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Galileo Galilei
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VIIIc. TERZA LETTERA DEL SIG. GALILEO GALILEI AL SIG. MARCO VELSERI DELLE MACCHIE SOLARI nella quale anco si tratta di Venere, della Luna e Pianeti Medicei,
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VIIIc
.
TERZA
LETTERA
DEL
SIG.
GALILEO
GALILEI
AL
SIG.
MARCO
VELSERI
DELLE
MACCHIE
SOLARI
nella quale anco si
tratta
di
Venere
, della
Luna
e
Pianeti
Medicei
,
e si
scoprono
nuove
apparenze
di
Saturno
(
Villa
delle
Selve
,
I°
dicembre
1612
)
Illustrissimo
Sig.
e
Padron
Colendissimo
Trovomi
a
dover
rispondere
a due
gratissime
lettere
di
V.
S.
Illustrissima
,
scritte
l'una sotto li 28 di
Settembre
, e l'altra li 5 di
Ottobre
. Con la prima
ricevei
i
secondi
discorsi
del
finto
Apelle
, e nell'altra mi
avvisa
la
ricevuta
della mia
seconda
lettera
in
proposito
delle
macchie
solari
, la quale io gl'
inviai
sino li 23 di
Agosto
:
risponderò
prima
brevemente
alla
seconda
, poi verrò alla prima,
ponderando
un poco più
diffusamente
alcuni
particolari
contenuti
in questa
replica
di
Apelle
; già che l'aver
considerate
le sue
prime
lettere
, e l'aver egli
vedute
le mie
considerazioni
, mi
mette
in certo modo in
obbligo
di
soggiugnere
alcune
cose
concernenti
alla mia prima
lettera
ed alle sue
seconde
scritture
.
Quanto all'
ultima
di
V.
S., ho ben
sentito
con
diletto
che ella in una
repentina
scorsa
abbia
trapassate
come
verisimili
ed assai
probabili
le
ragioni
da me
addotte
per
confermar
le
conclusioni
che io
prendo
a
dimostrare
; ma il
punto
sta in quello a che la
persuaderà
la
seconda
e le altre
letture
, non essendo
impossibile
: che alcuni, ben che di
perspicacissimo
giudizio
,
possino
talora
in una prima
occhiata
ricever
per
opera
di
mediocre
perfezione
quello che poi,
ricercato
più
accuratamente
, gli
riesca
di assai
minor
merito
, e
massime
dove una
particolare
affezione
verso l'
autore
ed una
concepita
opinion
buona
preoccupino
l'
affetto
indifferente
ed
ignudo
: onde io con
animo
ancor
sospeso
starò
attendendo
altro suo
giudizio
, il quale mi
servirà
per
quietarmi
, sin che, come
prudentissimamente
dice
V.
S., ci
sortisca
, per
grazia
del
vero
Sole
,
puro
ed
immacolato
,
apprendere
in Lui con tutte le altre
verità
quello che
ora
,
abbagliati
e quasi alla
cieca
,
andiamo
ricercando
nell'altro
Sole
materiale
e non
puro
.
Ma non però
doviamo
, per quel che io
stimo
,
distorci
totalmente
dalle
contemplazioni
delle
cose
, ancor che
lontanissime
da noi, se già non avessimo prima
determinato
, esser
ottima
resoluzione
il
posporre
ogni
atto
specolativo
a tutte le altre nostre
occupazioni
. Perché, o noi vogliamo
specolando
tentar
di
penetrar
l'
essenza
vera
ed
intrinseca
delle
sustanze
naturali
; o noi vogliamo
contentarci
di venir in
notizia
d'alcune loro
affezioni
. Il
tentar
l'
essenza
, l'ho per
impresa
non meno
impossibile
e per
fatica
non
men
vana
nelle
prossime
sustanze
elementari
che nelle
remotissime
e
celesti
: e a me
pare
essere
egualmente
ignaro
della
sustanza
della
Terra
che della
Luna
, delle
nubi
elementari
che delle
macchie
del
Sole
; né
veggo
che nell'
intender
queste
sostanze
vicine
aviamo
altro
vantaggio
che la
copia
de'
particolari
, ma tutti
egualmente
ignoti
, per i quali
andiamo
vagando
,
trapassando
con pochissimo o niuno
acquisto
dall'uno all'altro. E se,
domandando
io qual sia la
sustanza
delle
nugole
, mi sarà
detto
che è un
vapore
umido
, io di
nuovo
desidererò
sapere
che cosa sia il
vapore
; mi sarà per
avventura
insegnato
, esser
acqua
, per
virtù
del
caldo
attenuata
, ed in quello
resoluta
; ma io,
egualmente
dubbioso
di ciò che sia l'
acqua
,
ricercandolo
,
intenderò
finalmente, esser quel
corpo
fluido
che
scorre
per i
fiumi
e che noi
continuamente
maneggiamo
e
trattiamo
: ma tal
notizia
dell'
acqua
è solamente più
vicina
e
dependente
da più
sensi
, ma non più
intrinseca
di quella che io avevo per avanti delle
nugole
. E nell'istesso modo non più
intendo
della
vera
essenza
della
terra
o del
fuoco
, che della
Luna
o del
Sole
; e questa è quella
cognizione
che ci
vien
riservata
da
intendersi
nello
stato
di
beatitudine
, e non prima. Ma se vorremo
fermarci
nell'
appressione
di alcune
affezioni
, non mi
par
che sia da
desperar
di poter
conseguirle
anco ne i
corpi
lontanissimi
da noi, non meno che ne i
prossimi
, anzi tal una per
aventura
più
esattamente
in quelli che in questi. E chi non
intende
meglio
i
periodi
de i
movimenti
de i
pianeti
, che quelli dell'
acque
di
diversi
mari
? chi non
sa
che molto prima e più
speditamente
fu
compresa
la
figura
sferica
nel
corpo
lunare
che nel
terrestre
? e non è egli ancora
controverso
se l'
istessa
Terra
resti
immobile
o pur
vadia
vagando
, mentre che noi siamo
certissimi
de i
movimenti
di non poche
stelle
? Voglio per tanto
inferire
, che se
bene
indarno
si
tenterebbe
l'
investigazione
della
sustanza
delle
macchie
solari
, non
resta
però che alcune loro
affezioni
, come il
luogo
, il
moto
, la
figura
, la
grandezza
, l'
opacità
, la
mutabilità
, la
produzione
ed il
dissolvimento
, non
possino
da noi esser
apprese
, ed esserci poi
mezi
a poter
meglio
filosofare
intorno ad altre più
controverse
condizioni
delle
sustanze
naturali
; le quali poi finalmente
sollevandoci
all'
ultimo
scopo
delle nostre
fatiche
, cioè all'
amore
del
divino
Artefice
, ci
conservino
la
speranza
di poter
apprender
in Lui,
fonte
di
luce
e di
verità
, ogn'altro
vero
.
Il
debito
del
ringraziare
resta
in me con molti altri
obblighi
che
tengo
a
V.
S.
Illustrissima
; perché, se
averò
investigato
qualche
proposizion
vera
, sarà
stato
frutto
de i
comandamenti
suoi, e i medesimi
diranno
mia
scusa
quando non mi
succeda
il
conseguir
l'
intero
d'
impresa
nuova
e tanto
difficile
.
Circa a quello che ella m'
accenna
del
pensiero
dell'
Eccellentissimo
Sig.
Federico
Cesi
Principe
, è ben
vero
che io
mandai
a S. E.
copia
delle due
lettere
solari
, ma non con
intenzione
che fossero
pubblicate
con le
stampe
, ché in tal
caso
vi
arei
applicato
studio
e
diligenza
maggiore; perché, se ben l'
assenso
e l'
applauso
di
V.
S.
sola
è da me
desiderato
e
stimato
egualmente
come di tutto '
l
mondo
insieme
, tuttavia tal
indulto
mi
prometto
dalla
benignità
sua e dalla
cortese
propensione
del suo
genio
verso me e le
cose
mie, quale
prometter
non mi
devo
dalle
scrupolose
inquísizioni
e
severe
censure
di molti altri. Ed alcune
cose
mi
restano
ancora non ben
digeste
, né
determinate
a modo mio; delle quali una
principale
è l'
incidenza
delle
macchie
sopra
luoghi
particolari
della
solar
superficie
, e non altrove: perché,
rappresentandocisi
i
progressi
di tutte le
macchie
sotto
specie
di
linee
rette
(
argomento
necessario
, l'
asse
di tali
conversioni
esser
eretto
al
piano
che
passa
per i
centri
del
Sole
e della
Terra
, il quale è il solo
cerchio
dell'
eclittica
),
resta
, per mio
parere
,
degno
di gran
considerazione
, onde
avvenga
che le
caschino
solamente dentro ad una
zona
che per
larghezza
non si
allontana
più di 29 o 30
gradi
di qua e di
là
dal
cerchio
massimo
di tal
conversione
, sì che appena delle mille una
trasgredisca
, e ben di poco, tali
confini
;
imitando
in ciò le
leggi
de i
pianeti
, alli quali vengono da
simili
intervalli
limitate
le
digressioni
dal
cerchio
massimo
della
conversion
diurna
. Questo e qualche altro
rispetto
mi fanno
ritardar
il
pubblicar
in più
diffuso
trattato
questa
materia
. Con tutto ciò il
Sig.
Principe
può
disporre
ed è
padrone
assoluto
delle
cose
mie; l'esser poi io
sicuro
del
purgatissimo
suo
giudizio
e del
zelo
che egli ha della
reputazion
mia, mi
assicura
, col
lasciarle
egli
vedere
, di
averle
stimate
degne
della
luce
.
Quanto ad
Apelle
, a me ancora
dispiace
che e non abbia
veduta
la mia
seconda
lettera
avanti la
pubblicazione
della sua Più
Accurata
Disquisizione
, e che la mia
ambiguità
e
pigrizia
nello
scrivere
non abbia potuto
tener
dietro alla sua
resoluzione
e
prontezza
: ben è
vero
che
buona
causa
della
dilazione
n'è
stato
l'esser
trattenute
le mie
lettere
più d'un
mese
in
Venezia
, dalla troppa
stima
che di esse fece l'
Illustrissimo
Sig.
Gio.
Francesco
Sagredo
, volendo che ne
restasse
copia
in quella
città
, dove a me
pareva
d'
essere
a
bastanza
onorato
da una
semplice
sua
lettura
; il che per la
moltitudine
delle
figure
ricercò
assai
tempo
.
Dispiacemi
ancora della
difficoltà
che
apporta
ad
Apelle
l'aver io
scritto
nella nostra
favella
fiorentina
; il che ho
fatto
per
diversi
rispetti
, uno de i quali è il non
volere
in certo modo
abusare
la
ricchezza
e
perfezion
di tal
lingua
,
bastevole
a
trattare
e
spiegar
e'
concetti
di tutte le
facoltadi
; e però dalle nostre
Accademie
e da tutta la
città
vien
gradito
lo
scrivere
più in questo che in altro
idioma
. Ma in oltre ci ho
auto
un altro mio
particolar
interesse
, ed è il non
privarmi
delle
risposte
di
V.
S. in tal
lingua
,
vedute
da me e da gli
amici
miei con molto maggior
diletto
e
meraviglia
che se fossero
scritte
del più
purgato
stile
latino
; e
parci
, nel
leggere
lettere
di
locuzione
tanto propria, che
Firenze
estenda
i suoi
confini
, anzi il
recinto
delle sue
mura
, sino in
Augusta
.
Quello che
V.
S. mi
scrive
essergli
intervenuto
nel
leggere
il mio
trattato
Delle
cose
che stanno su l'
acqua
, cioè che quelli che da
principio
gli
parvero
paradossi
, in
ultimo
gli
riuscirono
conclusioni
vere
e
manifestamente
dimostrate
,
sappia
che è
accaduto
qua a molti,
reputati
per altri lor
giudizii
persone
di
gusto
perfetto
e
saldo
discorso
.
Restano
solamente in
contradizzione
alcuni
severi
difensori
di ogni
minuzia
peripatetica
, li quali, per quel che io posso
comprendere
,
educati
e
nutriti
sin dalla prima
infanzia
de i lor
studii
in questa
opinione
, che il
filosofare
non sia né possa esser altro che un far gran
pratica
sopra i
testi
di
Aristotele
, sì che
prontamente
ed in gran
numero
si
possino
da
diversi
luoghi
raccòrre
ed
accozzare
per le
prove
di qualunque
proposto
problema
, non vogliono mai
sollevar
gli
occhi
da quelle
carte
, quasi che questo gran
libro
del
mondo
non
fosse
scritto
dalla
natura
per esser
letto
da altri che da
Aristotele
, e che gli
occhi
suoi avessero a
vedere
per tutta la sua
posterità
. Questi, che si
sottopongono
a così
strette
leggi
, mi fanno
sovvenire
di certi
obblighi
a i quali tal
volta
per
ischerzo
si
astringono
capricciosi
pittori
, di voler
rappresentare
un
volto
umano
o altra
figura
con l'
accozzamento
ora
de'
soli
strumenti
dell'
agricoltura
,
ora
de'
frutti
solamente o de i
fiori
di questa o di quella
stagione
: le quali
bizzarrie
, sin che vengono
proposte
per
ischerzo
, son
belle
e
piacevoli
, e
mostrano
maggior
perspicacità
in questo
artefice
che in quello,
secondo
che egli
averà
saputo
più
acconciamente
elegger
ed
applicar
questa cosa o quella alla
parte
imitata
; ma se alcuno, per aver forse
consumati
tutti i suoi
studii
in
simil
foggia
di
dipignere
, volesse poi
universalmente
concludere
, ogni altra
maniera
d'
imitare
esser
imperfetta
e
biasimevole
, certo che '
l
Cigoli
e gli altri
pittori
illustri
si
riderebbono
di lui. Di questi che mi son
contrarii
di
opinione
, alcuni hanno
scritto
ed altri stanno
scrivendo
; in
pubblico
non si è
veduto
sin
ora
altro che due
scritture
, una di
Accademico
Incognito
, e l'altra di un
lettor
di
lingua
greca
nello
Studio
di
Pisa
, ed
amendue
le
invio
con la
presente
a
V.
S. Gli
amici
miei son di
parere
, ed io da loro non
discordo
, che non
comparendo
opposizioni
più
salde
, non sia
bisogno
di
risponder
altro; e
stimano
che per
quietar
questi che
restano
ancora
inquieti
, ogn'altra
fatica
sarebbe
vana
, non
men
che
superflua
per i già
persuasi
; ed io
devo
stimar
le mie
conclusioni
vere
e le
ragioni
valide
, poi che, senza
perder
l'
assenso
di alcuno di quei che sin da
principio
sentivano
meco, ho
guadagnato
quel di molti che erano di
contrario
parere
. Però
staremo
attendendo
il
resto
, e poi si
risolverà
quello che
parrà
più a
proposito
.
Vengo
ora
all'altra
lettera
di
V.
S.
Illustrissima
,
condolendomi
sopra modo che la
pertinacia
della sua
infermità
conturbi
, con l'
afflizione
di
V.
S., la
quiete
di tanti suoi
amici
e
servidori
, e di me sopra tutti gli altri,
travagliato
altresì da più mie
indisposizioni
familiari
, le quali, con l'
impedirmi
quasi
continuamente
tutti gli
esercizii
, mi
tengono
ricordato
quanto,
rispetto
alla
velocità
de gli
anni
, sarebbe
necessario
lo stare in
esercizio
continuo
a chi volesse
lasciar
qualche
vestigio
di esser
passato
per questo
mondo
. Or, qualunque si sia il
corso
della nostra
vita
,
doviamo
riceverlo
per
sommo
dono
dalla
mano
di
Dio
, nella quale
era
riposto
il non ci far nulla; anzi non pur
doviamo
riceverlo
in
grado
ma
infinitamente
ringraziar
la sua
bontà
, la quale con tali
mezzi
ci
stacca
dal
soverchio
amore
delle
cose
terrene
e ci
solleva
a quello delle
celesti
e
divine
.
Le
scuse
dell'esser breve nello
scrivere
sono
superflue
appresso di me, che sempre sono per
appagarmi
nell'
intender
solamente che ella mi
continui
la sua
buona
grazia
:
dovrei
ben io
scusar
la mia
prolissità
, o, per
meglio
dire
,
pregar
lei a
scusarla
, e lo
farei
quando io
dubitassi
delle
scuse
che io mi
prometto
dalla sua
cortesia
.
Ricevei
con la
lettera
di
V.
S. la
seconda
scrittura
del
finto
Apelle
, e mi
messi
a
leggerla
con gran
curiosità
,
mosso
sì dal
nome
dell'
autore
, come dalla
qualità
del
titolo
, il quale
promette
una più
accurata
disquisizione
non solo intorno alle
macchie
solari
, ma ancora intorno a i
pianeti
Medicei
. E perché il
termine
relativo
di "
disquisizione
più
accurata
" non può non
riferirsi
all'altre
disquisizioni
fatte intorno alla medesima
materia
, non si può
dubitare
che ei non abbia
riguardo
ancora al mio
Avviso
Sidereo
, che
pure
è in
rerum
natura
e non viene eccettuato da
Apelle
: onde io
entrai
in
speranza
d'esser per
trovar
resoluto
tutto quest'
argomento
, del quale non potei
toccarne
, in
detto
mio
Avviso
, altro che i
primi
abbozzamenti
. Oltre alle
cose
promesse
nel
titolo
, vi ho
trovato
l'
osservazion
di
Venere
più
diffusamente
esplicata
che nelle
prime
lettere
, e di più alcuni
particolari
intorno alla
Luna
: nelle quali tutte
materie
scorgo
molte
opinioni
di
Apelle
contrarie
alle mie, e
varie
ragioni
e
risposte
implicite
alle
cose
prodotte
da me nella prima
lettera
che
scrissi
a
V.
S.; le quali, per la
stima
che io
fo
dell'
autore
, non
conviene
che io
trapassi
o
dissimuli
, perché, non avendo dinanzi
tavola
che m'
asconda
e possa
impedirmi
la
vista
di chi
passa
innanzi e
indietro
,
convien
che per
termine
io gli
saluti
almeno. E perché tutto il
progresso
di queste
differenze
si è sin qui
trattato
innanzi e
indietro
,
convien
che per
termine
io gli
saluti
almeno. E perché tutto il
progresso
di queste
differenze
si è sin qui
trattato
innanzi a
V.
S.
Illustrissima
, di
nuovo
costituendomivi
produrrò
, più
brevemente
che potrò, quanto mi
occorre
in questo
proposito
. E
seguendo
l'
ordine
tenuto
da
Apelle
,
considero
l'
ultimo
scopo
della sua prima
parte
, che è di
dimostrare
come la
circolazion
di
Venere
è intorno al
Sole
, e non in altra
guisa
; e
fonda
tutta la sua
dimostrazione
, come anco fece nella prima
scrittura
, sopra la
congiunzione
mattutina
di essa
stella
col
Sole
,
occorsa
circa li
11
di
Dicembre
1611
,
aggiugnendoci
adesso
una
investigazione
della
quantità
del suo
moto
sotto '
l
disco
solare
,
raccolta
con
calcoli
e
dimostrazioni
geometriche
. E qui mi
nascono
due
scrupoli
: l'uno intorno alla
maniera
di
maneggiare
tali
demostrazioni
, non
interamente
da
sodisfare
a
perfetto
matematico
; e l'altro circa l'
utilità
che
apporta
tal
apparato
e
progresso
all'
intenzion
primaria
dell'
autore
.
Quanto alla
maniera
del
dimostrare
,
trappasso
che qualche
astronomo
più
scrupoloso
di me potrebbe
risentirsi
nel
veder
trattar
archi
di
cerchi
come se fossero
linee
rette
,
sottoponendogli
a gli stessi
sintomi
: ma io non ne voglio
tener
conto
, perché nel
caso
nostro
particolare
non
cascano
in
uso
archi
così
grandi
, che l'
error
nel
computo
riesca
poi di
soverchio
notabile
.
Ma
ammessa
anco per
esquisita
tutta la
dimostrazione
di
Apelle
, io non però posso ancor
penetrar
interamente
quello che egli abbia, in
virtù
di essa,
preteso
di
ottenere
da chi volesse
persistere
in
negare
la
conversione
di
Venere
intorno al
Sole
: perché, o gli
avversarii
ammetteranno
per
giusti
i
calcoli
del
Magini
, o gli
averanno
per
dubbii
e
fallaci
; se gli hanno per
dubbii
, la
fatica
d'
Apelle
resta
come
inefficace
, con
dimostrando
ella che
Venere
veramente
venisse alla
corporal
congiunzione
; ma se gli
concedono
per
veri
, non
era
necessario
altro
computo
,
bastando
la
sola
differenza
de i
movimenti
del
Sole
e della
stella
,
insieme
con la sua
latitudine
,
presa
dall'
istesse
Efemeridi
, a
intender
come tal
congiunzione
doveva
necessariamente
durar
tante
ore
, che molte e molte
volte
si poteva
replicar
l'
osservazione
. Né meno
era
necessariio
il far
triplicato
esame
sopra '
l
principio
mezo
e
fine
del
congresso
, essendo
notissimo
che i
calcoli
sono
aggiustati
al
mezo
della
congiunzione
; li quali quando
ammettessero
errore
, non però
verrebbono
necessariamente
emendati
dal
riferirgli
al
principio
o al
fine
del
congresso
, non
constando
ragion
alcuna per la qual s'
intenda
non esser
possibile
in un
calcolo
d'una
congiunzione
errar
di maggior
tempo
di quello della
durazione
del
congresso
. Ma io non
credo
che i
contradittori
ricorressero
al
negar
la
giustezza
de i
computi
astronomici
, e
massime
avendo
refugii
più
sicuri
, quali sono quelli che io
proposi
nella prima
lettera
. E sì come a i molto
periti
nella
scienza
astronomica
bastava
l'aver
inteso
quanto
scrive
il
Copernico
nelle sue
Revoluzionii
per
accertarsi
del
rivolgimento
di
Venere
intorno al
Sole
e della
verità
del
resto
del suo
sistema
, così per quelli che
intendono
solamente sotto la
mediocrità
faceva di
bisogno
rimuovere
le da me
sopradette
ritirate
; delle quali io non
veggo
che
Apelle
; abbia
toccate
se non due, e quelle anco mi
par
che non
restino
totalmente
atterrate
.
Io
dissi
nella prima
lettera
, che gli
avversarii
potrebbono
ritirarsi
a
dire
, che
Venere
o non si
vegga
sotto '
l
Sole
per la sua
piccolezza
, o
vero
perché sia
lucida
per sé stessa, o
vero
perche
ella sia sempre
superiore
al
Sole
.
Quello che
Apelle
produce
per
levar
la prima
fuga
a i
contradittori
, non
basta
: perché loro
primieramente
negheranno
che l'
ombra
di
Venere
sotto '
l
Sole
deva
apparir
così
grande
come la
luce
della medesima fuori del
Sole
ma
vicina
a quello, perché l'
irradiazione
ascitizia
rappresenta
la
stella
assai maggiore del
vero
; il che è
manifesto
nella
istessa
Venere
, la quale quando è
sottilmente
falcata
, ed in
conseguenza
per pochi
gradi
separata
dal
Sole
, si
mostra
in ogni modo, alla
vista
naturale
,
rotonda
come l'altre
stelle
,
ascondendo
la sua
figura
tra l'
irradiazione
del suo
splendore
, per lo che non si può
dubitare
che ella ci si
mostri
assai maggiore che se
fosse
priva
di
lume
; ed all'
incontro
,
costituita
sotto '
l
lucidissimo
disco
del
Sole
, non è
dubbio
che il suo
corpicello
tenebroso
verrebbe
diminuito
non poco (
dico
quanto all'
apparenza
) dall'
ingombramento
del
fulgor
del
Sole
: e però
resta
molto
fallace
il
concluder
che ella
fussi
per
apparir
eguale
alle
macchie
di
mediocre
grandezza
. E chi
sa
che tali
macchie
, per
doverci
apparire
nel
campo
splendido
del
Sole
, non sieno molto maggiori di quello che
mostrano
? Anzi che pur di ciò può esser
ottimo
testimonio
a sé stesso il medesimo
Apelle
,
riducendosi
in
mente
quello che
scrisse
nella
terza
delle
prime
lettere
, al
secondo
corollario
, cioè: "
maculas
satis
magnas
esse; alias
Sol
magnitudine
sua
illas
irradiando
penitus
absorberet
": e l'istesso
conviene
affermar
del
corpo
di
Venere
.
Doppiamente
, adunque, si può
errare
nell'
agguagliar
la
grandezza
di
Venere
luminosa
a quella delle
macchie
oscure
, poi che quanto questa
vien
apparentemente
diminuita
dal
vero
, mediante lo
splendor
del
Sole
, tanto quella
vien
ingrandita
.
Né con maggior
efficacia
conclude
quel che
Apelle
soggiugne
in questo medesimo
luogo
, per
mantenere
pur
Venere
incomparabilmente
maggiore di quello che è e che io
accennai
nella prima
lettera
: e contro a quello che ci
mostra
il
senso
e l'
esperienza
, in
vano
si
produce
l'
autorità
d'
uomini
per altro
grandissimi
, li quali
veramente
s'
ingannarono
nell'
assegnar
il
diametro
visuale
di
Venere
subdecuplo
a quel del
Sole
; ma sono in
parte
degni
di
scusa
, ed in
parte
no. Gli
scusa
in
parte
il
mancamento
del
telescopio
, venuto ad
apportar
agumento
non
piccolo
alle
scienze
astronomiche
; ma due
particolari
lasciano
da
desiderar
qualche cosa nella
diligenza
loro. Uno è, che
bisognava
osservar
la
grandezza
di
Venere
veduta
di
giorno
, e non di
notte
, quando la
capellatura
de' suoi
raggi
la
rappresenta
dieci o più
volte
maggiore che '
l
giorno
, mentre ella ne è
priva
; ed
arebbono
facilmente
compreso
, che '
l
diametro
del suo
piccolissimo
globo
non
agguaglia
tal
volta
la
centesima
parte
del
diametro
solare
.
Era
,
secondariamente
,
necessario
distinguere
una
costituzione
da un'altra, e non
indifferentemente
pronunziare
, il
diametro
visuale
di
Venere
esser la
decima
parte
di quel del
Sole
, essendo che tal
diametro
quando la
stella
è
vicinissima
alla
Terra
è più di sei
volte
maggiore che quando è
lontanissima
; la qual
differenza
se
bene
non è
precisamente
osservabile
se non col
telescopio
, è nondimeno assai
percettibile
anco con la
vista
semplice
.
Cessa
, dunque, in questo
particolare
l'
autorità
degli
astronomi
citati
da
Apelle
, sopra la quale egli si
appoggia
. E quando
bene
si
ammettesse
, taluna
macchia
esser
visibile
nel
disco
solare
che non
agguaglia
in
lunghezza
la
centesima
parte
del
diametro
né in
superficie
una delle
diecimila
parti
del
cerchio
visibile
del
Sole
, non
creda
per ciò di aver
concluso
maggiormente
l'
apparizion
di
Venere
; perché io gli
replico
, che il suo
diametro
nella
congiunzione
mattutina
non
pareggia
la
dugentesima
, né la sua
superficie
la
quarantamilesima
parte
, del
diametro
e del
visibil
disco
del
Sole
.
Quanto alla
seconda
fuga
de gli
avversarii
, cioè che non sia
necessario
che
Venere
oscuri
parte
del
Sole
, potendo ella esser
corpo
per sé stesso
lucido
, non
resta
, per mio
parere
,
convinta
per quello che
produce
Apelle
; perché, quanto alla
semplice
autorità
de gli
antichi
e
moderni
filosofi
e
matematici
,
dico
che non ha
vigore
alcuno in
stabilire
scienza
di veruna
conclusione
naturale
, ed il più che possa
operare
e l'
indurre
opinione
e
inclinazion
al
creder
più questa che quella cosa. Oltre che, io non
so
quanto sia
vero
che
Platone
s'
inducesse
a
por
Venere
sopra '
l
Sole
rispetto
al non
vederla
nelle
congiunzioni
sotto '
l
suo
disco
in
vista
tenebrosa
:
so
ben che
Tolommeo
parla
in questo
proposito
molto
diversamente
da quello che
vien
allegato
da
Apelle
; e troppo
grave
errore
sarebbe
stato
nel
principe
de gli
astronomi
il
negar
le
congiunzioni
dirette
di
Venere
e del
Sole
. Quello che dice
Tolommeo
nel
principio
del
libro
nono
della sua Gran
Costruzione
, mentre e'
ricerca
qual si
deva
più
probabilmente
costituir
l'
ordine
de i
pianeti
,
impugnando
la
ragion
di quelli che
mettevano
Venere
e
Mercurio
superiori
al
Sole
perché non l'avevano mai
veduto
oscurar
da loro,
mostra
l'
infirmità
di questo
argomento
,
dicendo
non esser
necessario
che ogni
stella
inferiore
al
Sole
gli
faccia
eclisse
, potendo esser sotto '
l
Sole
, ma non in alcun de'
cerchi
che
passano
per il
centro
di quello e per l'
occhio
nostro: ma non per questo
afferma
, ciò
accadere
a
Venere
; anzi,
soggiugnendo
egli l'
essempio
della
Luna
, la quale nella maggior
parte
delle
congiunzioni
non
adombra
'
l
Sole
,
mostra
chiaramente
che e' non ha voluto
intender
altro di
Venere
, se non che ella può esser sotto '
l
Sole
, né però
oscurarlo
in tutte le
congiunzioni
, onde possa
benissimo
esser
accaduto
, le
congiunzioni
osservate
da quei tali non
essere
state dell'
eclittiche
. Molto
sicuramente
parla
il Molto
Reverendo
P.
Clavio
,
affermando
tale
ombra
restar
invisibile
a noi per la sua
piccolezza
; e se
bene
da i
detti
di questi
autori
par
che gl'
inclinassero
a
stimar
Venere
non
splendida
per sé stessa, ma
tenebrosa
, tuttavia tale
opinione
pura
non
basta
a
convincer
gli
avversarii
, a' quali non
mancherà
il poter
produrre
opinioni
di altri in
contrario
.
L'altro
argomento
che
Apelle
produce
,
tolto
dall'
ottenebrazione
della
Luna
nel
passar
sotto '
l
Sole
, non può aver
vigore
s'e' non
dimostra
prima che '
l
mancamento
nel
Sole
si
faccia
cospicuo
sin quando la
Luna
occupa
del suo
disco
meno di una delle
quarantamila
parti
;
altramente
la
proporzion
dalla
Luna
a
Venere
non
procede
. Or quanto ciò sia
diffilcile
ad
esequirsi
, e
manifesto
ad ogn'uno.
Che
Mercurio
sia
stato
da
diversi
veduto
sotto '
l
Sole
, è non solamente
dubbio
, ma
inclina
assai all'
incredibile
, come nell'altra
accennai
a
V.
S.: e quanto al
Keplero
citato
in questo
luogo
, io non
dubito
punto
che, come d'
ingegno
perspicacissimo
e
libero
, e
amico
assai più del
vero
che delle proprie
opinioni
, ei sia per
restar
persuasissimo
, tali
negrezze
vedute
nel
Sole
essere
state alcune delle
macchie
, e le
congiunzioni
di
Mercurio
aver solamente
porto
occasione
d'
applicarvi
in quelle
ore
più
fissa
ed
accurata
considerazione
; con la qual
diligenza
anco in altri
tempi
si
sarieno
vedute
, sì come
frequentemente
si sono per
vedere
per l'innanzi, e già le ho fatte
vedere
a molti.
Resti
per tanto
indubitabilmente
dimostrata
l'
oscurità
di
Venere
dalla
sola
esperienza
che io
scrissi
nella prima
lettera
, e che
ora
pone
qui
Apelle
nel
terzo
luogo
, cioè dal
vedersi
variar
in lei le
figure
al modo della
Luna
; e
siaci
, oltre a ciò, per solo
fermo
e così
forte
argomento
da
stabilir
la
revoluzione
di
Venere
circa '
l
Sole
, che non
lasci
luogo
alcuno di
dubitare
: e però si
deve
reputare
degno
d'esser da
Apelle
delineato
, come
figura
principalissima
, nella più
cospicua
e
nobil
parte
della sua
tavola
, e non in un
angolo
in
guisa
di
pilastro
, per
appoggio
e
sostegno
di qualche
figura
che senz'esso
sembrasse
a'
riguardanti
di
minacciar
rovina
.
Ma
passo
ad alcune
considerazioni
intorno a quello che
Apelle
in
parte
replica
ed in
parte
aggiugne
al già
scritto
in
proposito
delle
macchie
solari
. Dove in
generale
mi
par
che nelle loro
determinazioni
e'
vadia
più presto
manco
resoluto
che avanti non aveva
fatto
, se ben
insieme
insieme
si
mostra
desideroso
di
presentarle
più
tosto
modificate
che
diversificate
, anzi che nel
fine
afferma
, tutte le
cose
dette
nelle
prime
lettere
restar
costanti
; con tutto ciò vengo in qualche
speranza
d'averlo a
vedere
nella
terza
scrittura
d'
opinioni
intrinsecamente
assai
conformi
alle mie, non
dico
già in
virtù
di queste
lettere
, le quali per la
difficoltà
della
lingua
non possono da lui esser
vedute
, ma perché col
pensare
verranno ancora a lui in
mente
quelle
osservazioni
, quelle
ragioni
e quelle
soluzioni
medesime, che hanno
persuaso
me a
scrivere
ciò che ho
scritto
nella prima e nella
seconda
lettera
e che
aggiungo
nella
presente
. E già si
vede
quanti
particolari
e'
mette
in questa
seconda
scrittura
, non
osservati
ancora nella prima.
Stimò
avanti, le
macchie
solari
essere
tutte di
figura
sferica
,
dicendo
che se si potessero
veder
separate
dal
Sole
, ci
apparirebbono
tante
piccole
lune
, altre
falcate
, altre in
forma
di
mezzo
cerchio
, altre di più che
mezzo
, e forse altre
interamente
piene
:
ora
con maggior
verità
scrive
,
rarissime
essere
sferiche
, e
spessissime
di
figure
irregolari
. Ha
parimente
osservato
, come
rarissime
o nessuna
mentengono
la medesima
figura
per tutto '
l
tempo
che
restano
cospicue
, ma
stravagantemente
si
vanno
mutando
, ed
ora
crescendo
ora
scemando
; e, quello che è più, ha
veduto
come
improvisamente
altre
nascono
, altre si
dissolvono
, anco nel
mezo
del
Sole
, e come alcune si
dividono
in due o più ed, all'
incontro
, molte si
uniscono
in una: i quali
particolari
furon da me
toccati
nella prima
lettera
.
Stimò
già, che le fossero
stelle
erranti
, e
situate
in
diverse
lontananze
dal
Sole
, sì che alcune
fussero
meno ed altre più
remote
, in
guisa
che moltissime
andassero
vagando
tra '
l
Sole
e
Mercurio
e ancora tra
Mercurio
e
Venere
, in
debite
distanze
, facendosi
visibili
solamente quando s'
incontrano
col
Sole
; ma
ora
non
sento
raffermar
una tanta
lontananza
, e
parmi
che e' si
contenti
di
mostrar
che le non sono dentro al
corpo
solare
né
contigue
alla sua
superficie
, ma fuori, in
lontananza
solamente di qualche
considerazione
, come si può
ritrarre
dalle
ragioni
che egli
usa
in
dimostrar
la sua
opinione
.
Io
facilmente
converrei
con
Apelle
in
creder
che le non sieno nel
Sole
, cioè
immerse
dentro alla sua
sustanza
; ma non
affermerei
già questo in
vigor
delle
ragioni
addotte
da esso, nella prima delle quali e'
piglia
un
supposto
che senz'altro gli sarà
negato
da chi volesse
difender
il
contrario
: perché non è alcuno così
semplice
, che volendo
sostener
le
macchie
esser
immerse
dentro alla
solar
sostanza
, e appresso
ammetter
la loro
continua
mutabilità
di
figura
di
mole
di
separazione
ed
accozzamento
,
conceda
insieme
il
Sole
esser
duro
ed
immutabile
; ma
resolutamente
negherà
tale
assunto
e la
prova
che di esso
apporta
Apelle
,
fondata
su l'
opinione
, per suo
detto
,
comune
di tutti i
filosofi
e
matematici
: né
piccola
ragione
averà
di
negarla
, sì perché l'
autorità
dell'
opinione
di mille nelle
scienze
non
val
per una
scintilla
di
ragione
di un solo, sì perché le
presenti
osservazioni
spogliano
d'
autorità
i
decreti
de'
passati
scrittori
, i quali se
vedute
l'avessero,
avrebbono
diversamente
determinato
. In oltre, quei medesimi
autori
che hanno
stimato
il
Sole
non esser
cedente
né
mutabile
, hanno molto
men
creduto
ch'e'
fosse
sparso
di
macchie
tenebrose
; e però dove
fosse
forza
che l'
opinione
del non esser
macchiato
cedesse
all'
esperienza
,
indarno
si
ricorrerebbe
per
difesa
all'
opinione
della
durezza
e dell'
immutabilità
, perché dove
cede
quella che
pareva
più
salda
, molto meno
resisteranno
le
men
gagliarde
: anzi gli
avversarii
,
acquistando
forza
,
negheranno
il
Sole
esser
duro
o
immutabile
, poi che non la
semplice
opinione
, ma l'
esperienza
glie lo
mostra
macchiato
. E quanto a i
matematici
, non si
sa
che alcuno abbia mai
trattato
della
durezza
ed
immutabilità
del
corpo
solare
, né che l'
istessa
scienza
matematica
sia
bastante
a
formar
dimostrazioni
di
simili
accidenti
.
La
seconda
ragione
,
fondata
sul
vedersi
alcune
macchie
più
oscure
verso la
circonferenza
del
Sole
che poi quando sono verso le
parti
medie
, dove
par
che si
vadino
rischiarando
, non
par
che
stringa
l'
avversario
a
doverle
por
fuori del
Sole
; sì perché l'
esperienza
del
fatto
per lo più, se non sempre,
accade
in
contrario
, sì perché la
rarefazione
e
condensazione
,
accidenti
non
negati
alle
macchie
, son
bastanti
per
render
ragione
di tal
effetto
, e forse non
men
di quello che
Apelle
n'
apporta
dicendo
che l'
irradiazione
più
diretta
e più
forte
, fatta quando la
macchia
è intorno al
mezo
del
disco
che quando è
vicina
alla
circonferenza
,
produce
tal
diminuzion
di
negrezza
. [...] E però, per mio
parere
,
meglio
per
avventura
sarebbe il
dire
(qual
volta
non si volesse
ricorrere
al più o
men
denso
e
raro
) che l'
istessa
macchia
appar
meno
oscura
intorno al
centro
che verso l'
estremità
, perché qui
vien
veduta
per
coltello
e
quivi
per
piatto
,
accadendo
in questo l'istesso che in una
piastra
di
vetro
, la quale
veduta
per
taglio
appare
oscura
e
opaca
molto, ma per
piano
chiara
e
trasparente
; e questo
servirebbe
per
argomento
a
dimostrar
che la
larghezza
di tali
macchie
è molto maggior che la loro
profondità
.
Quello che si
soggiugne
per
provare
che le
macchie
non son
lagune
o
cavernose
voragini
nel
corpo
solare
, si può
liberamente
concedere
tutto, perché io non
credo
che alcuno sia per
introdur
mai una tale
opinione
per
vera
. Ma perché né io né, che io
sappia
, altri ha
conteso
che le
macchie
siano
immerse
nella
sustanza
del
Sole
, ma ben ho
replicatamente
scritto
a
V.
S., e, s'io non m'
inganno
,
necessariamente
concluso
, che le siano o
contigue
al
Sole
o per
distanza
a noi
insensibile
separate
da quello, è
bene
che io
esamini
le
ragioni
che
Apelle
produce
per
argomenti
irrefragabili
onde la di loro
lontananza
non
piccola
dalla
solar
superficie
ci si
faccia
manifesta
.
Prende
Apelle
la sua
ragione
dal
vedersi
le
macchie
dimorar
a
tempi
ineguali
sotto la
faccia
del
Sole
, e quelle che la
traversano
per la
linea
massima
,
passando
per lo
centro
,
dimorar
più che quelle che
passano
per
linee
remote
dal
centro
; e ne
adduce
l'
osservazion
di due, l'una delle quali
dimorò
giorni
16 nel
diametro
, e l'altra,
passando
alquanto
lontana
dal
centro
,
scorse
la sua
linea
in
giorni
14. Or qui vorrei
trovar
parole
di poter senza
offesa
di
Apelle
, il quale io
intendo
di
onorar
sempre,
negare
tale
esperienza
; perché, avendo io circa questo
particolare
fatte molte e molte
diligentissime
osservazioni
, non ho
trovato
incontro
alcuno onde si possa
concluder
altro, se non che le
macchie
tutte
indifferentemente
dimorano
sotto '
l
solar
disco
tempi
eguali
, che al mio
giudizio
sono qualche cosa più di
giorni
14: e questo
affermo
tanto più
resolutamente
, quanto che sarà per avanti in
potestà
di ciascheduno il farne senza
incomodo
mille e mille
osservazioni
. E quanto alla
particolare
esperienza
che
Apelle
ci
propone
, v'ho qualche
scrupolo
, per aver egli
eletto
nella prima
osservazione
non il
transito
di una
macchia
sola
, ma di un
drappello
assai
numeroso
, e di
macchie
che molto si
andarono
variando
di
posizione
tra di loro; dalle quali
cose
ne
conséguita
che tale
osservazione
, come
soggetta
a molte
accidentarie
alterazioni
, non sia a
bastanza
sicura
per
determinare
essa
sola
una tanta
conclusione
. Anzi gl'
irregolari
movimenti
particolari
di esse
macchie
rendono
le
osservazioni
soggette
a tali
alterazioni
, che non è da
prender
resoluzione
se non dalla
conferenza
di molti e molti
particolari
: il che ho
fatto
sopra la
moltitudine
di più di 100
disegni
grandi
ed
esatti
, ed ho
incontrate
bene
alcune
piccole
differenze
di
tempi
ne i
passaggi
, ma ho anco
trovato
alternatamente
esser non meno
talor
più
tarde
le
macchie
de'
cerchi
più
vicini
al
centro
del
disco
, che altra
volta
quelle de' più
remoti
.
Ma quando anco non ci
fosse
in
pronto
di poter far
incontri
sopra i
disegni
già
fatti
e sopra quelli che si faranno,
parmi
ad ogni modo di poter dalle
cose
stesse
proposte
ed
ammesse
da
Apelle
ritrar
certa
contradizione
, per la quale molto
ragionevolmente
si possa
dubitare
circa la
verità
dell'
addotta
osservazione
ed, in
consequenza
, della
conclusione
che indi si
deduce
.
Imperò
che io prima
considero
, che
dovendo
egli
valersi
della
disegualità
de'
tempi
de'
passaggi
delle
macchie
come di
argomento
necessariamente
concludente
la
notabil
lontananza
loro dalla
superficie
del
Sole
, è
forza
che e'
supponga
, quelle
essere
in una
sola
sfera
che di un
moto
comune
a tutte si
vada
volgendo
; perché se e' volesse che ciascuna avesse suo
moto
particolare
, niente da ciò si potrebbe
raccòrre
che
concernesse
alla
prova
della
remozion
loro dal
Sole
, perché si
potria
sempre
dire
che la maggior o la
minor
dimora
di queste o di quelle
nascesse
non dalla
distanza
della lor
sfera
dal
Sole
, ma dalla
vera
e
reale
desegualità
de' lor proprii
moti
. [...]
E perché, come ho
detto
ancora, questo è
punto
principalissimo
in questa
materia
, e la
differenza
tra
Apelle
e me è
grande
(poi che le
conversioni
delle
macchie
a me
paiono
tutte
eguali
e
traversare
il
disco
solare
in
giorni
l4
e
mezzo
in circa, e ad esso tanto
ineguali
, che alcuna
consumi
in tal
passaggio
giorni
16 o più, ed altra 9 solamente),
parmi
che sia molto
necessario
il
tornar
con
replicato
esame
a
ricercar
l'
esatto
di questo
particolare
;
ricordandoci
che la
natura
,
sorda
ed
inesorabile
a' nostri
preghi
, non è per
alterare
o
ner
mutare
il
corso
de' suoi
effetti
, e che quelle
cose
che noi
procuriamo
adesso
d'
investigare
e poi
persuadere
a gli altri, non sono state solamente una
volta
e poi
mancate
, ma
seguitano
e
seguiteranno
gran
tempo
il loro
stile
, sì che da molti e molti saranno
vedute
ed
osservate
: il che ci
deve
esser gran
freno
per
renderci
tanto più
circospetti
nel
pronunziare
le nostre
proposizioni
, e nel
guardarci
che qualche
affetto
, o verso noi stessi o verso altri, non ci
faccia
punto
piegare
dalla
mira
della
pura
verità
. [...]
Io
spero
che da quanto sin qui ho
detto
Apelle
doverà
restar
satisfatto
, e
massime
aggiugnendovi
quello che ho
scritto
nella
seconda
lettera
; e
crederò
ch'e' non sia per
metter
difficoltà
non solo nella
massima
vicinanza
delle
macchie
al
globo
solare
ma né anco nella di lui
revoluzione
in sé medesimo. In
confirmazion
di che, posso
aggiugnere
alle
ragioni
che
scrissi
nella
seconda
lettera
a
V.
S., che nella medesima
faccia
del
Sole
, si
veggono
tal
volta
alcune
piazzette
più
chiare
del
resto
, nelle quali, con
diligenza
osservate
, si
vede
il medesimo
movimento
che nelle
macchie
; e che queste sieno nell'
istessa
superficie
del
Sole
, non
credo
che possa
restar
dubbio
ad alcuno, non essendo in verun modo
credibile
che si
trovi
fuor
del
Sole
sustanza
alcuna più di lui
risplendente
: e se questo è, non mi
par
che
rimanga
luogo
di poter
dubitare
del
rivolgimento
del
globo
solare
in sé medesimo. E tale è la
connession
de'
veri
, che di qua poi
corrispondentemente
ne
séguita
la
contiguità
delle
macchie
alla
superficie
del
Sole
, e l'esser dalla sua
conversione
menate
in
volta
; non
apparendo
veruna
probabil
ragione
, come esse (quando fossero per molto
spazio
separate
dal
Sole
)
dovessero
seguitare
il di lui
rivolgimento
.
Restami
ora
il
considerare
alcune
consequenze
che
Apelle
va
deducendo
dalle
cose
disputate
: la
somma
delle quali
par
che
tenda
al
sostentamento
di quel ch'egli si
trova
avere
stabilito
nelle sue
prime
lettere
, cioè che tali
macchie
in
fine
altro non sieno che
stelle
vaganti
intorno al
Sole
; perché non solamente e'
torna
a
nominarle
stelle
solari
, ma
va
accomodando
alcune
convenienze
e
requisiti
tra esse e l'altre
stelle
,
acciò
resti
tolta
ogni
discrepanza
e
ragione
di
segregarle
dalle
vere
stelle
. Per tal
rispetto
ed anco per
applauder
alle mie
montuosità
lunari
(del quale
affetto
io gli
rendo
grazie
), dice che tal mia
opinione
non è
improbabile
scorgendosi
anco l'istesso nella maggior
parte
di queste
macchie
;
ragione
, in
vero
, che
congiunta
con le altre
dimostrazioni
ch'io
produco
,
doverà
quietare
ogn'uno.
Che il
parer
di quelli che
pongono
abitatori
in
Giove
, in
Venere
in
Saturno
e nella
Luna
sia
falso
e
dannando
,
intendendo
però per
abitatori
gli
animali
nostrali
e sopra tutto gli
uomini
, io non solo
concorro
con
Apelle
in
reputarlo
tale, ma
credo
di
poterlo
con
ragioni
necessarie
dimostrare
. Se poi si possa
probabilmente
stimare
, nella
Luna
o in altro
pianeta
esser
viventi
e
vegetabili
diversi
non solo da i
terrestri
, ma
lontanissimi
da ogni nostra
immaginazione
, io per me né lo
affermerò
né lo
negherò
, ma
lascerò
che più di me
sapienti
determinino
sopra ciò, e
seguiterò
le loro
determinazioni
;
sicuro
che sieno per esser
meglio
fondate
della
ragione
addotta
da
Apelle
in questo
luogo
, cioè che sarebbe
assurdo
il
mettergli
in tanti
corpi
, quasi che il
porre
animali
, per
essempio
, nella
Luna
non si potesse far senza
porgli
anco nelle
macchie
solari
. Né anco ben
capisco
l'
illazione
che fa
Apelle
del
doversi
conceder
qualche
lume
reflesso
alla
Terra
,
persuadendone
ciò le
macchie
solari
: anzi, perché la loro
reflessione
non è molto
cospicua
, e quello che in esse
scorgiamo
non può esser altro che
lume
refratto
, se nulla
convenisse
dedur
da tale
accidente
sarebbe più presto che la
Terra
fosse
di
sostanza
trasparente
e
permeabile
dal
lume
del
Sole
; il che poi non
appar
vero
. Non però
dico
che la
Terra
non lo
refletta
; anzi per molte
ragioni
ed
esperienze
son
sicurissimo
ch'ella non meno s'
illustra
di qualunque altra
stella
, e che con la sua
reflessione
luce
assai maggiore
rende
alla
Luna
di quella che da lei
riceve
.
Ma poi che
Apelle
si
rende
così
difficile
a
conceder
questa così
potente
reflessione
di
lume
fatta dal
globo
terreste
, e così
facile
ad
ammettere
il
corpo
lunare
traspicuo
e
penetrabile
da i
raggi
solari
, come in questo
luogo
ed ancor più
apertamente
replica
verso il
fine
di questi
discorsi
, voglio
produrre
una o due delle molte
ragioni
che mi
persuadono
quella
conclusione
per
vera
e questa per
falsa
; le quali, per
avventura
risolute
con qualche
occasione
da
Apelle
,
potrebbono
farmi
cangiar
opinione
. Non
tacerò
intanto che io
fortemente
dubito
, che questo
comun
concetto
, che la
Terra
, come
opachissima
oscura
ed
aspra
che l'è, sia
inabile
a
reflettere
il
lume
del
Sole
, sì come all'
incontro
molto lo
reflette
la
Luna
e gli altri
pianeti
, sia
invalso
tra '
l
popolo
perché non ci
avvien
mai il
poterla
vedere
da qualche
luogo
tenebroso
e
lontano
nel
tempo
che il
Sole
la
illumina
, come, per l'
opposito
,
frequentemente
vediamo
la
Luna
, quando ed ella si
trova
nel
campo
oscuro
del
cielo
, e noi siamo
ingombrati
dalle
tenebre
notturne
; ed
accadendoci
, dopo aver non senza qualche
meraviglia
fissati
gli
occhi
nello
splendor
della
Luna
e delle
stelle
,
abbassargli
in
Terra
,
restiamo
dalla sua
oscurità
in certo modo
attristati
, e di lei
formiamo
una tale
apprensione
, come di cosa
repugnante
per sua
natura
ad ogni
lucidezza
; non
considerando
più oltre, come nulla
rileva
al
ricevere
e
reflettere
il
lume
del
Sole
, la
densità
oscurità
ed
asprezza
della
materia
e che l'
illuminare
è
dote
e
virtù
del
Sole
, non
bisognosa
d'
eccellenza
veruna ne i
corpi
che
devono
essere
illuminati
, anzi più presto
sendo
necessario
il
levargli
certe
condizioni
più
nobili
, come la
trasparenza
della
sustanza
e la
lisciezza
della
superficie
, facendo quella
opaca
e questa
ruvida
e
scabrosa
: ed io son molto ben
sicuro
, contro alla
comune
opinione
,
chè
quando la
Luna
fosse
polita
e
tersa
come uno
specchio
, ella non solamente non ci
refletterebbe
, come fa, il
lume
del
Sole
, ma ci
resterebbe
assolutamente
invisibile
, come se la non
fosse
al
mondo
; il che a suo
luogo
con
chiare
dimostrazioni
farò
manifesto
.
Ma per non
traviare
dal
particolare
che
ora
tratto
,
dico
che
facilmente
m'
induco
a
credere
, che se già mai non ci
fosse
occorso
il
veder
la
Luna
di
notte
, ma solamente di
giorno
, avremmo di lei
fatto
il medesimo
concetto
e
giudizio
che della
Terra
: perché, se
porremo
cura
alla
Luna
il
giorno
, quando talvolta,
sendo
più che '
l
quarto
illuminata
, ella s'
imbatte
a
trovarsi
tra le
rotture
di qualche
nugola
bianca
o
vero
incontro
a qualche
sommità
di
torre
o altro
muro
di
color
mezzanamente
chiaro
, quando
rettamente
sono
illustrati
dal
Sole
, sì che della
chiarezza
di quelli si possa far
parallelo
col
lume
della
Luna
, certo si
troverà
la lor
lucidezza
non esser
inferiore
a quella della
Luna
; onde se loro ancora potessero
mantenersi
così
illustrati
sin alle
tenebre
della
notte
,
lucidi
ci si
mostrerieno
non meno della
Luna
, né
men
di quella
illuminerebbono
i
luoghi
a loro
circonvicini
, sin a tanta
distanza
da quanta la lor
grandezza
non
apparisse
minor
della
faccia
lunare
; ma le medesime
nugole
e l'
istesse
muraglie
,
spogliate
de'
raggi
del
Sole
,
rimangono
poi la
notte
, non
men
della
Terra
,
tenebrose
e
nere
. Di più, gran
sicurezza
doveremo
noi pur
prender
dall'
efficace
reflession
della
Terra
dal
veder
quanto
lume
si
sparga
in una
stanza
priva
d'ogn'altra
luce
, e solo
illuminata
dalla
reflession
di qualche
muro
oppostogli
e
tocco
dal
Sole
, ancor che tal
reflessione
passi
per un
foro
così
angusto
, che dal
luogo
dove ella
vien
ricevuta
non
apparisca
il suo
diametro
sottendere
ad
angolo
maggiore che '
l
visual
diametro
della
Luna
; nulla di meno tal
luce
secondaria
è così
potente
, che,
ripercossa
e
rimandata
dalla prima in una
seconda
stanza
, sarà ancor tanta che non
punto
cederà
alla prima
reflessione
della
Luna
: di che si ha
chiara
e
facile
esperienza
dal
veder
che più
agevolmente
leggeremo
un
libro
con la
seconda
reflession
del
muro
, che con la prima della
Luna
.
Aggiungo
finalmente, che pochi saranno quelli a' quali,
scorgendo
di
notte
da
lontano
qualche
fiamma
sopra d'un
monte
, non sia
accaduto
star in
dubbio
, se
fosse
un
fuoco
o una
stella
radente
l'
orizonte
, non ci
apparendo
il
lume
della
stella
superiore
a quel d'una
fiamma
; dal che ben si può
credere
che se la
Terra
fosse
tutta
ardente
e
piena
di
fiamme
,
veduta
dalla
parte
tenebrosa
della
Luna
, si
mostrerebbe
non
men
lucida
d'una
stella
: ma ogni
sasso
ed ogni
zolla
percossa
dal
Sole
e assai più
lucida
che se
ardesse
; il che si
conoscerà
facilmente
,
accostando
una
candela
accesa
appresso una
pietra
o un
legno
direttamente
ferito
dal
raggio
solare
, al cui
paragone
la
fiamma
resta
invisibile
: adunque la
Terra
,
percossa
dal
Sole
,
veduta
dalla
parte
tenebrosa
della
Luna
, si
mostrerà
lucida
come ogn'altra
stella
; e tanto maggior
lume
refletterà
nella
Luna
, quanto ella vi si
dimostra
di
smisurata
grandezza
, cioè di
superficie
circa 12
volte
maggiore di quello che la
Luna
apparisce
a noi; oltre che,
trovandosi
la
Terra
nel
novilunio
più
vicina
al
Sole
che la
Luna
nel
plenilunio
, e però
sendo
più
gagliardamente
, cioè più d'appresso,
illuminata
quella che questa, più
gagliardamente
, in
consequenza
refletterà
il
lume
la
Terra
verso la
Luna
, che la
Luna
verso la
Terra
.
Per queste e per molte altre
ragioni
ed
esperienze
, che per
brevità
tralascio
,
dovrebbe
, per mio
credere
,
stimarsi
la
reflession
della
Terra
bastante
alla
secondaria
illuminazion
della
luna
, senza
bisogno
d'
introdurvi
alcuna
perspicuità
, e
massime
perspicuità
in in quel
grado
che da
Apelle
ci viene
assegnata
, nella quale mi
par
di
scorgere
alcune
inesplicabili
contradizioni
. Egli
scrive
, la
trasparenza
del
corpo
lunare
esser tanta, che ne gli
eclissi
del
Sole
, mentre di lui una
parte
era
ricoperta
dalla
Luna
, si
scorgeva
sensibilmente
per la di lei
profondità
tralucer
il
disco
del
Sole
,
notabilmente
dintornato
e
distinto
.
Ora
io
noto
, che una
semplice
nugola
, e non delle più
dense
,
interponendosi
tra il
Sole
e noi,
talmente
ce l'
asconde
, che
indarno
cercheremo
di
appostare
a molti
gradi
il
luogo
dove ei si
ritrova
nel
Cielo
, non che potessimo
vedere
il suo
perimetro
distinto
e
terminato
; e molto
frequentemente
si
vedrà
il
Sole
mezo
coperto
da una
nugola
, senza che
appaia
né anco
accennato
un
minimo
vestigio
della
circonferenza
della
parte
celata
; e
pure
siamo
sicuri
che la
grossezza
di tal
nugola
non sarà molte
decine
o al più
centinaia
di
braccia
: ed oltre a ciò, se tal
volta
, essendo sul
giogo
di qualche
montagna
,
c'
imbattiamo
a
passar
per una tal
nugola
, non la
troviamo
esser tanto
densa
e
opaca
, che almeno per alcune poche
braccia
non
dia
il
transito
alla nostra
vista
; il che non
farebbe
per
avventura
altrettanta
grossezza
di
vetro
o di
cristallo
: onde per
necessaria
consequenza
si
raccoglie
, se e
vero
quanto
Apelle
scrive
, che la
trasparenza
della
Luna
sia
infinitamente
maggiore che quella d'una
nugola
, poi che molto meno
impediscono
il
passaggio
de'
raggi
solari
duemila
miglia
di
profondità
della
sustanza
lunare
, che poche
braccia
di
grossezza
d'una
nugola
; sarà, dunque, la
sustanza
lunare
assai più
trasparente
del
vetro
o del
cristallo
: la qual cosa poi per altri
rispetti
si
convince
d'
impossibilità
. Perché,
primieramente
da un
diafano
nel quale tanto si
profondassero
i
raggi
solari
, niuna o pochissima
reflessione
si
farebbe
; dove che, all'
incontro
,
grandissima
si fa dalla
Luna
.
Secondariamente
, il
termine
che
distinguesse
la
parte
illuminata
della
Luna
dalla
parte
non
tocca
da i
raggi
diretti
del
Sole
sarebbe nullo o
indistintissimo
, come si può
vedere
in una gran
palla
di
vetro
piena
d'
acqua
, ben che
torbida
, o d'altro
liquore
non
interamente
trasparente
(ché se
fosse
acqua
limpida
, tal
termine
non si
vedrebbe
punto
).
Terzo
, essendo tanto
trasparente
la
sustanza
lunare
, che in
grossezza
di
duemila
miglia
desse il
transito
al
lume
del
Sole
, non si può
dubitare
che una
grossezza
della medesima
materia
che non
fosse
più di una delle
dugento
o
trecento
parti
sarebbe in tutto
trasparentissima
; al che
totalmente
repugnano
le
montuosità
lunari
, le quali tutte, ben che molte di loro si
vegghino
assai
sottili
e
strette
,
oscurano
d'
ombre
nerissime
le
parti
circonvicine
e
basse
, come in
luoghi
innumerabili
si
scorge
, e
massime
nel
confine
tra l'
illuminato
e l'
oscuro
, dove
taglientissimamente
e
crudamente
, quanto più
imaginar
si possa, i
lumi
conterminano
con le
ombre
, il quale
accidente
in verun modo non può aver
luogo
se non in
materie
simili
in
asprezza
ed
opacità
alle nostre più
alpestri
montagne
. Finalmente, quando lo
splendor
del
Sole
penetrasse
tutta la
corpulenza
della
Luna
, la
chiarezza
dell'
emisfero
non
tocco
da i
raggi
dovria
mostrarsi
sempre l'
istessa
né mai
diminuirsi
, poi che sempre è nell'istesso modo
illuminata
la
metà
della
Luna
: o se pur
diversità
alcuna
veder
vi si
dovesse
dovrebbesi
nel
novilunio
veder
la
parte
di
mezzo
più
oscura
del
resto
, essendo
quivi
maggior la
profondità
della
materia
da esser
penetrata
; e nelle
quadrature
maggior
chiarezza
dovria
esser vicino al
confin
della
luce
, e
minor
nella
parte
più
remota
. Le quali
cose
, e molte altre che per
brevità
trapasso
,
rendono
iscordissima
tal
ipotesi
dall'
apparenze
; dove che l'
assunto
dell'
opacità
e dell'
asprezza
della
Luna
, e la
reflessione
del
lume
del
Sole
nella
Terra
,
ipotesi
tutte e
vere
e
sensate
, con
mirabil
facilità
e
pienezza
satisfanno
ad ogni
particolar
problema
. Ma di ciò più
diffusamente
tratto
in altra
occasione
.
E
tornando
a i
particolari
d'
Apelle
,
sento
nascermi
qualche poco d'
inclinazione
a
dubitar
ch'egli,
trasportato
dal
desiderio
di
mantenere
il suo
primo
detto
, né potendo
puntualmente
accomodar
le
macchie
a gli
accidenti
per l'
addietro
creduti
convenirsi
all'altre
stelle
,
accomodi
le
stelle
a gli
accidenti
che
veggiamo
convenirsi
alle
macchie
: il che assai
manifesto
par
che si
scorga
in due altri gran
particolari
ch'egli
introduce
. L'uno de' quali è, che
probabilmente
si possa
dire
, anco le altre
stelle
esser di
varie
figure
ed
apparir
rotonde
mediante il
lume
e la
distanza
, come
accade
nella
fiamma
della
candela
(e ci si
potria
aggiugnere
, in
Venere
cornicolata
): e in
vero
tale
asserzione
non si potrebbe
convincer
di
manifesta
falsità
, se il
telescopio
, col
mostrarci
la
figura
di tutte le
stelle
, così
fisse
come
erranti
, di
assoluta
rotondità
, non
decidesse
tal
dubbio
. L'altro
particolare
è, che non si potendo
negare
che le
macchie
si
produchino
e si
dissolvino
, per non le
sequestrar
per tale
accidente
dall'altre
stelle
, non
dubita
d'
affermare
che anco le altre
stelle
si
vadino
disfacendo
e
redintegrando
; ed in
particolare
reputa
per tali quelle ch'io ho
osservato
muoversi
intorno a
Giove
, delle quali
torna
a
replicare
il medesimo che
scrisse
nelle
prime
lettere
,
raffermandolo
come
fondatamente
detto
, cioè che, al modo stesso dell'
ombre
solari
, altre
repentinamente
appariscono
ed altre
svaniscono
, sì che, pur come quelle, altre sempre ad altre
succedono
, senza mai
ritornar
le medesime: né
picciolo
argomento
cava
in
confirmazion
di ciò dalla
difficoltà
e forse
impossibilità
, come egli
stima
, del
cavare
i loro
periodi
ordinati
dalle
osservazioni
, delle quali egli
afferma
averne molte ed
esatte
, e sue; proprie e di altri. Or qui
desidererei
bene
che
Apelle
non
continuasse
di
reputarmi
per
uomo
così
vano
e
leggiero
, che non solo i' avessi
palesate
ed
offerte
al
mondo
macchie
ed
ombre
per
istelle
, ma, quello che più
importa
, avessi
dedicato
alla
gloria
di sì gran
Principe
qual è il
Serenissimo
Gran
Duca
mio
Signore
, ed all'
eternità
di
casa
tanto
regia
,
cose
momentanee
instabili
e
transitorie
.
Replicogli
per tanto, che i quattro
pianeti
Medicei
sono
stelle
vere
e
reali
,
permanenti
e
perpetue
come l'altre, né si
perdono
o
ascondono
se non quanto si
congiungono
tra loro o con
Giove
, o si
oscurano
tal
volta
per poche
ore
nell'
ombra
di quello, come la
Luna
in quella della
Terra
: hanno i lor
moti
regolatissimi
ed i lor
periodi
certi, li quali se egli non ha potuto
investigare
, forse non vi si è
affaticato
quanto me, che dopo molte
vigilie
pur li
guadagnai
, e già gli ho
palesati
con le
stampe
nel
proemio
del mio
trattato
Delle
cose
che stanno su l'
acqua
o che in quella si
muovono
, come
V.
S.
arà
potuto
vedere
; ed
acciò
che
Apelle
possa tanto
maggiormente
deporre
ogni
dubbio
, io
mando
a
V.
S. le
costituzioni
future
per due
mesi
,
cominciando
dal
dì
primo
di
Marzo
1613
, con le
annotazioni
de i
progressi
e
mutazioni
che d'
ora
in
ora
son per fare, le quali egli potrà
andar
incontrando
, e
troveralle
rispondere
esattamente
, se già non mi sarà per
inavvertenza
occorso
qualche
errore
nel
calcolarle
.
Desidero
appresso, che con
nuova
diligenza
torni
ad
osservarne
il
numero
che
troverà
non esser più di 4: e quella
quinta
che e'
nomina
, fu senz'altro una
fissa
, e le
conietture
dalle quali e' si
lasciò
sollevare
a
stimarla
errante
, ebbero per lor
fondamento
varie
fallacie
;
conciosia
cosa che le sue
osservazioni
,
primieramente
sono
errate
bene
spesso
, come io
veggo
da' suoi
disegni
, perché
lasciano
qualche
stella
che in quelle
ore
fu
cospicua
:
secondariamente
, gl'
interstizi
tra di loro e
rispetto
a
Giove
sono
errati
quasi tutti, per
mancamento
, com'io
credo
, di modo e di
strumento
da
potergli
misurare
;
terzo
, vi sono
grandi
errori
nella
permutazione
delle
stelle
,
scambiandole
il più delle
volte
l'una dall'altra e
confondendo
le
superiori
con l'
inferiori
, senza
riconoscerle
di
sera
in
sera
; le quali
cose
gli sono state
causa
dell'
inganno
.
[...] Ma più: qual
incostanza
è questa d'
Apelle
a voler, per
provare
una sua
fantasia
,
suppor
in questo
luogo
che le
stelle
notate
nelle sue
osservazioni
e
conrassegnate
con i medesimi
caratteri
si
conservino
le medesime;
dicendo
poi poco più a
basso
,
creder
fermamente
che le si
vadino
continuamente
producendo
e
successivamente
dissolvendo
, senza
ritornar
mai l'
istesse
? E se questo è, qual cosa vuol egli, e può,
raccòrr
da questi suoi
discorsi
?
All'altra
ragione
che
Apelle
adduce
pur in
confirmazione
della
vera
esistenza
del suo
quinto
pianeta
Gioviale
, non mi
permettendo
la
fede
e l'
autorità
, ch'ei
tiene
appresso di me, ch'io
metta
dubbio
nell'an sit, non posso
dir
altro se non che io non son
capace
, come possa
accadere
che una
stella
,
veduta
col
telescopio
di
mole
e
splendore
pari
ad una della prima
grandezza
, possa in
manco
10
giorni
, e, quel che più mi
confonde
, senza
muoversi
d'un
quarto
o di un
ottavo
di
grado
, anzi, per più
ver
dire
, senza
punto
mutar
luogo
, possa,
dico
,
diminuirsi
in
maniera
, che anco del tutto si
perda
. Non
so
che
simil
portento
sia mai
stato
veduto
in
cielo
, fuori che le due,
nominate
,
Stelle
Nuove
, del 72 in
Cassiopea
, e del
604
nel
Serpentario
: e se questa fu una tal cosa, o tanto
inferior
di
condizione
quanto
men
lucida
e più
fugace
,
provido
fu il
consiglio
di
Apelle
nel
procurargli
durazion
e
lume
dall'
Illustrissima
casa
Velsera
.
Non son dunque le
Gioviali
, né l'altre
stelle
,
macchie
ed
ombre
, né l'
ombre
e
macchie
solari
sono
stelle
. Ben è
vero
ch'io
metto
così poca
difficoltà
sopra i
nomi
, anzi pur
so
ch'è in
arbitrio
di ciascuno l'
imporgli
, a modo suo, che,
tuttavolta
che col
nome
altri non
credesse
di
conferirgli
le
condizioni
intrinseche
ed
essenziali
, poco
caso
farei
del
nominarle
stelle
: in quella
guisa
che
stelle
si
dissero
le
sopranominate
del 72 e del
604
;
stelle
nominano
i
meteorologici
le
crinite
, le
cadenti
e le
discorrenti
per
aria
, ed essendo in
fin
permesso
a gli
amanti
ed a'
poeti
chiamare
stelle
gli
occhi
delle lor
donne
,
Quando si
vidde
il
successor
d'
Astolfo
sopra
apparir
quelle
ridenti
stelle
.
Con
simile
ragione
potransi
chiamare
stelle
anco le
macchie
solari
; ma
essenzialmente
averanno
condizioni
differenti
non poco dalle
prime
stelle
:
avvenga
che le
vere
stelle
ci si
mostrano
sempre di una
sola
figura
, ed è la
regolarissima
fra tutte; e le
macchie
, d'
infinite
, ed
irregolarissime
tutte: quelle,
consistenti
né mai
mutatesi
di
grandezza
o di
forma
; e queste,
instabili
sempre e
mutabili
: quelle, l'
istesse
sempre, e di
permanenza
che
supera
le
memorie
di tutti i
secoli
decorsi
; queste,
generabili
e
dissolubili
dall'uno all'altro
giorno
: quelle, non mai
visibili
, se non
piene
di
luce
; queste,
oscure
sempre, e
splendide
non mai: quelle, o in tutto
immobili
, o
mobili
ogn'una per sé, di
moti
proprii,
regolari
e tra di loro
differentissimi
; queste,
mobili
di un
moto
solo,
comune
a tutte,
regolare
solamente in
universale
, ma da
infinite
particolari
disagguaglianze
alterato
: quelle,
costituite
tutte in
particolare
in
diverse
lontananze
dal
Sole
; e queste, tutte
contigue
, o
insensibilmente
remote
dalla sua
superficie
: quelle, non mai
visibili
se non quando sono assai
separate
dal
Sole
; queste, non mai
vedute
se non
congiuntegli
: quelle, di
materia
probabilissimamente
densa
ed
opacissima
; queste,
rare
a
guisa
di
nebbia
o
fumo
.
Ora
io non
so
per qual
ragione
le
macchie
si
devino
ascrivere
tra quelle
cose
con le quali non hanno
pure
una
particolar
convenienza
che non ve l'
abbino
ancora cento altre che
stelle
non sono, più presto che tra quelle con le quali
mostrano
di
convenire
in ogni
particolare
. Io le
agguagliai
alle nostre
nugole
o a
fumi
; e certo chi volesse con alcuna delle nostre
materie
imitarle
, non
credo
che
facilmente
si
trovasse
più
aggiustata
imitazione
, che '
l
porre
sopra una
rovente
piastra
di
ferro
alcune
piccole
stille
di qualche
bitume
di
difficil
combustione
, il quale sul
ferro
imprimerebbe
una
macchia
nera
, dalla quale, come da sua
radice
, si
eleverebbe
un
fumo
oscuro
, che in
figure
stravaganti
e
mutabili
si
anderebbe
spargendo
. E se alcuno pur volesse
opinabilmente
stimare
, che alla
restaurazione
dell'
immensa
luce
che da sì gran
lampada
continuamente
si
diffonde
per l'
espansion
del
mondo
, facesse di
mestiere
che
continuamente
fusse
somministrato
pabulo
e
nutrimento
, ben
averebbe
non una
sola
, ma 100 e tutte l'
esperienze
concordemente
favorevoli
, nelle quali
vediamo
tutte le
materie
, fatte
prossime
all'
incendersi
e
convertirsi
in
luce
,
ridursi
prima ad un
color
nero
ed
oscuro
; così
vediamo
ne'
legni
nella
paglia
, nella
carta
, nelle
candele
, ed in
somma
in tutte le
cose
ardenti
, esser la
fiamma
impiantata
e
sorgente
dalle
contigue
parti
di tali
materie
, prima
convertite
in
color
nero
. E più
direi
, che forse più
accuratamente
osservando
le
sopranominate
piazzette
,
lucide
più del
resto
del
disco
solare
, si potrebbe
ritrovare
, quelle esser i
luoghi
medesimi dove poco avanti si fossero
dissolute
alcune delle
macchie
più
grandi
. Io però non
intendo
di
asserire
alcuna di queste
cose
per certa, né di
obbligarmi
a
sostenerla
, non mi
piacendo
di
mescolar
le
cose
dubbie
tra le certe e
resolute
.
Di qua dall'
Alpi
va
attorno
, come
intendo
tra non
piccol
numero
de i
filosofi
peripatetici
a i quali non
grava
il
filosofare
per
desiderio
del
vero
e delle sue
cause
(perché altri che
indifferentemente
negano
tutte queste
novità
e
sene
burlano
,
stimandole
illusioni
, è
ormai
ternpo
che ci
burliamo
di loro, e che essi
restino
invisibili
ed
inaudibili
insieme
),
va
attorno
,
dico
, per
difender
l'
inalterabilità
del
cielo
(la quale forse
Aristotele
medesimo in questo
secolo
abbandonerebbe
), una
opinione
conforme
a questa d'
Apelle
, e solamente
diversa
, che dove egli
pone
per ciascuna
macchia
una
stella
sola
, questi fanno le
macchie
congerie
di molte
minutissime
, le quali con loro
differenti
movimenti
aggregandosi
, or in maggior
copia
,
ora
in
minore
, e quindi
separandosi
,
formino
e maggiori e
minori
macchie
, e di
sregolate
e
diversissime
figure
. Io, già che ho
passato
il
segno
della
brevità
con
V.
S., sì che ella è per
leggere
in più
volte
la
presente
lettera
, mi
prenderò
libertà
di
toccare
qualche
particolare
sopra questo
punto
.
Nel quale il
primo
concetto
che mi viene in
mente
è, che i
seguaci
di questa
opinione
non
abbino
auto
occasione
di far molte e molto
diligenti
e
continuate
osservazioni
; perché mi
persuado
che alcune
difficoltà
gli
averebbono
resi
non poco
dubbii
e
perplessi
nell'
accomodare
una tal
posizione
alle
apparenze
. Perché, se
bene
è
vero
in
genere
che molti
oggetti
, ben che per la lor
piccolezza
o
lontananza
invisibili
ciascuno per sé solo,
uniti
insieme
possono
formare
un
aggregato
che
divenga
percettibile
alla nostra
vista
, tuttavia non è da
fermarsi
su questa
generalità
, ma bisogna che
descendiamo
a i
particolari
proprii delle
stelle
ed a quelli che si
osservano
nelle
macchie
, e che
diligentemente
andiamo
esaminando
, con qual
concordia
questi e quelli
possino
mischiarsi
e
convenire
insieme
; e per non far come quel
castellano
che,
sendo
con
piccol
numero
di
soldati
alla
difesa
d'una
fortezza
, per
soccorrer
quella
parte
che
vede
assalita
vi
accorre
con tutte le
forze
lasciando
intanto altri
luoghi
indifesi
ed
aperti
,
conviene
che, mentre ci
sforziamo
di
difender
l'
immutabilità
del
cielo
, non ci
scordiamo
de i
pericoli
a i quali per
avventura
potriano
restar
esposte
altre
proposizioni
, pur
necessarie
alla
conservazione
della
filosofia
peripatetica
. E però, se questa
deve
restare
nella sua
integrità
e
saldezza
,
conviene
che, per
mantenimento
d'altre sue
proposizioni
,
diciamo
primieramente
, delle
stelle
altre esser
fisse
, altre
erranti
:
chiamando
fisse
quelle che,
sendo
tutte in un medesimo
cielo
, al
moto
di quello si
muovono
tutte,
restando
intanto
immobili
tra di loro; ma
erranti
, quelle.che hanno ogn'una per sé
movimento
proprio:
affermando
di più, che le
conversioni
non meno di queste che di quelle sono ciascheduna
equabile
in sé medesima, non
convenendo
dare
alle lor
motrici
intelligenze
briga
di
affaticarsi
or più or meno, che
saria
condizione
troppo
repugnante
alla
nobiltà
ed alla
inalterabilità
loro e delle
sfere
.
Stanti
queste
proposizioni
, non si può,
primieramente
,
dire
che tali
stelle
solari
sien
fisse
; perché, quando non si
mutassero
tra di loro,
impossibil
sarebbe
vedere
le
mutazioni
continue
che pur si
scorgono
nelle
macchie
, ma sempre
vedremo
ritornar
le medesime
configurazioni
.
Resta
, dunque, che le siano
mobili
, ciascheduna per sé, di
movimenti
diseguali
fra di loro, ma ben ciascuno
equabile
in sé medesimo: ed in tal
guisa
potrà
seguire
l'
accozzamento
e la
separazione
di alcune di loro, ma non però potranno mai
formar
le
macchie
; il che
intenderemo
considerando
alcuni
particolari
che nelle
macchie
si
scorgono
. Uno de' quali è, che
vedendosene
alcune molto
grandi
prodursi
e
dissolversi
, è
forza
che le siano
composte
non di due o di quattro
stelle
solamente, ma di 50 e 100, perché altre
macchiette
pur si
veggono
,
minori
della
cinquantesima
parte
d'una delle
grandi
; se, dunque, una di queste si
dissolve
, sì che
totalmente
svanisce
da gli
occhi
nostri, è
necessario
che la si
divida
in più di 50
stellette
, ciascheduna delle quali ha il suo proprio e
particolar
moto
,
equabile
e
differente
da quello d'ogn'altra, perché due che avessero il
moto
comune
non si
congiugnerebbono
o non si
separerebbono
già mai in
faccia
del
Sole
: ma se queste
cose
son
vere
, chi non
vede
essere
assolutamente
impossibile
la
formazione
delle
macchie
? e
massime
durando
esse non solamente molte
ore
, ma molti
giorni
; sì come è
impossibile
che
cinquanta
barche
,
movendosi
tutte con
velocità
differenti
, si
unischino
già mai, e per lungo
spazio
vadino
di
conserva
. Quando le
stellette
fussero
disunite
, e però
invisibili
, non
potriano
essere
se non per
lunghi
ordini
disposte
, l'una dopo l'altra,
secondo
la
lunghezza
de' lor
paralleli
, ne i quali (sì come nelle
visibili
macchie
si
scorge
) tutte verso la medesima
parte
si
vanno
movendo
; onde tantum
abest
che 40 o 50
o100
di loro potessero tanto
frequentemente
aggregarsi
e così
unite
per lungo
spazio
conservarsi
, che per l'
opposito
rarissime
volte
accader
potrebbe che, tra
momenti
diseguali
,
cadesse
sì
numeroso
concorso
di
stelle
in un
sol
luogo
: ma
assolutamente
poi sarebbe
impossibile
che e' non si
dissolvesse
in
brevissimo
tempo
; e pur, all'
incontro
, si
veggono
molte
macchie
conservarsi
talora
per molti
giorni
, con poca
alterazion
di
figura
. Chi, dunque, vorrà
sostener
, le
macchie
esser
congerie
di
minute
stelle
, bisogna che
introduca
nel
cielo
ed in esse
stelle
e
movimenti
innumerabili
,
tumultuarii
,
difformi
e
lontani
da ogni
regolarità
; il che non ben
consuona
con alcuna
probabil
filosofia
.
Sarà, di più,
necessario
porle
più
numerose
di tutte l'altre
visibili
stelle
: perché, se noi
riguarderemo
la
moltitudine
e
grandezza
di tutte le
macchie
che tal
volta
si son
vedute
sotto l'
emisferio
del
Sole
, e quelle
andremo
risolvendo
in
particelle
così
piccole
che
divenghino
incospicue
,
troveremo
bisognar
che
necessariamente
le siano molte
centinaia
; ed essendo, di più,
credibile
che altre ne siano non solamente sopra l'altro
emisferio
, ma dalle
bande
ancora del
Sole
, non si potrà
ragionevolmente
sfuggire
di
dover
porle
oltre al
migliaio
. Or qual
simmetria
si
andrà
conservando
tra le
lontananze
delle
stelle
erranti
ed i
tempi
delle lor
conversioni
, se
discendendo
dall'
immenso
cerchio
di
Saturno
sin all'
angustissirno
di
Mercurio
non s'
incontrano
più di 10 o 12
stelle
né più di 6
conversioni
di
periodi
differenti
intorno al
Sole
,
dovendone
poi
collocar
centinaia
e
migliaia
dentro a così
piccolo
orbe
? ché pur
saria
necessario
racchiuderle
dentro alle
digressioni
di
Mercurio
, poi che già mai non si
rendono
visibili
in
aspetto
lucido
e
separate
dal
Sole
. Ma che
dico
io di
racchiuderle
dentro all'
orbe
di
Mercurio
?
diciamo
pure
, che essendosi
necessariamente
dimostrato
, le
macchie
esser tutte
contigue
o
insensibilmente
remote
dalla
superficie
del
Sole
, bisogna, a chi le vuol far
creder
congerie
di
minute
stelle
,
trovar
prima modo di
persuadere
che sopra la
solar
superficie
molte e molte
centinaia
di
globi
oscuri
e
densi
vadino
serpendo
con
differenti
velocitadi
, e
spesso
urtandosi
e tra di loro facendosi
ostacolo
, onde le
scorse
de' più
veloci
restino
per alcuni
giorni
impedite
da i più
pigri
; sì che dal
concorso
di gran
moltitudine
si
formino
in molti
luoghi
varii
drappelli
, di
ampiezza
a noi
visibile
, sin tanto che la
calca
della
sopravvegnente
moltitudine
,
sforzando
finalmente i
precedenti
, si
faccia
strada
e si
disperda
il
gregge
.
A
grandi
angustie
bisogna
ridursi
: e poi, per
sostener
che? e con quale
efficacia
dimostrato
? Per
mantenere
la
materia
celeste
aliena
dalle
condizioni
elementari
,
insino
da ogni
picciola
alterazioncella
. Se quella che
vien
chiamata
corruzzione
fosse
annichilazione
,
averebbono
i
Peripatetici
qualche
ragione
a essergli così
nemici
; ma se non è altro che una
mutazione
, non
merita
cotanto
odio
; né
parmi
che
ragionevolmente
alcuno si
querelasse
della
corruzion
dell'
uovo
, mentre di quello si
genera
il
pulcino
. In oltre, essendo questa che
vien
detta
generazione
e
corruzione
, solo una
piccola
mutazioncella
in poca
parte
de gli
elementi
e quale né anco dalla
Luna
,
orbe
prossimo
, si
scorgerebbe
, perché
negarla
nel
cielo
.
Pensano
forse,
argomentando
dalla
parte
al tutto, che la
Terra
sia per
dissolversi
e
corrompersi
tutta, in
guisa
che sia per venir
tempo
nel quale il
mondo
, avendo
Sole
Luna
e l'altre
stelle
sia per
trovarsi
senza
Terra
? Non
credo
già che
abbino
tal
sospetto
. E se le sue
piccole
mutazioni
non
minacciano
alla
Terra
la sua
total
destruzione
, né gli sono d'
imperfezione
, anzi di
sommo
ornamento
, perché
privarne
gli altri
corpi
mondani
, e
temer
tanto la
dissoluzione
del
cielo
per
alterazioni
non più di queste
nemiche
della
natural
conservazione
? Io
dubito
che '
l
voler noi
misurar
il tutto con la
scarsa
misura
nostra ci
faccia
incorrere
in
strane
fantasie
, e che l'
odio
nostro
particolare
contro alla
morte
ci
renda
odiosa
la
fragilità
: tuttavia non
so
dall'altra
banda
quanto, per
divenir
manco
mutabili
, ci
fosse
caro
l'
incontro
d'una
testa
di
Medusa
, che ci
convertisse
in un
marmo
o in un
diamante
,
spogliandoci
de'
sensi
e di altri
moti
, li quali senza le
corporali
alterazioni
in noi
sussister
non
potrebbono
. Io non voglio
passar
più innanzi né
entrar
a
esaminare
la
forza
delle
peripatetiche
ragioni
, al che mi
riserbo
in altro
tempo
: questo solo
soggiugnerò
,
parermi
azione
non
interamente
da
vero
filosofo
il voler
persistere
,
siami
lecito
dir
quasi
ostinatamente
in
sostener
conclusioni
peripatetiche
scoperte
manifestamente
false
,
persuadendosi
forse che
Aristotele
, quando nell'
età
nostra Si
ritrovasse
,
fosse
per far il medesimo; quasi che maggior
segno
di
perfetto
giudizio
e più
nobil
effetto
di
profonda
dottrina
sia il
difendere
il
falso
, che '
l
restar
persuaso
dal
vero
. E
parmi
che
simili
ingegni
dieno
occasione
altrui di
dubitare
, che loro per
avventura
apprezzin
manco
l'
esattamente
penetrar
la
forza
delle
peripatetiche
e delle
contrarie
ragioni
, che '
l
conservar
l'
imperio
all'
autorità
d'
Aristotele
, come ch'ella sia
bastante
con tanto lor
minor
travaglio
e
fatica
a
schivargli
tutte l'
opposizioni
pericolose
, quanto è
men
difficile
il
trovar
testi
e '
l
confrontar
luoghi
che l'
investigar
conclusioni
vere
e '
l
formar
di loro
nuove
e
concludenti
dimostrazioni
. E
parmi
, oltre a ciò, che troppo vogliamo
abbassar
la
condizion
nostra, e non senza qualche
offesa
della
natura
e
direi
quasi della
divina
Benignità
(la quale per
aiuto
all'
intender
la sua gran
costruzione
ci ha
conceduti
2000
anni
più d'
osservazioni
e
vista
20
volte
più
acuta
, che ad
Aristotele
), col voler più presto
imparar
da lui quello ch'egli né
seppe
né potette
sapere
, che da gli
occhi
nostri e dal nostro proprio
discorso
. Ma per non m'
allontanar
più dal mio
principal
intento
,
dico
bastarmi
per
ora
l'aver
dimostrato
che le
macchie
non sono
stelle
né
materie
consistenti
né
locate
lontane
dal
Sole
, ma che si
producono
e
dissolvono
intorno ad esso, con
maniera
non
dissimile
a quella delle
nugole
o altre
fumosità
intorno alla
Terra
.
Questo è quanto per
ora
m'è
parso
di
dire
a
V.
S.
Illustrissima
in
proposito
di questa
materia
, la quale io
credeva
che
dovesse
essere
il
sigillo
di tutti i
nuovi
scoprimenti
che ho
fatti
nel
cielo
, e che per l'
avvenire
mi
fosse
per
restar
ozio
libero
di poter
tornare
senza
interrompimenti
ad altri miei
studii
, già che mi
era
anco
felicemente
succeduto
l'
investigare
, dopo molte
vigilie
e
fatiche
, i
tempi
periodici
di tutti quattro i
pianeti
Medicei
, e
fabbricarne
le
tavole
e ciò che
appartiene
a'
calcoli
ed altri loro
particolari
accidenti
; le quali
cose
in breve
manderò
in
luce
, con tutto il
resto
delle
considerazioni
fatte intorno all'altre
celesti
novità
: ma è
restato
fallace
il mio
pensiero
per l'
inaspettata
meraviglia
con la quale
Saturno
è venuto
ultimamente
a
perturbarmi
; di che voglio
dar
conto
a
V.
S.
Già le
scrissi
come circa a 3
anni
fa
scopersi
, con mia
grande
ammirazione
,
Saturno
esser
tricorporeo
, cioè un
aggregato
di tre
stelle
disposte
in
linea
retta
parallela
all'
equinoziale
, delle quali la
media
era
assai maggiore delle
laterali
. Queste furono
credute
da me esser
immobili
tra di loro: né fu la mia
credenza
irragionevole
; poi che, avendole nella prima
osservazione
vedute
tanto
propinque
che quasi
mostravano
di
toccarsi
, e tali essendosi
conservate
per più di due
anni
, senza
apparire
in loro
mutazione
alcuna, ben
dovevo
io
credere
che le fossero tra di sé
totalmente
immobili
, perché un solo
minuto
secondo
(
movimento
incomparabilmente
più
lento
di tutti gli altri, anco delle
massime
sfere
) Si sarebbe in tanto
tempo
fatto
sensibile
, o col
separare
o coll'
unire
totalmente
le tre
stelle
.
Triforme
ho
veduto
ancora
Saturno
quest'
anno
circa il
solstizio
estivo
; ed avendo poi
intermesso
di
osservarlo
per più di due
mesi
, come quello che non
mettevo
dubbio
sopra la sua
costanza
, finalmente,
tornato
a
rimirarlo
i
giorni
passati
, l'ho
ritrovato
solitario
senza l'
assistenza
delle
consuete
stelle
, ed in
somma
perfettamente
rotondo
e
terminato
come
Giove
, e tale si
va
tuttavia
mantenendo
.
Ora
che si ha da
dir
in così
strana
metamorfosi
? forse si sono
consumate
le due
minor
stelle
, al modo delle
macchie
solari
? forse sono
sparite
e
repentinamente
fuggite
? forse
Saturno
si ha
divorato
i proprii
figli
? o
pure
è stata
illusione
e
fraude
l'
apparenza
con la quale i
cristalli
hanno per tanto
tempo
ingannato
me con tanti altri che meco molte
volte
gli
osservarono
? è forse
ora
venuto il
tempo
di
rinverdir
la
speranza
, già
prossima
al
seccarsi
, in quelli che,
retti
da più
profonde
contemplazioni
, hanno
penetrato
tutte le
nuove
osservazioni
esser
fallacie
, né poter in veruna
maniera
sussistere
? Io non ho che
dire
cosa
resoluta
in
caso
così
strano
inopinato
e
nuovo
la
brevità
del
tempo
, l'
accidente
senza
esempio
, la
debolezza
dell'
ingegno
e '
l
timore
dell'
errare
, mi
rendono
grandemente
confuso
. Ma
siami
per una
volta
permesso
di
usare
un poco di
temerità
, la quale mi
dovrà
tanto più
benignamente
esser da
V.
S.
perdonata
, quanto io la
confesso
per tale, e mi
protesto
che non
intendo
di
registrar
quello che son per
predire
tra le
proposizioni
dependenti
da
principii
certi e
conclusioni
sicure
, ma solo da alcune mie
verisimili
conietture
, le quali allora farò
palesi
, quando mi
bisogneranno
o per
mostrare
la
scusabile
probabilità
dell'
opinione
alla quale per
ora
inclino
, o per
stabilire
la
certezza
dell'
assunta
conclusione
, qual
volta
il mio
pensiero
incontri
la
verità
. Le
proposizioni
son queste: Le due
minori
stelle
Saturnie
, le quali di
presente
stanno
celate
, forse si
scopriranno
un poco per due
mesi
intorno al
solstizio
estivo
dell'
anno
prossimo
futuro
1613
, e poi s'
asconderanno
,
restando
celate
sin verso il
brumal
solstizio
dell'
anno
1614
; circa il qual
tempo
potrebbe
accadere
che di
nuovo
per qualche
mese
facessero di sé alcuna
mostra
,
tornando
poi di
nuovo
ad
ascondersi
sin presso all'altra
seguente
bruma
; al qual
tempo
credo
bene
con maggior
risolutezza
che
torneranno
a
comparire
, né più si
asconderanno
, se non che nel
seguente
solstizio
estivo
che sarà dell'
anno
1615
,
accenneranno
alquanto di volersi
occultare
ma non però
credo
che si
asconderanno
interamente
, ma ben,
tornando
poco dopo a
palesarsi
, le
vedremo
distintissime
e più che mai
lucide
e
grandi
; e quasi
risolutamente
ardirei
di
dire
che le
vedremo
per molti
anni
senza
interrompimento
veruno. Sì come, dunque, del
ritorno
io non ne
dubito
, così
vo
con
riserbo
ne gli altri
particolari
accidenti
,
fondati
per
ora
solamente su
probabil
coniettura
: ma, o
succedino
così per
appunto
o in altro modo,
dico
bene
a
V.
S. che questa
stella
ancora, e forse non
men
che l'
apparenza
di
Venere
cornicolata
, con
ammirabil
maniera
concorre
all'
accordamento
del gran
sistema
Copernicano
, al cui
palesamento
universale
veggonsi
propizii
venti
indirizzarci
con tanto
lucide
scorte
, che
ormai
poco ci
resta
da
temere
tenebre
o
traversie
.
Finisco
di
occupar
più
V.
S.
Illustrissima
, ma non senza
pregarla
ad
offerir
di
nuovo
l'
amicizia
e la
servitù
mia ad
Apelle
: e se lei
determinasse
di fargli
vedere
questa
lettera
, la
prego
a non la
mandar
senza l'
accompagnatura
di mie
scuse
, se forse gli
paresse
ch'io troppo
dissentissi
dalle sue
opinioni
; perché, non
desiderando
altro che '
l
venire in
cognizion
del
vero
, ho
liberamente
spiegata
l'
opinion
mia, la quale son anco
disposto
a
mutare
qualunque
volta
mi sieno
scoperti
gli
errori
miei, e
terrò
obbligo
particolare
a chiunque mi farà
grazia
di
palesargli
e
castigargli
.
Bacio
a
V.
S.
Illustrissima
le
mani
, e
caramente
la
saluto
d'
ordine
dell'
Illustrissimo
Sig.
Filippo
Salviati
, nella cui
amenissima
villa
mi
ritrovo
a
continuar
in sua
compagnia
l'
osservazioni
celesti
. Nostro
Signore
Dio
gli
conceda
il
compimento
d'ogni suo
desiderio
.
Dalla
Villa
delle
Selve
, il
I°
di
Dicembre
1612
.
Di
V.
S.
Illustrissima
Devotissimo
Servitore
Galileo
Galilei
Linceo
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