
vibrazioni
; sarà
fatica
buttata
in
vano
: ma ben all'
incontro
ad un
pendolo
, ancor che
grave
e
posto
in
quiete
, col solo
soffiarvi
dentro
conferiremo
noi
moto
, e
moto
anche assai
grande
col
reiterare
i
soffi
, ma sotto '
l
tempo
che è proprio quel delle sue
vibrazioni
; che se al
primo
soffio
l'
aremo
rimosso
dal
perpendicolo
mezzo
dito
,
aggiugnendogli
il
secondo
dopo che,
sendo
ritornato
verso noi,
comincerebbe
la
seconda
vibrazione
, gli
conferiremo
nuovo
moto
, e così
successivamente
con altri
soffi
, ma
dati
a
tempo
, e non quando il
pendolo
ci
vien
incontro
(che così gl'
impediremmo
, e non
aiuteremmo
, il
moto
); e
seguendo
, con molti
impulsi
gli
conferiremo
impeto
tale, che maggior
forza
assai che quella d'un
soffio
ci
bisognerà
a
cessarlo
.
SAGR
. Ho da
fanciullo
osservato
, con questi
impulsi
dati
a
tempo
un
uomo
solo far
sonare
una
grossissima
campana
, e nel volerla poi
fermare
,
attaccarsi
alla
corda
quattro e sei altri e tutti esser
levati
in
alto
, né poter tanti
insieme
arrestar
quell'
impeto
che un solo con
regolati
tratti
gli aveva
conferito
.
SALV
.
Esempio
che
dichiara
'
l
mio
intento
non meno
acconciamente
di quel che questa mia
premessa
si
accomodi
a
render
la
ragione
del
maraviglioso
problema
della
corda
della
cetera
o del
cimbalo
, che
muove
e fa
realmente
sonare
quella non solo che all'
unisono
gli è
concorde
, ma anco all'
ottava
e alla
quinta
.
Toccata
, la
corda
comincia
e
continua
le sue
vibrazioni
per tutto '
l
tempo
che si
sente
durar
la sua
risonanza
: queste
vibrazioni
fanno
vibrare
e
tremare
l'
aria
che gli è appresso, i cui
tremori
e
increspamenti
si
distendono
per
grande
spazio
e
vanno
a
urtare
in tutte le
corde
del medesimo
strumento
, ed anco di altri
vicini
: la
corda
che è
tesa
all'
unisono
con la
tocca
, essendo
disposta
a far le sue
vibrazioni
sotto '
l
medesimo
tempo
,
comincia
al
primo
impulso
a
muoversi
un poco; e
sopraggiugnendogli
il
secondo
, il
terzo
, il
ventesimo
e più altri, e tutti ne gli
aggiustati
e
periodici
tempi
,
riceve
finalmente il medesimo
tremore
che la prima
tocca
, e si
vede
chiarissimamente
andar
dilatando
le sue
vibrazioni
giusto
allo
spazio
della sua
motrice
. Quest'
ondeggiamento
che si
va
distendendo
per l'
aria
,
muove
e fa
vibrare
non solamente le
corde
, ma
qualsivoglia
altro
corpo
disposto
a
tremare
e
vibrarsi
sotto quel
tempo
della
tremante
corda
; sì che se si
ficcheranno
nelle
sponde
dello
strumento
diversi
pezzetti
di
setole
o di altre
materie
flessibili
, si
vedrà
, nel
sonare
il
cimbalo
,
tremare
or questo or quel
corpuscolo
,
secondo
che verrà
toccata
quella
corda
le cui
vibrazioni
van
sotto '
l
medesimo
tempo
: gli altri non si
muoveranno
al
suono
di questa
corda
, né quello
tremerà
al
suono
d'altra
corda
. Se con l'
archetto
si
toccherà
gagliardamente
una
corda
grossa
d'una
viola
,
appressandogli
un
bicchiere
di
vetro
sottile
e
pulito
, quando il
tuono
della
corda
sia all'
unisono
del
tuono
del
bicchiere
, questo
tremerà
e
sensatamente
risonerà
. Il
diffondersi
poi
ampiamente
l'
increspamento
del
mezzo
intorno al
corpo
risonante
,
apertamente
si
vede
nel far
sonare
il
bicchiere
, dentro '
l
quale sia dell'
acqua
,
fregando
il
polpastrello
del
dito
sopra l'
orlo
;
imperò
che l'
acqua
contenuta
con
regolatissimo
ordine
si
vede
andar
ondeggiando
: e
meglio
ancora si
vedrà
l'istesso
effetto
fermando
il
piede
del
bicchiere
nel
fondo
di qualche
vaso
assai
largo
, nel quale sia dell'
acqua
sin presso all'
orlo
del
bicchiere
; ché
parimente
, facendolo
risonare
con la
confricazione
del
dito
, si
vedranno
gl'
increspamenti
nell'
acqua
regolatissimi
, e con gran
velocità
spargersi
in gran
distanza
intorno al
bicchiere
: ed io più
volte
mi sono
incontrato
, nel fare al modo
detto
sonare
un
bicchiere
assai
grande
e quasi
pieno
d'
acqua
, a
veder
prima le onde nell'
acqua
con
estrema
egualità
formate
, ed
accadendo
tal
volta
che '
l
tuono
del
bicchiere
salti
un'
ottava
più
alto
, nell'istesso
momento
ho
visto
ciascheduna delle
dette
onde
dividersi
in due;
accidente
che molto
chiaramente
conclude
, la
forma
dell'
ottava
esser la
dupla
.
SAGR
. A me ancora è
intervenuto
l'istesso più d'una
volta
con mio
diletto
ed anco
utile
:
imperò
che stetti lungo
tempo
perplesso
intorno a queste
forme
delle
consonanze
, non mi
parendo
che la
ragione
che
comunemente
se n'
adduce
da gli
autori
che sin qui hanno
scritto
dottamente
della
musica
,
fusse
concludente
a
bastanza
.
Dicono
essi, la
diapason
, cioè l'
ottava
, esser
contenuta
dalla
dupla
, la
diapente
, che noi
diciamo
la
quinta
, dalla
sesquialtera
, etc.; perché,
distesa
sopra il
monocordo
una
corda
,
sonandola
tutta e poi
sonandone
la
metà
, col
mettere
un
ponticello
in
mezzo
, si
sente
l'
ottava
, e se il
ponticello
si
metterà
al
terzo
di tutta la
corda
,
toccando
l'
intera
e poi li due
terzi
, ci
rende
la
quinta
; per lo che l'
ottava
dicono
esser
contenuta
tra '
l
due e l'uno, e la
quinta
tra il tre e '
l
dua
. Questa
ragione
,
dico
, non mi
pareva
concludente
per poter
assegnar
iuridicamente
la
dupla
e la
sesquialtera
per
forme
naturali
della
diapason
e della
diapente
: e '
l
mio
motivo
era
tale. Tre sono le
maniere
con le quali noi possiamo
inacutire
il
tuono
a una
corda
: l'una è lo
scorciarla
; l'altra, il
tenderla
più, o
vogliam
dir
tirarla
; il
terzo
è l'
assottigliarla
.
Ritenendo
la medesima
tiratezza
e
grossezza
della
corda
, se vorremo
sentir
l'
ottava
, bisogna
scorciarla
la
metà
, cioè
toccarla
tutta, e poi
mezza
: ma se,
ritenendo
la medesima
lunghezza
e
grossezza
, vorremo farla
montare
all'
ottava
col
tirarla
più, non
basta
tirarla
il
doppio
più, ma ci bisogna il
quadruplo
, sì che se prima
era
tirata
dal
peso
d'una
libbra
,
converrà
attaccarvene
quattro per
inacutirla
all'
ottava
: e finalmente se,
stante
la medesima
lunghezza
e
tiratezza
, vorremo una
corda
che, per esser più
sottile
,
renda
l'
ottava
, sarà
necessario
che
ritenga
solo la
quarta
parte
della
grossezza
dell'altra più
grave
. E questo che
dico
dell'
ottava
, cioè che la sua
forma
presa
dalla
tensione
o dalla
grossezza
della
corda
è in
duplicata
proporzione
di quella che si ha dalla
lunghezza
,
intendasi
di tutti gli altri
intervalli
musici
:
imperò
che quello che ci
dà
la
lunghezza
con la
proporzion
sesquialtera
, cioè col
sonarla
tutta e poi li due
terzi
,
volendolo
cavar
dalla
tiratezza
o dalla
sottigliezza
, bisogna
duplicar
la
proporzione
sesquialtera
,
pigliando
la
dupla
sesquiquarta
, e se la
corda
grave
era
tesa
da quattro
libbre
di
peso
,
attaccarne
all'
acuta
non sei, ma nove, e quanto alla
grossezza
, far la
corda
grave
più
grossa
dell'
acuta
secondo
la
proporzione
di nove a quattro, per aver la
quinta
.
Stante
queste
verissime
esperienze
, non mi
pareva
scorger
ragione
alcuna per la quale
avesser
i
sagaci
filosofi
a
stabilir
, la
forma
dell'
ottava
esser più la
dupla
che la
quadrupla
, e della
quinta
più la
sesquialtera
che la
dupla
sesquiquarta
. Ma perché il
numerar
le
vibrazioni
d'una
corda
, che nel
render
la
voce
le fa
frequentissime
, è del tutto
impossibile
, sarei
restato
sempre
ambiguo
se
vero
fusse
che la
corda
dell'
ottava
, più
acuta
, facesse nel medesimo
tempo
doppio
numero
di
vibrazioni
di quelle della più
grave
, se le onde
permanenti
per quanto
tempo
ci
piace
, nel far
sonare
e
vibrare
il
bicchiere
, non m'avessero
sensatamente
mostrato
come nell'istesso
momento
che alcuna
volta
si
sente
il
tuono
saltare
all'
ottava
, si
veggono
nascere
altre onde più
minute
, le quali con
infinita
pulitezza
tagliano
in
mezzo
ciascuna di quelle
prime
.
SALV
.
Bellissima
osservazione
per poter
distinguer
ad una ad una le onde
nate
dal
tremore
del
corpo
che
risuona
, che son poi quelle che,
diffuse
per l'
aria
,
vanno
a far la
titillazione
su '
l
timpano
del nostro
orecchio
, la quale nell'
anima
ci
doventa
suono
. Ma dove che il
vederle
ed
osservarle
nell'
acqua
non
dura
se non quanto si
continua
la
confricazion
del
dito
, ed anco in questo
tempo
non sono
permanenti
, ma
continuamente
si fanno e si
dissolvono
, non sarebbe
bella
cosa quando se ne potesse far con
grand'
esquisitezza
di quelle che
restassero
lungo
tempo
,
dico
mesi
ed
anni
, sì che
desser
commodità
di poterle
misurare
ed
agiatamente
numerare
?
SAGR
.
Veramente
io
stimerei
sommamente
una tale
invenzione
.
SALV
. L'
invenzione
fu del
caso
, e mia fu solamente l'
osservazione
e '
l
far di essa
capitale
e
stima
come di
riprova
di
nobil
contemplazione
, ancor che
fattura
in se stessa assai
vile
.
Raschiando
con uno
scarpello
di
ferro
tagliente
una
piastra
d'
ottone
per
levarle
alcune
macchie
, nel
muovervi
sopra lo
scarpello
con
velocità
,
sentii
una
volta
e due, tra molte
strisciate
,
fischiare
e
uscirne
un
sibilo
molto
gagliardo
e
chiaro
; e
guardando
sopra la
piastra
,
veddi
un lungo
ordine
di
virgolette
sottili
, tra di loro
parallele
e per
egualissimi
intervalli
l'una dall'altra
distanti
.
Tornando
a
raschiar
di
nuovo
più e più
volte
, m'
accorsi
che solamente nelle
raschiate
che
fischiavano
lasciava
lo
scarpello
le '
ntaccature
sopra la
piastra
; ma quando la
strisciata
passava
senza
sibilo
, non
restava
pur
minima
ombra
di tali
virgolette
.
Replicando
poi altre
volte
lo
scherzo
,
strisciando
ora
con maggiore ed
ora
con
minor
velocità
, il
sibilo
riusciva
di
tuono
or più
acuto
ed or più
grave
; ed
osservai
, i
segni
fatti
nel
suono
più
acuto
esser più
spessi
, e quelli del più
grave
più
radi
, e tal
volta
ancora,
secondo
che la
strisciata
medesima
era
fatta verso '
l
fine
con maggior
velocità
che nel
principio
, si
sentiva
il
suono
andarsi
inacutendo
, e le
virgolette
si
vedeva
esser
andate
inspessendosi
, ma sempre con
estrema
lindura
e con
assoluta
equidistanza
segnate
; ed oltre a ciò, nelle
strisciate
sibilanti
sentivo
tremarmi
il
ferro
in
pugno
, e per la
mano
scorrermi
certo
rigore
: ed in
somma
si
vede
e
sente
fare al
ferro
quello per
appunto
che facciamo noi nel
parlar
sotto
voce
e nell'
intonar
poi il
suono
gagliardo
, che,
mandando
fuora
il
fiato
senza
formare
il
suono
, non
sentiamo
nella
gola
e nella
bocca
farsi
movimento
alcuno,
rispetto
però ed in
comparazione
del
tremor
grande
che
sentiamo
farsi nella
laringe
ed in tutte le
fauci
nel
mandar
fuora
la
voce
, e
massime
in
tuono
grave
e
gagliardo
. Ho anco tal
volta
tra le
corde
del
cimbalo
notatone
due
unisone
alli due
sibili
fatti
strisciando
al modo
detto
, e de i più
differenti
di
tuono
, de i quali due
precisamente
distavano
per una
quinta
perfetta
; e
misurando
poi gl'
intervalli
delle
virgolette
dell'una e dell'altra
strisciata
, si
vedeva
, la
distanza
che
conteneva
quarantacinque
spazii
dell'una,
contenere
trenta
dell'altra, quale
veramente
è la
forma
che si
attribuisce
alla
diapente
. Ma qui, prima che
passare
più avanti, voglio
avvertirvi
, che delle tre
maniere
d'
inacutire
il
suono
, quella che voi
referite
alla
sottigliezza
della
corda
, con più
verità
deve
attribuirsi
al
peso
.
Imperò
che l'
alterazione
presa
dalla
grossezza
risponde
quando le
corde
siano della medesima
materia
: e così una
minugia
per far l'
ottava
deve
esser più
grossa
quattro
volte
dell'altra pur di
minugia
; ed una d'
ottone
, più
grossa
quattro
volte
d'un'altra d'
ottone
: ma s'io vorrò far l'
ottava
con una d'
ottone
ad una di
minugia
, non si ha da
ingrossar
quattro
volte
, ma sì ben farla quattro
volte
più
grave
; sì che, quanto alla
grossezza
, questa di
metallo
non sarà altrimenti quattro
volte
più
grossa
, ma ben
quadrupla
in
gravità
, che tal
volta
sarà più
sottile
che la sua
rispondente
all'
ottava
, più
acuta
, che sia di
minugia
: onde
accade
che
incordandosi
un
cimbalo
di
corde
d'
oro
ed un altro d'
ottone
, se saranno della medesima
lunghezza
,
grossezza
e
tensione
, per esser l'
oro
quasi il
doppio
più
grave
,
riuscirà
l'
accordatura
circa una
quinta
più
grave
. E qui
notisi
come alla
velocità
del
moto
più
resiste
la
gravità
del
mobile
che la
grossezza
, contro a quello che a prima
fronte
altri
giudicherebbe
; che ben
pare
che,
ragionevolmente
, più
dovesse
esser
ritardata
la
velocità
dalla
resistenza
del
mezzo
all'esser
aperto
in un
mobile
grosso
e
leggiero
, che in uno
grave
e
sottile
; tuttavia in questo
caso
accade
tutto l'
opposito
. Ma
seguitando
il
primo
proposito
,
dico
che non è la
ragion
prossima
ed
immediata
delle
forme
de gl'
intervalli
musici
la
lunghezza
delle
corde
, non la
tensione
, non la
grossezza
, ma sì
bene
la
proporzione
de i
numeri
delle
vibrazioni
e
percosse
dell'onde dell'
aria
che
vanno
a
ferire
il
timpano
del nostro
orecchio
, il quale esso ancora sotto le medesime
misure
di
tempi
vien
fatto
tremare
.
Fermato
questo
punto
, potremo per
avventura
assegnar
assai
congrua
ragione
onde
avvenga
che di essi
suoni
,
differenti
di
tuono
, alcune
coppie
siano con gran
diletto
ricevute
dal nostro
sensorio
, altre con
minore
, ed altre ci
feriscano
con
grandissima
molestia
; che è il
recar
la
ragione
delle
consonanze
più o
men
perfette
e delle
dissonanze
. La
molestia
di queste
nascerà
,
credo
io, dalle
discordi
pulsazioni
di due
diversi
tuoni
che
sproporzionatamente
colpeggiano
sopra '
l
nostro
timpano
, e
crudissime
saranno le
dissonanze
quando i
tempi
delle
vibrazioni
fussero
incommensurabili
; per una delle quali sarà quella quando di due
corde
unisone
se ne
suoni
una con tal
parte
dell'altra quale è il
lato
del
quadrato
del suo
diametro
:
dissonanza
simile
al
tritono
o
semidiapente
.
Consonanti
, e con
diletto
ricevute
, saranno quelle
coppie
di
suoni
che verranno a
percuotere
con qualche
ordine
sopra '
l
timpano
; il qual
ordine
ricerca
, prima, che le
percosse
fatte dentro all'istesso
tempo
siano
commensurabili
di
numero
,
acciò
che la
cartilagine
del
timpano
non abbia a star in un
perpetuo
tormento
d'
inflettersi
in due
diverse
maniere
per
acconsentire
ed
ubbidire
alle sempre
discordi
battiture
: sarà dunque la prima e più
grata
consonanza
l'
ottava
, essendo che per ogni
percossa
che
dia
la
corda
grave
su '
l
timpano
, l'
acuta
ne
dà
due, tal che
amendue
vanno
a
ferire
unitamente
in una sì, e nell'altra no, delle
vibrazioni
della
corda
acuta
, sì che di tutto '
l
numero
delle
percosse
la
metà
s'
accordano
a
battere
unitamente
; ma i
colpi
delle
corde
unisone
giungon
sempre tutti
insieme
, e però son come d'una
corda
sola
, né fanno
consonanza
. La
quinta
diletta
ancora,
atteso
che per ogni due
pulsazioni
della
corda
grave
l'
acuta
ne
dà
tre, dal che ne
séguita
che,
numerando
le
vibrazioni
della
corda
acuta
, la
terza
parte
di tutte s'
accordano
a
battere
insieme
, cioè due
solitarie
s'
interpongono
tra ogni
coppia
delle
concordi
; e nella
diatesseron
se n'
interpongon
tre. Nella
seconda
, cioè nel
tuono
sesquiottavo
, per ogni nove
pulsazioni
una
sola
arriva
concordemente
a
percuotere
con l'altra della
corda
più
grave
; tutte l'altre sono
discordi
e con
molestia
ricevute
su '
l
timpano
, e
giudicate
dissonanti
dall'
udito
.
SIMP
. Vorrei con maggior
chiarezza
spiegato
questo
discorso
.
SALV
. Sia questa
linea
AB lo
spazio
e la
dilatazione
d'una
vibrazione
della
corda
grave
, e la
linea
CD
quella della
corda
acuta
, la quale con l'altra
renda
l'
ottava
, e
dividasi
la AB in
mezzo
in E: è
manifesto
, che
cominciando
a
muoversi
le
corde
nei
termini
A,
C
, quando la
vibrazione
acuta
sarà
pervenuta
al
termine
D, l'altra si sarà
distesa
solamente sino al
mezzo
E, il quale, non
sendo
termine
del
moto
, non
percuote
, ma ben si fa
colpo
in D.
Ritornando
poi la
vibrazione
dal D in
C
, l'altra
passa
da E in
B
, onde le due
percosse
di
B
e di
C
battono
unitamente
su '
l
timpano
: e
tornando
a
reiterarsi
le
simili
seguenti
vibrazioni
, si
concluderà
,
alternatamente
in una sì e nell'altra no delle
vibrazioni
C
, D
accadere
l'
unione
delle
percosse
con quelle di A,
B.
Ma le
pulsazioni
de i
termini
hanno sempre per
compagne
una delle
C
, D, e sempre la medesima: il che è
manifesto
; perché,
posto
che A,
C
battano
insieme
, nel
passar
A in
B
,
C
va
in D e
torna
in
C
, tal che
C
batte
con
B
; e nel
tempo
che
B
torna
in A,
C
passa
per D e
torna
in
C
, sì che i
colpi
A,
C
si fanno
insieme
. Ma sieno
ora
le due
vibrazioni
AB,
CD
quelle che
producono
la
diapente
, i
tempi
delle quali sono in
proporzion
sesquialtera
, e
dividasi
la AB della
corda
grave
in tre
parti
eguali
in E, O, e
intendansi
le
vibrazioni
cominciare
nell'istesso
momento
da i
termini
A,
C
: è
manifesto
che nella
percossa
che si farà nel
termine
D, la
vibrazione
di AB sarà
giunta
solamente in O; il
timpano
dunque
riceve
la
percossa
D
sola
: nel
ritorno
poi da D in
C
, l'altra
vibrazione
passa
da O in
B
e
ritorna
in O, facendo la
pulsazione
in
B
, che
pure
è
sola
e di
contrattempo
(
accidente
da
considerarsi
); perché, avendo poi
posto
le
prime
pulsazioni
fatte nell'istesso
momento
nei
termini
A,
C
, la
seconda
, che fu
sola
del
termine
D, si fece dopo quanto
importa
il
tempo
del
transito
CD
, cioè
AO
, ma la
seguente
, che si fa in
B
,
dista
dall'altra solo quanto è il
tempo
di OB, che è la
metà
:
continuando
poi il
ritorno
da O in A, mentre da
C
si
va
in D, si viene a far le due
pulsazioni
unitamente
in A e D.
Seguono
poi altri
periodi
simili
a questi, cioè con l'
interposizione
di due
pulsazioni
della
corda
acuta
,
scompagnate
e
solitarie
, e una della
corda
grave
, pur
solitaria
e
interposta
tra le due
solitarie
dell'
acuta
. Sì che, se noi
figureremo
il
tempo
diviso
in
momenti
, cioè in
minime
particole
eguali
;
posto
che nei due
primi
dalle
concordi
pulsazioni
fatte in A,
C
si
passi
in O, D, e in D si
batta
; che nel
terzo
e
quarto
momento
si
torni
da D in
C
,
battendo
in
C
, e che da O si
passi
per
B
e si
torni
in O,
battendosi
in
B
; e che finalmente nel
quinto
e
sesto
momento
da O e
C
si
passi
in A e D,
battendo
in
amendue
; avremo sopra '
l
timpano
le
pulsazioni
distribuite
con tal
ordine
, che
poste
le
pulsazioni
delle due
corde
nel medesimo
instante
, due
momenti
dopo
riceverà
una
percossa
solitaria
, nel
terzo
momento
un'altra pur
solitaria
, nel
quarto
un'altra
sola
, e due
momenti
dopo, cioè nel
sesto
, due
congiunte
insieme
: e qui
finisce
il
periodo
, e, per
dir
così, l'
anomalia
, il qual
periodo
si
va
poi più
volte
replicando
.
SAGR
. Io non posso più
tacere
: è
forza
ch'io
esclami
il
gusto
che
sento
nel
vedermi
tanto
adequatamente
rese
ragioni
di
effetti
che tanto
tempo
m'hanno
tenuto
in
tenebre
e
cecità
.
Ora
intendo
perché l'
unisono
non
differisce
punto
da una
voce
sola
:
intendo
perché l'
ottava
è la
principal
consonanza
, ma tanto
simile
all'
unisono
, che come
unisono
si
prende
e si
accompagna
con le altre;
simile
è all'
unisono
, perché, dove le
pulsazioni
delle
corde
unisone
vanno
a
ferire
tutte
insieme
sempre, queste della
corda
grave
dell'
ottava
vanno
tutte
accompagnate
da quelle dell'
acuta
, e di queste una s'
interpone
solitaria
ed in
distanze
eguali
ed in certo modo senza fare
scherzo
alcuno, onde tal
consonanza
ne
diviene
sdolcinata
troppo e senza
brio
. Ma la
quinta
, con quei suoi
contrattempi
, e con l'
interpor
tra le
coppie
delle due
pulsazioni
congiunte
due
solitarie
della
corda
acuta
ed una pur
solitaria
della
grave
, e queste tre con tanto
intervallo
di
tempo
quanto è la
metà
di quello che è tra ciascuna
coppia
e le
solitarie
dell'
acuta
, fa una
titillazione
ed un
solletico
tale sopra la
cartilagine
del
timpano
, che
temperando
la
dolcezza
con uno
spruzzo
d'
acrimonia
,
par
che
insieme
soavemente
baci
e
morda
.
SALV
. È
forza
, poiché
veggo
che
V.
S.
gusta
tanto di queste
novellizie
, che io gli
mostri
il modo col quale l'
occhio
ancora, non pur l'
udito
, possa
recrearsi
nel
veder
i medesimi
scherzi
che
sente
l'
udito
.
Sospendete
palle
di
piombo
, o altri
simili
gravi
, da tre
fili
di
lunghezze
diverse
, ma tali che nel
tempo
che il più lungo fa due
vibrazioni
, il più
corto
ne
faccia
quattro e '
l
mezzano
tre, il che
accaderà
quando il più lungo
contenga
sedici
palmi
o altre
misure
, delle quali il
mezzano
ne
contenga
nove ed il
minore
quattro; e
rimossi
tutti
insieme
dal
perpendicolo
e poi
lasciatigli
andare
, si
vedrà
un
intrecciamento
vago
di essi
fili
, con
incontri
varii
, ma tali che ad ogni
quarta
vibrazione
del più lungo tutti tre
arriveranno
al medesimo
termine
unitamente
, e da quello poi si
partiranno
,
reiterando
di
nuovo
l'istesso
periodo
: la qual
mistione
di
vibrazioni
è quella che, fatta dalle
corde
,
rende
all'
udito
l'
ottava
con la
quinta
in
mezzo
. E se con
simile
disposizione
si
andranno
temperando
le
lunghezze
di altri
fili
, sì che le
vibrazioni
loro
rispondano
a quelle di altri
intervalli
musici
, ma
consonanti
, si
vedranno
altri ed altri
intrecciamenti
, e sempre tali, che in
determinati
tempi
e dopo
determinati
numeri
di
vibrazioni
tutti i
fili
(siano tre o siano quattro) si
accordano
a
giugner
nell'istesso
momento
al
termine
di loro
vibrazioni
, e di
lì
a
cominciare
un altro
simil
periodo
. Ma quando le
vibrazioni
di due o più
fili
siano o
incommensurabili
, sì che mai non
ritornino
a
terminar
concordemente
determinati
numeri
di
vibrazioni
, o se pur, non essendo
incommensurabili
, vi
ritornano
dopo lungo
tempo
e dopo gran
numero
di
vibrazioni
, allora la
vista
si
confonde
nell'
ordine
disordinato
di
sregolata
intrecciatura
, e l'
udito
con
noia
riceve
gli
appulsi
intemperati
de i
tremori
dell'
aria
, che senza
ordine
o
regola
vanno
a
ferire
su '
l
timpano
.
Ma dove,
Signori
miei, ci siamo
lasciati
trasportare
per tante
ore
da i
vani
problemi
ed
inopinati
discorsi
? Siamo
giunti
a
sera
, e della
proposta
materia
abbiamo
trattato
pochissimo o niente; anzi ce ne siamo in modo
disviati
, che a
pena
mi
sovviene
della prima
introduzzione
e di quel poco
ingresso
che facemmo come
ipotesi
e
principio
delle
future
dimostrazioni
.
SAGR
. Sarà dunque
bene
che
ponghiamo
per
oggi
fine
a i nostri
ragionamenti
,
dando
commodo
alla
mente
di
andarsi
nel
riposo
della
notte
tranquillando
, per
tornar
poi
domani
(quando
piaccia
a
V.
S. di
favorirci
) a i
discorsi
desiderati
e
principalmente
intesi
.
SALV
. Non
mancherò
d'esser qua all'
istessa
ora
di
oggi
a
servirle
e
goderle
.
Finisce
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