a) Il ministero ordinato
Entro questa sensibilità generale una particolare attenzione pastorale sembra doversi dare oggi al ministero ordinato, che rappresenta la prima modalità specifica di annuncio del vangelo. Esso rappresenta "la garanzia permanente della presenza sacramentale di Cristo Redentore nei diversi tempi e luoghi" 48, ed esprime proprio la dipendenza diretta della Chiesa da Cristo, che continua a inviare il suo Spirito perché essa non resti chiusa in se stessa, nel suo cenacolo, ma cammini per le vie del mondo ad annunciare la buona notizia. Questa modalità vocazionale si può esprimere secondo tre gradi: episcopale (cui è legata la garanzia della successione apostolica), presbiterale (che è la "ripresentazione sacramentale di Cristo come pastore") 49 e diaconale (segno sacramentale di Cristo servo) 50. Ai vescovi è affidato il ministero della chiamata nei riguardi di coloro che aspirano agli Ordini sacri, per divenire loro cooperatori nell'ufficio apostolico. Il ministero ordinato fa essere la Chiesa, soprattutto attraverso la celebrazione dell'Eucaristia, "culmen et fons" 51 della vita cristiana e della comunità chiamata a fare memoria del Risorto. Ogni altra vocazione nasce nella Chiesa e fa parte della sua vita. Pertanto il ministero ordinato ha un servizio di comunione nella comunità e, in forza di questo, ha l'inderogabile compito di promuovere ogni vocazione. Di qui la traduzione pastorale: il ministero ordinato per tutte le vocazioni e tutte le vocazioni per il ministero ordinato nella reciprocità della comunione. Il vescovo, dunque, con il suo presbiterio, è chiamato a discernere e a coltivare tutti i doni dello Spirito. Ma in modo particolare la cura del seminario deve diventare preoccupazione di tutta la chiesa diocesana per garantire la formazione dei futuri presbiteri e il costituirsi di comunità eucaristiche come piena espressione della esperienza cristiana.
|