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Pontificia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche
Nuove vocaz. per una nuova Europa

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  • Parte Prima - La situazione vocazionale europea oggi
    • Nuove vocazioni
      • c) Pastorale delle vocazioni: il "salto di qualità"
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c) Pastorale delle vocazioni: il "salto di qualità"

C'è un altro elemento che lega tra loro la riflessione precongressuale con l'analisi congressuale. È la consapevolezza che la pastorale delle vocazioni si trova di fronte all'esigenza di un cambiamento radicale, di un ""sussulto" idoneo", secondo il documento preparatorio 21, o di "un salto di qualità", come il Papa ha raccomandato nel suo Messaggio a fine Congresso 22. Ancora una volta ci troviamo dinanzi a una convergenza evidente e da intendere nel suo significato autentico, in questa analisi della situazione che stiamo proponendo.
Non si tratta solo d'un invito a reagire a una sensazione di stanchezza o di sfiducia per i pochi risultati; né s'intende con queste parole provocare a rinnovare semplicemente certi metodi o a recuperare energia ed entusiasmo, ma si vuole indicare, in sostanza, che la pastorale vocazionale in Europa è giunta a uno snodo storico, a un passaggio decisivo. C'è stata una storia, con una preistoria e poi delle fasi che si sono lentamente succedute, lungo questi anni, come stagioni naturali, e che ora devono necessariamente procedere verso lo stato "adulto" e maturo della pastorale vocazionale.
Non si tratta dunque né di sottovalutare il senso di questo passaggio, né d'incolpare alcuno per quello che non si sarebbe fatto nel passato; anzi, il sentimento nostro e di tutta la Chiesa è di sincera riconoscenza verso quei fratelli e sorelle che, in condizioni di notevole difficoltà, hanno con generosità aiutato tanti ragazzi/e e giovani a cercare e a trovare la propria vocazione. Ma si tratta, in ogni caso, di comprendere ancora una volta la direzione che Dio, il Signore della storia, sta imprimendo alla nostra storia, anche alla ricca storia delle vocazioni in Europa, oggi dinanzi a un crocevia decisivo.

- Se la pastorale delle vocazioni è nata come emergenza legata a una situazione di crisi e indigenza vocazionale, oggi non può più pensarsi con la stessa precarietà e motivata da una congiuntura negativa, ma - al contrario - appare come espressione stabile e coerente della maternità della Chiesa, aperta al piano inarrestabile di Dio, che sempre in essa genera vita;

- se un tempo la promozione vocazionale si riferiva solo o soprattutto ad alcune vocazioni, ora si dovrebbe tendere sempre più verso la promozione di tutte le vocazioni, poiché nella Chiesa del Signore o si cresce insieme o non cresce nessuno;

- se ai suoi inizi la pastorale vocazionale provvedeva a circoscrivere il suo campo d'intervento ad alcune categorie di persone ("i nostri", quelli più vicini agli ambienti di chiesa o coloro che sembravano mostrare subito un certo interesse, i più buoni e meritevoli, quelli che avevano già fatto un'opzione di fede, e così via), adesso s'avverte sempre più la necessità d'estendere con coraggio a tutti, almeno in teoria, l'annuncio e la proposta vocazionale, in nome di quel Dio che non fa preferenza di persone, che sceglie peccatori in un popolo di peccatori, che fa di Amos, che non era figlio di profeti ma solo raccoglitore di sicomori, un profeta, e chiama Levi e va in casa di Zaccheo, ed è capace di far sorgere figli di Abramo anche dalle pietre (cfr. Mt 3, 9);

- se prima l'attività vocazionale nasceva in buona parte dalla paura (dell'estinzione o di contare di meno) e dalla pretesa di mantenere determinati livelli di presenze o di opere, ora la paura, che è sempre pessima consigliera, cede il posto alla speranza cristiana, che nasce dalla fede ed è proiettata verso la novità e il futuro di Dio;

- se una certa animazione vocazionale è, o era, perennemente incerta e timida, da sembrar quasi in condizione d'inferiorità rispetto a una cultura antivocazionale, oggi fa vera promozione vocazionale solo chi è animato dalla certezza che in ogni persona, nessuno escluso, c'è un dono originale di Dio che attende d'essere scoperto;

- se l'obiettivo un tempo sembrava essere il reclutamento, e il metodo la propaganda, spesso con esiti forzosi sulla libertà dell'individuo o con episodi di "concorrenza", ora deve essere sempre più chiaro che lo scopo è il servizio da dare alla persona, perché sappia discernere il progetto di Dio sulla sua vita per l'edificazione della Chiesa, e in esso riconosca e realizzi la sua propria verità 23;

- se in epoca non proprio lontana c'era chi s'illudeva di risolvere la crisi vocazionale con scelte discutibili, ad esempio "importando vocazioni" da altrove (spesso sradicandole dal loro ambiente), oggi nessuno dovrebbe illudersi di risolvere la crisi vocazionale aggirandola, poiché il Signore continua a chiamare in ogni Chiesa e in ogni luogo;

- e così, sulla stessa linea, il "cireneo vocazionale", volonteroso e spesso solitario improvvisatore, dovrebbe sempre più passare da un'animazione fatta d'iniziative ed esperienze episodiche a un'educazione vocazionale che s'ispiri alla sapienza d'un metodo collaudato d'accompagnamento, per poter dare un aiuto appropriato a chi è in ricerca;

- di conseguenza, lo stesso animatore vocazionale dovrebbe diventare sempre più educatore alla fede e formatore di vocazioni, e l'animazione vocazionale divenire sempre più azione corale 24, di tutta la comunità, religiosa o parrocchiale, di tutto l'istituto o di tutta la diocesi, di ogni presbitero o consacrato/a o credente, e per tutte le vocazioni in ogni fase della vita;

- è ora, infine, che si passi decisamente dalla "patologia della stanchezza" 25 e della rassegnazione, che si giustifica attribuendo all'attuale generazione giovanile la causa unica della crisi vocazionale, al coraggio di porsi gl'interrogativi giusti, per capire gli eventuali errori e inadempienze, per arrivare a un nuovo slancio creativo fervido di testimonianza.




21 IL, 6.



22 Discorso del S. Padre, in "L'Osservatore Romano", 11 maggio 1997, n. 107.



23 Cfr. Proposizioni, 20.



24 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Vita consecrata, 64.



25 IL, 85.






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