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Galileo Galilei
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XVI. AD ANDREA ClOLI IN SIENA (Firenze, 6 ottobre 1632)

Ill.mo Sig.re e Pad.ne Col.mo

Trovomi in gran confusione per una intimazione statami fatta tre giorni sono dal Padre Inquisitore, di ordine della Sacra Congregazione del S.to Offizio di Roma, di dovermi per tutto il presente mese presentare là a quel Tribunale, dove mi sarà significato quanto io debba fare. Ora, conoscendo l'importanza del negozio, e 'l debito di farne consapevole il Ser.mo Padrone e il bisogno di consiglio e indirizzo di quanto io debba in ciò fare, ho resoluto di venir costà quanto prima per proporre all'A. S.ma quei partiti e provisioni, de i quali più di uno mi passano per la fantasia, per i quali io possa nel medesimo tempo mostrarmi, quale io sono, obedientissimo e zelantissimo di S.ta Chiesa, e anco desideroso di cautelarmi quanto sia possibile, contro alle persecuzioni di ingiuste suggestioni che possano immeritamente avermi concitato contro la mente, per altro santissima, de i superiori. Ne do conto a V. S. Ill.ma, e anco, per non giugnere costà del tutto inaspettato, per lei al Ser.mo G. Duca; e non sentendo cosa in contrario, mi partirò domenica prossima, lasciando spazio a V. S. Ill.ma di avvisarmi, se accidente alcuno ci fusse, che repugnasse a questo mio proposito. E qui reverentemente gli bacio la mano e nella sua buona grazia e protezione mi raccomando.

Di Firenze, li 6 di Ottobre 1632
Di V. S. Ill.ma

Dev.mo e Obblig.mo Ser.re
Galileo Galilei




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