c) La santità, vocazione di tutti
E allora la domanda circa il salto di qualità da imprimere alla pastorale vocazionale oggi diviene interrogativo che senza dubbio impegna all'ascolto dello Spirito: perché è Lui l'annunciatore delle "cose future" (Gv 16, 13), è Lui a donare un'intelligenza spirituale nuova per capire la storia e la vita a partire dalla Pasqua del Signore, nella cui vittoria c'è il futuro di ogni uomo. Diventa così legittimo chiedersi: dove sta la chiamata dello Spirito Santo per questi nostri anni? Dove dobbiamo correggere i cammini della pastorale vocazionale? Ma la risposta verrà solo se accogliamo il grande appello alla conversione, rivolto alla comunità ecclesiale e a ciascuno in essa, come un vero itinerario di ascetica e di rinascita interiore, per ricuperare ognuno alla fedeltà alla propria vocazione. C'è un primato della vita nello Spirito, che sta alla base di ogni pastorale vocazionale. Ciò richiede il superamento di un diffuso pragmatismo e di quell'esteriorismo sterile che porta a dimenticare la vita teologale della fede, della speranza e della carità. L'ascolto profondo dello Spirito è il nuovo respiro di ogni azione pastorale della comunità ecclesiale. Il primato della vita spirituale è la premessa per rispondere a quella nostalgia di santità che, come abbiamo già ricordato, attraversa pure questo tempo della Chiesa d'Europa. La santità è la vocazione universale di ogni uomo 36, è la via maestra in cui convergono i tanti sentieri delle vocazioni particolari. Pertanto il grande appuntamento dello Spirito per questa curva di storia postconciliare è la santità dei chiamati.
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