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Galileo Galilei
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VIIIa. PRIMA LETTERA DEL SIG. GALILEO GALILEI AL SIG. MARCO VELSERI I CIRCA LE MACCHIE SOLARI (Villa delle Selve, 4 maggio 1612)
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VIIIa
. PRIMA
LETTERA
DEL
SIG.
GALILEO
GALILEI
AL
SIG.
MARCO
VELSERI
I CIRCA LE
MACCHIE
SOLARI
(
Villa
delle
Selve
, 4
maggio
1612
)
Illustrissimo
Sig.
e
Padron
Colendissimo
,
Alla
cortese
lettera
di
V.
S.
Illustrissima
,
scrittami
tre
mesi
fa,
rendo
tarda
risposta
, essendo
stato
quasi
necessitato
a
usare
tanto
silenzio
da
varii
accidenti
, ed in
particolare
da una
lunga
indisposizione
, o, per
meglio
dire
, da
lunghe
e molte
indisposizioni
, le quali,
vietandomi
tutti gli altri
esercizii
ed
occupazioni
, mi
toglievano
principalmente
di
potere
scrivere
, sì come anco in gran
parte
me lo
levano
al
presente
,
pure
non tanto
rigidamente
, che io non possa almeno
rispondere
ad alcuna delle
lettere
de gli
amici
e
padroni
, delle quali mi
ritrovo
non
picciol
numero
, che tutte
aspettano
risposta
. Ho anco
taciuto
su la
speranza
di
potere
dar
qualche
satisfazione
alla
domanda
di
V.
S. intorno alle
macchie
solari
, sopra il quale
argomento
ella mi ha
mandato
quei
brevi
discorsi
del
finto
Apelle
; ma la
difficoltà
della
materia
e '
l
non avere io potuto far molte
osservazioni
continuate
mi hanno
tenuto
e
tengono
ancora
sospeso
ed
irresoluto
: ed a me
conviene
andare
tanto più
cauto
e
circospetto
, nel
pronunziare
novità
alcuna, che a molti altri, quanto che le
cose
osservate
di
nuovo
e
lontane
da i
comuni
e
popolari
pareri
, le quali, come ben
sa
V.
S., sono state
tumultuosamente
negate
ed
impugnate
, mi
mettono
in
necessità
di
dovere
ascondere
e
tacere
qual si
voglia
nuovo
concetto
, sin che io non ne abbia
dimostrazione
più che certa e
palpabile
; perché da gl'
inimici
delle
novità
, il
numero
de i quali è
infinito
, ogni
errore
, ancor che
veniale
, mi sarebbe
ascritto
a
fallo
capitalissimo
, già che è
invalso
l'
uso
che
meglio
sia
errar
con l'
universale
, che esser
singolare
nel
rettamente
discorrere
.
Aggiugnesi
che io mi
contento
più presto di esser l'
ultimo
a
produrre
qualche
concetto
vero
, che
prevenir
gli altri per
dover
poi
disdirmi
nelle
cose
con maggior
fretta
e con
minor
considerazione
profferite
. Questi
rispetti
mi hanno
reso
lento
in
risponder
alle
domande
di
V.
S.
Illustrissima
, e tuttavia mi fanno
timido
in
produrre
altro che qualche
proposizion
negativa
,
parendomi
di
saper
più
tosto
quello che le
macchie
solari
non sono, che quello che
elleno
veramente
siano, ed
essendomi
molto più
difficile
il
trovar
il
vero
, che '
l
convincere
il
falso
. Ma per
satisfare
almeno in
parte
al
desiderio
di
V.
S.,
anderò
considerando
quelle
cose
che mi
paiono
degne
di esser
avvertite
nelle tre
lettere
del
finto
Apelle
, già che ella così
comanda
, e che in quelle si
contiene
ciò che sin qui è
stato
immaginato
per
definire
circa l'
essenza
il
luogo
ed il
movimento
di esse
macchie
.
E prima, che esse siano
cose
reali
, e non
semplici
apparenze
o
illusioni
dell'
occhio
o de i
cristalli
, non ha
dubbio
alcuno, come ben
dimostra
l'
amico
di
V.
S. nella prima
lettera
; ed io le ho
osservate
da 18
mesi
in qua, avendole fatte
vedere
a
diversi
miei
intrinseci
, e pur l'
anno
passato
,
appunto
in questi
tempi
, le
feci
osservare
in
Roma
a molti
prelati
ed altri
signori
. È
vero
ancora, che non
restano
fisse
nel
corpo
solare
, ma
appariscono
muoversi
in
relazion
di esso, ed anco di
movimenti
regolati
, come il medesimo
autore
ha
notato
nella medesima
lettera
. È ben
vero
che a me
pare
che il
moto
sia verso le
parti
contrarie
a quelle che l'
Apelle
asserisce
, cioè da
occidente
verso
oriente
,
declinando
dal
mezzogiorno
in
settentrione
, e non da
oriente
verso
occidente
e da
borea
verso
mezzogiorno
; il che anco nell'
osservazioni
descritte
da lui medesimo, le quali in questo
confrontano
con le mie e con quante io ne ho
vedute
di altri, assai
chiaramente
si
scorge
: dove si
veggon
le
macchie
osservate
nel
tramontar
del
Sole
mutarsi
di
sera
in
sera
,
descendendo
dalle
parti
superiori
del
Sole
verso le
inferiori
; e quelle della
mattina
ascendendo
dalle
inferiori
verso le
superiori
,
scoprendosi
nel
primo
apparire
nelle
parti
più
australi
del
corpo
solare
, ed
occultandosi
o
separandosi
da quello nelle
parti
più
boreali
,
descrivendo
in
somma
nella
faccia
del
Sole
linee
per quel verso
appunto
che
fariano
Venere
o
Mercurio
, quando nel
passar
sotto '
l
Sole
s'
interponessero
tra quello e l'
occhio
nostro. Il
movimento
, dunque, delle
macchie
rispetto
al
Sole
appar
simile
a quello di
Venere
e di
Mercurio
e de gli altri
pianeti
ancora intorno al medesimo
Sole
, il qual
moto
è da
ponente
a
levante
, e per l'
obliquità
dell'
orizonte
ci
sembra
declinare
da
mezzogiorno
in
settentrione
. Se
Apelle
non
supponesse
che le
macchie
girassero
intorno al
Sole
, ma che solamente gli
passassero
sotto, è
vero
che il
moto
loro
doveria
chiamarsi
da
levante
a
ponente
; ma
supponendo
che quelle gli
descrivino
intorno
cerchii
, e che
ora
gli siano
superiori
ora
inferiori
, tali
revoluzioni
devono
chiamarsi
fatte da
occidente
verso
oriente
, perché per tal verso si
muovono
quando sono nella
parte
superiore
de i loro
cerchi
.
Stabilito
che ha l'
autore
, che le
macchie
vedute
non sono
illusioni
dell'
occhiale
o
difetti
dell'
occhio
,
cerca
di
determinare
in
universale
qualche cosa circa il
luogo
loro,
mostrando
che non sono né in
aria
né nel
corpo
solare
. Quanto al
primo
, la
mancanza
di
parallasse
notabile
mostra
di
concluder
necessariamente
, le
macchie
non esser nell'
aria
, cioè
vicine
alla
Terra
, dentro a quello
spazio
che
comunemente
si
assegna
all'
elemento
dell'
aria
. Ma che le non
possin
esser nel
corpo
solare
, non mi
par
con
intera
necessità
dimostrato
; perché il
dire
, come egli
mette
nella prima
ragione
, non esser
credibile
che nel
corpo
solare
siano
macchie
oscure
, essendo egli
lucidissimo
, non
conclude
: perché in tanto
doviamo
noi
dargli
titolo
di
purissimo
e
lucidissimo
, in quanto non sono in lui state
vedute
tenebre
o
impurità
alcuna; ma quando ci si
mostrasse
in
parte
impuro
e
macchiato
, perché non
doveremmo
noi
chiamarlo
e
macolato
e non
puro
? I
nomi
e gli
attributi
si
devono
accomodare
all'
essenza
delle
cose
, e non l'
essenza
a i
nomi
; perché prima furon le
cose
, e poi i
nomi
. La
seconda
ragione
concluderebbe
necessariamente
, quando tali
macchie
fussero
permanenti
ed
immutabili
; ma di questa
parlerò
più di sotto.
Quello che in questo
luogo
vien
detto
da
Apelle
, cioè che le
macchie
apparenti
nel
Sole
siano molto più
negre
di quelle che mai si siano
vedute
nella
Luna
,
credo
che
assolutamente
sia
falso
; anzi
stimo
che le
macchie
vedute
nel
Sole
siano non solamente meno
oscure
delle
macchie
tenebrose
che nella
Luna
si
scorgono
, ma che le siano non meno
lucide
delle più
luminose
parti
della
Luna
, quand'anche il
Sole
più
direttamente
l'
illustra
: e la
ragione
che a ciò
creder
m'
induce
, è tale.
Venere
nel suo
esorto
vespertino
, ancor che ella sia di così gran
splendor
ripiena
, non si
scorge
se non poi che è per molti
gradi
lontana
dal
Sole
, e
massime
se
amndue
saranno
elevati
dall'
orizonte
; e ciò
avviene
per esser le
parti
dell'
etere
,
circonfuse
intorno al
Sole
, non meno
risplendenti
dell'
istessa
Venere
: dal che si può
arguire
, che se noi potessimo
por
la
Luna
accanto al
Sole
,
splendida
dell'
istessa
luce
che ella ha nel
plenilunio
, ella
veramente
resterebbe
invisibile
, come quella che
verria
collocata
in un
campo
non meno
splendente
e
chiaro
della sua propria
faccia
.
Ora
pongasi
mente
, quando col
telescopio
, cioè con l'
occhiale
,
rimiriamo
il
lucidissimo
disco
solare
, quanto e quanto egli ci
appar
più
splendido
del
campo
che lo
circonda
; ed, in oltre,
paragoniamo
la
negrezza
delle
macchie
solari
sì con la
luce
dell'istesso
Sole
come con l'
oscurità
dell'
ambiente
contiguo
: e
troveremo
, per l'uno e per l'altro
paragone
, non esser le
macchie
del
Sole
più
oscure
del
campo
circonfuso
. Se dunque l'
oscurità
delle
macchie
solari
non è maggior di quella del
campo
che
circonda
il medesimo
Sole
, e se, di più, lo
splendor
ella
Luna
resterebbe
impercettibile
nella
chiarezza
del medesimo
ambiente
, adunque per
necessaria
consequenza
si
conclude
, le
macchie
solari
non esser
punto
men
chiare
delle
parti
più
splendide
della
Luna
, ben che,
situate
nel
fulgidissimo
campo
del
disco
solare
, ci si
mostrino
tenebrose
e
nere
: e se esse non
cedono
di
chiarezza
alle più
luminose
parti
della
Luna
, quali saranno
elleno
in
comparazione
delle più
oscure
macchie
di essa
Luna
? e
massime
se noi volessimo
intender
delle
macchie
tenebrose
cagionate
dalle
proiezzioni
dell'
ombre
delle
montuosità
lunari
, le quali in
comparazione
delle
parti
illuminate
non sono
manco
nere
che l'
inchiostro
rispetto
a questa
carta
. E questo voglio che sia
detto
non tanto per
contradire
ad
Apelle
, quanto per
mostrare
come non è
necessario
por
la
materia
di esse
macchie
molto
opaca
e
densa
, quale si
deve
ragionevolmente
stimare
che sia quella della
Luna
e de gli altri
pianeti
; ma una
densità
ed
opacità
simile
a quella di una
nugola
è
bastante
, nell'
interporsi
tra '
l
Sole
e noi, a far una tale
oscurità
e
negrezza
.
Quanto poi a quello che l'
Apelle
in questo
luogo
accenna
e che più
diffusamente
tratta
nella
seconda
epistola
, cioè di poter con quella
strada
venir in
certezza
se
Venere
e
Mercurio
faccino
le loro
revoluzioni
sotto o pur intorno al
Sole
, io mi sono alquanto
maravigliato
che non gli sia
pervenuto
all'
orecchie
, o, se pur gli è
pervenuto
, che ei non abbia
fatto
capitale
del
mezzo
esquisitissimo
,
sensato
e che
frequentemente
potrà
usarsi
,
scoperto
da me quasi due
anni
sono, e
communicato
a tanti che
ormai
è
fatto
notorio
: e questo è, che
Venere
va
mutando
le
figure
nell'istesso modo che la
Luna
, ed in questi
tempi
potrà
Apelle
osservarla
col
telescopio
, e la
vedrà
di
figura
perfetta
circolare
e molto
piccola
, se
bene
assai
minore
si
vedeva
nel suo
esorto
vespertino
; potrà poi
seguitare
di
osservarla
, e la
vedrà
, intorno alla sua
massima
digressione
, in
figura
di
mezzo
cerchio
; dalla qual
figura
ella
passerà
alla
forma
falcata
,
assottigliandosi
pian
piano
secondo
che ella si
anderà
avvicinando
al
Sole
; intorno alla cui
congiunzione
si
vedrà
così
sottile
come la
Luna
di due o tre
giorni
; la
grandezza
del suo
visibil
cerchio
sarà in
guisa
accresciuta
, che ben si
conoscerà
l'
apparente
suo
diametro
nell'
esorto
vespertino
esser meno che la
sesta
parte
di quello che si
mostrerà
nell'
occultazione
vespertina
o
esorto
mattutino
, ed in
consequenza
il suo
disco
apparir
quasi 40
volte
maggiore in questa
positura
che in quella: le quali
cose
non
lascieranno
luogo
ad alcuno di
dubitare
qual sia la
revoluzione
di
Venere
, ma con
assoluta
necessità
conchiuderanno
,
conforme
alle
posizioni
de i
Pitagorici
e del
Copernico
, il suo
rivolgimento
esser intorno al
Sole
, intorno al quale come
centro
delle lor
revoluzioni
, si
raggirano
tutti gli altri
pianeti
. Non
occorre
, dunque,
aspettar
congiunzioni
corporali
per
accertarsi
di così
manifesta
conclusione
, né
produr
razioni
soggette
a qualche
risposta
, ben che
debole
, per
guadagnarsi
l'
assenso
di quelli la cui
filosofia
viene
stranamente
perturbata
da questa
nuova
costituzion
dell'
universo
; perché loro, quand'altro non gli
stringesse
,
diranno
che
Venere
o
risplenda
per sé stessa, o sia di
sustanza
penetrabile
da i
raggi
solari
, sì che ella venga
illustrata
non solamente
secondo
la
superficie
, ma
secondo
tutta la
profondità
ancora; e tanto più
animosamente
potranno farsi
scudo
di questa
risposta
, quanto non sono
mancati
filosofi
e
matematici
che hanno
creduto
così (e questo sia
detto
con
pace
d'
Apelle
che
scrive
altramente
), ed al
Copernico
medesimo
convien
amettere
come
possibile
, anzi pur come
necessaria
, una delle
dette
posizioni
, non avendo egli potuto
render
ragione
in qual
guisa
Venere
, quando è sotto '
l
Sole
, non si
mostri
cornicolata
: e
veramente
altro non poteva
dirsi
avanti che il
telescopio
venisse a farci
vedere
come ella è
veramente
per sé stessa
tenebrosa
come la
Luna
, e che come quella
va
mutando
figure
. Ma io, oltre a ciò, posso
muover
gran
dubbio
nell'
inquisizione
d'
Apelle
, mentre egli, nella
congiunzione
presa
da lui,
cerca
di
veder
Venere
nel
disco
del
Sole
,
supponendo
che
veder
vi si
dovrebbe
in
guisa
d'una
macchia
assai maggiore d'alcuna delle
vedute
, essendo il suo
visibil
diametro
minuti
tre, ed in
consequenza
la sua
superficie
più di una delle
centotrenta
parti
di quella del
Sole
: ma ciò, con sua
pace
, non è
vero
, ed il
visibil
diametro
di
Venere
non
era
allora né anco la
sesta
parte
di un
minuto
, e la sua
superficie
era
minore
di una delle
quarantamila
parti
della
superficie
del
Sole
, sì come io
so
per
sensata
esperienza
ed a suo
tempo
farò
manifesto
ad ogn'uno.
Vegga
dunque
V.
S. gran
campo
che si
lascerebbe
a coloro che volessero pur con
Tolomeo
ritener
Venere
sotto il
Sole
, i quali
potrebbon
dire
che in
vano
si
cercasse
di
veder
un sì
picciol
neo
nell'
immensa
e
lucidissima
faccia
di quello. E finalmente
aggiungo
, che tale
esperienza
non
convincerà
necessariamente
quelli che
negassero
la
revoluzione
di
Venere
intorno al
Sole
, perché
potrebbon
sempre
ritirarsi
a
dire
che ella
fosse
superior
al
Sole
,
fortificandosi
appresso con l'
autorità
di
Aristotele
che tale la
stimò
. Non
basta
, dunque, che
Apelle
mostri
che
Venere
nelle
corporali
congiunzioni
mattutine
non
passa
sotto '
l
Sole
, se egli non
mostrasse
ancora come nelle
congiunzioni
vespertine
ella gli
passasse
sotto: ma tali
congiunzioni
vespertine
, che siano però
corporali
, si fanno
rarissime
volte
, ed a noi non
succederà
il
poterne
vedere
: adunque l'
argomento
d'
Apelle
è
manchevole
per
concluder
il suo
intento
.
Vengo
ora
alla
terza
lettera
, nella quale
Apelle
più
risolutamente
determina
del
luogo
, del
movimento
e della
sustanza
di queste
macchie
,
concludendo
che siano
stelle
, le quali, poco
lontane
dal
corpo
solare
, intorno se gli
vadino
volgendo
alla
guisa
di
Mercurio
e di
Venere
.
Per
determinar
del
luogo
comincia
a
dimostrar
, quelle non esser nell'istesso
corpo
del
Sole
, il quale col
rivolgersi
in sé stesso ce le
rappresenti
mobili
; perché,
passando
il
veduto
emisfero
in
giorni
quindici
,
doveriano
ogni
mese
ritornar
l'
istesse
, il che non
succede
.
L'
argomento
sarebbe
concludente
,
tuttavolta
che prima
constasse
che tali
macchie
fussero
permanenti
, cioè che non si
producessero
di
nuovo
, ed anco si
cancellassero
e
svanissero
; ma chi
dirà
che altre si fanno ed altre si
disfanno
, potrà anco
sostenere
che il
Sole
,
rivolgendosi
in sé stesso, le
porti
seco senza
necessità
di
rimostrarci
mai le medesime, o nel medesimo
ordine
disposte
, o delle medesime
forme
figurate
.
Ora
, il
provar
che
elle
sian
permanenti
, l'ho per cosa
difficile
, anzi
impossibile
ed a cui il
senso
repugni
; ed il medesimo
Apelle
ne
averà
vedute
alcune
mostrarsi
, nel
primo
apparir
,
lontane
dalla
circonferenza
del
Sole
, ed altre
svanire
e
perdersi
prima che
finischino
di
traversare
il
Sole
, perché io ancora di tali ne ho
osservate
molte. Non però
affermo
o
nego
che le siano nel
Sole
, ma solamente
dico
non esser a
sufficienza
stato
dimostrato
che le non vi
siino
.
Nel
resto
poi, che l'
autore
soggiugne
per
dimostrare
che le non sono in
aria
o in alcun de gli
orbi
inferiori
al
Sole
, mi
par
di
scorgervi
qualche
confusione
, ed in un certo modo
incostanza
,
ripigliand
'ei, pur come
vero
, l'
antico
e
comune
sistema
di
Tolomeo
, della cui
falsità
ei medesimo poco avanti ha
mostrato
di essersi
accorto
, mentre che ha
concluso
che
Venere
non ha
altramente
la sua
sfera
inferiore
al
Sole
, ma che intorno a quello si
raggira
, essendo
ora
di sopra ed
ora
di sotto, ed
affermato
l'istesso di
Mercurio
, le cui
digressioni
, essendo assai
minori
di quelle di
Venere
,
necessitano
a
porlo
più
propinquo
al
Sole
; tuttavia in questo
luogo
, quasi
rifiutando
quella che egli ha poco fa
creduta
, e che in
effetto
è,
verissima
costituzione
,
introduce
la
falsa
, facendo alla
Luna
succeder
Mercurio
, ed a lui
Venere
.
Volsi
scusar
questo poco di
contradizione
con
dir
che egli non avesse
fatto
stima
di
nominar
, dopo la
Luna
, prima
Mercurio
che
Venere
, o questa che quello, come che poco
importasse
il
registrargli
preposteramente
in
parole
, pur che in
fatto
si
ritenessero
nella
vera
disposizione
: ma il
vedergli
poi
provar
per
via
della
parallasse
che le
macchie
solari
non sono nella
sfera
di
Mercurio
, e
soggiugner
che tal
mezzo
non sarebbe per
avventura
efficace
in
Venere
per la
piccolezza
della
parallasse
simile
a quella del
Sole
,
rende
nulla la mia
scusa
, perché
Venere
averà
delle
parallassi
maggiori assai che quelle di
Mercurio
e del
Sole
.
Parmi
per tanto di
scorgere
che
Apelle
, come d'
ingegno
libero
e non
servile
, e
capacissimo
delle
vere
dottrine
,
cominci
,
mosso
dalla
forza
di tante
novità
, a
dar
orecchio
ed
assenso
alla
vera
e
buona
filosofia
, e
massime
in questa
parte
che
concerne
alla
costituzione
dell'
universo
, ma che non possa ancora
staccarsi
totalmente
dalle già
impresse
fantasie
, alle quali
torna
pur
talora
l'
intelletto
abituato
dal lungo
uso
a
prestar
l'
assenso
: il che si
scorge
altresì, pur in questo medesimo
luogo
, mentre egli
cerca
di
dimostrare
che le
macchie
non sono in alcun de gli
orbi
della
Luna
di
Venere
o di
Mercurio
, dove ei
va
ritenendo
come
veri
e
reali
e
realmente
tra loro
distinti
e
mobili
quelli
eccentrici
totalmente
o in
parte
, quei
deferenti
,
equanti
,
epicicli
etc.,
posti
da i
puri
astronomi
per
facilitar
i lor
calcoli
, ma non già da
ritenersi
per tali da gli
astronomi
filosofi
, li quali, oltre alla
cura
del
salvar
in qualunque modo l'
apparenze
,
cercano
d'
investigare
, come
problema
massimo
ed
ammirando
, la
vera
costituzione
dell'
universo
, poi che tal
costituzione
è, ed è in un modo solo,
vero
,
reale
ed
impossibile
ad esser
altramente
, e per la sua
grandezza
e
nobiltà
degno
d'esser
anteposto
ad ogn'altra
scibil
questione
da gl'
ingegni
specolativi
. Io non
nego
già i
movimenti
circolari
intorno alla
Terra
e sopra altro
centro
che quello di lei, né
tanpoco
gli altri
moti
circolari
separati
totalmente
dalla
Terra
,
cioé
che non la
circondano
e
riserrano
dentro i
cerchi
loro; perché
Marte
,
Giove
e
Saturno
, con i loro
appressamenti
e
discostamenti
, mi
accertano
di quelli, e
Venere
e
Mercurio
e più i quattro
pianeti
Medicei
; mi fanno
toccar
con
mano
questi, e per
consequenza
son
sicurissimo
che ci sono
moti
circolari
che
descrivono
cerchi
eccentrici
ed
epicicli
: ma che per
descriverli
tali la
natura
si
serva
realmente
di quella
faragine
di
sfere
ed
orbi
figurati
da gli
astronomi
, ciò
reputo
io così poco
necessario
a
credersi
, quanto
accomodato
all'
agevolezza
de'
computi
astronomici
; e sono d'un
parer
medio
tra quegli
astronomi
li quali
ammettono
non solo i
movimenti
eccentrici
delle
stelle
, ma gli
orbi
e le
sfere
ancora
eccentriche
, le quali le
conduchino
, e quei
filosofi
che
parimente
negano
e gli
orbi
e i
movimenti
ancora intorno ad altro
centro
che quello della
Terra
. Però, mentre si
tratta
d'
investigar
il
luogo
delle
macchie
solari
, avrei
desiderato
che
Apelle
non l'avesse
scacciate
da un
luogo
reale
che si
trova
tra gli
immensi
spazii
ne i quali si
raggirano
i
piccioli
corpicelli
della
Luna
di
Venere
e di
Mercurio
,
scacciate
,
dico
, in
virtù
d'una
immaginaria
supposizione
, che tali
spazii
sieno
interamente
occupati
da
orbi
eccentrici
epicicli
e
deferenti
,
disposti
, anzi
necessitati
, a
portar
con loro ogn'altro
corpo
che in essi venisse
situato
, sì ch'ei non potesse per se stesso
vagare
verso niun'altra
banda
, se non dove con troppo
dura
catena
il
ciel
ambiente
gli
rapisse
: e tanto meno vorrei questo, quanto io
veggo
il medesimo
Apelle
a
canto
a
canto
conceder
questo stesso che prima avea
negato
. Avea
detto
che le
macchie
non possono
essere
in alcuno de gli
orbi
della
Luna
di
Venere
o di
Mercurio
, perché se in quelli fossero,
seguiterebbono
il
movimento
loro:
suppone
, dunque, che
elleno
movimento
alcuno proprio aver non vi potessero:
concludendo
poi che le siano nell'
orbe
del
Sole
,
ammette
che le vi si
muovino
con
revoluzioni
proprie; sì che le siano
potenti
a
vagar
per la
solare
sfera
: ma se mi sarà
conceduto
che le
possino
muoversi
per il
cielo
del
Sole
, non
doverà
essermi
negato
che le
possino
similmente
discorrer
per quel di
Venere
; e se mi
vien
conceduto
il
muoversi
un poco ed il non
ubbidire
interamente
al
rapimento
della
sfera
continente
, io non
averò
per
inconveniente
il
muoversi
molto e '
l
non
ubbidir
punto
.
Io non voglio
passar
un altro poco di
scrupolo
che mi
nasce
sopra questo medesimo
luogo
, nel
chiuder
che fa
Apelle
la sua
ultima
illazione
: dove
par
ch'ei
determini
che le
macchie
siano finalmente nel
ciel
del
Sole
(ed è ben
necessario
il
porvele
, poi che, per suo
parere
, le si
raggirano
intorno ad esso, ed in
cerchi
molto
angusti
);
soggiugne
poi, quelle non poter
essere
nell'
eccentrico
del
Sole
, né negli
eccentrici
"
secundum
quid", né in altro
orbe
, e altro ve ne
fosse
. Or qui non posso
intendere
, in qual modo e
possino
essere
nel
cielo
del
Sole
ed intorno al
corpo
solare
aggirarsi
, senza esser in alcun de gli
orbi
de' quali la
sfera
del
Sole
vien
composta
.
Li tre
argomenti
che
Apelle
pone
appresso per
necessariamente
convincenti
, le
macchie
muoversi
circolarmente
intorno al
Sole
,
par
che
abbino
ben assai del
probabile
; non però
mancano
di qualche
ragione
di
dubitare
. Quanto al
primo
, lo
scemar
la
larghezza
delle
macchie
vicino al
lembo
del
Sole
darebbe
segno
che le
fussero
stelle
, che
girandosi
in
cerchi
poco più
ampli
del
corpo
solare
,
cominciassero
a
mostrar
la
parte
illustrata
alla
guisa
della
Luna
o di
Venere
, onde la
parte
tenebrosa
venisse a
diminuirsi
. Se non che ad alcuni che
diligentemente
hanno
osservato
,
pare
che la
diminuzione
delle
tenebre
si
faccia
al
contrario
di quello che
bisognerebbe
, cioè non nella
parte
che
risguarda
verso il
centro
del
Sole
, ma nell'
aversa
; ed a me non
appare
altro, se non che le si
assottigliano
. Quanto al
secondo
, il
dividersi
quella, che vicino alla
circonferenza
pareva
una
macchia
sola
, in molte, ha questa
difficoltà
, che anco nella
parti
di
mezzo
si
scorgono
grandissime
mutazioni
d'
accrescimento
, di
diminuzione
, di
accoppiamento
e di
separazione
tra esse
macchie
; ed io
porrò
appresso alcune
mutazioni
osservate
da me. La
differenza
poi che si
scorge
tra la
velocità
del
moto
loro circa le
parti
medie
e la
tardità
nell'
estreme
,
presa
per il
terzo
argomento
, essendo, come
pare
, molto
notabile
,
parrebbe
che
arguisse
più presto, quelle
dover
esser nell'istesso
corpo
solare
e
muoversi
al
movimento
di quello in sé stesso, che il
raggirarsegli
intorno in altri
cerchi
, perché
simil
differenza
di
velocità
resterebbe
quasi
impercettibile
al
semplice
senso
, ogni
volta
che tali
cerchi
per qualche
notabile
spazio
, ben che non molto
grande
, si
allargassero
dalla
superficie
del
Sole
, come nella medesima
figura
posta
da
Apelle
si
comprende
. E qui
par
che
nasca
in lui un poco di
contradizzione
a sé stesso: perché in questo
luogo
è
necessario
porre
i
cerchi
delle
conversioni
delle
macchie
vicinissimi
al
globo
solare
;
altramente
l'
accrescimento
della
velocità
del
moto
, e la
separazione
ed
allontanamento
delle
macchie
verso il
mezzo
del
disco
, le quali presso alla
circonferenza
mostravano
di
toccarsi
,
resterebbono
nulli: all'
incontro
, dall'
argomento
col quale ei poco di sopra
provò
le
macchie
non esser
contigue
al
Sole
, bisogna che
necessariamente
ei
concludesse
, i
detti
cerchi
esser dal medesimo assai
lontani
; poi che solamente la
quinta
parte
al più della lor
circonferenza
poteva
restar
interposta
tra '
l
disco
solare
e l'
occhio
nostro, già che,
traversando
le
macchie
l'
emisfero
veduto
in 15
giorni
, non erano ancora
ritornate
a
comparire
in due
mesi
. Bisogna, dunque,
diligentemente
osservare
con qual
proporzione
vada
crescendo
, e poi
diminuendo
, la
detta
velocità
dal
primo
apparir
di qualche
macchia
all'
ultimo
ascondersi
; perché da tal
proporzione
si potrà poi
arguire
, se il
movimento
suo è
fatto
nella
superficie
stessa del
corpo
solare
, o
pure
in qualche
cerchio
da quella
separato
,
posto
però che tal
mutazione
di
macchie
dependa
da
semplice
movimento
circolare
.
Restaci
da
considerar
quello che
Apelle
determina
circa l'
essenza
e
sustanza
di esse
macchie
: ch'è in
somma
, che le non siano né
nugole
né
comete
, ma
stelle
che
vadino
raggirandosi
intorno al
Sole
. Circa a
cotal
determinazione
, io
confesso
a
V.
S. non aver sin
ora
tanto di
resoluto
appresso di me, ch'io m'
assicuri
di
stabilire
ed
affermare
conclusione
alcuna come certa; essendo molto ben
sicuro
, la
sustanza
delle
macchie
poter
essere
mille
cose
incognite
ed
inopinabili
a noi, e gli
accidenti
che in esse
scorgiamo
, cioè la
figura
l'
opacità
ed il
movimento
, per esser
comunissimi
, o niuna o poca e molto
general
cognizione
ci possono
somministrare
: onde io non
crederei
che di
biasimo
alcuno
fosse
degno
quel
filosofo
, il qual
confessasse
di non
sapere
, e di non poter
sapere
, qual sia la
materia
delle
macchie
solari
. Ma se noi vorremo, con una certa
analogia
alle
materie
nostre
familiari
e
conosciute
,
proferir
qualche cosa di quello che le
sembrino
di poter
essere
, io sarei
veramente
di
parere
in tutto
contrario
all'
Apelle
; perché ad esse non mi
par
che si
adatti
condizione
alcuna dell'
essenziali
che
competono
alle
stelle
, ed all'
incontro
non
trovo
in quelle
condizione
alcuna, che di
simili
non si
vegghino
nelle nostre
nugole
. Il che
troveremo
discorrendo
in tal
guisa
.
Le
macchie
solari
si
producono
e si
dissolvono
in
termini
più e
men
brevi
; si
condensano
alcune di loro e si
distraggono
grandemente
da un
giorno
all'altro; si
mutano
di
figure
, delle quali le più sono
irregolarissime
, e dove più e dove meno
oscure
, ed essendo o nel
corpo
solare
o molto a quello
vicine
, è
necessario
che siano
moli
vastissime
; sono
potenti
, per la loro
difforme
opacità
, a
impedir
più e meno l'
illuminazion
del
Sole
; e se ne
producono
talora
molte, tal
volta
poche, ed anco nessuna.
Ora
,
moli
vastissime
ed
immense
, che in
tempi
brevi
si
produchino
e si
dissolvino
, e che
talora
durino
più lungo
tempo
e tal
ora
meno che si
distragghino
e si
condensino
, che
facilmente
vadino
mutandosi
di
figura
, che siano in queste
parti
più
dense
ed
opache
ed in quelle meno, altre non si
trovano
appresso di noi fuori che le
nugole
; anzi, che tutte l'altre
materie
sono
lontanissime
dalla
somma
di tali
condizioni
. E non è
dubbio
alcuno, che se la
Terra
fosse
per sé stessa
lucida
, e che di fuori non li
sopragiugnesse
l'
illuminazione
del
Sole
, a chi potesse da
grandissima
lontananza
risguardarla
, ella
veramente
farebbe
simili
apparenze
: perché,
secondo
che or questa ed or quella
provincia
fosse
dalle
nuvole
ingombrata
, si
mostrerebbe
sparsa
di
macchie
oscure
, dalle quali,
secondo
la maggior o
minor
densità
delle lor
parti
,
verrebbe
più o meno
impedito
lo
splendor
terrestre
; onde esse dove più e dove meno
oscure
apparirebbono
;
vedrebbonsene
or molte; or poche,
ora
allargarsi
,
ora
ristringersi
; e se la
Terra
in sé stessa si
rivolgesse
, quelle ancora il suo
moto
seguirebbono
; e per esser di non molta
profondità
rispetto
all'
ampiezza
secondo
la quale
comunemente
elle
si
distendono
, quelle che nel
mezzo
dell'
emisfero
veduto
apparirebbono
molto
larghe
, venendo verso l'
estremítà
parrebbono
ristringersi
; ed in
somma
accidente
alcuno non
credo
che si
scorgesse
, che
simile
non si
vegga
nelle
macchie
solari
. Ma perché la
Terra
è
oscura
, e l'
illuminazione
viene dal
lume
esterno
del
Sole
, se
ora
potesse da
lontanissimo
luogo
esser
veduta
, non si
vedrebbe
assolutamente
in lei
negrezza
o
macchia
alcuna
cagionata
dallo
spargimento
delle
nugole
, perché queste ancora
riceverebbono
e
refletterebbono
il
lume
del
Sole
. [...]
Da queste
osservazioni
e da altre fatte, e da quelle che potranno di
giorno
in
giorno
farsi,
manifestamente
si
raccoglie
, niuna
materia
esser tra le nostre, che
imiti
più gli
accidenti
di tali
macchie
, che le
nugole
: e le
ragioni
che
Apelle
adduce
per
mostrar
che le non
possin
esser tali, mi
paiono
di pochissima
efficacia
. Perché al
dir
egli: "Chi
porrebbe
mai
nubi
intorno al
Sole
?",
risponderei
: "Quello che
vedesse
tali
macchie
, e che volesse
dir
qualche
verisimile
della loro
essenza
; perché non
troverà
cosa alcuna da noi
conosciuta
che più le
rassimigli
." All'
interrogazione
ch'ei fa, quant'esse
fussero
grandi
,
direi
: "Quali noi le
veggiamo
essere
in
comparazione
del
Sole
;
grandi
quanto quelle che talvolta
occupano
una gran
provincia
della
Terra
"; e se tanto non
bastasse
,
direi
due, tre, quattro e dieci
volte
tanto. E finalmente, al
terzo
impossibile
ch'ei
produce
, come esse potessero far
tant'
ombra
,
risponderei
, la lor
negrezza
esser
minore
di quella che ci
rappresenterebbono
le nostre
nugole
più
dense
, quando tra l'
occhio
nostro ed il
Sole
fossero
interposte
: il che si potrà
osservare
benissimo
, quando tal
volta
una delle più
oscure
nugole
ricuopre
una
parte
del
Sole
, e che nella
parte
scoperta
vi sia alcuna delle
macchie
, perché si
scorgerà
tra la
negrezza
di questa e di quella non
piccola
differenza
, ancor che l'
estremità
della
nugola
, che
traversa
il
Sole
, non possa esser di gran
profondità
;
perloché
possiamo
arguire
che una
crassissima
nugola
potrebbe far una
negrezza
molto maggiore di quella delle più
scure
macchie
. Ma quando pur ciò non
fosse
, chi ci
vieterebbe
il
credere
e
dire
, alcuna delle
nubi
solari
esser più
densa
e
profonda
delle
terrene
?
Io non per questo
affermo
, tali
macchie
esser
nugole
della medesima
sustanza
delle nostre,
costituite
da
vapori
aquei
sollevati
dalla
Terra
ed
attratti
dal
Sole
; ma solo
dico
che noi non
aviamo
cognizione
di cosa alcuna che più le
rassimigli
: siano poi o
vapori
, o
esalazioni
, o
nugole
, o
fumi
prodotti
dal
corpo
solare
, o da quello
attratti
da altre
bande
, questo a me è
incerto
, potendo esser mille altre
cose
impercettibili
da noi.
Dalle
cose
dette
si può
raccòrre
, come a queste
macchie
mal
convenga
il
nome
di
stelle
: poi che le
stelle
, o siano
fisse
o siano
erranti
,
mostrano
di
mantener
sempre la loro
figura
, e questa
essere
sferica
; non si
vede
che altre si
dissolvino
ed altre di
nuovo
si
produchino
, ma sempre si
conservano
le medesime; ed hanno i
movimenti
loro
periodici
, li quali dopo alcun
determinato
tempo
ritornano
: ma queste
macchie
non si
vede
che
ritornino
le medesime, anzi all'
incontro
alcune si
veggono
dissolvere
in
faccia
del
Sole
; e
credo
che in
vano
si
aspetti
il
ritorno
di quelle che
par
ad
Apelle
che
possino
rivolgersi
intorno al
Sole
in
cerchi
molto
angusti
.
Mancano
, dunque, delle
principali
condizioni
che
competono
a quei
corpi
naturali
a i quali noi abbiamo
attribuito
il
nome
di
stelle
. Che poi le si
debbino
chiamare
stelle
perché son
corpi
opachi
, e più
densi
della
sostanza
del
cielo
, e però che
resistino
al
Sole
, e da quello
grandemente
venghino
illustrate
in quella
parte
ch'è
percossa
da i
raggi
, e dall'
opposta
produchino
ombra
molto
profonda
etc., queste son
condizioni
che
competono
ad ogni
sasso
, al
legno
, alle
nugole
più
dense
, ed in
somma
a tutti i
corpi
opachi
: ed una
palla
di
marmo
resiste
per la sua
opacità
al
lume
del
Sole
, da quello viene
illustrata
, come la
Luna
o
Venere
, e dalla
parte
opposta
produce
ombra
, tal che per questi
rispetti
potrebbe
nominarsi
una
stella
; ma perché gli
mancano
l'altre
condizioni
più
essenziali
, delle quali sono altresì
spogliate
le
macchie
solari
, però
par
che il
nome
di
stella
non
deva
esserli
attribuito
.
Io non vorrei già, che
Apelle
annumerasse
in questa
schiera
come egli fa, i
compagni
di
Giove
(
credo
che
voglia
intender
de' quattro
pianeti
Medicei
); perché loro si
mostrano
costantissimi
come ogn'altra
stella
, sempre
lucidi
, eccetto che quando
incorrono
nell'
ombra
di
Giove
, perché allora s'
eclissano
, come la
Luna
in quella della
Terra
; hanno i lor
periodi
ordinatissimi
e tra di loro
differenti
, e già da me
precisamente
ritrovati
; né si
muovono
in un
cerchio
solo, come
Apelle
mostra
o d'aver
creduto
o almeno
pensato
che altri
abbino
creduto
, ma hanno i lor
cerchi
distinti
e di
grandezze
diverse
, intorno a
Giove
come lor
centro
, le quali
grandezze
ho
parimente
ritrovate
; come anco mi son
note
le
cause
del quando e perché or l'uno or l'altro di loro
declina
o verso
borea
o verso
austro
in
relazione
a
Giove
, e forse potrei aver le
risposte
all'
obiezzioni
che
Apelle
accenna
cadere
in questa
materia
, quando ei l'avesse
specificate
. Ma che tali
pianeti
siano più de i quattro sin qui
osservati
, come
Apelle
dice di
tener
per certo, forse potrebbe esser
vero
; e l'
affermativa
così
resoluta
di
persona
, per quel ch'io
stimo
, molto
intendente
, mi fa
creder
ch'ei ne possa aver qualche gran
coniettura
, della quale io
veramente
manco
: e però non
ardirei
d'
affermare
cosa alcuna, perché
dubiterei
di non m'aver poi col
tempo
a
disdire
. E per questo medesimo
rispetto
non mi
risolverei
a
porre
intorno a
Saturno
altro che quello che già
osservai
e
scopersi
, cioè due
piccole
stelle
, che lo
toccano
una verso
levante
e l'altra verso
ponente
, nelle quali non s'è mai per ancora
veduta
mutazione
alcuna, né
resolutamente
è per
vedersi
per l'
avvenire
, se non forse qualche
stravagantissimo
accidente
,
lontano
non pur da gli altri
movimenti
cogniti
a noi, ma da ogni nostra
immaginazione
. Ma quella che
pone
Apelle
, del
mostrarsi
Saturno
ora
oblongo
ed or
accompagnato
con due
stelle
a i
fianchi
,
creda
pur
V.
S. ch'è stata
imperfezzione
dello
strumento
o dell'
occhio
del
riguardante
; perché,
sendo
la
figura
di
Saturno
così
oOo
, come
mostrano
alle
perfette
viste
i
perfetti
strumenti
, dove
manchi
tal
perfezzione
apparisce
così ( non si
distinguendo
perfettamente
la
separazione
e
figura
delle tre
stelle
. Ma io, che mille
volte
in
diversi
tempi
con
eccellente
strumento
l'ho
riguardato
, posso
assicurarla
che in esso non si è
scorta
mutazione
alcuna: e la
ragione
stessa,
fondata
sopra l'
esperienze
che
aviamo
di tutti gli altri
movimenti
delle
stelle
, ci può
render
certi che
parimente
non vi sia per
essere
; perché, quando in tali
stelle
fosse
movimento
alcuno
simile
a i
movimenti
delle
Medicee
o di altre
stelle
, già
doveriano
essersi
separate
o
totalmente
congiunte
con la
principale
stella
di
Saturno
, quando anche il
movimento
loro
fosse
mille
volte
più
tardo
di
qualsivoglia
altro di altra
stella
che
vadia
vagando
per lo
cielo
.
A quello che da
Apelle
vien
posto
per
ultima
conclusione
cioè che tali
macchie
siano più presto
stelle
erranti
che
fisse
, e che tra il
Sole
e
Mercurio
e
Venere
ce ne siano
assaissime
, delle quali quelle
sole
ci si
manifestino
che s'
interpongono
tra il
Sole
e noi;
dico
, quanto alla prima
parte
, che non
credo
che le siano né
erranti
né
fisse
né
stelle
, né meno che si
muovino
intorno al
Sole
in
cerchi
separati
e
lontani
da quello: e se ad un
amico
padrone
dovessi
dir
in
confidenza
l'
opinion
mia,
direi
che le
macchie
solari
si
producessero
e
dissolvessero
intorno alla
superficie
del
Sole
, e che a quella fossero
contigue
, e che il medesimo
Sole
,
rivolgendosi
in sé stesso in un
mese
lunare
in circa, le
portasse
seco, e forse
riconducendone
tal
volta
alcuna di loro di più
lunga
durazione
che non è il
tempo
d'una sua
conversione
, ma tanto
mutate
di
figura
e di
accompagnature
, che non possiamo
agevolmente
riconoscerle
: e per quanto sin
ora
s'
estende
la mia
coniettura
, ho
grande
speranza
che
V.
S. abbia a
vedere
questo
negozio
terminato
in questo che gli ho
accennato
. Che poi possa
essere
qualche altro
pianeta
tra il
Sole
e
Mercurio
, il quale si
vadia
movendo
intorno al
Sole
, ed a noi
resti
invisibile
per le sue
piccole
digressioni
e solo potesse
farcisi
sensibile
quando
passasse
linearmente
sotto il
disco
solare
, ciò non ha appresso di me
improbabilità
alcuna, e
parmi
egualmente
credibile
che non
vene
siano e che
vene
siano: ma non
crederei
già gran
moltitudine
, perché se fossero in gran
numero
,
ragionevolmente
spesso
se ne
doverebbe
vedere
alcuno sotto il
Sole
, il che a me sin
ora
non è
accaduto
, né vi ho
veduto
altro che di queste
macchie
; e non ha del
probabile
che tra quelle possa esser
passata
alcuna sì fatta
stella
, ben che questa ancora
fosse
per
mostrarsi
, quant'all'
aspetto
, in
forma
d'una
macchia
nera
. Non ha,
dico
, del
probabile
, perché il
movimento
suo
doverebbe
apparire
uniforme
, e
velocissimo
rispetto
a quel delle
macchie
:
velocissimo
, perché,
movendosi
in
cerchio
minore
di quello di
Mercurio
, è
verisimile
secondo
l'
analogia
de i
movimenti
di tutti gli altri
pianeti
, che '
l
suo
periodo
fosse
più breve, ed il suo
moto
più
veloce
del
moto
del
periodo
di
Mercurio
; il qual
Mercurio
nel
passar
sotto il
Sole
traversa
il suo
disco
in 6
ore
in circa, tal che altro
pianeta
più
veloce
di
moto
non gli
doverebbe
restar
congiunto
per più lungo
spazio
; se già non si volesse far
muovere
in un
cerchio
così
piccolo
, che quasi
toccasse
il
corpo
solare
, il che
par
che avesse poi troppo del
chimerico
; ma in
cerchi
pur che
fussero
di
diametro
due o tre
volte
maggior del
diametro
del
Sole
,
seguirebbe
quanto ho
detto
:
ora
le
macchie
restano
molti
giorni
congiunte
col
Sole
: adunque tra loro, o sotto loro
spezie
, non è
credibile
che
passi
pianeta
alcuno. Il quale, oltre alla
velocità
,
doverebbe
ancora
muoversi
quasi
uniformemente
,
sendo
però per qualche
spazio
notabile
distante
dal
Sole
: perché poca
parte
del suo
cerchio
resterebbe
sottoposta
al
Sole
, e quella poca,
diretta
e non
obliquamente
opposta
a i
raggi
dell'
occhio
nostro; per lo che
parti
eguali
di lei
sarebbon
vedute
sotto
angoli
insensibilmente
diseguali
, cioè quasi
eguali
, onde il
moto
in essa
apparirebbe
uniforme
: il che non
accade
nel
moto
delle
macchie
, le quali
velocemente
trapassano
le
parti
di
mezzo
, e quanto più sono
vicine
alla
circonferenza
, tanto più
pigramente
caminano
. Poche, dunque, in
numero
possono
essere
verisimilmente
le
stelle
che tra il
Sole
e
Mercurio
vadano
vagando
, e meno tra
Mercurio
e
Venere
: perché, avendo queste
necessariamente
le lor
massime
digressioni
maggiori di quelle di
Mercurio
,
doverebbono
, nella
guisa
di
Venere
e dell'istesso
Mercurio
, esser
visibili
, come
splendide
, e
massime
sendo
poco
distanti
dal
Sole
e dalla
Terra
; sì che per la poca
lontananza
da noi e per l'
efficace
illuminazione
del
Sole
vicino si
farebbono
vedere
, mediante la
vivezza
del
lume
, quando ben fossero
piccolissime
di
mole
.
Io
conosco
d'aver con gran
lunghezza
di
parole
e con poca
resoluzione
soverchiamente
tediato
V.
S.
Illustrissima
.
Riconosca
nella
lunghezza
il
gusto
che ho di
parlar
seco, ed il
desiderio
di
obedirla
e
servirla
, pur che le
forze
me '
l
permettessero
; e per questi
rispetti
perdoni
la troppa
loquacità
, e
gradisca
la
prontezza
dell'
affetto
: la
irresoluzione
resti
scusata
per la
novità
e
difficoltà
della
materia
, nella quale i
vari
pensieri
e le
diverse
opinioni
che per la
fantasia
sin
ora
mi son
passate
, or
trovandovi
assenso
or
repugnanza
e
contradizzione
, m'hanno
reso
in
guisa
timido
e
perplesso
, che non
ardisco
quasi d'
aprir
bocca
per
affermar
cosa nessuna. Non per questo voglio
disperarmi
ed
abbandonar
l'
impresa
, anzi voglio
sperar
che queste
novità
mi
abbino
mirabilmente
a
servire
per
accordar
qualche
canna
di questo
grand'
organo
discordato
della nostra
filosofia
; nel qual mi
par
veder
molti
organisti
affaticarsi
in
vano
per
ridurlo
al
perfetto
temperamento
, e questo perché
vanno
lasciando
e
mantenendo
discordate
tre o quattro delle
canne
principali
, alle quali è
impossibile
cosa che l'altre
rispondino
con
perfetta
armonia
.
Io
desidero
, come
servitore
di S.
V.
, esser a
parte
dell'
amicizia
che
tien
con
Apelle
,
stimandolo
io
persona
di
sublime
ingegno
ed
amator
del
vero
: però la
supplico
a
salutarlo
caramente
in mio
nome
,
facendogl
'
intendere
che fra pochi
giorni
gli
manderò
alcune
osservazioni
e
disegni
delle
macchie
solari
d'
assoluta
giustezza
, sì nelle
figure
d'esse
macchie
come ne'
siti
di
giorno
in
giorno
variati
, senza
error
d'un
minimo
capello
, fatte con un modo
esquisitissimo
ritrovato
da un mio
discepolo
, le quali potranno essergli per
avventura
di
giovamento
nel
filosofare
circa la loro
essenza
. È
tempo
di
finir
di
noiarla
: però,
baciandogli
con ogni
riverenza
le
mani
, nella sua
buona
grazia
mi
raccomando
, e dal
Signore
Dio
gli
prego
somma
felicità
.
Dalla
Villa
delle
Selve
, li 4 di
Maggio
1612
.
Di
V.
S.
Illustrissima
Devotissimo
Servitore
Galileo
Galilei
L.
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